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VERG1LIO
Cioè' la Bucolica , la Gcorgica ,
• de r Eneida ,
N VOVAMENTE DA
DiuerfìEccelIentiis.auttori tra*
dotte in uerfì fciolti,
- Et con ogni diligentiar accolte i<t
fri , L odouico Dometticbi ,
* . . . ^ . • •
••
CON GLI ARGO
$ommri del mcdcjhno
d cidfcun
•f»
Con Priudegio deirilluftrdT. 8C Eccellen/
tóflC S« il S* Duca di Fiorenza : che niuno
poffà (lampare quella opera per x. anni,
nealtroue (lampata portarla nel fuo feli>
cisfìmo Dominio , (otto le pene, che nel
luo Priudegio fi contengono .
L
-l'Wf
AL GENTILISSIMO
Et molto honorato amico
fuo , Giouanni Ticci ,
Filippo Giunti.
OLENDO io fare, comeho
lungamente de fidcrato , Genti*
hfiimo Gicuatmi mio , alcun te *
J limonio della moka affezione »
ch'io ui porto , fi per rifatto
deKamicitia noflra , che cofi lo
ricerca, cerne per merito delle
ottime crfingularifiimc condì*
tioni uoftre s fono piu udite flato in dubbio fra me jleffo , di
quel che pa tal edgioné io douefii fare. P ache mifurando
io le mie fòrze , er le uirtu uoftre , e i molti oblighi , ch'io
ui tengo : non fapeua trouar co fa , che fodisfaceffe al me*
rito uoftro , e al defiderio mio. De beni di Fortuna, effen*
done uoi largamente , er quanto fi comune a hontfto cit *
tadino , a bajlanzd dotato , non accadeua dami -, oltre chi
io non ne fon copiofo , fi ch'io pcfta donare altrui * et uoi
come pafena ragioneuolc ui contentate del uoftro ,fcnz&
defìderar quel d'altri : c T olirà ciò fletè talmente cortefe ,
C r gentile , che per far beneficio a qual fi uoglia pafona » , . ;
ui moftrateprontiftimoanon riffarmiar fatica. Dette uir*
tu dell' animo, che pcteua io offerirui , e [fendono io pouaQ
C mendico affatto , ej uoi ricco t douùiofo fuor di modo ;
A fi
perdocbe febenuoi nonflete nt [dentiate ne dotto ne g U
fluii delle lettere > ilche no giudico motto ncceffario a uiucr
felicemente in queflo mondo, fletè però talmente moderato
CT copoflo in uoijìeffo , che per ciò uiuctc ripofato eyfc*
lice: cr di piu flètè dotato di buomfiimo giudicio , crna*
turai difeorfo. Conofcctidoui io dunque tale , anzi molto
migliore cr maggiore eh* io non fo efprimtrc, mifondif*
fidato talhora di poterai mo firare gratitudine alcuna de *
gna della codition uoflra , cr dcW animo mio. Mahauendo
io nuovamente col mezzo dhuomini lucrati cr uirtuofi
mici mici raccolto infume tutte V opere di Vcrgilìo tra*
dotte ne nofbriuerfl [delti Tbofcani , cr uolendole publi*
care,t ho giudicate couenirfì alla nobiltà dell'animo uoflroz
fi per effer V a gilio da fe flcffo quel uero unico Poeta La*
tino,cht fa tutto il mondo , come per effere egli tanto leg*
giadramente tradotto in quella lingua da cefi rari cr eccel
kntifiimi autori . L aqual fatica credo , che non folamcnte
deur à molto piacere cr effer caro, ma di grandifimo utile
anebora a tutti gli huomini digtudicio : caperò giudico
che a uoi principalmente farà gratifiima.Et cofi con queflo
intentione ut la dedico cr dono 3 ffcrando cbccon animo
lieto la dobbiate accettare , cr gradire 3 confìierando non
tanto il ualor del libro , che è infinito , quanto la mia ucrfb
diuoibuona uolont à , cr {Ingoiar affettionc: laqualcfcnzo
ékun dubbio è certa d' effer da uoi conofciuta, et cambiato,
CT fiero non defìdera piu oltra , godciido cr contentandoli
& effere in gratia uoflra j cr con queflo fine mi ui profero,
& raccomodo dì cuore. A jo. di Luglio 1 Fiorenza*
^ AL MOLTO MAGNI# |
FICO ET NOBILISS. S. g
e poco, o molto : chi denari , ehi fiati , cr chi rote ; iquali
tutti fono beni di Fortuna , ch'ella , come le piace , dona CT
difpcnfa. Velia feconda forte , cioè di quei che pojfono
fare honorc a gli amici, pochi fempre uè ne fono fiati al
mondo, e boggidipermio auifo , rarifiimi fono quei che
[appi ano farlo. Perche febenei Principiar le republiche
hanno autorità et pojfanza di difiribuire ut chi lor pare le
dignità, i magifirati,ej gli honori, non però pojfono ho*
norare altrui con quefii lor f onori , fi che perciò ne dìuettm
g ano immortali er eterni, llquale priuilegio CT gratti è
(blamente concejfo a quei pochi, c'hanno in guardia loro
hauuto o hiftorico o poeta tUufire. Et fi come fono rari gli
fenttori o hi fiorici o poeti, degni di quefio nóme , coppo*
chi fono anebora quei che meritano d'cjfcr celebrati djfa
1LS. GIOVAN PAOLO
C V S ANO,
LODOVICO DOMENICHE
I D VE SORTI fono i bt*
nifìci,che gli huomini fi fanno lm
l'altro , cioè d'utile, cr d'honore .
Della prima maniera molti, e in
infiniti luoghi fono quegli , che
pojfono giouare altrui : perche
affai fono coloro che ufano dona *
re fecodo le f acuità cr fòrze loro
A iH
t
4
penne de gli huomini fetenti ati o dotti. P ero di quàto maga
g ior lode fon degni i beni dettammo, che quei della Por tua
na , tanto maggiormente giudico , che debbano effere (li *
mati, e hauuti cari quei che pojfono fare eterni glihuomini
honorati con le loro fritture. Ejfendo dunque fi poco il
numero de gli auttori iUuftri, che meritamente fi pojfono
chiamare Comici bianche, non è dubbio alcuno , che Vera
gilio, ilquale apprcjfo de Latini per eccellenza fi chiama
il poeta , farà da V. S. gradito cr hauuto caro , ueggen a
do nuouamente tutte C opere fue tradotte in uerfifciolti
■ Tofani , cr ridotte infieme per beneficio e honor <t Italia*
: Laquale non deurà hauer punto per male, diuederlodi
fcrittor Romano cr Latino , ch'egli era prima, fatto hom
ra Tofcano, anzi commune a tutta la prouincia, e a buona
parte de gli firanierianchora,tqualihanno in pregio la
lingua nofbra. Ut perche forfè potrebbe parer nuouo 4
V. S. che non m'ha piu cono fiuto ne uiflo , ne forfè udito
ricordare, che io m'habbia prefo ardimento di mudarle
quefie fatiche tt altri e in parte mie, non fapendo imagi *
narfi la cagione , eh' a ciò m'habbia mojfo. lo fo bene, che
alci non farà marauiglia alcuna, eh' io habbia udito ra •
g tonare piu uolte, cr molto largamente delle fue nobiltfii *
me condizioni. Perche occorredo parlare dcgentihhuo*
mini rari cr degni tthonore eh' hoggidi fono in M dono ,
fo certo che fi farebbe torto eaV.S. e algiudiciodichi
ne ragiona, quando non fi facejfe honor ata mentione di
V. S. laquale per le fue molte uirtu m'è Hata tanto lodata
CT celebrata dal molto Mag. crmiohonoratijf S. Giana
fiotto Coftiglione, alquale debitamente prcfto piena fide,
che fubito le diuenni affettionatifiimo cr diuoto. Et tanta
maggiormente mi rifolfl di uolcre effere interamente fuo ,
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I
►
intendendo comeV. $. è nàto £una foretta del S. Ag oflé
£ Adda , che fìa in gloria , alqucde io fono infinitamente
tenuto per le infinite cortcfie bcnifici, onori, che ut*
vendo lui riceuei dalla liberalità dell* animo fuo. Parerne
domi dunque d’hauer racquietato netta nobihflima perfine
diV. S. quanto io miconofceua hauer perduto nella per»
dita del S. A gojloy giudicai debito mio farle a papere que*
fio mio penftero ; fi perche ella poteffe ualcrjl delle cefi dei
S.fuo Zio 9 che per tale mi chiamerò io fempre, fi ancho
per rallegrami con me ftejfod'hauer ricuperato quanto
la morte m'hauea tolto . Et per non uenir a man note in
queflo principio dinanzi a V. S. ni è par fi mandarle 4
leggere queftaccccUcntifima opera : lacfiale non prendo
altrimenti a lodare , per non ifcemarle riputatane &
grandezza* Queflo filo dirò a lei , che per famoflfrimo
che fia queflo libroy è pero dalla mia uerfi di lei affèttione
CT riuercntia riputato di gran lunga itifrrior demeriti
di V. S. hauendo rifiato non filo a ciò ch'ella è bora nel
fiore de glianni puoi , eh" è tutta uirtu , ualore9fenno , cf
cortefla > ma a quel ch'ella fard in piu matura età , a Dio
piacendo darle, fi come io prego cr defldero , lunghi firn*
CT jèlicifiima ulta. Si degnerà dunque V. S. £ accettar uo*
lenticri il mio donò con quella affezione eh' io glie le offe*
ro , cr pormi in gratia fua7& di tutti glidtri puoi nobi*
tifimi , cr uirtuoflfimi fratelli , cr /ferialmente del S*
Gio.fi xttifla 9 alquale infime con lei bacio le mani „
A di primo fAgofto, AiDLVX, Di fiorenti*
LA VITA DI VERGILI O,
perm.thomaso porcacchia
Al molto Mag. S.tìippolito
CercauiUe .
SE colorò , che fenza ragione , c rfinzd qualche fin
dmcnto ardifcono tutto l giorno difcorrer foprai
fatti deglihuomim iUufbi,ct <ccclliti,riuoltaffcro con htn
gofludio i libri delle memorie antichr.no è dubbio nobihfi.
Signor' Hippolito, che co molto piu hcnoreparlarcbbono
di Vergilio , a' tempi dhoggi infiniti uolgari , che efii non
fanno : iquali come piu s'ingegnano dofeurarc la bontà de
la uita fua, allhora piu la redc/no per gt infiniti fuoi menti
iUuflre , CT riff tendente : laquale , come che da molti buoni
fcrittor Latini Ila fiata con ogni fìudio difèfa , et dimoffra*
tarara da me tuttauia à uoi,chc in ogni uoftra operatane
gli fiele molto ftmile , o forfè eguale , come meglio faperò
in quefla noflra lingua talmente aperta , che uoi 3 ilqualt
me l'hauete con preghiere impofìo a comun benefitio , CT
difvnfìon di Vergilio, in parte ut ne chiamerete fodisfatto.
N ACQ.VE Publio Ver gì Lo Marorre nebprmo
Confolato di Gneo Pompeio Magno , CT di M. Licinio
Crajfo ,a xy. d' Ottobre 3 m una uiUa appreffo Montoni
chiamata hoggi Pietola. Fu Maronefuo padre , fecondo
alcuni, Or cioLioì ma i piu dicono ,ch'ei fu da principio fcr
ultore d'un certo Mago uiatore (che fccodo noi farebbe#*
cauaUaro) ilquale uegedolo igegnofo fe lo prjfc p genero.
Onde egli hauedo terreni dal fuocero p lauorare,ct greg*
gi per guardar e, comperò bofihi , procurò pecchie ,& ac *
crebbe a qfìo modo quel poco di robbiciuola ch'egli hauti*
Mentre Maia fua madre era di lui gr arida, fognò <f haucr
partorito una uerga d'orojlaqualejfubito eh toccdui tem
erefceua in guifa (firn albero , di fiori , & di frutti copiofo*
Perche andando col marito la mattina feguente in una uiUa
d loro uicina , ufeita di /brada, lo partorì quiui in unafvjfiu
Dicono che il bambino alla fua nafcita no fu fentito guairc »
ma fu di tanto manfucto afl)ctto,che corniciò allhora a dare
Jfreraza d'ejfere flato con felicità generato . Si utde ancor A
un'altro buon fegnoipcrciocbc doue egli nacque ui fit,fecon
do Vufanza del puffi , piantato un'oppio , ilqualefl toflo
crebbe, che agguagliò i piu uecchi di lui. Onde fu chiamato
l albero di Virgilio, a cui tutte le done grauidefi uotauào.
Stette fino al fettimo anno in Cremona,ct d'età d'anni xyif .
prefe la toga uirile al tempo di quei medeflmi Confoli,cht
furono alla nafeita fua,ct quel giorno iftcjjo mori Lucretto
poeta, fecondo Pietro Crinito, cantra alcuni cheuogliono
ch'ei monfle quell'anno. Andò da Cremona a Milano , QT
qui di poco dopo a Napoli s doue atte fé a tutti gliftudi,coji
greci , come latini , ma al fine pofe ogni fuo fludio alla me m
d/cina,cr alle matcmatiche.Et uenutone piu di tutti a per a
flit ione giunto a R orna, s'addomcflicò col macftro di flafit I
d'Auguko. Et hauedo curato di uaric infermità molti ca «
Valli, era a guifa de famigli rimunerato di pane. Cofi hauen
do predetto i difètti d'u beUifiimo puUcdro donato da Cro*
tornati a Ccfare, ej la uelocità, cr animofltà di alcuni card
mandati di Spagna al medefimo -, CT trouato uero come et
diceva, fanpre gli fu da Auguflo fatto raddoppiar il pane ;
A uucime, che Auguflo dubitaua,fei fòfft o di Ottauio,o di
altri figliuolo, perche imaginatofl,chcV ergilio gli potejjb
chiarire il ucro,come quegli che s'intendeua de genitori, et
delle nature de gliammali ilo chiamò un tratto da parte, &
gli di/fe. Sai tu chi iofla,cr quel ch'io poffal So,diffe Ver •
gdiOjQ Cefare Auguflo, che uoi fitte quafi eguale 4 Dio,#
che potete f tre qual piu ui piace beato. Io fono di tal animo
rifpofe Ce farebbe fe tu mi dirai il ucro di quoto io ti diman
deròyti farò certamente fihce,et beato. Piaccia a Diofog*
giunfc Virgilio, ch'io ui poffa rifondere iluero. Perche
Augujlo.Penfano alcuni,diffe,ch'iofla figliuoli Ottauio*
alcuni altri £ un' altro. Sorridendo Vcrgilio diffe. Se prom
mettete perdonarmi, facilmente lo uidirò. Di,rifl>ofe Ce*
faret ch'io non haurò per male co fa ucruna-, anzi ti giuro,
che non ti partirai fenza qualche prefente da me. Perche
affidando gli occhi fuoi Vergilioin quei d'Augufto dijfe ,
meglio fi comprendono per uia di Matematica , et di Filo*
fofia neglialtri animali le qualità de' genitori, che ne gli
huominiituttauia ho di uoi una molto ueriflmil cÒgkttura #
perlaquale intendo, che meflicrouofìro Padre faceffe.
StauaAugufto con grande attentione ad affettare , dout
egli uoleffe riufeire . Perche diffe Vergilio . Per quanto io
poffo comprendere, uoi flètè figliuolo cCun Fornaio .
Cominciò apenfare Ce far e con merauiglia, come qutflo
tffer poteffe i ma interr empendo' o Vergilio, Vdite,diffe,
come io faccio di questo cogiettura : Voi , che flètè /ignori
deU'umuerfo , piu & piu uolte, ch'io u'ho predetto cofe di
buomini dottiflimi degne fempre per mio merito m'haueti
. fatto dare il pane,uffitio ueramete o di Fornaio, o di figliol
fuo.Piacque a Cefare lafacetia,et gli diffe. D acqui innanzi
non hauraidoni da Fornaio , ma da Re magnanimo 5 onde
tenendolo in pregio , lo raccomandò a Polirne. Fu Verg.
di corpo , e r diflatura grande, di colore aquilino , di ufo
rozo, CT malfallo : perciocheffiejfe fiate glifopragiugne*
vano doglie diflomaco, di gola, er di tefla -, e r ffieffe uolte
gettona fangue. Mangiauaejbeueua pochiflimo. Amò
non come dicono alcuni di lafciuo ardore, anzi come So *
(rate Alcibiade, et Platone i fuoi fanciuUi,Cebete , et Ale fi
*0 fctnàro : ilquale Ahff andrò fi da lui chiamato Alcfii nella
r feconda Egloga , e Tgli fi* donato da Politone-, perche am *
maeflrato da Vergil . ueme buon Grammatico , cr Cebetc
Buon Poeta. Fuggi, come uuol Pedi ano, ogni lafciuo com*
mertio di fintine, & di mafehi ,cr in tutto falla il uolgo,che
dice come egli fu per amore /penzolato da una finestra, CT
fice per incanto la uia A ppia -, pcrciocbc non è da credere
quefio di colui3che pubicamente in Napoli fu chiamato CT
riputato uergine-, tanto fu di uita,d animo, ex <f afpetto con
ftumato,w buono Et quelle poche uolte,chefi lafciaua ue»
dere in Komafempre figgiua coloro,cf? fuori lo uoleuano
corteggiare. Fu molto amatore de ’ buoni ingegni ,er de uir
tuofì, cr fempre gli fauoriua , ma per il contrario femprt
odiò,cr figgi gt ignorati, et i cattiui-, percioche conofceua
in cojloro piu audacia , cr sfacciataggine, che maturezz*
CT giuditio.Fu molto cfperto in tutte quafl le opinioni, &ì
decreti de * fìlofòfi,di maniera che fi riputato m ogni feien
tia peritìfiimo. Et ben di lui dijfeEuangelo. Neper lode
crefce,nep biafmo £ altrui la gloria di Vergil diminuifce*
Non domandò mai gratia aW lmper odore, che egli non otn
teueffe-, c r gli amici tanto gli furono cor te fi, che follmente
delle lor cortefìe hebbe il ualsete di qualche xxy.mila feudi
cr ogni anno mondana a cafa fio tant'oro , che pottua [om
7 fientarti fuoi genitori: iqualimorirono, ch'egli erahoggj
mai granie,ii\jlemc con due fratelli Silone fanciullo, et F lac
, co giouinetto-, la cui morte egli pianfe fitto nome di D affa
Par lana pochifimo, cr quafi pareua, ch'ei non haueffe ter
mine di feientia. Compofe fino dtTeùdi xxy. ami molte •
belle operette , come furono gli Epigrammi, il Monto, le
; Virenti CulicCfZr fecondo alcuni la P napea, benché Qjfii
tidno Stoa arguifca , ch'ella fia fOuidio. Scriffc dnchora. )
per quel che uucl F attorno appreffo Getto , l’Etna a imi * j
tdtione di P induro 3 tnfaftidito dalla mdtcrid , er dalla
àfyrczzd de nomi , cf/eie principi 0 atta Bucohcd , per ho*
norarfopra tutto A fimo P ottone, Alfino Varo, er Cor*
Gtìflo: iquahgli haucuano conferitati fuoi beni di U
dal Po, mentre per ccmmandamcnto del Trmuirato , dim
firibuiuanoghaltria [oliati ucter ani-, er in tre anni a per
fuafionc di P ottone gli diede compimento. Eteffendo una
uoltd recitata troppo in fretta da' cantori in ifccna , Ciccm
ronc , che ne haucua alcuni uer(ì intcfo , e r conofciuto che
non erano fiati compofii ne con arte, ne con uetìa ordinaria
anzi confìngolar ingegno -, gli fece ridire un'altra uolta,et
notato accuratamente fino al fine il tutto, dtffc. E eco lafcm '
corda freme alla gran Roma, riputato fefieffo pcrlaprim
ina. Compofe oltre di queflo la Georgica in honore di Mem
cenate -, ilqu.de non conojcendo VergiHoa pena, thoueua
aiutato contro il furor <C Amo; er infette anni la /orni, a*
emendò. M a componUola,fcriue Gctto,che focena in guim
fa dell'Or fa , laquale partònfee tfuoi figli fenza forma ,
er leccando gli riduce aU'cffer lor 0 , co fi egli di molti uer/l
ch'iicqmponcud, ne focena col ripolirgli pochi & buoni*
Imitò in quejia tìcfiodo , come nella Bucolica T heocrito*
i criffc dipoi l'Encida , ma in profa prima, er poi in ucrfit A f
diwfa in xij. libri, er dicono alcm,cbes'ei uiueua, ne feri *
ucua xxiiij. infino al tempo d‘ A ugnilo -, in lode dclquale fu
tutta l'E ncide principiata. Et mentre ch'cila componcua,
per non ui niefcolar cofa indegna , la lafciaua alcune uoltc
imperfètta. Et come che ui jàceffe qualche ucrfo troppo
piu dcbile,chc l’opera non nchièdeuai tuttauia egli diccua.
che quegli erano fatti dafìherzo perfojleatar la materia
« V E R G I L ì O iV 7
fnchcu’btmjjc intcrpoflolc colonne falde. Prommtiaua
con g r mi, fimi dolcezza , cr con marauiglioft oc contili
rottamente , che éct Seneca . come Giulio Mentanoli uin
tono , che alcune uoltc per fòrza baurtbbc in qualche coft
Jupcrato Voglio, s'egUhaucffe confi betta, et dolce ora*
tiajaputo profirin. Imitò in doperà, fecondo Ma.
crobio, perfettamente Homero. MaDomitio Afoap.
prejfo éìsmtiUano , domandato. Chi fecondo il parer luti
piu di tutti i'accofiajfc Pi Homero ? diffe, Il fecondo è Ver .
%UiOi ma piu al primo > che al terzo uicino . HaucuafimiU
Mente cggtadro, cr copio fo /hle in prò fa , come per una
fua lettera fi uek ferina ad Augnilo ; il quale ghhaucua
mandato a chiedere qualche principio della fua Eneide per
cregh rifondendogli dijfe. S E io hauefiicofa
degna di uoi a poter leggere del mio Enea , di uoglia ucla
' °nr P°lfccltdti^ # Secondo , il Quarto ,
e l Se fio in prefentia £ Ottawa : cr ucnuto a quel ucrfo del
Sefio, Tu narccQuierit, che era il figliuolo di leijicefi,
(b ella fiatine meno , cr per ciafcun ucrfo gli ficc donar
poi C CL. Scudi Ejfcndo pofaa di età d'anni L 1 1. cr
“olendo Por fine alla fua Eneide deliberò andare in Grecia
CT in A/14 , e r per tre anni continui attendere a ripulir iu
, -> 0pera tota!mente ^ Mofofia. MO an
dando utr fo Atene ; er incontrato/! ir. Auguflo , chetar.
■ tutta ii tettante a R oma.propofc di tornar con Ce fare.
BtitoUnioutdcr Megaratcrrauicinaa Atencs'ammali,
■ CT poi per mare pm fogli rinforzò la malattìa fi fattami
te,cbc peggiorando ogni di piu.arriuò a Brindili -, ione in
poetimi giormfirm il tutti fio ccrfo a xxij.it Scttcmb.
etti ConfoLtoit Gneo Piando, er<&Q_. Luctttio. Il cui
. forpoju per commaniomcnto d'A ugu/io , w fecondo il
J
VITA U 1
tefi amento fuo , portato a Napoli , cr fepolto nella ui<s dt
Fazzuolo memo a due miglia , cruci fuo fepolcro uiftt*
rono intagliati alcuni ucr fi, ch'egli haueua compofh,iqualÌ
tradotti nella nojlra lingua fon quefli .
jAantoua fèrnrni , cr Calabria mi tenne ; '
Hor in Napoli fon. Cantai de pafebi,
belle ViUe , er di ciò eh' a' D uciauucnne.
jAd prima , ch'eglimoriffe, chiefc, cr poi laftiò per teflon
mento , che s’ abbruciale C Eneide , come co fa imperfètta,
CT non emendata, llchc non pur fu da A ugufio uietato $
anzi la confegnò a Tucca, et Varo cacciò la correggeffero
fenza aggiungerui co fa di loro alcuna : cr ut lafciajfero fc
nulla ui era fimilmente imperfètto. Lafciò fitoi beredi V a *
Uno P rocolo fuo fratello da lato di Madre della metà : de
la quarta parte Augufio : della duodecima M ternate : cr
del rimanente Lucio Varo , cr P lotio Tucca. Tu la uirtt i
CT lauttorita di Verg. grandifiimajCT non dimenoy come
per ogni tempo s’c ueduto , cr hoggi fommmente fi uede,
non gli mancarono alcuni ùmidi , cr maliuoli : iquali fcrif*
fero contro le cofe fue. Ma tutti cofioro furono dal buono
Af conio Tediano con ottime ragioni , zrdifènfioni ribut*
tati. Racconta il medefìmo Afconio , che m lui non fi uidt
mai macchia dìinuidia: anzi s'egli udìua cofa d'altri , eba*
ueffe del dotto, ne prendeua contento , come fethaueffe
fatta egli . Non diceua mal di ueruno , lodaua i buoni : cr
tra di fi buona natura , che ben poteua riputar fi ingrato,
CT peruerfo colui che non l'amauo. Non pareua che quel
ch'egli haueua fiffe fuo : ne meno fiauaapta la fua libreria
a' dotti , che a lui. Et ffeffo diceua quel detto d' Euripide
Ogni cofa è ccmmunc a gliamici. Perche da Varo , da Tuo
ca > da Ecratio , da Godo , cr da Propcrùo fuoi coetanei.
<
fu ftmpre amato , come che eglino fra loro fcfii fi portai
fero inuidia. N on fu uanagloriofo , c rfiudiaua Ennio uo*
lentieri. Onde domandato un giorno quel eh' et faceffe, ri '•
fpofe che coglieua le gemme del fango. Vercioche Ennio è
molto fentcntiofo ima poco bel dicitore. Domandato dà
Augujìo, in che modo fi poteffe gouernar felicemente una
Città! dijfe. Se i piu faui terranno il timone , er i buoni fa*
ranno da piu de * rei -, onde coloro acquiflino ogni h onore,
CT cofloro fieno fenza. Et Mecenate gli dijfe. Di che cofa
o Vergilio,non fi fatia mai thuomo! D 'ogni cofa , rifrcfc,
uienco per fimilitudine , 0 per copia , faflidio àfhuomo,
eccetto che delT intendere. Et di nuouo lo domandò. In che
modo thuomo fi pojfa conferuare in felice flato ,a cui diffe.
Se egli fi sforzerà di auanzareglialtri di giuftitti , e r di
liberalità 5 quanto egli è 1 ?honore,c ' di ricchezze de gli
altri maggiore. Soleuadire , che muna uirtu è piu a prò*
pofito alfbuomo che la patientia -, & niuna fortuna è tan*
to nimica,che con patietti non fi uinca. E t quefla fentemti
tome infinite altre,di cui fu copio fi fimo, nufe poi nella fua
Incide, imparò da Silont i precetti deW Epicuro tficme con
Varo, eoe che ne fuoi libri fi uegga, chi* egli habbia feguitd
to infinite opinioni de glialtri ? ilo fofi-,tut toma egli fu aca*
demicoyfeguitàdo piu di tutti il parer di Platone. Fw in font
ma tale, che s'egli haueffe hauuto il lume,& la cognitionc
della uera fi de -fi farebbe ucr amente potuto filmare colmo,
CT dotato fogni gratti, er fogni bontà, che da iddio ot*
timo, cr grandi fimo 1 buoni,ej i giuftifogliono ottenere .
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VERGI LIO*
TRADOTTA PER ANDREA LORI
Al Signor Abate Rucellai* r
Tìtiró, Egloga "Prima,
argomento.
ELIBEO P dflorCypcr
lo qual intendiamo quieta **
fcun pajlor Mantouano ,
/ cacciato di cafa fua da un
foldato uctcranOjpiange in
qucfiaEglogala fua fuetu
raizrcol paragondellafè
licita di Titirofuo uicino3
accrefce le fue feiagure .
D'altra parte Titiro , che fofticn la perfona di Vergilio ,
ejfendo ficuro perhauerrihauuto i fuoi poderi , celebra
con molte lodi Augufto auttore dell'ociofuo 5 cruci fin
dell Egloga, faccndofi già fera,con una certa amorcuolez
Za contadine fcafinuita Mclibeo ad alloggiar fico»
Meh'beo, Titiro* *
Tltiro mio3chc del bel faggio aW ombra
T ifiai pafccndOyCT con burnii fimpogna
Dejli fonando lafcluaggia M tifa.
No/ la noftra Città , gliamati campi
Bucolica di Vergilio B * ^
f
t Y
JÉf *• V
. t<
Tit
Mei
Tit,
JK EGLOGA»
Lafciamo}noi la patria abandomamo.
Tu godendoti il rezzo,* bofehi infegni
D'AmariUide tu a ridire il nome .
O Melibco,queftoripofo Dio -,
Come ucdi,rìha iato3onctio per quello
Sempre il terrò per mio nouetlo Dio-,
E t [opra, r aitar fuo de miglior agni
Del nojìro ouil farò filmare il pingue*
Cofiui,come tu uedij oue m' aggrada
Conceffo m’bdtche le mie uacche pafea
E t che col canto, ancor che rozo, CT Uh
Canti quanto mi piacer quel ch'io uogi*
Di queflo io non ti porto inuidia alcuna ,
M4 mi dolgo di noi^hei noftri campi
H abbiam per fòrza ahi lafir,abandonatL
2Aira,mifero me 3 come la greggia
Conduco a glialtrui pafchi,& uedi que/U
Volente capra,che tra fólti pruni
Vur hor belando duo capretti ha fatto , .
Et per feguir la greggia i figli oblia :
Lafciando quei joura la nuda pietra .
JA a il cicl col fulminar Varbor di Gioue,
S’m noi torto penfìer non fofse fiato}
Speffo il prediffe,cr dalla caua quercia
La Jìniftra cornice ne dièfegno.
Uìa chi fia queflo Dio ritiro dimmi.
Io mi penfai,che la Citta,chc Rom4
C human cofiorjma come fiotto fui j
O lAclibeofiffc a la nofira psri } ,
Douc gliagni portiam dal latte tolti.
Cofi i ugninola a can,cofi 1 capretti
, # c
fr « ..-a w
# BL . /t
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*
L
«PR IMA io
A ’ le lor mairi,*? le piccole cofe V \
A' le piu grandi,comparar folcua. >
Ma uer amento tanto il capo efloUe
infra V altre città,quanto i ciprefii
tanno <f altezza f opra i bafii roghi
Vici Et che cagion ti trajfe a ueder R ónta i
T it. La libertà, che benché tardi alfine .
Mi moftrò'l uifo,e ancor che pigro i&fifii
A' prender tei, non pria la feorft, ch'io' v. -
Cominciaci a to farmi al mento il pelo :
Maàlafìnpurguardommi}*?mecouenne*
teròchcpoi che d' Amar itti io fili.
Mi la filò, Galatoa, e il uer ti dico}
Che mentre Galatea fico mi traffi ‘ *
Di libertà uiucua al tutto pnuo , S
Ne cura hauea à la greggia,*? benché molti
Agnelli,*? caci à la città portafili
Mai da lei non recai nel mio tugurio
La deflra dette fue moneto greue;
Mei Io marauiglia hauca,che mejìo fimpre
D'Amar itti, e? de Dei chiamaui il nome ,
Et che fu gl' alber lor fior di Cagione
Lafiiaui i pomi ftar,macagion n'era
Da queflo luogo flar Titiro lunge .
Titiro i pini,*? lefintane,e dumi
• Con lunga noce Titiro chiamaro »
Tit. Io che deueua far,s'ufcir uo!ea
Difiruitute,*? licortofi Dei
Ccnofierfior del mio natio paefd
O Mehbco in queflo loco nidi
Il giouane, per cui fintare ogni anno
• 1
D odici giorni i noftri aitar uedrau
Qui domandando!' io,qut mi rifofe.
Et dijJe-,o uoi paflor,pafcete lieti
I uoflri Armenti quando il tempo uienc
Sottomettete al giogo i fòrti tori .
Mei O felice uecchion,pure i tuoi campi
Si rimarran di te, con quejli prati.
Quantunque cinti fìcn di duro [affo}
Et i lofeura palude ,& ucrdi giunchi .
A' le tue capre già del parto grani , ,
Honfaran noia i non ufati pafehi,
Ne il mal uicin con f infettata greggia •
O felice u ecchion,tu quinci al rezo
Ti fiorai lieto, & per quefle ombre opache
Trai dolci fiumi, arie tranquille finti.
Tu qui uicino al mar, tra quefle fiepi,
Doue le pecchie da piu uari fiori
- Traggono U mclc,o? al ronzar di quelle}
Goderai un fonnelin lieto, cr tranquillo .
Tu da quel colle al rozo uillanello
Vdrai cantare in mal compofle note}
Et [opra un'olmo ancor, conrocofuono
La Tortora lagnarfì,e ai cj]a accanto
he colombelle jc'hai cotanto care. .
Tit. Adunque pria che mai m'efca del core
Vimmagin di colui-, gli annofi ccrut
Dell'aria pafceranfì,e'l mar del f onde
Sara fogliato, & per l'ignudo lito
Viuraimo i pefci,w di lor patria ufeiti
Gl Alamanni bcran l'acqua del T igre$ ,
Et fi trarran lajetc i Parti in Sona,
Il
' IH PRIMA,»
MeL Ma noi fior del natio noflro terreno
N 'andrem cacciati dltaffetata Libia ,
P arte a la Scitia,!? parte al torlo O offe*
Et parte fino alt ultima Brettagna
Da confini di noi tanto dilunge .
Ah farà macche dopo lungo tempo
10 tomi à riueder le patrie piaggie *
Et la capanna mia dì giunchi fatta,
H or li miei campirlo tante fatiche
Ho ffiefe, goderà tempio foldato.
Et quelle biade,ou'io mia fpeme hauti*
Eien de barbari iniqui giocose? efea.
Ah difeordia crudel,doue conduci
1 cittadin de lor nimici in preda.
Hor ua hor, Melibeo,femina i campi*
Annefla il peroro pon le aiti in fila .
Vanne infelice,!? già felice greggia.
Gite caprette mie 5 eh* io da qui innanzi
Standomi à npofar net antro herbofo
' Non uiuedrò per le fiorite ripe
Star penzoloni,! piluccar therbette :
Non m'udirete piu cantarne mai
N onpafeerete (0 mie caprette) mèco
11 citifo fiorito, 0 i falci amari.
T it. Qui Melibco,da poi che uien la notte *
Potrai pofarti,cr fopra quejìe fronde
Meco dormire-, io ho caflagne, ler pomi*
Et ho del latte,!? ho del cacio affai.
Et da le uitle,benche fìen lontane ; v
Si uedeufeire il fumo, mr giu difeende
Da gUaltifimi monti maggior t ombra.
• • • «■
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kjtL lejjiy egloga seconda*
ARGOMENTO* ^
Ir idoli paflore innamorato del
mciidlo Alcfi, dice tutte quelle
cofe , che poffono piegar lanimo
fanciulle fco , e afarfi tioler bene
da lui. Ma poi che s'auede di non
! far nulla ne con lamenti , ne con
lufìnghe, ne con doni , tornando
ì finalmente infc ficffo , crcono*
fcendo la fua fciocchezz o, (ir ifolue di tornare al trala »
filato gouerno delle fue cofefamigliari $ per difcacciare co .
tifata' 'fatica la noia del fuo infelice amore , ilquale fuol
quaft fempre nafcere daWotio. Ora per Coridone s' inten-
de Vergilio , er per Alefi Aleffandro fcruidor di P oWo*
ne > ilquale egli hebbe poi in dono da lui *
L paftor Cortdon $ amore arda
Del beU' Alefi del padron tcforo ,
Ond'ci fior di fieranza fe ne già
Tra fólti bofchi,oue doglio fi filo
le feluca a montici quefle uoci
argea con rozo fuon co tal parole . t
non curi il mio dir,crudele Ale fi.
Ne ti increfce di me 3 ma con tue alf>rezz< »
incontro ogni douer}mi mali à morte ♦
f fonie pecorelle aU' ombra :
H or fitto 1 prun ne le ripofc fiepi
Stante uerdi lucertole nafcof a f
efidi porta ò mietitori fuoi.
1
Per la fatica, er dal gran caldo fianchi*
Et prezzemolo ,CT agli herbe odorofe.
Et io pur feguo al piu cocente giorno
Vorme de pafii tuoi,e a le mie note
Edn fol bordon le noiofe cicale .
N on era mè delirata A marito
Tot ir gli [degni, er fo pportar glioltraggi i
Non era mefoffrir Mendica in pace ,
Be neh' ci fia bruno,zrtufla bianco ,CT beUoi
O bel fanciul,non credere al colore ,
Cade il bianco rouifiico,eyl uacino
Nero è raccolto,^ è tenuto in pregio.
Tu m'odij Alcfli,zr ch'imi fìa non fai ,
N e come ricco fia di gregge^ come
Vi bianco latte, er di bel cacio abondì ,
Mille agncUc fon mie, che uan pafeendo *
Ne monti Sicdian,ne mai mi manca >
0‘ di fiate,ò di uerno il latte jrefeo.
Canto poi tal, qual fva nell Ar acinto
ìl T ebano Anfion,quando legreggie
Sue nchiamaua a ripofarfi al ombra.
Ne bruttò fon,syil uer mi mofira l'onda
Del mar tranquiUo,ouyio mi fi>ecchiaidiatvd$
Ne a Dafni cedo, e tu giudice fio,
O fe tifùffe a grado gl burnii campi
Et le roze cappanne habitar meco.
Et fae tiare i cerui,cr gl agnellini
Mandare d pafehi, e r habitar le fckc%
Dotte cantando imitcrem Dio Pane.
Tuli primo Pan, che con la cera uniffe
Piu come wfime,Pan la greggia cura9
E d cani, e d paftor turi rocchio fempre.
Nt haucredfchifò ilfdticurlc Ubbia
In cfcrcitio tdl>cb'il beW Aminta
Ogni cofdfacea per fapcr quefio.
Vna Sampognd ho io di fette canne.
Non tutte ugual,ma in fe tutte difi>arì*
Eaqualnel fuo morir Ddmetd dietrnm »
Et mi dijfe morendo 5 tu'l fecondo
Sdrai padron di cofl ricco fuono :
Ond’Amintd feoppiò cCinuidia quajl
Oltrd di ciò , due capriuoi ti ferbo
Vrcfi da me la in una ombrofd uaUe ,
Spdrfi di bianche macchie il dorfo tutti j
Ch'ogniun di loro ad una pecorella
Due uolte il giorno ambe le poppe uota ;
Et per hauergli ogrìhor Tcflil mifegue :
Et gli haurd al fin, poi c'hai miei doni dfch
O bel fdnciul, trienne qui meco,doue
Tortan le ninfe i pancrctti pieni
Di gigli, er ro/c,er la bianca naiade
Le pallide uiole coglie j er feco
Con l'eccelfo papauero il narcijfo.
Et Codorofo Aneto aggiungi d quefie :
E t con la cafsia infìeme herbe foaui.
Con uiole uermiglie, gialle, er perfe.
Et io mede fimo ancora andrò cogliendo
Mele cotogne ,<& noci, che già tanto
Amarillide mia teneuf m pregio .
E d quefie aggiungerò maturi pomi :
E tfia gradito anco un di quefio pomo .
E tonò da lor campi, e lauri ,cr mirti >
/•«.SECONDA ^ ‘ IJ
E mefcolerò infime perche inficmc
Mcfii gettano affai foaui odori .
Condonati fei rozo,e'l bello Alcfii
"Non pregiai doni tuoi. Ne lolacredot
Se a donar ual,ti cederà dì un dito. •
Ahimè mifero me,mifer,cbe uoglio*
Che ho dato i fiori al uento dìAufiro i guardi d%
E a firi cignidii chiari finti.
P erchc mi fuggi f già gli Dei le felue ■
Habitar pure» CT Paride il paftore*
PaUadc fiia nelle citta , cha fatte.
Che a noi la felua oltra ogni co fa aggrada
Segue il leone il lupojl lupoV agno.
Et l'agna i fior del citifo lì aggrada.
Et cofi Coridon fegue il fuo Alcfii :
Che ogniun uà dietro a quel che piu gli piace .
ìofeorgo già da gharenofi campi
I gioucnchi portarne il duro aratro
Sofficfo al g iogOyC'l Sol fendendo in baffo
F a maggior l'ombra.Et pur m'incende Amore »
Via qual fi può ad Amor termine imporrei
O' CoridonCjò Cor idonea quale
p EoUe3e folto penfier l'alma ? ingombrai
* Tu pur pocha lafciafli all'olmo in grmbo
\ La uite,ancor non di potar fornita.
Deh preparati homai>chc riè ben tempo ,
A far con falci ò giunchi alfin quale!) opra*
v- ; Di che piu fenti hauer bifogw in cafa ;
Et altro cercale t'ha in odio Alcfii,
Tàlvttotie , ègloga lerxa ♦
Wb ARGOMENTO*
E ridica WDmcti pcftori »
contendono prima infieme di*
ccndofi uiUania lunlaltro : di*
poi interucncndoui Paianone
per giudice , cantano a pruoua *
doue ninno di loro è uinto , ma
per fentenza diPalemoneluno
cpareggiato all'altro *
Menalca, Dameta, Palemone*
Dlmmi,Ddmeta>di chi fon le gregge *
F orfe ch'elle efftr den di Melibcoì
D anv No neramente, anzi fon pur $ Egone9
Che none molto a guardia me le diede,
Men, O pecorcUe,homaifcmpre infilici, ’ ,
Che mentre il lor paflorcoua Neerd,
Temendo che per me quello ahandom ,
Ad un'altro pajlor le ha date in guardi &%
Che due uolte per hor le mugne ,er toUe
il fugo a loro,®* a ghagncUi il latte,
Vam, Habbi àmemorÌJ>cbc fi fatte cofc
Nonfi den dire a glihuomin troppo JpefJo*
lo pur ti uidi guardando forfecchia
D i che fi rifer le feluaggie Ninfe,
Men. Ah e fu aUhor,chc con dannofa falce
Le uiti,e i nefli al buon M icori tagliai ?
Barn, Se nonfuatlbor,fu ben quando ftezzdfti
MI TERZA i
A'Txxfnil'drcOyZr la Sampogna infieme , .
Ch'ai bel fanciul uedendol doto in dono.
La [otto i foggio peruerfo Menale a
Se non gli hauefii in qual cofa nociuto.
Di dolor ti farefti morto certo.
Meri. Che faranno i padron , pofeia ch’i ferui
H an tanto ardir i non ti uicCto maligno
Con infidie a Damon rubare un caproi
Quanto abbaiò Licifcaiio col gridare j
Et fi figge, tifi figge,adunamfieme,
Titiro caro, le tue pecorelle :
Ti nafcondefti ad una macchia dietro *
D m. F u nel canto da me quel capro uinto
Contro Damoncjzr che guadagno fatto
Sanz'cjfo la Sampogna,e i uerfi haurietiot
Se tu noi fai, già fi quel capro mio ,
E tlifieffo Damon non lo negano $
Ma diceabciiyche dar non mcl * potea.
Men. Tu cantando il uincefii f cr quando fiotto
Sampogna hauefli mai di cera cintai
N on folcui tu già con roca canna
R ozi uerfi cantar lungo le uie i
D am. F acciam proua franoi,quel che piu uagHd,
Nel cantar quinci,hor luno,hor laltro uerfi.
Io quefta uacca,e acciò non la recufi.
Sappi che due boccini allatta il giorno,
E t due uolte di latte colma i uafi.
Metto per ttjhaurai di me uittoria :
Ma tu qual don porrai,ch'al mio s'aguaglii
Men. Io della greggia mia non torrei capo
/ Per porlo in pregio, che l'auaro padre.
HiEGLOGA?#
Et la cruda matrigna al giorno chiaro, r'
Et la fera ed tornar contan la greggia :
Q uefh conta gli agnei3quella i capretti.
Ma quel che piu dirai che uaglia molto ;
Poi ch'impazzar ti piace. Io porrò in pregia
Di dolce faggio due uafceUa, fatte
Per man d' Alchtmedonte, er cinte intorno
Nell'orlo lord1 una ritortauite
D'hcdcra auuolta,'er frarfa de fuoi frutti
Et nel mezo di lor fon due figure
Canon è runa,??? altra è quel eh* il mondo
Al popol dimoftro di tempo in tempo ♦
Et quale flagion fia di arare i campi ,
Qual di potar le ulti, o cor le biade.
Ne con le labbia ancor tho tocche mai ,
Maintattc,zrpure afeofte le riferbo .
V am* EtamcanchoraAlchimcdontefèce
Due tazze , cinte pur di molle acanto
Ambi i manichi lor,nel mezo fculte
D'unafigura,z?rapprcfenta Orfeo,
- Chcfamuouercolfuonlcfclucycmontu
Ne le labbia Man tocche, ma fi pure
Conte fùr prima fatte afeofe f haggio.
Mafc riguardi a quella bianca uacca ,
Le lodi nulla fien di quelle tazze .
Men. H oggi non fuggirai. Doue tu uuoi
< V engo a cantar, ma ben uorrei,ch' alcuno
A fcoltaffc il dir nofiro. Oh fia chi mene ;
Gl' è Palcmone : I o farò pe l futuro ,
Che non fia alcun dal tuo gracchiare #A
Dam, Non piu parole 3horfc tu fai qual cofa
(K T E R Z A i
Quinci il dimofira,io mai non figgo alcuno.
Valemon c’è ideinolo P aitinone.
La cofd non è piccola,?? per tdnto
Apparecchiatamente dnoflrt carmi.
PdL Cantate,poi che noi fediam fi Iherbd,
Bt gl alberi, c 7 la terra ban frutti ,?? fiori.
Et di fiondi le felue fon coperte }
Et Vanno piu che mai fi mofira uago.
"Dia principio Cometa, ?? poi Menale*
Segua}?? cantate hor luno,hor laltro a proud
Ch'il cantare auicenda aman le Mufe.
Eam Piglia,o mia Mufa,il cominciar da Gioue :
Ei uede il tutto, ?? ei del tutto ha cura ,
Et tu il mio canto,?? tu 1 miei uerfi guidi.
MiCn. Ama me F ebo,e ogrìhor mi fono apprcjjò
Le uaghe piante fue,ch'ei cotanto ama}
Il ucrmiglio ghiacinto,e'l uerde alloro .
Edm. Ld uaga Galateo mi getta un pomo,
Etpois'afconde,mapria che s'appiatti
V uol ch'io la ueggia, ?? fol perch'io la fegua.
3Men* E il dolce Aminta, per cui femprc auanipo
Si uoltntieri,?? fi fpejfo mi fegue,
Chcnonfifycjfo i con ueggon la Luna.
Edm. D ue colombelle al ualicar del rio
Fanno il lornido,io l’ho appo fiate, ??uoglio,
Chefien di Galatea,ch'il cor mi tiene .
I&en. deci me le cotogne ho pofie inficme '
Tolte dal' alber loro,?? l’ho mandate
Al miofanciul,doman n'haurd altrettante.
Edm. O uenti refirite àgli alti Dei,
S'egli è n poter di uoi,che dolci,?? quante
«EGLOGA»
Cofe mi dice la mia Galatei . 1
Men. O bello Aminta dimmi,* che mi gioui
1/ tuo gran bcn,fc mentre il cigttal fegui,
10 mi rejlo a guardar le reti folo i
Vam. loia mandami F illì,ch’hoggi el giorno ,
Ch’io uenni al mondo quando pofcia uccifo
Eia il mio uitello,aUhor tu ne uerrai .
Ulcn. Sopra ogni altra amo F illide,cT rìè caufa
11 dirmi al mio paì'tire,o loia d Dio,
^ A' Dio, piangendo in lunghi, er fiochi accentu
Dam. Nmccc a le /falle il Lupo, e a gliarbufccUi
il fiato d'Auflro,zr le pioggie a le biade :
Ma d me fol (CAmariUide lo [degno.
Men. Giona d le biade l’acqua, a gliagni i falci)
Al capretto /poppato il bel uirgulto}
Ma à me la uifia fol et A minta e cara . L
Dam. Ancor che roza jìa mia Mufa,amatct
E* pur da PoUión,però pafeete.
Camene, al lettor uoftro una uitcUa ♦
Men. Di nuouimodiPollionfaucrfi.
Pafeete un toro adunque a lui, che cozzi*
Et che co piedi al del mandi l’arena,
Vam. Chi t’ama, Pollion, qual fei diuenga.
Et per lui l’a/fro rogo faccia aniomo) •’
Et corran mele in ucce d’acqua i fiumi .
Men. Chi nottod(a di Bauio i uer/ì,apprezzi ’
ti.. * . ' • i #
Vam.O teneri f anciui,ch' in quejii prati
Gite cogliendo fragole, & uiole
fuggitele nell’htrba è il ferpe afeoflo.
I tuoi, o M euio,e accozzi al giogo golpi,
Et /penda il faticar nel munger becchi .
>
I
T E R Z A Ì 6
fJittu O pecorelle mie,tomate indietro:
Non fon le rjue ancor Jìcurc in tutto}
Vedetegli rnonton s'afciuga il nello,
D dm. Mena dal fiume,!? da la ualle a cafa
T itiro tomai la greggia,!? quando tempo
Sargia lauerò ne le chiare onde.
X\cn. Menate o bei fanciui lagreggia al ombra.
Ch'il caldo non f afciughi;perch' indarno
Con le man premerei le poppe loro.
Ddm, Nel mezzo a pafchi,o come è fatto magro
Quefto bel toro,!? le mie bianche agnette.
Come anco al guardian lor,n'c caufa amore •
Nlen. Non riè già caufa Amor e, e appena toffa.
Et lapéUejifcorge àia mia greggia}
Nf tifo dir chi gl’ ha fatto mal d'occhio .
Vm. Dimmi,!? farai da me tenuto Apollo;
In qual par t* è, che non piu che trematine.
Et non di manco ni fì feorge il cielo.
Vieti, Et tu dimmi, qual fior porti dipinto
Nel propio fen de gli alti regi il nome ,
Et fiUide fia tua,fe tu lo fai.
VdL Nona uoi piu,ma i me cofl gran lite
T occa a comporre,!? tu fei degno certo
Vetta uitetta,!? parimente quefli.
Et ogni altro, che ancora haura timore
Del crudo Amore,!? gli fia dolce,o amaro.
Chiudete i rufcettetti,o bei fanciulli,
Perche di bere homaifon fatij i prati.
Politone, ègloga Quarta*
argomento.
Ottone capitan dcttcfercito Geìr
manico , quello anno apuo, eh* e a
gli prefe Salona città della Dal*
matia, hcbbcun figlimi mafèhió: ,
che per lo nome della città prefa ,
chiamò Satollino, il poeta com* •
pofe quefla egloga per la nafeh
ta di quefìo bambino , tirando <t
fuo proposto quelle co fesche la Sibilla hauea predette deh
la felicità auucnire del fecold'oro.Et nondimeno ui mefeo
la ancho per tranfto le lodi di Potton fuo padre , CT
d'Augufto.
O Ninfe Siciliane, alziamo alquanto
Il nofìro uf ito jhfipcrch'ad ogniuno
Non piaccion già le tamerigi h umili, ~
E t bafii roghii&fe cantiam le fette,
' > Che de confoli jlen le fette degne .
Già uienVetà3che la Cumea ne ucrfi • ♦
A’ noi prediffc,c'l mondo fi rinuoua ;
Et la uergine A flrea ritorna 5 er feco
Ne mena il tempo del uecchio Saturno :
Ecco dall'alto ciel progenie nuoua ,
Si che cafla Lucina à quel che nafee
Prefta il tuo aiuto al'ufcir fuor del uetitre :
D al qual fine haucr dee letà del fèrro.
Et principio hauerà quella dell'oro *
Hcr F ebo tuo fiatcl tiene il fuo regno.
O PoUion,
t
~
O 'PóUiottjpur prenderà principio ,
Mentre che confolfafì. uagaetate ,
E£ han giu cominciuto i lunghi mefh.
Et fe alcun fegno ancor de noflri fatti.
Mentre che confol fei pur ne rimane ,
Eifaràfi,chefarà Jpento affatto.
Etfe <f effer foggette hanno le terre
T cmenzaM cojlui fien liberate .
Ei la uita farà,qualfèan gli Dei,
Et uedrà fra di lor gli heroi commifli ,
Et da quei farà uiflo, & col ual ore
Dette uirtu paterne il lieto mondo
Reggerà con tranquitta. >er dolce pace *
Et tufanciul,uedrai ne primi doni
Ed terra ff urger fiior, per farti honorem
Con tthedra auuolti i b accori, er attorti
Ea colocafia infìeme , c'I motte acanto :
Ne da mano,ò da fèrro alcun fa guafìo ;
Et torneran le capre al loro albergo
Graui di latte le pendenti poppe.
Et P armento pe bofehi i fier leoni
No« temerà -, er la tua cuna flcffa
T if}> urgerà dintorno, e frutti ,er fiori :
Et la trifia herba feccherafii-, e'I ferpe
Col uelen proprio ucciderà fe fleffo.
Etuerferanno i pruni (firio amomo .
Ma poi che degli Heroi le lodi,e' fatti
De parenti di te legger potrai.
Et uirtu qual eW è uedere inficine ,
Apoco apoco il campo in color giallo
Bar fi uedrà perle maturcffichci
Bue. di Ver,
C
" «EGLOGA y*r '
Et delle acute /fine me mature
Pender uedrafii-,<cr le nodofe querce
Ben fiuteranno rugiadofio mele:
Ma non di mcn di quella antica fraude
Rimarrà, alcun ucftigio,ouc bifiogna
Con legni il mar tentare, & le cajlcUa
Cinger di murd,er commandarci appreffio,
- Che co folchi ftndiamla dura terra.
: Altro nouelloTifi atthor uedrafii.
Et uri altra Argo,che gli eletti H eroi
Porterà in fieno, &fien nouelle guerre)
Et nuouo Achille fia mandato à Troia.
Ma come à noi t'haurà férma età mofiro ,
H uopo non fia, ch'il mare errando uada
Il nauigantCyCT che fine merci muto
Ch'ogni cofia dar acci,ogni terreno.
1 ,a zappa ingiuria non farà à la terra ,
Ne’/ pennato à la ni'tcjer dal lor giogo
Val rozo contadin fleti fciolti ibuoi .
% Non mentirà la lana il fiuo colore :
Perch' il monton dafie fiopra de prati
Hor rojjbyhor giallo, hor di color cilcjlrt
Muterà fdnza. induflria i bianchi udii.
Et l'dgncUin mentre gl' andrà pafcctido
In purpureo color cangerà'l pelo.
Tal prega ogniun fienza mutarfi i F ati,
. Che la parca alfiuo fùfio affretti il filo,
Pin che fi giunga à ficcol cofi bello.
Piglia, ò fanciulyche ben uenuto è'I tempo,
J fanti honor,chefici da Dei dificefio :
Grande augumento,al bel regno di Giouc.
« Q_V A R TiA ^ 1 9
V.ifguarda comefta tremante limonio
Ver lo gran pefo che fóftien la terra.
Ciò c l profondo cicloni uafio mare *
Ve di comi ogni co fa al ucmr tuo ,
Sperando miglior fccol fi rallegro.
O piaccia al ciel,ch'io mi rimanga in uita.
Ch'io giunga a tempo a cantar i tuoi fatti ,
Che i ucrfi miei nenfien dal Tracio Orfio, r *
Me da Lin tanti, ancor eh' a colui dia
ha madre aiuto, er queftì il caro padre ;
Vcrche Caliopca d' Orfeo fu madre, , ) x .
Et di Lin genitore il biondo Apollo.
Vt Vane ancora,^ giudichiti gi Arcadi* -,
Sienne gl' Arcadi giudici-, s' in proua . . -,
Viene a cantar conine refleràuinto.
Cominciai faticiuUin,con Itcto tufo
Aconofcertuamadrc,cheiiadieci
Mefl,portòpcr te fi lunga noia.
Comincia ,'o fanciullinofa quel eh' a fuoi
Vadn mai non mofìrò fegno di rifo, *
Me Dìo della fua menfa,<& del fuo letto
Mon gli uolfe piacer la fonia Dea. •
Dafni, Egloga Quinta ♦
• «' . • - .V.’.'IZ.
ARGOMENTO*
MENALCA, e t Mojfo Vafloripian*
gon la morte di Dafni loro amico -, crluno ~
canta lepitafiojaltro ladeificationc dì lui *
«EGLOGA*#
Menalca, e Mollo ♦
POfciach' infime citrouiamo,cr ambi
Efperti fiamo,io di cantare in uerft.
Tu la lira fonar, fediamo adunque
in queflo locofdouc gl'olmi,c ' carili
fanno co rami fi piaceuole ombra .
Mos. Mendica egli è douer,che fendo d'anni
Di me maggiore io ti ubidifca-,ond!io
Dico, eh' a la dolce aura a quefio rezzo,
O uer nell antro ci pogniamo.Eh ucdi
Quella uite faluatica,che piena
Di bei racemolin quell' antro adorna .
Meo. Ti fi oppon folfra nofiri colli Aminta.
Mos. Ma che miraeoi c,s'il biondo Apollo
Crederebbe cantando uincere anco .
Men. Mojfo incomincia,?? s'hai perforici mente
Verfonejfun del dolce amor difilli,
O in lode dtAkone,o uer di Codro
Il fuo mal dire. Or fu comincia homai ,
Che de tuoi agnelli hauri Titiro cura :
Mos. Anzi uolcua dir quei uerfi,ch'io
Voc'ha compofi,e in una uerde feorzd
D 'un faggio fcrifii -,c? certo il modo è bello
Dequai giuditio dÀ,s'io uinco Aminta .
Aen. Quanto al pallido v liuo,il lento Salcio,
E ile uermiglie rofe,il molle giunco.
Tanto, al giuditio mio -, ti cede Aminta.
Ma cominciai garzon.de firn nell'antro.
Mo$. Viangean le Ninfe, intorno al morto Dafni ,
Chiamando cruda,!? divietata morta
#•
^ CLVINT a
fujle uoi ttftimon curili uoi
ninfe de fiumi,quando in braccio eflinto
Tene a la maire il figlio, e in trifii accenti
Chiamaua empie ,cr crudel le /letteci cielo,
nel morir tuo , non fit pafior con greggia
Mai uifio k chiaro fonte, & inai gufiaro
Le tenere herbe i tori per li prati,
V empio tuo fato i leoni Africani
VianfcrOyò Dafni, é’I fan le fclue,e' monti*
Le qu/ti con trifle uoci,in quefii accenti
Differì fol Dafni ha pur VHircane tigri
Legate al carro, & per honor di Bacco
Hai carolar trouatoì ei folle fòglie
Lente <f intorno affhafte ha rnejfo in ufo .
Come iuue a le uiti, er quefte off olmo.
Le biade k campi, er a gliarmenti il toro
Tal fòfti,ò Dafni k tuoi la gloria in terra.
% Ma poi ch'il fato k lor t'inuolò,?ale,
E7 fanto Apollo hanno lafciato i campi
E t quante uolte in efii, e orzo, e grano
• H auiam gittati in cambio c'hanno refo
Sterile hauena,wfozzo gioglio inficine-,
E in uece di purpurei N arcifii,
Lt bianche rofe,k noi la terra rende
Acute ft>ine,er uenenoji tafii .
Spargete motti fòglie fopra il fuolo ,
Lt d'ombra ricoprite i chiari fónti :
Che tanto knoipafioriauuifaDafhii
E* fategli uno auettoya cui di fopra
ìfcriuerete quefii breui carmi.
Dafni fon io,conofciuto fra bofehi,
C tu
T- /HEG.LOGA>|)
E foggimeli fino k le ftcHe ncio,
Guardian di bella greggia,?? bello anch'io »
Men. Tal cl tuo canto k noi,diuin poeta.
Qual dolce fomelin fu uerdc prato ,
Et qual di (late k caldi giorni eftiui
Chiara ',?? jrefea acqua di tranquillo finte*. ,
JXcfolamcnte il tuo macjlro uguagli
Ne/ fonar fol,ma nel cantare ancora .
"Fanciullo auucnturato, tu farai
Per il primo tra noi nomato certo *
No; non di incinquai e' fi fieno , k tuoi
Ver fi, n'aggiungerem qualcun de nofirìf
Et lo tuo Dafni inalzeremo al cielo ,
Dafni al ciclo alzerem,che fenza dubbio
"Pur qualche uolta amò noi Dafni ancora*
Mos. Et qual co fa maggior puoi tu mai farmi
Et tanto piu che quel fanciul fu degno
D'ogni belcanto,?? pur già Stimico •*
Grandemente lodò quefio tuo canto .
ULen. Fiora dal ciel,fopra le bianche foglie
Si pofa Dafni,?? fiotto i pie fi uede
Vofcurc nubi,?? le lucenti j Ielle .
Adunque foggi di gioia colmi il fieno
Si ueggono i paflorje N infi,?? Pane
Per ogni felua, ?? cantano il fuo nome*
Ne tejfc il Lupo a le pecore inganni >
Eie fon le reti tefe contro k cernii
Ogni duolo è difcofto,che tanto ama
Daftu nel cielo, e k noi brama ripofo *
"Vanle uoci di gioia fino al cielo
De menti acuti,?? de le ripe,?? degli
<•£ QUINTA 20
Arbufcei,c?à me cotti rìfuona-,
0 Mendica Dio, Dio fé fatto Dafni •
Però buon Ddfni fia pietofo a tuoi
Ecco qui quattro altarini te buon Dafni
Nc/dcro iwf,er due ne rizzo à F eòo,
Ef <f«e tasse 4 queft'ufo ogni amo colme
Ti fien di latte ,er altrettante folio.
Ma prima ordinerò ricco cornuto
Allegro pel lico'.',ch,Aruifio honora
Che fia noucUo nettare ) limato ,
Di quel tenendo il bicchier pieno 4 tutti
Verrà D meta, col Cretenfc Egone
Meco à cantare,*? pofciaAlfijìbeo
. farà [aitando co fatiti à prona ,
Tanto tifi addurrà, quando faremo
Sacrifitio à le ninfèa quando appreffò
Purgheremo girando i nofiri campi.
, Mentre ameramp i ficr cignali i monti , •
1 pcfciTonde,cr Capi il timo,c? mentre
Le cicafc amcrarmo la rugiada.
Via lo tuo nome, e? le tue lodi note.
Et come à Bacco, e à Cerere fuolfarfl
I f ieri honor,cofl faranno ogni anno
Gliagricoltori al tuo gran nome uoti.
%lot. Che debbio darti, ò qual gnu don farebbe
Suffiticnte,à cofi dotti uerfi *
Perche non tanto il dolce foffiar fAufhro ,
Ne7 percuoter del mar per gC offri f cogli
Ne V urtarfi le pietre per li fiumi >
. M entre qui feendon da p endalti colli.
Quanto il tuo canto w porgan diletto .
C mi
Men. Noi pur ti doncrem quefid Sdmpognd,
Con ld qual gid noi pur cdntdmmo lieti
Del bello Alefii Coridone drded.
Nf dopo molto dnco infegnocci quefid
Ld greggid di chi è,di M elibco*
Mos. Mendlcd À te ddrò quejlo bdfione
Bello pe nodb&pcr lo rdme,ontTegli
E’ cinto intornoyil qual gid molte uolte
Antigone lo chiefe,nc mdi f hebbe.
Et erd degno dUhor d' e fiere Amato,
Sileno , Egloga. Sejld.
argomento.
L P oetd introduce Sileno in quo «
ftd Eglogdyilqudlednchorcb’cb *
bro , come fi conueniud d colui ,
ch'alleuò Bacco fecondo lopcnio *
ne de gli Epicurei c<mtd i princi *
pij delle cofe . Md perche queflc
conueniudno troppo all, j
i bajjczz* del uerfo pdftorale,fu
hito nel principiane fd feufa.
LA mufd nofird è pur ld printd flatd.
Che i uerfi del pdfior di Siracufa
H dbbid degnati^ non hd hduuto A fchiuo ,
Come dieuri dltrdrfhdbitdr lefelue.
Vero eh' dllbor che tri erd dgrddo dire
De regie guerrc>A me riuolto Apollo
*1
mi S E S T A*>*
T/rò lorccchUyZT diffe-,a te bifognd
Adoperare intorno al gregge amico *
O/frd, cfcVo sò quanti faranno quelli *
O Varo, che diran le lodi tue ,
E/- che racconteran Vafrre battaglie;
he lafcio a loro,& con piu bajfo flile
Ad efercitio humil la mufa pongo.
Ma non dimen,non fon per raccontare
Cofe,che da te impofte non mi fieno.
Et fe qualcun farà,;' alcun mai fia
Caldo d' amor, che quefii uerfi leggio
T e noflro Varo,li piu bafii roghi
Mafeguite homai Ninfe ogmuofira opra.
CROMI, CTN apfilo entro ad un antro ber bop»
V ider ghiacer Silen dal fonno oppreffo ,
Che a la fua ufanza hauea le uene enfiate
Ver molto uin da lui dianzi beuuto .
Lungi poco da lui dal capo tolta '
La ghirlanda ghiaceua,cr la fua tazZi
Velfuo logoro manico era appefa .
Quei dentro entrar o,& perche jfieffo il uecchio
Gli hauea gabbati,promettendo loro
Fargli contenti del fuo dolce canto;
Lfii il legaro,cr le ghirlande fue
Furo i fuoi lacci-, ma timidi fiondo
Giunfeacafo Egle , Egle una bella Ninfa
Dcff acquatice fontine aggiunta ad efii ,
Compio già difii,U buon uecchion legar o.
Et te le felue chiamante piu grata
Cartafimofira al lumino fo Apollo
Che doue il nome tuo fi uegva fcritt
jAa poi che fu Sileti dal foimo tolto
E la fronte,^ le guancic hauer dipinte
Da Egle bella con fanguigne more ,
Fra fendendo dett inganno fatto
A Illuda loro,À quei dice Sciogliete,
Deh fcioglictcmi homai, perche m’haucte
Co/i legato ? affai uifiaT haucrmi
Vi fio comperò che ucrfi,ch'io ,
E utrffch'io promefli ho di cantare
Ve fra mercè faranno , altro À cojlci
Darò che canto,perch' altro l' aggrada}
E t qui die fine, & cominciò' l/uo canto.
Veduto haurcfti a la fua uoce ì fumi,
E t le fere danzarci le lor cime ,
Per gioia,tremolar le dure querele»
He del cantar di Apollo tanto gode
il colle di Varnafo,ne cotanto
] i/maro monte, & Rodope d'Orfèo $
Quanto del canto fuo godcua il mondo.
Imperò eh' ci cantaua,comc injìcme
Gl Atomi radunati ,er pc'l gran uoto
Fuffero flati il feme, onderà nato
Varia,? acqua,la terra, & fopr a quefli
Il trajf urente, puro,etcreo fuoco :
Et che da queflipefeia è nato il tutto.
Et come qucjlo limaccicfo globo
F offe di firma f atto, & flabilito ;
Etpoiccmelatcrraa farfidura
Ine emine iaf[c, & I acqua Àfcpararfl
Et le cofc A pigliar le firme loro .
Etindiapprcffo d alta marnigli*
BISESTA
SUr fi la terra fubito che fcorfc.
Al nuouo giorno-, lampeggiare il Sole ♦
Et come d'alto caggia 4 noi la pioggia
Ne le nugole fatta, eccome prima
Cominciaffcr le feluc 4 farjì uerdi.
C ome andaffer da pria le fire errando
Per grafiuri monti,allbor non cono fciute .
Oltradi ciò le pietre già gittate
E>4 P irra,conta-, e'ircgno di Saturno,
Uaugel Caucafcocdi Prometeo il fato,
-Aggiunge ancor, come nel fonte refa
H ila affogato,?? come i nauiganti
F cron quel lito rifonare Hila , HiU*
Et dell' auenturata,fc non fòfjc
Mai fiato armenti, ancor cantò Pafìfè,
Laqual d’amor t£ un bianco tor fu prefi *
Ah fanciulla infelice, qual pazzia
Hor t’ha legata ? Le figlie di P reto
Già di falfi mugiti empierò i campi.
Ma non però già fu d' alcuna prefo
Sciocco penfìer de li cornuti armenti ♦
Ancor ch'ai collo temeffer l'aratro ,
Et ffieffe uolte,con le man la chiara
•Pronte cercar, per ntrouar le coma *
Ah fanciulla infelice, hor tu pc' monti
Necom errando,?? ei pofato il fianco
Di neue,fopra alcun molle ghiacinto
D 'un elee all'ombra, rumina l'hcr bette,
O altra uacca della torma fegue.
Cretcnfì Ninfe, eh fi chiudete, eh Ninfe
De le feluc, chiudete al toro ilpaffo.
Deh fe per forte alcun uejligio innanzi
Vi uenijfe del tor, forfè tirato
Dal pafcolar le tenerne herbette ,
O feguendo altra uacca,oue condotto
Ejfer potria da lor,con mio gran duolo
Quelle feguite a le Gortine falle .
Ancor cantò duna fanciulla prefa
Dallo Iplendor de gli Effendi pomi
Et appreffo le fuore di Fetonte
'tramutate in mufcofe,amare forze»
- Et crefcer fopra terra in alti ontani •
ìndi fcguiyji come errando Gallo
intorno al fiume di P ermeffo eterno
De le noue fonde una il condujfe
Nc monti di B octia, doue.incontro
Con grande honor gli andò VAonio coro :
Come Lino il paflor gli ornò le tempie
De gli amari fior (Cappio,?? fi gli diffa
Quejla Sampogna ti donan le Uiufe.
Vrendila homaUcon quejla il ueccho Afcrcò
Solea cantando far da gli alti monti
Scendere k baffo le robujle quercie.
Del Grineo bofeo canterai con quejla
Vorigin uera,accio che non fi troui
Selua,on<Cacquijli maggior gloria Apollo .
Che dirò io* come Scilla di N ifo.
Et V altra appreffo, che dal mezzo ingiufo
Latra qual cancan duro fcoglio fatta .
La qual fi dice, che dcluago Vlijfe
Sommerfe i legfli-, ah troppo horrcndacofat
Et fi dilacerar da con marini
I fumiganti nel profondo nutre.
O pur com'ci cantaffe le mutate
Membra di Tereo,er guai uiuande,CT doni
Gli portajfe a la menfa filomena >
Et come appreffoycon prefiezza molta
Ve luoghi inh abitati hauejfe albergo :
Macon che penne pria facejfe duolo
De lafua regia cafafopra il tetto .
Tutto quel,chcCEurota al biondo Apollo
V di cantar , ch'egli a fuoi lauri diffe ,
Che e ' deueffer tener per fempre a mente j
Egli cantaudjC? le percoffe uatti
Nc mandarono ilfuon fino ale flette}
Ver infin cti egli a raunar coftrinfc
La greggia,^ rimenarla entro le flatte9
r A lor pdftorijZr fendo mezzo giorno
A mal gfado del ciclo apparue fera.
- cocche ferafmarrito : ej (rafia*
to chiamato da Dafni giudice del controllo.
Tbirjiy Egloga. Settima*
ARGOMENTO.
5J A B ucoliafiidi T hcocrito òpre »
fo l'argomento di quefla Eglog .
‘ Il poeta introduce qui Melibeo
paftorcychc racconta il contra/lo
di Coridonc,z? di Thirfi,ilquale
i s' era per forte abbattutojnentre
j ch'egli andana cercando tiunbec*
4-V V^UUUUIJC, K. X 1111 li»
A La bcti ombra firn fronzuto felce
Scdcdfì Dafni,douc Condotte ,
Et Tirfl haucan quel di la greggi d inficine.
Di pecorelle Tir fi era guardiano.
Et Coridon di capre, che pendenti
Haucan le poppe per foucrchio latte .
Ambi giouin datate, ambi dì Arcadia,
A cantar pari, cr d rifonder prefli.
Quiui mentrio riparo, acciò ch'il freddo
A la tenera mortine non noccia ,
Cere aita il capro,che dal gregge Sera,
Nel menarlo d lo albergo ;attontanato : x
Veggo il bel Dafiti, cr egli d me riuolto
J Vii di fife, o Mclibeo, uien qua da noi -,
Ch'il capro e faluo,or fonfalui gli agnelli.
Et fc tu puoi rcftar,uiennc d quefi' ombra
A ripof arti no fico -, doue quinci
Vedrai gli armenti ogn'hor uenire d bere.
Qui con tenere canne il M indo addmbrd
Sue uerdi riuc, ardale f aere querele .J
Sujfurrar s'odon le pungenti pecchie,
lo, che doucua fard alihor non era
lAcco Y Ulidc, o Alcippc,chc gl' agnelli
Dal latte tolti rinchiudcffr in cafra :
Et grande era il contrafio fra cofioro.
JV1 a filialmente a ogni mia faccenda.
Ancorché grande, antepofi i lor giuochi.
Commetar contraftando horluno,horlaltro
A cantar ucrjì , e ben uolcati le Mufe,
Ck'dmcntc haucfsi il lor dire auiccnda :
Coridon que/li diffe,cr Tir/ì quejti
Gli rifpofe per ordine in riffofia.
Cor. O Ninfe, io u'amo,almen datemi uerfi
Qual hai mio Codro,pcrchc quanto Febo
Quafi fa ucrfiima fe hauer non pojfo
Gratia cotal,da molto dolor uinto
Qucfla arguta Sampogna hoggi rimane
Vendente in fcgno a queflo facro pino.
Tir, P afeori Arcadi, a me,ch'ognhor maggiore
Vengo poeta, ctedra ornate ileapo:
Tal che d'inuidia ancor ne [coppi Codro.
Via fc mi biafma alcun, baccani fieno ,
Ch'ornin mia fronte -, acciò che pel futuro
Alcun non faccia ingiuria al uoftro uate .
Cor. D ’ un fetofo cignal tir futa tefia.
Et d'un gran ceruo le ramofe corna ,
Sacra Diana,ilmio Micon t'appende:
Ma fc farà quanto il uolcr mio daffe.
Ver me farai di bianco marmo fculta.
Et di bei borzacchin le gambe ornata .
Tir. H tu Pnapo almo cult or de gli horti,
Vcrch' ogni anno ti bafia un uafo folo
T>i bianco latte, er farro,zrfal con effo .
Già fino à qui di terfo marmo fatto
I T‘hduiam,ma da qui innanzi >fc la greggia
Ci farà un'altra greggia, farai d'oro .
Tot. O Galatca,che di dolcezza auanzi
il mele ibleo,?? di candore i cigni.
Et di bellezza pafii la bianca E ira :
Quando uedi tornar uerfo f albergo
Va pafehi il toro, a me mntene fola ;
Se del tuo Coridonc amor ti [calda. I
Tir» Anzi io poffa parer piu amaro affai.
Che therbe di Sardigna ,*? piufeabrofo ,
Che V offro rogo,*? uia piu uil che f alga.
Se quefto giorno a me non par piu lungo »
Ch' un amo interagite o pafciuti tori ,
S'è piu uer gogna in uoi,gite a le falle .
Cor. M ufiofi finti,*? herbe grate al formo ,
Et uoi rari arbufcei,che con le fiondi
Vate [opra il terrai piaceuol' ombra :
Deh dal foljlitio le mie pecorelle
Difendete, hor eh' e' uien la calda fiate ?
Già fior le ulti altrui mofiran le gemme.'
Tir . Quinci è'I ficone ,*? qui lefaceUine
Stan fempre acce fi,*? fimpre c arde il fioco3
■ ' EtCafiidua filigginc ogni cofa
Va uenir nero : *? qui tanto di B orca
Temiamo il freddo, quanto teme il Lupo
Il numcr de gli agnci,de gli argin fiume.
Cor. Qui fon ginepri,*? ruuide cafiagne.
Et da ogni arborpendon pomice i prati
Son pien di fiori,*? ogni cofa ride :
Mentre fra lor dimora il bello Alcfii
Mafe dalor fi fcofta,conlu: figge
Ogni bontate,*? fi ficcano i fiumi
Tir . Per difètto dell aria i campi, e' prati
Si fi un dolenti, da gran fite opprefii ,
Et la ulte hor a indarno adombra i colli
Ma fi VilUde miafi mofira loro
Si rallegra ogni cofa,e'l fommo Gioue
farà dal del uemr piaceuol pioggia.
^SETTIH AHI
Cor. La quercia c grata ad Hercolc,%rla uitc r
Ama il Òio Bacco iCfUùcrttc mortella 1
Venere h'd in gr ado ìct E ebb pregia il Uuro$ "ir
Ut filli honcra il cordo jCT mentre effo
Sarà daTiUì amato jl tier de alloro, ■ "
Ne/d mortingiamai uincerà il cordo, ;*
Tir • Sta ne le fclue ben Pccccffufi-afiwc,
il pin ne gli bottini pioppo fopra il fiume, £
E per gUMpeftri monti il dritto abeto.
2&a fc piujpejjo k mctLicidd,uicni i
Il fidfiin ne le feluejl pin ne gVborti ; >
Sanza alcun dubbio i al tuo bel cederanno. [
Me/. DitantomiricordotemuanpoiTirfl t
S'dffdticó contenderCicrfra noi U
Coridon fù tenuto un Condone, a
I Lo Incantefimo, Egloga Ottaua,
• ARGOMENTO.
und ccrtd maliarda con incàuti & malie fi sforza di ri*
durre un gioitane, che la Jbrezzdua, a tornare auclcrlt
bene, ... . ,
ìaiicho è tolta quafi la maggior
ì patte della prefcntc opera , dota
ji Vefta Egloga ha due partì. Nel
\ la prima D amon pafìoreinna*
jj morato di Nifa,laqualc uolcua
j meglio a Mojjo , dirompe in di*
1 ucrfi lamenti. La feconda e tolta
j quafi tutta da Tbcocritoycome
D
Uuc.diVer,
Damone, e Alfefibeo.1 7
L'Agrefte mufa di due pafior editto:
tun detto Alfifibeo,lÀro D motte, {
Che fèti per marauiglia a una uitelLt :>
Scordarli Herbe, & arrejlare i fiumi, VA
; Et jlupefatte fior tirate fiere , m2
ta mufu di D dmone,e Alfifibeo (
H or noi cantiamo: il tuo fauor ci prefld
O fe del gran Timauo pefti ifafii, v
O del mdr Stiano pur cdUdlcbi tonde.
Eh far a mai quel di,ch'i tuoi gyanfatù
JA i fia lecito dirocco c’ ne uienc
il giomo,chc mi fia conccjfo dire
JA tutto il mondo le tue cccclfe lodi i IO J
te qudl cotante fon,chefol de ucrfl
Del Sofocleo coturno degne fono, , - ^ ^
'pur non di manco han principio i miei carmi
Ve tuoi gran gefthcr finire in te denoo*it
Et però prendi i uerfi,che tujlcffo
' Jmpofto rihai, & fra gli alteri Allori
tdfeia fer pendo andar qucft'Edra intorno*
Appena il uelo hauea la fredda notte
Disgombrata dal mondo, aUbor che Ibcrbj,
i E di bianca rugiada intorno molle :
Cofi grata a le dolci pecorelle.
Quando D amane a pie d’un bianco uliuo
• incominciò i fuoi detti in quefle uoci, -,
Sorgi,luce del ciel Diana JicUa,
. Che uieni innanzi al Sole,c'l giorno meni,
Mentre che dell indegno maritaggio
^orTAVA^ **
Y)eW empialo* cruda Nifd imi lamento ;
Con gratti Pei-, ben ch'io non fcci nulla r
In addurli d colei per teflimorùi i
Tur ragiono con quelli albore eflreme. I
Comincia Arcadi uerjì , o mia Sampogti4* >
In Arcadia gli arguti monti tutti >
Cantati foucnte9cr liloquaci pini
Lor giaccion fopra9da cui i pajlorctli •: « I
Odonfouente ragionar# amore. . ,-L
Pan quiui il primo fu,che le Sampogne >
Non comportò ,che flefiin fempre in otto : i
Comincia Arcadi uerjl3o mia Sampognd. :
JAoffo ha per moglie Nifi: hor che fperanzd .»
Baieremo amantiihor giungeremo infìeme
1 x cauaUe,c grifóni pel futuro ?
Ad un finte uerranno a bere d coppia 2
Gli arditi cdniyZr le paurofe lepri. j
Accendi Moffo nuouc faccUmc* > t
Da poi che meni moglie ,er /porgi nodi -1
V ofciach* in tuo piacer fi lafcid dietro ?»
H ejpcro , ah trifii noi ilo monte O età. . {
Comincia Arcadi uer{l,o mia Sampogna.
O doma maritata ai un degno huomo ,
Hor tu difpregi ogniuno , cr bora in odio ?
TV la Sampogna midicr hor le capre l
AbborrifcitCr la mia pilofa barba , < j.
E t quefle irfute cigliai manco credi, , T
Che de mortai gli Dei fi pigliti cura . ;
Comincia Arcadi uerjì,o mia Sampogfuu
Bri ndc mieflepi picco lina,
Bt con tua madre coglicui de pomi*
mi EGLOGA*^
Tur tfer'io guida-, ab laffb me,ch'atlhord
Vedcua appena il terzo decimo anno,
ì Et con fatica ancora i primi rami
Eoteadaterraconlemantoccare : -r- r
i Quando ti uidi,aJnme come fri prefoì . 'c >
Come del uano error rimaji preda!
Comincia Arcadi ucrfro mia Sampogna , >
Hor forche cofac Amore ,crdouc ei nacque .
Ne gli afpri monti, in ìfmaro Kodope>
O coUfra gli ejlremi Gar amanti,
tàenatoègiadinoftraftirpeilftro, -s/L
Ne men natolo nutrito a [angue noftro • .»
Comincia Arcadi uerjl,o mia fampogna *
fc tempio Amor la man nel proprio [angue
Tinger di roffo a la /pittata madre,
'Benfù crude l quella [cclefia madre9
Voflu madre piu ferodo fi piu trijlo : . :\D
Empio [anciulMn fr reo quel figliuolo ,
I&a fr fti piu crudel tu,cruda madre .
Comincia Arcadi ucrfl,o mia Sampogiau
Hor de le gregge, per fra propia uoglia
Sifrggail lupo, o1 [opradure quercie
JXafcano ipomi d'oro,ei fior Narcifsi ,
Vroducangtalni,zr li pungenti roghi
Suditi perle lorfeorze igrdfii elctri*
& ulule cantm pur co cigni a proua } ÌPi
Venga Titiro,Orfio,Orfio tra bofehi >•/» J .
Si jlia mai fcmpre,cr Arionjra pcfcL r:- V ,
Comincia Arcadi uerfìiomia Sampogna,
Sommerga il mar tutto quel ck’hoggiuiue »
Re fiate o [clu*, ch'io da quefta ripa
i
i
Di quejlo alpeftro monte giu nel mare
Mi gitterò : o N ift quejlo dono
Ver l'ultimo babbi a da cojluiycbe muore.
Fon fine a ucrji Arcadi, o miafxmpogna,
Quejlo dicca Damon,quel che feguiffe
Alftfibeo mi dite,o fante Mufa
Ch'ogni cofa non può fapere ogni huomo,
Torta deli acque, er cingi il [acro altare
Di molli bcnde,er dentro al fuoco g ett4
La perfùfa uabena,e’l mafehio incenfo .
Accio ch’io proui co miei f acri uerft
La magica arte >er per lei faccia amami
Contro ogni fuo placa dal mio marito :
Qui fuor de uafi À noi non manca'nulU.
Verfi al mio albergo homai menate DafhL
Co uerft trar fi può dal del la luna »
Co uaft Circe i compagni di Vliffc
Mutò di fórma-, CT puon nel mezzo A prati
Vinca gli incanti il uenenofo ferpe.]
Va fi al mio albago homai menate Dafni*
Di tre uari color, tre lacci auuolgo
AU’ immagine primardi con quelle
Anco tre uolte il fatto aitar circondo.
Che del numer difpar godon gli Dei.
Verfi al mio albergo homai menate Dafrif
Stringi in tre nodi,o AmariUi cara.
Quei tre colori, o AmariUi firingi.
Et di -, di Vena bella il nodofiringo »
Va fi al mio albergo homai menate Dafni*
Come s’indura quefla tcrra,er come
Sthquefa, quefia già dura caa.
Mw. Noi pur ti doncrem quefla Sampogna,
Con la qual già noi pur cantammo lieti
De/ bello Alefli Coridone ardea.
Ne dopo molto anco ìnfegnocci quefla
"La greggia di chi è, di Melibeo ?
JMLoj. Mendica a te darò queflo baflone
Bello pe nodijV per lo rame,ondlegli
E’ cinto intorno Jl qual già molte uoltc
Antigone lo chiefc,ne mai Tbebbe ;
Et era degno aHhor d' e fiere amato .
Sileno , Egloga Sejlct,
argomento.
L Poeta introduce Sileno in que*
fla Eglogaflqualc anchor cliché
bro , come fi conueniua a colui ,
eh' allenò B acco,fccondo lopcnio *
de gli Epicurei canta iprinci *
pij delle cofe. Md perche quefle
conueniuano troppo all, '
del uerfo pafloralCifu
bito nel principiane fa feufa .
LA mufa noflra è pur la prima (lata.
Che i ucrfi del paflor di Siracufa
Habbia degnati ,er non ha hauuto a [chino ,
Come alcun' altra, <f h abitar le felue.
Vero eh' allhor che m' era agrado dire
Le regie guerre,* me riuolto Apollo
li
I^SEST
A**M*
T irò lorecchUyCT diffe>a te bifogni
Adoperare intorno al gregge amico,
Oltra , ch'io sò quanti faranno quelli *
O V aro yche diran le lodi tue9
Et cheracconteran l'aftre battaglie}
he lafcio a loroy&con piu baffo fide
Ad efercitio humil la mufa pongo.
Ma non dimen3nonfon per raccontare
Cofe,che da te impofle non mi fieno,
Etfe qualcun far à3s' alcun mai fia
Caldo d'amor3che quefii uerft legga*
T e nofiro Varo3li piu bafsi roghi
Mafeguitehomai Ninfe ogmuoflra opra.
CROMI, er Ndpfilo entro ad un antro hcrbofo
V ider ghiacer Silen dal fonno oppreffo ,
Che àia fua ufanza hauea le uene enfiate
Ver molto uin da lui dianzi beuuto.
Lungi poco da lui dal capo tolta '
ha ghirlanda ghiaceua>cr la fua tazZi
Vel fuo logoro manico era appefa.
Quei dentro entrar o3<& perche ft>cjfo il uecchio
Gli hauea gabbati,promettendo loro
fargli contenti delfuo dolce canto ;
Efii il legar o3zr le ghirlande fue
F uro ifuoi lacciima timidi fiondo
Giunfe à cafo Egle , Egle una bella Ninfa
Ltetfacquatice fonti 9e aggiunta ad efii ,
Com'io già difilli buon uecchion legaro.
Et te lefclue chiamante piu grata
Cartafimofira al luminofo Apollo
Che doue il nome tuo fi ucgga fcritt
HiEGLOGA^I
lAa poi che fu Sileti dal forno tolto
E là fronte^ le guancic hauer dipinte
D d Egle befia con fmguignc more ,
Era fendendo dclC inganno fdtto
A luiydd loro,* quei dice Sciogliete,
Deh fcioglictemi komai, perche m'hauetc
C ofi legato ? dffdi uifiaV hducrmi
Vi fio cojlypcr'o che uerfi,ch'io,
E utrfìyctì io promefii ho di cdntarc
V ojh’d mercè far anno idltro a coflci
Darò che canto,perch' altro l'aggradd}
Et qui die fine ,er cominciò' l fio canto.
Veduto h dure fii 4 la fud uoce i f duni.
Et le fere danzare, er le lor cime,
P er gioidytrcmolar le dure quercie .
. Ne del cantar di Apollo tanto gode
il colle di Varnafo,ne cotanto
ljmaro monte R odope d'Orfio •,
Quanto del canto fuo godcua il mondo.
Imperò etici cdntdua,comc inficine
Gl' Atomi radunati ,er pc'l gran uoto
Eujfero fiati il femc,ond'era nato
Variaci' acquaja terra, CT fopra quefli
Il traJparcnte,puro,cterco fuoco :
Et che da quefiipefeia è nato il tutto.
Et come queflo limaccicfo globo
F offe di firma fatto,v fiabilito 5
Et poi come la terra a farfi dura
lncominciajjcycr l'acqua afepararfi.
Et le cofc a pigliar le firme loro .
Et indi appreffo (Calta marnigli 4
Bisesta
Sfar fi la terra fubito che feorfe ,
Al ttuouo giorno ^lampeggiar e il Sole ,
Et come et alto caggia d noi la pioggia
Ne le nugole fatta ,er come prima
Cominaaffer le felue d far fi uerdi.
C omc ajidaffer da pria le fere errando
Ver gl' aff ri monti, allhor non cono fc iute,
Oltradiciò le pietre già gittate
Da P irrdycontai e'iregno di Saturno ,
Uaugel CdUcafco,crdi Prometeo il furto,
Aggiunge ancor, conte nel finte rcfht
Hila affogato, ecr come i nmganti
F cron quel lito rifonare Rila , RiU.
Etdcll'auenturata,/cnon fiffe
Mai fiato armenti, ancor cantò Pafifi,
'Laquald' amori un bianco tor fi prefi ,
Ah fanciulla infelice, qual pazzia
H or t'ha legata * Le figlie di P reto
Già di falfi mugiti empierò i campii
Ma non però già fi d' alcuna prefo
Sciocco penfìcr de li cornuti armenti ,
Ancor ch'ai collo tcmcjfcr baratro.
Et fpeffe uolte,con le man la chiara
fronte cercar, per ritrouar le coma ,
Ah fanciulla infilicc,hor tu pc ' monti
Ne corri errando, crei pofato il fianco
Di ncue,fopra alcun molle ghiacinto
D'un elee ÓJt ombra,rumina l'herbette,
O altra uacca della torma fegue.
Cretcnfì Ninfe, eh fi chiudeteci] Ninfe
De le felue, chiudete al toro il puffo.
D eh fi per forte alcun uefligio innanzi
Vi uenijfe del torfirfe tirato
Dal pafiolar le tenerinc herbette,
O feguendo altra uaccayoue condotto
Efjfer potria da lorycon mio gran duolo
Quelle feguite a le Gortine falle .
Ancor cantò et una fanciulla prefa
Dallo fplendor de gli Emendi pomi
Et appreffo le fuore di Fetonte
'I r amutate in mufiofiyamarefiorzc%
- Et crefcer fopra terra in alti ontani .
ìndi feguifl come errando Gallo
intorno al fiume di Permejfo eterno
De le noue fonile una il condujfe
Ne monti di Boetiaydoue,incontro
Con grande honor gli andò l'Aonio coroz
Come Lino il paftor gli ornò le tempie
Degli amari fior ti appio y& fi gli diffii
QuefiaSampognati donanleMufe .
Prendila homai,con quefla il uecchto Afereo
Sole a cantando far da gli alti monti
Scendere a baffo le robujle quercie.
Del Grineo bofeo canterai con quefla
Vorigin ucrayaccio che non fi troui
Seluayontiacquifh maggior gloria Apollo*
Che dirò iof come Scilla di N ifo.
Et V altra appreffo }che dal mezzo ingiufo
Latra qual canc,in duro fcoglio fatta»
La qual fi diceyche del uago Vliffe
Sommerfe i legpi$ ah troppo horrendacofai
Et fi dilacerar da con marini
1 Mitiganti nel profondo mare*
O pur cottici cantdjfc le mutate
Membra di Terco,er quai uiuande ,er doni
Gli portdffe a la menfa filomena >
Et come appreffo,con prefiezza molta
Ve luoghi inh abitati hauejje albergo :
Ma con che penne pria facejfe il uolo
De lafua regia cafafopra il tetto .
T utto quel,chc f Eurota al biondo Apollo
V di cantar , ch'egli a fuoi lauri diffe ,
Che e * deuejjer tener per fempre a menici
Egli cantaudyCr le percoffe ualli
Nf mandarono il fuon fino a le ftcUe }
Ver infin ctiegli a raunar cofirinfe
"La greggia,*? rimenarla entro le fidile,
A lor paftoriiC fendo mezzo giorno
A mal gfado del cielo apporne fera,
Tbirjly Egloga. Settima.
ARGOMENTO.
A Bucoliafii di Theocrito òpre «
l'argomento di quefta E glog .
Il poeta introduce qui Mclibeo
pafiore,che racconta il contrafio
di Coridonc,& di Thirfi,ilquale
s' era per forte abbattuto,mentre
ch'egli andana cacando ti un bcc*
co, che s5 a a fmarrito: er era fia-
to chiamato da Dafni giudice del contrafio.
JL-rXIUlUK-U, V^UHUUIie, C 1 11101»
A LdbcW ombra futi fronzuto felce
Scdcafl Dafni,douc Condotte ,
E t Tir fi Imeni} quel di ti greggia inficine.
Di pecorelle Tirfi era guardiano ,
E t Coridon di capre ,che pendenti
Haucan le poppe per foucrchio latte. ; a
A mbi giouin d’etate, ambi d' A rcadti,
A cantar pari>c? a rifonder prefiL
Quiuimcntr'io ripar o, acciò ch'il freddo
A la tenera mortine non noceti, ' ,
Cercaua il capro,che dal gregge fera,
N el menarlo a lo albergo ; allon tanato :
Veggo il bel Dafni, e? egli a me riuolto
Mi diffido M clibco, tua; qua da noi 5
Ch'il capro è fatuo, cr fonfalui gli agnelli.
Et fi tu puoi rcftar,iiieiinc a qucfi'ombra
A ripofarti no fio 5 doue quinci
Vedrai gli armenti ogn'hor uenire a bere.
Qui con tenere canne il Mincio adombra
Sue ucrdiriue,cr da le fiacre querele /
Sujfurrar s'odon le pungenti pecchie,
losche doueua fard alihor non era
Meco T Ulidc ,o Alcippc,chc gl' agnelli
Dal latte tolti rincbtudcjfe in cafa :
'Et grande era il contrafio fi' a co fioro.
Ma finalmente a ogni mia faccenda,
A ncor che grande ,antepofi i lor giuochi.
Cominciar contraftando horluno,horlaltro
A cantar ucrfi, e ben uolcan le M ufi,
Ch'amcntc haucfsi il lor dire auiccnda :
' 1 é
Coridon qucfli diffe , er Tirfi quefii
Gli rifpofcper ordine in rijpofla.
Cor. O Ninfe, io u' amo, alinea datemi uerfi
Qualhalmio Codro, perche quanto Febo
Quafi fa ucrfema fe hauer non pojfo
Gratia cotal,da molto dolor uinto
Quefia arguta Sampogna hoggi rimane
Vendente in fegno a qucfto facro pino.
Tir, Vafeori Arcadi, a me,ch'ogn'hor maggiore
Vengo poeta,cCedra ornate il capo :
f Tal che d'inuidia ancor ne [coppi Codro .
Ma fc mi biafma alcun,baccari fieno,
Ctiornin mia fronte y acciò che pel futuro
Alcun non faccia ingiuria al uofiro iute.
Cor. V'un fetofo cignal f ir futa tefta.
Et d'un gran ceruo le ramofe corna ,
Sacra Diana,ilmio Micon t'appende:
Ma fe farà quanto il uolcr mio dijfe.
Ver me farai di bianco marmo fculta.
Et di bei borzacchin le gambe ornata .
Tir. E tu P napo almo cult or de gli horti,
Vcrch'ogni anno ti bafia un uafo folo
Di bianco latte, er farro,?? fai con ejfo.
Già fino à qui di terfo marmo fatto
ft T’hauiam,ma da qui innanzi,fe la greggia
Ci farà un'altra greggiafarai d'oro.
Zor. O Galatea,chc di dolcezza auanzi
llmcle ibleo,?? di candore i cigni,
EtdibeUczzapafiilabiancaEdra :
Quando uedi tornar uerfo V albergo
Va pafehi il toro, a me uientene fola-.
Se del tuo Coridone umor tifcalda.
Tir . Anzi io pofia parer piu amaro affai.
Che t herbe di Sardigna,cr piu [cabro fo.
Che laffro rogo,cr uia piu uil che f alga.
Se quefto giorno a me non par piu lungo ,
Ch'un anno interagite o pafciuti tori ,
S’c piu uer gogna in uoi,gite a le fi alle •
Cor . Muffo fi finti ,er herbe grate al formo.
Et uoi rari arbuffcei,che con le fiondi
Eate fi opra il terren piaceuoV ombra :
Dcfc dal folfiitio le mie pecorelle
T) fendete, hor ch'e' uien la calda fiate $
Già fior le ulti altrui mofiran le gemme.1
Tir . Quinci è'I fòcone,& qui lefacelline
Stan ffmpre acceffe,ej ffempre c' arde il fioco,
*. ' Et P afiidua filiggine ogni coffa
Eauenirneroicrqui tanto di Borea
Temiamo il freddo, quanto teme il Lupo
il numcr de gli agnei,de gli argin fiume .
Cor. Qui fon ginepri, crruuidccaftagne.
Et da ogni arborpendon pomici prati
Son pien di fiori, cr ogni coffa ride :
Mentre fra lor dimora il bello A lefiu
Muffe da lorfiffcofia,con Infigge
Ogni bontate,zr fi ficcano i fiumi.
Tir. Per difitto dell'aria i campi, e' prati
Si fian dolenti, da gran fitte opprefii.
Et la ulte bora indarno adombra i colli,
Mafie ¥ lUide mia fi mofira loro
Si rallegra ogni cofani ffommo Gioue
farà dal citi uernr piaceuol pioggia.
’M SE TT'HIA^ 2J
Cor. La quercia è grata ad H $rcolcjZ?}a uitc. -
Ama U Dio BaccoiZflaucrttc mortella
Venere ha in gradoicrfcbò pregia il laurós ir
E t FilUhoncra ilcorilo mentre effo
Sarà dattili amatojluerde alloro,
Ne la niortin giamai uincerà il'corilo . i '
Tir. Sta ne le felue ben Fccccffofi'afiino ,
il pin ne gli bottini pioppo [opra il fiume, i
E per gU alpeflri monti il dritto abeto .
l&afc piujpcjfo k me,Licida,uicni o
llfrafiin ne le felue,il pin ne gl’horti; . t
Sanza alcun dubbio }al tuo bèl ceder amo*
Mei, Di tanto mi ricordo, e in uanpoiTirfl /
S'affaticò contenderete? fra noi , , U
C ondon fu tenuto un Coridone . t ,
Lo Incanteftmo, Egloga. Ottaua ♦
- ARGOMENTO.
j Vejla Egloga ha due parti . Nel
la prima Damon p afrore inno*
morato di N ifa , laqualc uolcua
meglio aMoffo , dirompe in di*
ucrfr lamenti . L a feconda c tolta
qua fi tutta da T bcocrito, come
ancho è tolta quafi la maggior
_ parte della prefcntc opera , dona
ma certa maliarda con incanti & malie fi sfèrza diri*
ime un gioitane, che la jfrczzaua, a tornare auclerlt
bene*
Buc.diVCK D
Damonc, c AlfefiBfeo#
L'Agrtflt mufa di due pafior canto:
Luti detto AlfifibeoJaltroDmone, {
Che fèti per marauiglia a una uitetU . l
Scordarli tberbe , er arre/iarc i fiumi, ->UL
Et fiupefatte fior tirate fiere. ,ì2
Lamufa di Damone,e Alfifibeo [
Hor noi cantiamo: il tuo fauorciprefid il
O fe del gran T imauo pefti ifafii, .'V.
C del mar Stiauo pur caualchi f onde, • -
Eh farà mai quel diteti i tuoi gran fatti
M i jla lecito dirocco t' ne uienc
jl giorno ychc mi fia conccjjo dire
A tutto il mondo le tue cccclfe lodi ; r »
*
i'
$
Le qual cotante foniche fol de ucrjl
Del Sofocleo coturno degne fono. . - ^ .
pur non di manco han principio i miei carmi
Me tuoi gran gefthcr finire in te demo ^
Et però preni i ucrfi,chc tuftefo
Impofto m'bdiyCr fia gli alteri Allori
Lafcia fer pendo andar qucft'Edra intorno*
Appena il uelohaueala freddanotte
Disgombrata dal mondo}aUbor che Ihcrba ,
E di bianca rugiada intorno molle:
Cefi grata a le dolci pecorelle.
Quando Damonc a pie d’un bianco uliuo
Incominciò i fuoi detti in quefle uoci-,
Sorgi,luce del ciel Diana JlcUa,
Che uieni innanzi al Solevi giorno meni, ±
Mentre che deW indegno maritaggio
mito;
k
.
orrAVAjD ìt
Dett empia,*? cruda Nifa i mi lamento
• Con gValti Da-, ben ch'io non feci nulla r
Jn addurli k colei per tefiimoni}. . i
Tur ragiono con queUiatthore eftreme. i
Comincici Arcadi ucrfl , ò mia Sampogtuu
In Arcadia gli arguti montitutti >
Cantati fouente,*?liloquacipini *,
h or giaccio n fopra, da cui i paftorcUi \ •• ; i
Odonfouente ragionare? amore. ,,l
Pan quiui il primo fu, che le Sampogne >
Non comportò, che fiefiin frnpre motto : :
Comincia Arcadi uerfi,o mia Sampogncu
Jftojjò ha per moglie Nifa: hor che fpcranz4 >
Hauremo amantiihor giungeremo inficme
he cauatle,e grifom,*? pel futuro r
Ad un fonte uerranno k bere k coppia
Gli arditi cani, *? le paurofe lepri . ?
Accendi Moffo nuoue faccUinc, >. t
Da poi che meni moglie,*? flurgi noeti x
Vofciach'in tuo piacer fi lafcia dietro *
H ef}>cro , ah trifti noi-, lo monte O età. .
Comincia Ar cadi u(rfìto mia Sampogncu :
O donna maritata ad un degno huomo,
Hor tu diffregiogniuno, erbora in odio t
Tc la Sampogna mia}*? hor le capre Z
Abborrifci,*? la mia pilofa barba , » I
E t quefle irfute ciglia}*? manco credi»' v*
Che de mortai gli Dei fi piglili cura . Z
Comincia Arcadi uerfi,o mia SampogicU >
Bri nele mie fiepi piccolina.
Et con tua madre cogliertele pomi» Ji
JWO*>
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al
r »
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^
Vuru'cr'io guida-, ah laffb mc,ch'atlhord
Vede tu appena il terzo decimo anno,
E t con fatica ancora i primi rami
Votea da terra con le man toccare :
Quando ti uidi,aJnme come fui prefoì
Come del uanoerror rimafi preda/ '
Comincia Arcadi uerfo mia Sampomt, i
^orf°^ecofa c Amerei douc ci nacqui
Kcgli^rimmtw ìfmaro^ Kodope, ;
° coUfraglieftremiGaramanti. y
tic nato e già dinoflra flirpe il firo,
*le mai natolo nutrito afanguc nofbro. 0 :
Comma* Arcadi uerfl.o mia fampogna.
re Tempio Amor la man nel proprio fanvut
*Tingqr di rojfo a la /pie tata madre .
Brnjfc crudel quella [cele fi a madre,
To/tu madre piufèra,ofit piu tri/lo ^
l^pwfanciulMfù reo quel figliuolo,
Kafù/it piu ornici tu, cruda mdrt.
Cornimi Arcadi ucrfl,o mia Sampomo.
Morde le gnggt,pcrfu4 propia itogli*
SiHga il lupo,cr [opri iure querele
Kafcano ipomi df oro ,ei fior Narcifsi
Tr oducan gl alni^cr li pungenti roghi \
Suditi per le lor forze i grafi elctri,
L ulule cantin pur co cigni à proua-,
Vmga Titiro,Orjio> Orjro trabocchi . j
Sijtu mufempre,®- Anon Ira pefei.
Comincia Arcadi uerfl. o mia Sampogna.
il mar tutto quel ch'hoggi uiue
Reftatc ofelue, ch'io da quefta ripa
i
Di quefto alpeftro monti giu mi mare
Mi g itterò : o Nifi quefto dono
Per r ultimo habbia da coftui,che muore*
Von fine a uerfi Arcadi,o miafampogna*
Quello dicco. Damon,quel chefeguifjè
Alftfibeo mi ditelo fante Mufe-,
Ch'ogni copi non può fapere ogni huomof
Porto dell acque,®1 cingi il [acro altare
Di molli bende,®' dentro al fuoco getto
"La pcrfùfa uerbena,e'l mafehio incenfo*
Accio ch'io proni co mici [acri uerjì
ho magica arte,® per lei faccio amarmi
Contro ognifuo piacer dal mio marito :
Qui fuor de uerfi a noi non manca'mUa*
' Verfi dmioalbergohomaimenateDafhL
Co uerfi trar fi può dal del lo luna.
Co uerfi Circe i compagni di Vliffe
Mutò di fórma-,® puon nel mezzo a proti
Vincer gli incanti il uenenofo ferpe.]
Verfi al mio albergo homai menate Dafni *
Di tre uari color ,tre lacci auuolgo.
All'immagine primardi con quelle
Anco tre uolte il fanto aitar circondo*
Che del numer diffar godon gli Dei .
Verfi al mio albergo homai menate Dafni*
Stringi in tre nodi,o AmariUli cara ,
Quei tre colorii Amarilli ftringi ,
Et di i di Vener bella il nodoftringo •
V erfi al mio albergo homai menate Dafni*
Come s' indura quefto terra,® come
Si liquefa, quefia già dura cera,
_ • « «
E t qixfta,cr quell* ad un mdefrno fuoco:
Tanto per nojbro amore auenga a Dafni.
Getta nel fuoco farro,<crfale apprcjfo ,
E il crepitante alloro, io perche Dafni
ìl cor m'incende que/lo alloro abbrucio .
In que/lo fuoco contro a Dafni il crudo .
Ver fi al mio albergo homai menate Dafni.
V amor di Dafni uerfo me limigli
Quel de la uacca,quando fegue il toro
Pcrgl'afpri bofchi,cr per Halpcftrefelu ef
Che dicercare fianca foprai giunchi
Si corca laffa in ripa à qualche fiume ,
t\chfouuicn>ch’ il dii’ appreffa alfine} )
Tanto di fe medefma ufcita è fuori P
Cotanto amor lo piglia" non mi curi . '/
Di fargli ribatter la fua folate .
Verfl al mio albergo homai menate Dafni.
Già qucfle /foglie, che di Dafni furo ,
Che mi lafciò nel fuo partire in pegno.
Ti dono o terra, fatto quefla foglia
qm/Ic babbi in pegno fol per render Dafni.
Vcrfi al mio albergo homai menate Dafni.
Quefl’hcrbe Meri già mi dicdr,cr qucfH
Vcnem in Ponto , pur da Meri colti >
Perche molti n’adduce tal paefe. //
Meri con qucfti trasformofii in lupo, \
E t s’imbofcò piu uolte,cr molte ancor 4
Valmc de morti truffe de fepolchri }
E fio ueduto ho le mature biade
GiadJTun campo all’altro traffortargli.
Xcrjl al mio albergo homai menate Dafni.
• * Viglici Amarilli con due man la cenere* ;?n
E tfopra il capo la getta nel fiume.
Acciò che non la gUardi,& io con quefld : H
Affiaterò l'ingrato Dafni , poi
Ch'i Dei non cura,cr piu dijf rezza i uerfh
Ver fi al mio albergo homai menate DafitL • t
Deh uedi un po,che mentre io tardo à fiord
La cenere gtttar,com'eUa propia )
Sul altare ftridendo da fie fleffia
Leficintilanti fiamme matida fiore :
lo non fo gìa,s'c buonora triflo augurio »
Sentirti il con f òpra la fòglia abbaio*
£erto ch'egli è buon fiegno,à quel ch'io creda
O pur dafetolfiegm amante crede.
No certonò,chcgt'èl'amatoDafhi. xAA
Verfinon piu, eh' a noi tornato è Dafni.
Meri, Egloga. Nona.
ARGOMENTO.
opo La uittòriaFHippenfè0
hauendo Vergilio perduto am
ch'egli i fiuoi poderi neUadflri*
butione de campi, iquali per ardi
ne de Triumuirifi diuideuano di
la da P Oypartitofi da Ro ma,par
te per rifletto della fio utrtu %
cr parte per fauor di Po Uiond
gouernatore di quei paefl , rihebbe le fiue po/Jefiioni . M j
ciò hauendo moto per male Ario*, a cui perauuentura &d
toccoilpodcrdi Vergilio, poco mancò, [ch'egli non fijfic
• • • •
, \
»«, £
morto da quel faldato adiralo . Rjfcndo egli dunque per
tornare a Roma,ordinò al fuo fattore , che con minor fuo
danno , chepofiibil (offe fino al ritorno fuo fi gratificajfe
Ario. C oftui dunque per commefion del padrone ua A
Mantoua,a prefcntar certi capretti ad Ano. Licida pafto
re raggi unfc Meri, er gli domanda doue e' ua. quiui Meri
haucnàonc occafione piagc la mi feria di quei tempi. Dipoi
Andando infiemc aMantoua , pajfano il tempo con diuerfe
canzoni, :
Licida, & Meri* a
# '**• *■ • * p. ''f \ 9* l ' IllC v# * t -m ,
1 'A Due ti guida il piede Meritar doue
JLJ Ti conduce la uialne la cittadei . * 4
M er, O Licida,noi fiam una condotti.
Che pur delnofhro campo un fire/hero* V
Quel che giamoi nonfi fariapenfatoi « . •
E uenuto padrone ,e ardifee dire ;
Quefio è pur mio,atitichi habitatori
Cercate homai procacciarui altro luogo :
r! Hor uinti,gr éfcacciati.Et quefio fola, » -r— -
t
? Per chela forte quaggiù il tutto uolge.
m '%jzt à lui quefii,che mal prò gli faccino ;
sVto v'- Come tu uedi ogribor portiamo a quegli »
I *ic, Certo ch'io pure haueua udito dire ,
•t /' 4.: Che da lafommiù dclTalto colle
Per lefùe piagge giufo fino al fiume
* Bt da lamacchia, alo feofeefo faggio
i Seruato banca Mcnalca co fuoiuerfi*
Ktr. Vudifiibcn,benneuolòlafama ,
Ma uagUontanto?ejpwmoi uerfi nofiri
v ort
—
I
✓
^ N O N A ^ zf
tra Vanni militar, Licida caro, y
Quanto al ticnir dell aquila anco ualt , .-y j
La timida colomba d'Albania. y
Et s'ammonito non m'haueffc allotta ,
C.h' io tontraftar piu non douefii il mio ;
LalTdce caua fimjbra cornice.
Ne qui farebbe Ai eri tuo, ne ancor 4 '1
Sarebbe uiuo il tuo caro Monoica.
He* Ahme,cham di tu, farebbe alcuno \
Che faceff : atto federato tanto l
Ahimè, dunque è per co/i poco /iato.
Che perduto non s'eteco Monoica (
Ogni piacere, ogni folazzo noflro .
Chi cantcria le N ufi, echidi fiori.
Et d' herbe /porgerla la terra, cr quali
Soprale finti inducerebbe l'ombra 1
O uer chi fona i uerjì,ch'io di piatto j ,
Ti tolfi quando àfolazzar condoni*
Moltovonècon AmariMno/bra.
T itiro caro infin eh' à te ritorno.
Latiia cèbreue,le pecore pafei, £
Et poi che fon pafeiute a ber le mena
Al chiaro rio,ma guardati dal capro;
Ne grondar contro, perch'ei cozza ,er
Wm Anzi chique/li canterebbe,i quali
N on ben forniti per dar lode à Varo f.l
Cofifoucnte a noi paflor contatta ;
O V aro; il tuo gran nome fino al cielo*
Se per te farà Mantua confcruata; N
Ah Mantoua infelice, zr troppo appre/Jo
A tfog/fi duolo.
Cantando porteranno i bianchi cigni
Eie. C oli fùggan mai fempre le tue pecchie
Gli amari tafri,C le tue uacche a capi
Portin pel latte le lor poppe gonfie : i
Comincia fe nuWbai,ch'anco le M ufi
fecero me poeta, anch'io fi ucrfl.
Et lor nate mi chiamano i pajlorì :
JAaiononneuoprefo&lclor gridai
pero che fino a qui non mi par fare i.
Vcrfi da porgli a par con Varo,o Cimi»
lAaroza oca gracchiar fra dolci cignu
JMfr. I oframeftejfo acciò penfauaadeffo.
Et framcfrejfo inmente riuolgeua »
/ ScmaimiricorddfiiyZr non fon certo - i
"Verfì però da difrregiarli molto.
' Vicn quinci 3o Galatea,che fi affo trotti
Nc lefalfc onde,quinci pnmauera
Orna il terreo di rofii fiori intorno*
Et con l'humore i fiumi le lor fronde
X>ipingon lieti di uariati fiorii
E7 bianco pioppo il fuo bell antro adorni ,
Et con le braccia fue la uite porge
Nel mezzo giorno altrui piaceuol ombra ,
(. Eh rnnne, ej lafcia al lito,cr per gli fogli
A fuo grado frrir crucciofo il mare. 'r.
I Àc. Che ucrfì fironquei,cb' io già t'udif
Vna notte cantar, che ben il modo /
Saprei,$'haucfii a mente le parol rf >
Mer. AchcpiuDafhit'affotichihomai
Incero ar de le fteUc il corfo ufato A
Ecco chcfotto il fegno di Ciprigni .* •
K
«CNOK'AW 50
Cefitrc è tuttofato il cui pianeta
* Vieti le biade pe campi ogn’hor mature »
Et per gli aprici colli anco le ulti ,
Con gioia affai coloreranno Irne* , >
Anncfl a Dafni il pelacelo che poi . t\
Ifigliychc uerrati colgano i frutti.
Ogni cofa mortai ne porta il tempo, > ^
Et l'animo ancoiio mi ricordo faffò ,
Scudo piccolfanciul3cantando femprt \
• Durar da Coibenti tramontar del Sole.
s Nora non pur mi s’c feordato i uerfi ,
-- Ma con quelli anco ho perduto la uoce,
*•' Et prima il lupo uidc Meri, eh' egli
r:: • Eie l’empio lupo ancor fi (òffe accorto,.
<-• Ma bajlinti homai qucjlijgl’ altri poi
A te Menalca gli dirà fouente »
tic. Con quc/le tue cagionuai ritirando
Vurfemprein lungo ilde/idcrio noffro
Non ueditu,ch’ilmarfipofa in calma, . . •
N e mormorar per Varia il uento s'ode. . . ;
Appunto quinci è' l mezzo del cammino :
imperò ch’io di qui feorgo il fepolcro
T)iBianoro3oue gli agricoltori A ■
Colgon leuerdifrondijin quejlo loco
Cantiamo oMeri,ehpofa queffi agneUi5\ ;
Che ad otta giungerem ne la cittade.
Mafe pur primach’ armiamo à quelli
Dubiti che la pioggia non ti tarpi ,
Cantiam per /brada perch’ il noflro canto
Il cammin ci farà piu corto. Andiatrn '
E 4 caufi che per uia popi cantare.
:<*•*
0$, EGLOGA
Ti uo leuar da dojjo queftofafcio
JW cr. De b non dir piufanciul/acciamo hor quanti
Dura nccefitx ciprigne a fare .
, Perche quando a fa Mendica flejjo
Atthorpotrem cantar più dolci ucrjh
Gallo , Egloga. Decima i
ARGOMENTO.
ORNELIO Gallo fi grati
poeta , cr primo gouernatore
dctTEgittOydquale ejfendo fie*
rumente innamorato di Citheri *
de meretrice , liberta di Voluti*
3 , nio, chiamata qui dal Poeta Li*
corine gli udendo ella punto di
bene ^rna ejfendo ita in GaUia co
Antonio, credefi ch'egli ne fcntijfegrandifiimo dolore . I !
Poeta dunque lo confola con quefta Egloga , laquale è toU
ta dal Tbirjl di Theocrito,
SJami,Arethufa,in quefla ultima imprefi
Cortefe del tuo aiuto,oue ho da dire
A leum pochi uerfl a Gallo mio, >
Ver fiche leggerà Licori anpra. )
E t chi potria negar mai ucrjia Gatto*
Cofl lamara Dori unqua non mefehi !fL
Il juo col tuo liquor, mentre tu papi !
Sotto' l mar Siciliano, homai comincia:
Cantiamo il mcflo amor di Gatto, mentre
Pafcon le capre i teneri uirgulti, . ...,r4
«.DECIMAR
No/ non cantiamo a fordi : anzi le fclut ' <
Ri/pondon dolcemente a noflri accenti.
Douccrauate uoi N aiadi,eyn quali
Lofchi,quando d'amore indegno arda
'Callo t Voi non Parnaffo,uoi non Pindo, >;*
Ne Aganippe tenne a far foggiorno . ' * ' ¥ .A
Vianferlo i lauri,?? Menalpianfe ancora*
Vcggendolfol dolcrfi in terra ficfo} .
Etpianfcrlo anco ifafii di Liceo .
Eurglìlcgreggic intorno,?? non gl'increbbci
Nc te incrcfca dì lor diuin poeta :
libello Adone anch'ei guidò la greggia
A bere a fiumi, uenncui il guardiano -,
Venneui il pigro ancor bifólco , e'I graffo !
Menala aàbor dalle mature ghiande,
Vcnncui Apollo, ?? ne dimandan tutti ,
P erebe fluite amor t' ingombri' l petto.
0 ue è Galloni ccruelt dice Licori
“La Ninfa tua : ??fiegue uti altro intanto
Ver neui, er monti, & per armate fchicre . ?
Venne Situano, & ha dirozo bonore
Il capo adorno, cric fiorite ucrghe
Scuotevi gigli grandi,*? dell' Arcadia *
L>[oPanuiucnne,ochenoiuiftohabbiamo
Di coccole fanguigne tfEbul tinto,
loffio ardi minio,?? qual fia modo dicet
Amor quefio non cura,?? non fi pafee
Di pianto il crudo Amor, ne d'berba il ritto
Ne di Cithifo [‘Apatie di fiondi j
Le capre : Ma uoi pure, ci dice me fio, .r
Arcadi canterete a uoftri monti
i
\«A|t tfì
freddi noi foto al cantare auezzL
O fc mai canta Vamor mio la uofiro
Rampogna, come allhor mi fiorò in pace.
O s’io fifii de uoflri unOjO de greggi
Voftri guardiano,o pur delle mature
Vuc uendemmiatóre , o pur guardiano.
Tojfe o pur meco FiUiyofòffc Aminta,
O qual fi fio furor ( che nuoce ittoi
Se Aminta è nero ? hor non fon nere ancori
"Le coccole er mole i ) meco all'ombra
Storia de falci fotto dcbtl i lite :
Mentre cantajjc Anunta.cr mentre firn
filli coglieffcyche ghirlande inteffe.
Qui ficchi fintiyCT tenere berbefono
licori, er felue ombrofe : er io contento
Xiuer teco in eterno ogn'hor defio .
il fiero amore hor mi ritiene armato
Nel mezzo aU'armi,alle nemiche febiere :
Tu dalla patria lungi ( o s'io mentifii)
Senza me fola Agghiacciato Rbcno,
UAlpi di nieuc piene hor uedi,ab crudo
Ah figgi haimeychc non ti offenda il fivddo ,
Ah chcH rigido ghiaccio il tener piede
Mi fera te non tagliyab figgi hor dunque. r
Canterò dunque il Calci dico ucrfo.
Et quel che d me del Sicilian pafiore
XaMufa infegna : che cofi ho difpojlo
Mellc felue cantare ,er nelle grotte
Fra fafii er fiere i mici teneri amori ,
Mctlc tenere forze io quefti intaglio.
Che crefcon qucfitjcrcfccrwno & qucUL
Tornio anchor fra Ninfe andrò cercando
Qualche fiata, cr cacciato cignali.
De mhourà’l freddo, s'io circondo
Con cani i bo fichi di Partenio tutti .
Veggomi andar già per le balze, efebi
SonanticT filettar dardi Cretefl
Contorco Soriano,er queflofia
Del furor mio rimedio,cr quclDio ferfe
Eia del mal no fero piu benigno autore *
D' Arbori a noi Ninfe non pm,ne uerfe
Piacciono a noi non piu,uoi fi lue uoi
Date perdono a noigratia cr fiauore.
Chi dura in uoi fatico, quel nonpuote
Mutar, ne fe nel maggior freddo noi
B cefiimo E bro,cr fe da piogge cr neui
Pofiimo in Scitha ricoperti : o quando '
Verde Ufcorza,chefificca,Volmo ,
Quando pafeiamo dEthiopia i greggi
Sotto'lfegno di Cancro al caldo ardente.
AMOR uince ogni cofa,Amor noi regger
Mufeà uoi quefto bafti,che cantato
Dobbiamo a[faiìmcntré‘l Poeta uofero
Siede, cr di uinchi teneri ha tejfuto
Picciolo cefia, uoi Mufe farete
Aluofbro GaQo.chcfla grande, a Gallo
Per cui tanto ardo ogn*horapiu,quanto alto
Crefce di Pr inumerà il uerde ontano .
Sorgiamo homai,che fuole ejfer nociua
l, ombr a 4 chi canta,cr del ginepro V ombrai
Anchor a nuoce cr ohe biade : cr uoi
Caprette bomaisb'cfcrdtdndatc a cafiu
*
ir, f
Nit
t 4 kBgLOuA» W ^
Qucfti ucrfi porteli dal T hebro a l'Arno, r/< ^ ,
Signor, guidone inondai campi aprici ’ >
b'Elfa,dapoi che Umpia forte il mezzo • i
Di me medcfmoyt'l meglio c'I piu mi tolfei >
Ccluiychc come al mondo era uenuto r / ,
Dopo mcydouca anchor partirfen dopo, r. X
Ut perche fiati da poco dottamano *>
Di intono habito T hofeo omati,dovc * j-
Erano pria ucfliti a la Romana
Da miglior majlroiattoi non piacciati meno ;
Anzi prendete lor come nouclli *.
F ruttinoli molto amor piantati <y colti. » X
fiate certOyche comunque e' fono,
yicnfeco ancho il mio cor deuoto fcmpr$
Quanto per lui fi puote,afam honore .
i IJt *
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Il fine della Bucolica ; o i
di Vergilio.
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VERGI LIO,
TRADOTTA PER M. BERNARD^!!
DANIELLO,
Al Magnifico M* Lionardo
Mozcnigo,
Libro Vrimo.
argomento* :
C RISSE He /lodo Utf *
opera a Perfe fuo fratello,
neUaquale opera Vcrgilio
s'ha prefo a imitarlo j di mo '
do però , che quel ch'Hcfìo*
do breuemente trattò, egli
piudiffufamente Ihafcritto
in quattro libri . Pcrcbctì*
ejjcndo quattro i capi prin *
cipali dell'agricoltura, cioè,
, f arare Arme ftar e ,ouer piantare ,il pafeere, cr la cura del
: l k pecchie,V ergilio per ciafcun di quejìi fa un libro. P uefiì
y^ancho quejlo primo libro difiinguere in cinque parti} la
1 rimd mette ^mo^° d* dorare il terreno : la feconda rac
tonta la prima origine dell'agricoltura ; la terza annoue*
r a buona parte dettami de contadini: la quarta diflinguc
iuari tempi de lauori della uitta: la quinta deferiue i prorio
Geor,diVcr> E
f!'? y
flichi de tempi :cr quindi pigliando occd/lone entra ne
frodigli quali denunciarono la morte di ecfore.
QV E L Che fertili)* lieti i campi renda:
E fotto qual cclcfle fegno ararli
S ia buono : e maritar le uiti agli olmi :
Com'abondar di bello e graffo armento ,
E di mandre fi può : quanta dintorno
Algouerno dc l'Api diligenti
N on meno inconferuar,ch' afiare il mele,
H auer conuienft cjpcrtentia e r arte,
Jtt (cenate honorato,a cantar uengo.
Chiari dei mondo lumi, che correndo
Pel detratto con uoitr abete tanno:
Cerere ,e Bacco, che le ghiande e t acqua,
on che trarfi folean le prime gatti
fiame,e fcte,m grano, e in uin cangiafle :
Venite o Fauni, agre/li Dei-, ucnite
fauni,e fanciulle Driade, poi ch'io canto
I uojbri honon,a dar al canto aita,
Hettuno e tu, eh' a la gran madre pitica *>•
Col tuo grauc tridente aprijl' il fianco, i t
O nd il primo canai fremente ufeio: .
E tu cultor de bcfchi,che di Cea
Per Iherbofe campagne, e graffe macchie.
Trecento bianchi e bei giouenchi pafci :
Di pecore c paflcr,cuflode e Dio
L ajciando il patrio bofeo er di Liceo
Le uaUi e i coUi,ò Vati T cgco,fe mai
Ti fu Menalo a cor,propitio menati
E l' umiline e de le prime ulutc
\
*5 mi PRIMO^I
Venga M intrude quel fonditi che primo '
Mcftrò col corno aratro aprir la terra ;
E da radice il tcnerin Cipreffo
Suelto portandoydnchor uenga Situano :
Voi D ei,uoi tutte Dee,chauete cura
Li confinari campi, e inuoui frutti
Hudrite-j&uoi eh' a i foninoti poi
Larga pioggia dal cui difender fate *
E finalmente tu Cefare inuitto-.
Ch'il mondo tutto lafci dubbio, in quale
Ordine ò choro de fupemi Lei,
P tu ti preporti cielfcggio honorato:
Se le città, fi cuftodir le torre
Vorrai piu toflo ,e di lor fimi,e parti
P render la cura,e porre a i ncmb'il fieno 9
"De la fronde materna ornato il crine :
O s'ejfcr brami Dio del mare immenfo.
La tua deità fola i nauiganti
Riucri frano ognihor, t'adori e ftrua
T buie de t altre eftrem'ifolau Theti
Ter genero ti compri,e diati in dote
Quant' ella chiude entro' l fuo ricco fino
Lucide perle,e pretiofe gemme r
O nuouo fegno aggiunto effir in cielo
A i tardi e pigri mcfinn quella parte
V' fra la bella Verginea lardentc
Scorpion ti s'apre ftrada,ecco già eh' egli
Solo per darti luogo ampioje braccia
A fi ritira, a te del del lafiiando
Quella eh' ei pofiic<fhor,piu eh' ugual parte*
Ciò ch'ejfir dei (perche te Re l'inferno
No» fferi batter, ne di regnar defro
Come queflo crudeli' alma t' ingombre*
Ammirin pur quanto lor piace, t Greci
Gli Elifl campile lei ebe la giu regge
Non curi di frguir qua fu la madre )
V attor preftando ale mie audaci imprefe.
Meco de rozi agricoltor t'incrcfca ,
Sia tu lor ducere per camin li feorge,
faci? e pian -, ben fra ebe già t'auuezzi
AdefaudiriuotiepricgbibumanL
Di primauera nel principio, quando
Liquefatto dal Sol, l'bumor gelato
Giu da canuti monti al pian difende}
E eh' a tepidi Xepbiri jpiranti ,
Le già corrotte zolle fi disfanno ,
Comincia gemer fotte» Igraue pefo
De F aratro' l robullo toro,e'njìeme
Sinó al uiuo il terreno il uomer fenda.
Si ch'ei dal folco confumato frlenda*
Al dejir de l'auaro agricoltore
Rifonderan que campi,che foffèrto
Due uolte ilfol hauran,due uoltc il freddo }
Romper angli i granar le molte biade.
Via pria ch'il campo anebor non cono fiuto.
S'apra co'l jcrro,antiuedcr conuicnfi
Et i uenti,e del ciel l'ufo diuerfo,
il natio flto,e gli habiti de luoghi :
Quel ch'uno, region produca,e quello
Chela ftcjfa produr ncufi : que fa
Di biade,e quella piu ficonda d'uua :
Di frutti un' altra, e qui uerdeggian Nerbo
■<H VKI
N onda comandarmi
Mdperfefteffèjhoi
La fronte ornatoci
Vauorio bianconi m
EiSabeimoUiVodo
Hudi i Cdlibfl fèrr(
VelenofdiCdfior ,
DcltCauaUe Eludi
Quefle die leggi* quef
Confermò Urtature
AUhor che prima o
Gettò nel nuouo me
OeUnoftracommi
Onde fon nati glihu
Ogni affanno attito
Tofto adunque fi de
Detannoycomincid
A romper de Uteri
Siche la poluerofaj
Co piu matterie pii
Afciughic cuoca le
2\as'eUd non fora graj
Sott’efjo Arturo è 1
Con leggier folco P
Li,pero ch'ale bell
JN Onnuocan therbi
Lo fferile terrenità
\Soffri le nuoue,e già n
V ri armo al meno ,c
V ri altro rara: e li
O cangiata ftagion
. fH LIBR» f*'
Spepi e molti legumi haurai r decólto,
O tema neccia e de lupini amóri
llfral canneto yt per qualunque in lei
Licuaura fpiri, rifondate felua.
Seminai granoni Un confuma i campi,
Confumdli la uena,e di L etheo
Sonno Iparfi i papancri. fìa meglio
bafciarle ir [ode bor quefìo,hor queir alti* anno.
Pur che fatiar di graffo fimo a fchiuo
Non habbi'i tcrrcrì arido : e pei campi
Già del continuo partorire fianchi,
Spcffo largendo andar cenere immondo.
Cojì mutati c parti lor,le terre
Vengono a ripofarfl,e tufe bene
Arate non Ih durai frutto riattendi *
Spejfo anchora giouò brufeiar le terre
Sterilire far con le firidenti fiamme
Arder le floppie fino aler adici >
O perche prendon quindi occulte fòrze»
Uudrimcnto piu graffo riccuenio :
O che quel fuoco ogni lor uitio cuoce,
E fuorme tragge ogni fouerchio humore:
O quel calor in lor piu fWade aprendo ,
Slarga i ciechi fpiracoli,ondc poi
Per quelle l fuco a le nuoue herbe uenga.
O piu r indura/ nflcme ftrtnge e chuide ,
V aperte uene,a ciò che litui pioggie,
O del rapido fol la fòrza,ól freddo
P enctrabil di B orca non l'abbrufci .
Gira gli occhi benigni in quella parte •'
Cerercyoric chi le non util zolle
Con Ttrpice dentato,e co i graticci
Di vimine conte fri frange ,e ) frana;
Coji moie egli a empiila a lui gioud.
Che quanto uuoldaleifrauor impetrai
E chi già frIJo'l campo in alto letta
in quel le frolle : e le medefme poi
Volto l'aratro da trauerfro rompe,
E che fruente efcrcita le terre 5
lor comandando dar che piu gli aggradì.
Alzati glioccbi al del con giunte mani,
Chieggan, pregando a Dio,gli agricoltori
Sempre humidi i Solftiti>afciutti i uemt$
Nudre bel gran nel poluerofo inuemo
il lieto fuolo,c non fi gloria tanto.
Quanto di tal flagion d'alcunfuo colto
lAejìa : 0 i raccolti fuoi Gargaro ammira :
Che diro io di luiych' apena frarfro
il freme tua perfeguitando i campi 5
Spianando i mucchi del terren non grajjoi
Quinci poCl fiume coi feguenti riui
Conduce ,c frarge / opra lorfemenze ?
E quando a i maggior di,nel maggior caldo
Conthcrbe infieme il teneri arde, e muore
Beco dal giogo d'un pendente monte
T ragge fùorP acqua , effra cadendo al piatto
Vn roco mormorio tra i (afri defla.
Temprando co'l J ito corfro i campi ardentii
Che di coluiyche la /òurabondanza
p afre del girano anchor tenera m berba j
A Uhor che prima' l freme agguagliai frolco j
A do che' l gambo cbefojhcn lefrighe
E iiii
Grauide, non fi [chianti, e caggia a terra ?
Che di quel poi , chc'l trijlo humor palujìre
Raccolto ad un,conbeuitrice trend
Afciugdi eciofdcglidllhor piu quando
Ne mcjì incerti fuol crefcendo'l fiume
Vfcir del proprio letto intorno intorno
Lafciar di fango la cdmpagnd piend ,
O ndefudin d' humor tepido i folchu
H abbia pur di tai cofe efferientia
Qgant'kduerfl può l'huomfe flejfo e i buoi
Affaticando in riuoltar le terre,
Chefemprc nuoce al gran Vocale le grati
E con t amare fue radici anchora
Nuoce la Cicorea,nuocono P ombre.
Uffo padre del cielo effer non uolle
Del coltiuar la uia facile : ei primo
Per arte moffe i campi,a l'affra cote
De le cure folicite i mortali
Cuori aguzzando > ne fofferfe i fuoi
Regni ma trappaffare e pigri e tardi.
Innanzi Gioue nullo agricoltore
Confbrigneua le terre a dar lor frutti :
Ne lecito era di partire i campi :
Viueuafi in commune -, er cjfa terra
Scnz' alcun feme produceafuot parti:
E fempre pronta fenz' altrui richiefla
Vorgea con larga mano il uitto a tutti.
Rgh'l crudo uelen diede a i fer penti}
Ccmmife a i Lupi andar predando ,c al mari
Gonfiar/^ er agitato effer da uentL
Scoffe giu da le figlie' l mele/ 1 fuoco
I
I
j
+z P R I M O >#T 'ff
T olfe a mortali j e poi di mano in mano
Ritenne i fiumi, che correan di uino .
So/o perche penfimdo Vufo humano
Varie arti partoriflc : e del fomento
Vhcrba cercando per li folcbi anda/fe :
Ve le felci e traheffe il fioco fiore,
Atthor pentirò i fiumi i cattati Alni :
Allbor conobbe il numcr de le flette
Il buonìtocchiero,e die lor prima" l nona
p leide quefie chiamando j Hiadc quettei
Artho e di Ucaon piu chiara prole.
Atthor per prender quefla e quella fir*
Fur prima ntrouati lacci > e uifco
Ver ingannare ifcmplicetti Augelli:
E le gran f elite circondar co cani.
Quegli col giacchio' l fiume alto percuote :
Quefli tragge per mar gli humidi lini ;
Atthor fi ritrouato il cturofirro'ì
E la linciente lama de lafega.
Che pria sfènder folean con zeppe il legno.
Vennero arti diuerfc.Vince’l tutto
V offra faticai la necefiitade
Che fuol,ne cafl aduerfl altrui premendo,
Spcffo de/lar gli adomentati ingegni.
Fu prona Cerer ch'mfcgnò a mortali
Com'arar fi deuean le terre , quando
Vor le ghiande, e i corbezolt mancaroì
Pois'aggmfe ai firmanti altra fatica.
Che la ruggine loro il gambo rode ,
Vhorrido inutil cardo per li campi
Rapendo oaiddlgramfurge ajfrafetui
t
• t V.
Di Lappole e di Trigone fouente
Tra i piu bei colti e ben arati folchi,
Quaft in fuo proprio albergo fignoreggid,
La ft crii V ena,eC infelice Loglio .
Perche fc fpcfjo non andrai de campi
C on l'arpice radendo le trifle herbe:
Ne troncherà la falce i rami ombrofi :
E non fpauentarai colfuon gli augelli :
fi e chiederai con pr leghi a Dio la pioggia:
A i che uedrai non già con gliocchi afciuttt
V altrui gran morte, e ti trarrai la fame
Scoffa la quercia nel bofco,di ghiande *
fAa tempo è ben homai che a dir fi ucgia
Quai de robufli contadin fien tarme,
V arme, cui fenza feminar le biade
Ne crefcer ancho feminate ponno .
li uomer primari corno aratro, e i carri
A uolger tardi,i tribolile treggie $
D 'ingiufio pefo gli arpici, e le corbe
Di uimine fottil teffute, e'I uaglio
Del ricco agricoltor uilmajferitid.
Taicofehauraituprouedute aiunti ,
Se di ben coltiuar l'alma e diuina
Villa, haucr brami degna immortai gloria
Subito dunque dei ne gli alti bofehi
Volmo domar piegando in guifa,ch'egli
A forza prenda poi baratro firma}
Cui,dt radice un arbofccUo fuetto
Otto pie lungo,per timon s'addotti ;
A ddattmifl anchor du or cechi ,CT h abbia
Doppio dorfo il dentai che'l uomer chiude .
Taglili aiunti per formarne il giouo
La figlia lieue, il faggio alto,e la/hua
Ond' atergo fi torca e drizzi l carro •
P roui fecondo' l fumo i fòrti legni
Porriati de gli antichi molti effempi
Addurre anchor,quando no'l recufafli)
0 cofi baffe cure hauefli a fehiuo -,
L'aia pria de fi ugual co'l gran celindro
Re ndere,e con le man uoltar fouente -,
E r affocarla con tenace crctai
Perche non ui nafc'herbaio per lapotua
Non s'aprayO fia da uaric pefli offefai
Che fpejfo il picciol topofè fot terra *
Cafe e granai -, cauar le cieche talpe
Lor camerette -, e'n uelenofe cane
Spcffo trouofi la terrefhre rana :
Molt' altri e monjiri c'hanno in lor le terrc%
Souenteancho di grano un monte grande
Predando a facco,cr a ruma mette
La picciolo tignuoUiC la fòrmica
De la ucccbiczza povera temendo. ,
Ponga mente il coltore,efe di fiori
Spefiil noce ueflir uede,e i fuoi rami,
1 rami fuoi 1} yar genti acuto odore.
Sino a terra piegar di frutti carchi j
D’hauer quell'anno buon ricolto (peri}
fia co'l gran caldo,un gran mieter di grano :
Ma s'egli porgerà grand ' ombra e folta
Per troppa morbidezza de le fòglie.
Senza gran batterà , fenza fin paglia :
Già mi rimembra hauerueduto molti
«LIBRO**
Medicar le femenze,efparger quelle
V ria di falmtro,er nera fèccia cf oglio;
Perche dentro al baccel fallace, poi
Toflcro i grani tua piu grandi efpefii,
E a picciol fuoco fi cuoceffer toflo.
Vedut'bo molte anchor femenze elette »
E già prouate con fatica eflrema ,
Tralignar finalmente, fé l'humand
lnduftria,o fòrza con la mano ogriamò
Le piu grandi e piu belle nonfcicglicjfei
Cofì portano ifati peggiorfarfì,
E minando andar di giorno in giorno
Al contrario ueggiamle cofe tutte :
Non altrimenti che cclui,ch' apena
Incontro' l fiume' l picciol legno /finge,
S'acafo auien ch'egli abbandonai remo
'Rimettendo le braccia,e toflo quello
Rapitoci letto del corrente gorgo
Vrecipiteuolmente a dietro porti .
Oltre a ciò debbiam noi feruar <f Arturo,
Del lucido fer pente ye de capretti
llnafcer , e'I morir non altrimenti
Che s'offcruin color, che fan ritorno
Ver perigliofo mare al patrio albergo :
poz che del giorno, e de la notte uguali
Rendute t bore-, era la luce f ombre
H aura la Libra pareggiatomi
faticherete contadini i Tori :
E parimente feminando andrete
Ve campi il g ran,fin che la prima pioggia
C aggiadal ciel,de tafprahomia bruma.
«r
Tempo anchor è di por fotterra' l feme
Del lino,e'l cercai papauer .mentre
Ch'ella ancho è ficiutta : e già pendon le nube
Seminanti lefaue a primauera :
E la Medicaci miglio in fc riceue
Corrotto il folco, atC hor che n'apre l'anno
il uago Tauro da f aurate coma >
E 'l Con cedendo al fegno oppofo-, muore,
M a s'a fomenti eferciti la terra :
] Pria che'l debito a lei fieme,e lacerne
De l'anno, a lei che no'l richiede anchor A
Commetta , attendi , che le belle figlie
D'Atlante fi nafeondan la mattinai
E l'ardente corona dì Arianna,
Molti gii cominciaro anzi f occafo
Di M aia,a fcimnar,ma f affrettati
Biada ingannoUi poi con nane uenc •
Se ueccia fcnunarfigiuoUyO lente
Piu ti piaceffie,ti daracadendo
il celefte bifolco aperti fiegni :
Tu dunque aUhor comincia ,e la fcmtnU.
infino a mezzo la pruina fendi,
Pero diuifa in certe parti,errando
Per li dodici fiegm'l chiaro Sole ,
Regge e gouerna la mondana ffrbcri.
Cingcftl citi di cinque f afide, l'una
Sempre accefia dal Sol,roffieggiafcmpre:
intorno a cui da man defira e fìnifra
Si ginn du e freme, ambe dal ghiaccio.
Ambe d'oficure pioggie oppreffie ogni bori.
Tra quella che nel mezzo ficde,e quefc9
t !BRO>*l
Dw altre fon per gratta de gli Dei
Conceduta mortai mi feri cr egri :
E tra quefie la jlrada ouc fi uolge »
V ordine torto de cclefii fegni .
1/ mondo come a Scithta, cr a i Kifii
M otiti akifiimo s'erge, cefi poi
Piegato in Auflro,c ne la Libia cade.
Quefto a noi Polo è ognikor fitblime-, quello
Hai fempre fotto a nofirt pie, di ftige
Mira l'atra palude,et bafii flirti.
Qui con piegato giro un ferpe grande :
Di fiume in guifa,perlo mezzo, contorno
Si ua uolgcndo a V or fé, a l'orfc c'hanno
Paura et attuffarfi in l'oceano .
Li,com'huom dicco cheta notte tace
Sempre >c di folte tenebre uefiita :
O partendo da noi la bella aurora
dimena a queliti defiato giorno.
Quando’l Sol noi co i nuoui raggi fiere
Tratto da fuoi corficri anfmdo,per lo
Camin'erto del cieljorodi Gioue
La bella figlia i foniti lumi accende .
Quinci del aere dubbio antiuedere
L e tempefte pofiiamo , e quinci1 1 tempo
De le biade raccorrei feminarlc :
E quani è buon co remi infido' l mare >
Perire , e fcior dal lido t legni armati ,
Per andar affalir nemiche naui :
E7 tempo atto a tagliar ne bofehi il Pino.
N e col penfier min am da lungi indarno
ìlnafcer e morir ch'i fegm fanno: -
E Panno e guai per quattro uarii tempi.
Quando a cdfa ritien la fredda pioggia
Il contadi n /fon molte cofe ch'egli
Potrebbe adagio prepararle dopo
Al del firen precipitar conuicnh :
il rintuzzato dente del uomero
battendo l’aratore annota e pianai
E de gli arbori caua e dogli eyuajl:
O'I fegno imprime a le pecore: de le
biade’ l numero nota entro’l grandio :
Quelli agguzzano forche, pali queflii
Preparati altri a le cadenti ulti
E foflegMyeritcgnijhoruantcffcndo
Vi u umne fottìi cancflri , e (forte. \ _
Hord feccate uoftre biade al fòco.
Hor le frangete fotto grane mola.
E parimente ne concedon ’ ancho
Ne giorni piu folenni , alcune cofe
Oprar thumane^e le diurne leggi .
Scolar de campi fuor a i riuite’n quelli
Le bade circondar di fciepe,alcund
PLeligion non uieta : er a gli augelli
Tendere inganni: arder le (fine : t'n mezzo
il fiume falutifiro at tuffare
Ve i lanoft anima tutta la torma.
Speffo al pigro afine l le cofie aggraua
Voglio jò di pomi : e ritornando da la
Città la pietra onde fi frange ’l grano
battuta : ò maffa ti atra pece porta.
E (fa L una ancho,con altr’ordin diede
Altri giombdel opere filici.
Tm /àggi'/ quinto ; in cotal giorno nacqui *
ìlpalhd'Orco: ddhor create furo
"Le divietate E umeride : laterra
AUboraCeo,aHhorlapeto,aUbor4
Tartorifce T ifèo fuperbo e fiero,
E gli altri frati congiurati inflcmc ,
D'cffug/iarc e rapir per fòrza' l ciclo :
Tre urite a tentar furo ofl porr' Offa
A Telio'ncima : e d’ Offa fopra'l capo
Torre ancho i piedi del fcluofo Olimpo j
Tre urite G io ue col fòlgore ardente
Cofi l' un four a l'altro monte alzato \\
Scuotendo fece rouinarc in baffo •
Dopo’/ decimo e'I fettimo felice
Da piantar riti , e da domare i buoi*
Giugner te tele a i licci : il nono pofeii
E commodo a riaggi, a i forti aduerfo *
E la gelida notte a molte cofe
b\olt'atta>oucr quando col nuouo Sole >
Sparge U terra di rugiada Eoo.
Di notte meglio le leggieri floppic 3
Scgnafl me di notte aridi 1 prati -,
Chelent'humor di notte unqua non manca*
Alcun uegliando a tardi foocbCl uemo
Di foighe in guifa,cott acuto fèrro
fiaccole intagliai la fua donna intanto
C onfolandocol canto la fatica
Lunga percorre col pettine arguto
Le telci e cuoce la ben dolce fxpa.
Con le fòglie fchiumando al uafo f onde , .
Tulgran maturo a me zzo' l caldo taglia :
E a mezzo l
4*
E d mezzo l caldo fccco'l bàtta Idia :
Nudo ara, nudo (mina. iuiUam
Rende otiojl il pigro inuerno -, ontiefii
VcU’dcquiflato ben godonfi allegri l
fanno a uicenda lor conu iti infime,
A ciò far la flagione fredda gl' imito,
fiu de piaceri , e del ripofo affat ,
Che del difagio,e de trauagh amico, j
I .or' facenti obliare ogni altra curo .
Si corri allhor che già toccaro'l porto
Sbattuti , e fianchi i legni, foglton lieti
J nauiganti coronar le naui .
,M a tempo atikoroè di (fogliar lo quercia
Vi ghiande -, e i lauri de lebacche -, e corre
Vuhuc ; di frutto de fanguigni mirti :
Ale Gru lacci s e tender reti o cerui :
Andar fegutndo gti orecchiuti Lepri ;
Ferir le Capre fneUe, intorno' l capo
La j rombo B alearicotorcendo ,
A Uhor che w terrò giace alto la neue,
E già fon tutti di enfiatilo i fiumi ►
Che dirò io del tcmpeflofò A utunno,
E de le fue coflcUationi,quadno
G ia fon piu brcui idi, la fiate molle ,
Quell ouc habbin a fiat gli buomini intenti { '
O pur aUhor che roumofamentt
\Vhumida primauera o terra cade f
Quando già per li campi horrida ZT
fafii la (figo -, c quanti ancho di latte
' Picn fi gonfirii fomento in uerde paglie
Speffo uitito, quando ne campi entrato
GeorM Ver » F
il mietitori con luna mno bruendo •*
A pena ftrette al gran le bionde chiome ,
E coni altra a tagliarle incominciato -,
De wentt tette le battaglie infime
Affrontarli, e combatter con tal fòrza
Che le grauidc biade daradice *
Suelregeturoinalto,econruma y ^
Portarne' l nero e tcmprftofo turbo
L e fottìi gambe , e le uolanti paghe :
Spejfo e pender dal del gran [quadre tacque
E le nugole ad un rifircttc , borrenti.
Sparger g randine,e pioggic opurecfiltCi
Precipitcuolmcntc a terra cade
4 Sublime il ciclo, e le femenzf liete
E de buoi le fatiche inonda e laua ; f
E mpionfi ifòfii -, crcfcon con gran rombo
1 caui fiumi -, bolle irato' l mare . v
Ejfo padre del del , de nmbi in mezzo ■ j
Vofcura notte ,con la fòrte defira
Gli apparecchiati a cotal ufo [noi
fulmini ardenti landa -, al fuonde quali y
T rema la tcrra,e'n quefta parte,e'n quelU
fuggon le fere frauentate e mefie :
E ihuimle paura i cuor mortali }
Tra le genti fer pendo a tena inchina.
Et coni ccccjfo fbral fcuotendo a baffo
R hodopc,od A tho, ò C.craunio alto getta :
Si raddoppiano gli Aufiri, e crepe intanto
La fpeffa pioggia : bor dal gran mito i bofebi
S'odon per copi, hor rifonar i lidi.
Ciò temendo le pelle, e i mefi ojprua
Del cielo,qual di lui parte ricetti
il piu fetido pianeta e tardo : e'n quali
Ciri la luce di Mercurio giri .
Vrima bonorar gli Da' condenti a la
Gran madre Cerer fu peri herbe liete
F<rr facnfrci,a lei debiti ogni anno ; •
Sotto* l cader del ucnto ejfremo , quando >
Già la tranquilla primauera riede :
Atlbor grufigli Agnelli, e molli mini, . ■■
AUhorfoaut i fonm, atlbor fon grate
Ne gli alti monti le frefcli ombre folte :
Tutta la giouentudc agrcflc adori
Cerere ,c in bonor f io diftemprc,c mefei
Con puro lattctc con foaueumo ■ ......
1 dolci fauiju'l mcl ripongon tapi ; r
Vcila felice mttima ne uada
Tre uolte intorno a le noueìlc biade ;
Quefta ogni choro,c de compagni allegri
li allegra moltitudine accompagno;
E Cerer , Cercr rifonar le uiUe
S' odati per tutto ; n alcun fa che ponga
"La falce mai ne le mature /pigbe ,
Che non dia prima a Cerere di torta
Quercia le tempie ornato; i rozzi e male
Compojìi mouimenti , er ucrfì canti ,
E perche noi con manifjli [ogni
Tal cofe antiueder pofiìamo , i chiari
Tempi, le pioggie,c quei cb'apportan fcco
k E Jp argon quinci, c quindi l freddo, uentt;
Gioite parue che la menjlrua Luna
He.douejfc ammonir, [otto qual fegno
F if
Cadcjfer gli Aufiri : e qual ueggendo cofi
- A lefiaUe propinqui loro armenti
H auefiino a tener gli agricoltori .
Surgendo i uentifubito del mare
Agitate a gonfiar comincian tonde ;
E da glialteri monti udir/l il fuono :
O di lontano i rifonanti lidi
Mefchiarfi -, e l mormorio crefcer de bofchL
Già non conticnfefieffa,e non perdona
Vonda crefccndo,a le curuate nani.
Quando di mezzo' l mar ueloci i fmerghi
Se ne uolan gridando in uerfo il lido -,
E quando in [ecco fcherzan le marine
Eoliche-, e lafcia le paludi note, f
V olando tAgiron ne tolte nubi .
Spcffo fiondo in pendente il ucnto,anchórà
Stelle cader precipiti dal cielo,
E per t ombra rijfilender della notte
Vedrai dì fiamme lunghi tratti* tergo: -
Spejfo le litui paglie,e le caduche
F rondi uolare,òfoura tacque a nuoto
H or fu fcherzandoyhor giu le piume andare *
Md quando fulminar poi da la parte
Vedi di Borea fiero,e quando d'Euro
E di Zephiro ancor la cafa tuona.
Co fòfii pien nuotati le mie tutte :
Raccoglie ogm nocchier thumide ucle ,
Mai non nocque la pioggia a glimprudenti:
O lei furgentc , da t infime uaUi
Vacue gru fuggir 0,0 la giouenca
' Alzand il ceffo al ciel,nc t ampie nari
«PRIMO» 4)
picene larici : ò intorno a i laghi uoU
1/ arguta rondinella j t le querele
A ntiche rinouar s’odon cantando,
E< roche rane entro' l paluflre limo •
E frequentando 7 calle fìrettofreffi
' Volte fi uidde la fòrmica luoua
Vuor defuoi chiufi nidi tr off or tare:
B eue’l grand'arco, e>n gran fchiere partendo
Dal pafiofa fefircitio de corui
Spcffo Vali sbattendo horribil fuono *
Già del pelago i uarii augelli , e quelli
Chef Afta intorno la palude , e i flagm
v Di Caifirouanf herbe ruminando.
Sparger ucdrefli l’un de l’altro a gara
Darg’humor per lo petto, e per le frolle}
Horctl capo attuffar fott’ acqua ; c T bora
Correr prefti ne fonde : hor tu li uedi
Desiderar indarno di lauarfi.
Atthorcon piena uoce la Cornice
Trifia,chiama la pioggia , e paleggiando
Scn ua folinga per la ficca rena :
E filando di notte le fanciulle
ha lana,antiueder la pioggia, quando
Viddero dentro la lucerna ardente
Scintillar foglio, e t putri,e neri funghi
Tanto auanzar, quanto fiemar la luce.
,> E ne le pioggie il chiaro Sol non meno ,
V Egli aperti fireni antiuedere
ofsiam con certi e manififli figni
ch’aUor non fi uedratmo andar le Stelle
Co raggi rintuzziti >ne la Luna >_
F iii
«LIBRO >0
Surgere , a quelli del [ràtei tenuta
Nc per lo ciel uolar di bianco. Imo
] lieui udii , nc al tepido Sole
Difiicganq nel lido le lor penne
I tanto amati da Tbetide tialcioni «
Ne di fiarger col grifo i lordi Porci
I già fciolticouon fi ricordaro :
Sccndon (Colto le nebbie a bafii campi
E fcruondo Caiigel c'ho in odio'l Sole
II tramontar di lui , da gii alti colmi . 1
1 me/ti canti efer citar non s’ode*
N ifo nc l’aria lucida fublime
Appare ,cpcrlo crin purpureo fuetto
Riccuc Scilla le domite pene :
Ouunque ella figgendo, con le penne
Tende Caere leggiero , ecco l'atroce
nemico Nifi che con gran ftridore \ t
Va per Caria feguendola : la doue
Si leua in aria Nifi , effa figgendo
Ratto il leue acr con le penne fènde .
Alihora gorgheggiar s'odono i Corni
Tre uoltc o quattro , e raddopiar le uoci
Chiare , c finente da i lor alti alberghi
( Me fxprci dir , per qual ttuoua dolcezza)
Oltre l'ufato lìctifra fe ftefii
\ Entro le fiondi Crepitando uanno : '
Gioua lor riueder dopo la pioggia
La picciola progenie^ i dolci nidi :
Non perch’io creda da diurna mente
Spir ars' in lor toni' alto ingegno j ò de le
Cofc prudcntia ejfcr maggior che’ l fato :
m r 1 M « V rw
-.ufll
*ìt
Z
w 3
HJd poi che la tempera e che l'humort
Del non jjtabile ciel cangiaron km,
E thunud'aer per cagion de gli Aujhri,
Quel, che poc'anzi rado erafi frcjfo-.
Quel ch'era uie piu freffo diradando.
Cangiati le Jpetic de gli animi -, altri hors
Signoreggiano in loro affètti -, & altri
Quando preme a l’humide nubi'lucnto •
Quinci uaghi augeUetti per le uaUi
Dolcemente garrir s'odono-, quinci
Lieti gli armenti fon, liete le gregge $
E i corni allegri gorghegidndo uomo*
Ma s'al rapido Sol , s'a lefeguenti
Per or din lune porrai mente, mai
Del di che feguc non t'inganna l'hord :
Nc da litijidie parimente anchora
prefo farai de la fercna notte .
Quando la Luna racquijlar comincia «
La luce, eh e poc'anzi Sol le tolfc ,
Con non lucide anchor,ne chiare coma *
Ma torbe cfòfche il nero aere abbraccia,
in terra,e in mar gran pioggia s' apparecchio»
Granitagli agricoltore grand'a nocchieri.
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*t»^3
h\Z
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A
*f
vi
ol*
aH
O
S'haurà le guancie del color dipinte
Chefuol nafccnd'baucr la uag' Aurora,
Pia di futuro uento fcgno:fcmpre
Vedrai pel uento roffcggiar la Luna,
Se nel quarto apparir (perche quel mal
fon falla) andrà pel ciel pura e fercna,
m con le corna rintuzzate e tronche y
Qiicl giorno e quanti tiafccran da quello,
£ iiiì
unii
■ "r>
o. «
Per tutto’ l mefe pano afautti e quieti*
Potranno ,i fcogU e tonde pcngUoft
fuggito i nauiganti , e giuntijalui
Solucr nel lido a Glaucoma Panopca,
E colfuo figlio a Melicerta i uoti •
baratti mdmfèjhfegniancbora
Nafcendo'l chiaro fole j e quando poi v. •
Si corcherà nel grembo a l'Oceano:
Sempre fieguono'l fol non faljì fegni ,
E quando egli n'apporta il giorno , e quando
Si dimoftrano a noi le uaghc fleUe.
S'ei nafeerà di uarie macchie ffiarfo,
Montandoci dife fol una parte,
V altra uelando ofeura e folta nube ,
N on bel fetenza nere pioggie attendi
Perche quelle uerfando feender d'alto
Uoto fiero uedrai , noto finifhro
A gli arbori, a le biade, a gli animali ♦
O quando fu l'aprir del nouo giorno
Tra le piu folte nugole >fc flcfii
Kompon raggi diuerfl,opur aìlhord ✓
Che pallida , lafciando l'aureo letto
Dr l'antico T iton , l aurora furge;
A i chc'l tenero pampino mal puote,
AUhor difènder le dolci uue, tanta
Grandine horrenda , e tempeflofa cade *
E con tcrribil fuon pe tetti fole.
Kf ci farà di giouamento poco
ìl rimembrarli quelch’eine dimoflrd.
Quando già corfb mifurato'l ciclo
Afcondcrlo uedrmo a The tini few.
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44; p R I M O » -rt
PtrAf (beffo utg/amo entro'lfuouolta
Errando andar uan colon munti* ■
Piovimi cernita quel dljòcouenti, • - > - r
Se c^mci«n le macchie a «'MW* .
Co chiari jùocbt , allhor le cofe tutte -
l.nmcntZdrédtuento,
Empirli ; ^cunrmn?fT^ - !
WteUltdofctorUli^epab
A Ito mar eir con remi uuele errando.
Mafc qumtdo Rapportili
V appaiato ci toglic.cbiara a t tufi»
Occhi fi moflrcri di lui la fiera, ■
SpaucLrancindarnocpmiecncnét,
E Guardando potrctn difetti nrf‘‘ho
Va tranquillo Aqutlon crollar le feluta
E finalmente il Sol datata tfegfi
ìTT^LZutta ,
Dir cftc tu mcrna V -
Allumi efcaldi s efet principio er »■>
Di ciò che nafte in luifl nutre & utu
, # tumulti
Di dochctufu in iMjtmrtww
Tu te congiure cieche, tu i tumulti
Sommar M»
„ „ -L,c.r4 fi-ode, e i ricoperti inganni .
Sourajtar rpcjjo n ^
lacbmfa frode, e i ricoperti w&m •
Come crcfccndo i un ! ort"ft'£ '
-ru. mollò ancho a pietà del alma K
Come creiamo non . ^
« TU, moffo ancho a pietà de l a Ima Roma
p«r non ueder lo flratio,c grotte damo
occifo,rlcopri]ti
p«r non ucacrivj»
lDilei,Cefareoccifo,rtcopriltt
Vofcura nube il capo lucid ,ondC
^ ^ l B R O
Temerò eterna notte ifccoli empi.
Bf« che iti tal tempo anchor la terrari mare,
f 1 l°r* cam » c importuni au?cHi
Nc dcfjcr chiari e piu che certi fcgnL
Quante uolte ne campi de Ciclopi
Etna ondante bollir uedemmo, rotte
L e fuc fornaci, e monti alti di fiamme
Gettar ruotando liquefatta faft*
Il Juon de rami in tutto' l citi la M agita
vdio ; tremar da non ufatefcofje
Sbattute Palpi } grande horribiluoce
rupe taciti bofehi udita fjfcfjb ;
£ t/imulacri impallidire in guife ,
•M erauighofe fur ueduti 9fotto
£ oJcutq de la notte ; e gli animali
rZZtTuoc‘humMC 0,onenio tfoo
rcmarji tfimm,e tute aprir le terre :
d.U0ri0 me/i°l*grimar ne tempii : '
E diligo feiafudar il r arnesi bronzo .
Cnobc l Po R( de ‘gli altri fiumi altero,
bt allagando i bofehi , e le campagne
Su elfele punte da radice , e fcco
Tutti gli armenti con leflaUe traffè.
^CfCr. tutto quel tempo ceffar mai V -
° dc&1 interior trijh mojtrarfi / A
L c minacciami fibre ; o dcntr'ai pozzi
* fateci acqua Ufagucuu».
EJpcJJo de la tenebro fa notte
Rette Palco fikntio , udir le grandi
ittaà urlando andarne ingordi Lupi.
ttc (Poltro tempo mai per ad freno
** vi
»
I
\
p i r m a *
Piu fulgori cdder ucduti furo :
Ve Unte arfer guantai crude Cornetta
Di nuouo dunque uidcro i P bilippi
Campi, tra fé mede fme con uguali *
: Arme affalirfi le Romane [quadre.
Ve parue indegna co fa a i D dfupertti
Ben due uolte ingraffar del nejlro f angue
V beffagli a, c d'Ettio le campagne aperte «.
Ma tappo ancho uerrx che l'aratore
1 Aouendo in quei confin col coruo aratro
L«* terra, trouerà da ruggiti' offra
Già confumati de le lande i fèrri :
0 ' le celate de le tefre fame
Percuoterà col duro arptcegraue i
E pien di merauiglia e di flupore
Mircrànefcpolcbri le grand'ojfu i
Voi de la patria fempitcrni Da>
E dilei primo fondatore e padre
Romolo, e tu gran madre o I ocra Ycfij,
Chc'l Thofco Teoro cujlodifci,e ferui ,
1 Romani palazzi alti cfupcrbi ;
Non uoglidtc negar , ui pricgo,quefto
Giouanc alfeeoi già fianco , e cadente
Porger la mano e fofìenerlo in piedi.
Già pria pagato con il fingile proprio
1 tradimenti e gli /pergiuri hauemo
Di Trou aittica,c di Laomcdonte*
Già la regia del del t’ invidia a noi
E elici finto ecfore ue'dcrti
Di qua giu triomphar uago,/ì duoli j
O uc piu non ? apprezza' l giuflo,e'l buono
- ìM
fW
. I
• w4
»
r-.
K LIBRO »
Mahcnu’hanluogoilor contrari# dotte
Ilice ito, in non ledo è corner fi:
Sojfipra’l mondo andar fi uede,e'n lui
M ilT apparenze di fceleratezze
Scor gonfi ogmhor douunquhucm gitoceli gire
Non ban gli aratri lor dovuti honori
E de lauorator (fogliati i campi
Keflan pallidi e magri : fin le falci
D'adunche e torte, in dritta forma uoltt ,
E di fiade conuerfe in rigid! ufi,
V Eufrate quinci -, e la Germania quindi
Ci muouon guerra ; e le città utcttie 3
Rotto fè,lcggi#onucntioni# patti.
Corrono à l’armi , e prcndon quelle contri
Se fieffi -, e’n mare mcrudclifcc e in terra
Vhorribil,empto# ffauentofi Marte .
Come quando percorrerle carrette
Dafcian le moffe ; e per gli aperti piani
Via ne uanno i Cauai ucloci, tanto
Che chi li regge s’affatica indarno
Di ritener li, anzi poi c’han raccolto
A loro il fren , conuicne a forza ch’egli
Doro ubidifca#traff>ortarfllafci.
Òlio?
:> Zr
r
e*
c
DELLA GEORGICA
DI VERGILIO,
Libro Secondo . j*
ARGOMENTO*
IN IT A Nel libro di [oprata
prima parte di quefla opera , la
quale è della coltura del campo ,
che fi [emina > tenendo il mede fi*
mo ordine , ch'egli propofe nel
principio dcW opera, paffx bora
alla feconda par te deU’ agrieoi tu
ra,laquale è del piantare , onero
trappaffa la cura de glialtri alberi <y
piante, o folamente ne tocca quanto bafia a proueder le uiti
di folìegm,o di legami } ma bene diligcntifiimamente tratm
taquaflin tutto quefio libro dellacuradeglialberi frutti s
frri , c r I fatalmente de gli uliui c T delle uiti , i quali due
fenza dubbio tolgono il principato fra quei che fanno frut
to. Conchiude poi il fine di quefio libro , comemhode
glialtri tre,con una digrefiioncctla affai ben libera , ma non
però punto lontana dal fuggetto : eyfi come nella fine del
libro di / òpra efee nella morte di Ce fare, & ne prodigi, che
furono innanzi la morte di effo > cofi er qui anchora affai
largamente fi diffonde nella uagbezza della rn '
lodi della ulta contadine fra.
N fino à qui de campi la coltura9
E le coftcllation cantai del ciclo ,
Te Bacco ho r’ a cantar m' accingo, e teco
V L I B R O J
ìfllueflriuirgulti , r g/i arbofceUi , p
Colfcmpré ucr dècere fccr tardo, Slitto.
Qui Lenpo pad™, (ttfen le cofc tutte
De doni tuoiyde le tue , grafie colme -,
Cue ucdrai nel pampifrofo Autunno ,
Gr arido in honor tuo fiorir' il capo ,
Co uafi pieni e {fumar lauendemmia)
Qui L eneo, padre uieni , e meco Cuuc
Calcando i pie di nouo mvflo bagna*
f ria fi conuicnfaper che di cacare
Le piante uaria è la natura -, Alcune
Dafe nafccndofenz’humona aita ,
Occupati largamente i campi ci fiumi ,
Si come et Silcr melicele Ginejlrc
facili da piegar fi: e l’Oppic ci Sala f'rj
\cf:iti di canuta e glauca fòglia .
Surgon altre dal /ente ffarfo , come
Ghalti Caft agni , e l'Efchio,che de bofehi
A Giouc /acri, piu ch’altro ucrdeggia :
La fòrte antica Quercia già da Greti
Tenuta per oraeoi degli Dei
Spcfstfim’ altre da radice felua
Germogliandone fon Circgder olmi :
Soft' anelo a la grandi ombra de la madre
Da P hebo amato il picciol Lauro crcfct »
Tai modi pria trouò l’alma natura >
Ondi ogni forte d’arbori ucrdeggia
ferrigne ti , per bruoli , e per li bofehi *
Son altri modi anchor che per fcjlcffa
Ritrouò con ragion l’cffcricntia .
Quelli fchiant ondo dal tenero corpo
* :
.* 4
«SECONDO W
De le madri : le piante in folchi puofe f
ducftì [otterrà i ftcrpi,é'n quattro parti
F efii nafeofie i tronchi e i pali acuti .
R itroturfl de gli altri arbori anchora
Ch’i prefi attendo n da propaghi archi,
E col proprio terrai uim i piantali .
Di radici bifogno altre non hanno,
Ne teme il potator [otterrà porre
Le piu eleuatc cr tua piu alte cime.
Che piut (co[a a narrar merauigliofà
Tagliati i tronchi de Ivliuo , anchora
• Hcl [ecco legno lar adice nafcc.
Speffo ueggiamo e [enza danno i rami
T)' un arbore congiarfì in quei d‘ un' altro}
E produr l'infilate mele il pero .
Speffe fiate ancho i [afjofi Carolatoli,
furori ucduti roffcggiar tra pruni .
Però dunque imparate agricoltori -, /
Qual coltura a qual arbor 3fi comiengd :
E coltrando ben g liaccrbi e fieri
frutti , rendete manfueti e dolci :
Ne Inficiate giacer pigre le terre .
Ciotta 1 fmaro di uiti , e’/ gran T ahumo
ja ir or d’Vliui riueflito gioua.
Tiifia prefcnte,o chiaro alt' ornamento
D elfccol nojlro>e de la [anu mia
(Et c ben dritto) grand: e maggior
\ jm ceciate cortcfc 5 cr meco corri
V incominciata [aticofia uia ,
uolando le uele a l'ampio mare:
N on abbracciar de fio co ucrfi miei
*
r_ -P- *
I Ar
HUTBRO>|l
No uolcnd* ancho p otre fi tutto i non fi
$tn cento lingue hauefri e cento bocche »
* a Con le ucci (Tacciar fonduti c fòrti-,
Xten nauigando meco al lido accofio :
He le man noflre habbiam le terre . Or io
Non ti terrò con fitti uerft,c meno
Con giri di parole,e lunghi e fiordi :
Quelle che uengon per ficftcjje al chiaro
Lume di uita,aucnga eh1 infeconde
Siano purgano almcn robufle e liete ,
Di natura il uigor fiottar a è grande .
JAafie qucfle ancho alcun' mcfla,o pone
Entro le cane (òffe già mutate ,
Spogliandoli il fiilueflre animo e duro ,
Si ueftiran di delicato e molle,
E ficguiranti ouunquc con frequente
Coltole chiamerai ueloci e pronte
Queflofieffiofaran le ftcrili ancho
Cb'eficono fuor da leradict eflreme ; 1 _>>
Sedifrofle far anpeiuoti campi
• Che ['alte (rondi cècia madre i rami <
Bora ricuopron <f ombra oficura e folta}
E la creficentc pianta de fiuoi parti *
Spogliano, ardendo lei, che li produce,
Quell or bor poficia che dal freme nafice.
<J'
fri
jò
.x*
No Wcn crcfiando a pafii tardi e lenti *
Ver tarda fare a i tardi nepoti ombra ;
E tralignano i frutti i primi loro
Sughi obliati, c i grappoli la iute
A gli affamati augelli in cibo porgo*
Poro non fra Vagricoltor mai fianco
Vidifboì
\o
l
«SECONDO^*» Ai
Di difpor egualmente per gli folchi
Gli arbori tutti ej molto ben domarli .
Wd da ì tronchi rtfrondon me gli vlìui $ <*
M t f urgono le uiti ricolcate 3
M cgho ancho tra/piantato il fòrte M irto.
Sacro a la D cacche Papho e Cipri adora, -
N afeono e da le piante le nocciuole 3
E’/ frafiin alto i Combrofio arbor' onde
Solcafl coronar d’Alcmena il figlio,
E le ghiande del gran C nonio padre}
Hafee leccelfa palma , e nafee l'alto
Abete , a fofiener atto del mare
I duri,aducrfi e pcngUojl cafì.
JAa s'infcnfcc thorrido Corbezzolo
Co parti de la noce 3 e 1 platani ancho
Sterili partorir fèrtili pomi
I Paggi le-Cafiagne , l'orno imbianco v
T ior di pero dime n canuto }ei Verri »
Vranfer le ghiande fiotto gli olmi fpejjò .
N e d'inneflare , 0 por gfioahi a li piante 1
E foto un modo, una maniera fòla.
Perche l a uè di mezzo la corteccia >
Pingon le gemme fie mede fine in fiori V
E le uefli fottìi rompono 3 in c/Jò
Mede fimo nodo un breueficn fi face, *
O uc il rampollo de la Jbana pianta
Chiuggono,e infcgnan come creficcr pofifii
P litro l'humido libro il nuouo ramo :
O fictiza nodo haucr fiegnafi i tronchi ,
prcndoui con zeppe una ampia firada ,
V * poi fi pongon , le feconde piante 3
Geor.di Ver. C
V El
N
p
< V «LIBRO W
jf Vclungo tempo dopo allegro ufeendo 'r
y' L'alt'drbor co filici rami al cielo < »
V \ Spiega le nuouefrondi,c inoli fuoi frutti, ~
E quelle t quefli flupe fatto ammira. •
Oltre a ciò non d'uno mcdcfma forte,
JM a di diuerfe gli Olmi fòrti fono } j.
♦ * E i Salci, c'lLoto,&iCuprefii idei»
He <£ una fórma folnafconlc graffe ,
Oliue Orcadc,Radij,e Paufle da le ' i
Coccole amareno d'unaguifa ipomi: , \ 3
O le felici felue d' Alcinoo.
He un medefmo rampollo è quel de peri
(Cb'cmpion granila man) Croftumie Siri X
Honla jlejfd uendemiagiu da 1 noflri
> Arbori pende, che de Mctinei . >
Tralci raccoglie Lesbo ; fono Thafic !
"Viti fon bianche Mare ot idi anello, £
Quefle a le grani e piu morbide tene £
HabiU , quelle a le piu licui e magre » v
J E P fìthia a far la dolce fapa e'I puffo 5 \
Vtil piu eh' altra, c la fottìi Lagco x
Ch'inflabil rende' l pie, lega la lingua * . £
• Le pur pur ce, le Prede, c con quai tierfl
J Potrò lodarti mai R letica tanto , j
Che molto piu di te non lodi ogrìhora \
ìluinT akrno,cui ceder conuicnti i )
Son uiti A minec fèmufimi unii ,
E quelle fono, in grafia de le quali
, S'erge al del Tmolo,c? effo Re P banco.
T'è largite minor .cui non s'agguaglia
, Alcuna uitc,o fuor /fremer ji uanta
Tj < . t j
*
5*
V *
N
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A
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^ SEC 0 N » o **•>
Cotanto fugo,o di durar tant'anni.
Or douc te lafiio io Rhodia,fì grata
A le feconde mcnfe,d i Dei cclcjli i
Ouf o Bimiaftc i tuoi gonfiati grappi ?
a cqmpraidere in fi numero alcuno.
Hon e che poffa tante , e fi diuerfi
E ffiefie , e nomi de le uiti , e meno
Ch' in numero comprefifiano importa.
•Xoqualchi uuolfdper,uuolfdpcranebo
Quante -, girante Zefiro iturbatc
Sion del Libico pelago f arene :
0 quando con piu fòrza E uro percuote
1 fianchi legpi , intender brama quante
De/ Ionio mare a riua uenganonde .
uaglieno a predur le co fi tutte
Tutte le terre , in riua i fiumi i S alci
Hafiono,e'n grafsi paludi gli Ontani:
Glifi erih Orni ncfajfofi monti :
fan lieti i lidi i fempre uerdi Mirti :
Br antan le ulti ornar gli aperti colli »
Et il freddo Aquilone amano i TafiL
D d gli e firmi cultori il mondo domo
jAirdyC Icmatutmelabitatiom
De gli Arabie i Cclon di color mule
fitte le carni , uederai diuifi
De gli arbori le patrie. V Indiatola
Torta rbebeno nero , hanno i Sabei
MoUiJc uerghe de l'incenfofoli ♦
Che dirò io del odorato legno ,
\bc'l pretiofo balfamo dejlilla ?
Ch ddAcantho ognhorfiondofo e uerdc ?
G ii
I
1 «
ito
f
' K l IB R O MP 7
Ìl E de le felue SEthiopia , bianche
p Di molle lana ? e come nonno i Seri
. > . K , Giu de le fòglie pettinando i ueUi ?
O quei che L’India , a tOcean propinqua.
Torte efbrema del mondo bofehi porti i
Oue faetta mai di quelle eccelfe
Piante,giugner nonpuote alt alto cima ,
Quantunque 4 l’arco cala faretra fìa
T al, piu d'ognialtra gente , efperta e pronta*
Produce Media del felice pomo
Gli amari fughi ,e fapor tardo e graue:
Di cui non è piu toflo piu pojfente
Rimedio alcunché da le membra fcacci
Vatro uelenoydllhor che tempie crude
Temine i uafi attoscando, e t herbe
Con parole noccnti mefcolando ,
Spogliar di uita i mi feri figliuoli
J$onddlorpartoriti,dcftinaro :
Effa gran pianta s'affomiglia al Lauro :
E $’ ampiamente non fpargeffe odore
Da quel diuerfo ,fì potria dir Lauro :
ne per molto crollar che faccia il ucnto
Caggion a terra le fue fronda mai >
Saldo c tenace h<tl fior jcol quale i Medi
Chi piu di lord ifficilmentc fair a
Soglion fonare, e’ l graue odor del fiato*
Ma ne de Medi le gran felue , terra
Ricca e beata > ne'l famofo Gange $
ne de tharene d’or torbido, l’Hcrmo $
Hon quei di B attra,ne que d’ I ndia,o tutta
V/
•/
1?
A
1 nq
Graffa d’incenft e fèrtile Panebaia ,
Con le lodi contendi k de Vitali a .
Non qucfii luoghi braui tori# da U
N ari foranti fioco unqua folcaro ,
Do la grand ? Idra foninoti i denti .
No partorì l'hcrrido campo fchiere
D'huomim armati è celate# fhafie:
Male grauide biade empiono, cr empie
Df B accodi dolce humor Hafitco i campi ,
Gli v liui lieti, e i belli e grafi armenti ;
L' animo fo cauallo atto a la guerra ,
Quinci nafeendo andar uedcfl altero ,
• Quinci o Gli t unno le tue bianche gregge,
Ef al gran Gioucgranuittima'l Tauro ,
Bagnati dentro le tue lucicV onde ,
T rajferfouente al Tempio de gli Dei,
1 Romani triomphialti e fuperbi .
Qui maifemprc fiorita è primauerdi
E ne piufirani e freddi mejl fiate.
Qui partorifeon ben due uolte Vanno
Te pecore, le capre# legiouenche:
L’arbor due uolte anchor produce ifiuttim
Qui nonfifeorgon mairabbiofe Tigri,
No de fieri Leon femenza alcuna ,
No V Aconito chi coglie herbe inganna
Mi fero , nefquamofo ferpe /patio
T auto di terra co i gran giri occupa.
Aggiugni a quefie lodi,anchora aggiugnì
Tante egregie città , tante cafieUa
J urna pietra fabricat e a mano,
^jticcft alti edifici ,e i fiumi
Correnti lungo Volte antiche mura»
G ili
1 1 /•*. LIBRO 2**
i/jp Che del fulcro nury chediròio ~>
De iinfèrói potrò mai tacer tanti •: ìli
Laghi , te Lxrio granici e te Benaco,
Che come irato mar ti gonfi, e fremi i T
Tanti poni t c a Lucrin Raggiunti cbioftri.
Con gran firida e Nettim doler fi irato
Ldydouc fiotta l'onda lulia ,/parfc
L acque d intornoyè la doue inquieto ' i
■ Rntr a'I T birrai ne le calda onde Auerne *
Quefia d'argento riui c <f or gran copia 1
Nutre in le uene , e metalli altri molti . ’ O
Quefia de i ualorofl huommi prima O
Produflc al mondo Vhonorata prole j tV.*££
I M arfìye l’ offra giouentu Sabina: ■ -:-n I
Et a gli affanniyUia piu ch’ai ripofo . -% tT
Il Ligur ufo}atti a lofpiedo i Volfci : • jìI I
IDcci qutfla, t M ariiyi gran Camèlli j » O
E i non mai fianchi Scipioni in guerra . > 3
» L te gran Ce far j chor ne le piu eflrem r\ )
Parti de l'Afia guerreggiando tda le I
Rocche Romane' l uil indo difcacct . ’JL
Sempre fi giri a te benigno intorno 1 ì
3 IcielOfC l mondo quanto può t'honort) * *-
O grande, antica e rcucienda madre
Bc g// huomini ecceUentiyC de le biade , i
Saturnia terrafirtilc beata. . c
Lntrhora dir3tn honor tuo, de Parte \
Che t'acqujflò già tante antiche lode ,
E i uerfi Afcrci per le città Romane,
Ardito aprir i fanti font incanto.
Hor tempo cluogo da dejcmerrefta, /
•iì U M
k
p
J
/•^SECONUU^r y*
Di ciaficun campo la natura propri* } .
Q£jllafirtezz<t,c qual colore, e quali • ^
Cofiefiano a produrpoffienti erutti. ’ *
p r il le difficil terreni trifticoUi 1 .
One di creta, ffini,e di minuti }
Saffi è ripieno il fiuolo,godon de ld
Palladio fielua del uiuace V Uuo :
Segno aperto di ciò puo'l molto ogliafho
Surgente in quello fteffo {patiate i campi 1
Copali di filucftri bacche darti .
Jl fecondo terrea morbido e graffio * M /
Di dolce humor ripieno, e <f herbe uerdi»
Qual fouente ueda fogliamo tn qualche T
Caua tulle di monti intorno cinta ,
ha' uè caggicndo (Tolte rupi i fiumi ,
Traggon con lor filicele frrtil Umo :
E quei che fono ad Auftro eff>ofìi,quaU
Mutron la felce a curui aratri odiofiu
Varanti qucfli fòrti uiti,e piene
Di molte fèrtiTuue , e uino in copia ,
Simile a quel che noi facrificarc ‘ ^
Nr le dorate tazze ufiomo 5 quando
Il Thofco auantii fiacri graffi altari ‘ ; •
Gonfio Tauorio , e ne concatii uafl ^ .
Vanchor fumanti uifeere offeriamo, * 1
Mafie piu toflo hai de gli armenti cura* *
O di uitcUiyO tenerin agnelli ,
e T infelice Mantoua perdeo ,
Vqfcenu w ma il chiaro herbofo fimi •'
O de le capre i lieti colti ardenti ,
D’Otranto i pafichi fono ot timidi capo
6 III!
fwZ
l\ \Cl
I bianchi Cigni : oue a le gregge mai
Non mancali fonti o £ herbe, e quant'a lunghi ,
? Giorni prxndon gli armenti, tanto rendi t
Voi la rugiada ne la breue notte . r
La quafii nera e graffi terra, sfotto V.Q
II uomcr fitto e ehi fragili zolle , ■ , iU'i
(Perche quefio. imitar cerchiamo arando) y
Ottima è da fomenti 5 e non ucdrai
D'altro pian wiquaritornando a cafia,
Viu corra trar da piu tardi giouenchl :
O doue irato Varator la felua
E gli inutili bofehi già molt' anni
Tagliò da le radici ejìremejeco
Infime rollino famente a terra
Truffe l' antiche cafe de gli augelli -,
Efii lafciati i rudi e 1 cari parti
Non ben anchor pennuti, alto uolaro ♦
Onde la rozza e fìeril terra, prima
Giamai non ufia a folìcner f aratro ,
Da quel perjcofifa e riuoltata fflende *
Però che del pendente campo a pena
C afta mimflra a l' Api e rofmanno ,
. ha mai fempre digiuna e magra ghiards I \t
E l' offro tuffo, c da le nere bifae
Rofia la ere t ^negano altri campi
Porger fi giufi ameni e dolce cibo
A ferpcnti,o da lor piu caui alberghi „
QueUa,chil licuc fiimo,e la fiottile
Esh ala nebbia, e Chumor bcue,c poi
Quando le par da filo /freme fuori $
E che difiue uérdi herbe ogn hor fi uefi<$ . . v ri
: rsMl
£.vT
-■niCX
ì. " i .’iT'.'.Ji
:ob
t. lui^oD
mòo
(K S'E C l)"N «VI
Né con ruggine pdft ,o fc abbia l ferro
Confuma,qucUaatc\fcr gli Olirne buoni
Di liete Mti,e da produrre Vhui :
E colmando la medcfma archerò,
troucrai atta a pafeer gli animali j
E paticnte a fofìener l’aratro .
tale era Capuaricca,& i uicini . .'.q-
Al giogo di Vefuuio luoghi ,c doue
Correndo Clamo homhUmente innondi
Accorrale rutta d’habitantiffogl io*
Ho r è da dir com'huom conofcer pojjo . ,
Ciafeuna terra, fe cC intender bramo Ó
S’eUa s’è rara,o foura modo (fejfa.
Perche queflaafòrtticnti,a B acco quelli
Meglio ri/femde,a Cerere è laffejfa
Piu amicale la rarifiima a Lieo .
Eleggerai con gli occhi ' l luogo prima*
Poi fa cauare una profonda fijfa.
Ni
O ue di nuouo quella terra tutto
Ch' auanti tratta n’hauerai,rcponi >
E calcandola rendi a l’altra uguale :
S’eUa non l'^empte^fia rara e fecóndi
Da pafeerut animai, da, porui ulti ;
Se nega ritornar ne luoghi fuoi ,
E pieno il fijfo auanza fùor la terra *
Speffo è quel campo, tu da quell' affetti
Gran frutto ,onde potrai fecuramentt
fender co i fòrti tori il graffo fuolo.
La falfa,e quella che fi dice amari
flnfclice a le biadc,eUa non mal
L imene arando man[ucta,o[crbÀ
tvt
/ ìl proprio bonor ' e nome al uin e di frutth
Tal duri fcgno,tu di uincofpeffo
Spicca le corbe, cr ondil uin fi /preme
Co torchi iuafl da ifimofi tetti,
Quiiu entro pofeia la maluagia terra
Con dolci acque di finte a pien fi calchi j
Per le uimini fior /colerà l'acqua 3
E potrà dirne' l fapor noto inditio
^ A chi ? affiglia C T uitol di ciò far proua ,
La bocca tutta d'amarezza empiendo.
Qual, de le terre la piu graffa fta
Conofcerafiife per mano fpeffo
Rimenata,non mai fi trita 0 sface,
Ma tienfi al dito come uifeo 0 pece .
JXudrifcc entro' Ifuo fin Cherbe maggiori ,
L'bumiddtCrc uic piu del dritto lieta 3
Ah che pur troppo nelle prime /fighe
Non fi moflrigagliarda cfertil temo :
La grauc fi conofce dal fuo pefo :
Cofilalieuciantiucdcrcongliocchi
facilmente fi può la nera, e quale
Color s'habbia ciafcuna 5 ma potere
T rouare in loro il trifio e pigro freddo
E difficile molto , il Peccio e ì Tafii
N ociui , e le nere edere i uefiigi
Manififii di lei ti [coprir anno. *
Cono/ciute tai cofe,ti ricorda
Cauarnc monti fijfe,onde'l terreno
A 1 freddi ucnti,c al caldo fol fi cuoca.
E ciò fi faccia molti me fi auanti
Che le feconde uiti entro ui pianti.
■
54
lii SECON D O
Ottimi i empi putrefatti fono *
Tali co uniti le gelate brine ,
Ef il robuflo zappator li rende ,
Q*clli mouendo e rivoltando fpeffo.
JAa molto accorti gli kuommi ejjcr denti o
in far il fimenzaio in luogo , a quello
Simile, u ’ pofcia i fuchi piantonccUi
S'baimo a piantare, a ciò che lor non JU
Subito la mutata madre ignota .
Anzi ne la corteccia fegnitio ancho
Qual riguar din del cicl par te, onde poi
Come pria fte(fe,e da qual parte ile aldo
Auflro fojfri)]i,e qual le /palle uolte
Tcncjfc al no/tro polo, in que medefimi
Sitile torninpoi,che molto importa
'Ne uia piu teneri anni a/fuefarfL
Ricerca pria fc por le uiti e meglio
In colli,o in piarti -, e fetu eleggi i campi
F ertili e grafi, iui le piantafpejfe ;
Non pigro è Bacco injpeffo e firtil fuoto.
Se in colli, fa ch'ottimamente quadri
Con ) patio ugualj'un da l* altr'arbor pofto
Ver tratte righe gi ufi amente lungi .
Come talbor par far giornata infume
Coni' altro, un groffo e fere ito, fi fendè
Ver aperta campagna e /patio fa.
In dritte ftldjCr ordinate filiere :
Stari con la fronte a gli rumici uolte,
V ardite genti, e dal lucido ferro
utta la terra d'ogn intorno fplende *
Nr s'appicca la wjfa ancorami in mezza
J.
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A Tarm' incerto Marte horribil erra.
Sicn con numero par tutte le uie
Ordinate e dijfojlc,non che filo
V altrui menti otiofi,e gli occhi uaghi
Vafia la uifla lor,ma perche mai
N on potrà a tutti altramente la terrà
Concedere uigor e fòrze uguali j
N e in uacuo Jlender fi potranno i rami.
Ma fi forfè faper qual ejfir deggià
De le (òffe l'altezza ricercafii ,
in picciol folco piantar ai le ulti ;
Varbor piu fitto la profonda terra ;
innanzi a tutti gli altri,l'Efchio,ilquale
Quantojcon Valtc cime al del fi leua ,
Tanto, con le radici al centro inchina .
Dunque non quello horrido uernOyO fiati
Ditempeftofi uenti,o fólte pioggie
Suclgon,ma loro incontr’immobil femprc
Refìfie,e non fil per mollarmi dura.
Ma ttincc molti ficoliuolgendo:
I fòrti rami ampiamente e le braccia
Quinci e quindi fendendo, e jfio nel mezzo
Standogliene una grand’ombra folta.
Non por le uiti oue'l Sol cade , e manco
il Nocciuolofrd quelle j da le cime
Non tagliar ai le piante, che fi fieno
Piu baffi tronche, me $' appiglieranno ;
Tal c tamor de la commune madre „
V ' -
Nc offenderai con la dentata falce
Le tenere fimenze de le uiti .
Ne uolcr infittir fcluaggi Vliuir
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«SECONDO»#
perche foucntc auien che da le numi
Degli incauti pafior,caggendo'l fuoco ,
N affo fio pria f otto la graffa feorza ,
Si mire a poco d poco, e uigor prefo
Vfeendo fuor le frontini tronco affale
Con empito ye con fuon bombii {ìride )
Vofeia occupate le piu alte cime ,
Vutcitor veglia per li ramile tutto
Empie di fiamme il bofco,al del mandando
Di caligine folta, ofeura nube ,
blaf.immentefedal nofiro Polo
Si muoue la tempefia, & uicne il uento
Soffìdndoye'nflcme i grandi incendi aduna*
Quando ciò auienytion uaglion da radici
Kifarflyo uerdeggiar come folletto
Ne l'ima terra , u'I flerilc uliuafiro
R egna in lor ueccy con le fiondt mare.
Ne alcun quantunque affai prudente e faggio
Eia che ti perfidia a muouermai
"Borea forante' l rigido terreno :
Chiude l'inuerno aUhor col gelo i campi ,
Ne permette ygettato il fcmeych'a la
Terra tappigli la radice fredda.
Ottimo a piantar uiti è'I tempo, quando
Con lauermighaprimaucrariedc-
I / bianco augel nimico a i lunghi fer pi:
O fotto'l primo freddo de l'autunno ,
Tra i coiifin de la fiate ,e quei del uerno;
Vr intanerà a le fiondi, utile a i bofehi
«' primauera/ol di primauera
Gonfiati le terre, e i genitali funi
SS
fÉL t
*C l i B R O W
t CbieggonojaUhoro il fcmmo padre Giout •
Val cìd difende con feconde ptoggie -, ■
Nel dolce grembo de la moglie lieta ; . • *
’EtefJo grande, con gran corpo mflo %
Nudnfcc tutti de la terra i parti . +
AUhor di uari e di canori augelli ..
S’oKon le pine rifonar dintorno: , • > «
Allhora tu certi di cuopronfec? uanno
In fiamme c'n fùria e gli armenti, e le gregge:
Partorì feti terreno, e le campagne
Di Zephiroa le dolci e tepidi aure -,i
A prono allegre il fen,tutte le cofe • $
Son di tenero humcr dolce irrigate . .0>
Se commctcrficurcai turni fòli . ^
Ardifcontherbe,c'l pampino non teme
] forgenti Auflrijofcffiant' Aquilone
Val del foffiinta a terra bombii pioggia:
l\a fùor de la corteccia le fuc gemme
Tingendo, piega' l cicl le uer difende . -
N« fia giamo! chi a<rcdcr mi coflnngi
• Che ne la prima origine del mondo
A Uhor eh' ci nacque, e giouanctto crebbe}
Altri che quefn rduccffer giorni:
Od altre baueffer qualitadi anchoro.
Quella era certo prhnauera,e*l grande
Mondo focena prnnaucro,e i ucnti
‘ Non rendeuon rimiamo horrido,quatido
Prima uider la luce gli animali 5
E de gli buomini anchor la ferrea prole
Il capo fiicri alzò del duro fuolo :
Pfùr lepre per le [cluc /porte:
«SECONDO
I £ di lucenti flette ornato il cielo
Ne tal fatica potrebbon le cofe
Tenere fofflcnrfc tanta quiete
Trai caldo e'I freddo non andaffe, biciclo
Honftmoftraffc ala terra benigno.
Quel eh' a dir refla,c che piantando iòti,
E teneri arbofeetti per li campi ,
1 1 fparga pria di buon le tome, c flotto
t Terra quanto pon gir gli occolti poi.
( O picchi ftfii c beuitrici pietre
V’ infondi, o feorze difquattenti conche.
P crch'iui dentro caggion ? acquc,cu' entri
Ver ftr ette rime il tenue fiato ,donde
prendon le cofe fcmiiute fòrza .
Già uidi alcun, che, con imfaflfo fopra,
O con dirotto uaflo un pezzo grauc ,
Ho cbiufc,e circondò d'intorno ; queflo
. ' E‘ gran riparo contra le gran pioggici
E contro’ l caldo,atthor che'l cane cfliuo
Il mondo tutto ardendo’ l terrai fènde.
piantatc,riman poi condur la terra
Soucnte a capi de le piante,e quiui
Con la marra,ol far chier franger le zolle:
O per le uignecoluomcruolgaido
Ir con deflrezza i repugnanti tori .
Poi ti conutentrouar pulite canne)
E difrafiino haucr flenza corteccia
Pcrtiche,pali,c di due cornafòrchc :
NCon le cui forze pofiin poi le uiti
Ajflucflarfl a deprezzare i uniti ,
E fu gli olmi flalir di palco in palco »
wv
.4 4
#C L 1 B R O W
fi\d ala tenera età crcfcetUe.craU
filone He ulti f perdoni , e mentre
per l’aer puro con le briglie fciolte
lieti fe ficfiial del alzano i tralci t
filon le tentar col taglio della falce ;
fila leggiermente con le manie sfronda*
poi che già hauran con fòrti rami fretta*
fncr.te l’olmo abbracciato,aUhor le chiome »
fiUhor le braccia poi fieramente
T roncar ,chc pria temano' l fèrro jaHhor4
'Per fòrza ad ubidirti le cofringi .
Te fetido intorno anchor u'andrdi le feiepi ,
^cl) animai alcun non m s'appreffe ,
E uia piu allhor c’han piu tenere fronde ,
file fan che cofa alcun difagio fìa .
4 le quali oltra V offro e freddo ucrno,
E i piu cocenti Soli , i buoi felli aggi
pjuocon continuamente , c le feguaci
Caprctpafconji anchor le pecorelle
pf le lor fòglie^ le giouenche ingorde*
file tanto inficine con gelati e fretti
pi canuta pruina i feddi,o tatuo
ha grane fate gli alti aridi fcogli
P remente ,nocqucr lor>quanto'l uclcno
P el duro dente de le gregge yil quale
fiafci de le fue piaghe il tronco imprejfo*
file per altra cagione ad altra colpa
Jn tutti i facri aitar di Baccojl becco
(Sacrificar folca l'antica ctade >
jqc pulpittefaceanfl iuccchi giuochi
Quefli peim premio i Cittadin d'Athcne
Vuofcr
ìO
(vJC
iì
o
ri
f
*
« •
«SECONDO W
Vuofer fouente per le utile , e perii
frequenti luoghi, e di buon utno allegri
Sugli unti utri / aitar pe molli prati
Qucft’ojjcruan cojlume ancho i Latini ,
Gente cb’iui h abitar da Troia uenne ,
Con ucrfl incoltile con gran rifa e piene:
Che di ruuida feorza [oprai uolto
Ponendo borribil uolti,a cui dinanzi
I piccioh fanciulli fpauentati,
E gridando e tremando fùggon,come
Soglion dal Lupo i timidctti agnelli ,
Tc chiaman Bacco con allegre uoci ?
E in honor tuo pcndon da gli alti pini
I magini diucrfe,e majorette.
Quinci ogni uigna di mok'uud abonda ,
S'cmpion le cane uath,c gli alti balzi ,
O uunque e interno il uago capo gira ,
"Rendiamo dunque a Bacco i propri honori
Co ucrfl. patriyiiafl e tutto quello
Ch' a fare i facrifici a lui s'ado pra.
Portiamo Ueti,e a [acri altari auanti
Tirato per le coma il capro ftid}
E ne fchidoni pofcia di nocciuolo
Si uolgano le graffe interiora »
E di curar le uiti anchor un'altra
(Ch'a fin non fi conduce mai ) fatica.
Che ciafcun' anno quattro, ouer olmeti tre
Volte sfènder fi dee la tcrra,c con le
Marre franger le glebe ctcr miniente }
sfi ondar ogni uigna. onda uillant
a paffata fatica in giro riede,
Geor.di Ver . H
Volge fi c'n fe pe fuoi u efiigi Canno»
E già quando dcpofe lefue t carde
Grondi la uigna , el gelido Aquilone
Spogliò te fclue de lor propri bonori *
Non ripofa il coltor robufto e faggio »
Cbede Canno auenir teme i difagi ,
Onde le uiti che pur dianzi hauea
Vdfciatcin abbandon , uafcguitando
Con la piegata falce di Saturno »
E troncando e potandole compone .
Tu primo' l terren zappale primo obbrufcia
I tralci tronchi de le uigne,c primo
Al coperto riponperticheepalL
Vltimo mieti. finn ombra èie uoltt
Ve uitiyCT altretante quelle ftejfe
Kicuopron V herbe con pungenti /pine :
Qucfla è quella fatica acerba e dura.
Vi molte altrui gran pojfefiioni lode,
E la piccola tuacokiuafrcffo .
Taglmfì e per le felue gli ajpri rufehi
Atti a legar le uiti,e'n riua i fiumi
Va tiene Canna e i Saliceti incolti »
Cia legate lcuiti,giala falce
Ripone il potdtor,chc giajìuedc
Giunto a gli orèni cftremi de le piante j
E al fin difue faticbc,e lieto canta»
E non èmaio pur allbor fi dee
Sollecitar uic piu che mai la terra ;
V\ouer la poluc?c temer che non nuoci,
Varialo U pioggia a Cune già mature «
Non han gli Wlmi è coltura alcuna
mi SECONDO >*>
Vopo a lo’ncontro,ne di f dicevo marra
Poi eh' una volta s' appigliarne campi,.
E s’auuezzaro a fhffrtt ^ acre e i uenti •
porge c/Ja terra a (efficienza hmtorc
m tipetti — J‘
98
1
A i [minatile molti frutti rende
Se con l'Arpice s’apre, o col V omero :
In cotal guifa fi nutried e me
Da graffa Vliua e de la pace amica.
Gli altri frutti ancho}poi che fatti i tronchi
Sentir pofJcnti,C? hebber le lor fòrze,
Piatto fidiro al del per lor mede fimi.
Senza fioccorfo d’arte hunuma alcuno,
Ueper ciò meno ogni bofco,ogni fielu a
Grauida partorificc,i luoghi incolti
Ouc lor nidi fioglion far gli augelli,
Roffcggian tutti di fanguigne bacche ,
jCitiflfivticton,danlefelue
Alte le tede, ond'i notturni fuochi
1$utronfi,e fp argon chiari ardenti lumi,
• E dubitiam poi feminar le piante i
Et ogni fiudio e diligenti porui *
Che piu i porgono i falci e le guiefire
’ a gli animi lefrondi,a pafiori ombra \
Dafeiepe al grano in herba,d cibo a l Api *
Diletta molto a riguardar Citoro
Vi bofii ondante, e di Naritia i bofichi
Carchi di pecc,cr ucdergioua i campi
Non ad aratri, od arpicifoggetti,
-w Non obligati <f alcun huomo a cura.
> fjfcdclgran Caucafio in l’alta cima
Stcrilifclue,chc gli animofi Euri
>
Soglion co fiati lor piegar crollando,
Bfircndofchiantor continuamente ,
Altre danno altri parti, qu*jlc i Pini
V VtilUgno dnauigi,a fomentare
Le e afe, quelle alti Cuprefii,c Cedri
Quinci fi fanno cale ruote i raggi ,
Timpani a i carrier d le naui il fendo,.
Son di uimine i Salicificondi,
Di frondi gli OlmijC di fòrti hafle'l Mirto,
D d ufar tn guerra è buono il Corno, fono
Attirimi a piegarfì t Tafii in archi
E le pulite T iglie 9 c'ifacil Boffo
E a riccuer,qual huom moljòmuìl torno
- Si canon tutte con acuto fèrro .
Anchora il fi agii Alno in fiume poflo
Ber le precipiteuoU onde nuota,
Anchora e dentro a le corteccie cane
* De/ putrii alce fan lor cafe tapi
Qual cofì memorabile o fi degna
Co/à recar le uiti ad alcun mai *
, Diede Bacco a la colpd le cagioni,
Bgh col fuolicorconduffea morte
J gran Centauri <f alto furor pieni ,
E Rbeto,c Pholo e con gran tazza in matto
Minacciante i LapuhCl fiero hiUeo,
fortunati e filici agricoltori }
E molto piu filici c fortunati ,
Se dato haucjfc lor naturaci cielo
Fotcr conofccr quanto defuoi beni
Lor fi moflrò cortefc e quelli ,c quefio •
A cui, da le difeordi arme lontani.
fu
0
0
L4 gmfla terrai Ifacil uitto porge.
Se ben tra lor le cafe alte efuperbe ,
Tronfi uedon gettar fior fi grand' onda
Di quei , eh' a] f aiutare , e riuerire
Da mattina ne uomo i lor maggiori ♦
Ne bramano agognando le gran porti
Ricche di molti uari , e bei lauori $
Ne le (foro uergatc e ftarfe gonne *
0 di Corintho i precioft uafi 3
Ne bianca lana in Sirio color tinta %
Ne con laCaflafl corrompe loglio .
Maficuro ripofo , e forza inganno
Semplice mta iui fi uiue 3 ricca
Di urne cofè, iui non mancan mai
Gli oci flcuri , e le fpclonche grate 1
1 uiuilaghi , i freddi ombrofl bofchL
il mugico de buoi,foaui i formi
Sott* arbori frondofì a laura efliua ♦
Non felue e grotte , non ampie campagne
Atte a le cacete di diuerfe fiere
Euui la gioucntù gagliarda , dimezza
A uiucr parcamente , a le fatiche 3
Religiosa làuecchiezza e font a .
Tra lor gli efbrcmi fuoi ueftigi tmpreffi
Quinci partendole non s’amd,o cole
Per girne al del , la uaga e betta Afirecu
Me prima,innanzi a ciafcurì altra cofat
Riceuin Ialine e dolci Mufciond>io
iberna euiummiirmjeie jteUe:
ti ili
M
Vel fole i uari mancamenti , e quali ' r
* Sion le fatiche de la Luna 3 come
Tremiti le terre 3 qual fcgreta forza
Vi natura il mar gonfia gonfiato efca »
Va i rotti fchermiyfùor del proprio letto *
P ofcia dwuouo in femedtfmo torni.
Perche tanto s’affretti in l’Oceano
Tuffar il Sole ala flagion piu freddai
Lucia calda, qual lunga dimora
faccia le notti a noi uenir fi tardi, '
Se freddo /àngue intorno al cor mi flede
Si ch’io non poffa intender di natura
Qucftifi belli e glorio fi effetti 3
Grate mi fian le uiUe , e’I ueder (Calti
Monti cadendo , andar rigando i fiumi
Con grato mormorio Chcrbofe uaUi $
Senza gloria amerò le felze e i fiumi.
Hor chi fia mai che mi conduca doue
Bagna gli ameni campi Sperduti e al monte
Taigeto,maifempre frequentato
Va le bacchanti uergmi /far tane i
0 fia giamai ch’io mi r ipofi nc le
Gelide ualli,c piu ripofie d’tìemo 3
E di gran rami fòlt' ombra mi cuopraf
Felice quegli , cui Calte cagioni
Non fon nafeofte de le cofe 3 e fotto
1 pie fi puofe le temenze tutte ,
Co fi calcando il non fatto anchor mai ,
Per le preghiere altrui, picgh cuoi fato ;
L’iftrcpit’ancbo cC Acheronte auaro .
E quegli aneborafirtunato , ilqualc
\ Ai
>.Hj
m
T » M
S5 lìi
* V
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t'ì
«SECONDO** CO
Tutti gli agrefti D ri conobbe,come
Pan,t'l uecchio Situano , eie fonile 1
Vczzofe nimpbe leggfadirettc e cafle,
Cuinon moffc giamai di nano honore -
Dcfirealcun,non porpore regali, /-
Non la difeordìa iniqua , chefouentc
Vun frate a l'altro fuol render nemico .
No» Duco,o Scitha che da f lftro altero
A i noflri danni congiurato feenda :
Non le cofe Romane, non di regni
Mutationi o mine -, effo non mai
Ode la poucrtà trifia fi duole ,
O porta inuidia a le ricchezze altrui • /
E jfo que frutti che porgono i rami ,
E difua uolonta propria la terra ,
Cogliti e di quei fi pafee , ri mai non Utde,
Nc conobbe giamai le dure leggi $
; ha pazza corte,o i publichi cancelli •
Sohcitano alcuni i ciechi mari
Co rcmi,& altri da furor fofpinti ■
Corro» precipitofamente a l'arme»
Penetran quejli , le regali fole.
p ongon quelli a ruina,a facco,in preda
Qucfla,e quella citta -, queflo e quel regno*
Sol per poter ne le dorate tazze
Trarfì la fcte,e per dormire in ofbro .
Sotterra afeonde altri' l thcforo,e [opra
Qtielyche tolto glifia temendo , giace.
v Stupifce orando quei ne rcftri -, queflo
\pal doppio plaufo ne tbeatri è prefo
Ve i grani Senator2del popol lieue . ‘ . . - * z ■<
H li il
i
Gadon del [angue de fiateUifparfl j
E con amaro cjilio, le lor dolci
Proprie cafe cangiandogli olir a patria,
Sott'ancho un altro Sol j cercando uanno
Muoue l agrieoi tor col curuo aratro
Laterra ogiannofiua dolce fatica j
Qumcila patria , e i pargoli nepoti.
Quinci fofhen gli armenti ,e le fue gregge
Ne mai s'arrejìa o pofa,infln che l’anno
fertile non li renda frutti in copia j
O de le pecorelle i partt,o ch'empia
T)i biade ifolchi prima , ci granar poi.
Vienfcncl uemo,fafi loglio, e i porci
BJedon grafi di ghiande idan le felue
Scluaggi frutti , er nari parti Autunno
Ne colli aprici fi matura iuua .
Pendono intanto i cari figli intorno
A dolci bafei de parenti loro ;
"La cafia cafa pudicitia ferua.
Vien di latte li mamme ban k giouenche ,
Sino a terra pendenti ; urtati iun l altro
Ne uerdi prati con le coma ffieffo.
Scherzando infime i teneri capretti .
Pfii lefèfie fu per iherba ffiarfi
Col fioco in mezzoyincoronan le tazz
Sacrificando a Bacco jc'n cima gli olmi
PotigonfcgtiOyU' drizzar poffan glifirali9
Nonfcnza premio pafiori,c bifolchi.
Pfer citano anchor nudi a la lotta
he fòrti membra, e lor robufii corpi.
Tal, già i Sabini antichi amaron,uit4i
Romo/o,c Remo -, e'n quefia gufi crebbe
La pojfente Thofeana j t cofl Roma
De le cofc piu belle , la piu bella
Fu fattale intorno fe di murocinfe.
Con gli honorati fette colli aprici .
CotJ uita ancho a Saturno aureo piacque.
Onde l'età de f O ro il nome prefe ;
Innanzi che'l figliuol regriajfe in Creta i
E innanzi ancborcheVinbmana gente
Del [angue fi pafcejfe,e de la carne
De manfucti buoifde puri agnelli.
Anchor udito non s'hauca la trombe
Imitar con bombii fuori lefchicrc
Armate a la battagliate ftrider pojlc
Sul duro incude col mar tei le frode ♦
M a tempo è bene bor poi che corfo b abbiane
Si fratiofo piaiìyfciorre a i caualli
Già fianchi e di fudor fintanti i colli .
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DI VERGILI O,
Libro Terzo »
* " •
ARGOMENTO.
O I Ch'egli ha trattato ne due
Ubridifopra il modo decorare,
C r del piantare -, bora in que fio
libro ragiona della cura delpa*
[cere i bcfliami , laquale era Ut
terza nella propofitione genera *
le di tutta lopera . H oraquejlo
argomento ha due parti : ù pri *
ma contiene la cura de giumenti , cr faccialmente de co*
tulli c T de buoi -, cioè quali sgabbiano da eleggere le madri
nell uno laltro genere, & [opra tutto come debbano
effer fatti gli folloni , e r per quai fegni fi poffa conofcere
la bontà de poliedri s cr come -qucfli ammali sgabbiano d
goucrnare fecondo Vetà loro . ha feconda parte contiene il
modo di pafeere il befiiame minuto, mafi imamente delle pe
core cr delle caprese? mette le forti delle infirmità,lequa*
ti particolarmente tr attagliano le greggie, infiemecon le
cagiom,fegni,i ? rimedi loro . Et fra laltre qualità di mali
mxouera ancho la pefidenza : cr quindi pigliata occafio «
tic, imitando Lucretìo , trappaffa a certa grauifiima pefic
dell illirico, di Venetu,er de paeft uicinL
TE gran Vale ancho, e te Vafior cantiamo, ^
D'alta memoria dcgno,almo pafore, ^
Ch’ in ma il fiume Amphrifo i bianchi amenti
IB V
tosi
fe
fai.
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tip
«:
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fa»
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•i TERZO1^ 4*
Cuardafti^e di Lieto uoifelue e riuU
Que uerft tutti che lamenti altrui
Ociofc occupar porriano , fornai
In ogni parte diuolgati fono .
A c«i non e già Cofhnato e duro
E unfihco notofo i divietati altari „
Del Re d'Egitto degnamente indegno
D' alcuna lode,anzi (t infamiaeterna \
Dignifiimo piu ch'altro f e cht non èffe ..
Del leggiadro fanciullo Hila ? o e hi tacqui
Il doppio parto di L atona in Deio t
Hippodamia f e pc/ braccio <f auorio , r
Pc i wp/oci corficr Pelope chiaro ?
A me conuicn tentar noueUa firada ,
Ondi io mi poffx folleuar da terra »
E cofi poi uittoriofo andarne
Ter le bocche de gli huomini uolando. «
Io primo in patria 5 fc non tronca pria
Di mia , urta /o fiame,auara Parca >
Da Pafra cima di Pamafo meco
Tornando, condurrò f a/mc foreUe *
loprimOfOMantoaanchoratclepalme H
Riporterò de la graffa ldumea 5
E porrò in me zzo al uerde campo un tempio
Di bianco marmo,apprejfo t acqua, dout
Con tardi giri errando’ l Mincio ueftt
Di tenere cannuccic ambe le riue.
Ccfar in mezzo a quejlo tempio fi 4
A lui dicalo,*? ei cuflodiraUo .
Io uincitofc e di Tir io oftro adorno »
Di quattro canai l'un, cento e piu carri %
*
*
m *.;•
« •
L 11
!• éf
«1
#
/ <’
Agiterò correndo in riudl fintile .
La Grecia tutta in bonor mìo loffi ondo
Co facrtbofchi di Molorco, Alpheo-,
A far uerràfia noi gli antichi giuochi »
Co crudi CcfH,e col uclocc cor fio.
Io ftcjfoycinto'l crintPvliuoJ doni
Al tempio offerirò, già già mi pare0
E giouami condur foletmi pompe
A fanti altari^ ueder morti i tori *
O pur come la feenafi diffarta
Riuoltate le fronti^ fi dimoflri
Poco poi dopOyeffa me de fina un'altrd}
Se fiefii gli inteffuti I nglefi alzando
Di par infieme co i purpurei razzi l
. Di pur’orOyC^auorio intero e [aldo,
He le porte intagliar farò la pugna
Degli ultim: lndiyc'han da Gange'lnome 3
Con Parme uincitrici di Quirino,
lui ondeggiar di guerra^ (Parme pieno
Si fforgerà fuperbo andarne il N ilo ,
E di rame e di bronzo , da le naui
Spiccato, [urger alte e gran colonne .
Aggiugneròle città ctAfia dome
A qucfle cofc,e'lpcrcoffò N imphdtf)
E7 Parthoyilqualcongli archi adietro teff
. Nel fuggir factt andò fi confida.
E duo tropheiydi men di duo diuerfi
Algrannome Komannemici fiuoli ,
"Rapiti a fòrza, e da Pun lido cftremo
Del mare a l’altro, le due uoltc umici
Etdtretante auant'il limatore
* *
»
Carro, menate nel triompho genti ”
Scolpita, iui arabo fia di P ario Marma > „
D’ A ff avoco la prole, e de la gente
Scefa da Giouc i nomi tutti ,e'l padre
Troio,e di Troia Cinthio auttor primUm
Statue quofi giranti e uiui corpi *
Temerà t infelice e trifla inuidia
Uorribil fùrie de F eterno pianto,
E di Cocito'l fiume offro & borrendo *
Con la gran ruota,cui legato fretto
Tengon molti Serpenti Ixionfrro >
E di Siflpho il non mai fermo fajfo.
Te iucrdipdfchi,& per le felue intanto .
N on pert adietro anebor tocche giamai9 , C
Le belle Driadefeguitando andiamo, . K
Poi che coflm imponi o Mecenate-,
Senza te lamia mente alcuna cofa
E degna er alta incominciar non ofa 3
Tu,tu C innalzi a f honorate imprefa > *
Rompi tu dunque le dimore pigre ,
Ecco che già ci chiama Citbcrone,
E i Taigeti cani ai alte grida >
E demator decauaUi Epidauro, *
E con la uoce raddoppiata i bofehi
S'odon mugghiarci rifuonar da lunge.
p ofeiam' accingerò rardenti guerre
Vi ecfore cantarci'lnomcfuo
Con la fama portar pel mondo, on£ ctk
Tant'anni uiua, quanti è data prima
f * ^ Origin di Titon,C.efar lontano.
S’ alcun confatine d’ottener correndo
ìn Olimpo le palme e le corone , *>
H'chcpdfcd caualli > o fi diletti
D i giugner a baratro fòrti tori j
1 corpi prima de le madri elegga.
CUt ma c quella uacca, ch'altrui mira
T orto con fiero J guardoli capo e'I collo
Ha gronde e fratiofio,cui dal mento
Sino al ginocchio la giogaia pende j
Senza mi fura alcuna' l fianco lungo ,
E in forma grand haue ogni cofa,& ancho
il piede , e fotto le piegate e torte
Corna g liorccchi fetoluti porti .
He mi dfriaCcrà c'habhia'l mantello
Di color bianco, e di piu macchie ffarfo-,
E figga e fcuota'l grane giogo fiejfio *
E col corno firifea alcuna uolta j
Sia alta énfi accia $' affinigli al toro ,
E con la coda gli ultimi ucjligi
Chc'l pie, mentre emina imprime, frazzi*
Le giufte nozze , i duri e graui parti
incominci a fiffinr dopo quattr'anni,
Vinifica auanti i dicci, l' altre ctadi
Uonfino a generar acconcie od atte.
He fòrti a tollerarti grane aratro.
Tu mentre la tua gregge four'abondi
Di firefica e bella giouentude allegra,
i mafichi ficiogli : e laficia in folto andare
Tutti gli armenti, accio che generando
Sempre s'auanzi d'uiu,un altra prole .
Cidfcuiì ottimo tempo de la uita.
Da mifien mortai ratto fin figge j
- #
«•*
*
E faticofa 5 e ne rapifce anchora
Crudcl , acerba, ine for ab il morte.
Sempre ci f ian di queUc,ondc varrà
Corpi cangiare,tu dunque utatfrmpre
Rifd \d ftirpc,c accio che la mcieftna
Non babbi a ricercar poi cbefiaflxntd*
Proueder molto bene innanzi dei
S ormeggiando gli armenti anno per anno.
Tal f celta anchor potrai far de cavalli >
Og ni cura ponendo,ogni fatica
Ne la lor prima etade,a quei che brami
Por per fojlcgno a la cadente prole .
T ofto'l puUcdro eh' è di nobil razza,
porta per la campagna alta la teff a,
E pon le gambe molli a tempo,c leua :
Prima ad ogn' altro andar lo uedi avanti
Per la /brada animofoye primo i fiumi
Minacciarti tentare ardifee» c i porti
fionda lui conofciuti anebo uar corei
Ne teme uani ftrepiti o romori i
H a la cervice alterala fottìi capo ,
Pi/cciol uentre, corno fc e gr affèjfaHei
T)i polpe abondal forte ardito pettoi
\cffe manici di quel color, che proprio
Al frutto de la palma faffbmiglia 5
O glducoiil bianco c pcflimo e l ceruatto. ■
E s'ode di lontano il /non de l’arme
Non fajie può fior frrwoidlzaer abboffa
Glior eccbi,e fcuote conia pelle i membri ♦
* fc i ••
am. O •
• A.*
Seguono in ucce fua mille diuerfe
Schiere di mali,e la vecchiezza afflitta »
t
^ i u vr <rw fir ^
Bluffando J otto le narici farge i . i Oi^O i ■ v
ì^a fiamma in fe raccolta 3 ifòlticrìni V *>/
Giaceteti gettiti fopra thomer deflro |
Doppia ha la fpina per lo doffo,caua \ O
Col pie la terra# s'ode di lontano
V unghia fonar di f aldo e duro corno » J
Tal già CiUaro fu domo dal freno
Del' AmicleofoUuce-, e taifùr quelli •
Che M arte al giogo del fuo corto giunfa
E che quello trrar del grand'Achille >
Si celebrati da le Greche penne.
Tal farfe per lo collo i crin,ueloce , >
fuggendo dal cofatto de la moglie • '
Sen gio Saturno il alto P elio monte
D' 'un* acuto annitrire e faffo empiendo .
Queflo ancor poi ch'o da gran male oppreffo
O tardo e pigro per molt'anni manca
Né fcruigi di Venere, fi a buono
ChefoloechiufoinflaUapofarlafci 5 v :
A la nonjozz* perdonando etade.
Eie famorofa guerra il freddo uecchio :
inutilmente s'affatico, e pure
S'entra in battaglia alcuna uolta, come
Talhor gran fiamma in poca paglia acce fa *
A cui lefòrzje e'I nudr mento manche,
Mena indarno furor, ratto s'ammorza*
A dunque noterai gli animi prima :
E foura ogn' altra cofa loro etade ; *
Vofcia l'altr'arti# di qual razza i padri t
Sic w, e le madrine qual prema dolore
il vanto# come fi rallegri e uanti
■ Delacquifiati
W: * '
I
mi T E R Z, U
De tdcquifldtd glorio fdpalm ,
B ai puoi ueder com'dÙhor che Idfcutro
Le mojje i curri, con ueloce corfo
Vun d guru de Coltro, di termin peflo
S'affrcttin per ucnire , allbor che i erge
De giouani lo freme d fine intenti,
E i cor tremoliti temo ingombro e fiere 2
E fii chinoti con lo tortd sferzo
bluiocciondo e bottendo i condì frejfo
Lorgan le briglie, e do gran ferzo trdttd
fugge uoUndo lo fernette roto :
Hor bofiiyhor diti por chcfion portoti
Ter Cario uano e fialgonfufo ut cielo
Ne dimoro o ripofo, eccoti in dito
Lcuorfi unnetnbodi minutdreno ,
Ciò do le fchiumtygid dd fiato fono
De feguenti corfier bagnati efrorfl
T unt'c'l dcfio (Chottor tant'è loci
Ch'ingombro lor de lo uittoria'l petto .
Di giugner pria quattro condili al corro
He bb'Erithomo ardire, er uincitore
N el corfo ottenne anchor le prime palme.
Primi i Lapithi P erithonifuro
Che li domarOyC puofer loro il freno i
Poi fopr'efii fiditi, fiotto Carme
Gli ammoefiraro a riuoltarfl in giro ,
E do terra leuar J aitando in arto .
par è quefrdfatico,e quello; donde
Sempre cercar che giouin jìa'l cauaUo
Demo i faggi moeflri,e parimente
D'animo ardito fiero,d correr fòrte i
Geor.diVer • I •
m
Anchora eh' ti ibauer piu uoltc uinti,
£ pojli in fuga e rotti gli nimici }
Cb' in Epiro effer natoto doue prima
Nafeendo uidc'l ciclo il grani Atrida
O da laficffa [chiatta di Nettuno,
T rar C origine fua fi glorie, e uanti
Antiucdute queflc cofc tutte ,
Rcftda ucdcrJ come jldcuc al tempo
l/i carne porrei ben ingraffar quello.
Che de V armento hauran duce e manto
£letto,frefcbe c fiorite herbe poi
SeghinOyC dianli bere i chiari fiumi
Vonganli auanti aitchorper cibo il grano
Perche durar piu lungamente pojfa
A li dolci d" amor fatiche grate :
E perch'ancbor i teneri figli uoli
Non rapprefentin poi de padri loro
La debbolezza,e fieno aluifhmh .
La'ue alo'ncontro uolontariamente
fan le caualle magre diuenire j
E quando primari primi coprimenti
Sollecita' l piacer già noto,aUhor a
Negano lor ucrdi herbe ,cfrcfcbc frondai
E le difcaccian uia da chiari fòntu
SpeJJo le premon con il corfo fòrte
E pelfol Ìaffdticano,dlU}or quando
Grauemcnte percoffa l’aia geme
Ver le battute biade,e quando in alto
Gettate fono a i zephin j urgenti ,
Le uotc paglie e di lor grano ignude.
Ciòfafii a fin che troppa morbidezza
diTERZO^
Al campo gemtal tufo non rendi
Hebete , o chiudi i non utili folcii )
W d perche piu cupidamente il feme
In fc riccia, e lo riponga anchora
Ne le piu intane e piu rincbiufe parti
A cader incomincia poi la cura
buonamente de padri, cr infua ucce
Quell' a fucccda de le madri utene.
A llhorche già compiuti imefiuanno
GrauicCcrrando,alcun non [offra quelle
Giunte al giogo tirar le graui corra,
E la uia fupaar faltando ifcfii s
N onpa li prati efer citar il corfo,
O nuotar fiumane lefclue ombrofe
Sipafcanfole,e lungo i colmi ritu
Ouc di mufeo e d'hcrba ucrdc,ognhortt
Sia uefiita la riua,t fieno da le
Spelonche ricoperte, oue fi ftetide
D’un lungo [affo la frefe' ombra folta.
Intorno a bofehi di Silari,e d'Elci
Al uerdcggiante Alburno,in copia grande
Son piccioli animai uolanti,quaìi
A fili a R oma,t'n Grecia chiaman E firi
Quefli da tappo e fiero morfo,e fuono
A ccrbo fpaucntatiyper lefclue
F uggon tutti gli armenti, da i muggiti
De quai percolo taria infuriai i bofehi j
E del ficco T onagro ambe le nue .
Con quefio moftro già thorribih ire
Ufircitò Giunoni penfato hauendo
Pria con qual grane pefie ella dcuejfi,
l li
. ® ' tjnacbia poucnu uendicar/L
aass^a»
f ”(/{M trm°nt*r, quandi le JlcHe
t*&lP*rtoo&iiiUmtCKra
ponga.
Subitamente con rouenttfirro
- Agnino, nomi eie larazza, equalt
S^tc"^re°nferuJuLok,
/tr^r^icro * 3
t* 1Crti“n'no,'riuoltare
biotte UzoUe’l campo bornio oliate
ZT'fMonlefrefch'hcrbetÌ?
ufodieampagnamt '
^‘«rtiZionanettfco, ’
^‘^.^uirutfarfigltonùii hanno
T^7ftl;%uTmellri <dcm*-
dZIZ ì ‘ Ur&hU K0lh Untori, '
p‘™??k<r’P°nmoilcono.
o Iti zzati comei:f«'i
pf^^bpoter'iuejligii:
^Pontandofotto'lgrluelefo
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Die
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(K TERZO ^ 4j
Vaffe di faggio firepitando uada ,
Tragga l timon ferrato ambe le ruote.
In tanto a la non doma giouinezz A
h'hcrba non folo9ne de fatici anebo -
Udppctitofc figlilo paUuftr'ulua,
Ma con le proprie man porrai donanti
il foninolo granfa che non empia
(Com'anchor non faeton gli antichi padri )
Vi latte i uaflrftu le uacche mangi .
Ma in nodrir folo i dolci e carifigli%
hafeia che tutte confumin le mamme* ' »
S'hai piu topo piacer <C hauer cauaUi
Atti a la guerra ,e te feroci [quadre j
O lungo'l fiume Alpheo di Pifa,con U
Veloci ruote gir correndolo dentro
Il facro a Giouc bofco}c facitore
he non correnti ,ma uolanti caxr&%
Sia del cauaUo la fatica prima
Ve guerreggiami i fòrti animile lame
Ccnofccrj [offrir di trombe il fuono :
Portar trabendo la gemente ruota i
E ne le falle udir fonanti freni :
Po feto goder tua piu di giorno in giorno t *
D 'effer lodato e carezzato molto,
V al fùo maefiroie del pcrcoffo collo
Con lieue e dolce mano il fuono amare »
tgli già da la prima poppa fuetto
Ve la madre odd,e quefie cofe impari j
Ponga la bocca i teneri capefiri ,
T utto timido anebor, tutto tremante ‘ 1
tHon confapeuol di fu una anehora.
r * «
il
(
v: K L I B R O M -
M o già p affate le tre etadiyC giunto *
Chcfia a la quarta, [libito cominci
Andar girando intorno a fonart
Già con compofti pafiiyC con bel! arte ,
Pieghi le gambe yC con defirezza uolga *
Siafimil propriamente al faticante.
AUbora inaiti a correr [eco i uenti ,
Bpcrgfi aperti pian uolando , come
Vale redini fciolto,ponga apena
Le fuc ucfiigia in [omino de l bareno.
Qual quando uri Aquilon folco fi muoue
Da Fuipcrborcc partiyt uien [afflando
Le tempeftofe aride nubi porta
Di ScithiAyC /farge in quefiae'ti quella parte:
Le biade alttyCi nuotanti campi allbora
D a i lieui [ojfiamenti treman tutti $
Volte cime de gli arbori pe 1 bofehi
Rcndon pcrcojfc [uotiypremono i lidi
Le lung' onde agitate ,uola quello '»
E uolando col corfo le campagne ,
E infieme anebora t mari aperti /pazzo. - :
Suderà quefto al termi n fiffo giunto
Del largo e Jpatiofo campo Eleo,
Di fanguinofa [chiuma humido 1 labri .
O uer col collo manfucto c molle
Meglio trarrà le Belgiche carrette .
Tu prima a queiyche già domati fono ,
Di fi irraggine graffa il corpo grande
Crcfcer pcrmetttypcrchc imianzi ch'altri
Li domi, fon feroci c brani tanto -,
Che coti fatica prefi buoni li cojkinge ^
- v
I
uà
le
«TERZO MI W
A fofftrirc, & ubidire inficmt 1
Le molli battiture, i duri morfl , >
JAa nulla indujlru piu le forze firma»
Cherimuouerdilor del cieco figlio L
Di Venere, gli / limoli pungenti \ 1
S' alcun c cui piu grato tufo jìa
O di buoi pigrl,o di canai ueloci i
Però lontandagli altri armenti i tori
Son rilegati a pafeer l'herbe,dopo
Vn monte oppoflo,od oltr'i larghi fiumi ;
O ch'i mede fini cntr'a prefepi pieni
Con diligenti fi ritengon chiufi, L
perche lor forze apoco a poco fura f
Lafimina,& ueduta li confiwta ; >
Me fofiicn clìcfifi rimmbrm poi :
damai de bofcbi,o de le tcncr'herbe. T
Con dolci atti eUa,c con uezzofi modi » t
Se mede fini a firir cojlringc ffieffo
Conafrrc cornai fuoifuperbi amanti. I
Vafitpafcendo per lafeluagr onde £
La fbrmofa giouencd,efii fra loro 3r
Con molto ardire e fini furata forzo X
Combattono ,e auiccnda a firir tanfi i
Dalc cui ffieffe piaghe ufcetido fuori
Ofcuro f angue, i corpi e'I terren latta :
S’odon mugghiar le fclue,eyl del et intorno.
Ne coftunu del guerreggiante itifieme i
Ne le falle habitarcon gli altri , il uinto
Scrìuajdfciando'l dolce patrio albergo *
Lungi-, luoghi cercando a lui non noti-.
Molto gemendo driceuuto forno 9 s .
I UH
4
E dal fuperbo uincìtor le piaghe)
Quei, che perdeo ( non uendicato ) amori j
E mirando le flacone albtrgaua ,
Da i regni de fuoi aui fi diparte .
P ofeia con ogni diligenza e cura
P[ercita lcfvrzc,efenza mai
R iceuer entro a gli occhiai petto il forni?»
Giace tra duri [afii,w terra ignuda :
D'hirfute fòglie, e d'herbe offre e pungenti
Si ciba, e tenta fe medefmo impara
Ne le coma aiirarfì,ondc [oliente
D'uny arbore ferir s' affanna il tronco *
E prouocandoalabattagliaiuenti
Qua,e la [aitando li percuote c affligge ,
Spargendoli co i pie la rena intorno .
Poi quando in [e raccolto il uigor haue ,
E ricourate le [uè prime fòrze ,
Muouetin[egnc,e con ruina incontro
Portarfi lafcia al nemico, obliato
Di quel, che già fatto gli haueua,oltraggia*
Si come quando a biancheggiar comincia
Uonda da lungi in mar fi rompe, e rotta
T oflo con graue fuon,e horribil per li
Saffo fi [cogli fi riuolge a terra.
Quaji un monte che caggia,e dal finitimo
V acqua in girofalendo al [omino, bolle i
Gettando in alto ofiura e nera rena,
ìtiefolamcnte c gli armenti, c le gregge ;
Ma d'buomim ogni [ortc,c de le fi re
Quante la terra,eyl mar rì albergai pa[ct%
E di nùUc color pitti gli augelli ,
• • r.
r
I
h
ì
*< T E R Z O W
Prcapitcuolmcnte in furile foco
Corron £ amor, eh' e quello fieffio in tutti :
Non £ altro tempo uia piu cruda e fera
(Dimenticati hauendo i propri figli)
Ciò la Lcona errando }0 gli Or fi informi
D'bumanc membra ftr flratio cotanto.
Allhor per fai te felue d ficr cinghiale ;
Allhor piu cruda e pefinna è la Tigre}
Ahi, eh' allhor mal flcuro è'I gir errando
Pe folitari de la Libia campi.
H or non ueggiam tremar tutti i caualli j
Si come fùjfier da grati freddo opprefii}
Tofio che de la fimitia l’odore
A le narici lor not' aura porta ?
Ne li può rattencr ficno,o pcrcojje :
Non (cogl io caue rupi,o fiumi oppofit.
Bffio porco Sabino infuriato
Aguzza i dcnti,c col pie caua e ffiarge
La terra, e frega a gli arbori le colie}
E quintile quindi per refifter poi
A le pcrcoffe,i fòrti homeri indura.
Che direm noi del giouinetto,a cui
He loffia il crudo e divietato amore ,
N uouc cocenti cgn'hor fiamme rinfrefea!
E i ne la tenebrofia e cicca notte
Huota'l mar proccUofio,odcft fiotto
Vende irate gridar da i ficogli rotte}
E di fiopra mugghiar crucciato' l ciclo%
Che lo minaccia -, e riuocar noi panno
Gli infilici angoficiofi fiuoi parenti j
He la dolente e infera fanciulla »
E dalfiperbo uincitor le piaghe}
Quei,cbc perdeo (non ucndicató) moti ?
E mirando leflaUe,oue albergali a.
Va i regni de [noi auifl diparte .
Pofiia con ogni diligenza e cura
E fcrcita le fòrze, e finzamai
Hiceuer entro a gli occhiai petto ilfintlQ »
Giace tra duri fafii,m terr a ignuda :
V'hirfute fòglic,e d berbe offre e pungenti
Si ciba, e tenta fc medefmo e'mpara
Nc le coma adir arfi,ondc finente
V'un arbore ferir s'affanna il tronco j
E prouocando a la battaglia i ucnti
Qua,e lafaltando li percuote e affligge ,
Spargendoli co i pie la rena intorno.
poi quando in fi raccolto il uigor haue,
E ricourate le fue prime fòrze >
jAuoue l'infigne,c con ruina incontro
Portarfl lafcta al nemico, obliato
Vi quel, che già fatto gli baueua, oltraggio»
Si come quando a biancheggiar comincia
V’onda da lungi in mar fi rompe ,e rotta
T oflo con grauc fuon,e bombii per li
Saffofi fioglifl riuolge a terra.
Quajl un monte che caggia,e dal fina imo
V'acqua in girofalendo alfommo,boUci
Gettando in alto ofiura e nera rena.
Né fidamente c gli armenti, e le gregge ;
Ma d'buomim ogni forte, e de le fere
Quante la terra, e' l mar rì albergai pafie j
E di miHc color pitti gli augelli »
«TERZO» 6}
Precipiteuolmcnte in furile fòco
Corron f amor, eh* è quello fleffio in tutti :
Non <£dtro tempo uia piu cruda e fera
(Dimenticati hauendo i propri figli)
Ciò la Lcona errando ,o gli Or fi infórmi
D'bumanc membra fir ftratio cotanto .
Alihor per Volte felue il ficr cinghiale ;
Allhor piu cruda e pefitma è la T igra
Ahi, eh' allhor mal fìcuro è'I gir errando
Te [olitari de la Libia campi.
H or non ueggiam tremar tutti i caualli}
Si come fùfficr da gran freddo opprefii}
Toflo che de la (emina l'odore
A le narici lor no? aura porta ?
Ne li può r attener fraio,o percofjè :
Non j cogito cane rupi,o fiumi oppofll ♦
Jiffio porco Sabino infuriato
Aguzza i denti, e col pie caua e ffiargt
La terra, e frega a gli arbori le colie}
E quinci,c quindi per refifter poi
A le pcrco[fic,i fòrti homeri uidura.
Che direm noi del giouinetto,a cui
Ne loffia il crudo e diffidato amore ,
Nkowc cocenti cgnhor fiamme rinfrefea!
E i ne la tenebrofia e cicca notte
Huota* l mar proccUofo,odcfl fiotto
Vonde irate gridar da i f cogli rot te >
E di ) opra mugghiar crucciato* l ciclo%
Che lo minaccia -, e riuocar noi porno
Gli infilici angpficiofì fuoi parenti j
Ne la dolente e nufirafmtuHa ,
Che uiucr fcnza lui non cura, o bramo.
Che de Ceruicr di Bacco l corpo fp or fi
Vi uaric macchie i che de fieri Lupii
E de Cani dirò i che de le guerre
Che fouente han fralor timidi i Cerui ?
XAa uìe piu affai di tutti gli altriyè grande
Ve le cauaUc il furor cicco,ilquale •
Vie de effa Vcner lordando di Glauco
Co forti denti lacerar le membra.
Oltre a Gargaroft>cffo,oltre al fonante
Afcanio le conduce e feorge amore-.
Salgono i monti ,CT uarcan gli alti fiumi >
Subito aUhor che la cocente fiamma >
S'accende dentro a Vauide medoUe-,
Via piu ne la ftagion di pronauer a>
Verch'allhora il calor ne loffia nede.
Effe tutte riuolte con la faccia
; La ue zefiro fi>ira,in f alte rupi
Stan ricettando laure lieuiytff>cffo
Senza congiungimento alcun, di uento
Grauide fatte (a dir mirabil eofa )
per fafii e balze ,e giu per l'imc ualli,
Non,Euro,d gli orti tuonile a quei del Sole s
F uggono in B orea,e Corono d onde nafee
jìcrifiim'AujlrOyC con le fredde pioggie
Attnjla,e imbruna' l cielfcreno,e lieto .
Quinci al fin poi quel lento atro ucleno »
Cb'Hippomaneipajlor chiamano JldU
Va f impudiche genitali parti >
Hippomaneychc jpeffo le frittate
Matrigne colferi poi5/ mefrbiano inficiti* _ ^
TERZO ^
Con le non innocenti berbere parole .
Ma figge in txito, figge er uold il tempo j
il tempo ,cui non c chi affrene,mcntre
Dal deflrfcortici lafciam portare
A le particolarcofc dintorno .
T rattato degli dnnenti hdbbidmo dffdi ,
Rtfiaci hor l’altra parte , de /a c«r4
Ch'hauer fi de de le latiofi gregge *
E de l'hirfute capre . qui ponete
il uofiro jhdiOyC le fatiche-, quinci
Sperate riportar con util grande.
Lode cr hanorjrobufii agricoltori.
Certo fo ben, quanto diffidi fia
Le cofe buffe con parole alzare ,
Loro aggiungendo un tale, e tanto bonari
M a me per gli aki,e folitari gioghi
Di Parnafo rapifee e tira a fòrza
Dolce d'honor defìrc-, andar mi gioita
Per Volte cime, e per camin nouello ,
V’ <V altro mai fcrittor,nonimpreftorm&
Pianta, per girne al bel Cafiaho finte.
Hor uopo è ben d’honor ar Palc,zT bora
Pale, Pale chiamar con alte uoci .
Incominciandolo che ne le /latte
Motti, le pecorelle pafean fieno ,
Sin che ritorni la frondofa fiate}
E che di molto /Ironie, e félce fitto
Si {porga e cuopra ben la fredda terra,
A ciò cheyl duro ghiaccio non offènda
Le gregge tener ine, doro apporto
Sozze podagre^ uclcnofafi abbia.
(•illBRO >•>
Quinci partendo poi,uochya le capre
Senza riftarmio alcmfi ponga auanti
Vi piccioli arbofccifrondofl rami 3
E fi dian loro a bere i frefehi fiumi *
Va uenti fiian le lor ftaHe lontane ,
Al Sol brumale, c a mezzo dìriuolte
Qitando cadendo il freddo Aijuario,Jfiargt
Vi gelata pruina f anno cfbrcmo.
Quefie ancho,noi con non min lieue cista
Nutrir e gouernar dobbiamo,effcndo
Non pocol'utilcheda lorneuicne.
Benché fi canginle mie fidane
T rnte in Tino color, con maggior prezzo i
Quinci fi traggo affai piu ffcffd [chiatta-.
Quinci coppia maggior di bianco latte :
Quanto uia piu Jpumera’ l uafo, munte
Le poppe, tanto anchor piu lieti fiumi
Xerfcran fuor da le premute mamme
R adons'in tanto di Ciniphi capri
Le lunghe barbe, e ben canuti mentii
Co i fctoluti crini 3 onde fi [anno
Ve campi m u[o,cr de gli alloggiamenti
Vajfire,contra la pioggia € ljreddo,gonnei.
Letto,e coperte a i nauiganti afflitti.
Vafion le [clue,e i gioghi di Liceo 3
Gli horridi rubi -,e gli ajpri dumi,amanti
Ve g lialti monti ,le piu alte cime ♦
E ffèdafi medefime la[cra
Tornano a le lor fianze,e menanui ancho
I cari parti,c ne l’entrar a pena
Vonfupcrar il limitar, fi pregne • '
;
0
«TERZO» 71
Di latteriportar foglion le poppe.
P ero [cacciar con diligenti a è buono
Va loro il ghiàccio, e quei eli Apportai Uditi
Le fredde ncui, e che leguardifemprc
Vaia mortai ncccfiità,piu tanto.
Quanto effe meno hai di ciò cura,porgji
Tu loro il cibo di frondofe uergbc.
Hon chiudendo' l fimi cPinuerno tnat.
M a quando allegra a noi la frate rude ,
Va ’Zephinfoaui richiamata, i
E Vuna,e P altra mandra a pajeer fuori
fa che tu mandi per campagne, c bofebi
La nel primo apparir de Palma c chiara
Stella, che rapportar ci fuol la luce .
Vadan pafccndo per le frefebe piaggie
Mentre el di nnouo,e mentre P herbe fono
Canute, e'n quelle tener ine grata
A le pafccnti gregge è la rugiada.
Quando del giorno la quart'hora quelle
V’ ardente fete accende, e le cicale
Canore rompon gli arbofeei co'l canto ;
Le mena a i pozzi,od a prefèndi fragni
Ldalor ber P acqua corrente per li
Canali eP elee a cotal ufo fattL
Ma poi nel mezzo giorno andrai cercando
V ombro fc e cbiufe ualli,ouc di Gioue
Stenda t gran rami fòrte antica quercia.
O pur la doue con facr' ombra giaccia
Vi molti e di fpefi elei un nero bofeo.
fofeia di nuouo lieuementc bere
Potrai dar loroipafccrle di mouo
i %
x , r
afe
^ L I B R °
Cadendo il Sole .quando Caria tempri
La fredda f Ma che la fera adduce »
E i pafcoli recrea C humida Luna j
E quando s'odcn rifonar i lidi
Halcione.c? Acanthida le macchie .
C hcdiremtioi de Labici pafiori ?
E de le rare lor cappanne.e cafe i
Spcffo'l giorno e la notte. e l me fé tutto
Per ordine fi pafce.C? ualbcftiame
Per h lunghi deferti, fcnzaftalki
Tanto fon grondile campagne quiuu
Il paftor A frican fen porta feco
ìnfime con la cafa ognifua co fa;
Varine,?? a Chuomo il Con compagnofido »
Varco, e di ftrali la faretra piena
Kon altrimenti che'l robuflo e fòrte
Ro manne Carme patrie quando fatto
Iniquo pefo ileamin pigliai prima
Cb'ci ue lo affettici inimico a fronte
S'accampa,?? ueder lafcia in ordinanza»
jAanoti cofi s'offcrua tra gli Scitbi,
Vicino ale M eoticConde, doue
Turbtdo Cifro correre u piuftftendt
tJboiopt.t picgtfotto'lfrMo poto.
Qyiuimaifcntpre entro IcJlallcchiujt
Si fian gli armenti, e fan tutte le gregge.
Nc ui fi uede d' alcun tempo, mai
Verdeggiar herbe in campo >o in orbo) foghe .
Ma ben ut giace del bel uerde in ucce
Visformc tcrra.ogrihor di bianche falde
Vi neuc carcame di profondo gelo.
fet
Digiti
TERZO
il qualfour'ejfa fette bràccia s'erge,
ltu è maifempre inuemo , fempre quiui
Soffiano i Cauri fredde netti, e ghiacci .
Quiui non fcuo te mai le paUid' ombre,
Ne quando fole a mezzo' l ciclone quando
De l'Qcean ne le rofr acqueti Sole
Bagna l'aurato fuo uclocc carro,
I piu correnti fiumi in un momento
S'agghiaccian qiuui,c l'onda che folta
'Effir ricetto de le naui prima ,
H or è de corride con le forti /palle
Sofliene e regge le ferrate ruote j
F rangc’lgràfrcddoc (pezza ogni metallo
E s'indurano altrui le ueflemdojfo:
Sfrndon con la fccura humtdi i umi :
Per le lacune e lor condotti l' acque
Liquide, fanflfaldo e duro gelo .
S'agghiaccianfoura le non colte barbe
Vhorride goccie che'l freddane filila. .
Ne manco in tanto cader cejfa in terra
Larghe da tutto' l del falde di ticuc .
JAuorfì il befliame,e i gran corpi de buoi
Spa.rji £ intorno di pruina fanno :
E ragunati in belle /quadre i ccrui
Coperti da la ncue alta,ch'ogn'hora
Viufrefcafccndc,agghiaccian fi,ch'apcna
De le corna ueder puot'huom la cima .
Quefti non già co cani, e con le reti.
Ne con la tema de le rojfe penne ,
Verfeguitando e /pane mando uanno j
NU indarno con U petto i piotiti oppofii
Romper tentanti, affigliai con li /piedi}
l quai occi/lfc ne portati poi
forte gridando, a le lorftanze allegri,
Efi in cane ficionche fitto f alta
Terra, lor uita otiofiefiura
Mena» ponendo fopraHfuoco ardente
Speffo t* intere querele, egliolmi grandi
Quitti paffin le notti in giuochi cftfi’.
Con fermento imitando ef orbe il «ino.
T ale al Settentrione H iperboreo
Soggetta, fera e fenza legge gente
Sferza, e percuote il Kiphco ucntofanprt.
Velano i corpi lor robufh e furti,
: Di' uariefrrc,moUi e rojfi pelli.
Se tu bramaci hauer perfètte lane ,
Prima fuggir conuienti tafirafelud
Tu lappole c di trigoli} e lontani
far che ti fieno i lieti pafcoli ancho.
B molle c bianca effir la greggia deue .
Guarda c'baggia il montai col itelo infime
Bianca la lingua,chc fe l’haurà nera,
* Di fòfebe macchie e le pecore e gli agni
Che tic nafeeran poi firan coperti .
Co/i con molle don di bianca lana,
(Se creder defi) P an,d Arcadia Dio,
Chiamando lei, ne folti ombrofi bofehi,
' Alfin>con frode ciò ch'ci uolle, ottenne
Vaia non mai che bella, auara luna.
j a. 4 chiunque hauer cerca in copia latte.
Con le man proprie lordauanti ponga
Il Cithifo,cr il Loto,c Fbabc filfe
Quinci
Quinci c che più deflano i fimi , C T hanno
ftu diftcfe le poppese quinci il latte
Vi fide occolto e grato tmfapor rende ,
Molti a i capretti lor crefciuti,e da le
Materne mamme già difgiunti efiuelti
began la bocca con capefiri duri .
Quel che munto haueran nafiendo'l giorno^
E ne thore diurne spremon poi
ba notte : quel che già cadendoti Sole »
E ne le oficure tenebre -, di giorno ;
Il portali ne canejlri a la cittade }
0 che linfalan parcamente^ quello \
Mcdcjìmo riferban per lo'nucrno.
He la cura de Cam ultima fla-, • f*
Ma pafeerai di fero grafib,inficmc
1 ueloci Jpartaniit' l fier Molo jfo.
Tifi fidi cuftodi baucndo,indarno
A le ftallc il notturno ladro se meno
D'ingordi Lupi temerai gli affalti .
He per forarti ognhor le gregge, dopo
be fratte ti uedrai gli 1 beri» gente
Henuca naturalmente di pace.
Speffo gli Onagri timidi correndo > •
Agiterai co Cani ,eco Cam ancho
E le Lepri e le Damme andrai cacciando ,
Spcfiò co i lor latrati turberai ,
T rahendo fuor de le filuefire macchie
I feroci Cinghiali , e feguitando
Ver gli alti monti i gran Ceruifouentt
Co gridi condurrai dentro le reti .
$c'l Galbano,cr il Cedro acuto odore
Geor.di Ver, £
Vuno e l’altro (girante , entro le fidile ?,
Acctfo tieni , fugherai da quelle » >
A le lanofe mandre i Serpi infèfli .
Spejfo fuggendo fpauentata il cielo
fiele [alle la V ipcra s'afcofe $
Spcffoydcerba de buoi pcjlc,dcolubro,
Vfoa ricouerarjì [otto il tetto ,
E [otto l’ombrai e /porgere ancho auuezzo
Crudo uelcno a V innocenti gregge
Si giace in terra . tu preflo aUhor prendi.
Prendi paflor in mano,o faffo.o legno
E a lui: mentr’alza il minaccieuol capo, •
Col fifebiante gonfiato collo [chioccia -,
AUhor quantici già del ejlrema coda
Scioglie gl’ inuilup pati nodi, etrahe
V ultimo [etto 1 tardi e pigri giri ;
E eh' altamente di fuggire in ucce
Sotterra il capo timido nafeonde .
N* pafcoli ancho di Calabria , un Serpe
Eiuolgcndojl intorno , alzafouente
feroce’ l petto, e le fquammofcJpaUc}
Di gran macchie dipinto il lungo corpo 1
Che mentre i fiumi rompoti da le fónti,
E che la primauera humida,irriga
Con gli Auflri pregni ogn’hor di pioggie, campii
frequenta i ftagni,c le nue babitando
Yiue di pefcudi loquaci rane
L a non mai fatta ofeura gola s'empie >
Pofcia ch'afciutta e uota è la palude ,
E dal foucrchio ardor JìJfo’l terreno ,
E [ce tielfeuo ,equac latrando
'ni TERZO >1/ 74
Gli occhi di fiamma , uid piu crudo & offro
I )d ld fctc arfo, effauentdto inficine
Dal gran cdlor , ne ud pe i cdtnpi crrdndo ,
Alcunnonfidche mi confòrti allhora
Dormir a torio, ne giacer fupino
D’ alcun bofehetto fopra t herbd uerde ;
Quandi ei giu pofic le fuc ucccbie (foglie ,
Piglia le nuoue , e giouane c pulito
Lafciati a cafa i ferpenteUi e l uoud
Si uolge altero al Sole , e muoue CT uibrd
'La tripartita uclenofa lingua .
ìtifegnerotti anchor di tutti i mali
Che uengon loro, le cagionile i fegni •
Le pecorelle aUhor tentate fono
Da fozza fcabbia, che la fredda pioggia
Penetra lor la pelle infino di uiuo ;
O col canuto gelo, horrida bruma :
O quando un fudor fuccidos' attacca
A le tofate mandre , 0 i corpi loro > '
Segar gli acuti & t pungenti (firn : *
Pero ipafior tutte le denno Mora'
Attuffar ne le dolci acque correnti : 1
E con gli bumidi utili il monton uadd
A feconda del fiume in quello tmmtrfo. »
O'itofo corpo con la morchia amara
S' ungerne fchiato con di argento (piuma 1
Solfire uiuo, pe eie di lda,e cera ;
Scilb,<y Hclleborgraue,dtro bitume .
Ma nuli altro rimedio è piu falubrc t
A cofi eftrcmo e pefttlente male ,
Comi è tojlo tagliar col fèrro ma
K li
Vd[ommdboccadetacerbafiagaz >
Piu Sedimento e piu di uigor prende
Tal uitio, quanta piu s'a/condc e cela ,
Mentre negai paftor poncr le mani
Per medicar C afflitta greggia in oprai
Ma flandofi otiofo a Dio dimanda
Vuotamente che la renda fona»
Anchor quando il dolor pajfato dentri
Ve le pecore a l'offa ultime infuria. ,
E che C arida fèbbre i membri rode9
Giouò [cacciarla col ferir del piede
V ultima partCyù ' piu di [angue pregna
Muoucrjiftorge e piu gonfiar la ueno.
Come i Bi[alti[ar fogliono, e come
Il fiero Scitha aUhorch'eifi nefùgge
In Rhodope,e di Gethi ne diferti;
E che col [angue de le uene tratto
Al canai che lo portaci latte bcuc*
Quella che difcoflar ucdrai da f altre
j $pcffo,e ritrarfl a f ombre gr ate,c'l cibo
lentamente pigliar, [eguir l'eftrema’,
O paficndo giacerli in mezzo' l campo}
E [ola dipartir la notte tardi ,
O ecidi toflo,auatiti che [erpendo
Va contagio[a cruda p effe uada
Entro la turba,e per l’incauto uolgo. ~ v
' Non tanto folto con rumafccnde ;
Turbo portante le tcmpcjlc,ecorre
Ve i campi aperthquanto molte pcjli
Offendono non pure hor quella,hor quefia
Pecorina le ucdtinw momento
c
ruffe occupar le madre,* perir quelle
Con la Speranza de lajlirpe infìeme .
Di ciò può fender tcjlimonio uero
S* alcun mai uidde Palpi aerie,e n monti
inorici capelli , e del Timauo
Veneto i campi, CT ueda horancho dopo
Cotanto tempo , de pallori i regni
Difcrti e uoti i pafcoli e lefelue.
quìuì già nacque dataer corrotto ,
H orribil peflilenza emiferanda ;
Dd qual per tutto' l caldo de l Autunno
Ardendo ficramentc,a morte diede
l feroci animali ,e i manfuctù
V acque tutte,* i pafcoli corruppe .
jje fot per una uia cornano a morte »
Ala poi che largamente in ogni uena
Era P ardente fete penetrata.
Tutte contratte rinfilici membra ,
Uouamente ahondaua il triflo humore,
Einfc trahea le cadenti ojfa,tutte
Val fiero morbo liquefi itte e frutte,
SpclTo in honor de g Ufuperni Dei,
Mentre di lanea fafciajl circonda .
jLa pecorella offèrta a i fanti altari »
E le fi poti la bianca uetta in capo.
Morta da fe cadco trai dimoranti
Minijlri,che douean purificarla»
O fe rihaueua il facerdote alcuna
Col fèrro alianti occifd , quindi md
Mon ardetun le fibre pojtefopra
ì fiacri fuochi,* render dimandato ^
Non ftpca le rtfpofle l'indo nino .
E a pena fi potcuano i coltelli
Tinger di pingue , cJjc corrotto e miflo
Li mxrcidynon bdfldUd d render pure
L d fuperficie de U rend ofeurd .
Quinci di qud di ld pc ucrdi prdti
Vherba pipando , i teneri uiteUi .
Le dolci dime eshalar ueduto baurefli.
Quinci di piaceuol Con ld rabbia uicne %
E i porci infirmi unanfia toppe pcuote 3
E preme er angc lor f enfiate gole .
il già felice e uincitor cauollo
Cade e jfrefptrco'l piede il tcrrcn fiere,
P ofii in oblio Puoi fiudiyi finti , e f herbe :
Gli orecchi bafii tienfudor incerto
L'occupa , e freddo com’cjpcr quel fiiole
Che uicini a la morte i corpi ingombra •
Arida e dura ld pud pelle papi ,
A quei che la maneggian refifiendo .
Cotdliyduanti la lor morte , datuio
Veraci ftgni,ne primieri giorni.
S'in procefp) di tempo a incrudelire
Comincia il fiero male , aHhor li uedi
Con gli occhi or dentici grane ffrirto tratto
. L'alto gemito fior del trifio petto :
Lunghi fingulti da gli interiori
V Itimi , trar fi pcorgon 5 per le nari
Opcuro e nero pingue andar jpargendo ;
Prone le chiuje palici l'ajfrra lingua .
Giouò col corno ne la gola mefio ,
Spargenti dentro ottimo uino, qucjl 4
«•A
Salute fola a morienti parue .
Ma quello flcjjò era dipoi cagione
Di maggior doglia j che dal uin riprefè
; Le forze, ardcan di maggior fùria accejU
. E/?i flefii le lor già prefjo al fine „
(Diano gli Dei cofe migliori a pii
E a crudi nemici un tal furore ,)
Co denti ignudi laccratun membra.
Ecco fumante f itto'l uomer duro
Cader fi uede il Tauro , e da la bocca
F uorCl [angue gettar di baua mijlo -,
E trar del petto gliultimi fojpiri .
Vanne il mefto arator -, difciolto l'altro
Piangente la fraterna morte > acafa
E nel mezzo de l'opera imperfètta
fiffò l'aratro nel campo , abbandono.
N on pojfon f ombre de gran bofebi fólti
Loro animi allettar -, non molli prati -,
Non fiume piu ch'elettro puro e chiaro »
Cadente giu da gli alti monti al piano .
M a i fianchi efìremi fi rifoluon , preme
Cliocchi dal mal granati alto fiuport •
Cade piegato a terra il grane capo .
Che gioua il ben oprar ? che la fatica l
Che col uomer uoltar le terre grani i
E pur non nuocon lor gli ottimi uinii
O le diuerfe nobili uiuande,
Pafconfi d'hcrba fcmpUce,e di fiondi»
Son lor tazze da ber liquidi fonti ,
E i fiumifempre affaticati in corfo .
Penficr noiofo,o cura offra e molefla
K. iiii
w
LIBRO >w
1 Non turba o rompe lor falubri formi
Non m que luoghi d'altro tempo mai
Nc facrifìci de la Dea Giunone ,
'Dice fi cffcr cercate le giouenche ,
Ver trar i carri a i luoghi facri , doni
I doni fi ripongon de gli Dei :
0 al giogo giunti buoi fcluaggi impari
Dunque difficilmente con le marre
Solcan la terrai con le proprie mani
Viantanui dentro le femenze e i frutti:
E po/lo fotto'l graue giogo il collo ,
Vanno trahendo le ) bidenti corra .
Non /piando a gli ouili injldie tende ,
Vie circondando fe ne ua la notte
Le gregge il Lupo ,ch' altra cura acerba
Lo f prona e doma : e le timide Damme,
E i fugaci Cerui errando hor nonno
Tra i Con flcurier a le cafe intorno .
Già de timmenfo marVhumida prole
N el lido eflremo getta l'onda, come
Suol fouente gettar naufraghi corpi .
Tuggon ne fiumi infoiti le P hoce.
Difefa indarno da lefue caueme
La Vipera peri/ce ; e /lupe fatti
Con le lor durefquammc muoion gf H idri
E ffo aere agli augelli è mi quo, quegli
Lafciando'l jpirto fotto Volte nubi,
Cadon prccipiteuolmente a terra *
Importa mia , dopò tanti mali
1 pafcóli cangjar,nuocono V arti
Ver giouar ritrouate , { dotti e faggi
kterzo»
77
ÌKatftri>gia'l P h&àride Chirone
Cedette con M ciompo Amithaonio %
Al fiero molcyd lo rabbiofo pcjlC * *
"La Pallido Tcflphonc mandato
Val tenebrofo ftige.in luce chiaro *
incrudclifcc , e [eco infime adduce
t caccia innanzi fólte bombii febidri
Vi uarie e crude pefiiye la paura
Sorgendo di di in di , lena da terra
Alto difirage e morti auidó'l capo ,
Va lo fficjjò mugghiar d'armentiye manditi
S'odon d'intorno con lefeluc e i fiumi
V aride ripe , e rifonar i colli .
Cia muoion a catafie , in effe fi atte
Cafcano i corpi a monti in [angue e morda i
Sin che di [atterrarli imparat'hanno*
perche del cuoio alcun ufo non era
toc fi poteali purgar le nere carni
toc Fonde chiare yo fuperar con fiarttrM*
pie tofar lor le tane dal corrotto
Sangue macchiate ye fiero morbo rofit
O teffer tele , anzi s’ alcun tentato
Hauejfcfar di cotai udii panni ,
A pena tocchi , di carboni ardenti
tra forprefo , cT un fudor immondo
Le puzzolenti fue membra irrigaua i
Lequai , tutte contratte , poco dopo
V el male ardea Fine fi ingwb tifico^
DI VERGI LIO,
Libro Quarto ♦
a
ARGOMENTO.
RATTA Copiofifiinuancrtte
il Poeta in quefio quarto libro la
cura delle Pecchie , e’I modo di fa
re il mele : laquale era lultima
parte nella generale propofittcm
ne di tutta lopera. Et perche que
fio fuggetto era tato debole , che
fi farebbe potuto finire in pochi
uerfiyCgli lo amplia con uarie digrcfiiotu , cr con ddetteuo
li trasldtioni lo accrcfce e adorna. Pcrciocì) egli attribuire
ma certa R epublica loro alle Pecchie , dando loro Rr, aU
loggiametiìpalazzi»cUtd,popoli)uffici,ftudiìo‘coftumi :
CT ciò con tanta de firc zza , che fenza mai feordarfi delle
fue trasldtioni , non efee di propofito in alcun luogo. Puofii
quefio libro anebo diuidere in due parti. Nella prima infe*
gna il modo di propagare, cr mantener le Pecchie : nella
feconda mofir adorne elle fi pojfano rifar di nuouo, quando
elle fono jficntc affatto . Et di quefio trouato fa auttore un
certo Arifico pafiore , il quale fi tien che /òffe il primo che
con lammazzare alcuni paia di buoi, rifaccjfc le Pecchie,
che gli erano morte •.
Dirò continuando ancho del mele
Dolce , che Paria filila , i don celefiii
Qaeft'anchor parte Mecenate, attendi
Dilcggicr co fa , dirti tri apparecchio
Alti -, merauìgUofi e grandi effetti:
I magnanimi Duci , e de la gente
Tutta ordinatamente il popol grande ;
I coflumije leggìi /ludi, e l'arme .
In fi lieue foggetto , e gran fatica :
M a non gloria leggier fferar ne deggio,
S'aucrfa deità non la mi uicta ,
E ini efaudifce linuocato Apollo.
Vnma U ue fpirar non pojfa il uento ,
S' elegga' l luogo ouc h abitar den f A pi,
Per eh' a quelle portarne a cafa i cibi
Vietano i ucnti , ne le pecorelle ,
E 1 1 lafciui c teneri capretti
Diano l'ajfalto agli odorati fiori .
O per li campi la giouenca errando
Scuota giu da le foglie la rugiada , ‘
Calcando le f urgenti c tener herbe .
Lontani anchor da le lor flanze fticno ,
Pitti le /palle lucide 3i Ramarri j
E con rnolt' altri augei M cropc,c Progne,
Da le [anguigne man fegnata il petto *
Perche guafìando uan tutte le cofe ,
E col becco prendendo effe uolanti
Le fe ne portan uia per l'aria a nolo ,
E fica foauc , a i dijpictati nidi .
JAajìenui appreffo chiari fònti,o /lagni
Di mufco'l fondo uerdeggiantt , cr uoda
Con grato mormorio tranquillo e puro
fuggendo per l'hcrbetta in picciol rio,
V Uirì ale lor cufe malta palma.
\ ^ libro^
Od unfcluaggio grotte? Vliuo diombre.
A ciò che quando i Re noueUi, fiore
Menan le prime [quadre ne lo nuoua
E lor propnafiag[one , e che la lieta «
GioucntùfolLtzzando intorno uafii ;
Inulti U uicina [refe or ina
Quello il caldo figghr , nceua e tenga
Concernente ne fiondofl alberghi ,
Varbor pojlo a incontro, e fe nel mezzo
V clocc un'acqua corre, o fiafii pigra ;
t> entro a trauerfo [alici e gran fafii
Gettoni , a ciò che foura i focfii ponti
Vojfan fermar/l , e al Sol di fiate l'alt
Difpicgate afeiugar , [e forfè maitre
Che quinci e quindi elle dimorano , Euro
D'acqua lc/pargc,o in mezzo ronde attuffa
Quiui <f intorno uerdi Cafìc e Timo
In copia grandc,e'l Scrpitlo odorato
Tiorifca i e beino le uiolc ffcffo
V acque del fiefeo e liquido rufceUo .
"Efii aiutandone fanno i meli,
O di concede <f arbori firmati
O fiondi lento uiminc tcjfuti 9
Habbian fretta l'entrata . perche'l turno
Col freddo il mele adun rcfiringe,e agghiaccia,
E Lqticfallo il gran calar la fiate .
E t a lor parimente il freddo, e' l caldo
N uoce -, pcrch'effe non indarno nonno 1
T urando con la cera entro , e £ intorno * J
Dclelorcafilefottilfijpire. *
A quefi' ufficio e a tal effetto filo • t
V A R T o
Ztrban la cola infiemc accolta , affai
Piu del iufro tenace, e de la pece!
Spcftaiicbo (teglie uer quel c'kuom ne parla)
Cauar [otterrà le lor e afe tapi, * *
O in caucmofe pomici, oncgliantri
Vegli arbori corroflfitrouaro .
Tu nondimeno i lor rimojl alberghi
v Vi Ime limo intorno empiendo andrai t \
Vifopra ricoprendoli di fronde .
Jfw* irMfapprej[olelorflanzc n, V
Tyjo ere fca , ne ut j 'ardino anebo
a TaI 0jSnMZht '“fi WMÌ }t k' K
Alti palude fa faggi , e l'odore
6r4w del fingo ,o dotici coni fofit
Rimbombino , t tuiugin de li noce
R^rnf/ode ripercofja adictro . 4
Poi C b auraT aureo Solcoicbian rai
Sotterra poflo il pigro inuerno,e'l cielo
Concfhuo/plendor lucente aperto }
Jofto (freon fuori: e per cefrugli c hine
Sen uan cogliendo fioruermigU e bianchii
Leggiermente gufi ondo al fonano i fiumi.
^inci Tionf > per qual dolcezza , liete
Xudrifion la lor prole, c i cari nidi. /
Quinci con artcfabrican le cere
Kuouc, < compongo,, anche Lmcl tenace.
Dunque come ucdraicon belle [quadre
L apf ufrirfror de le lor cafre , e girne
mia tranquilla fiate in ucrleJhlUi
Notando i eie lo, c quajl ofreura nube
Spana dal ucnto m qucfla e'n quella parte s
01 L I B R O >*>
Pon matte ,fempre le dolci acquea fcmprt
Cercando ucumo i piu frondoft alberghi.
Quiui di trito Apiafìro il fugo /porgi *
O di Cerintha igncbil herba cr uile -,
Intorno intorno rifi tonar facendo
Col cauo rame ciembali , e bacini.
Ciò facendo ucdrai che fi porranno
Tofto a federile gl'impiajlrati foggi 3
'Eflcom'èdilorcoflume)tutti -
S'afconderan ne le piu chiufe celle .
Velie ufeiranno a la battaglia in campo ,
Però che tra i lor Re fouente fuole
Hafccrgardydifcordid e gran tumulti )
Incontinente i fieri animi audaci
Del popolo jd la guerra ardito e pronto
Si pomo antiueder , perche del roco
Rame ilfuon quelle a la battaglia inulta 3
E con agre rampogne le tardanti
Riprende . uocc s'ode le fquarciate
T rombo imitante taUkor le uedi preflc
inficine raguti are, e le lucenti
Penne mouendo agguzzan con la bocci
Doro /puntoni , attan le furti braccia.
E tic la regai tenda al Re d'intorno
R ifirette , e'nfiemc me fcolate fi andò »
Con alte uoci e minacciami grida l
ìsfidan gli nimici a la battaglia .
Dunque poi che ritorna la jtagione 1
Serena e lieta,c di fioretti adorna 5 {
"Efcon fuor de le porte a la compagna
Con belle fquadre in ordinali za}c quiui y
Forno infi cme giornata , odcfìmaria
T erribilfuono,e gran ftrcpito d'arme .
R accolte c firate in un ruotalo grande
Cadon precipiteuolmentc a terra ♦
Uonfi/pcjfa la grandine difcende ;
Nf <f un grantCElce fòrtemente fcofjo ,
Viouon a terra in tanto numer ghiande.
Ffii R c,in mezzo de le armate fchiere
Confplcndì<£ ali,hauer ben moflran dentro
■ A lor piccioli petti , animi grandi :
Quanto piu può etafeunfi sforza, a t altro
Clamai non ceder , fin che'l piu pojjentc
V incitar quelli non coflrigne,o quefti
Sconfitti e rotti rmoltar le /palle .
Tanti gran moti d’animi c cotali .
Tumulti acqucteran/i, col gettare
Cbe tu farai di poca poluc in alto .
I\a quando i duci lor fùor di fuafchierd
Kitratto baurai , quel eh' a te par ebefia
Peggior de l'altro, perche piu non nuota
Prodigamele confumando' l mele ;
Condanna a morte s e lafcia che'l migliore
Kc la già uota , regia fola fi anzi
L'un fia di macchie <f or lucenti ardente .
(Pe rchefondidue forti) éilmiglior qucflo
Di chiaro affetto, con lucide fquamme.
Horrido taltro,e neghittofo fiafiL
Come lefacciefon de i Re diuerfe,
Cofifon ancho de la gente t corpi :
Percb'altrc borrcndcfono c brutte,quaU
Suol chi camma perla poker alta.
* * (K i I B K O w
$pUtando con le fccchc labra in terni ,
Va terrajlcjfa ch'inghipttifccffcffò .
^ifflendon l' altre doro,oni'hamo i corpi
Ornati e con ugual macchie dijhnH .
Quefta è la miglior flirpe quinci mccrtd
Stagion, premer il mel dolce potrai .
Jtfp tanto però dolce , quanto anchora
l iquido , c r atto a tor laffrczza a quale
Via piu fi luffe duro uino er agro .
quando incerti m quefia parte , e'n queUd
Od cicl uolan gli (ci dmi,ey uan feberzando
l(ir celle diffrcgiando>c i freddi tetti
Abbandonando , uo che tu nmitoua
p al gioco nano lor infiabil mente ,
JJpn con molta fatica, a i Re troncando
Val1 » perche fenz'efii altra non fia „ i
Che le Jueficnda , e di pigliar ardtfrd
V4to uiaggio , o fuor de padiglioni
Trar le bandiere e difficgarle al uaìto t
Afille muitin gli hortiyoior foauc
Pi ^affrranffiranti ,e di lui degni
che gli ha incufiodia,e li conferua e guardi
Pa le rapaci man,da i fieri artigli
p 'ingordi ladri , c d'importum augelli:
Quelli continuo ffauentando , e quejh ,
Con fiero affetto , e con fxligna falce *
Quel c'ha de tA pi, e di lor frutti cura ,
igli'l T ipiOyCgh il Pii; da gli alti monti -
r A (afa porti , c'ntomo gli alueari
V pianti,cr e i le proprie man confumi
bf la dura fai ica,cgli if otterrà
Pong4 ‘
fHaVART O
Pongale piante fèrtili e fèlla j
Quelle irrigando con Comiche pioggia • *
K4 s’ìo già prcjjo'l fin di mie fatiche
Non mi uedefii con gonfiate uele
/ultimare, es'io non m' affrettaci
Di riuoltar homai la prora a terra 3
Canterei forfè anchor come fi daino
Coltiuar gli horti , e render grafi & Udghi
E narrerei come due uolte f anno
Produca P efli le uermiglie rofe .
Conte de dolci riui, ch'ella beue ,
Si goda lieta la Cicorea amara } *
D'apio le uerdi ripe e crefca il torto
Cocomero per l'htrba , e gonfi l ventre » -
Nf tacerci N arciffo a metter tardo
te chiomcj o’I gambo del piegato Acantho t
Nc le paUidett'bedcreine i Mirti
M ai fempre uerdi,e fempre 1 lidi amanti.
Perche già mi rimembra hauer ueduto
D* Otranto fiotto Calte torri , doue
Bagna'l nero Galefo i biondi campi 3 •
J tua chi arci C oritio , che di terra
Abbandonata da ciafcun coltore ,
Picchia parte poffedeua ; e quella
Poca , e ra anchor non fèrtil da giovenchi t
Ne a pafcoli otta : 0 accommodata a uiti :
Quivi egli non di men nobili btrbaggi
Piantando per le macchie , e ricogltindo
Intorno 1 bianchi gigli, e le gramigne ,
E i minuti papaverifouente
Con magnanimo corion lieta fi'onte ».
G eor.diVer. L
p+u
Vi
AgguogUouddei Re Volte ricchezze. r
E ritornando poi lo notte tordi
Al poucrofroggiorno , le fue menfc
Di uiuonde ingombrouo non comprate.
E * primo a lafrogion di primouero ,
C oglieo le rofe,e ne V autunno i frutti ,
E quando co%l gran freddati tnfro ucrno
pompata ifafii, e che de V acque il corfo
Già ueloce fremita il duro ghiaccio j
E gli del molle e lento Acantho allbora
T ondando già le troppo lunghe chiome :
1 Z tphiriyC la frate riprendendo ,
QucJhyC quella a tornar fi pigri>c tardo .
Dunque ei di granii’ Api,c molti fciami
Sempr'abondaua j egli era'l primo frempre
A far spremendo i fauijil mcl /fumante,
E i Tigli e e Puu hauea frrtil molto i
E tanti frutti ricoghea maturi
V AutunnOyquanti a lafragionpiu ucrde
Vaghi fiori uefrian fi condì rami .
Et con bcllifiim' ordine difpofre
Ve campi gli olmi grandi ; c'I duro pero :
E produccnfi già le (pinci pruni} .
E’ / Platon mini/ir ante ombrofra foggio
A chi cenar fott'cjfro ha per cofrume .
JAa rincbiufo entro a co/l breiu/patii,
, Pretermettendo quefre cafre Jafrcio
Contarle a quei che dopò me ucrranno .
E freguirò qual die naturo a V Api
Gioue,per guiderdone e per mercede,
Cbcfrcguitando de C ureti i frani ^
n
« - CJ
I
I
H{ Q_ V" A' R' T’ tr jw
Canori , e i cani ftrepitanti rami
Lo nutrir f òtto la Dritta j 'pelone u
Bile fole i figliuoli hanno communi 5
E dentro la cittì communi alberghi *
Viuon la uria fiotto li gran leggi ,
Sole conofoonla lor patria , e fole > 1
"Le proprie cafc juan tuttala fiate
faticando pe’l ucrno , ilqual,non mai ' _
Che le rttroui frrouedute, torna .
Ripongono in comun tutti i guadagni .
Perche procacciano altre il uittoyt fatto
Patto fra lorjcfcrcitan ne campi •
Altre intorno a le e afe , per Icficicpi
Di Narciffo le lagrima la gomma
Lenta , fhUante fior de la corteccia . ‘
De gU arbori cogliendo j fanno i primi
fondamenti a le celle , quindi poi
Solendoti le tenaci cere 5 quefte
Hudrifeono i lor parti giacrefcenti »
De la fucccfiion fpcranz* > quelle l
ìlpurifiimomcl fiipano infume » / **•
Ond'empion polle canterelle tutte. V
Sonitene alcune acuì per forte tocca v
Di cuflodcr le porte , cr a uicenda
Hor unafhor altra diligentemente
Vanno ffiiando quel che'l uentoface 5
Se torboso chiaro l del j ft uento,o nubi
Grauida $ acqua , il r offerendo uda,
V.. O di quelle 3chc tornan grani e carche, : r
Sotfentran effe, ad alleggiar i pefl :
O frette inficine in un drapeUo, fuori
L U
V VB n o - ^ '
Scacciano i Fuchi da preftpi loro .
Crcfcc ogrìborf oprale piu fruente fafiL
Empiono gli odorati e dolci meli ,
Di grato e di foauc odor di Timo
V'aure^che’lfa argon (Fogni intorno paL
Come (juando s'affrettano i Ciclopi
Difabnear tifare faettc a Gioue ,
H iccuon dentro a mantici taurini ,
E rcndon altri i uenti } ottuffan' altri
N< l'acqua lo ) indente e roffo fèrroi
Quefti le forti braccia alto leuando
A tempo con deftrezza , e gran mifura
Ve lafcian poi cader fu faldi incudi :
Kiuolgon quegli la rouente maffa.
Che la tenace fòrcipe tien férma.
Mentre penano i colpi a fender <T alta 9
Dal ribombo de quai fort'Etna geme »
No/i altrimenti , s'a le cofe grandi
Ve picciQle agguagliar lice , <f bauert
Preme le pecchie naturai deflo >
Secondo 7 grado che ciafcuna tiene >
E queir ufpttOychc lor da la forte *
A quelle poi di piu matura etade 9
De la cittade in man dafii'l gouemo ;
E di fornir le celle ,c di comporre
V mgcniofe caft hanno effe cura.
' Ve più gtouani poi la fera al tardi
Se ne tornano acafa, fatiche ccarche »
Di Timo , e uan pafccndo hor quina,hor quindi
I Salicela Caflayc'l roffo gruoco :
Va graff i T igliatc i grati al Sol Hiacintbi, ✓
i i «
Di qui color, c'ha non oprato'l fèrro •
Tutte han de le lor opre parimente
Vnfolnpofo , una fatica fola .
fuor de le porte iti fui /puntar de f alba
E feonfenza dimorati giorno tutto
Confumano pe i campi , infln che quelle
. Valma di Gioue figlia , t <f Amor madri
Ammomfcc tornar a le lor cafe j
One poi giunte , a rifiorar col cibo # \ "
1 corpi t tanagliati e Ufi danfl . •
Suffurrar sode al limitare intorno .
P ofeia che chiufc fon ne le lor celle
Tace cta/cuna,e di ciafcuha occupa
Pro/ondp forno t affannate membra ,
j$e la pioggia in pendente da le /lonzi
Giuntai le uedi allontanar , ne fono
Di commetter fefleffe a f aria ardite.
Quando comincia propinquarffluento.
Biada quella ficure , e da le nubi ,
De la città fotto le mura,e'ntorno *
■Vajmoatortacque,qua,e lafcorrendo •
E prendendo taThor minuti fafii.
Con quei s'alzan librando in ario,a uolo j
penetrando le note nubi ,[cnza
Temer eli il uento le tr dfporti altronde. j
Come naui nel mar cui t onde, e i uetiti
Quinci e quindi agitar fogliano , affermi
PjtabiUfcc la zauorra grane,
poco dei mer aia gl lor ti, ch’elle \ <-
Nonfome foghonfar gli aLcn animdli
pjfolumoUmembra,eicorpiloro <
L iti
»
IH t I B R O 5#
Ne diletti di Venere , ne i figli *
Sforzate fono\a partorir con doglie .
Ma quelle ftejje con la propria bocca
F ormaiìo i partile que mede fitti poi ■' *
Nati fra fòglie e fior foaui,& herbe 9 i
Kaccólgon caramente. Effe il Re loro
Nutrifcon diligentemente , infieme
E i pargoletti cittadini fuoi )
E C ampie falene i palagi regali
Yabricanloro di tenace cera .
Spcjfo per offri e duri fxfii errando ,
Confumar Ialine ui lafciar le penne j
E piu taChor.cbe fotto'l graut pefo
Abbandonare anchor la propria uitd •
Tanto de i fior deflojant'è la gloria
Cban di comporrei mcl foaue e puro •
E ben che breue termine natura • —
Voneffeal uiucr loro ( ilqual piu oltre
De la fcttima fiate non fi fende )
E' la generation loro immortale :
E per molti e moli' anni m pie mantiene
fortuna la lorcafa cflirpt , donde
De gliauijgliaut antioucrar fi potino .
Ne con tal riucrentia , o tant'bonore
L’Egitto,© la gran Lidia, i P artbi,o i Medi
Ojfcruano lor Re, com' effe fanno .
Che mentre egli dimora in uita , tutte
tiaimo un'animo fol,concor dee fido-, •
Perduto che l'ban poi pompon la fède ,
Vengono a i cruccia le difcordte,a l’armej
Erompendo per fòrza cceHe,c futi
Q.VARTOHI 84
fabricato mel mettono a facco .
Bgli e cufloic ii lor opre, e? ejfo
Ammiran tutte , e con fremito grande
Gli fan <C intorno ,e lo chiuggono in mezzo*
B freffo anchorfopra le proprie frolle,
Valzan tal bor<x,& uia nel portan prefte .
Ver lui campar da gli nemici atroci ,
O ppongon'ejfe i propri corpi in guarii
D iflderofc di cangiar la uita ,
Con una bella e glorio fa morte .
Da queftl fregiti e quefli effempi mofii
Credetter molti dotti ingegni , fApi
Varticipor de la diuitia mente 3
E di cele/le nutritiuo frirto .
Però ck'efii iiceano andarne Dio
Vcrleterre,pc 1 mar,pel del profóndo^
Quinci le gregge hauer, quinci giumenti 9
Gli buomini,& ogni frra,augcUi,cr pefei»
E tutto ciò fra noi che frifa,cr urne
Spirito ,cr uita : cr ritomdrfi poi
La,onde fi partir ,tai cofe tutte :
JNf ui hauer luogo morte, ma uoitre
V iuc nel del tra'l numcr de le felle •
Quando ricor il mcl dolce uorrai ,
F a (f babbi d’acqua pria la bocca piena 1
Quella frizzando fouralc lor celle:
E fugherai col frano ofcurol' Api, • *•
Colfùntojor perfecutore acerbo .
Due uolte il mel compongon l'anno, fona
Di mieter quello, e di raccor due tempù
D'uno è quando le figlie fAt alante
L uri
• »
•? »
H L t B R O
v ' ' ' » " S/ y
Vfcendo fuor de f Occdrto allegre ,
G fcuoprono il bel uifo honcfto e chiar il
E 'laltra;quando le medefme poi
fuggendo’} pefce,ch’aUo’ncontrofurgeé
T rijìe fetndon dal ciel ne l’onde hibcrnt •
Elle oltre modo d'irte rabbia ardendo
Spiran,cffc feltro uelen co morfl j
Ef a affifii i cicchi ftr ali ,
Vi lafcian quelli con la uita inficine.
Se tcm’U duro e freddo uerno , e quelle
Rifpamuar brami , ondebifògno haurai
Ter taucrinr , moffo a pietà, de i loro
Animi afflitti ,e de grauofl dumi }
Profumerai col Tono entro le Jlanze }
E radendo n \ andrai le uóte cere .
Perche fouaitc auien che ui s’afconde
Lap? arantola utle^’l mel diuora ,
Con Altri uermi a la luce nemici 5
E 7 Fuco che fi fiede a l'altrui menfà
Godendo’l cibo de Umifere Api.
O l' offro Golauron.ch'm mezzo a queUt
Si pon , lor difugual di poffa c d’arme .
O r impronte Tigmuole,o fu le porte
Spiegando tende le fue larghe retiy
Vinuidiatada Mincrua, A ragne.
Quanto efle piu faranno eshaufìe e priui
De propri alberghi de e celle loro ,
Tanto piu con ardire immenfoytuttc
Si sfòrz/tran de la cadente prole
Riparar laminaci graue danno *
Empieranno le cafe or 1 granai >
nJfi
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•isti
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«Jvi
Mi M..
Q.V ARTU J*
È tcffeanli Sodorati fiori . .
MafiC pcr° ^ Api ai ,ur* c<$ »
Cmi noi foretti fi amo sfa anchofono )
D<* gnw* infirmiti faranno oppreffit
Il che conofier puoi con chiari figni»
Subitajnciite altro color , quello
Chaucr prima folcati ,fifiorge cr
Df t infime nel uolto h orrido, e brutto*
Per la magrezza eficmiato , aUhora
fuor di cafa portar le uedi i corpi
priui di ulta , e celebrar l'ejfequie .
O co i piedi attaccati flar pendenti
Sopra l'entrata de lcftanzc>o dentro
! Dimorar chiufe , da la fozza fatue
PaHide,c per cagion del freddo pigre »
AUhor fi finte un grane fuono,atlbord
tra (picUcun fujfurrar continuo s'ode *
Comt'l freddi' Aufiro mormorar pc bofiliU
O come frcmc'l mar, turbate i'onde .
Coiriin cbiufix fornace il foco firide .
M or qui dei tu porgere a quelle aita
il Galbano odorato ardendo , e i nuli
Colar per canxletti,che ,di canne
Pria preparati acotal u ohaurai j
Quelle I lanche eshortando,e a i noti Ioni
E confuti p afcoli chiamando .
Gioverà molto anchorm: fidar infieriti
L a pefta Gallale fecchc refi , e fapa
Ben cotta e dolce ,cr ma paffae T imot
V Attico Timotcb'c de gli altrfl meglié *
. EC tnCaurea/pìfonte grane odortt
y
I
^.LIBRO ^
Ne ( frati anchor è un fior AmeUo detto a
Ck'ageuolmente fi dtfcuoprc a cui
Loua cercando , perche la fua herbd
Crcfce <t wi piccio/ ccfpo in felua grande
Eglic fintile 4 /oro j ma le fòglie
Chcffxjjc intorno a lui (porgendo uanfl9
• Lucono alquanto del color c'hauere
V eggfam le nere e purpuree uiole ►
Di cui fpeffe ghirlande de gli Dei
Per entro ifacri tempi, oman gli altari *
E1 di fapore amaro al gufìo , quefto
Ne lefegatc tutti , r per le riue
' De la piegata torta Metta , nafcei
E quiui lo ricolgon que paflori .
Le radici di quejlo adunque cuoci
Ne/ odorato e piu perfètto uino
Chaucrft poffa, e poide loro auand
Di cibo in ucce ne cancjbi colmi ♦
Mafc mancajpr con la fiirpe tutta ,
Ne hauefi onde crear la nuoua poi,'
Voglio [coprirti del paflor d' Arcadie
I bei trouati di memoria degni :
In che guifa già jpejfo uecifi i tori ,
P rodujjc Ì Api il putrefatto J angue*
E cominciando da l'origin prima ,
T i narrerò per ordine ogni co fa *
Però che la,dou'il P elico Canopo
Habitaricca e fortunata gente ,
E portar fa fi alefue utile intorno
Con le pittc barchette , giu per tacque
Che' l gran itilo (lagnando intomo^argt
I
ARTO » ’ 96
E la, douil mcdtfimo bagnando
p reme i confiti de faretrati PerJÌ ,
E da lafvfcd rena , il uerde Egitto
Kendejtcondo ,e ita confette bocche
A dar fuo dritto al mar, poi ch'egli ha corjo
Lunga* dmw da neri Indi partendo:
Tutta la regione in cotal atte
Ogti fua ) pane , ogni falute pone .
Vn ptcciol luogo quitti cleggor. prima ,
E fretto quanto a tal ufo . conuienfi %
Tt'un baffo tetto lo rtcuopron poi ,
Cingendolo di muro intorno intorno )
Quattro fine [ire in quattro faccie aprendo^
V'fènza uento , obliqua entri la luce >
Cercano pofeia di due anni un toro >
Che pur hor pieghi la cornuta fronte #
A cui la bocca con le nari infieme
T uraniche jfirar non pojfa’l fiato
Quantunque molto fi dibatta e [cuoia*
Percotcndol con ucrghe infuio a tanto
Che muoid)C al morto per l'intera pelli
Si nfoluan le trite carni , quiui
Lo lafc iati chiufo,a le fuc coffe f otto
Ponendo rami^ucrdi Caflc,c Timo *
Ciò fafi i aW)or che i zcfrifoaui
Cominciano agitar foffi andò ,l' onde.
Innanzi che di nuoui e bei colori
Si ueggia rojfcggtarc il prato j e
Che la loquace Rondinella il nido
Soffonda ne le tratti per le cafe .
In queflo mezzo il tepefatto bumoti
LIBRO 'J# *
UgUc per loffia al tenero giGuenco ,
Onde poi pullular certi animali
Senza pie primayt poco dopo con te
Penne Jlndenti , e l'uno apprejfo l'altro
Vedi Icuarfl a uolojnfin che (fuetti
Per forza fuori con impeto grande »
Qual folta pioggia da leftiue nubi
Sparfa,cfcon tutti (pianti inflemci o comi
D a corda f coffe le fiaette lieui
De fieri P art hi , nel primiero affatto .
Qual Dio, qual ritrouò tal arte o Mufiet
Da qual huom quefla nuoua effierientia »
Prrfe i primi principile nata crebbe i
I Ipaftor Ariftco gli ameni e lieti
Luoghi bagnati da P eneo fuggendo.
Perduto (come fucna'l grido )l Api
Per cruda peflilcntia , e grane fame j
F crmofiitrijlo de l'eflremo fiume
Al fiero capo a la madre quitd
JV* olto fi lamentò con tai parole *
lAadrc CtrenCymadrCychCy di quefio
Corrente gorgo i bafii regni tieni ;
A che tu me de la preclara flirpe
Df gli Dei (s'egli c'I uer eh' A pollo fld
Timbreo mio padre , come tu dir fuoli >
Da fati inuidiato gencrafii i -
O dou' è quell' amor fuggito , il quale
Dicci portarmi t a che uolei tu ch'io
Spera fi il ciclo i ecco ancho quefio fieffo
Di quefia nofira mortalità honore ,
Cbc con fatica e diligente cura
1
(•l (iVARTOHI 8]
Ch'io folca porre m frutti,' in animali t
Ogmcofa tentando , apena banca
VxrPddrictr'acquiftatOyoimc lofi, bori
Ejjcndomi tu madre , altri mi toglie .
Deb uicn tu ancho,e con le proprie mani
he fèrtili e filici felue fucili :
Torta a le /lolle le nemiche fiamme :
Ve biade occidi j e lor femenzc abbruciai
Taglia le uiti con la fòrte fcura ,
S' hai pur co tanto le melodi a fcbiuo .
Si meflo fuono udì la madre fotto .
ìlbaffo letto del profondo fiume ; >
A cui dintorno uaghe e belle nimphe
Tilauan lane del color c'hàl uetro ; * 'i
DrimOyLigca>c PhiUodoctyC 'Kanto:
Sparfe pe i bianchi colli,i capei doro ;
T baliose N eft,e Cimodoce,e Spio :
E Cidipee,e L teoria bionda i Pana
Vergine} Poltra pur dianzi prouato
H auea del parto le fatiche prime :
E Clio con Beroc fua for or, figliuole
Ambe due d' Ampbitrite,ambe due doro, 4
E di pelli dipinte ambedue cinte :
E pbire,cr Opi,e P Afla Deiopea: • j .
V ultima poi di tutte era Arethu/à,
Veloce al corfo,a le faette pronta * v. *
Ve quai pofate pur allhora hauea .
Tra quefie mmphe leggiadrette e belle ,
Ve uane e baffecure,congP Rigarmi *
Di Vulcano, e di Marte i dolci furti
Harr<m una di lqr9Climcnc detta . , i
fH l !B RO)|)
E cominciando da torigin prima
Del mondo , gli amorojl c ffiefii cafi
Jiumeraua bordi qucfiofhcrdiaucl Dio
lìentr'attorccan le molli lane al fkfo9 •
E prefe dal foaue e dolce canto ,
Tcncan gli orecchi ad ascoltarlo intenti 9
'Noucttamcntc quelli de la madre ,
Il grane pianto d’ A rifìeo pcrcojfe *
Ontf elle tutte Rallentate , in piede
Da le feggic del uetro fi leuaro :
N a innanzi? altre fuefuore, Aretbufa
Guardando attorno , fitor de l' acque fontine
il biondo capo traffica di lontano
Onon da tai lamenti ibigottita
Sorella mia Cirene j indarno , èffe .
Ecco7 me fio A rifìeo tuo figlio , e tua
Cura maggior , che lagnili andò fòrte
Jn riua di Penco tuo padre fi api ,
E te cruiel e diffidata appella .
A coflci quella di timor noucllo
la mente oppreffa , a noi lo mena , a noi
lo mena diffc } fu lecito a lui
Entrar le fiere porte de gli Dei .
C io detto i tofìo a gli alti fiumi impone
C he fi tmn da canto jC dian la firada
Al uenientc giouanc , d'intorno
A cui piegata & un gran monte in guifk
Si firmo t onia,c dentro' l fuo grati fino
lo riccucttcte fotto'l fiume mfe.
Già piai di mcrauiglia c di fiupore
Tel gran moto de l acque ,m guardando
01 (*. V ARTO
Vhumiic cafc difua madre e i regni :
I laghi dentro lefficlonchechiufl:
I rifonanti facri bofchi -, e quanti
fiume correndo irrigati la gran terrà
V e de doutmque gli occhi a tomo gira :
E P bafl,e Liceo ,e'l fonte onde prim'efce
Volto Empco, onde' l gran padre Tcbrom
Onde fpumo foli Teuerone onde
Nafccndo horribilmmtc Hip pano firn 4,
Per afpri fafit,t di feofeefe rupi
Scendendo d piano i e 'l Mifìo Calco ancho
E con uolto Taurino ambe le corna
Dorate' l Po,dei qual nuW altro fiume?
Con maggior uiolentiai lieti colti
Bagnandoyè cb'cntr'al mal purpureo porti
Cojì ricco tributo , e mefehi inficine
Con amaro licor,lefue dolci acque.
Poi che fu giunto entr'i pendenti tetti
Di pomice, e raccolto caramente
Nt la materna camerale poi c bòbe
Da lui Cirene la cagion intefa
Del uano pianto ,edclefue querele %
Damo ordinatamente le foreUe
Uimpbe a le mani i liquidi criflaUi ,
E le touaglic onde s'dfciugbino : óltre
ìngombratio lemcnfe di uiuandx,
E ui ripongonfufo 1 uajì pieni:
Ardon gli altari <f odorato incenfo «
A lui Cirene , Itor prendi figlio, prendi
Di puro uino,una gran tazza m mano 3
f eterifichiamo aPQccdno,dijfe , . .
* mi l ì * a. 6 *
Coffa egli , c T ella infime priegi
V Oceano gran padre de le cofe , *
E le fonile N impheje le quali
Cento babitdnoibofckiyC cento ifiumil
Col prcciofo uin tre uoltc (forfè
V ardente fioco, e nfflcndeo tre uoltt
Del tetto alfommo già la fiamma alzati , .
Dal qual augurio l'animo fermando , *
Sciok'cUa lafua lingua in tai parole ♦
Habitanel Carpathio pelago uno
Ceruleo D menomato Protheo,ilquale * ;
Giunti al fuo carro di duo pie callotti
Scorre fouente' l mar ondo fi e T alto :
Qucft’hor <f Ematina uifltando i porti >
$eu uafe Paierme la fio patria $ quefto X
WQimmphe tutte ueneriMo,&cjJo »
Qran Padre N erco,pcrch'ci uede c'ntcndt *
De cofc tutte, quelle che già furo , :
Quelle c'bpr fonoyc quelle cb'ejjfr domo»
Cofl par ut a Nettuno , di cui pafee
1 grandi armenti de l'borribil P hoce.
C ojìut figliual conuien che prenda,e ftretto
Do leghi fi y eh' a forza ogni cagione
Di tutto' l malyche fé fiucce ffiynarre.
f ero che noti per alcun pnego mai I
Do poprcfii piegar , fi cb’ci ti defjc
filcun precetto, ma coflretto a forza ♦ v
}offejfa farò tccOyt attlwrche'l Solr
£ mezzo giorno alzato e di fruente }
Quando pui l'herbe fon rafciutte er arfe
E JW grata a gli armenti e gregge è tomi
Dimenò
Wt
Ti mcrr'o dentro di piu ftgreti luoghi
Del faggio uecchioyou'ci fianco da l'ondc
Si fuol ridur , perche piu facilmente
"Lui già pofio a giacer da g raue forno
Opprcjfo ajfalga,epoi che Chaur ai prefot
Con le mani e co i lacci il tenga fretto ,
AUhora quei con apparenze nane
Cercherà et ingannarti ,ft cangiando
Di fere in uaric , e non piu uifte firme •
"Perche tofio farafii horrido porco :
Atra Tigre : fquammofo Draco ; e Lonza:
O darà fuori di fir epitome fiamma:
O rijf liuto in acqua fuggir afii 5
Co fi de lacci , e di tua mano ufccndo .
Ma quant'ei piu fc cangia in ogni firma9 \ •
Tanto piu figlio 1 fatti nodifirtngi ,
F in che fia tal mutato corpo , quale
Vhaurai ueduto innanzi ,allhor che'l forno
Cominciaua a uclarli ambe le luci .
Cofi difi ella . E poi d’A mbrofla prtfe
Il cclefie licore, ond'al figliuolo
T utto'l corpo unfc , e laure dolci intanto
Spirar t odor ne ben compofii crini -,
' Venne a le membra quel uigor, che, pria
Non erari ufe haucre . E un (ficco grande
D’un rotto monte in fianco, ouc dal uento
Spezzate tonde, a far co frette fono
Di lor mcdefme un ffiatiofo golfi :
A i for prefi nocchicr, d'atra procella
fido c Jìcuro albergo -, doue chiufo
P rotheo fi fia dal gran fajfo difi fo.
dcor.diVer ^ M
wm
'Gl LIBRO **
Quiuiladonndil gioudnc colloca
De la cieca cauerna in quella parte ,
One del poco lume , il men riceue :
E circondata da l'cfcure nubi ,
In difparte a ueder tacitaflafii .
Cidi Cane cfliuo rapido , e fornente
Gli affetat'lndi fu dal ciclo ardca :
E tenea'l Sole ilccrchto di meriggio :
Ardeuan f berbere fino al fondo cfbremo
C oceano i cani fiumi i raggi ardenti .
AH hor che P rotheo fuor de f acqua ufeito,
Tornaua dentro a lefpelonche tifate -,
Intorno a cui ,fen già lieta foli ondo
Del grand' oniofo mar thumida gente ,
Qud,e la ff> ruzzando la rugiada amara •
Sm pel Uto a giacere in uari luoghi
Stendon fe ftcfiija gran fonno opprefii
I V itegli marmi , eie Balene .
Ef[o,com'il paflor c'ha di fue gregge
Ne monti cura,allhor che già s'inuia
Ver partirfi da noi l'eterna luce ,
E dipartendo i uitcUi ammomfee
Tornar da la pajlura>a le lor (lonze i ,
E che belando i teneri agnelletti
Piu flimolando uan gt ingordi Lupi}
Po/lo a federe in mezzo a taftrofcoglio.
Con diligentiane mede il conto »
poich'Ariflco fi uede auanti pofta
Voccafione al fuo defìr conforme ,
Apena può foffrir il faggio uccchio
Compor l' affaticate te lajft membra >
Q.V A R T'O & *0
Che con grangrido , t con furore addoffo
Gli s'aucnta,e lo piglile fìrctto lega .
Egli , non gid dife pofio in oblio }
•penta a lo'ncontro ogn'artc , cndejtpoffi
Da luì sbrigare , e fi trasforma e cangia
jjc m/c piu ffjaucntofì borridi rnofiri •
Jnfòcojnfira atroce, in kqut fonde. >
Ma poich' alcuna frodi, dlcunauid
Non ritroua al fuo [campo -, uintonede
In fc medefmo ; e finalmente fciolta
D'bumana uoce,in quefla guifa parla » ; y
0 piu £ ogn' altro giouanctto ardito.
Dimmi, chi fu colui ebe ti commife 1
Che dcuefti utnir a le mie cafc i * ,
Che cofa uuoi da me ì che chiedi *. e quegli
Ben lo fai P rotheo tu,tu ben lo fai.
Cui non e mai nafeofìa alcuna cofa »
Noi mi richieder dunque. Qui de i Dei
1 precetti feguendo,a intender uenni * $
Come r afflitte e già cadute co/è,
Vofiin tornar ncllor primiero fiato .
Alfuon di tai parole, il faggio ucgho «
la fòrza cofiretto, i lumi ardenti
Torfe uer lui con guardo ofeuro e bieco f
Grauemcntefiemendo,e cofì diffe » ♦
D'offe fa deità tifiimo l'ira ,
Purgar conuienti i grandi error commefiu
Qucftc,non grani pene,al grane fallo
(Se non ui s'opporranno ifati) uguali,
Defia in te fteffo il miferando Qrpheo,
E per corion de la rapita moglie ,
M ii ^
*
t
L I B R O
Cgn'hcr piu grauementc incrudelifie.
BUa,mentr'era a. te fuggire intenta .r^ *
Velocemente lungo i caui fiumi.
Calcò co' l molle e delicato piede,
V offro e duroferpente , che le ripe
Guardano afcofo trai fioretti e l'hcrba.
Otid’a pietà del cafo borrendo, mojfo
ìlchorougualde C altre Dnade, empio
Con alto grido, gli alti monti intorno.
Vianfero i gioghi R hodopei, e pianfe
Vangco con loro , e a M arte il terrenfacr •
Di Rhefo,i GetiyC C Hcbro,gr Orithia .
E/ con la caua cetra i mefli amori
Confolaud cantando , ne giamai
Kajccud'l gior no, ofì monna-, ch'egli
Ko/ uedejjc nel lido afflitto e fola ,
Tefòlamente,o dolce fua conforte ;
Te cantar fola,e te chiamar piagnendo,
Anchora ale Tenarie foci fcefo,
E del gran Dite a le profonde porte,
B éff aucnto tenebrofo il folto
toofeo paffuto , apprefentofii auanti
A l anime infirnali,eal Dio tremendo j
Bt a i cori empi, che non pomo o fanno
Verhumane preghiere e dolci , mot
Divenir punto manfueti e molli.
Nf tanti augelli Mor che'l del $' imbruna,
O la montana pioggia al freddo tempo
fuggendo, ad albergar pe i bofehi Hanno :
Quante,commoffe dal foaue canto
Del centro ofeuro , da i piu bafii figgi
'I
KQ.VARTO)#
, Efandauarì ombre ad afcoltarlo liciti }
Vàrie apparenze di non uiui corpi :
Huomini c donne , e magnanimi heroi »
i Pargoletti figliuoli , c non anchora
Maritate fanciulle , e nel cojpetto >
De padri pojli , e de le madri loro
I giouanettientro'l funereo rogo,
I quali intorno di Cocito il nero
E fùmofo p antan, di brutte canne
Fieno , e la non natabil mai palude
Per l' onde pigre cinge jC none uolte '' ■
A medefìmi intorno fparfx Stige
II mai quindi partir poterfìy meta.
Anzi effe cafe proprie , e da la morti
Stupirò i cicchi e tcncbrofl regni :
Eie fùrie intricate icrindi ferpi :
Cerbero intento al dolce canto ,chiufe
! Le tre mai di latrar non fatie gole :
E col uento ancho d' I xion fèrmofi #|
La ruota , che mai fempre intorno giri • * >
Già fuperato ciafcun cafo hauendo j
B Juolto i pafi con ramata e fidi
Spofa renduta yfcn ueniua lieto
Dal cicco inferno a la fupema luce .
Eigiua innanzi, eUa'l feguiua dopo.
(Però che con tal legge conceduti
Gliel’haueua Profcrpina) allhor quando
Vn fubito furor (incauto amante
A ffalfe e pref t , uer amente degno
Di perdono e pietà , fe quello 0 quefli
fi ritrouajji nel Tartareo chioflro .
M ili
LIBRO
Ritenne' l piede e già fott'cffa luce * -
A lei riuoltoyEuridice fua uide, »
Scordato oimeyde C offra legge iniqua*
Quiui perduta ogni fatica ogn'opra
Gettata uide •> e del tiranno crudo
1 patti rottile fu tre uolte udito
ìl gran romor ch'ufcia del lago Auemo •
EUayoime ydiffe,qual furor yo quale
Acerba forte e divietata Orphco}
Me mifera ad un tempo , e te perdeo t
Ecco che mmamente i crudi fati
Già mi chiamano adietro , ecco ch'eterno
Sonno mi chiude i uaciUanti lumi .
Rimanti in pAce>oimc>ch'io non piu tua,
Da grande ofeura notte circondata
Rapir mi fentoya te fendendo indarno
AinbclcnonpoffcntipalmeyetoJ}o
Ciò detto , gli (pari da gli occhi , come
Mifioco'lucntofuggeinaria'lfìmo
Lieuc, nelui eh' indarno l'ombra uana
Giu a abbracciando , e uolca dir piu cofe
V idc dapoiytic dal nocchicr di Suge :
Fw lafciato pajfar Potrà palude .
Che deueafare * ou'a ndur Ji haticua $
StatJi tolta due uolte la moglie t
Con qual pianto poteuay e con quai noci
Uuquert alme d' abiffo yoi DeicelejUi 3
Ella già fredda ne la j ligia barca ,
Solcando andana la palude cieca »
Sette mefl conimi dicon ch'egli
Sott'MiarupCjche parca che'l cielo i
M
« 'iv ARTO
C onkcùnatoc^pr^atonde
™. difetto Strimon la pianfi j (fitto
1 £*«« Altri quefte co fi difie:
Mulccndo le frittate e crude Tigri ,
E mando coi corno t offre quercit ,
Quolpbdomeru,cbe tu ut rii fiondi
A f ombra piagne ifuoi perduti figli.
Che non permuti anchorman dura mano
il ruuido arator poc'anzi trofie
fuor dtldolccnotio Im proprio nido.
EBa d fedir fu uerdi rumi fiondo
Geme tutta la notte e rinoucUa
ifuoi lamenti, di querele rneftc
lmP'^ointorno’lcUlo,lecmposne.
vZZ^’^mlorZ
figlio iemnpotmnmai
, rfddar,nepur piegar un poco
Iptnflcrficddi* i'cfcjio voglio
oc ai ghiacci Hipcrborci,& a la Toni
Sempre corco di neue,e i Riphei compi - ■
Non di pruina uedouigiamai ; *
Err otto intorno: efidoleuoindorno
*f r*Pfta Euridice , e de doni
Vinto lui fotti do linfèrnol Pluto
Perche é Tbroao lefirezzote dome.
Trolfocrifiei degli Deifolemi. *
E cerimonie del notturno Bacco
ZZT'^ì^rfargendo
**», 'tronco.
tfra ll caP° M marmoreo collo
trotto in mezzo l'Hebro ondofa
li Ji"
«LIBRO MI ^
Efiffopra portando nel comolto , *
Euridice la uoce,e la già fredda
Lingua chiamare, ah infera Euridice ,
V alma fuggendo , e refirir del fiume
Euridice s' udirò ambe le riue .
Poi c'hcbbc Protheo quefie cofe dette ,
Saltando fi lanciò nel mar profondo .
E da la partCyOu'ei lanciofii,torfi
Vondeffumantiy fopra il capo afeofo .
Ma non Cirene -, eh' in tal gufa al figlio ;
Tutto foJf>efoycpicn di tema di fe. {
tìor ti lice figliuolyfgombrar del petto
Ogni trifio pcnficro ; ogni paura i
Vdito hai la cagion d'ogni tuo male, . 1
Quinc le nimphcycon lequai folca
Negli altibofchi e fercitar i cori, 7
Diedero a l' Api il mferabil fine .
T u dunque fa che fupphc ondo porga • *
I doni a queUcyClor la pace chicgga : *
Honorando le facili N apee , ■ ,/-
P erch'cUc tf indir anno i prieghi tuoi, ' *
R mettendo lor ire e loro sdegni :
Mal modo de l'orar qual effer deggia
Prim' ordinatamente uo narrarti .
Quattro bei ton,di gran corpo eleggi , '
Che del ucrde Liceo pafconle cime :
Et altrettante anchor giouenche,quali
N on habbin mai prouato 7 grane aratro .
A quefìi pofcia quattro altari innalza.
Vicino a l'alto tempio de le dee ,
Quiui gli occidue ucrfal facro fangue j
. .
*C Q^V A R T O ^ 9?
L afcixndo i corpi nel jrondofo fofeo ♦
Poi come nata fiJ la nona aurora ,
Ad 0 rpheo le deuotc ejfequic mxjuU*
Di Ictheo formo t pxpxucrifrarfì :
E t una nera pecora ancho occidi :
Il bofeo a riueder tornati poi -,
H onorerai Euridice placata >
Prima da te, con la uitetla occifa »
Toftd ei qual farcir a lui la madre impone.
Poi ch'apparita $ la nona aurora ,
Al tempio uien,drizzà i mojìrati altari »
Quattro bei tori di gran corpo adduce >
Et altrettante anchor giouenchc, quali
Non hauean mai prouatn'l graue aratro l
Ad O rpheo le domite effequieface ;
E7 bofeo a riueder tornafì poi ,
lui un ntoflro incredibile a narrare * .
Veggon fóltamente per le carni
Liquefatte de buoi, per entro l ucntri
Tutto irridendo l’Api,e da le cofli
R otte bollendo tifare j e per lo cielo
Andar trahendo grandi ofeure nubi*
Già uolan f opra gli arboree duranti
Lenti pender le ucdon, come fuolc
Pendente Jlar fopra la ulte l’uua .
Quelle cofe,io cantaua fopra' l colt 0
D e campi e de gli armenti : e de le gregge :
E fopf ancho a le piante : mentre il grandi
Cefarc appreffo l’alto Eufrate, in guerra
fulmina-, er uindtor ragioni e leggi t
A quei popoli di che l'hanno care j
K L I B K u
Si dprcndofl lauiada girne al cielo . ^ ..
M c vergilio,<jt*el tempo jin ch'io fiorini
Né fiudi d'otio ignobile , la dolce
Partcnopenudnua entro' Ifuo fieno $
Che per trafililo i paftorali uerfl
ScrijiiiZ? giouane audace , te de Compio
Gran faggio a 1 ombra, Titiroi cantai •
Il fine della Geòrgie*
di Vergilio*
t * - - - '
IL PRIMO LIBRO
DELL’ENEIDE DI
VERG1LIO,
T radocto da M. AlclTàndra
Sanf edotti,
A h\. A V R E L I A TOLOMEI»
#
iAckwi .
art Uà
ARGOMENTO* .
RESA Che pi Troia,
E ned figliuolo d'Anclufe &
Hi venere , huomo di fingo «
hr pitti er tulore , mentre
che lamio fettimo del fuo cr*
rore nauigaua per lo mar
Tir thè no di Sicilia in Italia,
cjjcndogli madata co tra urta
grauifiima burafeada Eolo
Re de uenti , a preghi di Giunone tfii /finto alla /piaggia
<C Africa j e hauendo poflo in terra , canazzo con le frcccie
grandi/limi ccrui j cr gli diflribui un per ciafcuna nduep
thè fette naui apunto hauea raccolte dell’armata >clx gli
era ita a trauerfo : er poi con la ffre ronza del ripofo auue *
nire fi mi fé sconfortarci copagni fuoi Squali erano gi4
fracchi da lunghi erronea fopportarc il rimanete della fri
tica chcc'era. ln quefto mezzo Ventre difende apprcjfo
'«CllBRO» A l
( ^ L A. £ A V i
45iott* fi cìk/ì &/ fuo Enf i cr de Troiani , cf attribuifce
ta cagione di tutte quelle calamità <x Giunone. D'altra par*
fc Gz o Mf , aprendo l ordine de fati, con laficranza della po
ferita felice ,& rfffli grandezza de Romani confila il do *
lor della figlino ld. DaMccui parole Venere confolata , U4
ad incontrare il fuo Enea , che per riconofccre il paefe <mm
daua errando }c gli die nuoua delle nani difierfe , eh' erari
faine : er oltra ciò gli mojlrò come quiui preffo era Cor *
thaginc , laquale Didone cdificaua atthorainquei luoghi .
Enfi adunque per benificio della madre circoiidato da una
nuuola injlcme con beliate entra in Carthagine : doue tro*
uò i compagni falui , er amorcuolmente fi raccolto da Dim
done. Mi V encre, perche non fi fidaua molto,delTbofiitio
di Giunone,nc della leggerezza della donna , battendo adm
dormcntato Afcanio ne bofehi tC ldalia,mandò Cupidine in
fuo f ambio, ilquale tra ghabbracciamenti e i bacifegretor
. mente uifiirò l amor i Enea alla rana .
I t»1, iri! ' •. ’ ZA * I , \ I . > F - à 4
w V Mfi . v'** ■ . -« />
■ ’ d r>nr^ *’/ Uuntn rintn rive A 4 Tv/m> AtMMfp
* uV. Cagioti de cieli er del altiera Giuno,
l, Che non baite in oblio cacciato l'ira. . t.
: Er bebbe in guerra anebor fouerchi affanni »
Ver fin cb' egli findaffe la Cittadc,
V Et de fuoi Dei il fcggio pofe in L atto.
- . La ’uc il fmgueLatmo,crd'Alba i padri
» Prendono il nomc,zr la fuperba Roma*
t M ufi fa rimembrarmi le cagioni^
• In qualfioffèfadc le ftc potenze
7S
«PRIMO W
O, perche pien di duol l'ditd regina
Pnea,che fu fi di pictade itlnfbrc
A riuoltamc tonti duri cafi ,
E a tonte empie fatiche clii hahhio /finto*
Tante ire fon ne gf animi celefli {
fu già Cartagine antiquo cittade.
Che alhor tenesti gl'habitator da Tiro
Incontro Italia molto, er al entrata
Del Tebro,ricca e al fiero Marte intenta.
Quefta ( dicon ) che piu fogni altra terra
G lunon Camajfe , er dopo lei fi* Samo.
Quiui eran Carme fue,quiui il fuo Carro ;
Quefio,mai fcmpre hebbe fommo dxfio
La Dea & ogni aita alhor ne porfe
S'in alcun modo mai uoleffc il fato,
perche folfùjfe fogni gente' l Regno.
Certo ella udito banca del T roian fangut
Scender lo ftirpe,che V altiere mura
Di Cartagiri col tempo ruinoffe .
I ndCl popol potente,^ n guerra ardito
D ouer uenir'a dijfiantarne Libia >
Et che tra tale il uolger delle parche.
Di ciò gelofa,CT perche le rimembra.
Quel che pe i cari Greci incontro a Troia
Piu ch'altri fece in le paffate guerre
Ne le cagiori de Ciré e i grati dolori
S' erari tolti dal cuor che nel pcnjìcro 6
Profóndo fiadi P aride il giuditio.
Et la poca gradita fuo bcltade
Glhuomin ncmici,& gCufurpati honori
Da Gjmmcdcyondc di sdegno acce fa *
L
«nino» yr
Diede la morte a uojlri pddri innanzi :
O tra Greci fòrtifiimo Diomede ,
Perche non potcua io per le tue mani
Lafciar quefla alma ne Troiani campi f
O ue a l'arme d’Achille il fòrte H cttorrc *
Refi a fepoltOyCf Sarpedonte il grande :
0 ue f otto l'alte onde il fiume Simoe
Et feudi er elmi e i fòrti corpi aggira •
Mentre mouca quefie parole indarno.
Ecco ftridendo la tcrribil pioggia
Con Aquilone , cr da contraria parte
, Gonfiala uela,eConde inalza alciclo
Komponfi i remi alhor la prora uolta
Si piega a londc,e? a guifa di monte
Segue sbalzando f acque, cr fi r innalza •
Quefli fiatino foffiefi in l'alticr'onde -,
A quei [copre la terra in mezzo f acque
Già l'ofcura tcmpefta,di furore
Si ua mefebiando cr con V arene firut .
Tre N aui ha in preda il cruiel Noto, e affanno
Tra occulti fafii, che fon da Latini
1 fafii detti altari e'n fommo al mare
Son [cogli altieri ,& quinci da f alte acque
Tre ne preme E uro tra le dure flirti.
Che pochi altrui fan di mifena colmi.
L'offende i trifli uadi,cr con l'arena,
Ch' lui s'aduna <£ ogni intorno cinge .
Vna che i Liei e'I fido Oronte hauea
ìnanzi a E uro un piu turbato mare
Con per or <f Aquilone a largo fire -,
Onde il N occhia fi fcuotc & aggirato
Elici, di Ver. N
6
T J
J
» '
.va-
ini i
%
Al
^mbro^ . v
^f7Z^Zquiwnre^n<U
•r^rSKSr^ ;
kI’JZ. ^“CTC ac,l!«>CT anace? !c2ni
1‘f. T™*Mormfortmton£*int
^“potente XmfiUonto
V'ifirtt Achatc.c ione è portato Aia
Ej«cAo AlctthulcrudtlLnosfir^
^f^‘‘ giunti fianchi ùfiemttutte
r . " dentr° U pioggia ,
Sente dìo mPKftlTure uprotfi matto .
Sentcègrmrum°r Nata, ma intanto
f-hurjìd mar, vUtmptfiafiarfa
Et ’d’ATJ* ‘ha^‘Ud^‘,cquc, chete, '
&di difiegno pieno in alto mira
' 5"f'u dj r°"d< manfiuto d capo .
^P^uttodmar.roTugni
c'ua,‘nii , Trotan dal’onde opprefii
VZiu U m'“*cr hcn conobbe
ufratelà Giurnn glmgamu a- Tire-
Chiama Euro afe,Zeffiro poi rr aJ,
Confidatili! fi ad uofiro {angue
O ucnti.e ofattfenzil mio uolcrc
#SS^r
uggite, icaccorti,
f^uluofiro R e quefie parole
tronfi conm;,, dii mar lo [cetra a lui '
Nc ‘I gran tridente ; a me lo éeU forte.
C)
A.
»
.u
Wf
Ì’M
x*«
Tiene egli gP offri fafii uojlri alberghi
Vaiti cn la reai fida fi giaccia, ,
Etchiufa la pngioit uoftra itti regni . *
C oft detto,?? non pria bòbe finito ,
Che il gonfiato mar placa , C7 lungi cacai
V accolte nube e'/ fot ritorna lieto -
Cymotbocea c'ifaticofo Tritono
R itran le naui da P acuto fcoglio *
I crudi luoghi agcuola e’L mar tempri.
Et Icggicr ne le ruote Pondo feorre .
Et come ffeffo auuicn tra'l popol grande, :
Quando taPhor difcordiaej zuffa nafee
JD’ignobil uulgo incrudelirli il petto ,
Tal che arde il fuoco ,?? uan uolando i fafii
Et di cieco furore dati Parme in mano ;
Quindi nafee ftlentio,?? tutti intenti
Tongon P orecchia,^ quefti con parole {.
Regge gf animi crudi er gli fa molli.
Cojica/cd dal mare ogni tempefia, '<
Tofcia ch'il padre riguardando P acque
Venne col chiaro ciclo, e i dcjlrier volge
D4 le briglie,?? benigno il carro uola •
CP affannati Troian cercano in tanto
Correre a lidi,che fon piu uicini ,
Et uoltan ucrfo la citta di Libia .
Nafee in diparte un luogo,?? quiui forge
trifola poi,chc da due oppofii fianchi
Ne creali porto,ondc a guijadi fieno
Alborfedi pietade e? ruicrenza
Et di meriti degno un fol n'appare
l «
_
t #v
« mi LIBRO HI
V acque rotte del mar ui fan foggiortto.
Quinci er quindi circondan Calte ripe ,
Et due altifsim [cogli al del uicini.
Sotto la cui altezza <C ogni intorno
S'accheta'< mare,?? Calte creffie felue
fan luogo ameno,?? da gCombrojì bofehi
N< uien horrenda ??fpauenteuoC ombra •
fanno a C incontro gli inchinati [cogli
P iaceuole Antro, oue [on C acque dolci
Vi uiuo [affo i foggi che di Nimphe
Sono le cafe -, quìfonza legami
Stanno le flanche naui, cr non s'affìgge
Anchora in terra con rintorti morfl:
Quiui entra Enea pofoia che adunato
Ha del nouero [uo fol fotte naui .
E [cono intanto gli Troiani fuor a
Et per la uolontA,che han de la terra
Si godono hor la dijìata arena -,
Et ui pofm dal mar gC afflitti membri .
D4 le ficofo pietre una [cintiHa
Pria fouote Achate,?? ne le fòghe prende
il fioco,?? dentro a ficchi legni il nutre :
Poi a lefoa auuenta le rapaci fiamme •
Cauano dUhora le corrotte biade ,
Quali a pena han libere da Condc [alue.
Vi C erer' prouan' Carme,?? cercan poi
Seccarle al fioco ,?? romperle col[affo ,
intanto Calto fooglio poggia Enea ,
Et <Cogni intorno il mar col guardo cerca, <
Se da rio uento il combattuto Antheo
yeggid -, o di Troia naui oucro Capi, \
^PRIMO^ 9f
Con Volte poppe tarme di Caico .
Kaue alcuna non fcorge,ma tre ceruì
Errar uede nel lito ,‘cr fon feguiti
Dd maggior gregge, che pafcon le ualli .
Enea quiui torrefa , e Varco prende ,
Ch'il fido Achate haucua a1 le faette :
Vince quei primi,che con fronte altieri
Appaion duci,cr con ramofe coma
Voi gt altri aduna,cr per fiondofi bofchi s
Col fino caccia j cr non fi firma primi
Che fifa uincitor dì fette corpi j
Et cofi agguaglia il nouer co le nauu
ìndi ua al porto, cr ne fa parte atutti:
T>iuide uino,ch'il benigno Accfte ,
Quando partir da liti di Sicilia
Gli diede in dono cr finne i uafi pieni •
Fot con parole i trifii petti placa :
Forti compagni (perche ne fouuienc
A la memoria ancho i paffuti mali )
O ch’hauete fofferto i maggior danni
A quefio anchor darà D io tofio fine *
O uoi,che a U rabbiofa,& cruda Sedia
Vemfte,eyn tutto a i refonanti fcogli .
Voi che de fafii de Ciclopi honendi
Eefte già prona , richiamate bomai
Vufato or direni rio timor cacciate :
Di quefio un giorno anchor forfè haurem gioia.
Se unqua auerrà,che a la memoria affine.
Ver uari cafl,& per cofe alte e auerfe
Andiamo in Latto, ouc benigni ifati
Moftrmifcggictcmalmente quieti.
^ << LIBRO)#
Quiui è conceffo a noi de t'aita TroÌ4
frizzare i regni,*? uoifaldifcouitc
Ztferuattui lieti al gioir uo/bo .
Co/i dicea da grani affanni oppreffo •
Kngtfrcranzad nitori cuor profóndo
O cculta in tantoil mifcrabil duolo .
5 Odattàrì efi al 'alte prede intorno
Ef a futuri cibila Iccoftc
Traggon le pelli, sfanno i membri mudi
Aitri partonla carnea (juafiuiua *
ftccan ne fèrri acuti, altri fui lito
cTn&°T^rjm7a'f:mo ^red fioco .
Co] t col cibo richiamatile fòrze,
S poftifopra Chcrbe empionfi in tutto
Djomuo mocréfiUuggccirm.
Potei lm 'onkmanéuuctccutt
Lafame,zrfùr le tauole rimoffe
Vmi con lunghi difiorflriccrcldo
timore
S'M,dfZfr ^tbMino mi,
O cbcfoffrm di loro cflr ani alt.
Pm filtri Encuputofo bora iOrontc
"IT’?. horfAm>c° Sgelato ,
Et bordi LicoVcmpi fai fico. J
CTi'l fin,q,w,io dui fonano ciclo
Ctoucg MrdmioilniuigMmirc,
£ ibmil terrai Utìt Lrgbi popoli
Si finito iiialto,c nc regni di Ubi*
“ 2(f occhtfilfi, “ cui mentre ttolga
^/]^riluPonflcr per entro il petto, '
‘^^Smdo tleggiidri occh '
-
éf
*00
«PRIMO»
M afta Venere parla in cotal guift .
O tu, che fendo Re d'huomuu er Dei
Eternamente Tolti Imperi reggi ,
E t col fùlmine tuo porgi pouento ,
Che potè fi mai forti incontro Enea
Il mioyche li Troiani ; onde tal flragc
Hanfopportato:crpcr negarli Italia
Ve t Togni intorno auuerfo,crchiufo'l mondo £
Quinci i Romani ,ej quinci i fòrti Duci
Richiamati dal [angue di Dardano
Son,che uolgcndo gl'amu mi prometti
Certo deuer tener la terra el mare
Con ogni Imperio ì%? quale altro penfiero
Ti cangia { ò g enitor cr Tempio danno
Di Troia & le mine confolauo
Con qucfla freme, & giuo compenfmdo ,
Con altri fati i lor contrarii fati.
Pur hor gli feguc la medefina forte
Affiliti da tanti fieri cafi ,
A Ito Re qual fin' ponghi a lor fatiche f
Potè tolto di mezo a fieri Greci
Entrare Antawr'TlUiricifcni»
Girne f latro a Regni di Libumo ,
Et fiupcrarc il fiume di Tirnauo :
One con gran mmor del uicin monte
In mar fi ua frargendo in noue bocche»
Et con alto fonar i campi inonda .
Quindi fondò di P adoua le mura.
Diede il figgto a Troian', gli diede'l nome »
Et ui pofe di Troia T alte infegne ,
Que accordato inpaceborfi-—''
»
»
IV
- KLIBROM
Ef noi tua prole a cui confatiti ciclo ; : ,
Perfe le naui. (Io pur tacer dourci )
Siamo ingannati del ira fot (Cuna •!' *
Ef di gran lungi cifcofliam (titoliti :
Queflo honor fe ne uiene a la pietade !
Et tale c'I Rcgno,in che tornar ci debbi!
A cui il creator ihuomini er Dei
'• Qui fondendo, er con un uolto tale ,
Con che fcrena il cielo er le tempefle.
Baciò la figlia, indi in tal modo parla ; /
Hon temer Citerca,/ìanfaldicrfijh
T)Ì tuoi ì fdti. ld ritti
Qtiejti il dirò pur da che ti cale ,
T al cura cr lungamente piu parlando
Eefati t'aprirò tolti fecrtti ,
• Paragran guerra a Italia, cr i feroci
Popoli uinccrà,quejli cofiumi
■ y. a le genti,cr fonderà cittadi .
fin ' che la terza eflate thabbia uiflo
Regnar' in Latio,crcbe i Rutili uinti
Hard paffuto, indi altrettanti ucrni .
' Mal gioumctto Afcanio, che il cognome
*** Hor tien di I ulo,cr degnamente era ito
Alhor che dy ilio fletter gtaltircvw.
k
PRIMO^
Anni trecento ,fin che ìli a Regina »
E tfacerdote l'utero fecondo
Taccia di Marte, & doppia prole mandi.
Indi una fidua lupa haurà nutrice
RctmdoyCr lieto procacciando gente
Tara le mura a la città di Roma s
Bt dalfuo nome gli dirà Romani,
10 non pongo a cofior termine o tempo $
E iemalmente gli promefii il regno .
Che pini l’empia Giunon,checon timori
11 mar, la terr a,e’l cielo, bor coji ajjoima$
Sicangcrà,c riuoltain lorfauore
G loucrà meco agli fignor ’ Romani,
Baia gente togata j cofi piace .
Bt uerrà anchor nel r inoliar de luflri
I* etì,doue i Romani haitran l Imperio
De la città di Pbitia,cr de la chiara
Micene, & porrai i fieno a uitij Greci,
Mafccrà de la bella, & ncbil fiirpe
Cefar T roiano , che al Imperio fuo
Darà fin l oceano, & la fuafama
Termiti haurà col cicloni nome tulio %
Che farà fccfo dal antiquo lulo .
Qucfii poi lieta riceurai nel ciclo
Cobno di fpoghe,crd’ orientai trophei,
Bt chiamar afii a uoti. Qtiejli anchor a
1 fieri tempi giu depofle l’arme
Tara benigni ,& la candida fide
l~adeaVcfta,z?Romulo,con Remo
Daranno leggi, indi col duro fino,
Bt congiunti rifluiti
I - • •• r
m
Dlgitizad by C^oogk:
A le guerre chiudratmO e*l rio timore '
Sedendo foura Farmi federate
In cento gui/e dt ferrigni nodi
Auuinto il tergo fentirem muggtarc
Tutto fanguignoycr pien £ horror in uolto
Cofi detto il figliuoUche hebbe di Maia
Dal cicl giu in baffo manda,onde a Troiani
Di Cartagm le terre & le fortezze
monelle h abbino a dar largo ricetto ,
Perche del fato male accorta Dido
Non gli /cacciaffe da confini fuoi •
E gli uolando ua per l'ampio Celo
Ha d'ale i remi,onde ueloce è giunto
i jj Di Libia a luoghi , er già i comandi effione *
Pongono giu Fammi altieri i Peni
A le uoglie di Gioite, & la Regina
Prima ucrfo i Troian benigno ha'l cuore ;
Ma’l buono Enea rauuolgendo feco
Alci pcnfleri, entro a F ofeura notte
T ofìo cìte l'alma luce a lor' fi mofbra
Propoti d'ufcirc,zr cercar £ ogni intorno
1 nuotu luoghi, oue Fha fcortFl uento .
Et chi gli ticn,perchc gli uede inculti ,
O gl ' buominiyO le fiere jindi a compagni
V uol raccontar quanto di nuouo truoua »
Rtpon le natii nel concauo feno
Di bofchi,fotto una canata ripa
D'urboli chiufa,cr fpaucntcuoli ombre:
Egli ite tid,fol l'accompagna Achate
Di due brcui a/le il largo fèrro uibra*
A cui la madre ut mezzo dclafdua
«PRIMO» IO 2
Se gli fi'ncontro , cr nel fcmbunte agguaglia
Vergine^ nel uejhr,?? ftco l'arme
Hit di S par t dna uergine recate .
O flMdfc appartando i defirieti affami
Harpahcc di Tracia, cr che leggieri i
Et ucloce nel cor fa' l H ebro paffa .
Tenea ne grufati homeri fojfiefo
Dcftro la cacciatrice l'arco,?? date
Le u-jghc chiome futa l'Auraffarfc. ^
Nudo il ginocchio e'I colmo fai raccolto
Stringea tn dolce nodo, onde ella prima,
Gioucni (di(fc) che non mi mojìratt
S'hauctc uijlo de le mie foretto
Alcuna, a forte in quefti luoghi errare
Con foccitita Vharetra, e ? che babbi Idorfo
Di' dipinto ceruiero,o con gran noci
Lo fchiumofo Cignal nel cor fu affanni »
Cófl Venere,*? di Vcner effigilo,
Cofì foggitmfe incontro. De le tue
Sore Ile, alcuna io non ho udito o tiifld ,
O qual Vcrgin te chiamo i il tuo fenbianti
Hon è mortai, ne cf buoni la noce fuona,
t O Dea certo foretti, ofiadi Pbebo ,
O pur una del f angue de le Ntmphe
S tatti felice,?? qualunque tu fìa
F a men graui fentir nofi re fatiche .
Setto qual cielo al fin mof}ra,c'n che parte
Siam gettati del mondo male accorti
E d'k uomini ?? di luoghi andiaime etrandOg
Quinci da uenti cr da trifle onde (finti ♦
Aitanti l'aitar tuoi ifacri honori
Vn: 1 an ie noJtre dcjtre .
A Ihcr Vcncr. Non io certo mi tengo
Segna di tanto honor\ma l'è cojhmc
A le ucrgin di T irò la pbarctra '
Portar ,cr altamente haucr' auuinti
l Pwjk>4i purpureo coturno .
Vedi i punici Regni cr la cittade
Tiri :ma iconfitu pofa
O«o defilando U atta di Tiro
Eligendo il faci) regge t imperio .
lunghi ‘"poriae lunghi, dui, fa
fàìrnfi c c.*PlPlu ^portanti cr gratti.
D/ coftajìt Sicheo marito,molto
Ricco d, campi tra FemcLouelli
W <[cro troppo caldamente mollo,
A cui ucrgtnc il padre dauco data
^P^cupirialgwgalnodoa/hcttj:
Ma l fa fratti terna di T irò l regni,
l'fpfo’uucpmiogriakrocrudo,
Re federato, onde tra loro in mezzo
Venne, Ifaore* tal che tempio^ cieco
Aulic i oro a ifacri altari inanzi
DI nafeofto t incauto fuo Sicbeo
Vince colfèrro,crfcciir' pol ii Denti
Che UJòrcUaJì ree affi amica . ^
“faù.cel*mtcmpo,ej molte cole
ingc il maluagio,ey T infelice amante
Scherni diuaiia/pcme,ma
effigie dclmmto
Su°'<c*fepoltofadl/ùfatafiggÌ4
/Hi PRIMO ^
* Alza pallido' l uolto , e gtempi altari.
Et dal fino paffuto il petto mofira
Ogni fccleratezza occulta fcuopre
Ne la fua ftirpc,& di j uggirne toflo.
Et di Inficiar la patria la conforta :
Gl' apre i ripojh antiqui fiuoi te fiori
In terra , er la non piu ueduta mafifia
V' argento,^ d'oro, onde il uiaggio aiuti .
Va quefto incjfia Dido il fiuo fuggire
Procacciale i fiuo compagni , cr ficco inficine
S' adun an quei, cui del crudel tiranno
O Codio o'I timore il petto ingombra .
T olgon le naui quelle che /fedite
Trouar ptrcafio,& le fir colme d'oro.
Son portate per mar Compie ricchezze
Del auaro P igmalione,cr duce
E la donna del fiotto g iunfier poficia
A luoghi,u ' di Cartaginl' alte mura
Sorger ucdrai,& le noueUe Rocche :
Ulercar la terra, che di Birfia rende
Il nome da gli effetti, cr n'hebber quanto
Potè girare il Taurino tergo .
JM a uoi chi fitte al fine i er da qual parte
Vaiuti ? er doue riuolgete i pafii *
A queflo domandar, eifiofpirando ,
Et dal profondo cuor tolta la uoce*
O De affé da principio ho da fieguirti ,
Et tu in ripofio le fatiche udore
Poi di molti annida noturnaficlla
Cbiudaido il del pria negherà la luce*'
N oi dal antiqua Troia fole uojlre
*4l
«LIBRO w
Orecchi e venne mai di Troia' l nome,
ìn uari feti portiti,kor la tempefta
A cafo ci ha condotti a qucjlc parti,
$o'l pio Ened,chc da nemici in mezzo
T citi i penatilo ne le uaui meco
Cotiofcuho per fama f opra il Cielo .
Cerco la patria Italia , cr del gran Gioito
"La chiara (hrpc,crgia con ucnti navi
Sccfl nel frigio mare ,cr la Dea
JMm madre ncmoflrò dritto il fentiero • •
Ho fregiato i mici fatico1 libra a penai
* Son reftate dal onde cr da no vento
Sette deboli in tutto ,crfconoftiuto
1 . Vouer'9di Libia pc deferti errando
Vado cacciato d'Afia cr d'Europa ,
Soffrir già non potè piu i fruoi lamenti
Venere, c’n mezzo al ditol coftinterroppc :
Chiunque tu fra non credo già nemico
A l'alti Dei, che vitale aura prendi.
Onde hor fre giunto a la città di Tiro,
Vapurcr quindi mofrrati al palazzo
De la Regina ■> quivi ituoi compagni
Addurrai teco, cric trovate nani
V gitati i uentiyin fccur luogo accolte *
lo tene auifro , s’i mentiti auguri
' in uan non mi moftraro imiti parenti.
V (di dodici cigni in frcbiera allegri,
Cbcfcorrcndo pel ciclo ? augello
Di Giouegia turbando (Cogiti intorno
hor con ordine lungo fan frembianzA
O di voler, o dhaucr prefro terra •
v < Come hor quieti fipofano fcherzando
Quei con j tridenti uanni c’n fiuolo accolti :
Cihfcro il del uolando,cr dcr lor canto *
Non altrimenti le tue naui, e i tuoi
Gioueni,o giunti fono al porto, o almeno
Con le gonfiate ucle entrano homai :
Va pur oue il fender dritto ti feorge .
Cofi tacque cUa,cr nel uoltarfi irraggia
ìl rofeo coUo,zf le cele/h chiome
Odore fuauifiimo finraro .
Mandò giufo la ucjle a i bafii piedi,
E t uera Dea nel andar moflroUi *
Co me la madre riconobbe Enea ,
Lei che feti già con tai parole fegue .
perche, tu anchor crudel fcherm il figliuolo
Già tante uolte confaljìfcmbiantii
Deh che non èconccffo a la tua mano
Giunger la mia,& le non finte noci o .
Vdir’ er dar’, con tai l’accufaua egli ,
E t uolgca il paffo a la cittade intanto ,
Ma Citerei fofcuratwbc cinge
I pellegrini, cr di cieco acrjpejfo
La Dea gli fa la uefie,wg\i circonda,
Cti alcun ucdcrgli ne toccar gli pojfa,
O chieder la cagion del uaur ’ loro .
E Uà fi parte,e a la citta di Pafò
Scrì ua lieta notando, e alfeggio riede,
Oue ha'l tcmpio,c'n honor fuo cento altari.
Che di inccnfo Sabeo muouono il caldo ,
! Et difrefchc ghirlande fempre odore .
Prendono efii l'andar, che la uia mojlra , ,
4ÌLIBR0 >V
Etgìafalgono il colle, eh' al incontro
A uanza la cittadc,e'n cima feorge
V Altiere rocche Enea fìupido refi*
A gli edifìci, che pouerecafc
Vn tempo furo, a le fuperbe porte 9
E a gran rumori, aWhonoratc uie : \ \*
Stari dcfìofl ijiri e? di lor parte
Trofìa s'adopra a far ctcfcere i muri
Alzar le Rocche,!? con ìiflcffc mani
Volger ifdf$i,cr di lor parte elegge
I luoghi a tetti,!? con le f offe cinge .
* Van leggi,!? fanno i Magiftrati,e'lfanto
Senato ,e? quinci il porto cauano altri:
Quinci altri gl' ampli fondamenti fanno
A i gran The atri,!? da le cane ripe
Suellon le gran colonne, perche pofeia
Debbino effer difccne altieri honori ♦
Qual cura affanna (òtto il uago Sole
Jn gramo de la dolce primaucra
Ter i fioriti coUi,?A pi quando
GÌ adulti parti di lor gcncr nutrono: \
O che i liquidi meli fanno fpefii ,
Et con dolce liquor portan gì alberghi ,
O di chi uien prendono i graui pefì ,
Oche in ordine uan cacciando il fuco,
Itiutil animai da i tetti loro .
, V opera fèruc, e? gli odorati meli
M ondano fuor foauc odor di Timo •
C aucnturofl, di cui ì alte mura,
Homaifurgono in alto,dicea Enea , '
AlcntreeghlacUtademcimaguarda
■ • Ter mezzo
«■fi
4pcr mezzo tor,o miracolo d dire 9
Si cdcciaud et ofeura nube cinto
Vi s'accompagna, e edemi non è citi tìeggla •
Dimezzo Ucittddeerdundfelud
Lieta di foaui ombre ,ouc che a i Peni
Qui da principio da trifit onde /pinti, ,
Et dal rio-uemo gli mojhrò la Dea
Giunon douer cauar' c'nfcgni al luogo
Ch’cJJer iui douea trouaro il capo
Di feroce caual, che daua inditio
D oucre in guerra cfjcr le genti eccelfe.
Et nel uincer altrui faci! gran tempo .
Qniuia Giunone un alto tempio fonda
Dido Sidonia,cr de pregiati dom ,
Et di fuefacrc imagmi fan ricco
Di metallo i denoti limitari
Sorgcan per gradii le congiunte traui
Tur di metal Io,cr tali erany l'ufci ,
Che fèa rumore entro a commefii fèrri .
Quinci nuouo frettatolo fè leue
. Ogni timore a Enea,cr quinci primo
O fa fferar falute , er ne gli afflitti
C afi piu confidarli , perche in tanto
Che la regina nel gran tempio affetta
Tijfo guarda per tutto.cr qual ricchezXA
Tufi de la cittadc rimirando,
E i lauori piai * d'arte differenti
Gli porgon marauiglia,ecco chi uedt
Tutte per orditi le Troiane zuffe ,
Et le guerre per fama diuulgate
Triamo,c Agamcnon,c Menelao i „
Enei, di Ver, O
■<
dltlBR O ^ i
Tofcia con ambilo? irato Achille: . ♦.
fermali En(d>& lachrimando dice, !
Qua l luogo è Achate# qual paefe in terra, r
Che di noftre fatiche nonfla colmo*
Vedi Priamo. UÀ ciafcun quiui l’konorc
Ve lafualodeyeitrifii pianti fuoi
De le mifere cofe , e i mortai danni
Toccano altrui di pietade i cuori ,
Sciogli da te'l timor ,che quefla fama
forfè ne porgerà qualche faluezza :
Co/i dijfe eg/z,cr di uana Pittura
V animo pafeie# molte cofe piange ,
Spejfo di largo fiume il uolto bagna .
Perche feorgea a Tolte mure intorno
I guerreggianti. er qua fuggirei Greci
Affannati da giouem di Troia :
Et di qua i fuoi^ej con le crefie in Telmo
Ne/ carro Achille contraporfi loro .
Quindi non lungi il bianco padiglione ' .
Vi R hefo ( lachrimando ) riconobbe j
Velqual poi chcs'accorfe Diomede
Tinto da molta ftragefaccheggiaua
K el primo fonno : e i fuperbi dcflneri
Voltò a fuoi campi prima che di Troia
Guftajfcr Tbcrbe,o che del manto il fiume »
^ Da l'altra parte Troilo fuggendo
V infelice garzon perdute ha Tarme ,
Che contrafìanio con il fòrte Achille
Con difcgual ualore9hora i caualli
Al noto carro il portan fuor r merda,
O ue ei s'accolta# anchor le briglie tiene.
. *
tot
* JK P *. I M O **
* * Et per terra le chiome,c'l petto trahe
Et li polue (riuoltd rafie) inriga.
Intanto olimpio de Pingiuft a Patta
G iuan le donne dC I //o,cr le lor chiome » *;
HaucUan (par fiondi humdmente mefte
Veld Dea portauano l'effigie, >
Percotcndo con mano ifimma tiene t
La Dea umica fifii a terra gl occhi .
Tre notte intorno a muri il fòrte Achille
Trdbea (THettorci mmbri,e'l corpo efangut
; * Cangiò con oro, A Ihor di cuor profondo
V crfa gran pianto Enea ,come le /foglie
Et come il carro , er come il fieffo corpo
Vede del fòrte amico,indi di Priamo
Le di formate man fuplici alzar fi .
Se fieffo anchor tra i principi di Grecia
Mefchiato riconobbe, er <P Oriente
Le fquddrc,c Pormi del negro Mennont
Guida l’armate genti d'Amazone
Pentefileafunbonda , e i feudi
Hanno a guifa di lunc,cUa di mezo
A ificrfoldati di ualors' accende ,
Et con dorati cintoli tenea
Sotto la fuclta,e ignuda Mamma auuinto
Magnanima guerriera prende ardire ,
Vergine, al pardìhuomini armati andarne »
Mentre al Dardanio Enea marauigltofe
Appaion queftc,cr che fiupido rejla,
E Vi ognicofa fiffo il guardo accofia ;
Vido l’alta Regina uiene al tempio
Con uago affetto, e &gmam fretti » .
o .il
«*■
il
ììdUtd gran gente fogni intorno cjfieffa»
Come quando in le ripe f E urote, R
O pur pe i colli de ? altiero Cinto
Efcrcita Diana i balli fuoi ,
La qual da i monti mite uaghe nimphe
Qutnci er quindi s'aggiran Seguitando,
H Uà porta ne ìhomer la Vh or etra ,
E ogni altra Dea ne l'andar auanza ;
Di che tacitamente entro alfuo petto
• Infinito gioir Udirne a Latona.
Tale era Dido,e tal di mezo appare
Lieta infialai opra,v a futuri regni.
Et de la Dea a l’bonorate porte .
In mezo al curuo tempio fogni intorno
Cinta da l'arme in l'alto fcggio poggia
Quinci da leggi , er tien ragione altrui
Con giufle parti Copre faticofe
Imponca a tuttdo le trabea a forte :
Quando in un punto Enea uede a gran corfo
AnteaiSergc/loìo‘ il fòrte Cloanto
Arnuar quiui, e de Troiani il reflo ,
Che C ofeura tempcfla banca diffierfl
ìn marcyc'n tutto ad altre parti /pinti.
Si marauiglia parimente Enea ,
E’/ fido A cbate,c tra gioia c r timore
Dcfìan bramo/i congiungcr le dcjlre $
Ma'l dubbio cafo Conimi lor ' turba .
fingono^ cinti da profonda nube
Intcntiyguardan qu.ù fortuna fegua .
A qual Udo lafciati habbino i legni .
A cht uengbui ipcrcbc gli ut de dati
KPRIMO W I Of
‘ Traloro,andarne a domandar mercede 9
Et con rumor * iio/gcrc t pafli di tempio .
Poi che efri cntraro, cr che d parlar fu ddtù
Commodo lor.ìlioneo il glande
Con fodue parlar cofl incomìncid .
Alta 'Regina, a cui concede Giove
Fondar nuoua cittadc,& con giuflitia
Mettere il freno a le fuperbe genti •
Noi mifrri Troiani in ogni mare
Dd triftì venti /pinti. H or te preghiamo
Vhorribil fuoco da le navi toUe *
Et al pietofo genere perdona .
ìndi piu dpprejjo i noflri malifcorgt.
Non noi col fèrro a depredar untiamo
1 Penati di Libia , o dafuoi lidi
Voltarne lungi lufurpate prede:
Non han tal fòrza,o tanto orgoglio i uintL
Vn luogo è tal, che è per cognome detto
Tra i Greci E /feria, antiqua terra c’n arme
Potente, & ricca di fecondi campi ,
Qual già gVhuomini Oenotri cukiuaro,
plora è fama i moderni nominarla
italiani nome dal fuo duce prende
_ Quivi era il noflrocorfo :
Quando /èrgendo Phumido Orione
Con fubite acque, & ojlinati uenti
' Nt truffe in cicchi, cr fronofeiuti uadi t
ìndi per fatture onde , cr per horrcndi
Safii dijpcrfc,d tal che a quejle parti
E a uojlri lidi fiam portati pochi .
Quali buomin quefto i o qual barbare genti
Q Hi
4* f ■
41 LIBRO ^
Confcntonfempia,® federata ufanzAt
A noi non lece ne la areni albergo ,
Ci commuouono a guerre ,c a primi lidi
Contendon pur che altri ui fermi il piede •
Seftrcgiator d huomini cr d'armifete
Mortali a gf alti Dei almen ffierate.
Che del giufto cr ingiufto ogrìhor rimembri
Enea fu nofbo Requie piu (fogni altro
Et di giuftitia,®’ di pietade eccelfo .
E'n picrra,c'n armi,ilqual s'ancbor'ifati
Riferii an fi, che aura uitale fpiri
He fin qui, morto a le ofeure ombre giaccia
Non habbiam da temer , cr non ti caglia
Ejferc fiata al benefitio prima
Sono m Sicilia a noi cittadi ejarmi »
Et delfangue Troiai nc'l chiaro Acefic*
Siemi lecito homaift nofiri legni
Da i uenti rotti, in fecur luogo addurre
Accommodar le tram in folte felue.
Stringere i R emi,ondc fé mai d'Italia
K iccuuci i compagni, c’ / nofbo R ege
N’<? conceffo il camino, accio che pofcU
felici inLatio,®’ iti Italia andiamo .
Mafai è tolta ogiifaluezza, e'I mare
Di Libia t'ha fommerfo, o giufto padre ,
He al figlio lulio alcun remedio refta ,
Volturine almeno hor di Sicilia a fonde ,
Ouc fon firmi ifeggi,®" donde quinci
V enimmo,® al buon Rege Aceftc aiidianne «
Qucfiodiffe Monco,® parimente
Con granr umore acconjentir mofìraro
I^PRIMO^ fot
. Tutti iTroiani. a
Alhor tenendo chino d terrailuoltO
Ld bella Vidojbreucmcnte parla»
Sciogliete i uoftri cuor Sogni timore ,
Troiani,*? uu cacciate gl empi affanni •
1/ fiero cdfo»c i nuoui regni fono
Che mi sforzano a td,chc Sogni intorno
Con buon cuftodc,i confin noftri guardi »
Chi la jìirpe d'Enea i cr chi di Troia
L a cittàje wrtvt,gl'huomim,t il fine
Non sa di tanta guerra, e f empie flammei
Noi P eninon hauiamfiduri i petti ,
Ne fi lungi di Tiro a la cittade
1/ chiaro Sole inraggia,< i deflrier muovei
Voi o Saggradi Italia, cr di Lanino
1 campi , o de Erice i confini e al R ege
Alcefte ritornar, con nofhra aita
Vi mandaro fiacri ,er con ricchezze •
Volete forfè in quefh noftri regni
Egualmente reftar : quefta cittade •
Ch'bor m'apparecchio e uoftra,homat lettati
Su conducete . Io quei di Troia , cr quelli
Di Tiro,Reggcrò con par fortuna -
Quel Re da fìmil noto combattuto ,
O ' pur uolcffe Dio che ci fùffe egli
Enea, ma certamente a ì noftri lite
Comandarò che uadin gente a quefto
A ricercarne in ogni cf tremo luogo
Di Libia, fc cacciato in felue alcune »
O che per città alcuna errando gifje :
A quelli detti battevi granimi intenti
O iiii
LIBRO
il fido Achate,e'l padre Enea a tale ,
Che hebber defio piu uolteil feuro nembo
Romperfl intorno, crcoftoccupaa E nei
Achate il dire . O figlio de la Dw,
tìor qual penfier nel animo tuo forge i
Ogni cofa c ficura . I legni uedi ,
E i rttrouati amici, un fol n ‘è tolto :
Quefti noifiefii in mezzo Maltiere onde
Vederti fommerfo,corri fronde il reflo
A i detti de la madre . ei coji a pena
H ebbe finito, quando l'atra nube
In un puntofi ruppe, attorno frarfa,
Et nel aperto cielo fi rifolue *
Reflofii Enea, CT ne la chiara luce
Muoucfrlendor ne gthomeri , zrncl uolto
Egualfi mofira a Dio, perche la madre
Del figlio ifieffa al bonorata chioma ,
E al chiaro e giouenil color dì rofe
E leggiadri occhi,etemo honore accolfe.
Tal di vaghezza dotta mano aggiunge
Al netto auorio,o quando al bianco marmo$
O al argento s'auuolge lucido Oro .
Egli m tal guifa a la Regina parla
Alh ora, e a tutti ( alnonprouifio ) dicci
Ecco qual uoi cercatelo fon prefente
Enea Troiano ,& da tonde di Libia
Io mi fon tolto , o tu che tempi affanni
Di Troia fola hanno a pietade moffa ,
A tal che a noi da fieri G re ci pochi
Rimafi,mdi per terra,?? per talte onde
Da tutti i cafi a pena quefti nini,
«PRIMO 10}
Età gran uopo fogni cofa efbema
horne comparti il rcgno,cl tuo palazzo «
A le nofire ricchezze non coruucnci
Difc toglier (Dido) le debite grafie
Ue lo può far quel che tengon di Trota
Le genti (fogni intorno al mondo fiarfi «
Vaiti Dei fol(fclc potenza alcuna ,
Ch'i pictojl riguardi ,o fe ghè punto
in alcun tuogo ji giuJhtia,o mente
Che refi confapcuolc del giuflo ,
Ti dieti degna mercede^ quai filici
Secoli t'han prodotto i o di quai merti
furai parcnti,onde nafccftì tale ?
J W cntre daranno al mar ' lor dritto i fiumi ,
Mentre in gir' caderan' da i monti Ccmbrc$
M cntre il del reggerà le enrue filiere
il chiaro bqporc,il nome & le tue lodi
harò maifempre ( ouunque io fìa ) nel petto •
Coft detto t'amico lime o
Prende a la deftra,*? Sergefto da f altro
Poi f altri,*? Gias,*? Chiodato fòrti ♦
Prima attonita refta la Regina
Al immortai belt aie, indi per tanto
Afiro fuo cafo. V eofì prende a dire ♦
O di Dea nato . Qual maluagio *? no
Deftino,hora per tanto empi perigli
Ti feguc i er qual potenza a i crudi luoghi
T ifeorge {Non fei tu f tflcffo Enea ,
Che del Dardanio A nchifc,Citerc4
Generò al fiume del frigio Simoc t
Pur mi fornai dai paterni lidi
L I B R O
CdccUto Teucro a la cittì Sidonia
. V cnm ^creando nuouircgttiiCr porte
Aita a B cloyalbor mio padre Belo
Saccbeggiaua di Cipri iriccbi cmbi>
Ef limatore ogni dominio tenne .
Dd indi in qua mi furo femprcnote
D/ Troia le mine , cr di te*! nome,
E / Re Grecia ,ea uoi benché nemico
Tcucroycon honor Tempre imalzouui
^ftcffodiceajeddacbiara
Ttncbdjhrpe de Troiani nacque,. . ,
dunque gioucnift ne inofbri tetti .
Entrate b ornai Egiul fortuna un tempo
Me affaticòypur dopo molti affanni
In qucjla terra al fin uolfe quietarmi «
Efftrpictofd a le mie ffiefe imparo .
Cofl ua rimembrando te feco Enea
Guida ne regii tettile a (aeri tempi
£ j D eiyUuol che fi dien debiti bonari •
Ne meno intanto tccnto tori a liti
Manda a compagni, cr eato porcihorrendi
Co le lor madri cento uavhi avneUi
E7 dottori gioir di Bacco .
Mentre il ricco palazzo Sogni intorno
Con reai pompa tutto dentro Torna
E in mezo i tetti ,ai delicati cibi
S apparecchi an le menfe ricoucrte
Vi fin lauoriycr porpora fuperba.
1 grandi argentile [colpiti in oro
Son de fuoi padri i ualorofifatti,
E* con ordine lungo Tolte prone
sft
4
v,*
<10
Seguo» di tutti i defcendenti loro
D4 prima origin,de l 'antique genti •
Enea (perche il paterno amor gli uitta
Qiictar la mente) a ì legni m,vida Achatt
Veloce a riportarne al figlio A fcanio
Quanto c fucccfJbyCT defeco il conduca
A la città, perche del caro padre
Ogni penfiero intorno a Afcanioftafsi ;
Vofcia comandatche effo porti i doni
Tolti da le nane de Troiani
tu regia uefle (Cor fregiata , e'I uelo
Clx è teffuto di giallo Adonto intorno.
Che tìelciu Greca ornaro,& che già tolfi
Ella a Micene -.quando a Troia uenne ,
E alle uictate nozze >t al fili dono
jAirabiltcbc hebbe da la madre Leda *
Indi ilSciftro, che già tenne I lionc
Tiglio maggior di ?riamo,t'l Monile ,
Che al collo batta di perle ornato , c rifora
Riccamente c r di gemme la corona .
Qucflc cofe affrettando il fido Adi
Tenta uerfo le naia il fio camino .
Ma la Dea Cytcrea hcr con nuotie arti
liuoui penfìeri dentro al petto uolge *
Che cangiato di uolto & difembianti
Cupido , uegna in ucce al dolce AfcaniO$
Et con tal doni di furore accenda
L’alta Rcgina,e l amoro fo fuoco
Mandi per entro dl'offa,perchecerM
Ella ha timor de dubbi loro alberghi 4
£f defittaci Tiri, Arde di [degno
4*1 L I B R O >*>
V empia Giunone. Onde la notte ricde
ACytcrci,quefto penfier piu uolte ;
Tal che cUa parla in tal guifa a Cupido,
Chetale porta. Viglio mio tu foloy
Oue io le fòrze prendo, cr la maggiore
Potenza mia. Viglio del fommo Gioue :
Tu Parme JprezZbche Ttphco offefe ;
A te ricorro, cr humil chieggo aita . .
Come da l'odio de hmqua Giuno
Enea il fiate tuo (fogni intorno
Vufifie nel mare a tutti i lidi ffiinto
A te non è già afcofo,chc jouente
Del comune dolor meco ti dolfie . • v
Hor di Phemcia la Regina Dido
Quefii ritiene, cr con dolci parole
il fa indugiar : ma di Giunon l'alberghi
Mi radon dubbi a, a qual fine fian' moki Z
In tanta commodezza ella giamai'
Honquctcrxlamcntc,atalchcmcco .
Vado penfando d'amorofì inganni
Prender pria la Regina, cr con le fiamme
Cingerla a torno,onde alcuna potenza
Hon la poffia cangiar. Ma per nofira opra .
D’E nea la tenga il grande amore opprcjfit j
llchc come trar'pofii al fin' mia mente
Hor a ode . Per chiamar del caro padre
Il Regio figlio, cr mio maggior penfiero
S'apparecchia uenirt a la cittade
Sidonia, ficco porta i ricchi doni
Al mar refiat i e a le Troiane fiamme .
Quefii io da pigro c 7 grauc jfionno mmerfo
iti
*1 PRIMO**
Saura tolta Cy ter <t,o'tt cima al furo
I dolio afcondcròycheitt alcun modo
E gli fteffo non fappia qucfh inganni »
Oche mole fio pale far fi poffa .
Tul fuo fcmbiante non piu d’una notte
Prende, con fronde inganna ,er del fanciullo
Tufanciul ucfie il conofciuto uolto :
Accio che quando m gremmio ti raccoglie
La bella Vido tra le ricche menfe.
Et di Baccbo al liquor. Quando t' abbracci,
È i dolci baci imprime, alhora infpira
Tacito il fioco, & di uencn l’ inganni .
Confcntc a i detti de la cara madre
Cupido,cr l'ale fpogUaftyCr di lidio
Lieto ne ua col paffo. H or Citerea
Intanto aAfcanioper i membri /farge
Soaue fonno , indi raccolto m grembio
Vi I dòlio il poggia a Calte felue indino :
Ouc di uagbi fior forando il molle
Amarico,e di dolci ombre il ricuottre ,
O bbcdifcc Cupido de la madre
Al detto, & già fc'n ua lieto portando
I Regij doni a Tiri. Achate il guida .
Già la bella Reginathonorata
Sponda, prende di mezo,c ne fuperbi
Ornati (alhor s' accoglie ) ch’egli arriueu
Già uiene il padre Enea, e già di Troia
La giouentude injìeme a i dolci cibi
Prendere ne purpurei tapeti :
V annoi famigli indi ale mani tacque^
Portano di fottil lino i montili
Vorgon,ucloci da eaneftri il pine.
Cinquanta ancelle han dentro curj (in lungo
Qrdin ) comporre il uittOy&con le fiamme
hononre i Vcnatiyfon cento altre
Vi pari etnie altrettanti minijlri ,
Che di uiuande fan le menfe grani ,
Ttui pongon le tazze. Anchora i Tiri
V ergono inficine a i lieti gradi tutti
Chiamati a cibi ne i dipinti feggi .
P ergono marauigli ai ricchi dow. * •;
D’Ehw *7 uago Giulio indCl diurno ,
E t ffilendido fin bidntc, e le non nere
Parole fuc,pofcia la regia uefie >
D / giallo A eliantemi figurato uelo } )
Ma piu (Fogni altri F infelice nido
Già defiinata a la futura pcfte,
N on può fatiar la mente, cr nel bel guardo
T utta $' accende ,cr già tutta è commojfa
Parimente da doni e dal fanciullo .
"Egli poiché abbracciandoli Enea al collo
fufii foffefo > e T che di grane amore
Te colmo in tutto il fimulato padre
A ld Regina uanne.qucfia a gl' occhi
Tt quefia al petto i ogni intorno il firntge *
Mentre Vb a ingremio non? accorge Dido
Mifcrayquanti inganni amor n'apporti .
E gliyche de la madre gli rimembra
Comincia a poco Uuarle Siebeo , ;
Tt con uiuacc ardor cangiarle tenta
1 penfier freddi e'I non auuezzo cuore «
Pofcia che terminal o i pruni cibi% x
mi PRIMO
tt indi fùrie t duole rimoffe;
Vipongon le gran tdZZCi&kfdn colme
Di nino : nanne il gran fbepito a tetti ,
Et la noce raggira i gran cortili :
Splendon laccefe lampade da i palchi , ■ 5
Et le dorate traui,con le fiamme -,
Vincono i Torchi il / euro de la notte *
Qui la Regina uuol (ardi ulti f empie >
D’oro CT di gemme graue una gran tazza
Ch'usò già Belo,!? poi da Belo tutti .
Indi fatto fllentio ne i fuoi tetti .
potente Gioue (tu de pellegrini
Eicon che prendi cura , er di chi loro
He porge albergo) qucjlo giorno uoUi
E jfer colmo di Gioia , parimente
E a Tiri e a quei che fi partir da Troia ,
A c ciò che rcjti memorabil fempre
Tra i defccndcnti de la flirpe noftra ♦
Bacco fia qui prefente donatore
D 'ogni gioir , cr la celefte Giutto .
Et uoi di Tirotquefte accolte genti
Bauoreuoli fempre celebrate i
Cojì dijfe ctla,cr ne la menfa gufta
Il diurno liquor :cr pria guftato
p ofe in fommo le labbia. Indi affrettando
il porfe aBirfa , e r egli tojlo baie
Il um fchiumofoyC nel colmo hor s'mnotld •
Seguono dopo lui gl' altri Signori >
Ir» tanto I opa in la dorata Cetra
(Con lunga chioma) fuona : dimofirando
Quanto inficiato cbauc il grande Atlanti*
K'ttBRO»
Qyefli ne canta il corfo de la Luni9
Le falche del Sole, onde la fiirpe
Et (Cìmmini & dìarmcnti,onde le pioggie
Vacccfì lampi , Arturo, & le piouofe
H inde e i duo Trioni ,cr perche tanta
S'affrcttt il Vago Sol,nel oceano
T ufare il ucrno : O pur perche ji tardo
Contenda il f curo uelo de la notte .
fan maggiori i rumori ui tanto i Tiri
Seguon pofcia i T rotan,ma l' infelice
( Anco cffayDido con uari difcorjì
faffa la notte, il lungo Amor bcuendo.
Molte cojcfoucntc bora di Priamo
Et molte foura il fòrte Hettor domanda»
Hcr con quali armi Mcnnonc uemjfe,
Ef hor di che ualorc il pero Acclude .
Ma fu piu to}ìo,o pcllcgrin (difpella)
Et da principio narrane l’ inganni . )
Greci, il dcfhn di Troiani error tuoi j
Perche già fé condotto al fcttimo anno
Errando d'ogm intorno c'n terra e'n mare .
3
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(fi Jji >
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IL SECONDO LIBRO
delueneide di
VERGILIO.
PEL S. HIPPOLITO DB MEDICI
Cardinale , alla Signora Giulia
Gonzaga. n
gcndo di fuggire, fi najcofero circd Tcncdo , hauendo la »
' [ciato nella campagna di Troia, un cauaUo di tanta gran»
dezza , che non poteua entrar dentro alle porte della cit »
ti Etnei corpo di quel cauaUo haucuano tutti i piu ualo»
rofl lor guerrieri. 1 T roiani parte ingannati da Sinone,
C r parte frauentati dal fupplicio di Laocoonte, minando
$ parte del muro,mifcro il cauaUo nella Rocc a. Onde i Gre
, . ei partendoli nella mezza notte da T enedo , ajjalirono la
città per quella mina del muro, douc era flato mejfo den »
t
ARGOMENTO.
gr NE A Ver compiacere a Di*
*2 ; dene , racconta la mina di Tra*
^ ia, laquale fu in quefto modo .
ÌT\ Vanno decimo della gucrr a Tro
Se iana, i Greci effondo già fianchi.
reroa gì inganni , & la notte in»
nanzi all' incendio della cittd,fin
Eneudiver*
K L I B R O MF > •
froUpduàDo. E t linone aprendo il uentre detedUaUo traf
fi fiora gltbuomini armati, Douc ogni cofa andò a ferro,
et fioco. In quefio mezzo Enea fi auifato m fognoÀa Het
tore,chc deuejfe fuggire^ et trarre gli Dei della patria dai
fioco. Nondimeno amando egli piu tofto una honcrota
m òrte,che una uitUperóf t figa , corfe indarno a prender
t armi. A jjat felicemente fucceffc il primo empito a Troia
ni, finche feguendo il conjiglio di C horebo, prefe tarmi de
Greci, furono foprafatti da fuoi. Intanto Jì combattè li
palazzo di Priamo : er ejjò Priamo fu morto da Pirrho
figlimi £ A ccbiUe. E ne a dunque hauendo indarno tenta *
to ogni cofa, ne fapcnd o piu che fi orare, raccomanda gli
Dei al padre Anchtfae hauendofibo tolto fulle /falle , &
prefl fico il figliuol o Afe amo >cr la moglie Crcufafi mi *
fi sfuggire : c i Greci gli erano alle (falle. I n quel tumulto
perde la moglie Creufa , cr mentre ch'egli t andana ccr*
cando per tutta la città , fi gli fi incontra l ombra della ma
gliCyduifandolo della fu a morte. Et ejfofe ne tornò a fuoi
compagni , douc era giaconcorfo gran numero cthuomim
*7 di àmie , apparecchiato a fcguirlo per tuttol mondo,
tri Acquerò tutti ad afcoltar intenti:
-*• Indi da Paltò feggio il Padre Enea
Incominciò. Tu uuoi ch'io rmouctli • ^
Lo ffictato dolor , degna Rema
Come off r amen te habbin diflrutti i Greci
Volta pottntia,e'l Regno de Troiani »
Di lagrime, e foffir mai fimpre degno :
E quelle cofe di miferia pie%,
• Ch'io ificjfouiddi,e fui di lor gran parte, >
Chimai potriadelemmiche febiere t ■>
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T? Achille, Pirrho,e del crude l vlifli
Ragionando di ciò frenar il pianto!
E già cafca dal Ciel Numida notte
E porgon forni o le cadenti flette.
Ma fc tanto dcjìo nel cor t'è nato
Saper gli affanni noflri,ebreucmcnt€
Vdir di Troia f ultime rouine ,
Dirotto . benché folo in ricordarle
V animo frimai fi ritrahe di duolo*
I Capitan di Grecia già molt'annì
Da ifati sbigottitile lunga guerre
D' un gran cauatto un' edifìtio fanno,
Ch'affcmbra un'alto monte,e di Minerud
Con diuin'arte à tagliati Abeti
Gtintefson £ ognintorno, i larghi fianchij
Ter lo ritorno lorfingan jia Moto.
Vaga fi /farge queflafama intorno j
H uomini fceltiafcofamcntequiui
Chiudon nel cieco albergo, e le caueme
E’/ uentre empiendo di foldati,e d’arme*
Giace Tenedo pofla meontr'a Troia
Ter fuma 1 fola chiara, CT allhor ricca »
Che Priamo tenne gli honorati Regni»
Et bora è fot un g olfò,c per diffefa
Di J lanche N aui mal Jicuro albergo: t
La giunti Greci nel diferto lido
S'afcondon tutti,e noi penfamm'aUhord,
Che fi fùfjcr partiti,e con buon uento &
Tornati a riueder le cafe antiche.
Onde tutt'i Troian rimafer fciolti
Da lungo affanno -, apronfi allbor le porte ?
P ii
i
r
Ci
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Coit ciafcun lr‘ per Riempi Grtei, ' .-.'a
leggendo I luoghi abbandonati, e i lidi
Rtma/ltfbli,(jui ft aitati leganti • . ;
?' Pirrbo,t qui attendato Sta campanti* '
^railfuperboAthiUt.cquell-edluogo,
Chkaucr foleanle Nat* amate ,e in quello
A fronte combattcan le febure inficine ,
Mkoueuna parte a merauiglta il dono
Ver nojho efìremo malfate a Minano*
w frdn V*ho edifitio del CauaUo
Thimete, il primo loda entro le mura
Condurlo. >c quitti porlo in Calta rocca
inganno fi/fcyo perche i fati
Coji uolean del' infelice Troia:
c.aPl t<ft*ich'h<man menti migliori, .
V oghonpurebede Greci i fa fi inganni
E ghfo/pctti doni in mezo a tonde
Siano at tuffatilo con accefe fiamme
S'arda il CauaUo }oucr il noto corpo
S * apra e fi cerchio le cauerne afeofe .
V or tir fi in uoler uaric iluolgo incerto .
Qi« primo a tutti con gran gente feco
Di ciò infiammato il buon Laocoonte
Scende de l'alta Rocca, c da lontano
Grida, qual gran furor, o Cittadini ,
Miferi Citt adita, bor che credete ,
Che fiano gitigli nemici altrouc t
E che i lor doni fiati <C inganni fenzd f
Coji per tante pruoue è noto Vhjfef
0 che s'afcondon chiufi in quefio legno
1 GrccCoalmcnqucfi'cdiptioc fatto
Vf
-4
^SECONDO U$
Ter [coprirne lecafe3eperuenirt
Contro le mura, e [opra la cittadr,
.O altro inganno chiufo entro s'afconder
Non crediate Troiani a quel Cauallo ,
Sia che fi uoglia,i falfi Greci io temo ,
A nchor ch'io ueggia che ri apporti» doni,
Qyi tacque, e con gran forza uni gronfhafla
banda de V animai nel curuo fianco
Commcjfo infime , che iut reflò fiffa»
Tremando fi, che del ferito corpo
E [onoro, e muggir l'alte cauerne.
E se'l uoler de i Dei contrario a quefio
Sifìnifiro penfier non fùfie fiato,
6 li hauria con tal parlar Àbor [ jffiinti
Co i fèrri difquarciar gli aguati Gra4
E t anchora fiaria la bella Troia,
Di Primo dureria l’altiera Rocca.
Beco in tanto i Pafior T roiam inficme
Conducano al Re con alte grida,
Vn huom ch’hauea le man di dritto auuinte0
Che conofiiuto pria [olda[e fi e fio
S‘era lor fatto mancacelo tal' opra
BmpiafaceffcyC Troia a Greci aprifie, ;
He V ardir proprio confidato ,e pronto
Condur gli ingannilo gir fermo a la morte
bagiouentu Troiana (Cogri intorno
Sparfa corre a ucderlo,e fimo a gara
Chi piu faccia al prigion uergogna e [corno.
Odi hor gli inganni Grecite da un folo
Gli impara tutti
Ver che firmato in nnezo ala gran turba
»
K L 1 B R O '**
Sbigottito nel uolto3e difarmato
Girando gP occhi a le Troiane fchiere
Hai qual Terra, diffc egli3bomai qual Mare
Mi puote ricettar * o che mi rcflad
S'apprejfo i Greci non ho luogo alcuno ,
E / òpra me nemici ancho Troiani
Va me col [angue mio chiedon la penai
A tal grane lamento fi mutar o
Gli animi , cr acquetofii ogni tumulto ,
ho confòrtiam ch’ei parli, e di qual gente
Sia nato3e quel ch'ei porti, narri inficine.
Che freranza pregione egli habbia3on<PegU
Scaccia alfin la paura, e cofl parla}
Segua quel che fi uoglia,o [acro R ege.
Che nonfia mai ch'io ti nafconda il uero.
Non negherò , ch'io non jla nato greco ,
Qttefl'c certo Signor, e fe m'ha fatto
Mifero la fortunata già mai
Ne leggier,ne bugiardo potrà fami*
Se a cafo ragionando ti è uenuto
Vi Palamede il gran nome a Parecchie,
E tolta gloria fua per fama chiara,
llqual, benché innocente a tradimento
Perche uictò le guerre , con inditio
C rudele3i Greci condannaro a morte:
Piangon hor lui priuo di luce indarno.
A lui compagno ejfcndo , e del fuo [angue
W andomm in guerra il mio pouero padre
Qua da i primi armi miei,mentre ch'il regno
Godeua in pace,e ch'ei fioriua ogn'hora
P crcb'ei futi configli, Mora e noi
4
0$, SECONDO Vii
Gloria ne riportammo, e honor non poco,
Ma poi che per inuidta il falfo Vlijfe ,
dome chiaro fi fa, lo tolfe al M ondo.
Tra me sdegnato de tingìufio cafo
'De fornico ne pur fiotto lo tacqui-.
Che fé qualche fortuna anchcr uoltjji ,
S'io mai tornafiì uincitor'ad Argo,
Di ciò promijfe far degna uendetta:
Quinci tacque il mio male,e vlifji quinci
T error porgcami,c di falfe cagioni
Dubbie noci fpargea : quinci trai uotgo
Arme cercando per difegni fuoi.
Né re fio mai infìn che con Calcante .
Ma perche pur a uoi racconto indarno
Cofe non grate i perche ui ritardo i
E quefio bufi a a uoi, datemi bor tofio «• (
La pena che uolete , e goda Vliffe -, y
Paghinola lieti largamente i Greci ►
Onde maggior defio nafee aciafamo
Di cercar le cagioni a parte a parte .
Non ben fapendo la lor frode antico:
Segue ei trcmandoye con parole finte:
Piu uolte i greci diflar lafciando
Troia Idfciar da lunga guerra fianchi
O che ttolcffe I delio fcnfujjbr giti -, O
Mai fieri1, fegni del turbato Mare
Ciò piu uolte Uietargli,e fAufiro irato
Mei muouerft gli diede alto fiauento,
E maggior poi che con i legni infieme
D'acero fu tejfuto il gran CauaHo,
Tornar per l'alto CUI gli ofeuri nembi :
__ « • •
P un
M
« LIBRO $0
Mandiamo aHhor Euri pilo dubbiofl
A domandargli oracoli di Phcbo:
Ei da ifccrcti luoghi e fanti altari
Qucfle parole a noi mcflo rifronde.
Col [angue amici i ucnti ui facejlc,
E con ucrgin’occifa a facrifici
Quando ucnifie , o Greciin quefli lidi:
Col [angue a uoi conuien cercar ritorno
Sacrificando una de Calme ucftrc :
Comefifrarfc la tremenda uoce
Tra C orecchie del uolgo,alta paura
Nacque a ciafcun ne la dubbio fa mente ,
E gelato tremorfeorfe entro a gli ofsi :
Ch'il fato uoglid, e chi dimandi Apollo,
AHor con gran rumor conduce vlijfe
In mezo ala gran turba il buon Calcante ,
E de li I ddij la mente iui domanda:
A Qbora,di lajfoymi prediffer molti
E ordinata fra opra empia e maluagidi
Ei tacque dieci giorni afcofìo,e mai
Non uolfe alcun fi coprire ,o a morte porre
Daficre grida al fin d' Vlijfe appena
Spinto parlò cioche accordaro infìcrne*
E me condanna a l'empio [acrificio.
Confentir tutine quel che a fi e ciafcuno
Tcmcd>mifèro me laffommi adoffo ,
Volto a ruma mia tutto' l [uo male .
Già il fier e horribil giorno era ucnuto ,
Che ifacriHcij mi s' apparecchino ,
E Ifalc IfarrOyCT a le tempie intorno
he [acre bendefio non ue'l niego in quelle
^SECONDO W 117
A la morto i mi tolfl , e ruppi i lacci,
E ncU notte o feltra afcofi'io tacqui
Tra piu fangofi laghi,e tra paludi
Mentre feioglieanfi tolte ucle a i turiti ,
Se a cafo pur uolean quindi partirfi
Già non hauendo io piu speranza alcuna
Di mai piuriueder la patria antica,
I cari figli , o il defiato Padre,
A cui pagar faran la pena forfè
Del mio fuggirle quefia colpa mia
Con la morte di quei purgar uorratm
Onde ti priego per gli eterni Iddij,
Ver la uertu che è in lor certa del nero,
E per la fc,chc è tra mortali anchora.
Se doue ella fia fatua è luogo alcuno.
De grani affiniti mici pietà ti uenga:
Venga uera pietà di quel dolore ,
Che fuor et ogni ragion m'aggraua e preme ;
A quel pianto gli diam ulta e perdono.
Vriamo il primo uuol,che i lacci ,e ferri
Da le man gli firn toltile cofi poi
Conximiche parole gli ragiona
Qualunque tu ti fiafèordati hormai
De Greci, che hai perduti,perchenofiro
Sdraiai utro in quel ch'io chteggio dimmi,
A qual effetto hanno ordinato i Greci
ìlfuperbo edificio del Cduallof
Chi ne. è fiato m/aefirof o che difegno
E7 lor i qual fede ? o qual di guerra ordignoi
T acque ,e d'inganni ammaestrato e forte
Greca ,lc [ciotte mani inalza al Cielo,
IH LIBRO»*'
Voi lumi etemtytejhmomj io chiamo , ' \
Thfìcglì t la tremenda forza uofhra,
V oifacri altari, , cr «0/ crw<M frode.
Ch'io gù faggi j, vuoi bende, che aShora
Io porta condcnnato a ifacrifici :
Siami conceffo i giuramenti facri
Horafcioghcr de i Grccijn odio hauergti,
E tutti i lor penfter fccreti aprire ;
Che a leggi lor tenuto hormai non fono ,
P«r che non manchi a quel che m'hai prometto*
E confermata Troia lafe ferui,
S io dirò duer ,s'iofcoprirò gran cofe,
Tutta la lorfreranza, t la lor fede
E i quella gr aue , ine ominciata guerra
Nc l aiuto di P allude hebberfempre .
Ma poi che l'empio Diomede , e vliffe
E) e gl inganni maefrro al fiero tempio
Quei che guardauan l'alta Rocca uccifi
Il Palladio fatai tor uia fuor pronti \
Et inuolar la fiera flatuo^c tinti
he man di fangue athonorata dea
Cominciò allbor'afcorrer fempreadrieto .
E c aduta mancar la lor freranza,
he forze a indebolirle a lor contraria
La mente farfi diMincruaoffcfa :
K e molto poi la D tane diede irata
Con non dubbiof moflri aperti fgni:
Ch appena poftafù la fatua in campo.
Che gli occhi alzando figurare accetti
Efudorfalfo per le membra forfè:
E marauigha a dir ch'ella tie uoltc .^1
I
KSECON'DO^tt*
Col feudo apparite , t con Phada tremante.
Calcante allbor uuol,che per P onde jalfc
Si cerchi di fuggir nepiupoterji
Rumar Troia mai con armi Grece ,
Se in Argo non rinuouan gli auguri ,
E nmcnan di nuouo in Grecia il Nume,
Che in M ar portaron ne le curile Nani}
Et hor che fon ne le lor cafe antiche
Si procacciali gli Dij compagni e P arme.
E rifolcando il Mar ejuicPimprouifo
T ojlo faran , cofl Calcante iftofe.
in luogo del Palladio hon fatto (jucftà
Effìgie, che a purgar V empia loroprà
Età placar gli D ij conucnne farla ,
Ma con rouer tejfcndo V edificio
Calcante uuolfc che t'alzajfe al Ciclo,
Si che entrar non poteffe in Palte porte ,
O dentro a le gran mura effer condotto j
Accio col lorfauore,e fède antica
Motttrouaffcdiffcfa il popoluojbo:
Chefeguajlidauoifùffcridoni
De la faggia Mincrua,gran ruina.
Che pria foura di lor uoltyila i Dei ,
Hauria di Priamo il regnoyhaurehbe Troi£ *
Ma fe con le man uoflre il gran Cauallo
Me la cittade entraffcydllhora infime
Tutta PAfla ucrrebbe a muouer guerra
Mei pacfl di Grecia,e tal fortuna
Si mantcrrian fina i nipoti nòflru
Con tali aguotiyccon tal afte mou4
Pi Sinon falfofit creduto il tutto.
E con inganni, e con lagrime finte
^f^tTeL»cbe,mpur Dlomde
No Ificr Achille mainato in TcfTaglia,
on dieci anni domar ,non mille Natu.
Qjit maggior cofa ajjai ne fopr amene,
d-aocoomefieerdote eletto
A forte Jé mtumoiifm'tJtM
tufoenficio d'mfuperbo Toro:
“cfu'grin fermenti ìngir'auuolti
Ten<i° venir per tonde quete
Tremo m parlarne, thè falconai Mare’
Vengonfidruto a inoflriluUin/ìeme
Tra onde alzando ilor’fuperb i petti
Standoallefopra il Mar t ardenti creflt
TintedhorribUfjngneJimgoil tergo
slZ'l"rT*’'COnZ™cer‘h‘‘‘K‘r«
Sonafpmofo ,1 Mar, e a terra giunti
Cong// occbiaccefiepien di [angue t fioco
Con le vibranti lor veloci lingue
t ettari ftridcndo uenencfl labbri;
™‘f™rtiuiafuggimo,tfiianim-prontL
per dritto fentier a Laocoontt,^
£ pria de, miferfigUipuciolcorp,
lZ£T??trar‘uu°li<ni°™'b.
E "’ordcndolcmembralorjìpafce;
ptaT^r’f1, correa con Urne
£ «-dar, a, , mferfigti aiuto efe ampo:
vlt^T^d*, egiadue volte
1 bmm^ZKo amolto, al eolio intorno
^ E C O N D O >*> Up
neramente due uoltc anchor girando
Scaglio fo il tergo alzanfì dritto al Cielo
Con ? alta ere/} a, e con C aperta bocca z
Ei con le man fi sfèrza feiorre i nodi
Sparfo cC intorno l e [aerate bende ' ,
D/ brutto [angue te di ueneno ofeuro :
E mentre oleici bombii gridi inalza
Qual tuona il mugghio delfèroce Toro ,
Quand ei da ifacn aitar fèrito fitQ&e.
E da fi sbatte la fallace accetta:
Indi ambidue [ergendo a l'alto tempio
fuggono i [erpicala Rocca uanno
E t Caldera T ritonia> e f otto i piedi * r»
E / tondo feudo de la dea celar/} [ ,
Dinuouo aUhor perii paurofi petti
Graut e nuouo timor a ciafcun wuouet
E dicon ch'egli bauea meritamente
Vagato d fallir fuo Laocoonte:
Ch'drouerfacro batìea col fèrro offèfo À
Vbajìa auuentando federata al tergo .
Grida ciafcunych' al tempio di Mmcrua
Si meni il dono,e che la Dea de i uoti
facrianfl amico.
Rompi atti la porta,apronfi Calte mura.
Qui ciafcun s' apparecchia aW opra intento*
E a piei di quello i giri de le ruote
Vonfottoyc con le fimi il collo lega
llfataC edificio il muro poggia
Grauido <f anne,tui i fanciulli intorno
E uergini Donzelle i / acri ucrfi
Cantando godon lieti lagran funi
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f^x. J'iJ K U
Con le tenere man toccare ; er egli
Già dentro entrando altier joura la porti
Uè uicnfcorrcndo,c a la Città minaccia,
O Patrio ilio già feggio a li Dei,' >
O mura di Troian fama fi in guerra.
Quattro uolte firmofii al limitare
ìjlcjfo de la portai quattro uolte
V arme entro al uentre gli fonar tremanti*
Hot fiordi [cimo pur sfirziame^e ciechi
Da uonfiiror, ne la [aerata rocca
Al fin pofìamo il ficr\e horribdmofiro,
Caffandra dal uoler di Dio [offinta
Aprelabocca a le future cofe ,
Cofe non mai già da Troian credute,
Mi feri noi nel nofiro ultimo giorno
Confonde foloufxteafante fjìe
Ter la Città de i Dei uclammo i tempi
V oltafi iti tanto il ciclone da toccano
\
Cadde la cieca nottc,c con grani ombri *
Empie intornia la terra ofeura c'I polo,
A Ubar fparjl i Troian per le lor cofe
Hon intefer de Greci i chiufì inganni ,
le fatiche membra lor legando ilfonno^
E già tieni a uer noi la Greca [quadra
1 lor nauigli in Teticdo ordinato al *
Grato jìlcntio de la queta notte} '
Turfe drizzando aieonofeiuti lidi i
Quando la poppa capitania inalzi : *'I
ìfcgm dati dall’ acccfe fiamme ì
E bardito Sinon da i crudi fati
Difèfojaprc il fcrr aglio a i cbiuft pini ;
CdUd gUdfcofi Greci ddl gran ucntre , T
B Coperto Caual gli rende fiore.
Che del rouer canato fccndon lieti ;
E Stenclo,cr Tcjjandro e'I crudo Vliflc
Scefl per fune giu calati al baffo ,
A thamante, Thoantc, e [eco il figlio >
Di Pel co N eottokmOyC M dchaontc
il primo,c Meiulao>c de gl inganni ».
E peo maeflro,c ajfaltan quetamntc
Nc/ forno tutta la Citta fcpoltd.
te guardie itccifc,apron le portele dentro
Kiccuon tutti ifuoi compagni infame* * *
Le congiurate lor fchiere ordinando* i
tra già l'hora quando il primo fonno .
A gli infirmi mortai cominci a,c forre *
Dolce e gradito don de ifimmi Dei >
Ecco infogno mi parue innanzi a gliocchi9
V cder'Hettore mcjìo,e piai di doglia j
Larghi pianti farge ffe,da duerote ?4
Come già flrafcinato} e per li piedi
G onfiati battendo trapaffati i lacci ?
Di poluer fangumofo ofeuro e tinto.
Ai loffi me , come era aUhordyquanto
Da quel H ettor mutatole le foglie \
Tornò ucjhto del fuperbo Achille,
O pur quando auucntò gli acccfi fiochi
Troiani ardendo le gran poppe Greche •
Squallida barba,e inuolti i ere fi crini :
Hel f angue hauea,e le ferite tante,
Ch'hcbbe fu i patri j muri m uarij luoghi *
P arcami domandarli^ dir piangendo . . *,
fauuJL*
• •
\
V
01 LlìHt)
T 4// amiche parole in tncflo fupno * ^
0 efrùrd foce di Dar doni j , o ferma i
Ma speranza di Troiani, quale
Cofat'ba fi tardato leda qual parte f
Hcttórc defiato bor tomi a noti j 1
Che fianchi ti uggiamo, e dopo molti
Morti di tuoi, e dopo offre fatiche
Vi ciafcurìhuomo, e de la tua Cut ode?
Qual ria cagione ha'l tuo uolto fcJjcno * i
Si macchiato : o perche que(lc JrMc
V eggtQ l egli nuUa,e me che cofe uane -t
Cercaua non ritarda, moda mezo >
1 lpettomuoucaltifofpin,edice: à
Deh fuggi figlio de la bella Dea, r
T ogliti homai da qucjle fiamme ardentii
Gl' inimici fendendocela le cime i ’
Piu alte cade tutta a terra Troiai
Già per la patria,e Priamo affai s' è fatto.
Se fùfjc in man altrui pofio'l guardar la^
Ancor furia da qucjt'eUa difefa.
Troia ti raccomanda i fuoi Penati,
Le cofe fiere ,e qucjittcco prendi
Compagni a la fvrtuna,cT a lor cerca
b\ura,lc qual pofiia cbe'l mare errano* '
haurat folcati ai fin fara-fuperbe.
£ tacque; e trahe da Le j piu chiufe tombé * -
Le bcnde,e uefhxc /èco i fòchi eterni,
ìn.quefto la Citta per ogni !,icgo
Di uarij pianti empiee fifa tifuono
Ogni kor piu chiarii gran romor de tarme
MuoucJfaucniOiUncor drfl padre Anchife
L ontan’
»
i
■ I
I * V
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l .
+f<
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«SECONDO» HI
lontarìhdueffc il fio palazzo antico
& arbori ombrofi £ ognintorno chiufo .
A me fi fcuote il fionno,io glialti tetti
foggiati fiommi con ? orecchie intente:
Come quan£ una fiamma entro le biade
S'accende Mor che fioffia irato l'aufiro,
O quando cade giu rapido fiume
D* i montile i campi guafta,e le fatiche
Di buoi,e ancor le biade allegre feco
Ruma e trahe le fiueltefielue infime.
Si sbigotifee il perfido pafiore
D'alta cima £un [affo il fiono udendo:
AUhor la falfa fide , e i fieri inganni
De i Greci aficofii n'apparificon ueru
Già di V cleono la fuperba forza
A terra ffarfio hauea di Deiphebo
il gran palazzo ,er arde a quel uictno
Vcalegone,e infieme i Mar Sigei
Splendon del fioco largamente accefio *
D'huomin s’odon grida, odefi il tuono
De le gran trombe,on£io fior di mefieffo
Varme allhor prendo,epur non ho che farne
Ma co i compagni entrar ne t offra guerra
E a l'alta rocca girne, or don gli ffirti*
ira è grane firor la mente abbaglia,
E bel morir fouuiemmi in mezol' arme •
Ecco uenir da i greci armato P antho
Scampato figlio £Otreo,c facerdotc
Del chiaro P hebo,e de la rocca fiacra,
he cofe fiacre i uinti Dei con ficco,
E'ipicciolfiuo nipote guida a mano*
Enei- di Ver . Q.
t
mx t o iv. v
f
E fuor di fe ne ud fcorrcndo al lido .
A che flam giunti o P antho ? horpur qual Rocca
prenderem noi t dppend tacqui, ch'egli
Co/i fùora mandò parole, e pianti.
Già è uctiuto il giorno ultimo , e tempo
Di Troia ineuitabil, già Troiani
Fummo , fu Ilio, e lafamofa gloria ,
Già fu di Teucri prima , e il fiero Gioue
Kidotto ha’l tutto in A rgo,cnd' hora i Greci
Signoreggiati fupcrbi Troia ardente.
D'alto CauaUoala Cittadc in mezo
Stando ffiarge per tutto huomint > er arme,
E lieto uincitor hor quinci hor quindi
Sinonponnuoue fiamme, altri di loro
Stando a le porte apcrte,quanti inficine
fìonuenner mai di Grecia altri d'incontro
Le frette firade ban co i lor fèrri chiufe ,
Truffe han le fiere e lampeggianti ffiade
A occidcr pronte , c nc le porte appena
S'arrf eh tonfar le prime guardie guerra »
E opporfi incontro a la battaglia ofeura
Per tal parole e per uoler de i Dei
Ili auucnto in mez'a i fuochi, c in mez' dV arme
Voue mi chiama la mia fèra E rumi,
Dou’d romor e i gridi alzati al Cielo:
Vengon in compagnia meco Ripbco ,
E infieme in guerra il ualorofo Iphito *
Qui de la Luna ritrouati al lume,
Hipane,e D ima a noi s'aggiutigon anco ,
E infume il figlio di Midon Corebo
Giouene , in quei giorni a Troia giunto
SECONDO txx
D a tamor fiero di Caffandraacccfo .
Egli genero a Priamo , cr a Troiani
Venne in aiuto l' infelice, pofcia
Che f ammonir de la diurna frofa
Non bene intefe.
Voi ch'io tuddi coflor infleme,e pronti
A porji in guerra, tal parole difii.
Gioueni indarno ualorofi,quando
Porgete aiuto a la Cittade ardente :
Già uedete le cofc a qual fortuna
Siano ridottc,poi che gli alti idiij.
Che queflo Imperio foftencuan quinci
Partiti fonlafciando Altari , e Tempi.
Mafie glie in uoi fummo férmo e certo
Seguirmi ardito ad ogni cofa eflrema
jAoiamo , e in me zo fame , e in mezoi fuochi
Corriamo, poi eh' è fol rimedio a i uinti
Non haucr freme di rimedio alcuno .
Alto furor in tal gutfa s'aggiunfe
A l'ardir di co/loro, a tal che poi
Qual lupi ingordi, allbor che nebbia o feltra
fuor frenti ciechi per rabbiofafame
E che gli afretton'i tuffati figli
Con le bramofe gole : andiam tra fèrri
Alla non dubbia morte, e tra i nimici
Ver mezo la Città uolgendo i pafib
Vofcura notte <f ognintorno uola
Coprendo il Ciel con f ombra fua profondi*
Chi mai potria narrar di quella notte
ha flrage horrqida i e le morti empie , f crude 1
O col pianto agguagliare il grane affanno*.
Q. li
LIBRO
Cadde in nana la Ctttadc antica*
Che per tanti anni già regnato kaueo.
Cuopron leftrade i corpi mortile fratti
Che furo inerti ,e per le cafc,c per li
Sacri tempi de i Dei -, ne i Troian foli
Muoionfenza ucndetta,e benché uuiti
Sian,r antico ualor gli torna al cuore i
E i greci uinutori a terra cadcno .
Odcjì pianto mqucjìa parte e in quella
Paurc,e ofeure magmi di morte.
Androgeo con gran gente ( eco infìemt
Primo de i Greci in noi s'incontra , e credi
Male accorto truouar compagni fuoii
E cofì amicamente ne ragionai
Valorofi compagni ,a che fèrmarfl 1
H or chi mlmente ui ritarda il paffoi
Saccheggi angli ai tri la Città, eh’ è infuoco,
E f eco portan ma ao che gli aggradai
Et uoi da Pai te nani hor pur uenite .
Qui tacque , e toflo che non furon firme
Riffofte datela gli nemici in mezo >
S ’accorfe effer caduto ,e sbigottito
Raffrenò il piede,e le parole tnfieme ,
Come chi tra le frine afrre un' Serpente
Preme col piede camtnando a cafo ,
Onde paurofo toflo mdricto fògge ;
Ch’ei s'alza in ira,e'l nigro collo gonfia,
CoJÌ uolto feti già pien di paura
V iftone Androgeo, e noi con Parme in cerchio
Corriamgh adoffo,e quei del luogo incerti
Pien di timor co i nofln fèrri ignudi
\
\
fc
KSBCONDO» I*;
In brtuc tempo giù mandiamo a terra.
Lieto Qorebo e aUhor d’animo colmo ,
O ucydifi ei,ne mojlra la fortuna.
No/ compagni, la firada al primo fcampo
Segutamla,e doue ella fi mojlra amica
Cangiamo ifcudi,e infcgnc,c P armi grechi
Vefl tornei, chi fio mai che nel nemico ■
Ricerchi, che fta inganno, o pur udore*
Lfii ne daran Parme : e poi che tacque
Si ponPelmo <f A ndrogeo ornato e pieno
Di leggier crefle,e Pinfegna del feudo-,
E lega poi la Greca jpada al fianco-,
Coftfice Rtpheo,cofifi Dima. '
Indi la giouentu lieta con quefii
Sforma ciafiun de le noueUe Spoglie-,
Andiammifii tra Greci inficmeui frotta,
N on con P aiuto già di noflri Dei .
P iu uolte fummo ne la cieca notte.
Affrontati in battagliai combattemmo ,
E ne mandammo ne Pabiffo molti.
Chi (ùgge ne le nani, e chi correndo
Cerca i fecuri Udi^cr altri furo
Vilmente fpenti da paura cieca.
Che ne l'alto cattai fialir di nuouo -,
E s' a fonder nel cono fiuto uentre.
Ai laffo, mai non fi dee al fìn'hauere
Contro al uoler de i Dei Speranza alcuna .
Ecco Caffandra uergine ancor figlia
Del buon Re P riamo,co i capelli fparfi
Strofinata dd tempio, e luoghi fiacri
Di Mineru4,cb' alzando gltocbi indarno
d i1'*
p
*r LIBRO ^
eli occhi infiammati al Cui, che i duri Ucci
Auuolte banca le man tenere, e pure
Acccfo cC ira,e di pietà Corebo
Non potè fopportar tal uifia,e in mezo
De le fchierc auuentofii,e fenza cura
Di uita,o morte. aUbor lo feguiam tutti
Con fèrri ffiefii U correndo inficmc.
Quiui al primo piouean de li alti tetti
Del tempio ,four a noi molt'drmi,e a molti
De nofiri d iercn miferabil morti.
Ver la fembianza fol de l'arme , e per lo
Error,che nacque da timprefe Greche*
Alhor nfirctti a noi gli Greci inftcmt
Voltarji mofii dat affanno ,er ira
Deh uergiue tolta . il fiero Aiace,
D'Atreo i duo figli, e feco il campo tuttOì
Qual fpezzdti tal uolta in giro i uenti
Contrafi ano tra lor Zefiro, e Nofo,
E co i de fir ter del fol puro piu lieto}
Stridon le felue,e muoue il mar ffiumofo
Nereo dal fondo col tridente irato}
E quei ne l'ombra de Tofcura notte,
Ch'haucuan con inganni in fuga uolti i
E fcacciati per tutta la Cittade ,
Vcngono'incontra,e iprimii feudi et arme
Cono feonf alfe ^fegnan le parole
Di fuon diuerf i,ondc refiiam fornmerfi
Da innumcrabil gente, tal chc'l primo
Corebo giace da P eneleo morto .
A gli aitar fiacri de tarmata dea
Cade irfieme Ripheo,cbc fi tra noi t
I
di SECONDO ^ 114
4 Di bontà chiaro , e di uertude amico .
P urcofì paruc a i Dei, tìippane,e Dima
tur da i compagni uccifi, nc te Ponto
tatua pittane la [aerata benda
D'Apollo da la morte atthor difefi.
. Voi cencr fante d'ilio , e fiamme efirtme
De mteiyuoi chiamo in tcfhmonio al uero ,
Ch'io non fchiuai nel uofiro ultimo fine ,
Ne le greche armene gli affronti grechi :
E fe ifati uolean, ch'io fufii uccifo
Combattei fi, eh' io' l meritai aftkora; >
Quindi partiti Ephito,c Velia meco ,
Dequai giagraueper molt'armi E phito,
E Velia indebolito ,e fianco per la
ferita del fallace, e crudo V lijfe,
' Indi di rtuouc grida al gran palazzo
Del Re P riamo chiamatami ueggiamo
} battaglia horrenda,come in altro luogo
N onfùffe guerra,o morte, 0 [angue altronc,
Quitu indomito è Mar te, e quiui i Greci
Corrono, e già la porta era affediata,
Spintiuifotto macchine da guerra-,
A i muri appoggian fcale,c [u le porte
Saglion di grado in grado, e a l'arme incontra
itele finifirc man tengon gli feudi ;
Onde coperti, ffiingon quelle inoriti
Con le defire prendendo l'alt e cime .
A l'incontro i T roian ruman torri,
E tetti e ca[e,e cercali con quefi'armc
Ne f ultima lor morte far dififa.
• Gettano a baffo le dorate troni.
o momento, e ftlendorgia de lor padri.
Altri con l'arme m man guardan le bajft
Torte e gli fpefii jlan raccolti in fchicri.
Riprendon forza glianimi e fioccorfio.
Danno a quei che difindon gli alti tetti ;
E aggiunger forza aUhor cerchiamo ai uintu
Tra un'altro ufeio in parte ofeura e cieca
D'ufo communc,c doue gli ampli alberghi
Già del Re Priamo riffrondeano inficmc,
Vficio da i fianchi abbandonato efoloi
Ondefoleua Andromache infelice,
Mentre quel Regno anch'era alto e fiuperbo ,
Senz’ altra compagnia girfienefpeffio.
Quando al Socero,o a f Amo il piccol figlio
Ajìianattc fin lieto menaua.
Doppo molte fatiche io faglio in cima
Del tetto , onde gli miferi Troiani
Auucntauan con mano tarme indarno',
lui era un'alta Torre che col tetto
S' alzana fin fiotto le fieUe, donde
Solca ucdcrflTroiatutta,canchord
Vufiate nani greche ,e i grechi campi .
Noi ci uoltiamo a quefta,e doue i traiti
Tiu debolmente inficme tran congiunti
Dal' alta cimala fuciliamo, e quindi
T oflo gettiamo , a baffo : ella cadendo
Strepito mena, e gran ruma ficco,
E f opra le lor fichiere larga cade}
Ma fiaglion gli altri , onde ne grani fiafii ,
Ne tSarmc manca alcuna forte.
Al portico dinanzi, e ne la prima
I
I
k
F
I
«SECONDO 12$
Fort a, con Farne fiaua lieto Pirrho
Tutto lucente dal jfilendor de F arme .
Come di uelenofe herbe, pafeiuto
Il ferpe, ch'era ne la fredda terra
Gonfiato, e afcoflo ne Fofcuro ucrno ,
Nhoko hor ne uien cangiate (foglie al lume
Ringioucnito,e bel col petto in alto
V fccndo [corre raggirando il tergo }
E con la bocca al sole alzato lieto
Vibra in tre parti le ucloci lingue .
Seco è P eripho il grande, [eco il maftro.
Che fu del carro, e del deflrier cF Achille
Automcdontc,ch’hor de Fame ha cura,
Secolagiouentk tutta di Sciro,
Entrati [otto il palazzo, e foura il tetto
Auuentan crudel fiamme,egli fra i primi
1 duri marmi de la porta rompe.
Prefa unyacetta,e Fufcio in quefla e in quella
Parte, ch'è di metallo, e fmuoue e fucile }
E già. tagliata una gran traue, al muro
Pece cauando una fincftra larga}
A ppare entro la cafa, e i gran cortili
S'apron di Priamo,e de li antichi regi,
Veggonfi i luoghi afcofli,e ueggonfì anco
Gli huomini amati ne la porta prima:
Ma dentro al gran palazzo amaro pianto 9
Grane r ornar fi mefchia,e fi raccoglie .
Vrla ogni caua fianza per le donne.
Che fi jlracciati piangendo il fuono afflitto*
B atton le f brida in Ciel le fteUe (Foro ,
E paurofe F afflitte antiche madri
v l I B R O ‘faf
Aggirai la gran cafia hor quinci hor quindi
S 'abbracciati fhrctte, c dm Idei a le porte .
Spingcfi manzi Pirro , e con ualore
Vgualc al padre fuo, ne quei ripari
N* guardie al furor fuo rcfìjlcr pomo.
Col fficjfio batter de V Ariete cade
V altiera porta, e l'una parte , e l’altra
Tratta di cor din fuor fi giace in terra,
Tafii la uia per forza urtando i greci
Kompon l cntr ata,e i primi uccidon lofio ,
Ef empion di fòldati tutti i luoghi,
Kort eficecofi fiero un fiume Mora,
Che pien di / fuma ha gli alti argini rotti,
E uinto con la piena ogni riparo ,
Crescendo con gran funai campi corre}
ìndi per le campagne porta/eco
Con bombii mina armenti e fi alle,
Hcottolemo uidi io, di furor pieno
Por quefloye quel a mortele in fu la porta
D'Atreoi duo figli, cancor’Hccuba uidi,
P ie cento fue nuorc,c Priamo infieme,
c "banca delfanguefuo macchiato i fiochi,
Ch'eJJÒ bauea conficcato a fanti altari:
Quelle fine maritai camere a canto
Cinquanta infieme, e in quella gran fperanzé
Difuoi nipoti, e quelle porte ornate
Superbe d'or barbarico , e di fregi
Caddero a tcrr di e doue il fioco monca
Spingonfi inanti fieramente i Greci,
Tcrfic anchofiaper uoi qual (br mio fato
nebbe il RC Priamo, poi ch'ciuide prefa
1+1 SECONDO W 126
ìnferamente ld Cittade,e uide
Pofte in ruma quefie cafe,c quelle
E dentro hauer nc le piu interne parti
1 fieri fuoi nemici , afflitto aUhora ,
Circonda il ueccbio glihomeri tremanti
Per lunga etade d' arme indarno , e molto
I nunzi abbandonate , e poi fi cinge
Vinutil ferro, & ua tra gli nemici,
Chy tronfi folti, a ritrouar la morte .
Pro al Palazzo inmczo un' granii altari
Pofto a l’aperto Cielo, e appreffo a queflo
Vn'uecchifiimo alloro alto poggiano
. Vcrfo Voltar piegandofi,e con V ombra.
Abbracciano, e copriuo i Dei penati,
' OH* /&*m H ccuba,e qui corron ut loci
Le figlie indarno al f acro aitar intorno^
Rijbcttc inficine, come le colombe
Prettolofe fenuanno al tempo 0 filtro,
Vimagim abbracciando de li I ddiji
Come cUo Priamo uide,cb'hauea prefi
Vanne fue giouenil, ai infelice.
Infelice marito e qual penfiero
Si ibran ti j 'finge a pigliar tarme inuano,
Ailaffaamedoue ne corri idouet
Non tale aiuto, non difèfe tali
Queflo tempo richiede, non pur anco.
Se teco fùffi il nofhro figlio Hcttorre.
Deh fermati al fin qui,che quell’altare
Sahara tutti,o almen morremo injìeme.
Qui tdcquc,c menò fico il uecchio antico a
E fianco ilfipofar nel fiero figgio.
Deipare, fidimi,! **&Uocchi
■ stasar»
A^i2S"??t,ut‘i‘
' ^Zhflmdcricn io£lT'l\
Macchiato m'hjì A,ir uolto
sg%2$Z£?
ffiSSKS ^«T1"™
wX.ZZT'**
SSSs&BZ*
E dirai quefle cofe al grande Achille
Mio padre. a lui le trifle opere mie
Ricordati contare ,e come indegno
N eottolemo fatt' è £ effer gli figlio ;
Jìor nanne a morte } e mentre coft parla
Tremante il truffe da quei fanti altari ,
Che del figliuol nel molto fangue cadde ;
La manpniflra ne i capei gli auuolfe ,
Alza con f altra la lucente froda,
E tutta dentro al fianco glie fafccnde,
Queflo de' fati fu di Priamo il fine,
Queflo gli diede la fua fiera forte,
Arfa uedendo T roia,e le fue rocche
Cadutele quel che già di tante genti
Di tante terre fiflgnor fuperbo
Regnator £ Afta, hor giace pofioal lido
V n tronco grande, e da le frolle fuelta
La tejìa e'I corpo fenza pregio, o nome :
O n£ aUhor fiero horror m' auuolfe e ftrinfe.
Sbigottito reflui , che'l caro padre
Veder certo mi parue,aUbor ch'io nidi
Di ferita crudel i l uecchio re ge
Spirar la uita : e uiemme feco in mente
Creufa abbandonata, e'I noflro albergo
Andar afacco,e'lpicciol figlio lulo.
Che meco fla mi guardo intorno gente.
Stanco ciafcun m'hauea lafciato fola
E chi da i muri hauea fallato a terra.
Chi t egro corpo hauea già dato al fioco,
ìofolo era rimaflo, quando io ueggio
Star fi di V epa nel fiorato tempio .
«LIBRO»'
In un foggio focreto queta e afe o fa
Di T indirò la figlili i fuochi acce fi,
P orge imi chiin luce j mentre ch'io
D'intorno m' aggirimi hor quinci hor quindi
Gli occhi uolgeui i ciafcun luogo intento .
Elidi Troim temendo hauer nemici
Ver U rumi de le mtiche muri,
E di i greci uguilmentc effor puniti
Ver tiri del Ufoiito fuo marito :
Vili di T roiiiC di fui putrii Erinni
Afoofii t'erii er i i nemici attiri
S edeafì folijillhor di fiamme ardenti
V animo mio s' acce fi y e crebbe Pira ■
Di far uendetta de la patria frenta.
Di lei prendendo federati pena.
Dunque faina coftei dee ueder Sparti *
O M leena uedrà fui patria antica*
E con triompho andrà regina altieri ,
E fico d'ilio una gran turba hauendo
Seruita da Troiati uedr'a fuperba
Il marito la cafa i figli c'I padrei
E farà uccifo da nemico ferro
Si crudelmente Priamo* & arfa Troiai
Et tante uolte il nofhro lido,c tante
Sarà fidato ancor di Jfarfo fingile i
Non cofì nò ym' ancor che fumalo nome
lAemorabil non s'habbia in punir donnei
No mcrte il uincitor laude ne pregio}
Vur l'haucr fpento almen'un tanto male
E data giufta fcnayhauronne lode ,
D'bauer l'animo mio fatiamo ut parte »
1
i
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l
«SECONDO iaS
E di miei contentati i cener frarfl *
Con la fama godrò di tal ucndetta, i
Dicea tra me cotai parole altiero,
E tiandaua correndo in fùria accefo -,
Quando m‘ apporne inondagli occhi chiari
P tu che mai fùffe la mia font a madre ,
E nfrlendendo ne l'ofcura notte
Di pura luce dimofirofii Dea,
Qual uaga e bella fuol moftrarfl in Cielo ,
E con la deftra man mi tcnnc,efrarfe
D a l a rofata bocca tal parole .
Figlio, qual grati furor ti muoue,efringe
Ire fi fiere !oue ne corri ardendo!
Ouc’l penfier di noi fé uia fuggito !
Non haurai dunque pria riguardo doue
I tafei per lunga etade il padre Anchife !
Stanco cr afflitto ! e fe pur uiue ancora
Creufa moglie tua ! o Afcanio il figlio !
A quaiuand ognintorno i greci armati,
E fe non fùffc,ch‘io pur gli ho dtfifì,
Vhaurian l'ardenti fiamme in cener uolti,
E le nemiche frode alfin condotti.
Non ha dì Helena qui f odiata faccia.
Non Paride ha la colpa , ma tafrrezzà
E de li Dei , eh’ bora ha fommerfe tutte
Quefle ricchezza Troia pofla al fondo
Riguarda ( V io hor qui l'humida notte
Che fé dinanzi a gli occhi, e la mortale
Vifta impcdifccyc ti fa ofeuro intorno ,
teucro) tu di quel che ti comanda
ha madre tua non bauo * dubbio alcuno.
mi LIBRO}*
Né d'ubidir al fuo uolcr contrafta )
qm douc ucdi le disfatte mura :
E da fafti partitii fafii, e'I fumo.
Che con poluere mi fio ondeggia al Cielo:
N ettuno irato col tridente fcuote
he murargli alti fondamenti fmofii
Sprofonda tutta da le antiche fé di
ha terra infime : e qui le porte Scee
I nanzi a tutti tien fuperba,e fiera
Ciunon crudele , e da le naui chiama
Vomiche fchiere , e dognintorno è cinti
D 'arme e di fèrro.
Ve come P alla de le rocche in cima
Con le Gorgone fiera il nembo fflendc.
Ecco che infino al padre eterno porge t
Ardire a Greci, e ualorofe forze.
Contro Troia egli ifteffo i Dei mouendo .
fuggiti figlio-, & a fi gran fatiche
nomai poti finCyio farò fempre tcco,
,Sicur porrotte in le paterne cafe.
Qui finì di parlare indi s'afcofe
nelle ffieffe ombre de la notte ofeura.
M'app ai on facci e h orrende, e contro a Troia
Ve'Dei l'alta potentia.
Atlhor ueder mi parue in mezo a fuochi
Arder tutt'\lio,e uolgcrfi in ruma
ha città di Nettuno infin al fondo .
Qual fuol ne gli alti monti l'orno antico ,
Che giù con ferro e piu fecuri infime
T entan pur i uillan di porlo in terra :
E tei minaccia in quefta parte, e in quella
Trema
Mi S ESONDO* tl9
Trema fiuotendo t alte cime >emuoue
£< folte chiome, tahhed fin pur tinto
fa V ultima fu* pruouay e fico tira
Suelcoda cotti gran minati baffo.
Scendo atthor iot e la celefie fior t a
Seguo, a le fiamme, cr a nemici in mezo •
V arme luogo mi dan,fiiggon le fiamme»
f H giunto al fin' entro a le patrie fidi
E ne le antiche cafi il uccchio padre
Ch io defiaua folo, e ch'io cere alia
Di porlo ftiuo il primo tigli alti monti: * '
Kiega di uolcr uiuo indi partir/i
A patir grane efiilio , poi che Troia
E gù pofta ti mina . Voi ( difie egli )
Ch mgioueiuletade il fangue intero
Hauetc anebor a,a chi le fòrze falde
Tuo col proprio utior rcggcrfi,uoi
Cercate pur figgimi.
Che s'hauejfcr gli dei uoluto, ch'io
, Refiafit in uita,quefli figgi antichi
W - aurianferbatitoffai n'è flato e troppo
\ Ch un* *tina habbiam ueduto , atthor a •
ni <"^c PrefA k Cito* refiammo uiuù
Cofiil mio corpoycofl pofio hemai % *
Dettoli ualc9bor ti partite quinci:
io troucrò con quefte man la morte,
£ i mici nemici hauran di me pictade, t
• N “infoio, e ptcciol danno .
E de lafipoltura ; già moli' anni
intuii uiuo, e in odio a gfi alti Dei:
Dapot che de gli Idij l'eterno padre,
U £*ei. di ver. r
% ' t
r^c. ^ pr
E <fr gli huomini Re col fiero unito
Del folgor mi per coffe ,e con le fiamme* «
Cotai parole ei raccontami fermo i
Si fialidi noi da t altra parte intorno
Di lagrime bagnatii la mia moglie
Crcufai Afeanioi tutta anchor la cafd
Lo pregbiam, che non uoglia ficco trarre ,
Ogni cofia in ruinai al crudo fiato
Ceder uilmenee , che ne caccia e preme .
Nega eglii [aldo (la nel parer primo
le medefime fedi fermo anch ora.
Tra Parme allhor nuóuo furor mi Ipinge
Mificro mei pur defilo morire ,
Cheeonfìglio haucu'iol o qual fortuna*
Dunque fperafli mai padre ihcfùgre
il pie muoucr potefisii te lafiaarei
0 dalla bocca tua fi grauc errore
Come mai ca<Uc * hor s'a gli Dei pur piace
Che naDa al fmk fi gran terra auanzU
E ciò nc l'animo hai, e aggiunger teco
1 tuoi ti gioua a Troia , ch'hor ruina,
dacia porta a quefia morte apata:
dà P irrho tic ucrrx dal molto f angue
De V infelice Priamo, quel che amazZd
Il figlio manzi al fuo mificro padre ,
E quel cbSl padre a fiacri altari occide.
Qucflo era adunque [anta madre* queflof
Perche tratto m'hai fuor tra ferri i flammei
A cciccbe in mezo a piu fiecrcti luoghi
Veggia il fiero nemico ,e Aficamo il figlio ,
B'I uccchio padre mio >CT ua apprejjò .
i
I
«SECONDO*» IJO
Creufa, e l'un ne t altrui [angue uccifo ,
Arme compagni}arme portate poi
Che già f ultimo giorno i uinti chiama:
Hor me rendete a Grcci,kor fu lafciate
Ch'io uada a riueder nuoue battaglici
Moggi ncn morrem mai fenza uendetta, ;
Di nuouo qui mi cingo il fèrro,e'l feudo
P oncua a la fuuflra, e r affettando
Quel me rìufcia fuor de le cafe antiche,
'Ecco la mogie mia che n fu la porta
Stando, i pici m'abbracciaua , e infime I ulo
fAoftraua al padre, hor t'a morir ne udii
T eco ne mena ouunquc il paffo muouù
Vi afe tu fùrfe pratico ne l'or me
Mai pur di quelle ancor ffieranza alcuna j
Quefto palazzo pria difèndi, doue
ìl tuo piccioC I ulo,e doue il padre ,
Etiogiàmoglietuachiamatarcflo .
EUa cofi g ridona, e d'un gran pianto
Tutta la cafa empicua,allhor che nacque
Marauigttofo a dirfubito cafo ,
Ch'entro a le mani , entro a le facete mcflt
D el padre, e de la madre, & ano antico
Si uide foura de la tefta a 1 ulo
Sparger picciolo cima una gran luce
Leccar le chiome, era le tempie intorno
Cirfcn pafeendo in quefta parte c in quella:
Ne punto col toccar nuocer la fiamma.
Trema ciafcun per la paura,e'l crine
Timido fcuote,c i Canti fuochi acceji
Cerca ejlinguer Con l'acqua ui chiara fónte,
R ii
• * 1 TW * * ' ^ * * *
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I
c '* n B R o » A
Md litio il padre Anchfc di' dite fletti •>
Lf luci inalza,c di ehi tiro ciclo inficine
Ambe le palme con la noce fccndc .
S< mai per pricgbi onnipotente Giout
• ^ alcun ti pieghi , noi riguarda homai^
Sol quefto bafia, e fenoflra boutade
H<* teco meno alcuno, indi tu padre
Porgine aiuto, c quefii auguri firma.
Non tacque il uccchio pria, ch'alto rotnort
Dd Lfinijtra man fubito intuona :
E caduta dal Cicl pei * / ombre ofiure
Corfe una (Iella, e fico indi trohea
Con molta luce una faceUa acce fa.
Quella pofcia i ledemmo a tolte cune
Scorrer foura il patazzo,e con gran lume
Segnar la uia,e ne la felua idea
A fonder ifuoi raggiai chiaro folco
Con un lungo fenticr luce ne porge:
’Dclfdfùfuman <f ognintorno i luoghi.
\uito qui il padre mio fi inalza al cielo
Co Da ragionaci finto fegno adora.
Gugùnonpiu tar diate, homaiuifcguo>
Eccomi ouunque mi menate uengo.
V oi patri] Iddifle nofire cafe antiche
Saluate,e l picciol mio nipote fico:
Da uoi nafeon gli Augurifitj uofira è TroÙL
A uoi la ldjcto,c teco figlio homai
No« nego in compagnia girmene altroutc
Et tacque, egli per l'alte mura il fioco
Si fintia uia piu chiaro, e piu dapreffo
V oluon nuouo color taccefe fiamme,
& "
ti
i
tt
»
•^SECONDO» lì*
Hot dunque chdro padre al wfbo collo
Soura ti po/u, io gli homenhaurò fitto,
Uè g rauar animi la fatica o l pefi:
Segua che uoglia,ad ambidue communi
Vnfil periglio, una filutefia,
lAeco ne uenga il picciol figlio luto.
Segua Creufa attenta torme nofire.
Afcoltate uoifirui,e ben tenete
Gli animi uofiri a quel ch’io dico intenta
Come de la Città uoi fitte fiori
E' un poggietto,cr un antico tempio
Di Cerer finta abbandonato e filo.
Et un uecchio cupreffi lui uicino,
Da nofiri padri già molt anni, e molti
Saluato per bontade,hor quiui tutti
Per diuerfi caminuerremo inficine.
Tu padre piglia con la g iufta mano
Le fiere cofe,e i nofiri patrij lddei.
Che a me non lice, che di tanta guerra
Vengo pur bora mezo al [angue, e a morta
Sin che non uo dinoto al fiume uiuo.
O ueiomilaui.
Detto cofi gli homeri larghi fiura
il fittopofio mio collo la uefie ,
Edel filuo Leon la pelle ftendo.
Et entro fitto al pefi > e l picciol figlio
Alamanna s’duuolgc,e’l padre fegue
Con pafii non uguali, e [eco apprepo
Henien mia moglie fior per i luoghi ajcojt
andiamo irfieme,e me che poco manti
€ia non mi moffi l’amntar de tarme.
¥
I V
ALIERÒ HI.
N e Greci infchicra armiti, boreCogniuent 0
D'ogni picchi romorfofpcfo temo:
Che del compagno}c del mio pefò ho cura, .
Gii io eri uicino a f altre porte ,
E mi pareua ejferufcito tutto
Tuor del camino. ,aUhor che dietro a noi
Ne parue di fcntirnuouo romorc
Del calpcfUr de piedini uecchio padre
Guardando da lontan per t'ombra ofettri
ftgliuol, grida, figjfiuoljfuggiti, io ueggio
Gli ardenti feudi, e’njplcndcnti fèrri.
Qjtiui tremando aUhor non fo che nume
A me ben poco amico fuor del fermo
Leucmmiypoi che i piu deferti luoghi
Mentre feguo correndo, crefeo fuori
Del camin conofciuto,e del fenticro;
Mifero me, che non fo certo bene ,
O/è la cara mia moglie Creufa
M'hauefjcr tolto ifati,o se' l camino
Etk piu toflo haueffe errato , o fiatici
fuffe rimafla-,che da indi innanzi
Non la uider mai piu le noflri luci.
Ne pria nt auidi batter coftei perduta $
0 adietro a riguardar t animo uol/k
Ch al picciol poggio,cr alfacrato e antico
Seggio di Cerer,noi giugnemmo,doue
Tutti ci radunammo alfine >cr ella
Sola manconnc,c fola ingannò infieme
1 compagni, il figliuolo, e' Ifuo marito.
Qval'buom,qual Dio fuor dimeno accufaiS -
O mia ruma di fi gran Culaie
f :
«
».
/
*c SECONDO W I}*
Cfce uiddi piu crudeli ? Afeanio aHhora
A nchife padre, e li Troian penati
Raccomando a compagni ,e ne la curua
Va&c gli afcondo,e in la Città di nuono
TornOjC di lucide ami mi nuefio.
fermo ho tentare ogni fortuna nuoud »
E ritornar per tutta T rcia,e porre
Huouamcnte la uita a gran perigli
Torno prima a le mura,e de la porta
A limitari ofcuri,onde'l pie mofsi
Seguo di notte in dietro torme prime
Con gli occhi guardo intorno, e in ogu luogo
il nuouo borrorc,CF il filentio fiero
V animo mifpauenta, er indi a cafa
Mcn uq, Cella mi a forte i fianchi piedi
Tortati a forte hauejjiiquiui i Greci
frano fcorfl,e tutto il granpalazzo
Tcnean,uorace fuoco lui in quel punto
A tolte cime col rabbiofo uento
Si uolue,e Calzan foura ancor le fiamma
Il caldo uampo mena furia al cielo .
Subito a riueder'iljèggio antico
Di Priamo nonne, e la fua alta rocca:
E già ne le gran loggie uote e fole,
E di Giunon nel riguardato tempio
E ranpofle le guardie, e de la preda
Vbenicc ha cura,efeco il crudo V lifjc ,
Quindi di Troia le ricchezze inficino*
Ve tazze d'oro infime, e di prigioni
Ve foglie,! picciol figli, e in lungo giro
De le paurojè madri una gran turba
R iiii
*♦ a
4< LIBRO
Stanno iui intorno.
10 bebbi pur' ardir ne lombra ofcitré
Alzar le uociyC fii di grida piene
"Le fhadCyC afflitto raddoppiando U grifo
Chiamai Creufa una, e due uolte indarno:
E mentre ch'io la cerco , e per le caft
V ien di furor ne la Citta m'aggiro }
Va fembianza infilicele di Creufa
V'ombra ifleffa m'apparue innanzi a gli occhi
Maggior' affai che la fua ufata forma.
Stupido uenni , e ti drizzar le chiome ,
E rima fi l a uoce entro la gola, «
E Uà aUhor cofi diffe , e leuò tua
Con tai parole i miei grani penfìeri : »
A che ti gioua al fin dar tanto luogo 9
Dolce marito ,a fi fiotta fatica ?
Queflo non uien fenza uoler de Dei :
Teco Creufa in compagnia non lice
Quindi altroue menar , che ciò non loft*
11 Ré de Colto Ciclo funghi e figli
H attrai, e da falcar del mar Calte onde 9
Me C Italia ucrr ai, la doueil T tbro
Vidio con leggier corfo C acque mena
Tra i grafi campi de le ricche genti:
lui allegrezza, il Regno iui ti fio,
E reai moglie apparecchiata inflenuf
1 pianti fcaccia di Creufa cardi
Ch'ai meno io non uedrò fuperbi feggji
Di Mirmidoni , e Dolopi, , io Troiana
Non girò in feruitu di donne grechi •
Io di Venere nuora:
2
y.
H*
KJECoNDOMI in f
Mi mi ritiene in qucfle fiere parti ,
La gran madre de D ei,hor refa in pact9
E'I noftro picciol figlio amar ti caglia,
poi ch'ella diede a tai parole fine,
Mentre io piangeua,e mentre uarte cofé £ V
Volea pur dirle ancor ilajjommijòlo,
E ne l'acr leggier giffene afeofa.
lui tre uolte allhorfci uana pruoud
V'auuolgerlc le braccia al collo intoma
Quella imagin tre uolte indamo prefa
Vi man fuggimmi ugual al leggier ucnto,
E qual fonno fimiUima che uoldi
poi che cofi paffuta hebbi la notte,
♦ A compagni ritorno, doue io ueggio
Crefciuto il numer lor di genti nuouci
Onde re fai di mar auiglia pieno
Vedendo tanti inficine huomini,e donna
La g iouentù raccolta d nuouo efiilio »
E’i mifer uolgo feco d’ogni parte
Era quiui uenuto, e ciafcun pronto
Con l'animo e ricchezze in ogni luogpg
Oue io uolefsi gir per londefalfe , .M
E gii s' alzana la Diana fella *
Da Calte cime del gran monte 4' Ida :
E trahea feco il giorno, cr ale porte
Pur d'intorno tenean le guardie i Gteci ?
• - Nc mi re fondo oue trouar feranza
V'hauer rimedio alcun,quindi partimttil
. Meco portando il padre Ancbifc d monti*
IL TERZO LIBRO
DELLE NE IDE DI
VERGILIO,
TRADOTTO DA M. BERNARDINO
Borghefì^a Madonna Giulia •
t' PETRVCCi*
* • «fri
r* y **
' "■
, 'ir- ; V*
/• hBlD' + *
ir *. ■.**• *
ARGOMENTO. *
Vinata che fù Troid,Ened rdccol
tc le reliquie de [noi, eh' erano
auanzate al fèrro? e al fuoco , cT
hauendo meffa a ordine una arma
ta diuenti naut ad Ant andrò ,fe
riandò prima in Thracia,douefa
ccndo i fondamenti duna città, fini
ucntdtoper liprodigij di Poùdo
ro morto da Polmncflore,pdfiò a Deio : cr quiui battendo
domandato confìglio dall oracolo d A polline, cr battendo
tnt cfo, che douetia ir' a trottare lantica madre della fuan<t»
tione , cioè la prima terra ddLxfua origine, per fuafo dalla
[alfa intcrpYetationc di fuo padre Anchife, andò inCre ■
ta. M a perche quiui anchora hauendo già edificate le mm
ra,era trauaghato da grauifìima pc/hlcnza,auifato in f<*
gno da gli Dei pcnati,lafciata Creta pafiò in ltaha.<XBlm
lupétto leuandojj fortuna di marc,clfendoJì prima /pinta
adifolc Strofadijù affatilo dalle H arpie : poi tr off orlato
(KTER IJ4 f
Ih Àttio celebrò i giuochi in honore <t f rolline . P affini*
poi di Corfù arriuò in Epiro ,doueerHaUbora /ignori
Helcno figliuolo di Priamo nlquale dopo la morte di Pir»
ro haueua prefa Andromache per moglie . H 4cnp allog-
giò Ene avergli usò ogni maniera di cortcfia,zr pedo ani
fato de pencoli, ch'egli haueua a correre per mare, et per
terra.Ened partitc/i <t Epiro &p affando lungo Tarano
f o,er la /piaggia d’ Italia, arriuò a quella parte di Sicilia ,
eh' è preffo al monte Etna . Et quiui raccolfe Acbemcnide
abandonato da Vlijfe nella jficlunca del Ciclope , ilqual fi
gli raccomandaua : auucrtito da lui della crudeltà de Ciò
elopiji partì di là. Poi ricordandoli de precetti <L H elno,
fchi fondo i pericoli di Charibdi, cr di Scilla, girando col
lungo circuito le rìuia-e di Sicilia, finalmente fi condujfe a
Trapani : doue Anchife fianco da gliamn,ct dal trauag j
del maggiorenne a morte. Quindi effendo per poffare in
Italia , Eolo gli mandò addoffo unafubita burajca, che lo
traffortò in Africa , laqual parte egli racconta nel primo
libro *
POi che tmìperio <f Ajta^r che ta genti i
Di Priamo, parue a li fupcrni Dei
Sottofopra uoltar indegnamente,
Chc'l fupcrbollion cadde inruùht.
Et da la terra di Nettunio Troia, Z
Dogni intorno effalar fi uede il fidilo.
Siamo allbor ) pinti da celcfli auguri » '
Diacciati cercar uaripaefi.
Et le diferte terre, onde Carnata
. Sotto Antandro ordiniamo a i Monti fida ,
In Pkrigia,zr dubbi oue ne guidi il Fato,
« I* 1 B R O »
0 ne dìalficggioyìui aduniam le genti,
tra apunto al principio Primaucra
E7 padre Anchifc unol che fieno a fati
Dare te ucle alhor ch'io lacrimando
1 patr ij lidi,e i porti lafcio, t infime
1 campi, ouc già fu Troia : e r [cacciato
Hatugo'l mar co mei compagni' l mio
Vicciol figliOyi Penati,!? gl altri Drt.
S'hobita lungi una Città di Matte,
Oli c fi * d'ampie campagne arano i Traci
Signoreggiata già dal fier Licurgo.
Antico albergo , e?fùrgh E>« compagni
A Troia , mentre fletter gl' alti Regni.
Qua fon portato,*? con maligninoti
Comìncio fabbricar ne curui Lidi
1 primi muri,cr dal mio ifiefifio nome
Gli pongo il nome Ja città d'Enea.
EccooffcriuaalaDionamadrc
l fiacri doniyC? a fiuperni Dei
Sacrificio fiaccai un bianco Toro
Età àfone uicin quiui un'poggetto.
Che in cima banca di fottìi uerghc un* Conio
Et di folte afliccUe horrido un Mirto :
AUhormiaccofio, e?nelauerdcfblué
SutUcr mi sfòrzo da la terra i rami
Colmi di fòglie yonde l* aitar coprii,
O mtr acolo a dir , borrendo tnofhro
Alhor ueggto io, perder quel arbor primo
In terra fluito da radici rotto i
Quindi goccie di negro {angue uficiro ,
E la terra macchiar del trifto brnore.
„ T E R z 0 tu • .
£,S °j!0norl'K^r$fott . ”
Z^olftngucpcrtcm stèrna
sùdoZofV‘el tenero •»*>
DiZ^co,FieHcorZi‘ miM°
o dnclj or 4 il t\uouo /angue fcomt
H’Tporg'uatU/UutjlriMfc
d padre Marte,* Tracii cambi four ^
figuri
fissassi itf
A chine «7 * '^K/fno uicmmi 4 t orecchi*.
ÌrZf W*f*'oa*
c*rr Plct^e ^cmui ti chi qui giace ,
T rJf*t0ntm^*l<tPro&‘KUU4
Trou m genero, ni quefiofimgut
Polidoro fono 10, quinci confitto
K'I^r'rgUfficfltv-ficriitrii,
iti T!'^" ***& ^‘Poi- ’ •■
G.f‘lZu«‘frmofiicntroUgoLL ’
Hupofto Polidor Priimo infitte
Congrn numero d’oro ofeofimnte
y l
ml
+1 L I R O
é Rf * Tracia, quMdo ».
Si disfido de le Bardarne fòrze
Bt cinta la cittì uiic <£ offe dio X
Bgli poi che mancar tabe potenze
Troiani,^ che fortuna arnica
Quindi parti d'Agameniton le imprefk
Ut le wttoriofe infcgne fegue.
E ogm douer rompendo , Polidoro
A neide,e a fòrza il gran theforflgode.
° d oro ineffe • crabilepigordigia , ;
A c/’f nonfìringi i mortai pettino/} ri* - :
Poi eh to/fi abbandonò il ttmore>
A piu [celti [gnor del popolnoflro,
z padrc p,rim dc V'igr Auguri
t™^dom“\do ^lP^er fui loro,
Tuttijona un uoltr quindi partir/l
i^uTr tnri‘ * Chnl Mtrg»
Dcbbm lafcrar,<zr dare i ucntt a legni. *
A Polidoro dunque rinouiamo
pompe funerali, indi alfcpolcbra
5 aduna [opra molta terra mjìcmc.
Stanno /’ Aitar afcioltiffmimcfli
Con negre bende, & [cpulchraf c; pretta-
Bt (fogni intono le donne Troiane , *
QHf e r il coflume hr,i ermi [delti
t uifrcfco latte una fcbiumofa taz za
lP;W™°Vdifar*tofague,lu4
Et ndfrpohhro t Anima afeondiamo,
L ultimo fuon con gran noce chiamando,
Boi come pria ne [ce fedeli mare,
E t concedono i uenti quete tonde.
«»•
I
[
<K T'B’R Z O
th'Auflro benigno mormorando chiama
in Mar, guidano già le nauti mici
Empiendo il lido, & poi del porto ufciami v
Et ji dipartono ampagne crcittadi .
Z'habita in mezzo al M ìfo letta
Sacrata, er molto de le Nimphe Ncree
A la Madre, e a Nettunno Egeo grata,
Quefìa già errando i ogni intorno a lidi *
Coni alta MtcOjCT Giaro taggiunfè
Vietofo A pollo , e a gl'habitanti pofcta
\mmobil diede e a deprezzarne i uniti
Qua fon portato, er ella qucta molto 1
Alfccur porto fianchi ne riccue.
Quindi ufcendo d'A pollo la cittadc
H ononam tutti,in tanto Annio il RecgU
D'huomini R e, di Phcbo Sacerdote
Cinto di bende cr di [aerato lauro • *
Le tempie ornato incontro a noi ncuicne9
E Anchife riconobbe il uecchio amico .
Giungiam le defbre,?? ficco tutti accoglie 9
Dentro ne andiamo a gPhonorati tetti.
"■ Indi <f Apollo l'inalzato tempio
D' antiquo marmo in cotal fuono honoro \
C oncedi homai a noi, che firn già fianchi 9 -
1 propri alberghi. Apollo, douei muri ,
Et la flirpe er mai fempre una cittadc
M anticn <f una altra Troia i muri, cr feto
Noi da Greci campati,?? fiero Achilie
Cbffeguitar debbiamo , o io ue incoi
• * T eniam la uiajoue formare il peggio
Vacci padreggi' Augurij,?? cadere .
> «
à‘ 0i L ! B * O
fa nel noftro penfler gCalti precetti*
. Hebbili a pena cofì detto, quando
, Ogni cofd tremar ludi in un punto
1 fanti limitar di Pbebo'l Lauro,
T ulto croUarfl <f g ni intomo'l monte .
La cortina mugghiar, e i piu ripofti
Luoghi s'apriro,humil gemami in terrei
E la uoce cofi uicmmi a f orecchie,
torti T roiani,quel terreo che prima
Gcnerouui de uofln il ceppo uccchio,
Lglijleffo fecondo cr lieto anchora
V' accoglierà qual hor mai tornerete .
h'antiqua madre dunque ricercate
Quinci deue ifEnea Calta famiglia
Signoreggiar ogni contrada intorno ,
Et de lor figli, i figli cr tutti quelli.
Che nafceran da la progenie dluftre*
T acque/i P hcbo,ej di uario rumore
E eco forger tra lor alta lentia .
T ulti domandan qual mura fian quefle,
Doue erranti gli chioma Apollo cr doue
' Vuol che debban tornar. Alhor mio padre
Dice uolgaido le memorie antiche.
Signori udite, cr le ffier ante uofhre
Procacciate imparar1. Di mezzo' l mare
Creta de l'alto Gioue ì fola giace,
V d'ìda eì monte, cr de le genti no&re
il tener nido . Cento ampie àttadi
S'habitan quinci,cr gli fecondi Regni,
■ Donde f antiquo cr chiaro padre Teucro^
Se ben di quanto udii già mi fornitene.
t
é
r
%
1*1 TfiHo >•> IJ7
Qui primo uemte a le contrade Frigie
Quinci dcjjc regnar.Non ilio anchord
fiele fuperbe mura eran di Troia ,
Che fbabitauan le profinde uatli.
Qumdi è la madre Cybcle, ch'il monte
fìabita,c? quindi,i Conbxntifuoni
Videa felua}quindi a t facnfici
fidofilcntiOiCT de la Dea congiunti
Sottopofti i L concentrano al carro .
dunque, & douc de gli Dei i precetti
Hcguidan feguitiamo}e i uenti intanto
Facianci amiche andiam di Creta a Regni,
Cia di lungo camin non fon lontani
( Purché Giouc rì aiti ) il terzo giorno
V armata firmari di Creta a lidi.
Co/?/? tacque ,er ne gl' altari occide
iconucneuol facrifid,un toro f
A Hcttunno un toro a te biondo Apollo*
Et negr a pecorella a le tempefie ,
Vnacandida a i Seffiri filici. t ^ V
Vola lafamay\domeneo il Duce
Ejfcr partito da patemi regni
Diacciato rejlarjì Creta fola.
Che del nimico fuo mancar gl' alberghi*
Et rimanerne abbandonati i figgi,
bafàam cCOrtigial Porto ut mar uolando,
Di Najfo i coUt,oue habitar le donne
Deuote a Baccho,cr la uerdc Donyfd,
Indi Olcaron,cr la candida Paro,
Et Icjfarfc Ciclade in mezzo f acque
Scorriamo, er dalcfrcffc ifolei Mari
Enei, di Ver. $
rm- d r. u
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Tortai . Intinto <fe N occhim i grida .-,
Cop «ano affaticar alto riforge ,
Ci cffortano i compagni andare in Creta* „
V fono maggior paSri,e i ucnti in tanto
Sorgendo a poppa il caminnoflrofigue*
Et pur alfìn a f antique contrade
Di Crrtd c'accoftiam'. Dunque intagliata
D'uni cittadc i deflati muri
fabbrico, & Pcrgamea indi la mio*
Voi dal cognome le filici genti
Bjforto a de flore i furi fuochi»
$t le cafe inalzar co proprij tetti
kt già quafl fui Udo afeiutto i legni
Brano citrati, che la giouentute
Pe i matrimoni ,ey per i nuoui campi
Tutta t adopra a i facri offici intorno 1
Dìmì io le leggici loro alberghi inflette*
A Ihor che fotto la corrotta parte
In un punto , del del putrida pefle
I membri affa \fe,& di miferia coluti
d'arbori, cr lcfcmcnte,cr mortai anno
Tal che molti lafciarT anime grate ,
E i corpi a pena fofleman lofi
Ardca alhor Sino, ej fi a flerdi i campi ,
Seccarfl thcrbc,cr f affannata terra
. ìlcibonicga.Ondc c'ejjorta Anchife* \
Che di nuouo a V oracolo di Phcbo
In Pc lo onduline a domandar ■ mercedi*
Vita altra uolta rifolcando il mare.
Qual fine imponga a noi da fati fianchi*
O dfiue uogUa a noflre empie fatichi
rr
E \
\
i
«TERZO» f*9
Tfnter r^3 oi* uclgert il corfo.
f r* /i notte ,cr gemmali in terra
Occup/lformo,cr io defto giacca
Quando con manififla.CT chiara luce.
Che ampiamente jfargcafi d'intorno
A T aperte fine firc, entro la luna
Veder mi parue inanzt a gnocchi fiarfl
Vimagin / acre de celefti dei ,
Et di Troia i Penati, quei che meco
Ve U cittade in mezzo a fuochi tolfl.
Che alhora incominciar in cotal gufa, ,
Et con quefìo parlar tor uia graffo inni,
Quel chcpojcidch'tn Latio farai giunto ,
Ti dira Apollo, qui chiarori dimoflra , ,
Uriche poi eh' arfe la cittì Dardonia
Tejlcjfo e le tue infegnic hauiamfiguitf »
Uri eh' cl gonfiato mar tutto fole attimo
Sotto il goucrno tuo entro a tuoi legni,
I medefini ancho la futura prole
j tifino al cielo inalziam'dc tuoi,
E tnedarem ne la cittì l'imperio»
T« in tanto a la fuperba tua progenie
Ordina procacciar fuperbe mura ,
He lafciar del camino il lungo affanno, &
D ebbi figgi cangiar. non quefii lift
Vi Dclotifuafi il biondo Apollo,
He ti comandò gii firmarti in Creta, *
Vn luogo c,che da Greci è detta Hcfperia y
Per il cognome, & ualorvfa iti arme v
Hebtlc,cr ricca di fecondi cinipi.
Quefia lOenQtri genti colttuarpt
S il
-J ...»
• * :
Plora è di difendenti Italia detta
Per fama e'I nome dal fuo Duce prende,
Q hcfte d noi fono i propri Jeggi. Qu indi >
r> ardano crigin hebbe,e'l padre lofio, j
Ddl cui principe ufeio di uoi la fìirpe . ,
S orgifu dunque, e al antiquo tuo padre .
Queflo uero parlar lieto riporta.
Cerca il Conto, & l'Aufomc terre,
D« Creta bomai ti mega i campi Gioite, li
D a cotaluifionc sbigottito.
Et de la uoce de gli \ddei wfieme. >
Né fono era già quel, che la prefenzd !■
Conofcer mi parrai uolto e le chiome • ->
Cinte di bende, & Ciftejfofembiante.
Albor freddo fudor pe'l corpo fcorrc,
T ofio folto del lettOyZT con la uocc • *
Parimente le mani inalzo al cielo: , ^ »
E i puri doni a facri fuochi jfargo. >
Poi finito l'honórfò certo Anchfe, \
Et per ordine lieto il fatto narro ; -
Conobbe allhor la dubbia fua progenie,
E i duo maggiori, cr qual da grauc errori
Puf se ingannato de gf antiqui luoghi. j
Alhormi dice . o da Troiani fati ...
Affaticato figlio . fol Caff andrà ’ , rj
Mifoltud predir quefie auuenture -, j
\ H ormifouuien che le fatai promeffe , "
Son definiate a la progenie noflrai /
Et piu uolte chiamar con gran defio
UefJ’cria,e i Regni (Citalo piu uolte. ■
; a chi creduto haurebbc,che d'Hefherie
**£ T E HrZ O
A lidi mi ueniffcr quei di Troiài
O pur che giamai detto haurebbe alhora
L ammìfira Caffandra i obbediam P btbo9
E t accorti feguiam forte migliore.
Cefi tacque egk,&noi poi lieti tutti
Acconfcntiamo a le parole fue.
Abbandoniamo anchor quefto altro feggÌQ9
Et lafcidndonc alcun alziam’le ucle -,
Co’curui legni il mar ampio ponendo.
P ofeia eh' in alto mar temer le naui ,
Et che già piu non fi moflrar le terre ,
Ma d' ogni intorno il del , (fogni intorno acqua,
T urbida pioggia foprd’l capo fammi.
Seco portando tempera notte i
Et fi wdjfrifce al fiero tempo f onda: : v
Voltano i uenti aflifamente il mare, ,
Et fi rinalzan le terribili onde:
Siam diuifì gettati in mezzo f acque.
Velar i nembi il giorno, c bumida notte
To Uc la luce. & raddoppiar fi i lampi
A forzaufeendode le nubi fuor a
T rementi ufeiam del corfo , erfenza lumi
Andiam tra tonde,®* Palinur'cifteffo
Ronfia conofcer,fc glie giorno, o notte , ‘
Redelauiatratondelifouuicne . .
Cofi tre dubbi giorni andiamo errando
Tra la cicca caligine entro’ l mare.
Et altrctante fenzafleUc notti.
Ma pur al finii quarto giorno pormi.
Che la terra s’uialzbcr lungi fcuopra
l monile’ titorno raggirar filammo:
S ili
CAiofi ieuele,&fopra a remi ftiamo
Senza indugiar. I nauiganti a forza
Voltante fchiime,ej uan t acque radendo
Come poi fui da l’altier' ónde fatuo
Df le Strofade i lidi m'hcbber primoj
Str ofadefon dal greco nome dette ,
L [Cole in mezo al grand1 Ionio mare
Qucfle infieme éon tutte V altre Arpie
H abita tempia ,ef la crudcl C eie no.
Por che fi i di P hinco chiufo l'albergo^
BtUfciarptr timor le prime menfc, i
Mai di coflor non fu moflro piu rio
Veflc piu fiera, ne da tonde J ligie
Ira di Dei maggior unqua non forfè.
Hanno gtaugei di Vergini il fembiantéa
fàa dishonefta effufion di ucntre >
Curue le mani)& maifempre di fame
Pallido il uolto.
Vofcid che qua guidati entriam nel portde
Beco ueggiamo et ogni intorno a campi
l,ictt armenti di buoi, gregge caprino
Staffi per t berba finza alcun guardiano y .*
Alh or col duro fèrro empito femmo
Gli dei chiamando, & de la preda aparte
Vifleffo Gioue. Poi fui curuo lido
Ordini am douc far debbono i cibi f
Bt di uiuande a l fin liete pafctancu >
M a ut loci fc orrendo horribilmentc *
Beco da monti fon V Arpie preferiti^
Bt coh altofbridor battono lati, * ;
T*lzon»t(6t,crf«nfebifi toecmà»
* »
I
«TERZO >* 140
bruttamente ogni cofa. Indi la uoce
S'ode crudele, al trijlo odore in mezzo
Di nuouo loto una canata ripa
Quindi non lungi flum dentro raccbiufi.
D'arbori in contro, c? ftaucnteuoh ombri
Drizziam le menfe e a [acri aitar3 di nuouo .
Sacrificio facciamo ,ecco di nuouo
D'offii intorno dal ciclo chiufi aguati
Suona lo jluoL>,cr a la preda intorno
Volando fc ne gì ari co piedi incurui
Macchiati con bocca i cibi . A Ihor commandos
Che prendinTarme i miei,peroche guerra
far ne conuien con quejla cruda gente *
Altramente non foniche quanto io dico *
Et le jpade ordinar tra t herbe afeofe ,
Coflgli feudi cuoproncima poi : ,
Che f correndo fonar tra curui lidi%
fa Mifeno dat'altafiortailfegpo
Co Le ano rame , e i miei compagni in tanto
Luffa Irio tentando nuoua zuffa*
Et occider del mare itnfli augelli
Col ferro. Neper qucflo offe fa alcuna
A le penne riccuono3o nel tergo £
Tuggon ueloci,ejudn feorrendo in alto
Mezza lafcian la preda c i brutti fcgnL >
Sola Ccleno al' alta ripa in cima
Afiifa poggia l' infelice M aga.
Et fuor del petto quefta uoce rompe»
Odi L aomedonte ftirpe , guerra
Conlamortcdc Ruouzr con gì occifi
Gmencbi i dunque farmi guerra anchora
. /
'•‘a
it'i
V' apparecchiate, cr le innocenti Arpia \
Lungi cacciarne dal patrio lor Regno t
Ma pur udite fifa U cuor tenete
Qtic/h miei detti , e r quel che a P hebo padri
Potente Gioucy a me'l predi/Te Apollo:
Etto furia maggior a uopi fu chiaro.
Voi correndo cercate Italia ,< i uentt
Lieti chiamate , cr in Italia andrete »
Che lecito ut fia entrare a porti :
M a non pria la cittade a uoi conce fa
Cingerete di mucche tempia fame
S. Zt I ngiuria, cr m noi la crudcl firag/t
yfptnga a prender le rotondemenfe
Co «nft*. Et qui fi tacque . indi ritorna
Da le penne portata entro tafeluo.
• Intanto a mici compagniygiacciòilfmm
Dafuhito timor tutto fi impetra 7 *
Cafcan gl' animi lor , ne piu con tarmi,
A*V“og honconuoti,crcon preghiera
Chieder mercede} ofien eelejli Dee,
O ficn crudeli,^ dishonefii augelli.
Mal padre Anchifc ambe lemame/ìende •
Di mezzo al lido,e i degni honor porgente
In quefofuon l'alta potenza chiama.
O dij uietatc le minaccie altiere.
Scacciate lungi un cotal cafo, o Dii,
Et benigni feruate il gcner pio.
Comanda poi, che fieno i lacci tronchi
Dal lido . indi lafciar le funi efiefe.
Gonfian le uele i uentfer noi per tondi
Sdmmofc andiam ueloci k'uc al corfi
s
*< T E R Z OvW 141
£7 nocchiero ci chiamaci uento inficine*
Già fi fcorge dimezzo almarZacynto
Cinti di bofehi, indi Samo & Dulichioà
Poi di N evito ti fole fajfofc
T ofio figgiamo dì I thaca gli fcogli ,
Zi di Laerte i Regni, PJma terra
Malediciamo del crudele Vlijfe *
Ecco di Leucite in cintai monte
Veggiam tra nube Afcholo,cT chiaro appare
Da nauiga nti il pauentofo A pollo
Qua fianchi andianne,e la breue cittade
E ntriam,gittando lì anchore da prora
In terra : onde fian poi le poppe al lido ,
Godendo alfin la non /perata terra,
Pofcia in honor di Gioue ci purghiamo »
Et co uoti accendiamo i fanti altari ; v ,
Indi di Atio le riue celebriamo
Co T roian giuochi e ignudi i miei compagni
Cfil sdrucciotoglio ejfercitan la lotta.
Gli gioua che per tante città greche . >
Sono campati, & de nemici in mezzo
H auer tenuto il lor fentier fuggendo.
Siuolgc in tanto al maggior anno utiorno
il uago folefindi freddofo il uemo
Con Aquilon fa dura CT ajpra tonda.
Pongo incontro in le porte il curuo feudo
Dimetal,che portò già l grand1 Aborti»
Et fi con queflo uerfo il fato noto,
Quefie armi Enea deuincitori greci
poi commando lafciar i porti,cf foprd
Sedere a bmhi,e i miei compagni agar 4
% V
*< L 1 * R O
Solcano' l mar, cr non radendo tonde
Gja di Pbeaco le rocche alzate al cielo
Piu non ueggiam,pafiiam'd'E piro i lidi.
Dentro n'andiamo di Caotua al porto
Altafalcndoja Citta Butrota.
Qui di cofe incredibili a t orecchie
Vicmmi Ufiama,c1>eèdi Priamo' l figlio
f H*!cno,regnator di città Greche,
Qi<J Pirro già per matrimonio ottenne,
Hor dinuouo concejjo al Troian fpofio
Andromacbe baidarche ei lofeiettrogodi
Kefiai marauiglicfo,cr dentro al petto
Tutto infiammato dalfommo difio
Ditrouare Bleno,crfiapereicafi
Cofìfiupcndi, w fior del porto uficendo
D'armata lafcio lungi i lidi infierite.
Alhor per cafo àia cittade manzi
Tea A ndromache al cener fiacrificio.
L'ombra chiamando d'Hettoralfiepolchro,
Qual s bauea finto fiotto ucrdi ceppi.
Quinci drizzando duo [aerati altari
Cagione a lei di lacrimar mai fiempre.
Come ucmr me fcorge,cr meco intorno
f ucrdi ficyuedc le Troianefickiere
Già da l'alto miracolo commojfia, ,
Mentre che cojì guarda diuien ghiaccio,
Lafiia loffia il calor,e a terra cadde ;
, f a P*™ doppo un lungo fi or pur porla,
dunque uera la ficmbìanza tua *
Ver'ilgiudicio che di te mi mofhri
O di Dea nato , Dunque nino feit .
* ;
I
^ f BRZa^V 14»
b fi partita s'c pur l'alma luce,
H ettor doue è ! cofl t Acque ella in queflo.
Lacrime molte lecadcan da gl’ occhi,
E i luoghi intorno <f alte grida ingombrili
fe a lei, che già tutta en furor molta,
Quejlo breue parlar foggiungo a pena, r
E da noci interrotto tratto dico.
iCerto io fon uiuo,e'n ogni edremo cafò
Guido la uitdykómai puoi far jlcura.
Che il ucro [corgi.
Qual cafò aymc di un1 tanto fpofo priud
Hora f accoglie, o quate amica affai
fortuna aconfolarti dHchtir ritornai
Ogdd’ Hettor Andromacbe riferbi
A nchor di Pirrho,il matrimonio integro i
China ella il uolto,e ri burnii fuon rifponde^
O piu de f altre auenturofa zufola
Verginei Priamo figlia, la cui morti
fu comm andata fotto l'alta T roia . »
Soura al fepolchro del nemico Achilli,
He le forti patio, ne ferua il letto
Toccò giamat del fiero uincitore.
E t noi poi che arfe la cittade noflrd»
E t per diuerf ornar guidate fimno ,
Ì>’A cbide fempre t infoiente flirpeg
E t dclfuperbo giouin fottopoflc
. A firza hauiam la feruitu portata.
Quelli da poi che Hermmion feguirO
Di Leda la nipote, er le fuc nozze*
Io eh' alhor ferua l’era al fcruo futi
HtUno,miconcejfc,ond'eim'haucfiif /
!
I
-•> 4KLI6ROMM
W d iifoucrchio amor tutto infiammato
De la rapita fpofa, c r da le fùrie
Di più feeleratezze ■ Orejle fpìnto v .. l
Prende il gioumc incauto,®0 aitanti ’ !-
Afacrt altari di fuo padre aticidr.
Indi pel fuo morir ,del regno parte
Quella che hor tieneydd H eleno ricadde ,
Egli poi dtjje per cognome i campi
Caonite'l luogo dal T rotati Caone .
E t [opra a colli le Troiane mura
Aggtunfe i er d’ilio quefla altiera rocca,
tu quai uentifqual fato ne diede
il corfo i o pur qual fauoreuol Dìo
Pellegrino, t'ha fpìnto a nofiri luoghi t
C he fai giouin Afcanio ? auanza uita
D'aure godendo : Q ucfli albor ti nacque ,
Mentre fu Troia.
Come li col de la perduta madrct
Come s’aguaglia ed antico ualore
Et al uirile ardir f muouclo punto a
Enea il padre fuo. Hettore il Z tot ;
Cofi iiceua, lacrime (porgendo, u ì*
E 1 lungo pianto prouocandotnuano.
Quando di Priamo il ualorofo figlio
Helcnouermea molta gente in mezzo
Fttor de le mitra , er riconofceifuoi.
Indi lieti li guida al fuo palazzo,
Lagrime molte tra'l parlar {porgendo.
V o manzi intanto,^ la picciolo Troia,
E i man fìnti a lefiiperbe mura
Tutte conofcotcl picciolo rufccUo , ,
* •
(•STERZO** 14)
Che par cognome uien Xanto nomato ,
* E / fcoglio premo de la porta Scea.
Non men jì godon la cittade amica
Tutti infieme i Troian,ch'il Re benigno
Entro a gl’ ampli fuoi portici gf accoglie %
Guftan di B acco in mezzo de la fola, >
Le tazze,CT fonui i delicati cibi
Tofati iti oro3cr hanno in mano i uafi.
Gii pajfal giorno, altro giorno apprejjò
Chiaman le uclc in mar feconde l’aure ,
Et dal Aufiro uentofo ingombro e'I lino -,
Tal che io mi uolgo al buon Sacerdote Hcltno*
Et conqucflo parlar cefi lo prego .
O di Troia nato, & de celcfii ìddei »
Interprete, che del diurno Apollo \ i
Valta>potcnza,i tre podi f aerati '■ :
Di Chiario i Lauri, CT de le fiellcil corfo
intendi, & d’Atigei le lingue e'I uolo,
D urne ti prego, perche lietamente
I gran precetti m’ban predetto il corfo.
Et che conior rcjponfi gli Dei tutti
Mi confirtanchc andar debbia inltaUdp
Tentando al tutto le ripojle terre ,
Solo i nuoui pronoftici Celeno,
Cofa empia a dirottar pia mi canta, e muntid
Ire crudeli, ej la defirme fame.
Qual perieoi primier debbe fchifare ,
Come pojfa feguir uincendo i mali.
Albor qual fi conuiene,Uelcno occide '
Erma i gioucnchi,ej chiede pace a Dio ,
Scioglie le bende dal facrato capo
i
A,
* -
i
{ .. «tTtRO»
E tmtycht tutto intento era cr fofrefa
Da moli a riucrcnzd per man guida,
0 Febo a facn limitari tuoi-.
Indi data diuinaprouidcnza V
]l profèta di Dio quello ne canto. l
P di D;a nato, perche chiaro appara
Per auguri maggior l'alta credenza
Che prender dei per alto mar la uuu
V Co/t de gioiti ìddei il Re ne diede b
A forte il fato, che a uicenda muta, }
, E t queflo ordin co fi fi ua uolgendo,
t' Qtjf 1 1 che tra molte cofe narrar debbo,
B reue dirotti , onde tu poi piu lieto
1 pellegrini mar pojja cercare, )
È t fermar fopr a a l' A ufonio Tebro,
Viegan le parche ad Hcleno fapert
* * U rejìo , indi Giunon meta parlarne*
prima fu dei faperyche Italia quella , [
Che tu già penfi haucr cojì da fijfo
pt'f apparecchi, male accorto .entrare
A porti fuoi, poi che fon fl mani,
, y da intricata , cr lunga tua diuidc \
Lungi da uoiyfon fratto fi terra.
Et conuerratti innanzi > di S icika
jg 1 -li Entro al'ondc fermare tirano cimare
A ufonio cercar <o legni attorno,
i C hctu poffa in fecur luogo comporre >
VnacittadCiCr ioti darò ifcgm >
Tu poi ripofli,entro la mente ferba»
Quando tutto penfofo preffo l'onda i
L'afcgjo fiume, fatto elcefondofo z \
*
(K T E R Z O **
Nf / lido, una gran troia trotterete
Che partorito haurà,giacendo in torri
Trenta de capifuoco? ch'a le poppe
Candida haurà candidi i parti a torno}
Quello il luogo ti fia duna cittade ,
E t quel firmo ripofo a le fatiche.
Ne te de le future menfc i morfl *.
Vaucntin punto, ti fan feortai fati} '
E tfara tcco linuocato Apollo.
Ma que/ìe terre , er ic/ Itaco /(io,
Quejìi luoghiyche a noi cofì uicini
Son dal firuor del ttofbo mar bagnati,
fuggii che tutte fon da gl empi Greci
H abitate le mura, er quinci i Locri ,
Che di Nari tu ucnner,frr cittadi3
E t di Salcntio i campi idomeneo
T>i Creta,ajfeiia con huomini er arme» >
Quinci anchor'c del duce Melibco
Filottete la picciola P ditta.
Quella eh' a torno breue muro cinge.
Ma poi ch'olire del mar pafiati legni
Si fermerai, & che drizzando altari
Già i uoti pagherai nel fkur lido
Alhor coperto da purpurea uefle
B Scordati uelar le chiome atomo ,
* *
Perche tra fanti fuochi, er de gli Dei
Hel facrificio, inimica fembianza ,
flon s'opponga turbando ogni difegflo.
Quefla ufanza de farri honori i tuoi
I)ebbon tener c,cr quefla anchor tu tieni,
in quefla fanta pj Jcruationfi infierite
♦ Él.L MO
' mi' L T B R O >*>
Bimangan eafli i difendenti tuoi
Tot che quindi partendo t'bauril ucnto
Di Sicilia portato a le contrade ,
Et cita pena uedra'il chiufo luogo
Del picciolo Pelar. Da la [ìmjìra
Albor debbi il camin per ntsr tenere
Data fimjlra man con lungo giro ,
Et deflro il lido ,cr dcflra l'ondc figgi.
Gii quefti luoghi da fouerchia forza»
Et da grane ruma riuoltati
( T olfirza ha di mutar le cofc'l tempo )
Dicon che caddono in diuerfe parti ,
D<xf o chefijfcr tutte accolte m uno f
Venne poi in mezzo firio/a l'acqua.
Et con l'ondc diuife il lido Heffcrio ‘
Da la Sicilia e i campi, e le cittadi ,
Che fon da propri lidi dipartiti 1
Bagna dintorno con raccolto feno , ' '
Alfedia altrui dal deflro lato Scilla, ' l’
E* Cbariddi implacabil dalftni/lro
Quelle a tre uolte l'altier onde , in giro
Botte, rapifee entro al profondo centro.
Et di nuouo tre uolte al del s'inalzai
Et le flcUc percuote altiera l'onda.
SdUa/iflringcne gli aguati ofeuri
D'unaffeloncafe'nfuor porge la bocca,
B i legni trahe entro dglafcoflfcogli.
Ha prima' l uolto humano cr uago'l petto
Va ucr gin', fino al mezzo iòidi le parti - >
Vltime,sondi Mann Piflr o, cr grandi*
H4 dì Delfin le code al uentre giunte
Di Lupo
&
rT
♦ r
vi
r EH ^ 145
pi Lupo m guifa,onde fia meglio affai ->
Quindi) ceffando i termin di Pechino
in Sicilia cercarne d'ogni intórno,
E i lunghi corfi raggirarne m tutto, <
Che unafol uolta dentro a f ampia tomba
H auer ueduta la defórme Scilla,
E / fafii rifonar da negri cani» n ' •• 1
Et oltre a ciò, s'antiueder alcuno
Elei profèta di Dio He Uno flap.
Se fède alcuna ,cr fé dt cofe nere
if alma mi ingombra Apollo, o di dea nato [
Sol quefip,queflo fol uie piu (fogni altro
T' annuario, e? a ridirtelo ritorno, ,
Et di nuouo,cr di nuouo tauucrtifco
ìl diuin nume de lalriera Giuno
Humilmcnte pregando adora,e k Giuno
luolont ari facrificij porgi} J
Et con cortefe don folta potenza
Cerca auanzar,cofl uincitorpofcid
E afa andò la Sicilia , andrai in Italia
A confini d’ intorno il mar folcando.
Poiché qua farai giunto andrai di <um4
A la cutade,indi al [aerato lago
Poi ne VA ucrno fra fonanti f (lue .
Qui uedrai di furor pien la Sibilla,
Che afeofa f otto una profonda grotta
il futuro dmojhra, che a le fòglie
Entro ,i fegni confida ,e i nomi infìcme
Tutti i carmi, che ne le foglie faine
L a Vergine per crdin li difpone.
Et cbiujl entro la tcmba,iui U lafcid$
Enei, di Vir .
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bue fiat faide poi aluoghi tutte, , ' ; » (I
Mf da l'ordine lorfi parto» punto} A >
Wi poi che le porte apre el leggicr uento k{
1 carmi ffringe;CT le tenere fondi i a
Mei aprir turba gumai piu le cale
Vi mezo l’Antro raccorle , che uolano
Me j luoghi ritornarle ,o inficine unirli •
Td/ chcfenzd rigonfi partorì tutti
Ve la Sibilla hauendo in odio ilfeggio.
Quiui non ti fia poi fi caro il tempo /.
Dt metter qualche indugio . Ben che i tuoi
Ti affrettino, CT che a forza in alto maro
Chioman le uele il corfo,CT lieti ifcm
P ofii ingombrare de fecondi ucnti.
Che non uada di Dio a la miùfirdy
E t con preghier l'oracolo domandi
Che ella ti cantiche amicbcuolmcnt c»
Et la noce, eia lingua ti difcioglia*
bUad Italia i popoli,?? le guerre
Che han da uemr, come fuggir le dei» h
'Et come fopportar l'empie fatiche
B rcue dirotti ,CT mofircratti il corfo
Va mini/1 ra di Dio ueneranda.
Qucfte fon quanto con la uoceiflejfa
C onccffo m' è, perche auuertir ti debbia* >
Va dunque con lUuftri, CT chiari gcjh
InalzaalcielolafupcrbdTroia. . ; :
Quefte dapoicheccn benigni accenti i
I Idiuinfaccrdotehebbefimto
Vuol che portati fieno a legni i doni
Grauofi foro & d'intagliato auqrip* , -s
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* T I* R 2T O' *ÌP f'46
ìndi fa/f effe de la natte il mezzo
Il molto argento,?? i Dodonei uafl '■ f
I» tre doppi inteflute le dorate ,t<I
Maghe d'un giaceo,cr la curuàta cima
&uno ornato elmo. Onde a gufa di chiome '
Stan le piume,?? giàfùr di Pirro Carme*
Pofcia da al padre mio i propri doni ì
Cattato erfeorte.
E abbondcuol lo fa di nauiganti ,
Ef tutti i mei compagni ordina in arme » >
Comanda in tanto Anch:fe,cbe a Cannotti *
S'adattinole uele,?? piu dimora V
N 0/1 debbinfare a portatori uenti
A cut alhorC interprete di P hebo r Z
Con molta r inerenza cojì parla* • /
Anchife,che al celefle matrimonio
Degniate fufli de la Dea Ciprigna, - *.
O d'alti ìddei penfiero: 0 g/4 di Troid t
Dui uolte tolto da C empie ruw.c) ot
Hor ecco uedi C Aufonia terra' Z
Prendila tofto con le uele in alto . *
Ma pur fa dimefiiero oltra paff indo ' 1
Scorrer limar d’Italia quella parte, l
E’ da uoi lungi,che nc mojlra Apollo . >
Va dunque, o per pietà del caro figlio l'
felice, diffe, a che piu mi prolungo
Et parlando ritardo if or genti Auftrtè
Non manco nel cjìrema dipartenza
Mefia Andromachc porta le dorate
Per tutto il tergo, & le dipinte ucfti *
Ad Afcanio di frigia un manto dona
T« •
II
A V
Ir lrB'H.O IV
Ouc fìtti falde poi aluoghi tutte ,
Ne da t ordine lorfì partati punto y
Ma poi chele porte apre el leggier ucnto
1 carmi Jf ingei er le tenere fondi
Nc/ aprir turba giamai piu le cale
Di mezo ly Antro raccorle , che uolano
Nc a luoghi ritornarle^ injìcme unirle •
T al chcfenza nffonfi portoti tutti
De la SibiBahaucndo in odio il feggio .
Quiui non tifa poi fi caro il tempo
Di metter qualche indugio . Ben che i tuoi
Ti affettino ,er che a fòrza in alto mare
Cbiaman le uele il corpi, er lieti i fini
Vofii ingombrare de fecondi uentu
Che non uada di Dio a la miniftra.
Et con preghier l’oracolo domandi
Che ella ti c otiti, & che amidi cuolmente *
Et la noce, e la lingua ti difcioglicu
Ella et I talid i popoli ,cr le guerre
Che han da ucnir , come fuggir le dei ,
Et come fopportar l’empie fatiche
B rcue dir atti,ermofir erotti il corfo
La miniftra di Dio ueneranda.
"4*1
Quefle fon quanto con la uoceifteffd
Conceffo m' è, perche auuertir ti debbia*
V a dunque, ej con illu[tri,zr chiari gefli
inalza al cielo la fuperba Troia .
Quefle da poi che con benigni accenti
ìl diuin faccrdote hebbe finito
V uol che portati fieno a legni i doni
Grauofi <f oro& i’ intagliato auoriox
M r % r £ ó to' (4*
ìndi fa ff effe de la natte il mezzo
Il molto argento,?? i Dódohei uafl
In tre doppi inteffute le dorate , ;<I
Maghe d'un giaeco3cr la curvata cima
D'uno ornato elmo. Onde a guifa di chiome '
Stante piumc3&giàfùr di Pirro tarme.
Vofcia da al padre mio i propri doni ‘
Cavalli cr forte .
E abbondeuol lo fa di naviganti,
Ef tutti i mei compagni ordina in arme • >
Comanda in tanto Anch:fe,che a tarmata
S'adattino le uele,c? piu dimora 7
No/i debbinfare a portatori uenti
A cui alhort interprete di Phebo ’i'l
Con molta riuerenza cojì parla . -• /
Anchife,che al celefle matrimonio
Degniate fifii de la Dea Ciprigna,
O d'alti ìddei penjìero, o già di Troid i
D«d udite tolto da tempie rutnef > 7
Hor ecco uedi tAufonia terra >>
Prendila tojlo con le uele in alto . '»
M a pur fa dime fiero oltrapaff indo ' £
Scorrer il mar d'Italia quella parte, l
E’ da uoi lungi3chc ne mofra Apollo . * /
V a dunque^ per pietà del caro figlio
T elice 3diffe3 a che piu mi prolungo
Et parlando ritardo ifor genti Au firii
N on manco nel efirema dipartenza
Me fi a Andromachc portate dorate
Per tutto il tergo,zr le dipinte uefli '*
Ad Afcanio di frigia un manto dona
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rampi entrero,che a u 6
Btchtfofìrtohmoi
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' D'nnmedfiìmoMoltr.cri^^
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’Rtflerafii tmcho a de fondenti nojln.
Siamportati per mar preflo i uicitti
Monti Cerautìi,oue è ì italici corfo.
Et lauta breuiftima trai' onde.
In tanto 'cade il fol>e i monti opachi 3
Son toperti da t ombre, athor gettiamo
ìn grembo della dijìata terra
Da tonde i remi, noi a cui a forte >
1/ gouerrìo toccaua , er d'ogni intorno
Uel lido afeiutto haitiani' de corpi cura.
Sparge fi il forno per le ftaliche membra,
Nc [otto il mezzo del era ancho giunta •
La notte dal notar de Ihore /pinta.
Senza indugiar del letto Palinuro
Sorger contempla d'ogni intorno i uenti
Ei con l' orecchie uà prendendo Paria,
JÀota tuttii pianeti nel filentió
Scorrer del cielo Arturo le piouofc 2
Èliade,e i duo Trióni,^ fùlgur are, :l>
Etne f drwc,cr nel òr'fcoYge Orione,
P ofeia che il tutto ftar fercno il cielo
Vide, fa chiaro da la póppa fegno. A
Noi tarmata mouiam la uia tentando
L arghe facciamo de le uele tali, l
Già rojfeggiauat Aurora,& lungi
D'ogni intorno [cacciato hauea le flette,
Quarìdo lontani non ben chiari monti }
VcggiamOyCT apparir burnii Italia, : 3
Italiàgrida manzi a tutti Achate,
Italia i miei compagni falcando -I
Chiamati con alto3c? con lieto rumore ì
<- fK <t * B R O MT
Albor.il padre Ancbifeuna grant<tz?C&
Yd in tutto colma, ardi uin puro rempie, ■;
Indi poggiando a Tolta poppa in cima
Cofi chiama gli Dei.
O Di j, che in mare,in tcrra,inle tcmpejle ■ ■ i
L'imperio hauetc. H or facile' Ifentiero
fate col ucnto,& faaonte lieti
Ognihor piu crefconT Aure defìatt, ;
Et gia.fi moflra piu da prejfo'l porto9 •.
Gii di Miturua in Tolta Rocca appare
Il tempio ,e i miei raccogliono le ntie, •;
E le prore uoltando nonno a lidi . •
Sta curuo'l porto a guifa cT arco doue j
Xien <f Oriente Tonda, e ifafii oppo/li ■
fanno la fchiuma dal ) frizzar de laeque*
Egli s'afcondc,cr con i doppi muri, -
lAandan le braccia in fuor gT altieri fcoglt+
Et /i ritrabe dal Udo in dietro'l tempio.
Quinci quattro deftrier pc i primi Auguri
yidi per Tbcrbe e come ncuc bianchi*
Che dogni intorno gian pafccttdo i campi*
A Ihora il padre Anchifc,ò pellegrina
Terra diffèegh,ne procacci guerra,
I dejlrier fi guarnirono in le guerre.
Di guerre ci mnaccian quefti Armenti %
Ula pur quefli medefìmi deftrieri
Già furo auuezzi fottoporfi al carro ^
Et di par fotto'l giogo portar freni,
E di pace Jpcranza. Albor preghiamo
lldiuinnumedelafantaDca »
EdUade^he tdhor ne T armcfuonOp ■. , o
K
Et eRa prima ne riceuuei > ^ w u u gwj^1
Po/ manzi afacridtarseham le tempie .
Col frigio manto,® quel che tra precetti
Suoi motormente a noi tìeleno diede ,
Qual fi conuiene a la greca Giunone . •
I comandati honor facnfrchiamo
Senza indugiar. Poi che per ordin tutti i
Fumo i uoti adcmpitiyalbor le corna . >
Ecle uclate antenne riuoltiamo.
Ut de Greci gl’ alberghi ® gli foretti <
Campi lafciam,qui d'Hercole Tarento
Seghe la fama uera,ifcn ueggiamo ,
E t di Lacinia de la Dea? inalza
Incontro il tempio ,er di Cauleon le rocche.
Voi di Scilla rhorribil naufragio ,
Indi lontan del mare Etna fi feorge
Hi S icilia , ® de fonde il rumor grande
E tlo sbatter de [afri udiant da lungi.
Onde f onde le uoci a i lidi offeje
Si r inalzano f acque , Indi mefehiando r
Con tcmpeflofo ardor fi uan f arene,
M ai padre Anchife. Non è marauigltd
Qucfraé quella Chariddi. Que/ìi [cogli, r
Et quefìi borrenti [afiici predijfe
Melato , ® uoi fchifatilijù compagni.
Et u’adopratc parimente a remi
No« manco fan che quanto egli comandi, •
Et primo Palinur dalaflmfìra ,
Riuolge a f onde la fonante nane
T utta farinata a lafiniftra mano>
Ut con remi,®' col unito il camiti prefe:
t Uh
; I ir Mt t TB R o &
Siamo dal curuo gruppo alzati di ciclo *
Indi mancando giù Fonda cadiamo
Al baffo inferno ,er tra cauatifafii >
Tre ùoltt rifonar gl' altieri fogli*
Ét tre uoltc uedan Foffcfafihiumd
Salire al cieló,r? le bagniate fteUe. 5
Ih tanto il Sol fianchi ci laffa,e'l uentò > • -
Nc ben fapcnlo oue fuffe la uia
Vaccofliam de Ciclopi a le contrade
Immobili fe al ucntr del uento il porto
"Et per fe grande, ma uicino a lui
Con horribil ruina Etna rifiorii* * £
E ttalhor fino ai cielo V atra nube ’
impeto fan tra fimmo,e ofeura pece 1
Et tra accefe f auiUe. De le fiamme
S'alzano i gruppi le / Ielle leccando , ^
Talhor gli fogli , cr dentro a monti ifajb
Manda fuor futili, àfufo m alto porta *
ìndi per l'aria le disfatte pietre
"Va con gemito grande rauuolgendo *
E 'famafottoqucfto altiero pefo
Elìcr opprelfó ilcjuafiincenfo corpo * *••••
E>\£ neelado dal fùlmine, CT chefopra
Vi fù portato d’Etna Volto monte.
Egli rotto il camin le fiamme e fila.
Et quante uolte fianco il Idto muouè
Eremo di gran rumor tutta Sicilia*
Et dt fimo s’ ingombra l'aer tutto 3
Imi integra la notte ricouerti ■■ _
J) ale f lue foffriamo i grani mofin ,
Nc ucggumk cagion,che ilfim ne renda»
1
(K TERZ O MI 149
Terche non erari de Pianeti i lumi,
tilt diftcUefylendcaìucido'l Polo.
lAa per l'ofcuro del flauan le nubi j , , j
Tcnedla notte di fuó corfo al mezzo
Col nembo dfeofo de la luna l corno.
tSìd nel primo Oriente f altro giorno
Apparir fi uedea^l’humidaombr 4
Tnfcacciata banca gii lungi dai Polo , ìj
Quando m un punto de le fclùefuorc
D’una efìrcmà magrezza confumato, \ .
3E d'huoni non conofciuto /trama fòrmi
Mifcro nel uejlir ym' appari innanzi, ;
Ch'humilmente flendea le mani dlUdò*
No/ lo guardammo f empia fua bruttezza
Spinto ili dentro la barba ,er tutto il tergo*
Kicouerio di /fine ^ greco. al rejlo
A Tròia in campo gii da fuoi mandato . i
Égli come pria Thabito Dardanio j
Scorfe da lungi , er le Troiane inferite :
dubita alquanto^ fi fmarrifce in ui/là -
il paffb fimàiindi piangendo corre
Al Udb3zr cofì prega, per le JleUc V
Io ti [congiuro, er per gl’ eterni Dei,
Ut per que/lo dal ciel/firto urtale*
beudtimi di qui Troiani homdii >
Bt mi guidate oueu' aggrada ih terrai v
Que/lo affai mi fard , conofco bene *
<ome un mi /la qui de la grecd armata* -
Nf ui negarò giàcchio non uenifit
À campo a Troiai fedcl fallir nò/irò
V ingiuria è tanta, hor mijfargete a l’ondi
si
0C t, 1B R o >*
viimtrodampiomarmfommtrgitei
^^ebepcrmmdhucmf^
Gioiti nti fìtt i morir, cofi tacque '%“>■ ;
Strmgeinofbiginocchi,^[opraapm ^
$'auuolge,& pur s’accofia. *u>°rV“ 1 ,
Veffortim che egli parli, & d‘ che [mg
VommhMia.mii pale fe faccia, _
Qttdncmicafòrtuna il freme affami,
Ancbife'l padrcmosiftcfjofenza
MoltoiuHiarJadcflraalgioumporgf
Et con tal pegno lanino afiteum
Et al fin lafeia il tintori cofi parla. -
Ithaca e lamia patrologia compagno
Dei infilici w<f"°mez >-i t;;:
Achcmmde, CT P»""0 P<“"
(ftifii pur flato iuqueOa pouertade,) •'»
JaJafloparmm.eaTroUumM-i*
' Quinc,, mentre che timidi Ufciaro
ltmcicompagm,gl'cmpihimtari y
Vmefcordati.nelagranfl’ehnca ' -
Del Ciclope erudii m Mandonar , .
Ouc entro ofettrae la gran tomba,& colM
Vi brutto faJi%tu,CF fangumojl cibi , ^
E?lt inalzato l' alte fi elle fedite.
O Di/ uolgcte de la terra lungi
velie cotaUnon putceuolc m uijtd ,
He punto affabile in alcun fuo detto »
sìpaH^^Ti T
vil miftr huomo,cr del ofciero [angue. > -
Jofleffo uidìdd numero noftro <■ t
"Prender con U 9txan ntan»duc corpi»*
^i'TE'R ZO |;q
ìrt Mezzo t Antro romperli in un [affo
lndidifanguefparfì i limitari
Vidi inondar yt alhor che ei fi pafeea }
1 membri a cui c afe ciudi brutto /àngue
Q&afi uiui tremar uidCl tra denti, .
Già queflo non patifenza uendetta .v . r
, itf}aC0 Vlifje, nei compagni fuoi '
Pofe in oblio nel perigliofo cafo . ' . \
Che poi che fu de le uiuande pieno ,
Etfcpolto nel um^hina la tefla
Voso^ fi giacque entro al/patiofo Antri
Caccia fuor nel dormir liquidi cibi
"Et mefehiati col uin fanguigni pezzi .
Volta potenza alhor tutti pregando
Vartia tra noi a forte le fatiche
Ci /porgi din fogni intorno in cerchio uniti
Poi con l'acuto ferro entro pafiamo
V ampia fua luce.cheumca afeondia
Sotto la tortai fpauenteuol fonte .* ;
A guifa che faria un greco feudo
Ola luce del sol.cofl al fin lieti
Vendichiam f ombre de compagni nefiri^,
Ma uoi figgitelo miferi fuggite,
E t toflo [opra a queflo Udo i lacci
Troncate.
Che quale e quanto,c Polifimo che entro
A l cauofpcco pecorelle chiude
Di lunga lanaye le lor tette munge.
Cento fimili a luihabitan quinci . v
A cuna lidi fogni intorno fparfi
Ciclopi borrendippergValtieri monti -
- i 0i L I B R O" W '*
Errando iian\già fon tre uoltc ingombri
1 luminofl corni dcla Luna *
Ch'io de le felue entro a diferti luoghi ,
E£ de le fiere a le ripofic cafe
Meno la ulta, e entro una baffo grotta }
Veggio da lungi gtimmenfl Ciclopi,
Spefjo a la uoce e al fuon tremo de piedi
M i danno iltniferabil uittoi rami
Le picciolbacchc , e rie felue chornie,
Vafcommi l'hcrbc da radici fùelte. 1
ì&chc il tutto attendcua}qucjl a armata
Vidi prima uenirfu nofiri lidi,
A cui quale ella fùfii mi donai.
Che affami fia tàne fonda gente
Lungi fuggito hauer,chc uoi piutoflo
Quefta anima prendete ad ogni morte.
A pena tacque, quando incinta ài monte
Eoli fimo uèggiam,che cot gran corpo
Si muouè in mezzo del bcfhamefuo,
Et communio uapei noti lidi.
Jtt ofiro borrendo defórme, & grande a cui 1
Z'I tieder tolto. Indi di Pino un tronco
La man li regge, e i pafii impone ,è firma -
Li fono in compagnia le pecorelle, 1 ‘
Quefio fol di piacere di confòrto
Battè nel mi fcr abile fuo male,
Che dal Collo li pende unafompognid ,
Poi che ci uertne nel mar fonde toccando «
Quindi del fuetto lume itfangue laua,
Che giu li cola e i denti ftringe, er mugghia»
Et già prende ilfenticr per mezzo l'acqua.
mi r e r z o t$t
Ne l'immolla ancho gioiti fianchi Fonda* "'
Noi toflo quindi lungi Raffrettiamo
P render la fuga , er fupplice Achemenidc '
Riceuiam dentro,^ ciò fu ben douere
Tronchiam taciti ilacciylondèpofria
Inchinati radiam co i remi a gara "
Sent e et 3 e al fuon de la uoce i pafii torce $
Ma poi che non tè dato alcun ualcre
V'andarne deflro a i luoghi ,zr che non puote
Seguendo pareggiar d'ionio londe,
Manda in alto un gridarci che 5' udirò
V'ogni intorno tremarne, l'acqua e'I mare ,
Et (fi Italia il terren fcuoterfl in tutto
Vale curue cauerne Etna mugghiare, »
Già de lefelue fuor, e? alti monti ' .
Vi Ciclopi la flirpe prouocata
Empion le riuegiii correndo al porto: -
Albor d’Etna ueggiam tuti i compagni O
Afiifì indarno con la torta uifla, ù
E leuarfìno al ciel aitala tcfla, }
Co fa horrcnda a ucderli in un raccolti,
Come quando da latto poggio in cima
Le querele che alzanfìn le flclle i rami
0,che co curui I or frutti iciprefii
Stanano fòltiouciiGioue in alto
P ofla è la felua,ej di Diana' l bofeo ; I
Alhor ci /finge il rio timor ueloci 7
A qualunque fcntierfcioglier le funi* I
E a lieti uinti dar le uele in alto. ’
Contro a quello che d'Heleno 1 precetti ri
Ci autieri# conche tra Scilla ejr Chariddi . f
4
*C Z, 4 B & O
Connonmoltodifiantia de la morto ‘ sSf*
Non debbino tenere il corf ) loro , oi V.' *
Ef penfìam di uoltar le tuie indietro» r. •
Muda l'angufio foggio di P doro £
Ecco in nofìrofauor Borea mandato, r;1
E t fono olir aportato di P antagia . I
A le bocche di fohietto faffo,e a foni ’>
Vi Magardyt di Tuffo a tlfolctta» .la
Co tui quc/le riu iere mi moflraua ; >1
in dietro rifolcandole Achemcnide -, *.
Compagno già del infelice wliffo, .. I
Vfoifola nelfonfìadi Sicilia, <J.
Che incontro giace. Oue maggiore è tondi l
O rtigia il nome fuo diffor gt antiqui,
pApheo tf E lide il fiume# fama quinci >
Tentando fotta limar le uiefocrete.
Che hora (gli dentro a tonde di Sicilia i -
O Arekufa al fonte tuo fi me fchia, _
Noi del luogo bonoriaxn le fiere fiatile.
Come impofto ci fu Pofoial terreno f
P affo <t tìelor piu i altro che fecondo >
Che i campi (lagna . Quindi gl'ahi feogk *>
Ét di Pad in radium e &efi i fafii , ? .ì
Poi lungi Canterina appare# cui \ >
Pfjcr immobil han conceffo i fati, ; i
E i Geloi campi, cr Gela il cui cognome i
V ien cofi detto dal ternhil fiume. \
Indi in alto Agrigento lungi mofira
V altiere mura.Giàdifiercauatli . . .
Producitor . poi con conccfii ucnti >
Te falina lafcio io di palma colma,
i
o : « T ? R Z O » , I st
Voi Lilibco entro gtafcofl fafii
Vo falcando per mare, ci duri golfi, •
Quinci Trapani l porto mi riceue,
jE'lpdeft per me lieto non pupto. .... 1
Qwt datante tcmbejle del piar fainto " ; 2
Hd>we infelice. Il padre mio j- confòrto
V'ogni angofaiofo affanno di ogni cafo
Ancbife perdo. Quinci ottimo padre
Stanco mi abbandonai . H aymc che indarno
fufli già tolto da. perigli tanti.
Non il Sacerdote tìcleiiobcn'ch'cgli \
T>i cofe h orrende molte mauuertifjc
JM i prèdCl duoUnon giaV empia Qeleno . • ^
' ** Qui del uùggio C ultima fatica % * .
E7 /«ngo termin fu . Quindi io partendo ■
M'ha Dio condotto a le contrade uoftre- , }'■
*? Cofifòlo egli Enea il padre a tutti |A
r Harraua intenti la diurnamente, . ; .4$
E i corfi fuoi moflraua idi fin fi tacque,
Et fi posò poi che cofl fimo .
IL QV-ARTO LIBRO
DELLE NE IDE DI ,
t,l1vt_ * • - ' r; - - 4 /
. V ERG ILIO,
PI LODOyiCO DI LORENZO
Martelli*
ARGOMENTO*
I dotic innamorata di Eneafiuo*
prc U pafiionc deU'dtiimo fio al*
IdforcUdtZr feguttando il confi*
glio di lei fi rifolfe di torlo per
marito. Et Giunone per tener
piu facilmente Enea fior d'ita *
lidytrdtt'o con Venere, eh' Enei
con buona gratta di lei potejfe
prederò Didorie per mogliciet perche ciò piu comodameli
te fi potè ffc fare, le moftra che effa glie ne haurebbe prefen
tata loccafione . V altro di Enea , er Didone andarono d
taccia : doue effondo già ogniuno intento aUa preda , Giu *
pone fubito mandò un fiero temporale. I compagni figgi *
pony chi <jud,c7 chi là : Enea & Didone fi ncouerarono
filma ffeluncdi Z?quiui con infelice augurio s'accompa*
piarono infime . I nquefio mezzo Gioue faticai? da prc*
g hi (Tiorba di GctufiUqualc hauea per male eh' un fi*
reftiero gli fiffe meffo innanzi , mandò Mercurio a Enea,
CT cornandogli che lafciata T Africa namaffe in Italia . il
+1 0. V A R T 0 tn
quale ubidendo al ccmmandamento di Giouefeghtamen*
te ficè apparecchiare a compagni tutte le cofeneccjfaric
aUanauigatione . Ma Didone lofio ch’ella s’accorfe come
V armata fi mcttcua in punto, frettando quel ch’era, gra
ueme nte fi dolfe fra fe mcdcfima-, er poi con preghi er con
fagrimc, per fe fteffa,cr per mezzo della Jor ella, fi sfir*
ZÒ di fargli mutar penfier o . -Enea auifato di nuouo in fo*
g«o da M ercurioja mezza notte fi uela. V orche bidone
tion potendo fopportar tanto dolore, fingendo diuolerfar
facrifictoficc un cappuccio nella piu alta parte del fuo pa
hzzgi CT quiui mandata uia Barce balia di Sicheo , pera
ch’ella non le impedifselakiortc , che ella uolca'fare} s’a*
mazzo da fefieffa.
rID O , che di penfier grauofo er empio
H a già, fijfa ne’l cor cruda firita,
Nelle uene il mal nodre, e’I cieco ardore
Quella confuma ad bora ad bora e firugge
T ornale à mente f alta, er gran uirtute
r e l pioto fo Troiano, e i molti honori
Della fùa fiirpe : e dentro al petto ferba
ìl coftui uolto, e le parole impreffi:
E pel faldo penfier mai non s’ acqueta. -
I Kf catta al mondo il di la nuoua Aurora
Co bei raggi d' Apollo, e Vhumid’ ombra 1
H auea già tolta uia dalfommo Cielo ,
Quando con la fidelforella amica
' Coft ragiona trauagliata e’ t firma.
v AnnaforcUa,ohimè,che penfier uani
* Fan pauentofa me doglio fa e tnfla •
In mezzo ilfontio ? e quale è giunto Ima
Enei, di Ver ; y
LIBRO
Né i nojlri regni percgrm noucUo ?
Q mi co i fiembianti alteri a noi s'è moflroi
Vi quanta poffare di ualore,e darmi ?
10 credo certo, e non crcdc/anco in nano,
Cb'ei jia nato di flirpe alta e diurna :
Ben moflra il pauentar glianimi uili
Come glie flato, ohimè, nemico il cielo :
Quante {tre battaglie hauer dice a
Con le fue fòrze terminate e uintc i
S'io non tenefli dentro a Ialina fiffo
Ber mio f aldo uoler di fuggir fempre
Ver nodo maritai di darmi altrui ,
Vofcia che'l primo amor per morte crudo
Me fchcrnita ingannò , se' non mi fùffe
11 maritarmi homai ucnuto a tedio.
Ver coftui fèrfe fol potrei colparmc.
Anna ( certo il dirò ) pofeia che'l mio
Infelice Sichco fu morto, e poi
Che'l noflro albergo fu del f angue tinto
Val /ratei micidial, solo coflui .
1 mici fenfi ha piegato, e fatto fprom
All' inchinata mente,ia ricono] co
I fegni fleflt dell'antica fiamma.
Ma pria s'apra la terra a' miei gran diurni,
0 con offra factta il fonr.no Gicue
Acerbamente mi difcacci aW ombre.
Valili ombre Ì abiffo, e notte eterna.
Ch'io ti manchi già mai uergogna,ò fiiogtùi
1 tuoi legami e le tue fante leggi:
Quei che pria mi fi aggiunfc,i noftri amori
S en portò ficco, er eijeco gli tegna.
I
« Q.V ARTO M
* •
Sf .
r
I
E nt'lfepolcro ferbe : Coft detto ^ ^
feodi lagrime pregni gliocchi fuou ‘ \
Alma riffondefo cara min foretti
P/« che la uita,pafferai tu fola
Sempre angofciofa là tua fiefca etateS
Senza fauer giamai di quanta gioia>
Ne fiori cagione i dolci figli corti
E di V etierc beUo i fanti donti
Cre di tu che di queflo habbum gran cord .
Il cener morto,ò uer talmc fepolte ì ,
Horfia che per a dietro alcun giamai
N on babbi al fuo uoler pregando uolta
T e del morto Sicheo dogliofa ancora.
Non lo prezzato larba in Libiate primi
In Tiro, e glialtriduoi,chenenodnfce f
V Affrica £ alti c gran triomphi ricca* -
Horfarai tu giamai fi durale fòrte • *
C tìa graditoci amor fopponghi anchoraì
Non hai tu amente ouei tuo foggio hai pofio f
Quinci i Getuli gente in guerra inuitta, }
E i Numidi sfrenati e t offra Sirte ^ \ ; 1
Ha3 intorno j e quinci i luoghi per la fetc
Deferti c T bermi,e'Barchei che per ampio
Spatio fan conto il lor furor foucrchio*
A che dir delle guerre, che di Tiro
Sorger ti puonno ? e tolte e gran minaccio
Dei tuo fratello ì lopenfo degli Iddi) j
Ter darne aiuto,e che Giunone amica
H aggiano oprato Jì,cbe'n quefli luti
Sion le Troiane naui corfe a riua .
Qual uedrai cimentar quejìa cittatei ]
V il
1
* f
I
+Z LIBRO w
Oudi regni forgcran per tal manto f ' ?
L4 glorid di C art ago a che alte imprefe
E 1 per leuarfi , hauendo inficine aggiunte
Vanni Troiane i hor chiedi a gli alti iddij
Perdono, e quei placati a tempij fanti
Cortefc i peregrini riceui,c moflra
Alte cagion di far lungo foggiomo: *
Mentre che'l uerno incrudelire ognhord '
Ne latto mare,& Orione acquofo,
E fon rotte le naui,& afrro è il Cielo *
Con quefto ragionar (Tatto difio
Fieramente infiammò gli acce fi frirti ,
E diede freme alla dubbiofa malte }
E de'l fuo petto ogni uer gogna feoffe .
p rima fen uanno a ifagri tempij, & iui -
Ver far gli I ddij fagrificando amici
A Cerer madre de le fante leggi ,
Al biondo Apollo, ed al buon padre Bacco
Offrano occife pecorelle elette
t>i poca etate colle leggi fìejfe.
Che fi tenicn ne i fagnficij primi.
"Primieramente a Giuno,che ticn cura
Tic t nodi maritai la bella Bido
Verfafia i comi (Cuna bianca uacca
Vn uafo, ch'ella hauea nella man dcfirdf -
Poi dauanti a gli dei gli colmi altari
Circonda^ co i bei don rinuoua il giorno :
E poi che in mezzo il petto aperte fono -
Vuccifebefiie,mtenta fi configlia
Mirando l'efte ancor uiue tremanti.
Ahi menti [tolte, ahi folk facer doti J>.
4
Q.V A R T O Ì$S
I uotifi tempi incoili Amor che puonno!
Voice fiamma amorofa le confuma
in quefto mezzo e le medolle e l’ojfai #
E chiù fornai nel cor le uiue t regna ,
Arde nido infelice^ fi raggira
Ver tutta la Citta fùriofa, come
Ceruad’aftra faetta a morte punta,
A cui’ I fianco ha ferito di l ontano -■
Quando dal fuo nemico non fi guardi
Entr’à ibofchi di Creta il paflorfiro i
Quella feguendo conagutiftrali ,
E lafciato ha in lei fijfo il foro lieue
Senza fauer lo, ond’ ella >e feluche colli ,
fuggendo paffa : e lamortal faetta
Val tormcntofo fianco non fi fucile.
H or per la terra il T roian mena,e mojlri
te fue molte ricchezze, e’I bel difcgno
Ve la Cittatc,à ragionar comincia >
E nel mezzo del dir laffa,s’arrefia:
H or in su’l dipartir del chiaro giorno
A jncdefini conulti il chiamai l prega*
V’udir fòlle, di nuouo le fatiche
V i Troia uditele dalla bocca intenti
j)’E nca parlante un’altra uolta pende,
foi che partiti funo,e chc’l bel die
Ofcura notte adhora adhora adombra,
E le ficUe cadenti a i dolci fornii
Piegano altrui 5 tra fc fola fi duole
Vel uoto albcrgofofoura ifoli letti
tajfafi ghiaccici fuo lontano amante
O de lontanai uede,etienfe in grembo
V ili
L I B R O Mf
Jkfcanio, finta in lui lajbrfna uàrd
De’/ caropadreffe'ngannarpotefft
L'imeffabile amore in qucjla guifa.^
Non HctrtKO ih a/fo /c inndrdte Torri,
La gioucntute iti drmi non s'adopra.
Ne s" affatica in far porti , ò diftfe ,
Cfre guerra P afiicuri e guarde.
Pendon Popre interrotte, e l'alte mura ,
E’/ fuperbo edifìcio al cielo uguale.
Laqual -, poi che la figlia di Saturno ,
Cara conforte del Tonante Gioue
Di cofi fatto mal conobbe oppreffa ,
E che uergogna il fuo furor non tempra»
Venere troua, e (Patto fdegno carca.
In tal guifa le parla . ò che gran lode ,
O cfce ampie /foglie wen portate injieme
Tu,e'l tuo figlio, alta potenza e conta,
S'utia fémmina fola da duo ■ I ddij
Con molto inganno è foucrchiata e uinta •
Gi'dfo io ben, che pauentofa e dubbia.
Perche la terra è nofira battuto haifempn
A foffietto le cafc di Cartago.
ma come il puoi pofar,che pur bifogna
Cotanto hor gareggiar f deh che piu preflo
Honfacciam noi con giufta pace eterna
Le fante honefie nozze i tu pure hai
Contenta di tutto la bramo fa mente.
Lido è (P amore accefa,efcco tragge
L'alto furor per entro P offa chiufo :
Reggiamo adunque quefla gente infieme
Con poteflate uguale ; a lei conucnga
(K Q.V ABRTO **
Di marito Troian dtuenir fcrua ,
E netta fide tua rimetter' anco
Ver dote il popol tuttoché di Tiro
S'é qui condotto . A Giuno in quefla guifa
Variò v enere betta?e bene intcfi
Che infimamente ciò parlato hauea*
Verdi1 ad Italia il deflinato regno
Mutato fuffe in Libia . Hor chi fie mai
fuor difcftcjfofljche quefio nieghii
E di ciò teco anzi far guerra dgognef
Tutto che quel che tu mi rechi à mente
buona fortuna al fin bramato adduca :
Md io nonfo, fe i fati , e l'alto Gioue
Voglion che quei di Tiro , e quei di Troia
T engano infume una Città medefma ,
O s'à lui piace ,che tal popol miflo%
E con patto congiunto infleme uiua :
T ufua conforte fei, perche à te lice
T entar, pregar i fuoi penfteri afcojl :
Opraceli io feguirò l'ordite imprefe .
Viffiofe in quefla guifa atthor la fpofa
Tie'l Re de'l Ciel . Quefla fia mia fatica:
Hor ucgl'iobreuc dirti ( afcolta ) come
A fin condurfl puonno i penflernoflrL
Mettefì in punto Enea con la infitte:
Hido di gir cacciando infoiti bofehi,
T oflo che il sol foura gli eccelfl monti
Hai balcon (T oriente uerra fiore
E courirà doman di raggi il mondo :
Mentre che i cavalieri accinti e prefli
Giranfire cacciando intorno a i cotti
X
\ . ||^ LIBRO Mf
Io pioueròdi /òpra a quefli duoi
Con grandirìmifia un tcmpeftofo nembo>
E faro l del fonar ({'bombii' tuono:
fuggiranno i compagnie fian coucrti
D 'ojcure nubi, il Troian ducere Dido
Giunger inno indi ad un mede fino fficcot
lui farò prefantc, c fa tua, uoglia
A nchor fia falda, con tatace nodo
Di fante nozze lei farò fuajfiofa,
Qniui farà Hi mene o . Chino ld tejla
Venere fcnzaopporfe a fua dimanda,
*E tra fa rifa de i trouati inganni
In cjucflo mezzo laro fata Aurora
Sorgendo ufci dell onde alterale beua •
V eletta giouentute al primo giorno
Efcedclla Citiate,^ un momento
Reti, lacci , armile i caualier Ni afilli,
E gran fahiera di cani, a cui fa fida
Scortai odorar folo,in punto fono:
I primi di Cartdgo in fu le porte
Del bel palagio, la regina attendono ,
Che'n camera dimora,e d'ofaro,e d oro ,
Sta per lei quiui un bel cauaUo adorno,
E lo faumofofren feroce mangia:
Tur fan uien jùor con molta gente intorno
Veflita di Sidonia,e ricca gonna ,
Di dipinto fregiata, e uago lembo, < ^
Con la faretra agli homeri , e coi crini
inrete d’oro con bei nodi accolti
Vn laccio difinoorrifiringeelega
snurd dèi fianco. la por porca gonna. ..
** Q_ V A R T O 157
I Troiani anco,e Itilo allegro inficine
Conici fen uomo, e feco s'accompagna -
II beUijsimo Enea dauanti k tutti ,
Z' fuoi cari compagni a gli altri aggiunge •
CÌnal Febo poi che la temprata Licia
’Lafciatae l fiume Xantoma ueder torna
Velo, delta fua madre antico albergo,
E ibei balli rinnoua,e mi/li intorno
A i fanti aitar fan gran romor infìeme
Quei di Creta, e i Driopi,e gli Agatirji
Ornati e lieti : ei foura gli alti gioghi
Di Cinto poggiai 1 unguentata chioma *
Con fila tenera fronde aggraua e'nfieme
Compone e con bei lacci d'oro annoia,
Soura gli homeri fuoì rifuonan farmi: *
Non ijten uago di lui fen giua Enea,
Si degnamente,e foura ogn' altra adorna
E‘ la fua uijla,e'fuoi fembianti egregi.
Pofciache foura glialti monti furo
E nelle felue cl ogni fender caffè.
Ecco che d'altofdi fduagge capre
Cadde da i gioghi una ueloce torni
Dall Atra parte trafcorrcndo pajfa
Ver 1 aperte campagne in fuga uolta .>
Folta fchicra di ccrui,e Uffa i monti
Corca di p.oluc auuiluppata e rotta .
E il giouinctto Afcanio in quelle uaUU ;
Code del fio caual feroce, cr iui
Hor quefli,hor quelli affai correndo auanzi} '
E pur difìa,che tra le fere inermi
E/c^ m rabbiofo por co, ò che dal monet
«LIBRO»
f . *11 V
Vn feroce Leone a i empi fenda.
Comincia in queflo affai mugghiando il Cielo
Tutto à turbarlo- in un tempo fegue
Con grandin mifto un tempcflofo nembo :
E i compagni da Tiro, e la Troiana
Giouenc fchicra,e di Venere bella
il nipotc,di D ardano difccfo
fuggir paurojì in qucfla partenti quella.
Ter diuerfl ricetti,e giu da i monti
Cadono i fiumi firiofì e pieni.
La innamorata Dido, e* l Troian duce
Giungono infìeme ad un medefmo ficco.
La terra prima, e Giuno,che tien cura
De i nodi maritai di ciò danfegno :
Splenderò i fiochi,eyl Ciel,chefape anch'egli
Di quefle nozze, e dal piu eccelfo monte
Si fehtirono urlar lefagre ninfe.
Quel dì fi il primo,chc di morte fiUe
Cagione, c7 primo, eh' ogni mal le diede
Ne Dùfo pel fallir punto jlmuta
Ch’ella uede prefentc . ò per la fama,
E non s'adopra in dishoneflo amore ,
Ciò chiama nozze, €T a'I fio fallo greuc
Con queflo nome finto face un uelo.
Subito per la gran Città di Libia
Va di/correndo l'importuna fama,
fama è un mal, di cui nuli’ altro pria ,
Per continouo moto fi fi grande :
piccola in prima, e pauentofi, e pofeii
Arditamente fi per Vaer poggia ,
E’n terra i pafii muoue,e'l capo in alta
*1 CL V A R T 0 t* 158
Tu lenugolc eccelfe afconde,e pofà;
Partorì quefla ad Encelado.e Ceo
W inor fòreUa la gran madre antica,
Mojja da f 'degno de'celefli dei
( Come fi dice) di pieipreflae d'ale
Veloci molto, borrendo moflro,e grande*.
Che quante al corpo ha piume .tante ha luci
Maifempre aperte, ( a dir per merauiglix )
E tante lingue, e r ha bocche altre tante.
Che ragionati mai sempre,®* altre tante
Orecchie intente. Nella ofeur a notte
Vola per mezzo il Cielftridendo, e perla
Ombra terrena, e non chiude occhio mai
Da dolce fònno uinta,e flafje il giorno
O delle cafe in cima, ò foura l'alte
Torrifpiando,®* alle gran cittati >
Spauento porge ; e cofì il fintoci reo
lAantien, come del uernouellc porta.
Coflei d' affai parlar le genti aUhora t
T rafie fleffa godendo tmpieua, e quello
Egualmente dicco ch'era, e non era 1 ' '
Che uenuto era Enea della Troiana
Stirpe difcefo,cui la bella Dido
Al fino confortio aggiunger non fìfidegrid,
C hor uan paffando in gioia il uerno quanto
Pi dura, mefiti regni in lungo oblio ,
Da sfrenato defìr comprefl, e uintu
Quefle noucUe per le bocche altrui
Sparge ampiamente lafpietatd Iddea ,
E prefta alRege ìarba il corpo drizza,
A cui confue parole il core incende.
1
E crefcca monti in lui gli [degnile tire,
Qutjli nato fuminone e della tolta
Garamantide Ninfa/a Gioue pofe
Per gli ampi regni fuoi cento alti tempi »
E cento aitarle fempre acce fo foco
Sagrato hauctia per cujlodia eterna
De fanti diui,t del fangue era fempre,
Ttfena la terracotte befiie uccife ,
Eie fagrate fòglie eran dipinte
Di contefle ghirlande >c uarìfiori.
E dicon,chc coftui dc’l fenno in bando >
E datt'ajpranouctta acccfo innanzi >
A fanti aitar tra tutti gli alti iddi]
Inginocchiato con le mani al cielo
V regando chiefe molte cofc a Gioue,
Oh fommo Giouc,cui la gente Mora
Per honorar foura i dipinti letti
Sacrificando il cibo prendere liba
Tura e dcuota i dolci hotior di Bacco,
Vedi tji quefto ? o pur te Padre indarno
Tcmemo atthor}c1) anoifactte auuentif
. ‘ E’/ balenar incerto entro le nubi
Pauentofìne face }e fiotto fopr a
Volge le menti noflre il tonar uanoì
I )fitma,che. nei paefenofiro errante
picciola terra comperata ha pofta
Cui per fondarla il lito dato hauemo »
E le leggi del luogoyè fatta fehiua
Di noflre nozze,cd ha per fuo /ignori
E nea nel regno caramente accolto •
E t ei fìmile a Paris con la uiU
mi aVARTO ^ 159
inerme compagnia,col mento adorno
Della Mitra di Lidia , e co capelli
Inanellati, & unti di fua preda
\ Lieto hor gioifce,e noi oc tempi tuoi
Sempre rcchiam gran doni, e nodnamfemprt
De le tue opre una fallace fama. *
Vd i Gioue co fini, che’ n quefla gitifa
Humilmcntc il prcgaua,e 1 fanti altari
Con le fue man tencua,c gliocchi uolfc
Alla regai Cittade,& agli amanti,
Chauean mcfja in oblio la miglior fama: :
Vofcia a Mercurio cefi parla, e quefte
Cofe commanda 3 Hor fu, uà, chiama i uenti
O figlio, c Valifficga,c’n terra uola, ,
E t ua parla al T roian duce, che bada
N ctU T iria Cartago,e non ajfiira
Alle Cittadina che fuo fato il degna,
E feendi a uolo,e quel ch’io dico digli.
Non cel promiffe tal fua madre bella,
Nf due uolte però campato l’haue
Dalle greche armi, anzi promiffe, ch’egli
Deuea reggere anchora ltalia,madre
Di grandi imperi bcUicofa e forte ,
Ed eternar la ftirpe dello antico
Sangue di Teucro, e tutto il mondo porre :
Sotto le leggi fante: horfeniuna
Gloria di fi gran cofe il cor gli accende ,
E pel fuo proprio honor non $’ affatica, '
Ha egli imidia, che’ l fuo figlio Afcanio
T egna il R ornano imperio ? hor che fa egli ?
O con che fòlle ffieme indugio prende
Tra le mimiche genti t e non afpird
Alla ftirpe <f Italia,!? à fatali >
; Lanini campi ì hor parta,e f ondcfolchii
Quella è lafomma : e tu di ciò mejfaggio
Hojlro farai. Già tacca Gioue : & egli
Ver ubbidire il fommo padre , tojlo
Si mcttea'n punto : e prima a piè s' annoda
1 dorati talar, eh' alto coniale
il portati ratto à prefii ucnti uguale ,
O foura il martyò purfoura la terra:
Vofcia prende la uerga3 e con quefi'una
fuor dcU'Abijfo tragge anime efangui.
Altre ne manda alle tartaree porte:
Con quefta ajfonna, e fuegine gliocchi chiude
ficcando morte , e con la firma fide
C Vegli ha nelfuo ualorefi ucnti guida,
E le torbide nubi pajja à «o/o.
E gii uolando la piu alta parte ,
Eg li erti fianchi /cerne di quel duro
Veglio 3che l'alto del colcapo regge
Atlante, Atlante à cui di [cure nebbie
Sta fimpre cinta la pinofa tefia , c
E t è percojfa da ucntofa pioggia:
Copre gli homcn fuoi gelata cene , :
E da lantico mento cadon fiumi
Con gran rouina e la ffinofa barba
Sta per l'accolto ghiaccio horrida3e dura* ■
Qui pria firmofii pareggiando l'ali
il bel Mercurio , e'n mcn che non balena
Di quinci tutto à t acque s'abandona
l*cggero3e prefio à quello uccelfimik
Q.VARTO W
Che'ntorno à lidii cr à gli aguti [cogli
T)i mutipcfci, antico albergo, e pieno
Vicino all' acque Immitemente uola:
No» altrimenti in tra la terra Siculo
Volando già lafiirpe di CiUene
Ver l'arenofo lido della Libia ,
E fènde a f aure dallo antico Atlante
Auo materno fuo acuendo giufo .
Toflo chcfoura la Città nouclla
Tosò l'alate piante , e uidc Enea,
Cb alte torri fòndaua, e nttoui alberghi
Ethauea cinta Inonorata frada
bitter de gemma riccamente adorna :
Ethauea in dojfo ma porporca uefte.
Ch'era à fuoco fembiantc,che gli hauea
Data la ricca Dido,e fittamente
Le tele hauea con or tutte contefle »
Subito il fopr agiunge, c dice . Enea
Tu fondi bora Cartago f e'n preda uilc
T)t donna muri una Città fi bella i
Meffo il tuo regno proprio ,e le tue ftefle
Cofemifcramcnte in lungo oblio-,
A te mi manda giù da'l chiaro Olimpo
il gran re de gli Dei, che cielo, e terra
lAuoue àfua uoglia,e mi commanda, ch'io
A te uolando efle parole apporti.
Che fai ? ò con che freme in ozio badi
HcUc terre di Libia * tìorfe niuna
Gloria di fi gran cofe il cor ti tnoue
E pel tuo proprio honor non e affatichi,
Von mente al figlio tuo,checre[ce,^dfU
(*l LIBRÒ
Speme di I ulto herede, d cui fi deue 1
Il behegno (C Italia,* Roma. Dette
Quefie poche parole,anzich'Enea
Gli rtfpctidcjfe di fe ratto fioffi
Ogni mortai fcmbiante , e di fua uifia
in un punto fidano fatto per uano.
Rerchcfmarnto E ne a (Raffretto tale
Muto diuenne, e s' arricciar cn tutte
Rei pauentar le fuc chiome ,* la uoce
Tra uia rimafe. Di fuggir fi agogna
fuor delle terre amiche d marauiglia ,
Dubbio per le gran cofi, d che lo' muta
Egli commanda il Cielq : e tra fe ficjfo
1 affo pur pCìifa, che far deggia,e come
E con che ragionar giamais' ardi fia,
E t onde prima tanta imprefa ordifca
Di lufingar la fùriofa Dido:
E la mente ueloci d dramma d dramma *
Diffide in una er bora in altra parte ,
E tragge quella in uari luoghi , e uolue
Ver tutto : e mentaci fico non s' accorda,
Quefto tien per miglior configlio : e chiama
Mnefleo,c Serge fio, & il fine Cloanto,
Ch' apparecchin le naui,c cheti al lido
1 Accolgano i compagni , e l'armi in punto
Mettan, celando qual cagion gli muoua
A rinouar tal opre, e ch'egli in tanto
T utto che Dido ciò non fappia,er unqua
T emer non poffa,ch'un'amor fi grande
Si diuida giamai , gira tentando
Come manzi le anim,e quai migliori
e 1
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W
+1 CIV, A K T O ÌV tèi
Tempi ftan di parlarle,e qual buon modo
Aciofitruoui. Immantenente tutti W--.
Quel ch'ei commanda fan di gioia colmi •
W4 la Regina ( e chi porria giamai
Ingannarono amante * ) pria di lui
Conobbe il [aUo,t fu capace prima {
Di queljch'ejfcr deuca,tcmendo pure
Le cofe ben ficure,e la medcfma
F ama crudele a lei furio fa dijje ,
Ch'egli armauan le nauiye per folcare ,
Le marine onde fi metteano in punto,
Touera di confìglio diuien cruda ,
Cruda diuien <f ogni confìglio caffo:
Et per tutta lafua bella cittade >
Acce fa (tira fenza freno forre :
Q ual T biade fuegliota dalle feoffe
Imagin fagre,poi ch'udito Bacco \
Intentamente il fanto facrificio
Ogni tre anni a furiar la {prono,
E'I notturno Citer'la chiama fòrte:
Vur da fi moffa in quefìa guifa parla, ..
Senza piu fojfrirc al Troian duce ♦
Sperafli tu poter perfido anchoro
Celar cofi trifia opra t e partir queto *
Velia mia nuoua terra i e non ti tiene
il noflro amor , ne la già data fide*
Nf Dido, eh' aframente è per morirfe ?
Et oltre à quefio quando ucrna penfì
Vi far' armata^ di folcar t'affretti
il mar in preda à piu rabbiofi ucntiS
Cbefareftù crudel , fc tu non gifii
Enei, di Ver, x
i
i
L 1 B R O
V altrui terre cercando ,c l' altrui cafe c
A te non conte i e fc l'antica Troia
ìn piede flelfe,fcorrcrefli hormai
Per uederla co legni il mar profondo !
M e jùggi,obimc* per quefìi pianti prego
Per la tua data fède ( che nuli' altro >
M i fon ferbata mifera) pc i noflri
Maritai nodi, per lordite nozze, t
S'unqua di te meritai bene, od unqua i
Co fa hauefli di me dolce , ò foaue, \\
Habbi pietà dimiaflirpe, chepere : ;■>.!
E fc i miei priegbi boti luogo, ancor ti prego
Squotiti della mente urìpenfìcr tale . ,
Tu fei cagioti che la gente di Libia
Mi portan'odio,c i Tiranni Numidi, ^
E t ho nemici i Tiri, e per te ancora >
Spenta c la mia ucrgogna,c quella prima.
Con ch'io poggiaua al del fama immortale «
Amico (poi che di manto quefla
Nome foto mi refla) a cui me lafii.
Che patir dcggio dolorofa morte f
Che bado f attendi io pur, che' l mio fratello
La mia Città diftrugga ì ò il jèro Urba
A mio mal grado in fcruitu m'adduca ? j
S' almeno innanzi il tuo fuggire hauefii
Acquiflata di te flirpe noueUa: L
Se pel noflro palagio fòjfe almeno
Vezzofo e lieto un piccioletto Enea %
C he nteneffe de'l tuo uifo foto
Certafcmbianza 5 ucr amente il tutto
No» mi terrei [chernitafo da te crudo
v a a. *r"o 5# i
Abbandonata . Qui fi tacque. Enea
Vel configlio di Gioue tenea faldt
Gliocchi lucenti, e fatto aduerfo il duolo
Tenea chiufo nel cuore, e pur rifonde
Poche parole. Etnonfia mai- eh' io nieghip
Che in me non haggi amicamente oprate
Le molte cofe,che tu puoi contarne
Peginaye fempre il ricordarmi a grado
Mifia della mia Dido}fempre ch'io
H auro di me memoria, infin che l'alma
Viue terrà quefte terrene membra :
Alquanto hor parlar uoglio in mia dififa*
lo non forai giamai colatamente
T>a te fuggirne ( no'l penfar , ) ne mai
Mi penfai tuo marito,e mai non uenni
Al patteggiar cotai parole tcco:
Se'l miofiro defiin foffriffe , ch'io 1
Come intendo uiuefsi , e che i penfieri
Terminaci à mia uogliaicerto in prima
Habiterei Cantica patria Troia
E le dolci reliquie de miei primi ,
E farebbero in piè gli alti palagi
Del uccchio Priamo, e di mia mano 4 uenti
KinnoueUate h aurei Cantiche torri:
Ma bora Apollo, e le fue forti Licie
M'han commandato,ehe'n la grande Italia
T efio mcn uadi,iui è'I mio amore, e quella
E la mia patria : e fi tu lieta uiui
Entro Cartdgo,c fiinata in Fenicia,
E fi t'aggrada una città in Libia ,
Che pur t'afflige muidia>ctìi Troiani
X il
♦I LIBRO Wvi
Si pofino in Italia ? anco à noi lice
Gir come uoi cercando eflranei regni.
Non cuopre mai con Thumid' ombre il mondo
Vofcura notte, e non fi uedono unqua
Fiammeggiar tolte /Ielle, che trdlfonno
Non m'ammomfca,e pauentofo renda
Del padre Anchife la turbata imago,
E7 mio figliuolo Afcanio, e l'empia offe fa.
Ch'io fò'afua amica tefla,à cui con frode
Tolgo il regno d’ He/pcria,e i fatai campi:
ìl gran mc/faggio ancor de gli alti Dei
Da Gioue fleffo hor qui mandato ( fide
Di ciò ne facci l'un'e l'altra tefla )
Quefiomedcfmoomeuenendo duolo s
Ha comandato : & io lui uidi [corto
N un chiaro nembo,che metteua il piede
Dentro alle mura della tua Cittate,
E7 fuo parlar con qutfle orecchie udì).
Finifci bomai co tuoi trifli lamenti
Dite infiammarci me,che mio mal grado
Men uo in Italia . Già crucciata Dido
Mentre ci cofì le parla fifo il mira ,
E le fue luci erranti in ogni loco
Tacita uolue,e cofì acce fa parla .
Già non è Dea tua madre, e di tua flirpe
Non è D ardano autor, perfido e crudo :
Caucafo borrendo tra'fuoi duri mafii
Te generò, c dalle hircane Tigri
Il fero latte hauefii : ma che pure
Vo coprendo il mio sdegno i oda che offefe
Hi rtferbo piu g reui à disfogarmi*
+1 Q_ V ARTO
H a ci de noflri pianti pianto * ha egli
Piegati gliocchi * ha ei da dolor uint'o
"Lagrime [par fc ! hai giufla pietà mai
Della mifera amante il cor compunto ?
Che dirò prima mifera tehe pofeta t
Già,già l’alta Giunon con dritte luci
Qucfto non guardarci celefle Padre
Di Saturno figliuol . piu non fi troua
Nf5 n del ne’n terra una ficura fède . :
Coftui rotto dal marche fenzahdo
Accolfl, e flotta partij feco il regno,
E le perdute naui,e i fuoi compagni
Ho campati da morte, hoimè eh’ acce fx
D’mfernai fùrie trauiar mi fento .
Hora l'augur’ApollOyhora le forti
Di Licia,*? hora il mejfo degli Dei
Da Giouefieffo qui mandato à nolo
Tai cofe horrcnde,& dure gli commanda.
Veramente gli iddei celefii hanno hora
Quefl a fatica, er quefla cura afflige
L or che tranquilli uiuon fempre in gioia,
lo non ti tegnoyc’l tuo dir non riprouo.
Vaco uenti in I talia,e nauigando
V a troua i regni: io Cfei piato fi Iddi)
H an mai qualche ualor ) per certo fiero.
Che tu fentira’ ancor grauofe pene
Tra duri [cogli, c chiamerai per nome
Speffe fiate Dido : er io lontana
T ifeguirò co fiochi atri mortali :
E come prima la gelata morte
L anim haur à dal mortai uè lofi cura
Irt ogni p4rte}ombra uerrotti dubiti*
Benhaurai disleal giufto martire .. vi ■
lo rìuiirò noueUc} e queftdf ditti . 4 ■
A trouarmi uerr'a tic i bafii regni * . ; • ?,
Dette quefte parole non attende i »
etici le rifyonid3e trijia Paer fùgge»
E di fui uifia fi dilegua e toglie
Ldj]aniolui,che per gran tema molti
/ Cofe taceua>e uoleamolte dirne,
Ui riccuqn PanciUe^ in un punto
Ne la camera fua di marmo adorna i
Vortan pictofct c foura i ricchi letti
"Po fan le morte indehitite membr a .
M H piatofo Troiano,auucnga,ctiegli
lui col molto confolar defia
Di mitigar la dolorofa Dido , •>
E con lefue parole i penfiertrifii
Torlo uia della mente , affai piangendo
Con Palma per Pamor fouerebio fianca:
Pur fegue quel,che commandato gli hanno
1 fanti diui : e quindi a ueder toma
V armate nani. Allora i Troian tutti
Badano a Popra intenti , e Palle naui
Tutte tYdggon dal lido al mare ondofo 2
Nuota Punto nauile, e por tan remi
Prondofi c uerdi,e non acconce rouere
F uor delle felue per fuggir piu predi *
Veduto haurefti loriche uia feti gieno,
N E tutti a monti della terra ufeieno ,
Quali fòrmiche dUor che preda fanno
V’un gran monte di farro, che [otterrà
*C Q_ V A’R TO W 1^4
Pofano bruendo il crudo uerno a mente.
Vanno pe campi quelle negre a febiera, ,
E per fretto jentier tra Imberbe uerdi
P ortan lor predayp arte con le /palle
Gcttan per fòrza le gran biade a terra, ,
Parte accolgon le fchiere , e fan dolenti
Quelle che fon piu tardeye’l fentier tutto r
Va per la lor fatica fottofopra .
Deb che penfaaiyò Dido , aUhor che quefte
Ccfc uedcui t ò quai uerfaui pianti i
AUhor che tu uedei da l'alta rocca
T uttifozzopra i lidi innanzi agliocchi )
1/ mar turbarfl con fi alte firida.
O iniquitofo Amor' fa che ne forzi
Lt menti de mortai 1 di nuouo è /pinta
A gir piangendole ritentar di nuouo \ y
Molto pregandole la fud alma fianca > *
Humilcmente fard’ amor foggetta, f
Perche cofa nonfùffe, che prouata
'NonhaueffecUdyche morir deuea, ^
Amaytu uediy come degni intorno
Per tutto-li lido ognun prefio s’odo prò,
E fogni banda infieme fono accolti
, P U Zl A uck 1 venti chiama,
E i muiganti aUe lor nani lieti ».
Cor onato ban la poppa : bor dio potei
T emer tanto dolorypotrò bene anco
Portarlo in pace : nondimenoyò Anna
Pa per me Uffa ohimè qucft’opra fola :
Perche’ l perfido Enea te fola amaua ,
E pania teco ifuoi penficri afeofi:
X iiii '
Tu conofceui fola il tempo e’I loco > { (
Ch'ci fi potea trouar grato>c cortefe.
"Vanne forettà,& humilmente pari*
Al fuperbo nemico. Io non giurai
Co' fòrti Greci in Aulide di dare
Martiri3e morte alle Troiane genti : . i
E non mandai l'armata alTaltc torri >
E non ho tratto del fepolcrofòre
De/ padre A nchife il cencrfreddoyO rato*
Deh perche non uuole ci co duri orecchi
I&ic parole afcoltar f doue ua egli
Con tanta fùria i quefta grafia
Taccia alla trista amante : attenda [olo
Et un'deflro fuggirle i uenti mici :
Gii noi prego io,che giu/lo mi mantelli ■
Vàntiche nozze, eh' ei con frode parte,
O non uada in I talia,e lafci il regno .
Io cheggio un tempo uati,chefla ripojo
E /patio al mio fùror , fin che me uinta
A lamentare il duro fato dimezzi.
Qucjla per gratta eflrcma ti domando:
Prendi pietà della fonila affi litta :
Efetula mi fai cor tefe-, fola
Potrà far morte chegiamai l'oblij*
Coji pregaua : e la trijìa Anna quefti L-
“ pianti dice al Troiano ,e pofcia ad effa
Per lui njponde, che per pianti mai „
Non fi tmoue à pietate3e non afcolta
Per lafciar/i piegar uocefot una. • '> A
Oprano incontra ifati3e l'alto Gioue
\e piaceuoli orecchie pur gli affonda*
• t
I
«aVARTOHI
E come i venti <talpc3che tra. loro
V'ogni intorno foffiando fanno a gara
V'atterrare una quercia antica e falda
Con ogni forza : c7 gran romore frano
Per l'dcr poggiai alto fuolo in terra
fanno le fondi della feoffa pianta:
E Ha è da fcogli cinta , e quanto innalza
Sua cima fufo al ciel3cotanto e fende . ' v
hefue radici giù nel fondo abijfo.
N on altrimenti è d'ogni banda afflitto
Va faldo ragionar il Troian duce , t
E noiofi penfìer ne l'alma fente :
E pur voglia non cangiaci lamentarli
E7 piangerei pregar nulla rilcua.
"Perche Dido infi lice dal defino
fatta olirà modo pauentofa agogna
Di girne a morte fafiidita homai
Vi piu uedere il del concauo,e chiaro
Perche piu oltre ogni fua imprefa fegua
E fe medefma crudelmente ancida
AUhor che foura gli odorati altari
Poneva i doni ( ò cofa a dire horrenda )
Vide i fagri licor divenir negri,
E i uin far fi cangiar fi m brutto fangue:
Quef'afra uifon con ogrìhuom tacque *
Nc pur la diffe alla fonila fleffa.
Era oltre a queflo entro V ornato albergo
Vn bel tempio di marmo de t antico
Suo marito Sicheo,ch'cUa honoraua
A maraviglia , terna sempre adorno
Dt bianche lane,e di divine fondi:
i -
Di qui le perite udir uoci,e parole
De’/ marito chiamarlayaUhor chc'l mondo
Tene a coucrto ombro fa notte ofcurat
E ’/ gì ifò folo in lagrimofo file
fu frejfo udito foura gli alti tetti
Vele fue cafe lamentarle lunghe
Sparger uoci piangendo >tragger guai*
"Et oltre a queflo molte cofe dette
D a primi fdeerdoti un tempo adietro
Contcrribiltenorleportantema.
Coflei fùriefa mai dormir non Uffa
Il firo Enea , c pur le pare ogrìhora
E jfer fola lafciata > e pur le pare
Gir per -lungo fentierfolmga ogp'hord »
E per la terra abandonata gire ,
Cercando quei di Tiro : come afchierd
Eerfirnal fùrie uidefa fe mojlrarjì
VcntcOyt i duo foli,e le doppiate Tebe :
O’iftgliuol d’Agamcmonfùriofò \
I il tante feene O refe : che fuggendo
D’accefc facile di fer penti ofeuri
Vcdè armata la madre>énfu le porte
Vede Pultnci fùrie ftarfi affé.
Perche poi dhebbe il cor di fùror colmo
Vinta d’angofeia: e di morir difrofe.
Tra fe fleffa de fina il modo e'I tempo ;
E mojfa a ragionar con la dolente
Sorella afflitta il fuo crudo conftglìo
Col uolto cuopre : e tutta r afferenti
Tafua uifla di fòr moftrando freme*
Codi Sorella d'ogni mia uentura, . :~i
Q_ V ARTO ^ 166
Ch'io ho di rihauer trouato modo
ÌJ Amante,ò da fuoi nodi al tutto Jciormt*
bd nel fipdet Occcano,oue il Sol cade,
E' il luogo cjlrcmo (tEthiopiaJoue
Il grande A tlante con le Jpatle regge
Il polo immenfo aH'alte Stelle ardente.
Quinci m'cmoftr adonta Sacerdote
Ulata in Mafilia,chc guardaua il tempio
Df t Hc/pcridi : e daua al gran D r agone
Il cibo : c'n fulla bella arbor ferbaua
Co ricchi pomi (Coro i rami fanti . *
Cofiei (porgendo humidi meli ,er anco
Vapaucriycti altrui di forno ingombrano.
Per uirtùde fuoi incanti ne promette
Difcior qual uoglia innamorate mente
E dare ad altri penfier fòrti e duri:
fermar tacque ne fiumi, e tolte felle
Torcer dal proprio corfo,zr a fe chiama
Gp (piriti notturni, er udirai
Mugghiarla terra fiotto ìpicdi,e gli orni -
Scender da monti : io giuro per gli Dei,
E perle mia Sor ella, c per la tua
Amica tefìa, che sforzata uegno .
A d oprare arti maghe : tufegreti ' \
melpiufegreto luoco di mia cafa
Ergi feouerta al cielo un'alta pira :
E ponuifopra tarmiche quel crudo
Mi Idfciò fijfie in camera con tutte
be(poglie,c il letto maritale : ou'io
Perdei mefiejja : EHa commanda, e moflr 4
Che b fogno e, ch'ogni memoria fregi* ^
Oh
l
oìóqll
n.Vnuj-
"Ayx
j'ìV'O
WW>-.
«UBRO w
Dfl dislede amante . Qwc/?o detto
T dee, in un punto il uifo le dipinge
Nuouo co/or di morte ,ne per queflo
Crede Anni : che U fui foreUi cele
Co i figrificìj nuoui li fui morte :
E di tinto furor non è apice :
E non teme di lei cofe piu greui.
Che nel morir uedejfc di Sicheo :
; Perche tojlo ubidifce , c tutto face,
244 li Regina fatto Pitto rogo
Nel piu fegreto luogo di fui afa
Sotto P aperto Ciel fornito e pieno
Tfhimìde tede , e di fegati leccio :
E tutto il luogo di ghiriinde adorna:
E di mortai Ciprcffo li corona
Et pon foura le /foglie, c quella /fida.
Che le lafciò il Troiano, c la fui imago
Nel letto pofe con li mente certa
Di ch'cffer deggiaAtan gli altari intorno : >
E li fagra mimjìn co crin ffarfi ,
Le cento deititi id alto tuono '■ • ;
Chiami,?? YLcrèho,e Chiosata forte
Triforme tìccate,e i tre uifì diuerfl
De la afa Diana : e? acque infime ■
Del fonte Aucrnohaueapel luogo jfar[c>
E uì cercando affai gioutni herbette ,
Che piene ficn di umcnofó latte .
T
>mon
Mietute al lume della fredda luna ,
Con la falce di rame, e quella carne
il cui ualore è tal,che s'eUa è tolta
Del fronte del ornilo <dlhor3cJjei nafit
\ \t\
II
*£ Q: v a r r,o i
VrU chela madre fe tu : pafca3face
Che piu non amarmi odia il parto proprio*
E«<* confarro,e falcye con pie mani
Vrejfo a gli aitar da tun de'picdifcalza*
E con la gonna d'ogni laccio fcinta
Vurdeucndo morir chiama gli dei:
E gli pianeti al fuo defiin confimi*
E s' alcuna deità pcn mente a falli
disleali amanti, quella prega
Che dife drittamente fi rimembra
* ra nMa ftagion,chei corpi fianchi
Dolce formo prendean per tutto il mondo*
E lefeluc cran quetc3e gli alti mari.
Quando taccefefleUe ad occidente
Senuan da mezzo ilcorfo3allborchetacc
Ogni pacfcyt le fire3e gli augelli,
E quache flan pe laghi,e quei che fiatino
Nc le fpinofc uiUe3 perlaqueta
Hotte dal fonno uintificean lene
Ogm pcnficro3e pofiehauean lor menti
Le fatiche del giorno in lungo oblio.
Ma V infelice D ido3che nel core
Sente noiofe angofce3unqua non dome: ' * ’
E negliocchijò ne f alma mai non prende
Notturno forno, ogni penfier s'addoppia:
E il fero Amor3chefi rinjrefca ogn'hora*
Con maggior crudeltà l'affhge3e ella
Vdgran uampa difdegm accefa bolle.
Cofifia alquantOyC per la morte fianca
Seco medefmaquefle cofe uolue.
*C€0>CÌ* deggiofar iprou'io di turno l
« t, ’i b ow ;
Co nfcorno i primi amanti t e cheggiomitm
Rimaritarne a T artan , che tante
Volte ho fchifati già per mici conforti i •
Rcbb'io per qucjì ole T roiane naui ^
Seguendo fame a tutti i loro imperi
Sempre foglietta * Ahi fòlle 3 chi per u ero
Molto mi gioua quel che per adietro
Ho porto, loro aiuto i e ben m'hanmoftro
Ririmembrarfl del foccorfo antico f
Et auucngacFio uoglia,chifia quello
Che me lafcifar quejlo i e chi fa quello
Che me colma di porno in le fupérbe
Mauiriceuai Ahilajfa3hortunonfai,
E non conofci gliffergiurianchora
Retta gente maludgidy eh' édifccfa
Ri L aomedonte ! e pofcia : Hor deggiofoli
Co nauiganti lieti accompagnarmi t
O col mio popol tutto, e con l accolta
Mia compagnia feguirli * & hor di nuono
far color nauigar3ch'afi gran pena
X>t Sidon trafi i e commandar mai , eh ejst
Apran le uele a uenti i Ahi che non muori.
Come tu merti : e col tagliente fèrro
Scacci l'empio dolor , che'l cor t'affhge ?
Tu da'miei pianti uinta3tu fonila
A me fùriofa co fi greucfalmo, .
Di quefti mali hai po&i>Cf baimi offerti
Al mio c radei nemico : hor non potcui
Menar mia ulta uedouetta3e cafld £
Si come luce * c non cader giamai
}n cojì rei penfieri ? hor a è la fèdi
v *+ Jv
** Q_V A R T O |^8
Rotta, ch’io diedi di ctticr di Sitbeo. ; j
Edmcntauafl Dido in quefia guifa %
Entro fejlcjjd . E ned nell alta ridite
Sdldo di nauigdr dormiud : mcjje
Tutte in punto le cofe : a cui trai fonno
Si fece dudntilddiuindimdgo '
Del nipote l Atlante, che torndUd
Velfembiante medefimo , a Mercurio
Simile tuttd in uoce&tn colore ;
E nel dorato crine,e nelle membra
£>'et<i fioritd adornd : e pdrue ch'ella
E ammonijjc di nuouo in quefia guifa •
Puoi tu, nato di D ed dormir, già mai
Sotto cdfofl greue l e non difcernt ■
EoUefdqualihorpengliinpredafeii :
E l dure dolci amiche fòura Fonde
Spirar non odi ? la regina homai }
Di morir falda dentro al petto uolue ' . •
inganni, e crudeli opre, e da maligna
Vampa di uarij [degni accefa bolle 5
Tu non faggi di qui ratto, hor che puoi
R atto bor fuggirti t hor hor ucdrai tu’l mare
Tutto turbarfi per V armate naui:
Hor per f accefe fiamme ucdra'i lidi
T utti bollir, sc'n quefli luoghi attendi* 7
Ch'd perder tempo ti ritroui il giorno.
Su, su, non tardar piu -, fi mina cfemprc
C ofa uaria, e mutabil . q uè fio detto
Sparut da glioccbifuoi fatto atra notte *
Atihor paurofo per le fubit' ombre
Enea r atto fi faglia, (farge, e chiama
dUlBRO HI
I furi compagni a faticofa imprcfu
Buomini eletti fu,ucgliatc,e prejli
Sedete infìeme a remi, e f ampie uele
T ojlo fciogliete. Ecco eh' uri altra uolta
Lo Dio mandato a noi dal fommo Cielo
A /àggtV tofto,c le ritorte funi
Tagliar ne (prona . O tu,qualchetufei
De fanti iddei, noi ttfeguimo,ed anco
; lieti ubidimo il tuo diurno impero :
Siane propizio ,e pio, porgine aita ,
E portane di Ciel laure feconde .
C ofl dicendo la temprata fyada
Trajfe afe fòre , e le ritorte fimi ,
Che le naui tenien,co'l nudo fèrro
ferifce,c tutti <f un dcflre accetifl
Tolgon, r orinati , di fe uoti i lidi
Cofi lafciar . Sotto l'armate naui
i Sta il mare afeofo : er efii a remi intenti
fanno l'onda ffiumofa,e uolgon tutte
V acque di uerde e negro color mi/le,
BgiÀl'hora era , che l'aurora pria
Spargea di nuoua luce ogni contrada
bafciando l'aureo lettori T itone,
T oflo cheDido dalle cccelfe torri
Vide il giorno apparire, e gir le naui
Velo ci, e quete foura il mar tranquillo,
E fenti i lidi, e t porti uoti, e foli
Di nauiganti, tre fiate e quattro
II bel petto con man percojfo,e fuetto
Le fue chiome dorate , difie . Ahi Gioue
G trofica mai cofiri ? e peregrino
aVARTO ^
|I aura fchcrmte noi ne'ncfiri regni ?
Non mi gioueran tarmi ì él popol tutto
Non mi fcguitera fuor di mia terra i
E tona loro i legni * altri di uoi
Gite oucjìan le naui;aceefe fiamme
T ojlo portate : l' ampie uele al uento
' Date co remi in malfate gran forza.
Che parlo * ò doue fon i qual mai furore
Volue la mente mia i Mtfcra L ido
Hor tocca fei da deflin forte >er empio :
Ciò far deueui allhor , eh' alle tue fòrze
Gli hauei f oggetti . Ecco la mano e fède,
E quel che ei dicon,che gli Iddij di Troiai
Seco fen portale quel che'l padre fianco
Vinto da gli amu riceuette burnite
Sonagli homeriftefii. hornonpoteud
Prender fue dure membra , e in molte parti
Sbranate in mar gittarle ? hor non poted
I fuoi compagni tutti, e'I figlio ficjfo
^ Afcanio ancidcr col tagliente fino $
E p oi per cibo al fiero padre darlo t
V ero è, thè pien di dubbio fora il fine
Di cofi fatta guena : ei fò[fie,e poi
Di' chi tanca diffiofta d darmi morte J
Portate faci entro le naui h aurei,
E quelle tutte di gran fiamme piate :
Et h aurei {pento il padre,il figlio, c'ifeme»
Poi foura lor gittata haureime fleffa .
O fol,che i raggi tuoi per tutto J pieghi , .
E tu Gtunon,che quefti miei martiri
Xtdi,z? al mio fallir mezzana fufti,
' . Enei, di Ver »
TC
1*1 LIBRO
E tu che fci di notte iti uoci horrcndc t.
Per la Città chiamata E cate ouunque
Son tre uie accolte, E uoi fùrie affre,e crude,
E uoi di Dido Dij , ch'd morte corre.
Date udienza à quefìi mici lamenti ,
E non recate à me, qual mcrto pena,
'Et udite i miei pricgbi : s'egli è pure
Saldo deftin,che'l Troian crudo & empio •
In porto arriuc,e'n terra faluo approde,
E sc'l uoler di Gioue in ciò s'adopra,
E’n alcun modo mai non può mutarfì.
Da gente ardita trauagliato almeno,
E da armi nemiche, affai lontano
D alle fue terrc,crudelmente fuetto
Dagli abbracciar del caro figlio luta
Aiuto eh uggia-, e l’ offre morti indegne
Veggio defuai compagni -, & anco pofeia
Ch'egli haurà fatta iniquitofa pace ,
Non goda il regno, 6 la bramata uita :
Anzi muoia per tempo,e non fepolto
Ghiaccia tic'l mezzo delle negre arene .
Qucfla è la mia preghiera : e quefia eftrmi
Voce con l'alma dolorofaffandcu
E uoi popol di Tiro,haggiate a fdegno
In eterno fua (lirpe^e chi mai fio.
Ditale ftiatta,e concedete quejle
Grazie cortejì al freddo cener noflro*
Non fio fra loro, e uoi pace ne tregua .
Delle nojlre offa alcun forga,ch'un giorno
faccia di me u cndetta,e fcacci ardito
Di fuoi Udì i Troian con fioco er armi ; .
- « aV ARTO» 170
P ur'bordspo^c quando mai potrasfl
Prego eh’ à lidi aducrflfianoi lidi,
E V ondc,atC onde3e l’armt3aWarmi3e i nofiri
T egnan guerra con lor dopo mille anni*
Tai cofe dijje , e’n ogni parte giua
Con gli acce fi pcnfier,penfando pure
Di romper tofio la penofa uita :
Ut breue dice a Barce di Sicheo
V e echio. nodrice,cbe la fua [otterrai
Era già polue ne la patria antica ,
Vì conduci qui Anna miaforcUa» ,
Cara nodrice,e dille che s’affretti
Di bagnar fi le membra in acqua purè
Di chiaro fiume,e qui ne adduca fico
Le beftie, e i [agri purgamenti pij3
Ch’io l’ho mofirati3e qui cofi seti uegnd:
E tu ti ticla le canute tempie
Con una [agra benda . io fon diffofin
r i finir hoggi i fagrificij , ch’io
AU' infèrno Pluton deuota ordij
Con ogmfiudio3 ey à martir por fine »
Et accendere ilrogo,oue è l’imago
Delfir Troian. Cofi le diffijCT ella
1 fuoi pafii affrettaua con quel fiudip9
Che piu potea canuta uccchiarcUa.
Ma-Dido pauentofi, e fatta fira ;
Perl'imprefi crudci, uolgendo attorno
Lefanguinpfi luci, e le tremanti
Guance dipinta d’ affai macchie ofiurc,
E pallida di già per l’em pia morte 9
Ch’ella deuea patir, ueloce puffi
(•UIBRO I
K* pìw fcgreti luoghi di [ua ca[a,
E colmi di furor [uhito poggia
Sm l'alto ro go,e la Troiana fiada
fìon lafciatale in don per fi trifi'oprd
Della guaina tragge . Poi che quiui
Si uide auanti le Troiane uefti ,
B'iconofiiuto letto, fiata alquanto ,
! Vagrimando , e penfando,foura il letto
S'inchinò laffa,e [oprando moffe
Qttcfto dolente ragionare eftremo .
O fpoglie, mentre a'I del piacque, [oaut,
Riceuete qucjìalma^e mefiiogliete
Di quefii affiri penfier j uiuutafono ,
Et ho finito il corfo , che fortuna
Dato m'hauea : er hor gira [otterrà
Da grande I mago mia : quefta preclara
C ittade ho pofia, e le mie mura ho uifio ,
Et ho [atto patir giu(lo martire
Al nemico fratti, [atta uendetta
' DeU'occifi) marito . Oh me beata.
Oh me troppo beata [olamente,
Se le Troiane N aui i noftri lidi
Ho n hauejfer mai tocchi . Cofi detto.
Et aggraudto [oura il letto iluolto
Dij[e>Morrem noi mai finza uendetta ?
jAa pur moiam : Cosi, cosi ne gioua
Di girne homai ne'bafii ombrofiregni.
Rafia il crudo Troian gli occhi di quefte
Trift e fiamme del mare, e fico porte -
D i nofira morte i divietati fegni.
Ciò detto hauua : e'n quefto mezzo, quella
^ aVARTO 17
Veggion le fue compagne four ad nudo
Ferro caiuta,e la jfumofa ffada
Tinta di [angue, eia macchiata mano ,
Vanne À Volto palaggio il erudii grido ;
E corre, e [alta la ucloce fama
Per la Cittade fotto/òpra uolta :
Fan dogliofo romorle cafe piene
Di lamenti^ di pianto, e cValte J Irida
Difimine piangenti , e crudelmente
Rimbomba il C tei per gli alti pianti horreitdt.
Non altrimenti che fe tutta allhor 4
Rouimffe Carthago a fùria piena
Di rabbiofl nemici,ò Tiro antiqua,
E le furio fe fiamme andaffer prefle
Soura le cafe, e i bei fagrati tempif.
Vàio ciòfua Sorella afflitta e laffa,
E dal fubito corfo sbigottita
Con V unghie al uifo,e con le mani al petti»
Facendo ingiuria , tra le afflitte genti
Furio fa paffa : e lei, ch’à morte giua
Colma d’ offro dolor per nome chianuu
Qycfta era quel foreUa t ohimè con frode
JAi domandami c ciò deuea incontrarmi
R'cfio rogo,de fùochi,er degli aitarli
Di che lafciata doler pria mi deggio i
Horfchiuafiu morendo tua foreUa
Per compagna f'oh chiamata almen m'hauejsi
Alla morte medefma : oh ambe al meno
Il medefmo dolor, Vhora mede/ima
Ft il fèrro medefmo ancife haueffe.
Hor fitto' l rogo anchor con quefle mani.
(K L I B R O ^
E chiamai i patrij dei con quefla uoce.
Perche di te, che fenza uita giaci ,
Cofi crudcl giamai laffatafiffi i
Te Dido hai fl>cnta,c me col popol tutto,
E i uecchi di Sidone , e la tua terra
biffatemi lauar f afprc ferite
Con le frefeb' acque,e prender con mia bocci.
Qualunque è flirto efiremo errante ancori*
Cofl dicendo era poggiata in alto ,
E t abbracciando fofleneaco'l fino
Porte piangendo la foretti, eh' era
Tra uiua, e mortai e con la gonna fie fi
Gli fcun fangui le afeiugaua . Dido
Patta fòrza d'alzar le greui luci
Di nuouo mancai la mortai feriti
Pijfa nel petto J Iride : Tre fiate
Si leu'o fu fe flejfa alzando , e anco
Appoggiatali al gomito, tre uoltc
Cadde molta foura il letto ,e luce
Cerca nctt alto Ciel con gli occhi erranti »
E pofeia pianfe che trouatd V hebbe.
A llhora Sitino onnipotente mojja
A pietà del martir lungo,e deflagra
Diffidi morte, mandò giù dal Cielo
ìri, che talma,che nel petto guerra
Le fidifeioglieffe, e rannodate membra ,
Perche non morcnd'etta per natura 9
0 meritata morte , ma infelice
Anzi tempo, e da fubito furore ^
Accefa,notrhduca P roCerpina anco
1 dorati capei, dal capo tolti: , *
I
)*C Q_ V A R T 0 & %1%
y ÌXtfua ttfla damata attorco fligik
Si che la rugiadofa Iridatola <
Ver V alto Qiel,coUe dorate piume
Mille uari color trabendo (eco
Caggion del sole auuerfo : foura il capo ,
Vermatadijjeyccmmanddta, queflo **.. '
Vort'io fdgrato al gran Plutone infèrno
E te di quefle membra fciolta rendo ,
M i dorati capei}coHa man dcjlrd ,
Rectde,cr in un punto ogni calore
Inficine mancale feltrando Palma . -
. Lafctò Ubero. cfciolto il mortai uclo.
IL CLVINTO
DELL’ ENEIDE D.
VERGILIO,
Tradotto per M. Thomafo Pòrcacchl
da Caftig’ione Aretino,
%^4l 5, Sigijmondo da Eftc+
*
argomento,
NE A lafctitd Cdrthdgineni
uicado in Uditi, dalla fùria del*
la tempefta è {finto in Sicilia i
doue ejjendo amoreuolmeterac
colto da Acefte,fèce un facrifì *
ciò annouale aÌT anima di fuo pi
drc Anchife , ilquale tannò in*
nanzii in quel mcdejlmo giórno
banca fèpelito a Trapani} erfce giuochi alla fuafepoltit
Yd , c ordinò i lor premi a uincitori. Nel ctrtaitie delle no*
uiuinfe Cloantho, & furialo per inganno di N ifofù uin*
citore nel corfo . Entello uecchio uinfe Darete a Cefli, il*
quale gioucmlmcnte (i uantaua. Euritone rimale trinato*
re nella pruoua del [dettare-, ina però hauuto rifatto alla
tta, e alla dignità, i primi premi furono dati ad Accftc, li
cui faetta ejfeniò tirata in aria [abito s'era arfa ♦ Afe mio
KQ.TIHTO)H
in nonorei Anchifefuo tutolo co altri nobilifiimi fanciulli
fict un giuoco c una rapprefcntatione ix battaglila cauti
lo. In que/lo mz^o le donne Troiane, a perfuafione diri
dt, cr per ejfcr boggimai uenuto loro aL,akìZal2 •
t altre effendo mandata uhàfubita pioggia daGioue flrÀ
uarono. La notte fegueme Anclnfi afparenZnfaZ
Enea fuo figliolo,! auisò da parte di GioUc che lalfiafe
l'donneeiueccbiinSicilta, hreffo colfitZLtf*
eMoffo ; Enea dunque ubidito al configgo ddpZZéfit
corna atta m Sicilia chiamata AcejlaiCr quiuilafciò ima
l'efmito /è t imili “U1 guerra : ejfo con
pTT/ZT f ^ lnt^ettunnouLia
UJZT+* dmdreaZnta . Perche addor*
mentandojl Palinuro in tanta ficurezzau fu tratto in mar, '
“I *mone-> cr. Enea entrò p/r abborZ luogo
GIÀ- ilfiMecito Enea, eVamezoilcor/b
Solcaua con le naui il mar ofiuro
D'Aqidlon moffo inéttro,uide il fioca
Peroni nfilatdc la Città di Elifa
Mifera : & onde tale incendio forra
Pcnfarnonpuote : zrpur l'acerba doglia „
Lrnor perdutoci gran furor di Opima,
Dww”o'r/'tfr>“/prtw<iT^
Wlic cfuccejjò arreca inditìo. }
Zm fammi mirlc nmSlhto > .
« L I B R O
piu non appar, ma dogn' intorno è il ciclo, ■
Ef i’ ognintorno è l'acqua,ecco di pioggii
Ofcura unncmbo , che la notte , c'I uerno
Rapporti mfìcme,& fopn'l capo è poftd
Di qnefii, e r gonfii il tcmpeflofo mire .
Valinuro ilnocchicr di poppi gridi .
Afa pcrcfce pioggia tal n'ingombra il cielo* -
Che fai, N ettunno padre i Et cojì detto,
fale uclc r accorre, cr uolta il feno
Incontro al uento,er con gran fòrza i remi
Oprar fa toflo -, er cofi poi ragiona ;
Anchor che Gioite, o ualorofo Enea,
ho mi promettalo pur' entrar non credo
M di nel 1 taliafi tal uento dura .
Mutato è quefio, er contro al corfo noflro
freme turbato, a1 nubilofa è l'aria .
Eie gioita contraflar,ne pofsiam tanto
farforza,pur poiché ne /pigne il uento,
$cguiamo,ouei ne guidaci noflro corfoi
Quinci pormi che pi non lungi il fido
lUo fraterno <f E rice,CT il porto
Siciliani io ben mifuro il ciclo, ,
Memore anchor de lofferuate flette
Ondc'lpictofoEnea. Conofco aperto.
Che cosi'l uento uuol che indarno tenti
Contrafto farli, hor piega il corfo ch'io
le franche naui homai non poffo altrouc
Meglio fermar, che dotte regna il nofiro
Troiano A cefie,<& doue in grembo frigni
la terra l'offa di mio padre Anchifè.
Ciò detto , al porto Hanno, er drizza il buono
f*l dVINTO ^ 174
%*fir le udcjZr la ueloce Armati
Sembra uo lare, ex lieti homai nel lito
Difcendon tutti,cti altre uolte han uifto* .
I $Aa quel, che lungi d'alto monte hauea
, Quejlo ueduto, uicne incontro Acefle
A fuoicompagni,hvrrendo in uifla,amatO
D'un tergo d'Orfa Libica,^ di dardi.
Nàcque ei del fiume già Crinifo , cr era
Troian per madre 5 ond'anchor gli dui ha in menti,
S5 àUegra,ch' efsi a lui tornino , e T lieto
Conle ricchezze fue roze gli accetta ,
"Et efiorta a [offrir gli fianchi amici.
Voi che' Ifeguente chiaro giornohouea
Difcacciato le ficUe-, adito tutti
Chiama i compagni Enea : coji gli aduna.
Et da l'alto fepolcro a tutti parla.
0 JSI agnanimi Troian uoi che dal fanguc i '
Siete de glialti Dei,finifce hor Unno >
Che le ceneri noi [aerate, et fante ' j
Dcldiuin padre, eX l'offa in terra afeofh
Voncmmoyd, cui f aerammo altari in piantoi
H oggi è l'acerbo, ex l'honorato giorno > ■>
S'io pur non fallo, che gli Dei n'han dato „
A quefio , anchor ch'io ne le Sirti errafii
De la Getulia , 0 nel mar greco, 0 dentro
Da città di M icene -, h aurei tutte h ore
Diflo di ritmar pompa folenne.
Et k annuali effequie^ de fuoi doni ; i-
Con ogni affetto adornarci gli altari
Hor dunque fìamQ,cue è fepolto il padri,
Ouefon Ì offa fue inecrcd'iQfenz* .
■K i I B R O W
Degli Dei tutti, er tt olontade & grati*,
Siamo de noflri amici entrati al porto .
facciamgh hor dunque tutti lieti honore -
Chiamando i ucnti i CT quejliuoti ogniannoi
Quando le nuoue mura alzato hauremo ;
pjnuouaranfì a lui ne [acri tempi/.
jicefte a uoi,cui generato ha Troia,
Porge due buoi per ogni nane : hor uoi
TXcuoftri cibi con gli Dei paterni ,
Inuocate gli Dei,cb'Accfle honora.
Se poi la nona Aurora il chiaro giorno
fje porgerà nel mondo, e l solfie bello •
Correr farò le piu uclocinaui
Jl Teucri,?? quegli che nel corfo il primo
Pofcia è de piedi, o di gagliarde forze,
O meglio lancia il dardo, o lefactte
'Leggieri, o cuore ha di far guerra acerba
Con l' offro Ccflo a me toflo preferite •
Venga, che a tutti il meritcuol premio
Laro d’honorc-, hor fate fcfta adunque,
Et di fondi cingete i uojlri capi .
Co/i ditegli, & di materna mirto
Le tempie ucla,ilf\milface H elimo, .
I luecchio Acejle,& il fanciullo A fcanioi
Ch'imitar gli altri giouani poi tutti
Quegli con molti faui andaua,inmezo
LimoltagentCyla’ue ilfepolcr’era
qui il facrificio face, er# orge in terrà
. Di pur oBacco due tazzom,?? ferua
lS ordine antico,?? due di latte nuouo .
Lue di facrato [angue,?? getta inflemt
0Z a v I » T O t7$
Purpurei fiori, e in quefia gufi parli,
lieto fia padre fdnto, or uoi di nuouo
Ceneri indarno riceuute fiate
liete, alme *? uoi,e? uoi ombre paterne :
JSIoh piacque al del, eh e' l mio fatai terreno ,
Del Italia i confinici Tebro Aufonio,
Quale et fi fia,meco cercafii in ititi,
fiaueua detto atlhor, che dagli afeofi
V Itimi luoghifdrucciolando uenne
Vtt ferpe,*? fette uolte,m fette giri * »
Diede quieto a quel fepolcro intorno
E t intorno aglialtari,haueua il tergo
Di ceruleo color macchiato, *? d’oro /
Onde la fagliar ifi>lendeua,uguale
tdcelefie arco di color diuerfo ,
Ch'incontro al fol fiotto le nubi è pofio.
E ne a lo uidc,*? ne fiupì ; ma quello
Con lungo tratto infra le tazze al fine ,
Cufiome t cibi,*? poi fenz' altra ingiuria.
Del fepolcro tomofii al luogo interno ,
bafciando iui glialtar'pafciuti,e i uafi.
Per quefio aUhor gl' incominciati honori
Maggiormente rinuoua,ei dubbio , s'egti
Del luogo il gemo fuffe,o f ombralo mejfo
Del padre,*? come è lor cofiume,amazz4
Cinque pecore,*? cinque porci,*? cinque
/ Neri gioucnchi ,*? dalle tazze il uino
Xerfaua,*? l'alma chiama al grande Anchife,
Che dì Acheronte a facrifitij uenga .
Cofi i compagni fanno,*? ciafcuno offra.
Secondo il poter fuojùoi doni allegro.
Vs <K* L IBRO^ \
E mpion glialtari, mazzano i giouenchi ,
Ordinati glialtri i uafì3e’n tcrraficfl
Cacciati le brage fitto , cr fanno arrofiu
Era/ bramato giorno homai uenuto ,
Enarro haucuadi fetonte il lume
Arrecato alla nona Aurorali grido
Del chiaro A cejle hauea già pieno intorno
D’allegra gente il lito3cb’erd accolta
Altri a uedcrc i Teucri,altri era pronto
A far contrafto 3& fin propojli i premi
Hel lor cqjfcttOyin mezo un cerchio appofli
Tripodi [acri, cr fon corone uerdi ,
E t palnfc3prcgi a uincitori,cr armi,
Purpuree ucjti, argento, cr oro imprecò * .
Quiui è la tromba , che da il fegno d’alto
A già commcfsi giuocbi3a tutti in mezo .
Quattro da tutte. fiche nani uguali^
Co’ grani remici primo giuoco fanno.
Guida Mnefleo con piu gagliardi remi,
\na Priftiuelpce3m Italia bora
Da Mncfieo i Memmi han deriuato il nome*
D’una gran Mafia una Chimera immenfa *
Opra d’una Citta , conduce Già,
Ch’ordine ha di tre remi , a cui g liaudaci
Giouan Troiani han tripartito ojptio
Indi è Sergcjcoycbe de Sergi arreca ,
il nome a la [miglia Sergia, cr regge
Vngran Centauro, ha Cloanto Scilla ,
Onde bai Clucntio tu R emano il Capo
Dungi c nel mare un [affi, al lito incontro,
tymofo pojlo,cbe dal mar gonfiato
IH EVINTO » 17 6
Sempre c coperto : oue Pipuemo i Cori
Le /ielle ritener fogliono afcofe :
QuancPè tranquillo il mare altoflfcorgt
Ampio -,doue fiantiar fogliono i mergL
Qui pofe Enea il terziglio di frondofo
Lice per li nocchieri-,onde finire
ìmpar afferò il cor fo,e tornar dietro ♦
Vigliati per forte i luoghi, ??nelc poppe
Stanno i nocchieri,?? d'oro ornati , er cPoftro^
Che fplendon lungi,?? de giottani Ureflo
Coperto è et oppio, ?? le nudate braccia
Afiì'crfo d'olio , ?? rilucenti mofira,
fermatili a' banchi, ?? con le braccia (Premi
Vronte,jjpcttano attenti U fegno,e'l cuore
Batte nel petto di allegrezza à tutti ,
C h'han di gloria defir, di lode immenfo*
Poi che la chiara tromba ilfuonoal cielo
fece falir,fenz' altro indugio,ogniuno
Salta del termin fuo : Paria percuote
De'marinar il grido, er P acqua è tutta
Spumofa, ch'cfii riuoìtar fan fòrza .
» fanno ugual folco al mare,?? ei percoffù
Da' remi s'apre,?? da ) bidenti punte . -t
No» cofi to fio, per lo campo a gara.
Corrono i carri di due gioghi, allbora
Che con impeto fiero hauuto han moffiu
No» cofi,poi c'hanno allentato il corfo%
Scuoton k briglie i carattieri arditi ,
E fian chinati a le sferzateci corfo.
Mh ora il grido,? allegrezza, il befeo ,
imm tutto,?? di chi ftigne hor quefiax
4 *
; : : mi L X B R o W
Hor quella lieto con le uoci, e i colli
lieti dal grido fuor mandano ilfuono*
"Piu di tutti altri per lo mare impinzi»
Tra il grido, & fra la turba GÌatrafeorfi ,
Siegue dopo Cloanfo, che di remi
E * miglior molto, ma di pefo è pigro »
A paro apar ne uien la Pnfli,zr tenta
il Centauro auanzar,V torgli il luogo .
Et èia Prifh hor prima , horpaffa innanzi
A qucjla uincitnce,il gran Centauro}
Hor fono uguali, er fi per cuotorì ambe,
$ urtano, efjalfo mar fole andò uanno .
Già uicino è lo fcoglio,ey già fon prejfo
A l bersaglio, opde il uincitore, il primo
Vi tutti GÌa,nel mar parla a Mencte ,
Ch'era il rettor de la fua naue,cr guida*
Gue tcn'uai cosi da dejlra ì hor drizza
Qua toflo il corfo,CT ama il lito,er lafcia »
Rader gli /cogli da fini/lra il remo :
Tenghìno ghaltri il mezo. T)iffe,Cpurt
Teme Mettete ilfaffo afeofto, er uolta
La preda itiuerfo tonda , qr sfugge il lito,
Mettete (dico ) u'uai ? ua uerfo il fajjò ,
Gridatici fòrte Già : quancCecco uede
Pietro Cloanto a fc,ch'ogrìhor lo preme
Quegli la terra da fìni/ìra rade.
Tra la ttaue di Già, er fra gli fcogli ,
Quanto piu dcflro puote,CT toflo auanza
V i corfo il primo, er tiene il mar ficuro *
' T utto nel petto di furor s'accefe
Il giouatic , inedie col pianger fegno:
0Z Q.VINTO 177
Onde [cordato di Mettete il pigro.
De Vbonor fuo^h'è fuo compagno 5 toflo
Da Folta poppa in mar lo caccia al baffo.
Eicon furiai timon prende, e r gouernd*
Et conforta 1 compagni ,er uolta ed lito.
Ma poi che al fin dal fondo a fommo Henne *
Grauc d'anni, di ucfli,vr d'acqua carco *
Mettete apena l'alto fcoglio offende *
Et toflo ftede ne la rupe affeiutta .
Eiffr del fuo cader, del fuo nuotare,
I T roian tutti,?? ridon,che dal petto
Donde falate uomitar fi uede .
Quindi gli ultimi due Mncfleo, e Sergeflo
Eraman lieti auanzarc il pigro Già.
Sergeflo paffa alianti,?? s'auuicina
Al fegno : pur non bene anchora è il primo*
Da preda auanza ffol l'emula PiftrL
Ma fuoi compagni allhor Mncfleo conforta*
Mei mezzo de la naue . H or bora i remi
Brani compagni, fu prendete, cui
Ne l'ultima di Troia offra ruina.
Compagni clefsij bor hor moflrate il uofiro
Animo inuitto, c'I poter uoftro 3 come
Moflraflc, arditi a le Gctulie Sirti
Mei mare Ionio, e? ne Ufeguaci onde
Di Male a-, io già non tento e fiere il primo*
Mepcnfoio Mncfleo baucr uittoria er palmo:
< Pur Dio'l uolcffe ) ma fìen quegli i primi ’
Cui N cttunno hai concefio3babbia uergogna
D'ultimo arttornar: ma uoi uincete
Dunque miei Cittadim,borfu fuggite
Enei, di Ver*
Z
IH LIBRO
Vergogna tal . Con grande sfòrzo quefH
S'aiutan tutti ,?? da poffcnti colpi
Trema la poppaci mar fifa azza fitto.
E fce da membri lor fudore,??ficffo
'Siato dal anfìo petto, c? da la bocca»
X. a forte arreco lor bramato honore *
Perche Scrgcjlo infuriato, mentre
Spigne la proda inuerfi i fafii adentro,
Et fa proua folcar lo /patio affretto,
JAifer per coffe nc'uicitii fogli
Fece flrtpito il faffo acuto , in cui
Batterò i remi ,?? reflò parte infranti ,
Qvfui attaccata la pcrcoffa proda.
Sorgono i marinari,?? con gran grido
Tardano,?? prenion pertiche ferrate.
Et pali acuti,?? gli ficzzatir enti,
H or Quinci fparjl,bor quindi accolgon toflo.
j mheto Mncfieo,?? dal fucceffi ardito ,
Co' remi impetuofi, ?? col buon uento.
Correr s'affretta per V aperto mare .
Come tallhor di ficco ufeir colombi
Preci pitofa fuolc,ou'eìla il nido,
E 'l grato albergo tenga dentro afeofo
Al cauernofo pumice,?? ne campi
' v ola uicini,??fiaucntata batte
Con rumor grande Vali : ?? poi quieti
• per Varia cali liquida, ne muoua
Con firor piu le già ueloci penne .
M nefleo coficofi V acque diuide
V ultima Piflri,cofl uola-,?? tale
ha porta per lo mar V impeto ardente.
K Q.VI *T T O <73
Vaffa Ser getto pria, che faccia pruoua
Da Paltò fcoglio ufcir,del breue gorgo
' E’n uan domanda aiuto,e impara aUJjord
Correr co’remijracaffati il mare.
Voi Già , poi la gran macchina raggiugne
De la Chimera , cede efla,ch'è priua
Del fuo go ucrno : er rcjia folo in fine
Cloanto anchor,che’l fuo uantaggio ferba:
A lui s’apprcffa , er con gran fòrza il preme.
Raddoppia il grido, erfauorifeon tutti
Quel che g Uè dopo, e’ l del da’ gridi fuona.
Quejli dal proprio honor, eh’ acquietato hanno $
Si sdegnan tutti,s’hor lo per don, cui
Da ulta per l’honor non graua efferre.
Quejli il fuccejfo rende arditile? hanno
Vorza,che fòrza fi prefumon tutti :
E t gli haurian forfè al corjo il premio tolto:
Se non ftendeua ambe le palme al mare ,
Non face a preghi,^ non chamaua a’fuoi
Voti Cloanto i piu pojfenti Dei.
Dei, che nel mar, ch’io corro,hauete impero t
Candido toro in quefto lito a uoi
Off 'cro lieto debitore a’uoti -,
Nel mar falato, linteriora loro
'Etuinojfiargcrò liquido & chiaro.
Dij[e,cr nel fondo fu da tutti udito *
Del mar, da cori de le Ninfe, udiUo
V orco, con le Nereide,cr Panopea v r 1
Vergine iCT mentre egli corrcua, il padre
Por tanno con le man la naueffinfe.
Via del acuto veloce ,o difactta
Z ii
<•£ L I B R O
Quelli correua di litoiin cui firmofii:
D'Anchife il figlio atlhor,come erd ufanzd.
Gli chiama tutti & il trombettd di alta
Voce,Cloanto uincitor iichidrd :
Di uerde dtlor le tempie gli coroni ,
Et d le nauifa prcfcnti 5 CT doni
Tre gioucnchi, con uino, CT molto drgcnto
fa,piu che d tutti, a conduttori honore.
Al uincitor und indoratd uefte ,
Di M clibcd porpora,*? di doppie
Pieghe dmpia molto : ou’intcjfuto è il hello
piegai fanciullo, che nel bofeo ideo
Corre ueloce a piu ueloci cerui
Dietro codardi,*? era dnjio limile
Ad un chejfeffo il fiato accolga &ft>ìri:
" Quefto taugelychc tarme porta a Gioiti,
Veloce in alto carapaci artigli
D a lafelud rapì d’ I da : cui dietro
Stendon le palme itiuano i guardian uecchi
Et i feroci con latrano al Ciclo*
IA4 quclchc fu per fua uirtu fecondo»
H ebbe un fiacco finifiimo,a tre doppi
fatto di maglie ìoro : haueua e i quefto
Tratto a D emoleo, eh' ti gii uinfe fotto
Volto llio,dl fiume Simocnta appreffoi
Ter honor gliene da,perch'ei fi guardi
Con ejfo in guerra, cr fi difènda armato •
Due ferui quefto Sigari, CT F egeo
Graue molto, portar poffono a pena
Soura le ffalle, cr pur dì quefto amato,
Corfe Dcmoleo a Teucri jfarfi dietro .
• •
+1 Q_v I N T o i79
T>a i terzi doni ,er fon due uafi eguali
Dirame,ej tazze da di argento, er belle
Difegni,rjpinte imagini [colpite .
Voi chan tutti i lor doni,alteri er granii
Seriuan,lc tempie di purpuree bende
Cinti: dal fiero fcoglio apena quando.
Con molta induftria,zr co' perduti remi ,
DcbiM un or din folo,apparue in naue
Sbeffato,zrrifòfcnza honor Sergeflo .
Comeferpe al pajfar de la ferrata
Ruotai calcato de la firada inmezo,
O che, con graue colpo, habbial d'un (affi)
Vercojfo il uiandante,e'n terra il lafci
"Lacero ,er morto mezofin giri accolto *
C amina in torto , mentre figge in uano,
J D'ardenti occhi feroce inalza il collo
Vifchiando,zr dietro apena il refio trahe
Vento fin uari gruppi er nodi auuolto .
C ofi,priua di remi, è pigra al corfo
La naue ,er pur fa ucla,zr feende al porto
Dona a Sergeflo Enea promefii doni
C k'è lieto anchor,che conferuò la naue^
Et ha ridotto ifuoi compagni al lito ♦
Vna ferua gli dona, eh' è di lana *
Venta, er d'arti di Minerud ,er detta <
Voice Crctefe,zrducda latte figli „
Ciò fatto Enea pietofo un campo elegge
Derbo fo, oue d'intorno er colli er felue
VaceantheatroyZX dcUauaUe inmezo
Era un cer chioda doue il baron pofa
Conmolta gente in un paratofeggio.
Z» « «
ni
«•
Qui fefia alcunché col udoce corpo
Contender uoglia,Enea ghanimi inuitd
Col prezzo, cr pone i premi, & d'ogn'mtom»
Sono i Siciliani accolti, e i T eucri,
lnfieme mijli Eurialo il primo, cf Nife* v
furialo c bello, er g iouanetto, et Nife
Ama pietofo ilfanciuUetto : cui
Segue dclfangue del Re Priamo altera
Viore,cr Salto inficme er Patron : l'uno
V'Acarnia, er l’altro era <f Arcadia nato
"De la gente T egea, poi di Sicilia
"Due giouanetti, P anope, er Helimo,
Compagni al ueccbio Accjle,al bofeo auuezZl*
Molti da poi di nome ofeuro, a cui
Nel mezzo E nea cotal parole dijfe .
\dite,o uoi>& auucrtite allegri :
Vi uoi ncjfunfarà da me partenza
Senza alcun dono : duefaette c'hanno
lucente il faro, er fon Cretefi,io u' offro :
Et una accetta di fcolpito argento.
A tutti queflo honorfarò : ma i primi
Tre premi haurarmo, et s'ornar anno il capo
Vi uerde oliua : er quel che uince in prima
Vn bclcauallo haurà bardato : er l'altro .
Va Amazone un turcaffo,ct pien di dardi
Vi Tracia , cui d'intorno un cintol largo
V'oro s' aggirai ha gemmata fibbia.
Varò queflo elmo greco al terzo in dono.
Ciò detto, il luogo prendono,etfentito
Il fegno,corron toflo,z? fearfi adietro ,
lafctan le rhoffe,el fegno guardan tutti, ,
*< Q_ V I N T O HI *8o
Simili al ucnto, a tutti glialtri innanzi
lungi rijplcnde Nifi, a cui non c fi
Vènto agguagliarle meti faetta alato.
Cui dopo3ma di lungo ffatio,è Salio.
Do lungi atichora Eurialo il terzo fegue*
aduno c dopo Eurialo 3er dopo a qucfio
Volger gli calca il piè,col pic3Diorc,
Che ne le /palle fi ripiega : er s'era j
Viu lungo il cor fi, hauria paffuto innanzi
Et correndo Ihaurcbbc in dubbio pojìo.
Eran già quaji al fin del cor fi fianchi:
Quando ne l'hcrbc ucrdifinnanzi afperfi
Del [angue forfè de giouenchi uccifi.
Sdrucciolò il piede a rinfilice Nifi .
Qui uincitorc il giouanc non puote ,
Allegro h ornai firmare in terra il piede :
JM a quiui cadde ftefi, er di [aerato
Sangtic imbrattof$i3er di quel fango immondo*
Nc fi [corda però d'Eunalo amato .
Sorge per Vhcrba fdrucciolando $ er tofio
S'oppone à Saho.& fa cadérlo interra
Eurialo innanzi pa/Ja,e i primi doni
H a de l'amico uincitorc, er gode
Di gioia che con lui s'aUegran tutti
Vicn dopo tìclimo3e'l terzo è poi Diore ;
Ma Salto di romore empie , er di grida
Tutto' l thcatro,erfa[entirfi a' padri:
Vhonor3che gli hanno con inganni tolto p
Che gli fia refi chiede ima il fauore
Difende Eurialo, e il fuo pictofo pianto :
Viu grata è la uirtù eh' è in un bclcorpo.
Vaiata,?? fòrte grida anchor Diore :
Chebbe il fecondo honor, eh' indarno ei uicttC
ha per gli ultimi don,fe Salto ha i primi.
Albora il padre Enea.Fanciulli ( diffe)
V offri fon qucfli premi , er quefla palma
jXcffun da l’ordin fuo rimuouer debbe .
A me prender pietà del cafo tocca
Ve l'innocente amico : Et cofi detto
Vna gran pelle d'unleon Gctulio
Pclofa,?? d'unghie d'oro a Salio dona .
Viffc alhor Nifi . Se tal premio han quegli
C'hanno perduto,?? fi pietà ui prende
Vi chi cadeo,quai doni hauer debb'io
Vegni,che'l primo honor con laude merto
Et uinto haurei, fe quello. ifleffo cafo.
Che Salio anchor me non haueffe oppreffii -
Con tai parole il uolto mojfra, e il molle
tango c'hauea per l'imbrattate membra ,
Ri/è il buon padre, e rfe portargli un bello
Scudo,lauor di Didimaone,tolto,
Val facro tempio di Nettunno a' Greci
Quello bel dono al giouin dona egregio .
Poi che finito il cor fi,?? dati i premi : :
H or $' alcuno ha uirtu,fe ha cuore in petto ,
tacciafl auanti,e il braccio mojfri armato.
Cofi diffe, er d'honor doppio propone ,
"Premio a la pugna-, al uincitoreuntoro
"Velato d’oro ?? bende -, un bello elmetto }
Vna fiada chi perde ha per conforto.
Ne piu tarda al moffrar le forze effreme
Darete in mezzo,?? di lui parla ogn'moi
4- «EVINTO» l8f
Q uefli a Paride fols'oppofe incontro:
Quefii al fcpolcro,oue il grand'tìettor giace,
JPcrcojJc Bitte il uincitorpoffcntc ,
Che de la gente R Amico uenuto
E ra de la Bitinta ,er di gran corpo ,
E i come morto lo difiefe in terra .
H ora inalza Darete a quefla pugna
ha tefia,e? mojlra V ampie fratte,!? hord
Vun braccio fiende altero,hor V altro-, e in Udno
Fa molti colpi al uento,t? Varia fiere .
Cercaft un'altro pari a lui, ne alcuno
■ Fra tanta gente Raffrontarlo ardifee:
E t prender ne le mani amato i cefti
H or dunque altero,!? come quei che fiimi
Ch'altri di pojfa contraffar non gliofi
Al co fretto d’Enea,fenz’ altro indugio
Con la finifira ne Vun corno il toro
Prende , e? audace in coiai guifa parla*
Figlio di Dea , $' aleuti non ofa incontro
Stami, quanto frettar dcbb’iofrer quanto j
Tardar mi lice { H or fate homai, ch'io pojfi
Condurre il premio . D 'un uolcr infieme
Sono i Troian, ch'À lui la palma dia.
Riprende dtthora il uecchio Aceflc Entello,
Ch' a lui fede a uicin ne l'hcrba uerde.
Entello già piu deghheroi poffente
Soffrir dunque potrai, che di man tolti
Ti fia la palma,ne contefa ei faccia ? r
D ou'c quel nofiro Dio, quel mafiro nofira
Erice indarno ricordato ? e? doue
E'I nome, c’hai per la Sicilia tutta !
K L I B R O W
Ouc le {foglie a le tue Cafi appefet
3? Et dopo. Non defio di gloria,et mena
Temenza miritrahc,mal freddo [angue
j^ha tolto al corpo il mio ualoraonttio
Son pigro, cr ucccbio,c?fe qual fui, fentifii
1 1 oiouenil calore , in cui fi fida
C ofi quello arrogante, ,10 farei tofio
Comparfo,non per premio indotto, o per la
E cl toro9pur non tardo . Et tofio in mezo
; banda due grani, cr ponderoji cefii.
Con quefiiEricc il fiero ufanzahaucd t ,
E or guerra ,cr porre il duro tergo al braccio »
Stupiron tutti di tal fòrza, & tanta .
Sette gran dorfi di buoi fo no, acconci
Con fèrro, cr piombo rigido, cr pojfetitc .
Quefti teme Darete, cr gli ricufa,
t . Il magnammo Enea gli prende, cr uede
Quanto fiati graui,cr quefio,cr quel mifur<U
Atthora il uecchio in coiai guifa porla»
Che f fe di quello i cefii uifto, cr lami
D’H ercole haucfie,e in quefio lito quella
Guerra infelice molto ? il tuo germano
Enee haueua già quefi’ami : hor uedi
Quìi f angue anchora, cr le ceruclla /forfè.
Venni con quefie al grand' Alcide incontro :
lo mentre il [angue riboUiua,CT mentre
D’ambe le tempie timida uecchiezzd
B ianca non hebbe il uanto, ufai queft'anttL
JVS afe Darete pure,il Troian uofiro
Qwjtarmi biafma,cr sc’l pietofo Enea >
S'Acefic autor le danna,andtam del pari S
* %
*1 Q. v I N T O lE
A (fieftd imprcfdych'io ti laficto il tergo
TfEriccfcaccia la paura,e i tuoi
Ccjìi T roian da parte poni uguale*
Tkffe,zr la doppia uejìe da le fratte
T ofiofifroghd,® le gran membra moltra^
Le grand? offa, le braccia ignude,et grande
Si ferma in fu due piedi al hto in mezo.
TfAnclnfe il figlio atthor pari arme truoua.
Ut ri arma ad ambo mbc le mani , et tofio
Ciafcun fi drizza in fu duo piedi, cr alza
Le braccia al cielo ariito,e indietro tira
L 'alto capo ciafcun per gliafrri colpi z
Mani mefehian con mani, et guerra fanno »
Qucgliè dipiepiufiabile,etfifida
Ne lafua giouentù,quefii è di membra
Voffente cr di grandezza : ma tremanti
Ha le ginocchia fiotto, el poco fiato "
fa le membra tremare,anchor che grandi*
Hannoft inuano molti colpi , er molti
Speffio raddoppiati con le braccia,et fanno
V far dal petto lorftrepito immenfio * /
La man che frejfo al capo intorno mena
Erra,ct rifiuona fiottol colpo il uifio.
Sta il graue Entctto,co'l medefimo ardire
Immobile, et con gliocchi hora,et col corpo
Schiua bora i colpi ,er quanto può gli sfugge*
Qucgliycom'un eh' una alta terra affalta
Conmacchine,o con Varmi afjedia intorno
Vncafiel pofio in alto monte,®1 tenta
Hor quefla,hor quella uia rientrarci luogo
Ricerca tutto ,et con grand’ira il preme •
«LlBRO^
« AlzMi'fbd m*ltoMdlo,&Ju'gU
treuidc il colpo, che fcenicM tofto.
Et lofchiuò da parte con un fatto.
Gettò fu c fòrze cd ucnto Entello, e interri
E i graue,grauemente & di gran pefo
Cadco : come canato pitto, CT f otto
Valcradicifucltoaterracade, ,
ta inErmanto,o in ìdaiaUhora iTeucrt
Sorgon gridando , c'I grido afccnde al cielo.
De Siciliani giouani, e? il primo
• Ea corre Acefie,*? da la terra rizzi
V amico fuo di tempo cgual ptetofo.
Ma non per quefio è sbigottito il brano :
T orna atimprefapiufiroce,*? bagli
Eo [degno aggiunto forza,*? la uergogni
Gli accende il cuore, c'I notofuo ualore ;
Onde fdegnofo, per lo lito tutto ,
S caccia Darete il defiro ,er bora addoppia
Con lafinifirajwr con la dcflra i colpi :
Me lafciaritardar, ne prender poja .
Come la fpeffa grandine percuote
Su' tetti, cofl ffefii colpi il fiero .
Mere,*? ad ambe man Darete aggira»
Mal padre Enea piu non lafciò , che (Ciri
Et di [degno infiammar potcjfe Entello .
•AMa diè fine a t affatto -,*? tolfe quindi
Darete fianco, a cui benigno parla .
Mifcr, che gran pazzia t'ingombra il petto !
Altre fòrze non [enti, e? altro numef
ÉafciaaDio far .Difje,*? partì la zuff<L
Ma i compagni fedeli ale lor naui,
;
♦ avilfto kl „
QJltfo.ch'tua iogliofoatefli $alfa,
ÌST‘% qUmÌlU
C oniucn^0’ T c0^‘mtw fa’ti immifli
S ;
r uZlq faH'rto.qtmto
fm gioudnc, duciti Darete i tuta,
Biffi MCit° d‘‘morte’!)‘“«tc tolto. '
T&^P°^ * $ul&»*i*Oi incontro,
b2“; U ie/lr* ‘"fa >t corna, ' :
flf*&liJÌ’czzò calcami tutto. f ,
Cude morto tremando in torà il bue
Q~eft ‘fuma miglior Ericcipavo
A te, per l'alma di Darete, &Ufd0
To^mt0reÌCefii’&earte"fa-
lofio *tirarconC„comuitaUnca,
E^ZPCrfTU0g!‘‘‘‘e'lPrem‘0 pone:
fa fa fame éscrgcfto milza P ‘
mo tu gente l'albero : ouc appende
Infine, meohmiauii!;
£ culli tiri, qt s 'indirizzi il fèrro.
Ur^UJ°n&ll,hUOmim’ & fi tratta
vZtlT Cmt° ‘ ^ “fa Pr™
Cut
VintoTMmJÌe° u‘en’c'hMt“ pur’hora
Vmu^onmitia.hm/u
•>
A
U Vt*h ' <i
i.
(K L I B R O
jAnefteo di uerde oliua cinto : e'I terzo
Euritione : o Pandarofantofo
fratello a, te, che già rompefii il patto,
forzato anchor,quando Unciali il dardo ,
Primo nelmezo a Greci : ufci de l'elmo
Xltimo al fine A ccfie,ch'egli anch'ofa
Con man tentar le gioucmli imprefe.
Ciafcuno aìlhor per fe con forza piega
D'arco,inditrahede la faretra i dardi .
D’H irtaco il giouin primo fu, eh' il cielo.
Da lo firidente neruo ofa per l'aria,
Da [detta mandar, che fiere cr paffa ;
E t nelalbcr fi ficca à loro incontro.
D'albero tremai quella teme, crfcuote
Spauentatale penne, e' l grido intuona
Ver tutto,cr f allegrezza : indi t ardito
lAnc&co fi firma, & l'arco fuo prepara:
Drizza la mira in alto, e'I dardo acconcia*
lAa f infelice non potè col fèrro
Da colomba toccar, che ruppe il nodo ,
Et la fitne,oue hauea legato un piede.
Al albero alto : cr quella uola,cr figge
Da N oto fi>inta,à te piu f cure nubi.
Eurètiòne allhor, eh' à L'arco hauea
Varato ildardo,il fiatel chiama a'uoti:
Già Uba uifta uolar per l'acr nano,
Et la fiere ne l'ali, [otto il negro
Ciclo : benché uo lafjè in fitta lieta.
Cade ella morta,^ fi dal’ alte ftcUc,
Da ulta lafcia, carnei cadere in terra
fifa ne l'aU la faetta porta.
A
T\
X -
1
&
ar# *•
|
«Q.VINTO>H
JH.t(laua Accftc fol,chauea perduto
L<< palma, er pur Unciò ne Paria un dardo,
Mostrando P arieti buono arco fonante . f
To#o gliocchi quefto moftro fparue.
Che dar douea gran fegni , & ne fu il fine
Grande, che iuatijfauentati,grcLui
Diedero inditi j,& lo predifjer tutti,
perche, uolando per le chiare nubi,
Arfe quella hafta,& fece uia col fuoco :
JMLd fljxrue toflo,come fpejfo in ciclo
Corron le felle, ej fan uolando un folco»
Stupirò t Teucri, c i Siciliani infume.
Volti al pregargli Dci,ne il grande Enea
lAoftro'lfegno fchiuar : ma il lieto Acejlc
Orna di doni immenfi,®- V accarezzai,
V abbracciai pofeia in cotal guifa parla»
Prendi padre (che U Re del grande Olimpo
T'ha uoluto adomar di quefto honorc
Con quelli fegni,fe non uolle il cafo )
Dei uecchio Anchfe quefti doni haurah
Quefta tazza fcolpita,c'hcbbe il padre
Anchifc già da Cijfco Tracio in dono:
Ver rimembranza delfuoamore,& pegno,
Diffe ,CT di uerde allor gli cinge il capo ,
Et chiama il primo uinatore Acejlc.
Ne il buono Euntione il primo honore
GPinuidiò già: bench'ci da Paltò cielo
Solo trakefie la colomba in terra ,
I terzi doni ha quel che la difciolfe.
Gli ultimi quel che ficcò' l dardo al legno.
Mal padre Enea,che fine ambor non pone.
LIBRO
dumo, il cuftodc , E pitide compagno
Algiouanctto lulo,zrnc l'orecchia
fidagli parla, & tai parole dice» *
Xa uedi topo, s'ha parato Afcanio
Seco la fchierafanciuUefca , al corfo
De canai pronta, e? di, che qua gli guidi *
jAojìrijì armato, e? faccia a l'auo honore .
Diffe,zr dal lungo cerchio ufcirfa tofto
Tutta la gente (farfa,e? fafar largo .
Giunti fono i fanciulli,*? tutti infieme
Al coietto de' padri in fu' caualli
Splendon frenati, e? di Sicilia, e? Troia
ha giouentu ftupifce ,e? di lor dice .
Tutti hanno ugual la chioma ornata er topi
D'una corona in guifa,e? han due lance
Di corniolo ferrate, er <ì una parte
Licue faretra da le /falle pende :
Dan d'oro al collo un cerchio, che nel petto
Dipende:?? fon di numero tre torme
Di caualicri, et han tre guide, à cui
Due uoltc fei fanciulli adietro uanno:
Stanno fchierati alteri,?? hanno auanti
I lor maeflri,per cui (flendon tutti.
Guida una fquadr a di fanciulli allegri .
Vriamo ilfanciuUin,che'l nome a l'auo
Serba,del chiaro feme tuo Polite,
Ch' Italia accrefceràiquefli ha di macchie
B tanche, un Tracio caual , chc'l porta in due
Color diflinto,i primi piediha bianchi ,
bianca la fi-onte mcftra altera er bella.
A ti è Valtro3onde han poi detto i Latini >
U
V
■ ; <•£ Q. v I N T O W l
Ingente fAttiOiè picciolo A ti er molto
Grato fanciullo alfanauttetto I ulo
, V ultimo è il bello piu di tutti lulo.
Sopra un caual Sidonio,àcui la betta
Dido, in memoria del fuo amore et pegno.
D a Troian tuttodì ueder allegri
Rinouar gitani lor di gloria, er nome,
poi che lieti aggiraro il campo intorno ,
Sopra i cauattijda dafeun guardati ,
Grida E pitide lungi,crfa lor cenno ,
Con la sferza, cbclfuono udir fa tofto .
Quelli corfero uguali ,* i tre le Quadre
Diuifer, er di nuouo poi chiamati
Tornano al luogo, & prendon Farmi in ntà
Altre gtofìre poi fanno, er altre appreffo
Et corrono al incontro,on£borfon mofii
Et girano i cauallt intorno, et fanno
Segno di guerra, er di menar le mani.
Et uoltano hor le fratte , et fingcn fuga
Hor lafaccia,c le lancaet hor di nuouo
Tornanfi incontro, et fanno pace infìeme.
Come fi dice gù nel alta Creta
Del Uberinto, ofeur a firada muditi
In mille uie,di mille inganni et dubbi -,
Oue F bucino s'auuolgc umano, et erra.
Che quindi ritrouar nonfaFufcito.
Cofl i figliuoli de Troiani al corfo
> * b’tmpcdifcan l’un F altro, et nel fuggir*.
Enei, di Ver .
A
/
I
(•i LIBRO ^
S'auuiluppano injieme,& nel giocare: v
Come i Delfini, per lo mar nuotando, f
Che dal Carpatbio al Libico per F acque • -
Scherzando uanno : er poi fimil coftume
Hel corfo,& ne le giojbre Afcanio primo
Seruòj facendo ad Alba lunga il muro :
Et quindi l'impararono i Latmi
Antichi : queflo ch'egli bora,?? con Itti
fa l'altra giouentu di Troia,a fuoi
ìnfegnaro gli Albani : CT dopo il prefi
Lagrandifsima R orna quindi , vfirba
L'antico honor,CT Troia il gioco ha nome*
Et Troiani fi chiamano i fmciuUL
Eoi c'hanno, i giochi celebrato al fanto
Padre, U forte dtlhor mutò fua fide,
Mentre al fipolcro tamoual con turi
Spettacoli fi fa,mandò dal ciclo
Giunon figlia A Saturno , Inde, e' l uento
La ffigne oue Formata è de Troiam.
E Uà ha uari penfier, non fatia anchord
Del antico dolor : er quefla affretta
La uia coni' arco fuo di color mille.
Cola ueloce, c T non echi la uegga.
Vede eUa il gran concorfo,e il Leo tutto.
Le naui,e'l porto abandonato cr so/o.
*14 le dome Troianeylungi in parte
Secreta , aUhor piangeano il morto Ancbifc
Et tutte in pianto riguardando il mare.
Mifere ahi tanto mar ne refla anchoraS
Viceuan tutte ad una uoce,c tutte
Chieggono una città,ch' in faftidiobatm
*< EVINTO» |86
Patir nel mar tante fatichinole.
Dunque nel mezo a. quefle ella c’ha’l modo
’ Di nuocer , fi lanciò : ma pria mutofii
Il diuin uoltoycon la uefte,C“ fafii
ha uccchia B eroe,à D oriclo di Tracia
Moglie c'hauuto hauria figliuoli , & schiatta
E t in tal guifa fi mefebiò fra l' altre
M airi Troiane , c r tai p<iro/r dijfe.
Mifere, cui non han fiotto le mura
Di Troia i Greci in guerra tratte a morte :
O infelice gente, a che ruina
Nf (erba la fortuna i il fettimo anno
Già corre, poi che fu il Troiano eccidio :
Che noi per mare,cr per le terre tutte.
Andiamo errando,cr per feluaggi fafii ,
Guardiamo il cielo il mar mentre ne sbatte:
Turfeguendo fltalia,che ne fògge.
Quefto è (fErice il feggio a noi fraterno.
Qui regna Acefie,che n'alberga . H or quale
Vieta di noi far nuoua patria a Teucri t
O patria, o tolti inuan penati à Gre ci,
H or dunque mai non farà, Troia ? hor dunque
Non uedrò in luogo alcun Obiettore i fiumi
Con Simoenta ’Xanto i ah uci piu tojlo
Ardete hor meco cofi infaufie naui.
Perche ueduto ho io dormendo l'ombra
Di Caffondra tndouina,hauere ardenti
E ac elle in mano : qui cercate hor Troia,
Qucfl* è la cafa uoflra ; adeffo è il tempo ,
Non uogliono indugiar tanti prodigi :
Ecco à N ettunno quattro altari, cr egli
AA II
«i
mi L I;B R O
Minifilra il fioco a qucfia imprcfa,eyl cuore.
Coji dicendo, prima prende in mano
Con gran rapina il fioco, e? quello fiflcndt
Mentre ella alza la dcjlra, indi lo fi cagli a. .
Stupro a le Troiane, cr f alme , e i [enfi.
Fra l' altre allhora la piu uecchia P irgo,
Modrice a tanti del Re Priamo figli
NonBeroc Madri a uoi di Troia è quefli
M oghe a D o riclo,i fegni cr lo fflcndore
Tnuin notate gliocchi ardenti, cr quale
Spirito, affetto, uvee ella habbia,CT pafiiu
lofleffa hmrbor lafciat'ho B eroe infirma »
Sdegnata, perche à tali efcquiefola,
"Ella il merito honore,i noti, e i doni
Ad Anclnfe non porge . Et cofii diffe,
Ma le madri di pria dubbie, CT col guardo
Maligno, t legni guardano, erbari quiui il
Mifero amor de la prefente terra ,
Quindi il regno, che rìhan promejfo i fati :
Quando al citi s'inalzò la Dea notando.
Con l'ale uguali, cr col fuggir diuife, >r
Sotto le nubi ,il grande arco dipinto,
M a qucjle dal firor commojfc,cr dall
Segni, fmarritc gridano, CT con rabbia
Prendon, da facri penetrali, il fioco.
Parte g lialtari (foglia, CT fiondi, CT verghe,
EtfaccUcui lanciano : onde i banchi.
Gli abeti dcUe poppe, i remi in firia ,
Ardon, chc'l fioco libero ui ficorre.
Al ficpolcro aWncbife, c T al teatro
annido a-.ifa lc~ abbruciate nani i
mi Q_ V I N T O W 187
v EJ?i ueggono al cielo il fumo ofcuro,
E il primo A fcanio, come lieto il gioco
« Guidaua de cauti, cofifdegnofo
Voltò il cauallo a le turbate naui ,
Che tener non lo puon le guardie fmortc.
On&è quello furor ? dou’bor : dou’ite i
Diffcyinfèiict cittadine f ahi quefii
No: 1 fono i Greci, cr gf inimici campi:
La /pcmc uofha ardete : io fono iluoflro
Afcamo . Innanzi a'pie l'elmo gettoni:
Con cuifactua armato in giojlra fegno
Di guerreggiare : ecco in un tratto Enea »
Ecco le fchiere de Troiani infime.
Ma quelle, /finte dal timor , per uari
Liti fen fùggon, per cauerne, cr [ciuf.
Odiati Vimprefa,<y la lor ulta, e i loro j
S’accorgono hora,cr fon umiche a Giano,
Ma non però l’incendio anchor s’eflinfe.
Sotto rhumido legno, il tardo fìimo
Ha nella /loppa nodrimento,e il lento
Vapore arde le naui, e il tutto abbrucia»
Nc uale effer gagliardo, & /f urgere acqui.
Stracciò la ue/lc allhora il giuflo Enea,
Chiamando aiuto ì Dio con le man giunto,
. Onnipotente Gioue,fe non fei
Nemico al tutto a tuoi Troiani, cr f’hai
Pietade anchor a ale fatiche humanei
Tach’cfca , Padre, da le naui il fuoco.
Et da t incendio libera le poche
R obbe de Teucri, 0 tu quclchc n’auanzd,
S iól merlo, al tutto di / detta accendi,
A A iti
Et con la dejbra tua qui lo fommergu
A pena dijfe, che di pioggia o/cura
Toflo l’aria s'empì, che treman fotto
I compier tolte terre : cT dal del tutta "
Ruma pioggia torbida, cr da jftfii
Auftri ofeurata: cos'empiono lenoni.
Si bagnano i mez'arfl legni : talché
Si ejlinfe il uapor tutto : etfe non quattro,
Furon del fuoco tutti i legni preda.
Ma il padre Enea dal cafo acerbo jfinto.
Muta hor quejlo penfier nel petto,hor quello.
Se di Sicilia i campi habitar debbia,
Contr'al uoler defatico pur le terre
Cercar d'ltalia-}a cui Haute il piu ucccbio »
Cui Pallide infegnò,cui fece iUufbc
Ver la molta uirtu-, cofl portogli,
Ofòjfe quel che gli adirati Dei ,
O che cofl uoleffe il fato : c V diffe
Simil parole,confolando Enea,
F igliuol dì Dea,feguiamo oue ne guida ,
E t ne conduce il fato : co che che fio,
Vincerfl debbe col patir la forte.
Ecco il Troiano Accjlctuo dai [angui
Vi Dio difcefo-jil fuo coniglio prendi ,
S'ei uuolefa Li commetti quei, che fono
Infa/liditi da fi grande imprefa
Vel regio tuo, co quei che a le perdute
Maui n'auanzan,co'piu uecchi padri
Con le /lanche dal mar madrine? con quel chi
T eco d’inutile hai,che di perigli
T ema,di quefii clcggi,cO q^fii Iqfcié . L
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Lr '►
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IK Q.V ! N T O ** |M
Qui in quefìo regno riyofarfi fianchi.
Che qui faccian la terra,# che dal nome
Fromejfo loffia nominata Acefia.
Datai parole del piu uecchio amico
S'infiammò tutto : indi la mente in turi
p enfler gli f corre : # già la notte ofeur a»
Da duo canai tirataci citi coprino.
Vide dal del aHbor,del padre A nchift
Vasetto Enea nemiche cofi diffe.
figlio piu caro gii, mentre era in uita »
De la mia uita,# ne' Troiani fati
P rollato molto u te mi manda Gioue ,
Che delle nani U fuoco ha fpcnto}e'n del e
Ha di te compafiion pref > e pietade.
fa quel che ti configlia il uecchio Haute,
Guida in Italia teco i piu gagliardi
Giouani eletti: haigente dura,# fiero
A foggiogar nel Latio : # pria di Dito
fa che tufeenda nel infèrno : cr porlo
profondo A uerno,à trouar uiemm,o figlio.
Io non già tempio Tartaro,# le mefie
H abito infernali ombre : anzi i giocondi
Concilij de pietofi,e i campi E lift
q ua,poi che negre haurà pecore wxifo ,
Da uergine Sibilla haurai per guida.
AD hor faprai tua prole,# la tua terra,
H orrefia in pace, che già mezo il
Vhumida notte ha trapaffato,e il fiero
Oriente , cofuoi fianchi couaUi,
Mi (bignè, o figlio afar date partita,
fraruc.
* M i • • !
AA imi
K l ì B R O MT
Enea dtceua . Oue ten'parti toflo f
Chi mi ti toglie ? A che mi fuggi ? Hor quali
Vieta, eh' al collo io non ti getti il braccio i
Cofì dicendo, moltamente i fuochi
Già /penti accende,® il perpetuo honorj,
Pcrgamco fuoco de l'antica V eftd,
He' penetrali, con pietofo f arre,
Et empie i facri aitar di [acro incenfo.
T oflo i compagni truoua, ® prima Aceflet
Et di Gioue il parer, del caro padre
Harra i precetti, ® quel ch'eifar difegnd*
Cede a' configli A cefle, ® al impero.
Segnan le madri ne la terra, & quei che
Voglion fèrmarfì, & che non curati molto
Di lode, hanno il penfier qui poflo al tutto »
Efii i legni rinuouano,® le traui
Kipongon ne le nani arfe,® le fimi,
Co'remiuanno accommo (Lindo: ® fono
Di numer pochi, ® di ualore affai
In tanto Enea difegna coni' aratro
Da terrai qui fa chiamar Troia,®* quitti
Ilio, le cofe con la forte elegge :
Gode del regno fuo il Troiano Aceflet
Difegna il fòro,® radunati i padri
Da di tener ragione ampia potcfla*
Erge nel fommod Enee uicino,
p ofcia a le (Ielle a la fua madre ilfeggio
Venere \dalia,ilfacerdote elegge.
Al fepolcro d'Ànchife il bofeo faerd.
Già il nono giorno era paffuto ,® fatto
Vhonorfacro agUaltari : c'I ueiito quieto
(
€<* Q. V I N T O Mf <9^
Speffofòjfìando tacque fp iana,® chianti
Aujìrofoaue in alto marci legni,
Nafee gran pianto per lo cauo lito.
Giorno ,® notte abbracciati fi anno inferni .
Viftcjfc mairii queg'i 'acuì gii parue, ^
Feroce il mare, eintolerabil nume f
Voglion partirli, ® Sopportare in pace
Ogni fatica col fùggirfUa cui
Dolci parole il buono Enea ragiona ,
Et gli confola, cr lagrimanio, alfuo
Parente Ace/le gli accom nix molto, - r
Ad E vice tre buoi, a le tempcfle
Viiagnctla amazzar face, ® fecondo
V or din fa feior le funi :cr egli hai capò
Cinto di foglie di leggiadra oliua,
Ei lungi fla ne l'alta proda,e in man a
Tiene una tazza , cr getta a'falfi flutti
_ U interior a,e il puro uino aderge.
Sorge da poppa il uento,®i compagni
Panno k gara a chi'l mar percuote, cr fpazzd*
Venere in tanto , da piu cure (pinta.
Parla k Vetturino,® tai lamenti fp ari-
li grauc sdegno di Giunone, e il petto
Non/àtio anchor, mi fan Nctturtno
Ch'io discenda a pregarti : poi che d i
Né pietà mitigar la può, ne Gioue,
Né uuol uinta da fati anchor pofarfì.
Lo ) pittato odio anchor non refi a ; poi i
T olto ha la terra a la metà de' Teucri -,
Dar pena al reflo de' Troiani,®’ Coffa*
Le ceneri,ancbc a l' abbruciata [caccia ;
V * ' #
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E& pur &<W Lr tutto col etti»
H4bf?w cowmo^ò. Eo(;t;
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TMpwi «" c,tf”V ; r0„j,i„ prmii:
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Tr<# b coperto fM4m*i*.crp
tir .:**« i
diaVINTO^ f?Ò
bramai le mura , ch'io con quefle manti
feci, /pianar/l a la /pergiura Troia, ~ \
H or fono anchor di quella mente : [caccia
Lo tuo timor ych'ei, come bramirai porta
Sicuro andar potrà del lago Auerno.
Solo un nel mare ei cercherà perduto;
Sarà per molti foto un capo dato ,
Voi che contai parole il lieto petto
Video a la Dea : il genitor congiunge
Al fuo carro i canaUi,® lefpmanti
Briglie lor pone, & con le man le allenta:
Vola per l'alto mar col carro azurro.
Qmetan/Ì f onde : er fotto'l carro il mari
fafii tranquiHo,c il del le nubi j caccia.
Tengono aUbor fua compagnia diuerfl.
Volti de fuoi compagni, il uecchio Glauco
Con la fua fcbiera,CT le Balene immenfi »
P atemone <tlnoo,Triton ueloce ,
E t di F orco è con lor la gente tutti*
Tbctide,Panopea uergine fanno
Da man flniflra Melile, & Ne/èa,
Spio,® Thalia,cT Cimodocc in/lcme.
Q_wr il padre E nea,c'hauea fofpctto,litt6
Hìauigd,crfdchcglialbcri,crlcuelc
Alzinfi a forza,®" ft difciolgan toflo.
S'accordan tutti in/leme,® hor da defri,
Hor da flniflra uolt ano, &<£ accordo
"Le corna de le antenne borda quel canto,
Hor da quefto girar bor alto,bor baffo
Veggonfcc'l uento le lor naui porta.
Di quefta amati P alinuro è il pruno 9
M?
'^'KllBRO H*
Glidltri dietro coflui drizzano il corfò ,
h >
&
,1
Vhumidx notte hauex già mezzo il cielo
Tocco, cr le membra da benigno forno
Brano oppreffe : cr folto i remi ffixrfi
Per g liafpri feggii mitiganti fanno :
Du Valtc felle, allbor lo Dìo del fonno
"Licite difcefe,cr l'aria tenebrofa,
E 1 1' ombre difcacciò ucnendo incontro
O Palinuro a te, a te innocente
T rifli fogni portando cr poi fèrmofih
Ne l'alta poppa,à Forbanléjìmile :
ìndi la lingua a tai parole fciolfe *
Palinuro d'iajìo, limar feti porta
Le naui,il uento è buontempo è di pofa ,
China la tefia,cr gliocchi fianchi chiudi :
F arò un poco perle lujfitio tuo.
Cui Palinuro alzando gliocchi a pena.
Tu pcnfiydiffe, ch’io non fappìa quali
Sion l'onde,e’l uolto del tranquillo marcì
Tu uud, ch’io di tal mofiro anchor mi fidisi
Perche fidar dcbb'io a' fallaci ucnti
E ne a tante fiate già dal ciclo
Sercn tradito, cr da fue frodi, e’ngarmiì
t Cofi parlaua,CT artimone accofio,
A quel s' attacca, cr non lo lafcia punto :
r. -A'' Bt gli occhi a contemplar le flette tiene.
* Jf ' , . Beco lo Dio, eh' un ramo bagna in Lete,
; Di fòrza Stigia’l copre, cr glie lo fcuote
Sopra le tempie, cr mentre ci tarda, gliocchi
Brr anti anchor del uicin fonno chiude.
A pena hauean la non penfata pofa.
1&*
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a v I N T O
Ir • Le prime membra prefo,ch'ei di [opra
• D [(lacca parte de la poppa, er /«/
Co’/ timon getta a le chiare onde in preda.
Et cade al baffo, e in uan domanda aiuto.
. Et con l'ali uolando al cicl s'inalzo.
Non retta dal folcar Jìcura il mare
Vero la nane : anzi è portata ardita :
Voi che promejfo tha N ettunno il Padre .
Cia tra/portata negli [cogli entra ua
De le Sirene, aff>ri già molto, er bianchi
D'offa di molti ; er doue femprt batte ,
N e'rochi fafii il mar, lungi che [tona:
Quando s'accorfe il padre, che perduto
Lofio maefbro, errando andaua,oncf egli
V rende toflo il timon per fonde o/cure.
V iange,crgran doglia ha per l'amico al cuore.
Ahi che troppo del ciel,del marfcreno9
Già ti fidafli Palinuro : er bora
Giacerai nudo in [cono fiuto Udo.
a
4
0 •'
IL SESTO LIBRO
DELL'ENEIDE DI
'Tradotto da M. AlcflàndroPiccoIomm^'
àia nobilissima Madonna Frafia
NTO.
ltmto che fi Étte<t a Cumi,and&
atti fielunci dettiStbitta, er fot
>ficrificio,domandòf oracolo
F ebo. Et quiui ititcfe i pcrico
liycbc gli fopnfl duino ,c’l fùccef
fodclld gucrrd luucnirc . Arfc
j poi il corpo morto di Mifeno ri
trcudto fuUd riudygr fcpcli le re
liquie fitto il monte titano, che dà lui prefe il nome di Mia
fino. Quindi con U guidi delle colombe giunfc il rimo
d’oro, er poi che thebbe colto, et fitto ficrificio i gli Dei
infornili, guidato, dalla Sibilìi per le fóci (CAuertio , indo
alìinjìrno. Doue egli trou'o Valinuro,tlquilc,perche non
haueua hauuto fipolturi,indiui emndo intorno olii Sti
già palude : er uolcndo egli p affare wflcmc con ejs i all' al*
tra nua,li Sibilla non uotte, coiifolandolo con la /feriti*
Zi deli' cjfequie , er delfipolcro nano* Dopo qucfto ha*
m
TI
a
*»
«SESTO» i9*
I tendo E ned udrc<tto Stige , cambiando ptr doue fiduano *
• *
bambim,et coloro eh" crono jloti fatti morire a torto, giutt
fe aUa ftdnzadi coloro, che per conto £ canore Aerano
gmazzati do loro jlefii . Quiui uedendo Bidone, cr uo*
tendo feufarfi feco,eUo fdcgpofafe gli tolfe dinanzi . Paffit*
io poi piu oltre uide Deifibofia color o, eh" erano già Hate .
buoniini lUuftri di guerra , pieno di molte fèritefilquale gli
raccontò rhorribil maniera della fua morte. Lafciato poi
g man manca Tartaro , cr bauendogli la Sibilla contato
te pene degli federati, s'auuiò alle mura di Dite, c r pian*
tò il ramo foro fuUa foglia della reggia di lui. Dopoque*
fio giunfe a campi Elifl,& da Mufco fu menato dou era
fuo padre. Quiui Anchife raccontò al figliuolo Enea ileo
tatogo de Re A Ibani , CT Romani CT tr afeorrendo ino*
pii d alcuni nobili Romani , uenne alle lodi di Giulio Cefo «
r«,CT d'Augufto, cr mirabilmente lodò Marcello figlino
lo £ Ottawa. Tornando poi nel mondo per la porta £ duo
rio , rìuide i compagni , cr partito da Cumafc riandò 4
Gaeta,
► Ut*
• r?
«fe
ili
my
c
O fi piangerli duole, e a legni ii
L affale briglie, & pur f armata
Del E uboica C urna, a lidi accofia
Volgon le prore, c T con tenaci denti
Termon Vanchore i /fgw>cr
Poppe,tcngon coperto il margo
gwuentù già fu Vticfftrio lido
editar lieta fi uede,cr quinci & quindi
Scorrer audente, cr parte in tanto ifcmi
Ari fLaca dfcofì entro a le uene
*■' <•£ L I B R O ^ M
Cfrc eraticafe ale fiere ,& altri lieti
P alcfe fan fe truouon fantino fiumi ,
ffial buono Etica fi inaia uerfo rocchd _
Oucha F cbo alto il tempio ,<t cui d'apprejfo
■ Sta l'altro pien £ horror, fecreto albergo
De la cafia fi bcUa,a mfapcre
porgere la mente in/pira il gran profeti
Pi Dc/OjCT del futuro il uero mfegna •
pi Triuia già ne la denota felua
Entrorno,cr indi al indorato tempio.
spedai (come fama é) di Cretti regno
Fuggendo già con le infilici penne » ,
Ch'osò fidarfi al (Ul, per non ufato
Camiti, uerfo Aquilon diftcfc'l uofa .
Et leggermente al fin difceficfopra
la Caldàica Cuma, perche quiui
N fria fa refo 4 la terra, a te gran Febo :
Confiderò l'ale, CT pofi il tempio in mcxfi
P’ A ndrogeo ne le porti hauca dipinto
Da morte, & a mandar' punita Athenc
Sette a morir liberi corpi ogni anno
C ofa di pietà degna, iuifià l’urna ,
Et tratte indi le fior Rincontro pare
Che clcuata nel mar Creta remin.
Qui è’I fozo amor del T oro,& di ndj cofio
S ottopofia è Pafifi,c'n doppia firma
■ Due nature mcfchiauhaucndo inficine
il minotauro iu'c memoria inf ime
d' una. empia pudicitia,iui el utluppo
Del Labcrinto,c? l'intricato dlbcrgo,
#la Pcdal moffo da l'ardente amore
V Adriani
' «- Tht- •-<? ' r
(•UBSTO i9
D'Adriana,a pietà uinje l inganno
Sciolfe il nodo a terror, guidando accorto
Per Vauuolto camin col filo i pafli .
Tu parte in opra tal (pur che fbauefii
Acconfentito il duol ) Icaro harefii
Dm uoltefl sferzò del figlio il cafo
porre in oro,er la man due uolte cadde :
Guardato il tutto h auricole non che infieme
Venne col fido Acathe,acio mandato .
ha miniftra di P hebo, è di Diana
Deifibo di Glauco , è diffe , o Enea
Tempo queflo none da darlo intorno
A le ua ne pitture, affai fia meglio
Sette giouenchi alfacriflcio porre ,
Cui non prema ancho il giogo, or altrettanti
Qual fi conuengon pecorelle elette .
Cofi dice, er fùr tofto i c ommandatì
Sacrifici efequiti, ella i Troiani
Chiama dentro nel tempio, iui era'l monti
Di Quma incifo in una parte in guifa
D'uri antro ouc mancar cento ampie entrati
He ponno,cr cento portc,crdouc cento
Quafi precipitando horrende uoci
Efconje la Sibilla alti refponfi
Venuti al limitar ,eran già quando
ha uergin diffe . Ornai tempo è le forti
Domandar , Ecco Iddio, giàpreffo è iddio,
Queflo dice già fu la porta, e'n tutto
Cangiò' l uolto e'I color, ne piu compofit
Stetter le chiome ,er affannato il petto
feff de,ej pien di furor tanto! cuore
EoeùdiVer. BB
^LIBRoH>
V fitti fir[ì maggior , ne d'huom mortile
Suoni U noce piu , percioche D io
Si fentc pcnetrar’piu dentro ogti bora.
Troppo indugi, Troiano Enei, dijfe etti.
Troppo indugi far preghi ,ey uoti effiorre.
Ver che non pria giamai del antro borrendo
; Le gran porte aprir anfì, er cojì detto
T acque, <y fubito cor fé un freddo horror e
per l offi de ’ Troiani, e'I fignor loro
Quejh preghi mandò di mezzo al cuore,
fhebo ( ebe afra pietà de duri affanni
Vi Troia hauefti fcmpre,ey contro Achilli
VefaettCyCr le man drizafriaTaris)
Condotto m'hai per tanti mari a tanti
Copuli intorno, c a le ripofre in tutto
liofile genti in fin ne'campi a f offre
Sirti uiciìihor ne la \t alitai fine.
Che parca mi fùggifii>ho pcjlo il piede
H abbia qui fine hormai l' offra fortuna
Vi Troia, ey dij Cclefli,cr uoi dee tutte
A chi nocque I ho, eia Dardania gloria
Viff tacque , bora è diflrutta e a Teucri ornai
Perdonar puofri, er tu di Dio minijlra
Santa Sibilla, che il futuro uedi
Senza alcun uel ( s io non domando i Regni,
Che già non fien douuti a fati mici )
Aprii utero, ey s'anchor i Teucri in Latti
Veuon feggio ottener, ey ficco inficine
Gli Dei differji,ey da l’efiiho feofii
lpenatidiTrota,eallboraIcbo,
E etti fioretlaym bianco marmo fchictt*
^ SESTO ^ I5>4
Tempio facrar prometto ,e i giornee i giuochi
Nel nome ordinari) del grande Apollo ,
Tuanchor parte barai nei regni nojhrì
Ch'iui honorarfarò ne i piu ripofii
luoghi i tuoi [acri libri,e i gran fecreti
. Predetti a la mia gente, e a guardia eletti
Vatritij ordinerò , pur che a le foglie
Alma SibiUd,i carmi tuoi non fidi
Acciò uolando non Jian giuoco a uenti *
Ma con lingua gl'cfpnma in gratia chicggio*
Cefi dice,c ? fi fine,*? ella in tanto
Mal fopportando il diuihnume adojfo
¥uriofadiuenneJé'l petto sbatte,
Et per fcuoteme Iddio tenta ogni prou<u
Quanto piu fi commuovagli l' affale
Con afpro fienosi fuo feroce cuore
Li domale la riduce al fine inpoffa .
Già le cento gran porti erano aperte
Per loro flcffe , er de la uergin quindi
"Refi per l'aria fùr gl' alti rcjponjU
O pur al fin Enea libero in tutto
D a perigli del mar,ma uic piu graui
T i fi dcuono in terra : i Teucri al regno
Di L duino ucrran, già puoi di quefto
Sicuro flar3ma di ciò poi pentiti
Saran : già ueggio guerre ,horrcnde guerra
E t roffo già (puntar di fanguc'l T ebro:
Non Simoemancaratti,o 'X.anto,o Greche
Squadre, far auui in Latio un'altro Achille
' Nuto, er elio di Dea , non fia giaihai
Ch'indi parti Giurton nofira nemica,
BB il
L I B R
o
Albor che ff unto da fortuna e frema.
Qual fra popul d' Italiano uer cittade
Che a fupplicar tu non ti inchini humilez
Certa di tanto mal cagion di nuouo
Conforteforeflierda'Teucri fra:
Eflreme nozze un altra uolta.
Tu non ti dar per uinto ale fatiche}
Via ualli audace incontro,®* con t ardiri
Vincilatua fortunali fentier primo
De la falute tua, doue men (peri
Ti farà, poi da greca gente aperto .
Coji dal luogo a dir rijponji eletto
ha Sibilla Cumea dubbiofa manda
Lì jpauentofì carni, e ? antro infìeme
fa muggiar,e col uer l’ofcuro auuolge ;
Che coji furibonda il grande Apollo
Come et uuol frenaci cor le punge Apollo,
Come ella pur fi fegno a poco a poco
t)yejfcr tolta al furor, e al uolto cadde
Larabbia,in cotal guifa'l forte Enea
Incominciò. Non di fatiche alcuna
Spetie crudel nuoua mi forge incontro ,
Vergin Sibiliamo non penfata innanzi :
Il tutto hò’ntcfo,e'l tutto meco in prima
Ne la mente ho ripojio } una fol gratia
Chieggio,perche fi dice a regni bafsi.
Che è qui laflrada,e'l negro lago,acui
Manda l’ acque Acheronte , ire al cojpetto
Del caro padre,®* al fuo uolto inanti
Siemiconcejfo,®* tu' l fentier mi infesta,
E mi moftra oue fleti l' borrendo porte»
*
Ef de man de nemici il truffi fatuo.
Egli in tutti i maggi, e’n ogni mare
Hi futi apprefifio, e le minuccie cr l'tre
Et de tonde ,cr del del deboi fioflenne ,
Contro quel che s'affetta a l’ultimi anni.
Egli (le fio mi impofie, & preghi aggiun fi
Ch'io a te uenifii,cr queft a gratta humilt
Ti domandaci. Adunque alma Sibilla
H abbi infleme pietà del figlio , CT prego
DW caro padre, il tutto puoi eh’ indarno
Non ti po/è gii credo Hecchate sopra
A fiacri bofichi del ombrofio A uemo.
Orfio de la conforte hebbe poffanza
Richiamar f ombra confidato in tutto
Kelafua lira,e net argute corde:
Che diro anchor di Te fico f a che del grandi
Hercol fiorò mention, grame anchor a
Vien la fiirpe del del dalfiommo Gioue.
x .1 'A - _ f • X «
Stan del negro P luton le porte aperte.
Mariuolgere il paffo,zrfufo a l'aure
Tornare, in quejlo il opra tutta, in queflo
Sta la fatiche adempir ciò ho potuto
w M
Hdti pochino quei che Gioue almo e benigno
Vi giurilo lor uirtu t inalzi d cielo ,
^ O firn nati di D eiitengon le felue
Chiufo tutto il maggio, e laeque negre
Del Cocito inférmi chiuggon intorno *
&Adfe tanta pietà ti fta nel cuore „
Se cofl caldamente bora bai deflo
DiStigicnxuigar due uolte’l lago ,
Et due uolte ueder lofeuro abiffo ,
Et ti gioita uoler fi gran fatica ,
Odi quel cheefequirmdUcr fainanzi •
Stajli nafcoflo entro lefpeffe j rondi
D’un arbor grande un ramo, a cui di or puro
Son le foglie , e lo flelo a l infernale
Giunon fagrato ,e lo ricopre a torno
Tutta la facra felua,zr d'ogni parte
Lo cingon con cbiufe ombre,o feure uaUL
H or non dafi ad alcun entro a la terra
Scender, fe pria non facile l'Aureo ramo ,
Qncflo portarfì in dotto a lei la bella
r Vroferpma ordino, ne fuetto luna
Mancba fubito V altro, cr ricche fronde
( Tutte al primo fìmil ) ueflonlo in oro +
Dunque con ogni Jludio gl occhi intenti
Tieni in cercarlo, er poi con deflra mano
Vrendilichc uolenticr quafi egli flejfo
Tifeguirà,s'ifati a quefla imprefa
Spingonti,cr altrimenti indarno tutte
* Sarien le forze, c'I duro fèrro ifleffo
Dal arbor tor non lo potria giamaL
C Giace il corpo oltre a ciò ( mifer non fu)
p
HiSESTO
C’ttrt caro amico tuo priuo de f aure
Vitalbe la fua morte offende er macchia
Tf armata tua, mentre che a Dio domandi
Conftglio,^r prendi al noflro tempio intorno:
Queflo rendi al fuo feggio,& con fepolcro
Coperto in prima , il ftcrifìcio honori
Con negre pecorelle, defeco fieno
Il primo purgamento cofi poi
Vedrai il regno di Stigie,a quei negato.
Che anchorgodon la uita-,cT cofi detto
Tacque hauendole Iddio chiufa la bocca*
Xinea co7 uolto meflo,tn terra i lumi
Tifi tenendoci tempio Uffa , c rfeco
Hiuolge coti penfìero i cofi auerfl
Tanto dubbiofìjC'l fuo fedele Achate
Guida dtapprcffo,er con ugual pettfiero
I pafii maone , et intejfendo inficine
Van diuerfi penflcr,cr dubbi fiatino
Chi morto degli amici , cr di chìl corpo
DouerfifcpeUir h abbia ella detto •
Come giunfero a lidi,iui Mifcno
Vide priuo di uita indegnamente ,
Mifcn St Eolo figlio, a cui neffuno
fu co la tromba eguale in dare ardire,
EVi accender coti fuon i cuori a tarme ,
Quello era flato già fido compagno
Del grande Hettorre,cr a He t torre intorno
Chiaramente ? oprati* inficme iUuflre
Co la tromba, & con taflc,&‘ poi che uoto
Di uita H ettor fv'l uincitorc Achille,
Ac coflofii di Enea non peggi or punto
B G liti
*c L 1 B R o &
Sorte cangiando,zrpurhor mentre d caffi
Poco prudente col cattato rame
Tea tutto rifonar il mare intorno .
Talché par che col fuon chiami in duello
Di Dei del mar,Triton <f imidia accefo
( Se creder lo douiam ') con frode il prefi »
E ne V acque il fommerfe in mezzo a'fafii.
Dunque con alte uoci al corpo intorno
Si dolenti tutti,& piu de f altri Enea
Senza tardar , dando ad effetto quanto
Da Sibilla hauea impoflo^l pianto mentre
Chiudea da gl' occhile una gran pira in alto
D'arbori fabbricar al cielo alzarla
P enfaua gara in una felua antiqua.
Che fa cafa a le fier in fchiera uanno :
Ulandon i cedri a terree con lefcurc
Tcrcuotonelci,0,frafini)elcfeluc
Tel raddoppiato fuon lungirimbombano.
Fendon con zappe i roucri,e da monti ,
Traean per fòrza riuolgendo giorni»
lineai primo s' affannale' nfìamma gl altrid
E con arme flmil fi mette in opra :
E t mentre che in tai cofe afflitto mette
Tutto il penficr , e a l'alta felua mira
Trega cofi quafi penfando indarno.
O fe quel ramo d'oro a gV occhi miei
Si moflrafie bora a quefto bofeo in mezzo*
Toi che di te (Mi ferì) l'alma Sibilla
Troppo rìha detto il uer. A pena hauea
, Detto cofi , che due colombe infiemt
\icine al uoltofuouemer volando*
«SESTO» 1 99
Et ftil utrie terrai' poftro’l itolo-,
A Ubord il fòrte Enea l'augur materni
Ben riconobbe,*? lieto indi li prega»
Siatemi Duci, e fcl fentierfl truoua
Drizate prego' l uol per P aure, e facrt
Bofchi,ouc il ricco ramo adombra a torno
Il fecondo terren; *? tu celefle
Madre,non mi mancar in fi dubbiofb
Cafoycofl dijfe egli ,*? firmò! piede :
V augurio ojferua ,*? tien la uifla intento
Doue prendon la uia,queUc pajfando,
T oflo s' allontanar di folto in futa.
Quanto con gf occhi alcun potriafeguirU #
Comefùr poiuenute a l'ampia bocca
Del puzzolento Auemo alzonfl a uolo
Veloci,*? trappaffate a taer puro
Et indi al feggio amato. Al arbor ch'alto
Doppiamente germoglia,af[iferfopra
Onde il doppio colorfiche tra ramt
Subbito fùlgurar uidefl P oro *
Comeflfuolucderinfenoaluemo
Verdeggiar di lontan'tra i bofchi il uifchio
Col ucrdcyche non uien da la fua pianta
Et con rofii uirgulti auuolge'l tronco
De felce,*? tal mouea la uerga'l uento ,
Subito Enea lo toUe ,*? parli anchora ,
Che /Ioduro affuocar,*' ingordo nera}
Et feco'l porta a la Sibilla al tempio .
K on men pero Mifeno i Teucri in tanto
• Eiangon fui lido,c'nfìemc al morto corpOg
Che punto m Indiai efequie fanno. ì*
*
v
IH L I B ìl O Mr A
Prinid con onte tede er con inoculi
Roucr , um gran pira alzano, & d'atre
F rondi tcjjono i lati ,er pongon poi
Mortiferi ciprtfii alti da fronte:
E t de Varme fue proprie iUufìri e chiare
V ornar o [opra j altri in quel mezo al fuoco
Panno i uafe bollire, crfcaldar f acque.
Lanino il freddo corpo , c T Vungon doppò .
Piange fi, cr pofeia, già le piante membra
Metton fula gran pira,CT pongon [opra
Le pur pure feue ueflc a lui già care .
Altri accollati a la gran bara ( officio
Certo picn di mefeitia ) al rogo j otto
La face hauendo in man pongon l'inuece
- Dé primi giunti in [angue cr dictro'l uolto
Volgendo ardono alhor il corpo infieme >
Gtincmfi, cr gl altri doni iui da molti
Lati i liquidi humorco i uafe anchora.
Voi che la cener cadde ,cr che le fiamme
Spente eran già co'l uin,quel che ne refe a
Lauoro,e lefauiUe ultime in uaf o
Li Bronzo chorineo rauuolfc ,cr l'offa,
tigli col ramo di felice ohua
Tre uoltc leggermente t acqua pura
Sparfec a compagni ,cr li purgò [girando.
E7 pio Enea <£un granfecpolcroinalto
Vhonora, e l'arme fina, la tromba e'I laccio
Eauui intagliar fiotto V atrio monte:
Che cofì fi nomaua,zr poi da queflo
Mìfen chiamofei , e'I nom' eterno [erba,
Dopo qucfto s'accoglic,a quanto haued
s E S T O MT <P 8
"Ld Sibilla già detto ->cra in quel tempo
V nafpeloncajchc le Urghe fauci
Trojòndifsime aprici faffafa er cinta
D’uu negro lago,zr da lofcurdiftfa
De t alte felue, a cui non potean f òpra
Vale ( a buon grado lor ) /piegar gVaugeUL
Co/i damo fa a laure Copra il fiato
Vfita de le gran bocche, onde da' Greci
F« quel luogo di poi chiamato duerno .
Q ywi quattro giouenchi in prima Enea
N egri procaccia , e la Sibilla il uino
"Li uerfa in fronte er tra le corna fuellc
’Lefetole maggiori, er ponle fapra
Ter primo purgamento al / 'acro fioco:
Ef confuon de la uoce, H ecate chiama ,
Che nel ciclo ha pojjonza,e nel abiffa.
Altro fatto i coltei pongono , €1 / angue
Coglian co ua/l, egli una negra agnelli
A la gran notte e ala farcita , Enea
Co l farro uccide,e aie del baffo inferno ,
Vere una ficril uacca,a la regina.
Quindi notturno aitar fiera a P fotone,
Et de uitetti uccijì integra al fioco
Tonte uifcer\w fapraifi-ontifparge
De l ohua il liquor amembri ardenti >
Ecco al primo apparir del nuouo Sole
Par che mugli la tcrra,c Calte cime
Muouon le fclue,cy firie urlin pertombre
Giiuicino èia Dea . P artinfi ornai
Da Sibilla cfclamò,partin/i quelli.
Che alfacerdotio cuicbor orditi non hanno ,
Ite l I B R O Ut •
E t ddàfacra felua efchin in tutto .
Et tu prendi1 1 fentier,& trahi laffadd
E a fianco ignuda . Hor ti bi fogna Enee
fare V animo grande e'I petto ardito *
Qucjiofol diffe,& dt furor dmino
p iena, dentro li mojlra al antro aperto *
Et ei con fòrte cuor la fegue a canto .
Dij, che reggete Valine e V ombre quiete
Caos,& ?lcgetontc,e luoghi ofeuri
fje la gran notte, & nel filentio inuolti *
Siami lecito dir' co' l fauor uoflro
Quanto ho già udito,cr quelle cofe aprire
Che in tenebre fon chiufc entro la terra*
Ciuano foli a V alta notte in mezzo
Per le cafe di Dite e i regni uoti.
Di corpi . Come a la nouclla luna
Con fòfea luce andar fifuol pe'bofchi ,
Mentre la terra il giorno cuopre,CT mentri
Che a le cofe il color tolle la notte ,
Dinanzi al gran cortile al primoentrare
Del palazzo eternagli pianto hauea
folio' l fuo seggio quei penjier ch'icuori
r odoncol dente lor'de'propri errori*
Sonui V infirmiti pallide è ' nfìcme.
Da feuera uecchiezza,euuV l timore*
Da fama feorta ad ogni mafia fozZA
fouertade,la morte, cr la fatica
Terribile a ueder congiunte infangue
Con la morte, euuC l ‘ fonno ciò che allega 4
GV animi rei, nel V imitar la guerra .
Starno con tutti V offre cure appreso *
® ^ SESTO >|l
Ef co i di fiordi matrimoni panno ,
Ve è la difeordia pazzia cui la benda
Eifangue intrifapl crin di ferpi annoda .
Quinci nel mezzo un olmo aperte ejlendc
V antique braccia, oue raccolte in fchiera
Eicon che fólto nido i fogni uani
Hanno tnteffuto,e'n quelle figlie inuolti,
Sonui oltre a ciò di uari mofiri horrendi
forme diuerfe,e'nfu le porti fanno
I centauri er le Sedie in doppia fórma.
Et Briareo con cento mani, e PHidra
Coh borrendo jlriior di fiamme armata
ha Chimera ,cr Medufa,crle foreUe,
Gerion con tre corpi, e Poltre Arpie .
Stringe il fèrro, e la punta a P ombre porge %
Et fi del tutto la Sibilla injìrutta
Hon V ammonio, chefenza corpo uitt
Volando gian’con uoto corpo,bauria
Impeto fatto,e'n uan percojfe P ombre,
ìndi ua pelfentier,che a P ombre mena
D’ Acheronte le cui terribili acque
Tuttefangofeingranriuoltedopo
Checonfèruor uan ribollendo, alfine
Metton poi per la Stigie,entro al Codio.
Sta Caronte il nocchierguardian de P acque ,
Squallido e^negro, a cui canuta pende
E al mento giu la mal compofla barba,
fiamme P ufcian da gPocchi,e ftretto'l nodo
Ea le (palle pendea macchiatoci manto *
Egli unafeafa rughino fa er negra
Goti pertica vuidandQtC? contattai
LIBRO ^
Vortd quei uoti corpi a V altra rìpd .
Già di molti anni pien,ma la uccchiczzi
(i. Va chi non de morir , è uerdc er fòrte .
Q hi fi uedea di continuo immcnfa herbi tufi
Con impeto ucnirfopra la ritta.
Et donne cr caualieri,?? fòrti Eroi
Et giouenctti,?? Verginelle, enfigli
Già in anzi à padri loro alrogo impoflu
Quante fogliai ne bofehi al primo freddo
De l'Autunno, d'humorpmc le fòglie
Cader da' rami, ouer quanti gl' augelli
Vongonfl in ftuolo,allbor che il freddo uerno
Gli caccia oltrd del mar ne' campi aprichi,
Tdnti pregando flou d'cjfer i primi
Vòfli dentro a la cimba,oltra le mani
P or gotto pel defìo de l'altra ripa ►
M a Caronte affro imita hor quefli hor quelli
Seco ne piglia,?? gl' altri indietro /finge ♦
Enea marauigliofo ,er dal tumulto
No jfo di quefia turba. A che il concorfo
Dimmi uergin li dijfc,al fiume è tanto.
Che chicggon quelli ffirti ? er che gl'importi
Cangiar le riuc , à quefli Fonde negre
Tener co i remi,c a quei firmarfi indietro i
À quefto breueàllhor rispo/ìa diede
L a miniftra di Dio da gl' anni gr due:
Chiara fhrpe del ciel, nato d'A nchife.
Qui uedi del Cocito ilcupo ftdgno, ■
Qui la Stigia palude, il cui gran Nume ,
Spergiurando ingannar t anon gli Dei
Quefli eh ucdi quijfogliati tutti
1,
7,
^ SESTO ^ »8o
Di fepoltura fon , Quello è Caronte:
E fepoltifon quei che porta, fcco :
N e pajfar concede egli' l fiume borrendo » '
Pria che a la fede lor pojìr.o l'offa.
Cento anni errando a quefli lidi intorno
Volano, er dopo al fin ueder tè dato
he fi da lor bramatCi onde di Lete .
Stupì d'Anchife'l figho,c i pafii rompe,
Piucofc nelpenficr uolgendo spcjfo
Da gran pietà di cofi acerba forte.
V e de iui afflitti >er del fcpolchro priui
bcucafpe,&'feco Oronte,al cuigouerno
De Liei era landue,cr quel da Troia
Portato in offro mar fommerfe tAu&ro
Rauuolgcndo in un gruppo i corpi e’i legnai J j
Ecco che Palinur li fi fa innanzi ^ ^ 1
Rettor già del fuo legnosi qual pur lord
JXel ritorno di Libia alto leftcUe,
Pijfo ojfcruando in mezzo a tacque cadde v
P ofeia cb’Enea lo riconobbe a pena
Tutto in macchie riuolto,in coiai guifu
& occupiti parlar \ Qual Palinuro
Gran potenza del cicl di te priuommi f ; .
Suffogandotiin mar ? di grada dimmi»
Perche fin hor non hò giamai trouato,
Saluo chyin quefto fol fallace Apollo :
Che uerrefii in ltalia,i carni fuoi»
Ne promctton'dal mar ficuro fatuo*
E’ quefia dunque la promcjfa fède i
Et egli a lui. Ne te Dardanio Duce
L’oracoldifebobapunto inumato*
apparecchi paffar té fiumiacafo )
forgimi aita,?? tcco oltre de tacque
Mi tolti,accio che almen dopo la morte
Pofii ripofo hauer-, queflo dijfe egli ,
Btla Vergiti foggiutife. Onde tiuiene,
Palmuro,il defir fi fòlle cr rio ?
T u di Stigie dunque hor fendo infe putto
P afferai l' acque, cr de le furti il fiume
V edrai dunque fe pria non t'è conceffo ?
Solo tu paffar penfì a V altra ripa , f
Luffa il uanoJpcrar,ch'unquali Dei
Il firmo lor uoler cangin per preghi,
Ma quel che io ti dirò prendi, er con queflo
V amar de cafl tuoi fa dolce alquanto ♦
Q uei popoli uicini a i porti,doue
Giace" l tuo corpo dal uoler diurno ,
faticate ampiamente, è lungi intorno
Placar an l’offe tue per le cittadi -
Sepolcro ti porran facendo a quello
Cerimonie folenni , e' l nome ti luogo
f,iferber'a di Palinuro eterno .
Et per quefle parole alquanto il duolo
Sente minor, c? lieto afcolta, che egli
Debbi laffare a quella terrai nome.
Dunque al prefo fentier feguendo al negro
fiume fifa uicino,ondt il N ochiero
Subito che uemr quefii pel bofeo
Li uide,e a le fue riue appreffo farfl y
Cofl gridando alttir fenza che effefò
Sia punto,occupa'l dir : chiunque tu fla.
Che armato il camin drizi a l' acque noflre 9
Enei, di Ver ♦ c C
Grida,a che utini, & cofli firma'l puffo .
De Vomire fol del fonno,& de la notte
Qucjio luogo è : ne lice i corpi uiui
Coti la, cimbd di Stigid oltre portdte .
Nc mcn accadete t ben che di grande Alcide
E à T efeoed P critoo il puffo diedi.
Ben che liuti di Dio per fòrze inuitti .
Buffer, quel de V infèrno il gran guardiano
Con catene legò quafì fu gVocchi
D el signor noJlro',cr fu tremajite il truffe:
Qiiejh intorno di P luton la card ffofa
Val letto maritai, impeto fòro,
B rcue rifpofla diede a quello aUhora
La mimjlrd <V Apollo . In noi nafeofi
T ali inganni non fon ne fòrza alcuna
Tortati quejle ami,lieua ogni fofretto.
Gotto d fud uoglia pur Cerbcr guardiano
Del palazzo it fintai. Porga latrando
Duro jpauento etcmalmente a V ombre:
Et P roferpina anchor pudica fempre
Sticfl co'l fuo P luton marito er Zio.
q uefli é'I Troiano Zitta iUuftre , er grande
In pietadc e ne l'armi . Al padre fccndc
A V alme giù del piufegreto abijfo.
Se non ti muoue un tanto officio pio ,
Q tuffo ramo riguardaci ramo aperfe.
Che nafeoflo tenta fotto laueffe:
PlacoJJe oUhora il cor gonfiato^ Vira
Ne bifognò piu dire, egli riguarda
Tutto marauigliofo Uricco er degno
Ramo fatai , che dopo un lungo tempo
\
Mi S B S TO W 101
Jìonrìbdued ut fio, cy la fua negra cimba
Subito uo!gc,c atta \or riua accofia
Quindi f arme ,chc dentro in lungo giro
Sedc<m,rimuoue,zr dentro ibancbi nota.
Come riccuc Enea, pc'l mono pefo, .
ha ficafd,che di giunchi crd inteffutd.
Gemito diede, zr in piu pdrti dentro
Ber l aperte fiffure entrdro ronde.
Pur di fin oltre il fiume di primo uddo
Pien di canne er di loto, a terra falui
ha Sibilla ripofe il forte Enea.
Ccrbcr l'immenfo con quiui latrando
Con tre fauci ne porge alto rimbombo ,
Stcfo ne ì antro a chi giu uiene incontro.
Vi cui come drizzarli al collo iferpi
ha uergin uide,una mifìura in bocca
Con uarie biade, er mel temprati al forno
Li gitta,ej egli allhor tre bocche aprendo
Kabbiofo V inghiottire, et membri immenfi
Stende nelfonno,cr tutto occupa P antro.
Enea mentre il guardian giace jepolto.
Affretta il pajfo,e al fin la riua Uffa
Ve V onde dapaffarfòlo una uolta: “
Quiui fubito udir guaiti lamenti.
Come di chi najceiido pianga,o'n f afide .
E «odi e Jlnda, er uidcr poi piangendo
EJ el primo limitar Palme di quelli.
Ch'infanti a pena nati hauen la morte 9
Senza che guftin pur la dolce uita,
Val latte ificffo acerbamente tolti . » . ,
Appreffio a quejìi poi fan quei che fono
CC it
LIBRO
V di f mente accufati>e a morte pofli -
Ne fenzd forte qucfli luoghi,o fenza >
Giufto giudice danjì,e'l gran Minojjc s
Eff amina gl' erronee l'urna muoue,
Raduna Palme, e la lor uitd intende.
Tengon il uicin luogo afflitti er mejli
Quei che la morte con la propria mano
Diedcrjì da la luce oiiojì er fianchi
fuor come cofa uil cacciaro Palme:
Lequai ( lofi) uorrian quantunque certi
D'ejlrcma pone ridde, er di fatiche:
Ma lo uietano ifati,er noue uolte
V acque di Stigie li circonda er bagna.
Non fian lungi di poi da quefli campi.
Cui dicon che nome è,campi del pianto 9
Largamente difleflin ogni parte.
Quitti fccreti bofchi,er chiufe felue
mirti, afeondon quei,chc'l duro amore
Con lenta infirmiti confuma er punge.
Ne pur tai lor penfler lajfano in morte.
Qui uede Vedrà, er Procri, er la [contenti
fnfil,che la piaga afflittamoftra
fatta dal crudelfiglio,Euadne , Mirra
LaodomidjU'è P afiffe,e Ceneo inficine ,
H«omo innanzi al morir, fémmina aìihon
Ritornata per morte al fcjfo antiquo .
Tra quefla turba la F emffa Dido
Vagando già de la granfelua intorno 9
Tur hor de la ferita al baffo fcefa.
Come prial gran Troian fatto uicino
hariconobbe apcnaalombreofeurc* • *
Conte chi de la L una t primi corni
Vedevo penfa ueder tra. nubiinuolti
Contenne il pianto er poi con dolce affetto
nido infelice (diffe) adunque nera
ha nuoua fùychc de tua morte intefl *
Mifiro io fui del tuo morir cagione:
Ver le j Me ti giuro er per li Dei,
Che fi fède alcuna è dentro la terra ,
Che contro' l mio uolcr alta Regina
Dàrcgni tuoi par ti j, solo i precetti
Degli Dei mi sforzato Squali anchora
Ver qucfle firade quifquallide & negre
Spingommi in mezzo a la profonda notte.
Ne penfato haurei macche il mio partire
Ti douefie recar tanto dolore .
ferma di grada i pafìi ( non ti torre
Da gl' occhi miei ) perche ti figgi Dido f
Quc/lo tempo a parlarti ultimo i fati
Mi don . con tai parole Enea di Dido
(Che arde di (degno, er tortamente il guarda)
Cerca placar la malte accefa,cr mentre
Co'l proprio dir mouea fi fleffo a pianto,
Ella fijìi teneua in terra i lumi ,
Et uolgea cruda in altra parte il uolto .
Ne piu pel dir Enea fi piega,o muoue.
Che faria dura pietrai par io faffo ,
Vurfi rifolue al fin torfi dinanzi.
Et nemica fi figge entro nel lofio ,
Due il primo fio Amor Sicheo rijfondt •
Ne/ defio fico , e a penfier fior uguaglia.
Ne menfì duol Enea del cefo acerbo ,
(K L I B R O 5f
Duolfc,er di pUnto picn fin che la uedi
Lungi U mira , cr di pietà s'accende,
ìndi fieguendo il fino camin fatale,
Trouai campi da parte a color dati, ' ^
Che chiari fiir ne le battaglie uccifl.
Qui T ideo uede il gran Partenopeo '
Nf T armi illujlre ,e anchor placido m itolto .
Adrafto lui i Troian incliti or chiari.
Che in guerra uccifl affai fir pianti al mondo.
Quipianfe Enea guardando in lunga fichiera
T erflloco tra lor Glauco, cr Meronte,
D'Antcnor i tre figli, e a Cerer [acro
Polibete ,or Ideo ficco, che quiui
Tiene anchor l'arme, cr anchor qui de't carro
SoUicite fi flan quelle alme a torno
Daflniflrd,or da delira, e una fiol uolt4
Non li bajlar ueder , anzi lorgioua
Permarflgli d'appreffio, cr parlar ficco a
Etfdper la cagion di tal uiaggio .
Ma quei primi di Grecia ,er le file fiquadro
Come uenir Enea uidero, e l'armi
Per l' ombre lampeggiar, alta paura
Dentro l'affialfe, orchi lefpaUeuolt a
Come uiuifiacean figgendo diporto 5
Chi fi sfèrza gridar, ma'l fiuon l'inganna.
Che per timor non potea ucce uficire.
Dcifibo può ueder, a cuifiquarciato
Era per ogni parte il corpo tutto.
Et crudelmente tacer ato'l uolto . ■ -
Mifiero' l uolto ambe le mani e tolte
D4 le tempie l'oreccbic,c'l nafio tronco .
- -• V- *' !
A peti* Enca’l co tiobbc , er mentre che egli
Ver gogne fe coprir cerca le piaghe ,
P ria che s'accofii amicamente il chianuu
Ueiftbo ne Parme alto potente
Scefo del [angue delfamofo Teucro
Chi potè fi contra di tc ! quale hebbe
D i tanta offra uendetta, empio defio <
A me portò la fama in quella notte *
Di Troia eflrema, che tu fianco homai
Da la Greca occifìon,fopra la firage
Di morti er (Carme ye ricondotto al fine
Sul R hcteoLido aUhor uotofcpolto
T i po/ijCT l'ombra tua con alta uoce -
•v Chiamai tre uolteyiui !*■ l tuo nome e tarme
Feci couriryne d'un mio tanto amico
Potei* l corpo ueder, e'nflemc fopra
I ttanzi al partir mio porui la terra.
A quello egli rifpondeyo caro amico > i
Officio di pietà non hai lafciato
Alcun uer me, ma fatisfatto hai certo 4 ' v
ADeifibo in tutto, e à l'ombra fua,
Ma l'acerbo mio fato,c lopre inique
D'Elenayin quefìo mal fommerfo m'hanno *
Queflo Trophco di fe lafcia eUa al mondo:
Perciò che come in quelle notti eflreme.
Stette Trota ueggiando in jvfle amare ,
Quando il nemico armato in Calta rocca.
Quel cauallo fatai portò nel uentre.
Tu ben lofaifenza ch'io il dica > er troppo
Forza fempre ne fìa memoria hauerne.
In quefta notte ( dico ) eUa fingendo
Giuochi guidare d V altre Frigie in mezo.
Quali d Baccho diuotefd Baccho ifleffo
Facejfe facrificio a torna in giro
Seco le menai cr ella mentre in mano
T enea la face,® daua d Greci il fegno,
AUhor io banco de paffuti affarmi
Vrefo (mifer) dal formo entro' Imbietto,
Mi pofi ( haimc ) come fteuro, er quitti
Subito mi occupò grato ,er profóndo
Ad un dolce morir tutto fintile }
La buona mia confòrte ogni arme in tanto
T olle di caffi,®- da la tefla mia
Leua la fida jfiada,® Menelao
Chiamando dentro in caffa apre le porte :
Quafi penffando che a l'Amante quefio *
Doucffe effer gran dono3e l'odio antiquo
Del empio fallo ffuo ffiegner poteffe .
Ma che tardo io nel dir: impeto fero
Con gl' altri entrò lo federato vliffe.
Ut a tanta impietd laccefe cr punfe.
tij con uoce piu giufia ucndetta
Chieggio i gabigo tal rendete a Greci
M a tu qual caffo a noi ne guida Enea
Rifpondcfin uita anchor3dimmi al incontro *
Hanti del mar gl' errori d forte fpinto ,
Donde tufcefofia poi ne l'infèrno*
O pur uoler diuin i qual tua fortuna
Tt regge , fi che in quefie cafc ofeurc
T i manda3oue dal del non luce'l fole*
In cotal ragionar mentre che quefio
Domanda,®- quel riffi onde, il biondo Apollo
s E S T O ^
GiaPaltezza del del paffato hauea.
"Et forfè' l tempo che conceffo n'erd
Star ne l infèrno harieno fpcfo in quefloi
Ma l'auuerti là uergin facra, er diffe
Brcui parole. Enea la notte cade.
Et noi tra'l pianto confùmiamo'l tempó ,
Qui puoi ueder la uia fi parte in due ,
Quefla defìra ne mena al gran palazzà
Del Re P luton, er indi a' campi E lifl
Sara'l nofìro fentier-, ma la fìniflrd
Cl'empi punifec.e al piu profoiido abiffh
Mena.doue pietà luogo non truoud.
IDeifibo qui (dice . A Ima Sibilla
Non ti turbar .ch'io partirò >t'n tanto
È arò minore il numer uoflro ; e'n tonici
A le tenebre mie farò ritorno ,
Et te fato miglior ne guidi Ened,
Che feila gloria noflrd.Gr piu non diffej
Et in qneflo parlare i pafii torfe.
Guarda al parlar de la Sibilla Ènea*
Et dafìniflra uede a torno cinta
t)i tre cerchi di mar laltd fortezza
Qfii Elegetonte con acccfe fiamme
Cinge, & con gran rumor, ne ùolfeifaj!^
Sta la porta da fronte alta ér fuperba.
Et di fchictto Diamante ha le colonne ,
Qual ne fòrza mortai, ne quelli flefii ,
Che dimorati nel cicl, romper potrieno i
Et di fèrro una torre alta minaccia,
Doue T ifìffonfiede.e'n fatigUe intrifd
Guarda defta il cordi la notte c'igiortiti*
Wi •
jl * /. j* L I B R O
• Quiuì pianti s'udian' ,cr fuono borrendo
Vi pcrcojfe cr flagelli , e di catene*
Ch'i dauanti tenean' firidere il fèrro,
E ne a ftrmofii, cr di ffauento pieno
Tenendo al gran rumor tefe V orecchie,
Vimmi Vergin ( li diffe) a quali errori
Vafii quiuì il gajligo ,cr quali pene
Che fi dogliofe fon fi fente ufeirei
A queflo diffe la Sibilla allhoro,
Principe de Troiani inclito Enea ,
A neffun fi conuien3che giufto cr pio
Siaydcntro andar al limitar' iniquo,
Peliate , Me quando ala facra felui
V'Auerno mi fi f opra ella le pene
Che don li Dei^moflr ommi, cr diffe il tutto
Kadamantoc preposto a quefio luogo:
Egli caliga, egli gP errori intende,
E t con tormenti a confiffar ne sforza
Quei peccati eh' alcuno in uita battendo
Prefo uano piacer tenerli occulti ;
Serbatili a pentir di giorno in giorno*
Pur condotti u'ha poi fino a la morta
Onde in perpetuo poi uendicatrtce
Con le fòrze crudel l'affligge cr batte
Tififfon fiériofa, e i ferpi incontra
Conia finiflra man gli inulta, cr chiamo
Ve le fonile le rabbiofefquadre-
Con borrendo findor s'apron' allhoro
Ve fpauentofe porte , cr fe gli è tale
V' a/petto di colei 3chc nel cortile
Vedi che ficic,er quiui'l paffo guardo*
i
+1 S E J T O 20#
Sappi che dentro affai piu fiero mofiro
Sta, con cinquanta fauci, l’idra auanza
D/ crudeltade . lui t abiffo fiejfo
Due uoltc tanto fi profondo al baffo
Quinto ti appar l'altezza alfommo Olimpo*
Qlti dal filmiti percoffe i rei tiranni
De la f degnata terra antiqua (lirpe
Smmerfifir al piu profondo Abiffo*
Qui i figli d' Alo io immenfi corpi
Nc f impicta fimili, cr ne l'ardire
Vidi, er con le mani oltraggi al cielo
far pcnfornoyzr /fogliar Gioue del Regrto,
Vidi Selmoneo le crudeli CTgiufle
Pene pagar, mentre anchor cerca farfi
Nel fulmine e ne' tuoni eguale à Gioue :
hi da quattro deftrier portato e'n ucce
Di fùlmin con la dcftra alto fcotcndo .
Ardente (ore entrò a le genti Greche
E a lafiejfa città d' Elide in mezzo
Trionfante fen giua d'ogni intorno ,
Chiedea l'honòr,che fol conuicnfi à Dio$
Si di fe fior, che i tuoni entro a le nubi
Danonfarfifimil egli fingendo
Correa col carro inficine, c co icauddi
Sopr a il ponte, eh' aciò di bronzo hauti* '
AI a ciò ueggendo il padre orni potente
fra le nubi uibrando afirafaetta
Con face , cr fimmo entro a terra' l meffe,
Titio anchor u'è da la gran madre antiqui •
N odntoflefo occupa quanto in nouc
Giorni tender potria l'aratro in giro,
■ . - ÉP
A Uri poi ffaffsi fini furati cr grani
S'affannano in uoltar,aItri a le ruote
Legati tuttauia pctidon girando .
tuui T efeo infili ce, cr in eterno
Sarauui anchora. >cr Flegia intorno t ombre
Mifero n'ammoniffce'l proprio effempio
Bimoftra loro,?? con gran noce grida*
imparate in ueder la mia fortuna
A fare il giuflo, e muffar* onta a D io*
Chi di quei che ui fon la patria ifieffa
Vender già a prezzo,?? la ridufjer fferuà
Sotto il giogo crudel d! offro tiranno*
Altri per oro fir leggi,?? disfiro
Altri che le lor figlie cr lor foreUe
Stuprar offorno,?? chi uietate nozze
Osò contrarre e? matrimoni ingiufii*
"Et per dir breue,chipeccato enorme
Con roprc,o co'l uoler commcffc mai.
Non potria mai contacio ben haucjsi
Cento lingue nel dir,uoci di fèrro
Ogniffetic £ errori ogni gafligo ,
Voffcia che quefio hebbe la Vergin dettò
Segue homai ( éce) il tuo ffentiero e? queUOi
Che hai tolto afar,toflo ad effetto manda.
Qua l e mura uedrai temprate,?? calde
Almartel de Ciclopi,?? fiotto a l'arco.
Che uedi à fronte a noi, fon le gran porte
Doue comandati (che deporto fra
ìl don che noi portiam) gl' alti precetti
Quefio effffa diffe,e Vuno,e l altro puffo
Affrettando ukin fan fi a le porte*
•Ur-
'j
•J*
A 4!’-
01 LIBRO
fi e me, ma Dio nel mar entro dffogomml,
perche fi da uoler più che mortale
Svelto a cafo il timon , al qual <f appreffo
Ero io, con cui reggieuo il legno c'I corfo.
Et meco poi nel precipitio il trafii.
Ter X offro mar ti giuro, Enea, 'che tanto
Del pericolo mio non prefi affamo.
Quanto haueua penfier,che la tua nane
Spogliata del timone e del gouerno
Hon patijfe in quel onde alte cr gonfiate 9
Tre notti tempeftofe Mitro nel mare
Tortommi,c'l quarto giorno a penafiorj f
Italia di lontano alta da tacque ,
M' accofio a poco a poco, c r giaficuro
Stato farei, fi non che cruda gente,
Mentre che a terra già le veftihaucndo
Tregnie éìhumor , con man m'apprendo alfaffo
Col fèrro riaffili di predaingorda*
Et bora il corpo mio u'I lido a londe
Si fio uerfaglio infieme e giuoco a venti*
Dunque io del del per la gioconda luce,'
Ter laure, onde fi wwe,er per il caro
Tuo genitor,pcr le ffieranze certe
& A fidino fucceffor ti prego Enea ,
Che mi liberi qui da tanti affanni ; ,
Tu che in uita riauanzi, o tu la terra v
Mi getta fopra,cr lo puoi far, eh' al porto;
Di Vclio il trouarai,cercando il porto
O tufi modo c'c,fc la celefie
Vcner tua madre alcuna uia ti moftra
{Che non credo che senza b diuin N urne
T’ apparecchi paffar tai fiumi a c ufo )
Porgimi aita,cr tcco oltre de tacque
mi toUi,dccio che dlmen dopo la morte
Pofii ripofo hauer-, queflo dijfecgli >
£ tld Vergin’foggiunfe. Ondetiuicne,
Palinuro , il deflr fi fòlle cr rio?
Tu di Stigie dunque hor fendo infepulto
P afferai l’ acque, cr de le fùrie il fiume
Vedrai dunque fe pria non t’è concejfo?
Solo tu paffar penfì a V altra ripa , f
Lajfa il uano Jfierar,ch’ unqua li Dei
Il firmo lor uoler cangin per preghi,
Ma quel che io ti dirò prendi, cr con queflo
L’amar de cafì tuoi fa dolce alquanto •
Quei popoli uicini a i porti,doue
Giace’ l tuo corpo dal uoler diurno ,
faticate ampiamente, è lungi intorno f '
Placar an l’ojfe tue per le cittadi -
Sepolcro ti porran facendo a quello
Cerimonie /blenni , e’I nome il luogo
Rifcrberd di Palinuro eterno .
Et per quefle parole alquanto il duolo
Sente minor, cr lieto afcolta, che egli
Debbi laffare a quella tcrra’l nome.
Dunque al prefo fentier feguendo al negro
fiume fi fa uicino,onde il Nochiero
Subito che ucmr quefh pel bofeo
Li uide,e a le fuc nuc dpprcffofarfl.
Co/i gridando altier fenza che offefo
Sia punto,occupa’l dir : chiunque tu fìd.
Che armato il camin drizi a l’ acque nojlre ,
Unti, di Ver. CC
*
LIBRO }|l
Grida, a che uiem,z?cofli firma’ l paffò.
De Inombro fol del forno, er tic la notte
Qucjlo luogo è : ne lice i corpi uiui
Coti U cimba di Stigid oltre portdte .
Nc mcn decadete t ben che al grande Alcide
E a Tefco e d P critoo il puffo diedi ,
Benché nati di Dio per fòrze inuittt .
Puff r,quel de L’inferno il gran guardiano
Con catene legò quafì fu gnocchi
D el signor noflro,cr fu tremante il traffez
Quejli intorno di P luton la cara ffofa
Dal letto maritai, impeto fero , .
B rcue riffofla diede a quello aUhora
La mimjlra d’ Apollo . In noi nafcojl
Tali inganni non fon ne fòrza alcuna
Portati quefte armi,lieua ogni foffetto.
Goda d fua uoglia pur Ccrbcr guardiano
Del palazzo itfernal. Porga latrando
Duro fpauento e iemalmente a t ombre:
E t P roferpina anchor pudica fempre
Sticfl co'l fuo P luton marito er Z io.
Qt±cfti é'I Troiano finca iUuflre, er grande
lnpietadccnel’armi. Alpadrefccnde
A f alme giù del piufegreto abiffo .
Se non ti muoue un tanto officio pio,
Qurfto ramo riguardaci ramo aperfe.
Che nafcoflo tene a fotto la uè fi c :
Placojfe aUhora il cor gonfiatole lira
Ne bifognò piu dire, egli riguarda
Tutto marauigliofo il ricco cr degno
Ramo fatai , che dopo un lungo tempo ■■ >
'4 *|
M
No» rìhauea tuffo, & la fud negra cimba
Subito uolgc,c alici lor riua acca fi a
Quindi tarme .che dentro in lungo giro
Sedetti, rimuoue,er dentro i banchi uotcu
Come riccuc Enea pc'l mono pefo.
La fcafa,che di giunchi era intcjfutd9
Gemito diede, er in piu parti dentro
Ver t aperte ftjfure entraro tonde .
P ur al fin oltre il fiume al primo uado
Vien di canne er di loto, a terra fatui
La Sibilla ripofe il forte Enea.
Ccrbcr timmenfo con quiui latrando
Con tre fauci ne porge alto rimbombo 9
Stefo ne t antro a chi giu uiene incontro ,
Li cui come drizzarli al collo iferpi
La uergin uide,una mifiura in bocca
Con uarie biade, & mel temprati al forno
Li gittd,c? egli allhor tre bocche aprendo
Rabbiofot inghiottire, ci membri immenfl
Stende nel fonilo, cr tutto occupa t antro.
Enea mentre il guardian giace fepolto9
Affretta il paffò,eal fin la riua laffa
Le tonde dapaffarfolo una uolta:
Quiui fubito udir gt alti lamenti ,
Come di chi nafcctìdo pianga,^ n f afide,
E uociiC ftrida,cr uiderpoi piangendo
N el primo limitar talme di quelli.
Ch'infanti a pena nati hduen la morte$
Senza che gufiin pur la dolce uita,
Dal latte ificjfo acerbamente tolti.
Apprejfo a qucjh poi firn quei che fono
Hi LIBRO ^
Vagamente accufati.e d morte poflL ... . *■ . ^
Ne fcnzd forte qucfii luoghi,o fenzd
Giufto giudice datifi,e'l gran Minojjc s
Ejf anùria gl' errori, e l'urna muouc> . :
Raduna l'almc,e la lor uitd intende,
T etigon il uicin luogo afflitti ermefii
Quei che la morte con la propria nidno »
Diedcrjì da la luce oiioji er fianchi
fuor come cofa uil cacciavo Palme:
Lequai (lofi) uorrian quantunque certi
L>' efir una pone rtade,er di fatiche; >
Ma lo metano ifati,& noue uolte
V acque di Stigie li circonda er bagna*
Non fian lungi dt poi da quefii campi.
Cui dicon che nome è, campi del pianto 9
Largamente dificftin ogni parte,
Quiui fccreti bofchi,& chiufe felue
Di mirti, afeondon quei,che'l duro amore
Con lenta infirmiti confuma er punge.
Ne pur tai lor penficr laffano in morte .
qmì uede F cdra,er Procri, er la [contenta
E rtfilyche la piaga afflittamofira
fatta dal erudii figlio, Euadne , Mirra
Laodomia,uyè P afiffe,e Ceneo inficine ,
H uomo innanzi al morir,fimmina aUhort
Ritornata per morte al fcjfo antiquo .
Tra quefia turba la Fcmjfa Dido
Vagando già de la granfelua intorno 9
Pur hor de la ferita al baffo fcefa.
Come priàl gran Troian fatto uicino
La riconobbe a pena a Umbre ofeuru »
' / i
n
«4*
Conte chi de la Luna t primi corni
V edc, o pcnfa ueder tra nubi inuolti
N on tenne il pianto er poi con dolce affetto
T)ido infelice (diffe) adunque ucra
ILa nuouafi,chc di tua morte intcjì t
Mifero io fui del tuo morir cagione:
Ver le jleUe ti giuro er per li Dei >
Chefc fede alcuna è dentro la terra9
Che contro' l mio uolcr alta Regina
"Da' regni tuoi pdrtij, solo i precetti
V>c gli Dei mi sferzavo, iquah anchorà
Ver quc/le ferade quifquaUide er negre
Spingommi in mezzo a la profènda notte .
Ne penfato haurei mai,che il mio partire
Ti douefèe recar tanto dolore.
Verna di grafia i pafii ( non ti torre
Da gl occhi miei ) perche ti fuggi Dido f
Quejìo tempo a parlarti ultimo ifati
Mi dan . con tai parole Enea di Dido
(Che arde di [degno tortamente il guarda)
Cerca placar la matte acccfa,er mentre
Co'l proprio dir mouea fe flcjfo a pianto,
E Ha fifii tamia in terra i lumi ,
Et uolgea cruda in altra parte il uolto.
Ne piu pel dir <f Enea fi piega, o muoue,
■ Che faria dura pietra, o pario [affo*
Vurfi rifoluc al fin forfè dinanzi .
Et nemica fi figge entro nel bofeó,
O ue il primo fio Amor Sicbeo rifiónde
Ne/ defio [eco, e a penfèer fior uguaglia.
Ne me tifi duol Enea del cafo acerbo ,
(K t 1 B R O 5f
Vuolfc,<cr di pùrnto picn fin che U uedt
Lungi la mira, cr di pietà s'accende,
ìndi feguendo il filo camìn fatale,
T roua i campi da parte a color dati ,
Che chiari ficr ne le battaglie uccijì •
Qut Tideo uede il gran Partenopeo
Nc Carmi iUuftre,e anchor placido m tiolto.
Adrafio tui i Troian incliti cr chiarì >
Che in guerra uccijì ajfaifiir pianti al mondo .
Qui pianfe Enea guardando in lunga fichiera
Terjìloco tra lor Glauco, cr Meronte,
D'Antenor i tre figli, e a Cerer [acro
Polibete,& ideo [eco, che quiui
Tiene anchor l'arme, c r anchor qui de'l carro
SoUicite fi fian quelle alme a torno
Da finijlra,zr da deflra,e ma fol uolta
Non li bajlar ueder , anzi lorgioua
Eermarjìgli d’apprejfo, cr parlar ficco*
Etfaperla cagion di tal uiaggio.
M a quei primi di Grecia,^ le fuc (quadro
Come uenir Enea uidero, e l'armi
Veri' ombre lampeggiar, alta paura
Dentro l'ajfialfe , e rchi le /fidile uolta
Come uiui fiacean figgendo al porto y
Chi fi sforza gridar, ma'lfuonl' inganna.
Che per timor non potea uoce uficire .
Dcifibo può ueder, a cuifiquarciato
Era per ogni parte il corpo tutto ,
Et crudelmente laceratoci uolto .
Mifiero' l uolto ambe le mani c tolte
Da le tempie V orecchie, e' l nafio tronca ,
• • • • i
A
A penaEnca'lconobbc,& mentre che egli
Ver gogne fe coprir cerca le piaghe ,
P ria che s’accofi amicamente il chtaituu
Veiftbo ne rame alto,zr potente
Scefo del f angue del famofo Teucro
Chi potè fi contra di te ? quale hebbe
Di tanta offra ucndctta,anpio defioi
A me portò la fama m quella notte
Di Troia efirema , che tu fianco homai
Da la Greca occifion,fopra la firage
Di morti er d’arnie, e ricondotto al fine
Sul R heteo Lido aUhor uoto fcpolto
Ti pofi,cr l ombra tua con alta uoce -
Chiamai tre uolte,iuCl tuo nome e fame
Veci courir,ne d’un mio tanto amico
VoteCl corpo ueder, e'nflcmc [opra
Inanzi al partir mio pomi la terra, 1 £
A quc&o egli ri]fonde,o caro amico , -
Officio di pietà non hai la/ciato . 1
Alcun uer me, ma fatisfatto hai certo v* ' r
ADeifzbo intutto, cà l’ombra fua.
Via l’acerbo mio fato, e Copre inique
D'Elena,in quefto mal fommerfo m’hanno •
Quefto Trophco di fe lafcia eia al mondo:
Ver ciò che come in quelle notti e freme ,
Stette Trota ueggiando in fifie amare •
Quando il nemico armato in Calta rocca.
Quel cauallo fatai portò nel uentre .
Tu ben lo fai fenza ch'io il dica-,cr troppo
Forzafcmpre ne fa memoria haueme.
In queflanotte ( dico) ella fingendo
Giuochi guidare di' altre Frigie in mezo, *
Quali a Baccho diuote,à Baccbo iftejfo
F accffe facrifìcio a torno in giro
Seco le mcoa;& ella mentre in mano
Tenta la faceto" daua a Greci ilfcgno ,
, A Uh or io Stanco de paffuti affami
p refo ( mifcr ) dal fonno entro' l mio letto ,
Mi pofi C haimc ) come ftcuro , er quitti
Subito mi occupò grato, & profèndo
Ad un dolce morir tutto jìmilé}
l a buona mia conforte ogni arme in tanto
ToUe di cafa,cr da la tefia mia
Leua la fida ffiada,<& Menelao
Chiamando dentro in cafa apre le porte :
Quafi pcnfando che a l'Amante queflo
Doueffe effer gran dono, e l'odio antiquo
; Del empio fallo fuojfegncr poteffe.
Ma che tardo io nel dir : impeto fero
Con gl' altri entrò lo federato vliffe »
Et a tanta impietà l'accefe cr punfe.
Z>ij con noce piu giufia uendetta.
Chieggio 5 gaftigo tal rendete d Grecu
Ma tu qual cafo à noi ne guida Enea
Viiffondc,in uitaanchor, dimmi al incóntro t
H antidei mar gl errori à forte /finto ,
Donde tu fcefo fla poi ne t infèrno *
O pur uolerdiuin £ qual tua fortuna
Ti regge, fi che in quefèe cafe ofeure
Ti manda, oue dal del non lucc'lfolei
In cotal ragionar mentre che queflo
DQtnanda,i? quel ri/fondefll biondo Apollo
SESTO
Gialòltezza del del paffato hauea.
Et forfè' l tempo che conceffo n'era
Star ne l’infèrno harieno ffefo in quefloi
Ma l'auuerti là uer gin facra, er dijje
Brcui parole . Enea la notte cade.
Et noi tròll pianto confumiamo' l tempó.
Qui puoi ueder la uia fi parte in due ,
Quefla defira ne mena al gran palazzà
Del Re P lutott,&indi ò campi Elifl
Sarai noflro fender * ma la fìniftrd
Gl' empi punifcc,e al piu profondo abijJÒ
Menatone pietà luogo non truoua .
Deifibo qui dice . Alma Sibilla
Non ti turbar, ch'io partirò,e'n tanto
F arò minore il numer uoflro : e'n tanto
A le tenebre mie farò ritorno ,
Et te fato miglior ne guidi Enea ,
Che feila gloria noftrd,zr piU non diffei
Et in qaeflo parlare i pafii torfe.
Guarda al parlar de la Sibilla Enea,
Et dafìniflra uede a torno cinta
Di tre cerchi di mar Volta fortezza
Qj$i Elcgetonte con acccfe fiamme
Cinger con gran rumor , ne uolfei fafiij
Sta la porta da fronte alta er fuperba ,
Et di fchictto Diamante ha le colonne ,
Qual ne fòrza mortai, ne quelli flefii ,
Che dimorati nel del, romper potrieno :
Et di fèrro una torre alta minaccia,
Doue T ififfonflede,c'n fangue intrifd
Guarda defiad cordila notte c'igiortitì*
jf. i(|< L I B R O W
Quitti pianti s'udian' ,cr fuono borrendo
Di percojfc er flagelli, e di catene *
Ctii dauanti tenearì ,/lridere il fèrro*
Enea firmofii, cr di {pavento pieno
Tenendo al gran rumor tefe l’orecchio*
t>immi Vcrgin ( li èffe) a quali errori
Dafii quiui il gaftigOjZr quali pene
Chefìdogliofefonfìfenteufcirei
A queflo dijfe la Sib/Ua aUhoreu
principe de Troiani, inclito Enea ,
A neJfunficonuien3chegiuflo ex pio
Sidydentro andar al limitar' iniquo*
Echate , Me quando ala facrafelui
D’ A ucrno mi fè fopra ella le pene
Che danti Dei,moflrommì,e7 dijje il tutto
Radamanto è preporlo a quc/lo luogo:
Egli caliga, egli gf errori intende ,
Et con tormenti a confijfar ne sforzo
Quei peccati eh' alcuno in vita battendo
Erefo nano piacer, tenerli occulti $
Serbatili a pentir di giorno in giorno j
p ur condotti u'ha poi fino a la morta
Onde in perpetuo poi vendicatrice
Con le fòrze crudel l'affligge c T batti
Tififfon fiiriofd, c i ferpi incontra
Con la flnijlra man gli imita, & chiamo
Vele fonile le rabbiofi [quadre -
Con borrendo firidors'apron'allhora
he fpauentofè porte, cr fi gli è tale
V afpetto di colei, che nel cortile
Yedi chcjìcdCfCr quiui’lpaffo guarda»
+1 S B $ T O W 20#
Sappi che dentro affai piu fiero moflro
Sta, con cinquanta fauci,ridra auanz 4
D/ crudeltaic . lui ? abiffo fieffo
Due uoltc tanto fi profondo al baffo
Qu?tnto ti appari altezza alfommo Olimpo*
Qui dal fuliniti percoffe i rei tiranni
De la f degnata terra antiqua ftirpe
Sommcrfi fùr al piu profondo Abiffo*
Qui i figli d.’ A lo io immenfi corpi
Nel impietà fimtli,cr ne l ardire
V idi, & con le mani oltraggi al cielo
far penforno,^ fogliar Gioue del Regno*
Vidi Selmoneo le crudeli zrgiufìc
Vene pagar, mentre anchor cerca farfi
Nel filmine e ne' tuoni eguale a Gioue:
Ei da quattro deflrier portato e'n uecc
Di filmin con la defira alto feotendo . .
Ardente fòre entrò 4 le genti Greche
E a laflejfa città d' Elide in mezzo
Trionfante fen giua d'ogni intorno,
Chiedea l honor,che fol conuicnfi à D tOg
Si di fe fior, che i tuoni entro a le nubi
Da non farfi fimil egli fingendo
Correa col carro inficine ,c co i cauaUi
Sopr a il ponte, eh' aciò di bronzo hauea*
Ala ciò ueggendo il padre onnipotente
Vra le nubi uibrando offra filetta
Con face , e T fimmo entro a tcrra'l meffe,
Titio anchor u'c da la gran madre antiqua
Nodntoftefo occupa quanto in noue
Giorni tender potria l'aratro in giro*
jr
«libro w
ti Un uoltor crudel col torto rofro
Letifere li rode intorno al cuore ,
Et per pena maggior non mane a mot.
Di quejla efcafl pafce,cr dentro al petto
Gl'habita,e'ngordo non ha requie alcun d
A le uiuande che rina/con fempre .
Che dirò io di I xione} o di Peritoo,
Et de L apiti : a cui l gran fatto [opri
Pende cofìjche par che cafehi ogn nord»
quìuì Tantalo frlende al genio amico
Sopra le bafe d'or la ricca menfa.
Et ie uiuande pronte innanzi a gl occhi
Con fuperbia reai la fame poi
fretto li fa la piu potente, er cruda
EituttcValtrc fùrie. EUaneuietd
Por la man fu la mcnfa,&fufo heud
La faccia,e lofordifce alto mirando.
Vunifcano ancho qui quei che i fratelli
Nati d'unfdnguejlcjfo odiuro in ulta.
Qua che buttero il pudre.V qua che frodi
temo u Clienti lor,t gl' empi uuun
Che in cumulur ricchezze bebber Umetto
Sol uolta.er p urte non nefero ufuot :
Et di quefiue ne è gran turba accolta.
Quei chefir morti in adulterio, & quelli.
Che per guerra non piu prefero tarmi ,
Et altri,molti anchor eh' a signor loro
jluppcr la fède,in duro career chiujt
Ec pene affettai de commefsi err ori :
jXcft me fiero a dir, qual fen le pene
E V or din del cafigo,è cafi loro, ~Jr
Altri poi fafsi fmi furati c r graui
S’ affannano in uoltar,altn a le ruote
Legati tuttauia pendon girando.
Buui T efeo infili ce , er in eterno
Sarauui anchora,w Flegia intorno ? ombre
Mifcro ri ammoni feti proprio ejfcmpio
Dimostra loro ,cr con gran uocc grida»
Imparate in ueder la mia fortuna
A fare il giuflo, e non far ' onta a D io»
Chi di quei che ui fon la patria ifìcjfa
Vender già a prezzo ,er la riduffer feruà
Sotto il giogo crudel d‘ offro tiranno.
Altri per orofèr leggi,?? disfèro
Altri che le lor figlie &lor foretto
Stuprar oforno,cr chi uietate nozze
Osò contrarre cr matrimoni ingiufiù
Et per dir breuefchi peccato enorme
Con lì oprerò crii uoler commeffe mai.
Non potria mai contarlo ben hauefsi
Cento lingue nel dir,uoci di fèrro
Ogniffetic ri errori ogni gafligo .
"Pofeia che queffo hebbe la Vergin detto
Segue homai ( dice ) il tuo fentiero cr quello 9
Che hai tolto afarjoflo ad effetto manda.
Quale mura uedrai temprate,^ calde
Almartelde Ciclopia fotto a l'arco ,
Che uedi à fronte a noi, fon le gran porte
Voue comandati (che depoftofla
Il don che noi portiam ) gl' alti precetti
Queflocffa differì ’uno,e l altro palio
Affrettando uicin fan fiale porte.
mi LIBRO .
Occupa Enea la foglia,et acqua urna
Si /porge, C purga,*? quiui pofalramo?
Come hebber fatto quejìo e’I faro dono
A Proferpina ditto Scampi ameni
Vennero, e a lieti cr fortunati regni
Vele bette e auenturofcfclue.
Qui lo jplcndor del del piu aperto ctchùqp
Vcfle di uiui raggil bel paefi , ~
Dohc han proprio il lor foly proprie le felle
Altri lottando fu pe i utrdi prati ,
Fan di lor prona entro la fccca arena,
Stan cotro a P altro Pun p fcherzo,o giuoco:
Altri guidono allegri balli e'I canto.
Di Tracia e'ifacrdotc O rpheo con lungo
Abito u'c,chcconfuaui accenti
Canta cr unifee fette corde , cr muoue
Hor con Parco di duorio >hor con la mano .
Di Teucro è qui la chiara Stirpe antiqua,
Famofl Eroi ne miglior tempi nati
Et Ajfaraco ,cr llo,e'l ualorofo
Dardan, che la gran Troia, è'I primo pofi
Guarda da lungi e uen marauigliofo
V armi di qucfti c i carri immagin uane ,
Stanfi le lande m terra fife,*? fciolti
Fafeon cauaUi in queSta parte e’n quella:
V ercioche in quello amor di carro cr armi
O ftudio di caual^che hebber ùiuendo.
Quello (beffo li feguc entro la terra.
Ecco che uede poi fu Pherba afiifi
Su la parte flniflra,crfu la deflra
olii fior in cornuti cr luti in cerchio
Cintar carmi in honor del bionda ApoTt*
tra lefclue di laudi , onde uolgcndo
T ra i bo fchCl P ofopra la terra forge. } \
QSc molti fon che per la patria occijì
tur combattendo ,er quei che uijfer caffi.
Mentre che a D iofùr facri chianti anchorj.
Et quei che del futuro almi profèti
Aprir co carmi il uer <f Apollo degni
Q m ^e uolti al faper li anni menando
Di mone artico feientie ornaról mondo :
Quei che con cortcfìa benigni er grati
Lungo deffo di lor lafciaro in morte »
T utti uifono a cui la bianca benda
Diurno honor'le tempie intorno cinge ;
A quelli la Sibilla in cotalguifà.
Che le uenian dinanzi d'ogni intorno ,
Et a M ufeo principalmente diffe
Che era eleuato al altra turba in mezzo
Ditemi alme beate, cr tu M ufeo.
Qual tra uoi luogo al grand’ Anchine data
Chefìant perfua cagion quifeefi al baffo.
Et del infèrno babbi am paffuto1 1 fiume,
A cui brcui parole egli rifpofe
Luoghi non hauiam proprijn libertadt
Siam pofliycrhabitiamo al uolernoffro
Sacrate ombrofefclue)& grate ripe.
Che ne fan dolce letto e r prati ameni.
Che rigati chiari riui,cr limpide acque*
Mafe uoi pur un gran deffo tenete
Qjieffo colle paffute, io guidcrouui ,
Fw chefacil uifia pofcia'lfcnticro.
LIBRO
Quefio dif[e,erfè lor la fcorta innanzi*
fin che d'alto mostrò gl' allegri campi:
Qndc poi fenza lui fcefcro'l monte y
Stauajl Anebife in una chiufa uaUe
Verdeggiando da tomo c'n parte pofit
Haueanl'almCyche ritorno anchora
far ne debbon di mono al mondo foprd*
f'inoucr lieto intra fé ftcjfo a forte
Contaua aUhoryche ejfer douea de fuo§
Eglilacarafua fùturafiirpe .
Volge trafela lor fòrtuna3e i fati*
Volto ualore3e i fòrti gefii er chiari
Comeuenir Enea pel prato incontro
Vede , di gioia e T di letitia ardendo *
Alzò le mani al cielo , e bagnò' l uolto
f)i pianto3er tal fermon cadde di bocca
VenifliEnca,ncm'ha ingannato punto
la pietà tudyche tante mite ho uifto *
ft ha fupcrato l' offro camino *
punque dato pur m' è figlio godere*
figlio la faccia tua ? dunque mi lìce
T eco parlare ,er la tua uoce udire ?
Cofi certo tremando dentro' l petto
V animo un tanto ben uedea prefago*
Ne punto uano il mio penflero è fiato*
~© per quante città per quanti mari
Odo che fiato fei figlio 3per quanti
Pericoli ad ogni hor, quanto temei *
No/i ti tcneffe la città di Dido .
Qui diffe Enea . La tua feuera imago*
Che innanzi mi fi fi padre piu uolte *
\
••
Sforzommi ch'io fcendefii a quefii regni:
Salue lenauiflan nel mar'Tirreno,
t><onmi padre la deliraci uolto dammi ,
Non ti fottrar dale mie braccia indietro »
Cofi dicendo Enea lacrime mólte*
Rigando' l uolto Ji cadean da gloechL
Tre uoltefi sfòrzo le braccia al collo
PorlijCT tre uolte iman t immago fhringt
Santi e al uento,e al ueloce fumo .
In quefto mezzo Enea la uifla uolge
A una uatle,e lungi un bofco uede
Douefan dolce fuon le fiondi e i rami
P oflo da parte ,er quiui'l fiume Lete
Paffar fonando a lieti campi a canto
Intorno a queflo innumerabil genti
Giuan uolando,cr quota mezzo Aprile
Quando ne moni prati in uari fiori
Pongonfl Papi in quella parte o'n quella »
S ode dintorno un mormorio fiiaue:
Tal fuon rendean quelle alme a tanto laeque
Stupifce Enea di tal fubita uifia.
Et nonfapendo la cagion domandai
Che fiume che fia quello >a che con tanto
Etbeuendodiquelbeuono inficine
Dimenticanza de paffati affanni
Quefle anime defio dinanzi gl occhi
Farti uederc,cr dimoflrarti Enea
Per qualche tempo la futura ftirpe
Enei di Ver * dd
v M LIBRO fw
Verquct che fender an del (angue mio, ^
Acetiche piu tu ti rallegri & goda
B'hauer Italia pur trouato alfine.
Ma penfarmiam padre ( Eneafoggiunge) '
Ch'ai mondo torniti mai V alme felici
p erfarfìferuc a corpi un'altra uolta i
A che fi fiera uoglia han de la uita i c
Tidirò, fegui'lpadre3cpiufoM^ .
Non uoglio Enea, che tu di qutftòfttd.
Et per or din cefi glapcrficl tutto. . 1 1
p rima tu dei fapcr,che taruyt'lfuoco,
Vacqù<t,e la terrari globo de la Lund, '•
Et Vaiti ftclle fopraicorni loro
nutriti f>n,ej mantenuti in uita
T>a fpirito duun, che è in effe infefo,
Ef tutto muouc la diurna mente, }
Etti gran maffa fi rìuolgc crmvfchìa. "J >
CVhuomin indi glaugct, le fiere, e mofirl.
Che il mar ne cuopre cgnikor piu pronti fonò,
. q ueflofol di uigor tificalda & regge 9
C hctantodclcelefeebanValmèloro,
Quanto non danno impedimento, onoii
ì pign corpi a cor rutttin {oggetti, *
E ti terrena carne inferma er grauc.
Di qui uien,che bora han tema,hora han defilo ,
Hor fon pien di lettiti, bor di dolora
E ti diuina lor propria natura
Non nconoficon mai immCrfic& chiufe
Mei career rio de ti terrena maffa.
Ma che piu! Q uando poi nel giorno cflrcmo
Manca ti tritinoli per qucfloin tutto
<•£-$ E STO " ai
Cafcanda lor le pria gii prefe macchie,
Hcfalue fon da U corporea pcfle,'
Ma fa mcfìier,che quel che in lungo tempo
Han di brutto raccolto in uasri modi
Si jfenga, er purghi : offri tomenti dunque
Soffrir conmene , er de gf antiqui errori
Vagar le pene : altri [offe? a uenti
Ne l’aer fono,ad altri l fuo peccato
hauato è dentro al mar, ad altrii fuoco
Arde i maggior delitti,e fon puniti
Vifupplicio ciafcun confórme al fallo .
Indi pafimo al campo Elifo, er pochi ' ■
Siam,che godiamo i fortunati campi
Ver finali luogo è deflinato,el tempo
T olto hauendo ogni uitio ogni bruttura i
H\ela fu ialme pur purgate er pure
N eia celcfte lor fìmplicitade .
Quefle poi tutte ,pofcia che la ruota
De/ tempo riuolto han mille anni integri -
Ccn grande impeto allhor le chiama iddio
Al fiume Lete, accio beuendo in quello
Scordate in tutto del prefente flato
Diletti campi, cr de gthumani affanni
T ornar uoglin di nuouo al mondo fopra. u
Qucflo hauea detto Anchife,& pefeia infieriti
. ha Sibilla er Enea lor guida in mezzo
Del drapcl di quelle anime ,er qui fopra
Salir dim colle, accio eli in lunga fchierit PI
V eder poffa al utnir ciafcuna in uolto, > y, 4(
Dora odi figlio . Io la D ardania prole.
Et la gloria immortai che feguir pofeia
-«ss? '
C?fi,lttc> er dopo litw morte
^nc/lt a. tc g,ià<f ^trn entree
^r/oriri umni4 «M tonforte.
Et Re trarrlo dt If/ilM.CT 'iU
S . j, Rt|)1(irt,cr irnii il ceppo uojht
E SìImìo Bnea,cbc coir» 4
Cui di guerce ghirlanda orMff .J\
•£s3S2S££?
fessptós?-
SSJSSSK!^"»»
Tengafi f elmo fio doppi* lainfiegnat
E7 padre fio già penfx al cielo alzarlo.
Et parte farli de diuim honori.
Ecco che in Roma pei principi fuoi
Quella gran Roma,Enea fa con l'Imperio
Pare a la terra, & con l'ardire al cielo
Chiudendo fette monti in un Jòlmurot
Di fòrte flirpe fortunato a pieno.
Qual f antiqua gran madre de gli £)ci
Coronata di torri fopra'l carro ♦ '
De Contiene citta di Frigia in mezzo
Superba uadelafua prole altiera.
Tal potrà Roma gir lieta dattorno
Stretti abbracciando cento figlieeenté
Tutti immortai : Tutti filiti al cielo.
Volgi figlio ambi i lumite'n quefla parte
La nobil gente guardale tuoi Romani >
Q£efti è Ce far, ZT ficco ificcejfori i*v
Di lulo,quefti fon che damo tutti
Degnamente fialire a Sdirne Stelle.
Quefti ( Enea ) queJU e fot, di cui JlftxJfo
Senti promejfie da gli Dei dificefio
Cefiare Augufiojche fetide l’Oro
Retta già da Saturno un'altra uolta
Renderà in Latio,e i G uromanti, & ghindi
Supererà fendendo il grande imperio
Puor pefegfli celejh,e pofta parte - \
Delagranterra,oUrelauiadelsole^
Che l’armi regge, oue fiofliene Atlante
Con 1 ampie fidile, il del di felle adorno .
Opefia co i Cafri regni, cr co i gocciati
MeroticipafiiSlKilo inficine.
Che confette ampie porte entra nel mare
Treman pur hor per i rcftonjì borrenti, *
Che fenton del uenir ti queflo Auguflo,
Hetal parte del mondo il fòrte Alcide
Scorfc giamai,ne tal dominio accrebbe.
Benché occidejfc la ueloce cerna ,
Et libcrajfe ilbofco clErimanto,
E appreffo aV Emafuper affé l'idra. >
He Baccho ancor che uincitore'l freno •
Di Pampin tiene in manye guida i monti
Di Nifayguida le rabbiofe Tigri ,
Temer an dunque noi uirtute er fama
Procacia hor noi co i gloriofl fatti ? # -
O ne dar a' l timore impedimento?
Che non fi ferme hor nel Italia il piede ?
Chi lungi è quel , che del felice oliuo
Cinto ha le tempiere gli D ci facri portai
Conofco'l crine e la canuta tefia
Del Re, chclacittade infante leggi ?
Fermerà primo . & dal ignobit etera
Chiamato a porli il grande imperio in mano
Cui fegue Tuttoché la pace c Votio ]
Terrà di Romici già pigre cr lenti f
Richiamerà, ne l arme y<& di triomphi
Già feordati ornerà le fòrti fquddrè*
A quello fegue appreffo ancho faflolo
Che pur hor gonfia de fauor del uolgOé - ' •
Ecco fe uuoi ueder de' tuoi Tarquini
Et di B ruto feuer de la fua patria
Liberator i L’animo mitto e ifafci: .
** SESTO ì*
Egli conful gù primo, crlefieuert
Scure orneranno : e fortunato poi
Mentre che mime guerra i propri Roti
Trattando andrà di capitai fiuppUdo
Gh punirà, fol per la cara zr betta
i-ir er conte fia
C ci fatto fi imiti poi quei che Udranno,
Vincitorfia d' affai C amore imme tifo
Sciafita patria il gran defio ihonore.
Lungi anebori duo Deci e iDrufl appresi
Guarda Torquato con lafcure acerbo,
E l buone ami t, che U perdute infegne
Vahrofos acquila- reca indietro.
Qjcl alme pot,a cui fimilitarmi
^fupegpar uedi,hor in concordia uniti
Mentre a l ufeuranottt immerli fono.
F guerra
Fm tra di lor, ft mai ttcrrar.no in tuta:
Qmte barbare torme, er quante /quadri
Co "meneranno. Ufoeergihdal'Jpi
' venendo il getter con tra
i genti orientali infirutto er fòrte.
Ehc cari figli, a tante empie contefe
Nonuogltate auuezzar la patria uo/ira.
J“ Ct r ul’Kttor perdona il primo,
^oCt°rjH'rr^’i^c‘ei,uiagcttalarmi .
Nato del /àngue mio.
Quel trionfante di Corinto cr molto 7
Por U grande uccifton de’ Greci iHuftrc '
MencraUcto icamptdogUod carro
Quel fia la iejlruttiott d’Argp or Micene.
duci Vino uincerà,che fia difcefo
Del g rande Achille, & de paffatifuoè
. Vara ucndetta,& del conotto tempio
D e la cafta Troiana alma Minerua.
Chi mai te gran Caton lafciarne indietro
Potria : chi Coffo,*? chi de Gr acchi il [angue
E i gran fitlmin di guena,i duo Scipioni
De l’imperio Affricanfejìtio eftremoi
Dafciarò mai Vabritio affai contento
D'haucr poco, & Serrasi dietro l’aratro S
Dotte F abio dogliofo mi trdhetd
Tu mafiimo fe quel,chefol di loro
Rimafo, renderai co>l tuofapere»
li tempo prolungar, V Imperio a Roma»
Altri con maggior arte arronzi firme
Daran, che manco fol lo flirto hauranno.
Et credo che ancho un di dal marmo iuolt i
Viuitrarran: dimoiti fiett le caufe
Con maggior eloquenti al fin condotte» i
E gli frati del del con piu dottrina
Trotteranno altri ; e in quelli iftefii in terra
Con giuftoflilfegnar fapr anno, & ancho
Come ognhor foura noi forgan leftelk»
Tu quefto tien ne la memoria Roma,
Saper /oggetti far poptdi in prima ,
Et commandar poi lor con giufio imperio ».
Qucfia tua farà f arte, & lunga pace
Mantener con le leggi,*? dar perdono
A chi nel tuo poter rifitgge burnite.
Et abbaffar chi fia fuperbo ,& duro»
Cefi parlotta il padre Anchife, cr efii
SESTO ^
- Vudian marduiglìofii&poi fioggiunfè»
Gnor decorno Marcel di Jfioglié opime
Honordtó ne Ua,egt altri attanzd .
Qucflo confermerà lo fcctró \ Roma,
Mentre che in gran traudglìó immerfa fidi
Et de le tórme et Affriche de Galli
Fw uincitor , efpoglierài nemico
De le proprie armi , & polla, terza uotté
Sójpend&aUo al tempio di Quirino,
Qui diccEned, perciò che uedein/ieme *.,
Che un giOuinetto a quello andana a canta
Mobile in uifla ,er folgorante in tarme ,
Md poco lièto, tfh uoltó afflitto e baffo .
Dimmi padre chi è quel, che cofl al fiancò
bó fegutyè forfè alcun del ceppo nofiro i
O chefbrepito gl' è di turba a tornot
Quanta immagmuiril nel Uoltó moflraì
Ma par che negra nebbia fa' ombra ojcttrO
V afflitta tefla li cir c ónde, rigiri.
AUhor per gran pietadt il padre Anchifi
Di lacrime bagnando i lumi tluolto.
O figlio } diffidi un gran dolor de tuoi
Cerchi papere, a pena i fati quefià
Me mofiraranno al mondo,er poi crwUU
Lo rapir an, che par ria troppo al cielo .
forte il I angue R ornati, fie lungo tempo
taficiafise d’un tal dori goder la terra.
O quanto odir potrà quel martio campo
De' nobili Romani il piatito e'I duolo {
Qual pompa fim&alfiuperba erravo
V tdrai tu padre Tiberino affiora,
\
(•& LIBRO
ttc al pio fcpolchro andrà con tacque 4 canto*
Ne giouinetto mddel tener fangue
Via che di certo honor piu falda freme
Eifc prometta a gtaui fuoi Latini . ;j
Ne la Komulea terra unquafuperba
Via mai tanto <t altrui in fi uerdi anni
Mi fa che uecchiafè,che gran pietade
Via pofia in lui t qual defira in guerra inuitt A
Che niun fenzafuo danno andargli incontro •
Ofato haunafendo egli armato e’n piedi
Contro il nemico giffe,o uer confrroni
D el frumofo caual premefie i fianchi
Tieh sfortunato al men piacefie a Dio WL
Cangiar fi i fati tuoi per qualche uia *
Tu MarceUofarai,rofe porgete
Con le man piene,accio purpurei fiori
Sparga fopra quefia alma , c'nfleme almeno
Con quefti doni il uano officio adempia*
In tal guifa guardando hor quiui hor quindi
Per larghi campi già guardando il tutto .
Ma poi che A nchife in ogpi luogo Enea,
H ebbe condotto,*? al sfrenato amore
De la futura gloria accefo *? mojfo ,
Gli mofira poi le guerre, che eglifieffo
D euefar ne t Italia,*? tutto tapre '• :
De/ popul di Laurento ,*? del Latino j
E t come le future fue fatiche
S oftenere,o fuggir pojfa egli meglio*
Son nel infèrno due famofe porte
Del forno,*? dtcon che è di cornotund^
Vouehan facile ufeitai fogni neri;
^ SE S T O *14
V altra- di puro Auoriò oltra rifplaidti .' x *
Mdfalfcùijìonfcmprc ne manda.
Anchife dunque al figlio e ala SihUd
N ofirato hducua il tutto at altra porta*
Che è et* auorio gli guidd,CT d’indi u/ciro, P
Enea prende il fcntier uerfo le nani)
E fuoi riveder di Gaetd al porto
Guida X firmata a lidi sempre accoflo.
Gittan da pròra dtthor Pandora in terrai
Onde falde ftan poi le poppe al lido .
IL SETTIMO LIBRO
DELL’ ENEIDE DI
VERGILI O,
T radotto per M.Giufeppe Betufsi,
Allallluftre Signora Lionarda
da Bile Benuuoglia»
Nw fipett Genti fuafndìa,tT | 1
li dal nome di lei chiamò quel luom \\
w. go Cacti. Di poi pafiò iapprtfi i 1
fo atta I lonza di Circe , cr con
buon ucnto entrò netta foce del
Teucre i & pacando in fu con»'
tr* acqua, fi riufiì nelpaefi Leu»
Iss Kufc. quìuì h unendo intefo per
te parole dtAfianio, che quella contrada trafila per ordì *
ne de fati , mandò cento oratori al Rx Latino , /ignare di
quel paefi,a prefentargli alcuni doni da fua parte, & a do
mandargli luogo per edificare una città. Latino battendo
benignamente udita lambafiieria, oltra quclck'efii gli ha»
ueuano cbieJlo,uolontariamcte offirfi Lauinia fiua figlino
la per moglie a Enea, la quale per gù oracoli di Fauno fuo
padre ,zr per li refroitf de gl'indouini bornia comntifiio •
i
«SETTIMO» ttf
• di muriurc d un fireft ino . In qucflo mezzo Giunto
burnendo per nule, chele eofr de Troidni fri, cernente
X P a/pffìrofrcc uemre Aletto <Ut infreno * éfiurbar U pe
ce yiaqudle empie prima Amata truche- a; i : .
jj "jj v Airrtu aau inferno a dijturbarla pd
~~ uaqudie empie prima Amata moglie di Latino, cr poi
HTurno anchora dette fue fùrie: cr quindiriuoltaagiouani
per auuentura atthora alla caccia
Q m^^r!>.l^f^mceno^ft^oia,pmiomoltoeja
ro a figliuoli di Tirrbeo guardiano dette mandre reali.
Pcrchehauendolo A (conio firito con una freccia, ìuittani
dato di mano aW armi affamarono i Troiani. In queltumul
to morirono Almonc figliuol maggiore di Tirrbeo , et Cd
Ufo il piuncco contadino di tutto quel paefe. [quali clTem
do portati morti netta cittì,Tumo,ct Amata (binfcroLd
tino amuouerguerra,e auendicar quella ingiuria. Mario
potendo egli, per ricordarli de fati, cr detta lega eh' eoli
b due a co Troiam,difbor/lafarlor vutrrd. aìunn»,
\ fnvraarji ac fati, cr della lega cb'eeli
^b due a co Troianiydifrorflafarlor guerrayGiunone aper
fJc le porte detta guerra. Venne in aiuto di Turno Mezem
il con Lufofuo figliuolo, cr Attentino figliuolo di Uerm
l "*^é*f**l^ Carnd
1 ^ 04 catalogo è ab
^XtftntMUro:
3
^ fTtV ambo Siiti noftri eterna fiondi
JL O nutrice dEnea fida G dieta-,
jjn borendo hai dato. Cnuthor (fènuttagtoud
Quefla gloria a mortai ) dite Horror t
Vi [erba lafuafìanzai e il nome Coffa
Segna ne f amputamela grande Hefittrid,
Ù Mdtl pù Enea fornite a picnCeJpquie,
Er coperto di terra quel fepolcro ,
Pofiia cbt f alto mar tùie tranquillo \
•s •
/
L I B R O 3
^ Die tc itele al uiaggio,CT Ufciòil porto *
SpircmkmtteiuemneUbianca
• luna d quei nega il corfo,e il mar nfplcnic
Sotto il tremulo fuo lucente lume » j
^QcfdnMcinodterin:h£ìfcÙ liti . v
Dohc del i ol la ricca, figlia i bofehi
Z)uri QT alpestri c°l continuo canto
. farifuonath & nefuperbi tettìi
Ver far hone d la notte abbrucia il cedro
pieno <f odore j& eon l acuto inficine
Vcttine teffe le fottili tele.
Quinci saudiano i gemiti con tire
Ve’ feroci leom, che patire
Konpotcuano piu tanti legami, .
JAaruggiuano fòrte a mezza notte, c v-*
Indi i cigniaUfetolojìyC gli Orfì . »
, jkrrabbiaudno molto entro iprefepii
Et uarie qualità di lupi urlando,
fiuomin qucjh eran,che la dea crudele *
Ceree comi poter d' herbe,*? 4' incanti '
Hauca cangiato in animali,*? fiere.
Onde, acciocbe non aueniffe queflo
jCpij Troiani itti condotti in portOjf r ' *5
E djùhcbe non eptr afferò i rei liti *
Utttunno ullhoi‘acQft fecondi uenti
Gonfie) le ude,cr fi fcoftarglilungc
X) a le foci crudeli,empie,e bollenti*
GfATojfcggiaua per ghrai del fole
li mare ^e m aria nfflendea la luna
Sopra il fuo carro fiamcggiantc, *? chiaro.
Quando (cjfaro menti»*? ogni fiato •
/ t*
i: ■
*r
t
Subito s acquieto, er da che coerenti
Solcando a terra,? accojlaro al lito.
Dt qui riguarda Enea dal mare un bofco
Ampio i tr a il quale per un fiume ameno
Con rapaci uoragini entra in mare
llfiauo Tiberin per molta arena. ■
lui d’ intorno uari,&uaghi augelli yy
Auezzi a quelle ripe, era quel fiumi. •’ /,
Addolciano f aere c&l canto, . j
Ltd intorno uolauan di quel bofco »
Commanda Enea a fuoi fidi compagni.
Che drizzino le prode uerfo terrai V )
"Et lieto fi ripofa al fiume ombrofo, \{
Aiutami Calliope hora,ch*io uoglio ' r
Raccontar quali Regia ne l'antica *
Italia furo, er come gian le coft, »
Quando ne le contrade Italiane f
Vefcrcitofiranier fi fi uicino, , *
Ordendo infieme i primi lor contrafiL
Tu dea, tu al Poeta affiira homai.
Ch'io narrerò le jpauentoft guerre* j
Virò lefquadre,?? gli animofl Regf
Giunti a la morte -, er fon per dire anchon .
Le compagnie Thirrene,e appreffo tutta
L Italia in armi . H ora maggior principiai
Ve le cofe a me nafte, & hor i mouo
Opra maggiore . Allhorreggeua in pace ; *
Lungamente Dantico Re Latino ’
Molti terreni, er molte ampie cittadL ]
lntefohabbiamo,che cofluifù figlio >
, Vi Fauno,?? di Maricamnfa uayty, /-
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Vi
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^ H B R O >*1 7
louCM>olUricc*figl‘*‘t’«f‘h
. Ftfrifton4V;^nc/ùp<rl>i««i,
ptrfarium«4ll«..ottcial.l>rucMiI«Jr0
PttniK teff' le fottìi itile-
QjjjtW i*Vm* pmticonl itt
De’tvroc/lewH,clK p4tt>'f
UoiipoKiMilop|»t><«t,,cg|<mI> _
WHC^^r^lfcgiOrrt . ;
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Solcando a terrai accoflaro al lito.
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Con rapaci uoragini entra in mare r
lift auo Tiberin per molta arena. i
lui et intorno uari3 er uaghi augelli ;-j
Auezzia quelle ripe, era quel fiumi. - \ ;
Addolciano laere co'l canto,
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Commanda Enea a fuoi fidi compagni, i
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"Et lieto fl r ipofa al fiume ombrofo. r
Aiutami Calliope hora3ch'io uoglio . r r
Raccontar quali Regia ne l antica
Italia fùro3 er come gian le cofe , .] r
Quando ne le contrade Italiane
Vefercitofbramerjl fi uicino,
Ordendo infieme i primi lor contrafiu :
T u dea, tu al Poeta affiira homai,
Ch'ionarrcrò le fyauentofi guerre. j
Dirò le [quadre 3& gli animofl Regf
Giunti a la morte -, er fon per dire anchora >
te compagnie Thirrene3e apprejfo tutta
t Italia in armi . H ora maggior principici
De le cofe a me nafce3w hor i mono ■>
Opra maggiore . AUhor reggeua in pace ; *
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Vi maniera , che tAugur difife-, i ueggio
Vi lontano ucmrc un huom flraniero.
Che f altra region con le fue genti
Verrà qui ad h abitar, e? fra flgnorc
Vel' al tarocca. Oltre ciò, mentre tari
Ardon con cafre,?? con diurne faci,
E tal padre uicin fra la donzella
Lauinia-, parue un fuoco intorno a' crini
Lunghi di lei abbarbicarli ,?? tutti
Gli ornamenti reali irfr abbruciando-.
Ne molto pofeia entro le chiome acceft
La notabil corona a gemme ornata -,
Indi col lume fuo mefro ,?? ffilendentt
S'inuolfe cr fflarfe in tutti gli ampi tetti
V ardente fioco:?? quefro bombile era,
E tdaueder marauigliofo molto.
Perno ch'i fati dimoflrauan quella
H auer per fama a diuenir iUufrre,
Ma a' popoli di guerra ejfer cagione ;
Onde l'afflitto Re per tai portenti
Volle ire appreffo a cotìfigliarft anchora
Col fatidico fauno fuo padre .
Coft entrò ne l'alta Albunea felua.
Che tra'bofchi è grandifiima, ?? rifuona
V 'un facro finte de l'iftcffo nome ,
E ombrofa jflira fiero odor di terra.
QuiuiC Italia tutta,?? tutta infime
L'Enotria terra fogni dubbio frano
Vafii a chiarir. Qui dunque il faccrdott
Sacrificato hauendo,?? ne la notte
Sendofi molto ne le flefe pelli
Enei, di Ver. ' EJ
W
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Ne i [ucceffori imititi *? chiari '>■
Del italico [angue ,e? tarmi iUuflri
Che hanno a uenir entro a le genti nojlre
Breue dirotti ,e,nfiemt i fatti tuoi
Quel che tu uedi hauer gioitene in mano
Vrìafìa fenza fèrro, egli primiero
Dcue tojìo [dire 3a laura [òpra
Con il [angue Latin mefehiato in parte,
Siluiojia detto,*? dopo la tua morte
Ntfo donde i Red Alba haranno'l nome
Quelli di te già dami carco *? grette
Partorirà Laumia tua conforte.
Et Re trarr allo de lefelue,*? egli
Eia di Re padre, & indi il ceppo uojbro
Molti armi haurà dominio in Albalunga,
Quel che g le appreso,* P roca honor c 7 gloria
Del Teucro [angue,*? Humitor e Capi ,
E SiluioEnca,chccomeatenelnomc
Stimi, cofi in pietà, cofl ne tarmi
Sara, itegli haurà mai lo feetro in Alba.
Guarda anchor quanto ardir, quanto ualore
Dimofirin quei net gtouenilc affretto
Cui di querce ghirlanda orna la tcjla.
Quei fomento in tuo honor, Pidene e Gobi
Porranno,*? di Collatta latta rocca
pomerio,* cajlell di luno, e Boia *? Cora
Hor terre occulte,*? aUhor nome houratma
R omulo anchor dal diuin Martio nome
Hato,con tono fia congiunto d regno,
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llut partorirà . Non uedi bar come
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E’I padre fuo già penfa al cielo alzarlo.
Et parte farli de diuim bonari.
Ecco che in Roma pei principi fuoi
Quella gran Romantica fia con l'Imperio
Parc a la terra, & con t ardire al cielo
Chiudendo fette monti in un folmuro.
Di forte jìirpe fortunato a pieno.
Qual f antiqua gran madre de gli Dei
Coronata di torri [oprai carro ♦
De f antiqne citta di Frigia in mezzo
Superba ua de la fua prole altiera.
Tal potrà R omagir lieta <f attorno
Stretti abbracciando cento figli e cento
Tutti immortai : Tutti fatiti al cielo.
Volgi figlio ambi i lumi,e*n quefla parte
La nobil gente guardale tuoi Romani
Qgefti è Cefar,&fcco i fuccejfori
Di lulo,queflifon che damo tutti
Degnamente falire a talme delle.
Quefii C Enea) quefiefol, di cui flfrejfo
Senti promejfe da gli Dei difcefo
ecfore Augufto, che l’età de l'Oro
Retta già da Saturno un’altra uolta
Renderà in Lofio, e iGaramonti,crgt Indi
Supererà fendendo il grande imperio
Vuorpefegpi cclc{li,cpoJla parte
De la granterra,oltre la uia del sole.
Che l’armi regge ,ouefo fiate Atlante
Con f ampie frolle, il citi di felle adorno.
Qpcfta coi Cafri regni, creo i gocciati
Merotici pafii,e'l Nilo inficine.
Che con fette ampie porte entra nel mare
T reman pur bor per i reffionfi borrenti.
Che fenton iel uenir ti quello A ugufio,
He tal parte del mondo il fòrte Alcide
Scorfe giamai,nt tal dominio accrebbe ,
B en che occideffc la ueloce cerna ,
Et liberale ilbofco cTErimanto,
E apprcjfo a l'Erna fuperajfe l'idra.
He Baccho ancor che uincitore'l freno
Di Pampin tiene in man, e guida i monti
Di Nifa,giuda lerabbtofe Tigri,
Temer an dunque noi uèr tute crfama
Procaccia hor noi co i gloriofi fatti* '/■ •
O ne darai timore impedimento!
Che non fi firme hor nel Italia il piede ?
Chi lungi è quel, che del filice oliuo
Cinto ha le tempie,egli Dei facri portai
Conofco'l crine e la canuta tefla
Del Re, che la cittade infante leggi '<’•>; *
remerà primo , cr dal ignobil cura
Chiamato a porli il grande imperio in mano
Cui fegue Tuttoché la pace e l'otio [
T or r à di Roma, ei già pigre cr lenti f
Richiamerà ne l'or me, cr di triomphi
Gii feordati ornerà le fòrti fquadre.
A quello fegue appreffo ancho fajìolo
Che pur hor gonfia defauor del uolgo*
Ecco fe uuoi ueder de' tuoi Tarquini
Et di Bruto feuer de la fua patria '
Liberatori l'animo innato e ifafcii , , >
SESTO 1?**
Egli conful già primo, er le feuert
Scure orneranno : e fortunato poi
Mentre che mime guerra i propri figli
Trattando andrà di capitai fupplicio
Gli punirà , fol per la cara e r bella
. P ublica hbertadc, er comefia
Che il fatto fi imiti poi quei che uerranno,
Vincitorfiad' affai Cantore immenfo
De la foia patria il gran deflo ihotiore.
'Lungi anchor i duo Deci e i Druft appreffoì
Guarda T orquatocon la ) cure acerbo,
E l buon Camitiche le perdute infegne
V alorofo s'acquijla , er reca indietro .
Quel alme poi, a cui limili Carmi
Lampeggiar uedi,hor in concordia uniti
M entre a Cofcura notte ìmmerfi fono .
Uayme quante difeordie, er quanta guerra
Fia tra di lor, fe mai itcrrar.no in uita:
Quante barbare torme, er quante fquadre
Commoucranno . 1/ focer giu da Colpi
Per C ingiuria ume-ndo il gener contro
D/ genti orientali injlrutto er forte .
Dhc cari figli, A tante empie contcfe
Non uogliate auuezzar la patria uojìrd. ['
T u Ccfar unici tor perdona il primo.
Che origin trahi dal cicl>uia getta Carmi •
Nato delfangue mio.
Quel trionfante di Cormto er motto
Per la grande uccifion de’ Greci iUuftrc
Mener a lieto al Campidoglio il carro
Quel fia la dejlrutùqtt d'Argp er. Micene.
■ ?
Quel P ino uincerAyche fla difeefo
Del grande Achille de paffuti fuoè
. F ara ucndctta,cr del corrotto tempio
Velacafla Troiana dima tàinerua.
Chi mai te gran Caton lafciarnt indietro
Fotria : chi Coj[o,& chi de Gr acchi il [angue
Et gran fùlmindigucrra,iduo S 'cipioni
De l’imperio Affnc un Jefìtio ejhemo i
Lafciarò mai F abritio affai contento
D'haucrpoco, & Serran dietro l’ aratro t
Doue Fabio dogliofo mi trahetet
Tu ma fimo fe qucl>chefol di loro
Kimafotrenderai co'l tuofapcre*
il tempo prolungar 9 F Imperia a Roma*
Altri con maggior arte dbronzi firme
Daran , che manco fol lo flirto hauranno »
E t credo che ancho un dì dal marmo iuoltt
Viui trarr an: da molti fleti le caufe
Con maggior eloquenza al fin condotte • i
E gli frati dettici con piu dottrina
Trotteranno altri i e in quelli ifltfli in terrà
Con giuflo flil fegnar fapranno, cr ancho
Come ogrìhor foura noi forgan le /Ielle.
Tu quefto tien ne la memoria Roma»
Saper (oggetti far populi in prima %
Et commandar poilor con giuflo imperio*
Quefla tua farà Vartc,& lunga pace
Mantener con le leggio dar perdona
A chi nel tuo poter rifiiggc humile.
Et abbaffar chi fìa fuperbOyCT duro .
Cofi parlava il padre Anchifc>0‘cfii
<•£ S E S T O
- VudianmarauigUofi;&poifóggiunffé
Cucir ddycomc Marcel di faglie opime
Uonorató ne ua,egt altri auanzd.
Quefio confermerà lo feetrò à Roma,
Mentre che in gran ttaiiaglió immerfa juL
Ei de le tórme cf Affrica, e de Galli '
Eia uincitor , e faglierà’ l nemicò
Di le proprie armi , er poi la terza notti
SófanderaUo al tempio di Quirino.
Qui diccUnca, perciò che ucdé infime
Che uft gióuinetto a quello andana a cantò
- Nobile in uifla,^ folgorante in Parme,
Ma poco lieto,rin uolto afflitto e baffo.
"Dimmi padre chi è quelite cofì al fiancò
t*ó fegutyè forfè alcun del ceppo nofhro {
O chc/kepitogl’è di turba a torno ?
Quanta immagtrtuiril nel Uoltò mofìrat
Ma par che negra nebbia ombra ojcuri
V afflitta tefla li circOnde , & giri.
AUhor per gran pietade il padre Anchift
Di lacrime bagnando i lumi rii uolto.
O figlio, difaurt gran dolor de tuoi
Ctrchifapert, aperta i fati qucfto
Me mofiraranno al mondo, & poi crudeli
to rapir artycbe par ria troppo al cielo .
forte il farigut Roman, fi lungo tempo
Lafiiafse d’un tal dori goder la terra.
C quanto odir potrà quel titanio campò
DrimbiU Romani il pianto rii duolof
Qual pompa fonerai fuperba cr tari
X tirai tu padre Tiberino (Mora,
%
M- LIBRO W
* Che d pio fepolchro mini con tacque 4 canto»
Ne gioumetto maidei tener fangue
F ia che di certo honor piu falda fonte
nife promette a gtaui fuoi Latini. j
Ne la Romulea terra unqua fuperba
Via md tanto <£ altrui in fi uerdi anni»
lAifer che uecchiafè3che gran pietade
Via pofla in lui ? qual de/ira in guerra imiti*
Che niun fenza fuo danno andargli incóntro •
Ofato hauna, fendo egli armato e’n piedi
Contro il nemico gijfe>o uer confootà
De/ fomofo canai premere i fianchi
D eh sfortunato al men piacefie a Dio m
Cangiarfi i fati tuoi per qualche uùl
Tu NiarceUo far ai3rofe porgete
Con le man piene,accio purpurei fiori
Sparga fopra quefia alma , e'nfleme almeno
Con quejli doni il nano officio adempia*
In tal guifa guardando hor quiui hor quindi
Per larghi campi già guardando il tutto»
, Via poi che Anchife in ogni luogo Enea,
' Hebbe condotto,®* al sfrenato amore
De la futura gloria accefo er moffo ,
Gli moflra poi le guerre , che egli fleffo
Deue far ne t Italia,^ tutto l apre '■
< Del popul di Laurento,zr del Latino i
Et come le future fue fatiche /
Soflenere>o fuggir poffa egli meglio» '
f ) \ . Son nel infèrno due famofe porte
Dtl forno dicon che è di corno tundà
Douehan facile ufcùai fogni neri;
r
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SESTO ^ Ì14
f , ViUràdi pure Attòrti otfrà ri/plendti ~ > 7 ' * / ^
2d 4 falfc uifion fcmprc ne manda. . - •
Anchife dunéfuc al figlio e dia SihtUd ' \
N ojtrato hducud il tutto a ta\tr.a portati
Che è (faiiorio gli guida? er d’indi ufeiro. F .
"Ened. prende il fentier tterfo le nani, *•
E fuoi riveder di Gaeta al porto
Guida l/trmataa lidi sempre accofto.
Gittan da pròra afthor Vatichora in terrai
Onde falde flati poi le poppe al lido.
77
IL SETTIMO LIBRO 8
DELL’ ENEIDE DI fi
' «ili
VERGIUO, ^
Tradotto per M.Giufeppe Betufsi,
Alla Ulnare Signora Lionarda
da Elle Bentùioglia*
<?
ARGOMENTO.
i Nw fepeli Gatti fu Aldi a, ir
dal nome di lei chiamò quel luo»
go Gaeta. Di poi pafiò d'apprtf»
fo atta I lonza di Circe, ey con
buon uento entrò netta foce del
Teucre i erp affando in fu con»'
tr* acqua, fc riufci nelpaefe barn
ratte. Quiui hauendo intefo per
le parole itAfcanìo, che quella contrada era fua per ordi*
ne de fati , mandò cento oratori al Bx botino ,fignore di
quel paefe,a prefentargli alcuni doni da fua parte, c rado
mandargli luogo per edificare una città, botino hauendo
benignamente udita lambafcieria , oltra quclch'cfiigli ha»
ueuano chic fio }uolont ariamo te offerfe bauiniafua figlino
la per moglie a Enea, la quale per gù oracoli di fanno fuo
padre, & per li refèorfi de gC indonni bornio contmifiio»
«
fle di nutritore d un fòrefticro . I nquefio mezzo Giano*
ne battendo per male, che le cofc de Troiani felicemente
pdffaffera,frce uemre Aletto datt inferno a difiurbar la pi
* cejaquale empiè prima Amata moglie di Latino , CT poi
Turno anchora delle fue fùrie : *? quindi riuolta a gioitane
§ Troiani yiquali erano perauuenturaaUhora alla caccia,
mife loro innanzi un cento domcfìico,z? perciò molto co*
ro a figliuoli di Ttrrheo guardiano delle mandre reali.
Verchc battendolo Afcanio ferito con una freccia, i uiUani
dato di mano allarmi affollarono i Troiani. In quel tumul
" to morirono Almone fìgliuol maggiore di Tirrbeo, et Cd
Ufo il piuricco contadino di tutto quelpaefe. I quali ejfett
do portati morti nella cittd,Tumo,et Amata fpinfero Li
tino a muouer guerra, e a uendicar quella ingiuria. Mari*
potendo egli , per ricordarli de fati , e? detta lega ch'egli
y b auea co'Troiam,difforjl a far lor gucrra,Giunont aper
* fe le porte detta guerra. V enne in aiuto di Turno Mezetm
j fio con Laufo fuo figliuolo,*? Attentino figliuolo di Ho*
1 cole,*? di Kbea,Catitto et Cora fratelli Tiburtim, Camil
f la donna ualorofìfiima,*? molti altri , il cui catalogo è ai*
U fine dellibro.
T
\
V ancho a'iiti nofiri eterna fama,
O nutrice dEncafida G dieta -,
Morendo bai dato. Ondìhor (fe nulla gtoud
Qucfìa gloria a mortai ) di te Ihonort
Viferbalafuaflanza-, e il nome l'offa
Segna ne l'ampia,*? ne la grande HefpcrU,
Mail pio Enea fimite a pien Uffequie ,
Et coperto di terra quelfepolcro -,
fofaa cbc tolto mar uide tranquillo »
\
Die le itele al maggio,^ lafcioil porto. >
SpirunUnotteiuentiineUbianca \ <■
Duna a quei nega il corf ne il mar rifluiti» >
Sotto il tremulo fuo lucente lume »
bocfanuicino atcrra.iCircfi liti
j)ouc del $ ol la ricca figliai bofehi
Vm&ralpcjlri col continuo canta c-
fa ri frenar; erve’ fuperbi tetti ,
Ver far lume a la notte abbrucia il cedro ?
pieno £ odore 3&ce>n l’acuto inficine
Pettine te ffe le fottili tele, , 0 'v :.
Quinci indiano i gemiti con tire v. •
De’ feroci Iconiche patire
Nonpoteuano piu tanti legami,
^druggiuario fòrte a mezza mtter - * ' '
Indi i cigmalifetolofl,e gli Orfi ^
, £rrabbiaudno molto entro iprefepis '
Et uarie qualità di lupi urlando,
fiuomin quejli cramcbe la dea crudele
£ircc con ti poter d herbe, ea? d incanti
H auca cangiato in aninidli3cr fiere, . ...
Onde, accioche non auenijfe queflo
fi! pi} Troiani itti condotti in porto, ’ '-r-
E afriche non eptraffero i rei liti* >
Nettiamo allbora con fecondi uenti • . -
Gonjìqje u4e,crfefcoflargli lungi : O
Dale foci crude li,i)npie>e bollenti. ... / •/
Gidroffcggiaua per gli rat del fole \.r.\ -
li mare >e in aria rtfrlendca la luna
Sopra il fuo carro fiameggiante, CT cbiarQi 3
Quando (tjfaro itftnti}C? ogni fiato ■
/ r-/
Subito s acquieto} er da che coerenti
Solcando a terra, s' dccofiaro al lito.
E i qui riguarda Enea dal mare un bofco
Ampio ytr a il quale per un fiume ameno
Con rapaci uoragini entra in mare
llflauo Tiberin per molta arena,
lui d'intorno uari,<*r uaghi augelli :
Auezzi a quelle ripe , er a quel fiumi.
Addolciano taere col canto,
Et d'intorno uolauan di quel bofco .
Commanda Enea a fuoi fidi compagni
Che 'drizzino le prode uerfo terrai
Et lieto fi r ipofa al fiume ombrofo.
Aiutami Calliope hora,ch'io uoglio
Raccontar quali Re già ne l'antica
Italia fur o, er come gian le cofe.
Quando ne le contrade italiane
Vefercitofiranier fi fi uicino.
Ordendo infime i primi lor contrafii
Tu dea, tu al Poeta offrirà homai,
Ch'ionarrerb le ffrauentofe guerre *
Virò lcfquadre,zrgh animofl Regi
Giunti a la morte-, er fon per direanchora .»
he compagnie Thirrene,e appreffo tutta
V Italia in armi. H ora maggior principio*
he le cofe a me nafcc,zr hor i mono «
Opra maggiore . AUhorreggeua in pace
Lungamente t antico Re Latino
Molti terreni, er molte ampie citta di.
Intefo habbiamo,che coftui fi figlio
IO
sta
!-'0
òli
Vf
vk.r
isti*
•Mi
o
, pi Fauno, gr di Maricatunfa uaoa~\. }iv ! <-
«LURO ^
Di Lamento-, e? fu di Vanno padre ?
Vico 5 di Pico dieeji Saturno
Te cjfcr genitore: onde tu uicni
Di quc/lo [angue a tffer primo autore*
Veruolonti de' Dei non fu a coftut
figlio mafehio ncj]uno,cccetto un foto , • r
Che tenero bambino ufcl di uita.
Solala cafa , e r tornir igne fedi
Serbaua una figliuola da marito ,
Et hoggimai d'anni maturi, i intieri,
gioiti# Italia domandauan quella, \>
Cofi fAufonìa anchora;ma traglialtri , }
betUfiimo Turnoajfai potente
D'ani er parenti : a cui del Re lamoglie
gon poco difiauadar per frofa . ,yx
tabella figlia,!? lui genero farfj: ,t
già diuerfi portenti colmi,!? pieni ;
Di gran terrori ciò uietauan molto .
Tra gli altri un Lauro pofìo era nel mezzo
De la eorte reale alto , t? [aerato
Con grvm timor per fratto di molt'anni:
Il qual trouato dal padre Latino, , \
Quando egli edificò le prime rocche 3
Diccuahaucr dicato al diuinVcbo .
Et dal tauro haucr donato il nome
Di Laurenti a quelli h abitatori.
Sopra la cima di qucfl'arbor mólte
Api (da dir marauigliofa cofa) .
Con gran rumore affediaro il forno)
Lequai per Vana di lontan uenute
S'amtiehiar eo piedi intorno a rami
LÌ I
<•£ S ET TIMO 217
Di maniera , che CAugur diffe-, i ucggio
Di lontano uenire un huom firmerò.
Che (Coltra region con le fue genti
Verrò qui od h abitar, er fio Jìgnorc
Del' alto rocco. Oltre cio,mentre C art
Ardon con cafie,!? con diurne faci,
E t ol padre uicin fio lo donzella
Lauinia-, porue un fioco intorno a' crini ,
Lunghi di lei abbarbicarli,!? tutti
Gli ornamenti reali irfi abbruciando 5
Ne molto pofeia entro le chiome acceft À
La notabil corona a gemme ornata ;
Indi col lume fio me fio ,er frlendcnte
S'inuolfe er jflarfe in tutti gli ampi tetti
V ardente fioco :er quefto bombile era.
Et da ueder marauigliofo molto, >
Vercio ch'ifatidimoftrauan quelli
H auer per fama a diuenir iUuftre,
Ma Spopoli di guerra ejfer cagione» N /
Onde l'afflitto Re per tai portenti
V olle ire dppreffo a configliarfi anchora
Col fatidico Fauno fio padre, \ .
Coji entrò ne Calta Albunea felua.
Che tra'bofchi è grandifiima, e? rifiona
T? un fiero fónte del' ifteffo nome, r *
E ombro fi jfira fiero odor di terra, „
Quiui C Italia tutta,!? tutta infime
L'Enotria terra fogni dubbio ftrano - ■ r ..
Vafii a chiarir. Qui dunque il ficcrdott
Sacrificato hauendo ,!? ne la notte 4 i
SendofiinuoltoncleftefepeUi
Enei, di Ver, ' E E
■* f •*: • /• : *
1
LIBRO ^
De le uittime morta die a dormirft. v +
lAolt' ombre ci uedc,chc girando intorno
Cerchio li f anno, & ode norie uoci ,
Parla co‘ Dei, cr uci profondo Alterno
Con Acheronte fa molti conflitti,
Effo padre Latin mede finamente ,
Cercando batter rifpojla -, di fua mano
( Secondo ufanza) banca amazzato cento
Lanofe pecorelle , cr s’era inuolto
Ne le fpoglic di quelle, cr come in letto
In tai uclli giacca -, Quando nel ho fico
Tojìo in alto s'udì quejlo parlare.
0 mia progenie ; non cercar d'unire
Tua figlia in fpofa a ncjfun huom Latino ,
He fède hauer ne le apparate nozze :
Vengon (Ir amen generi, ch'il noflro
Buon fanguc inalzar an fino a le fldlcs
1 cui nipoti poi, 'ch'indi uerranno
Vedran fiotto i lorpici uolgcrjì quanto
Tra l'Oceano il sol [calda, cr circonda.
Non tacque il Re Latin quelle rifpofte.
Di che auifato fu ne l'alta notte
Dal padre Fauno : anzi qua , cr U uclando
D' ognintorno la fama,hauca portato
Perle città <f Au fonia tal nouelia ;
Quando legò lagioucntù Troiana
A terra piu uicin la loro armata.
A Uhor Enea, t primi capitani
Col hello I ulo a ripofar fcn'uatmo
A f ombra d' un gran# albero, facendo
S u'fiefchi fiori apparecchiar le ntenft
SETTIMO^! 218
- Co'lpandi farro foprathcrbamoUt,
ìndi, fi come i Eati,c il del uóleua.
Ornatila menfd di feluaggi pomi.
Ch'era fatta di pafia : ma il bi fogno (
(Confumate f altrui uiuande) fece.
Che qui diero di morfo ancho a la menfit j
F atta di panche? per bi fogno coiremo '
Con mani ardite , & con feroci denti
.Vela crofia fatai uiolaro il t ondo
M cn riguardando a le fchiacciate quadre »
Di che I ulo. Ahi, eh' anco confumato
• H abbiam,dijfc-, le menfe 5 ne piu innanzi
Pafiò,chc quel parlar dal padre Enea
Per bocca dclfanciul fu, aUhor compre fo}
Ut fu ancho il primo, che da quello udito
fin concedcffe a l' altre fue fatiche*
Onde pien di ftupor fubito dijfc}
lo ti faluto, 0 terra a me promeffa
'Decidi , ìndi foggiunfe-, 0 uoi Troiani
Deh fate riuerenza a quefh luoghi.
Qui c'habbiamo a firmar } quefiè la patria » ' é
Chor mi ricor do,che il mio padre, Anchift
Con fegreto defati amepromife, ì
Dicendo a me , 0 figliuol mio diletto
Quando dal marginato in fir anditi ; d
Sarai sforzato a confumar le menfe \
Per fame in ucce di uiuande 5 AUhor d I
incomincia /forar lajfo pofarti $ ;
Et babbi a mente iui le prime cafè, \ i
Di tua mano fcgnare,e i fondamenti
Primi locar, Quefi'cra quelli fame,
ee ii ir..
»
m
ni L 1 B R o
Quella, ch'ultima a noireflaua homai
Ad impor fine a' danni.
L a onde lieti a la feguente aurora
Intendete del luogo, & qual nationc
Fiatiti tal paefe,® ricerchiamo
D oue fon le cittadi,accio etiufeendo
fuori del porto a ritrouarle andiamo»
Intanto fate i facrifici a Gioue >
E t con preghi chiamate il padre Ancbife,
Sopra le menfe riponendo i uini .
Coji poi detto; d’un fronzuto ramo
S'orna le tempie,® caldi preghi porge
Del loco a la natura ,® a la terra
Vrimamadre de' Dei, a N infc,e a fiumi
No» ancho ccnofciuti : indi humilmente
fa notte inuoca,® i nafccnti fegn?
Di quella}® chiama il diuin Gioue Ideo,
Ft per ordine anchor la Frigia madre,
E i due padri de l'Herebo ,® del ciclo:
AUbora il padre onnipotente, ® chiaro
Con tre lampi intonò da l'alto cielo }
E t « con man nc l'aere la nube
Ardente dimofirò per luce,®" oro;
Di che leuofsi fubito un rumore
Tra le [quadre Troiane, e ogn'im dieta
Effer uenuto il giorno : ond’ei douefie
Le pronte ffe a lor mura edificare:
Uia aUhor di nuouo i facrifici fanno.
Et con augurio buon prcparan lieti
L e tazze coronando i fiacri uini .
F oi fubito fctiapparuc ilbel mattino ,
. ■ ■“<
S E T T I M O >*> ±tp
Che cottici prima luce or riduci il mondo $
Qua,er la ferìuanno ricercando i liti ,
ha cittade3e iconfin di quella gente
Et trouan quefli del N umico fónte
Efjcr glifiagnUzr queflo il fiume Tcbro%
Et quiui i fòrti dimorar Latini
Il figliuolo d'Anchifc aUhor commanda
Cento oratori da la fchiera eletti
A l'augufla città del Re drizzare
I loro pafii ogrìun di fronde cinto
E'oliudjd quel portando alcuni doni
Et impetrando a’ buon Troiani pace •
Senza tardare icommandatiuanno
Con lor ueloci pafii al lor viaggio}
Et eglijn tanto le muraglie fegna
Con burnii fòjfa,& fa fecuro d luoco ;
Indi le prime ftanze di quel litó
In guifa di fortezza ua cingendo '
Con pali , terra,murdj argini,e (òffa.
Homai fi cominciavano a uedere
Da'giouani in camìn le torri, e i tetti z
Superbi de Latini ,e a lacittade
V odeon giungendo igiouanij garzoni
D'età fiorita a pieno ejfercitarfi
Sopra i cauaUi, altri domar carrette
Per la polue , altri fiender gl' archi duri ,
Et piegar altri con le braccia i dardi
Leggieri^zf altri col ueloce cQrfo
Giocare a trappaj[arfi,altri a la lotta:
OndfUn mejfaggio cavalcando in fretta
lntenSl fice al vecchio Re Latino
EE ut
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'Ì;ìvA
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4
f*c LIBRO »
C&’mim gran fchiera dhuomim ftranicri.
Et d'h àbito anchorflrano iut cran giunti i
Di c&Vi commenda. , che umir a lui
Debbano tofto -, e in tanto quel s’ affetti
N eia fedia re al de'fuoi grand' ani.
Era ne la cittade un tetto augujlo
Soflcnuto da cento alte colonne
(Stanza reai del gran Laurente Pico)
torrido per le feluche honor de' padri
; Prender qui i fattrice alzar i primi fafei
Era £ augurio d'Re,c? a quelli era
Tal tempio piazzai quejlc eran le fedi
Ver le fagrc uiuande quiui auezzi
(Morto il montone ) a le perpetue menfc
Eranfe derei padri3cr u'crarìancho
Ver ordine le effigie de gli antichi
Ami di utcchio cedro j 1 taloye'l padre
Sabino con l’amofazr gran Saturno ,
Che le uiti piantò , f otto i cui piedi
Stana la torta falce,®" del bifronte
Ciano hmagin f opra de l'entrata
Staua ripofìa ,er d altri Re fecondo
Le loro etati3chc partirò in guerra
Ferite per la patria combattendoi
Oltre di cio,nefacri muri appefe
Stauan molt'armc a'prigioneri tolte »
Come fono cadette, er torte fcuriy
Elmi,cimicri3cr fèrri d'alte porte ,
Dardi,fcudi,corazzeianchorc,croftn
Toltele? leuati da le naui hojlilu
Et effo di caudtli domatore 0
i
SETTIMO
P ico fedeua con la augurai ucrgd
Di piccola corona ornato il capo
Et nc la man fìnifira hauea lo feudo
Fatale, er fi uedea fi come Circe
R icca,er pojfentc innamorata (Ceffo,
Et defìando a lui di uenir moglie :
Vcrch'ci non confermai fuouolere 9
Con la bacchetta (Cor quello percoffc9
Et con herbe, er incanti lo conucrfe
In augel d‘ ale ,cr di color diuerfo ,
Stando in tal tempio de gli Dei Latino 9
E’n la paterna fe de ripofando,
A fc innanzi uenir fece i Troiani ,
E a quelli entrati con benigno uolto
In tal modo parlò prima di tutti.
O Dardanidì)flitcci,che bene
Sappiamo la citta, e Corigin uoflrd 9
Et che cercate con ardire il mare-.
Che dimandate f qual cagionle nauti
O di che bifognofe al lito Aufonio
Ver tanti uafii gorghi ha uoi condotto *
O per error di firada, o ucr cacciati
D4 Fortune di mar, che foglion molte
Vatir in effo i mannari arditi 5
Se del fiume in le riue entrati fete ,
Et nel porto fedete -, non fùggitc
Vhoffiitio,ne u'increfca haucr contczZd
De* Latini difeefi da Saturno
Non per legamene per leggi giufli,
Uladafe ftcfsi,cr che fi reggon folo
Secondo ufanza de l’antico iddio .
IH L I B R O Mf
* Ef acrmente io itti ricordo udire
(Che tafani è piu ofeura affa da gli mi )
Jn tal modo narrar gli antichi Aurunchi,
Che Bardano, che nacque in quefie parti
Popò di Frigia a lecittadi idee,
Età Santo di Thracia,c'hor fi chiama
Smothracia,pcrucnne : onde da poi
Q&cl, che partito s'era da la fede
Tirrena di Corito fu raccolta
Ne leflanze reai del del fleUato ,
Et hor la regia et oro in quel ritiene ,
E il numero de' Dei d'altari accrefee ;
C ofi difi' egli-, {fintai Modo poi
Con la uoce I lioneo fèguì fuoi dettL
O Re di Fauno egregia prole, er degnai
No/i pero uerno ha già coflrctto noi
Da fortuna cacciati a uoftri tetti
H ora ridurci ,er meno crror di ftraddi
He [iella, o lito ha fatto inganno a noL
D'accordo tutti, er uolontariamente
Hot cacciati da'rcgni,crchcgiail fole
Gr andifitmi uedea,Mentre uenia
D4 teflremo Orizonte j hor flam uenuti
A quefìa uofhra iUuàre, ampia cittade.
Del noflrofangue uien da Giouc il ceppo t
Et la giouentu Bardana s' allegra.
Che Gioueauo le fin . Effo Re Enea
Troiano de la Stirpe alta di Gioue
E quel,che ci ha mandato a tua prefenZd*
Quanta tempefla da' Miceni fieri
Stotafiaftarfa per li campi Idei*
1
^'SETTIMO zzi
E t quanto l’uno, & l’altro alto potere
V’Afla,er ^Europa fia concorfo infatti)
ìntefo l’ha fino ogni efirema terrà ,
Che da l’Oceano fia partita, er ogni
Gente,chè /èparata è da le quattro
Parti del mondo , ou’ardé il fiero sole.'
Va quel diluuio noi per tanti mari
Profondi qui gittati kor ricerchiamo
P icciola fede de la patria a’ Dei,
Et un litofccUro -, e un ondale un' aUrd,
Ch’ a tutti noi fia manififtd,cr buona.
Non faremo del regno indegni,?? menò
Lieue detta farà la fama uofird,
Ncfcor derapi di tal don la gratta.
Ne incYc fiera d gli Aufoni hauer rdccoùò
Tròia tiel grembo . Perciò che ui giuro
Per li fatti d'Enea, per la poffente
Sua delira mano, e? perla fidc,ò uerò
Per chi prouato t baite in guerra, e iti ami} '
Che molte nationi,& molte genti
(Accio che tu non fl>rczzi>queUo,c’hofd v
Va nói fiefii con preghi t’offeriamo )
Ci hanno richiefto fcco,& han uoluto
Giungerfi nofcò : ma il uòler de’ Dei
Confuoicomandamentihdnoicofireltó . 1
V enir a ricercar le uofire terre.
Vi qui D ardano ufeito hòr qui ritòrti^
Apodo co’fuoi grandi ordini e leggi
Venir ci sforza al bel Tirreno Thelró$
Va’ fiacri gorghi del Nimico fónte. s A
Oltre di qUcfio a te apprefenta Efkd - ,
• s1
^ LIBRO ^
Quelli piccioli doni a lui rimafii
De la [fortuna dianzi**? conferudd
A gran fatica da l’ardente Troia . •
Con quefta coppa d’oro il padre A nehife
Soleua bere a fuoi [aerati altari
Quejla di Ariamo fu uerga reale ,
Quando, fecondo ufanza» agli adunati
Popoli fuoi daua ragioni , *? leggi >
Qwcfto è /o feettro, cr fluefo è & corona,
Vefliy fatica di Troiane ,
Per tardetti d’ilioneo Latino
Come infenfato tien la faccia fifa,
E immobili gliocchi intenti uolge ,
Et china a terra . Ne il Re tanto muoue
Da porpora dipinta, cr menagli feettri ■
Di Priamo , quanto, ch'ei dimora -, CT ptnfà
Al matrimonio ,*? no^tc de kjigfo*»
Et de Dantico Panno entro del petto
Volge gli auguri, certo effer coflui
Quello uenuto per uoler de’ cieli
Da ftraniero paefe a dmofbrarfl
Genero fuo,*? con eguali auffict
Ejjèr chiamato in quc'rcami, affine,
, C ’h abbia a fccnder da lui quell’ alta stirpe.
Tanto per la uirtujfilendida,c iUufìre ,
Che tutto’l mondo co’l ualorfuo copre •
Onde alla fine allegramente diffe >
Profferii Dei filano a principi nofiri,
E il loro augurio . A te T roian dar ufi
Quel,che tu chiedi,*? non rifiuto t doni
A noi (jìgnoreggiando il Re Latino )
+1 SETTIMO 22*
Non graffe zza di fèrtile terreno ,
N c mancherei di Troia l'abbondanza
M et cfjo Enea, fe tanto è il fuo difìo
Xfhrnr nofha contezza, e*r ejjcr detto
Noftro compagno-, horfe ne uenga innanzi*
Nc fugga di ueder le faccie amiche.
A me in parte farà fegno di pace,
Vhauer al uoftro Ré tocco la mano. \
Voi a l'incontro a lui quefìi mici detti
Riporterete c'haggio una figliuola :
Ld qual le forti ,er i paterni auguri ,
Né del ciclo infiniti altri portenti
Non confcntono, ch'io congiunga in ffiofit
Ad alcunhuomo de la gente nojlra.
Madicontuttidapaefteftcrni
1 generi uemre a far fua (lonzi
In quefia Italia j iquali il fangue noftro,
E5/ nome inatzcranfino a le ftclle :
XȎ diffiofition fatali iftimo
V oler quefio effer quello, cr io'l difio ,
Scia mente augurar può cofa uera.
Co fi parlato hauendo : il padre elegge
Tra il numero defuoi, cento caualli;
Che bene egli rìhauca trecento bianchi i
Chefiauano ne V alte, cr belle ftalici
Etfubito commanda, eh' a i Trotani
Per ordine un per un nc fio menato .
Guarniti tf oftro, cr di ricami ornati
Sono i corficriy da cui petti ftanno
Pendenti in giu ricchi monili d'oro ,
tt d'oro fon coperti,*? fottoidShti
r\ié
• A
mi L I B R o
Tengono i morji d’oro rijflendente.
Indi d&'affinte Enea manda a donare
Vna carretta,?? due cdUdUi di giogo.
Da le cui nan /pira ardente fuoco 3
E t erem anco de ld propria razzo.
Che ld Dedald Circe rubò di padre
Coprir facendo da’ canai del fole
Altre giumente per hauerne jlirpei
Con tali doni , ?? detti di Latino
1 meffaggi d'Enea tornauan lieti
Sopra i cduaUi riportando pace ;
Quando di Gioue la mogliera iniqua.
Che d'Argo Inachia lieta fen'ueniua.
Tenendo il fuo camin per lo fuo climat
Vide l'allegro Enea, uidedalunge
V armata ie' Troiani,?? uide anchora
Lui, che già difegnaua, ?? cafc, er tetti
Vermatohauendo appreffo il porto a terrà
Tutte le noni fue : di ch'ella piena
Di rabbia ,?? di dolor toflo fèrmofii $
Et dimenando il capo fior del petto
Mandò quefic parole acerbe,?? fiere •
Ahi jiirpe molto odiata ,?? di Troiani
fati contrari a'nofin Eatii hauete
N on potuto reflarné' Sigei campi ?
N on han potuto i prejì effer pigliati *
N on hà l'ardente Troia ancho abbruciati
Gli huomini tutti i Han dunque ritr ouato
Tra le [quadre,?? i fiochi aperta flradat
Ben mi cred'io,ch'il mio poter fia loffi).
Et che la mia deità fia poca,o nulla-,
,
i-%
Poi che de Mio mio quafi anchofati*
Kipofata mentono : onde ch'c ualfo
UcJJèr a lor contraria. * cr con ardire
Haucrfeguito quei fuor de la patria
ìn efi ilio cacciati imperlo mare
Perfeguitato hauerh a tutta fòrza * '
Contr a Troiani in uano è confumato
Del Cicloidi Nettunio ogni potere».
Che m’han giouato ne le Sirti , o Scilla»
Ne C ariddi profónda f c'horfecuri
De/ mare,cr di me inficine fi fon mefii
Nel difiato nido del gran Tbcbrot
"Potè Marte mandare in ariane in poluc
Bafìera,cr crudelmente de'Lapitbis
Bt ejfo padre de gli Dei conceffe
A Diana sfogar gli sdegni ,er tire
Contra de'Calidoni antichi , cr degni:
Bt qual fedenti fi deXdpithi *
Bt men di Calidom a pene uguale *
Maio, che fon la gran moglie di Gioue»
Mifera, er infelice non ho nulla
hafciato non tentar, Sbobbia potuto *
B in me medcfma ho poi riuolto il tutto ♦
Enea fon uinta i onde s il mio potere
Affai grande non è -, non haur'o tema
Di non cercar aiuto oue nefia
Btpofcti,ch' io non poffo i Deifuperni
Piegar, uedrò di mouer' Acheronte»
Btienche non fi pojfa a’ cicli opporre >
Che Lauinianonfla moglie d' Enea»
Bt eh' i T roiani ne’ Latini campi
'
iKLIBROMf
► Non sgabbiano a firmare 5 io farò tanto*
Et tanti indugi aggiungerò a le cofe,
Che d’amendue li R e riandranno a pezzi ».
I popoli, cr le genti : cr cojì il genero,
E ilfoccro con i brago , cr con ruina ■ ul
, Vefuoifaran la pacc,cr quefte nozze I
E t tu donzella di Troiano [angue ')
E t Kutulo farai dotata a pieno ,
Et [oprate fiapronubaBdlona. >
Non di Clijfco la figli a effóndo pregna.
Che fi f )gnò di partorir la face,
► Vroduffe a Troia cofì ardente fiamma.
Quanto graue [ara qucfl' altro parto
A Venere -, cr fi* nato uri altro Pari,
E t altre anchor funebri, ardente faci, i
Che faranno di nuouo ir'Troia in pollici
Cofi detto riandò giù net infèrno, ‘
Et A Iettò chiamò cagion di pianti (
Scegliendo quella tra l altrui firocchic
"Dal infernali tenebre,?? alberghi.
A coftei fono a cor le mefte guerre,
V ir e, gl inganni, cr i peccati iniqui
Vi manierajch’il padre ejfo Plutone ;
Vodia,cr in odio anchor than le forcllc.
Qh cito mojiro injirnal fi cangia in frane
Viucrfc forme ,er molte faccie piglia, l /
Et con torridi ferpi Jlacl intorno-,
Verfo coflei Giunone in cotalfuono
Sciolfe la lingua, cr tai parole dijfe.
O donzella figliuola de la notte, >
Concedimi hor con propria tua faticé
V ■ :
Mi
«SETTIMO» *24
V ri opra, folo a fin,ch*il nostro honort
Et la fama non uada in ogni loco
Poco prezzata,?? riucrita homai ;
Et queflo è fol,ch'Enca non II congiungi
Di parentado con Latino j?? quello
Ronfi firmi in Italici ne' confini
Sta in tuo potere a perigliofe guerre •
Tutti i fratelli armar l'un contrai? altrùi
Et in odio uoltar tutte le cafe:
T ufopra i tetti puoi recar tormenti,
• Et portar lefimebri,e ardenti faci :
Mille deita fianno in tuo potere ,
Et di nuocere altrui teco hai mille arti j
Si, c'homai batti il tuo fecondo petto.
Et corrompi tralor la fatta pace, f
Seminando tnfua uecehorrida guerra
T al che la giouentu fiera, c? robufia
Voglia, dimande ,cr solo l'arme prenda ♦
Subito aHhor la furiofa Aletto
Adorna tutta di Gorgonei ferpi
Al primo moto ne V Italia uenne,
Et andò sopra de gli eccclfi tetti
Del buon Re di Laurento : indifipofe
Quietamente a la regale entrata
De laftanza d? Amata , la qual era ,
T utta infiammata difiminec cure
Per layenuta de'Troiani,?? d'ira
Ardeua per le nozze ancho di Turno »
AUhor uerfo cofiei la dea da' aini
Ripieni di uelen togliendo unferpe
Di maniera il lanciò, eh' entrando in fené \
4
u)
* >3
%
penetrò fino di profondo core :
Per lo qual moftro qual fùriofa,e pazzd
QtidyCTUfcorrendo uà tutto il palazzo .
Perciò che quel nafcofto entro le uefti.
Et per lo corpo tenero fcrpcndo
Per tutto fe le auuolge,e infonde in lei
V n'animo crudele, & uelenofo.
Hor fe le intorcc intorno il coUo,a‘ bori
Le tempie le circondafhor i capelli *
Hor per le membra ffiaucntofe gira:
IAa tofloy m uigor del gran ueleno
Subito incominciò nc'fenfì entrare.
Et che ne l'offa il fuoco s'acccndeua ;
Ch'ancho non era entro del petto giunta
T utta la fiamma jde le madri in guifa
Teneramente la fua lingua moffe.
Piangendo affai f òpra la cara figlia ,
Et f òpra de le nozze de' Troiani.
Ella diceua 5 Adunque tu dai padre
Agli efuli Troiani tua figliuola
pamenaruiai ne la pietà ti preme
Ne di te, ne di me, ne de la figlia i
Onde lo federato rubatore
T ogliendo la donzella per lo mare
Ogn'hora nauigando,al primo ucnto
Proffiero lafcierà fopYa d’un lito.
Hon fice anco tificjfo quel pafiore
PrigiOych'in Grecia fe n andò, e dipoi
Guidò di Leda la figliuola a Troia.
Che uale adunque la tua fanta fedeM
Et cht l'antica cura de gli tuo ti
Et che ual ancho là promejfk fède
Tante fiate al confanguineo Tur noi
Et fé fi cerca un genero ftraniero ,
Che non fia de la gente di Latino ,
Et qucfio filo Moì>ctid ciò t'aftringd
La forte, er il uoler del padre Pauno s
Veramente ere d'io, che fia Straniera
Tutta la tcrray che fiotto di noi
Libera giacer ciò uolfier gli dei :
Etfiedel primo /angue del Re Turno
Voriginericerchiitrouerai,
Che lnaco,e Acrifio a lui furon parenti.
Et che patria gli fu prima Micene.
Poi che con tali detti ella hebbe in uano
Tentatoli Re Latin che non fi mojfcì
Subito trappafiò per tutto il core
Il ueleno del ferpe,& l'arfe tutta:
La onde f infelice da gran mofiri
Combattuta er percojfa -, ardendo (Pira
Qual pazza già per la citta f correndo
lnguifaproprio,comcfuol tal'hora
Girar per la percoffia in terra tl zurlo :
Il quale ifanciuUetti al giuoco intenti
Stannomirando per theatri ,er piazze.
Et nel farlo ruotar Rendendo il tempo ;
Onde efio per la fune andando intorno
La fanciullezza in marauiglia tiene ,
Che non fa la cagion del tondo boffo.
Et a la giouentù sol porge ardire ,
Che con corfo maggior faccia,che giri ,
La onde Amata non men tarda , o pigra
Enei . di Ver ,
M LIBR O >•>
M quel, che gira quelrotondotcgno.
Non corre pur per mezzo lecittadi, vf
Et de: popoli fieri nel coietto, rr
W d moflrando uolcr porgere a B accio >
Sacrifici honori entra nebofehi-, ^
"Et affalda da maggior furore ;!\ L j
lui fcrìuola,<& ne gli herbojl monti xr
ha figliuola nafeonde per turbare
te nozze de’ Troiani , & far che in lungo
Sian l'amorofe tcde,c coniugali .
EUagridauaadaltauocejoBaccho}
Tu de la uergin fol fei B accho degno, % ' ; -
A te s' affetta di pigliare i molli,
Et i teneri tirjl-, atei affetta - ■ i
E arrijf tendere icboriiCTi appartiene vr
Hodrire d [acro er rilucente crine. • * >
Vola di ciò la fama : onde le madri '■]
infiammate nel petto di furore
Mede finamente da un ardor ijlcjfo -o
Sono affalitc,cr uogheno cercare \ , . ry
Altri coperti, CX lafciaoo le cafe ..^4
Ter andar a trouar la lor Reina. r yf
D i che co' crini fciolti a l'aria formo ;lv \i
te lorochiome fucntolar,e 1 coUt,
Altre con gridi, tremoli, er acuti 3
p affando il cielo poltre di pcUc cinte
Portando in mano pomparti di uitù j
Ejfa nel mezzo lor tutta infiammati ‘ >
Di pin fofliene unafacella ardente
Cantando de la figlia,*? del Re Turno
he nozze , er riuolgendo il guardo ofeuro »
««SETTIMO»* 226
Et lafanguigna uìfia et ognintorno, '
Et grida,omadri,ouoi donne Latine
A fiottatemi tutte ; fi giuntai ; ,;r
De linfèlice Amata appreso uoi - -v «
Votela gratia dentro appetti notori)
Etfc penfiero di ragion materna
H a loco in uoi , slegate quefle bende
Sacrificando meco infieme aBaccho, ■■tato
Cofi entro le feluca trai deferti
De le fiere Aletto crucciale tormenta ../£
ConfiimolidiBaccholaReina. 1
M a poi eh' a pieno a lei parue d'hautre
Affittigli ate affai le fiirie prime,
E tfiffipra riuolto ogni configlio,
Et tutto il gran palazzo di Latino} .
Quinci leuofiifubito la Dea '■ . *
Con l ale fòfihe,^ fin'uolp a le mura /
Del ualorofo Rutulo, la quale
Città, fi dice 5 Danae figliuola -
D'Acrifio iui da reo ucnto portata *' , }\
1 rtM ^ 1 J
A quelli habitotorihauer fondato.
Et dal uccello, cK Arde a fi chiama
Ardcaeffir deita,ond' ancho quel gran nome
D Arde a refiato le j ma la fortuna
fu quella fol,ch'à lei tal nome diede, > ,
Qui negli alti palagi allkora Turno
Vigliava a mezzanotte il fuoripo fi-, •
Quando Aletto cangiando la fita faccia » 0 ,
O fura, e tortai le fùriofi membra
Trasformando infimbianza annofaecrefba
Et inwfffapdo U canuta fonte,
FF ii
cr
K
V? HlLIBRO^’ ' A ,
Con una Uniti crin bianchi legando
ìnmanotolfeun belramod'uliuo, -v ; >•_
Talmente, che diuien proprio una uecchid
Chalibe detta,che nel tempio flaua >
Vela dea Giuno a'facrifici pronta* :
Co/i in tal forma innanzi al giouanctto ; i
Apprcfentofccr quefte note dìjfc.
t O Turno, patirai tante fatiche,
■ \ Chaifopportato,ejfere ffiarfe indarno ?
Tattrai,ch'i tuoi fccttri fono dati
A gli efuli Troiani habitatoril
, • A te il Re niega il matrimonio , e inflemt
Ve doti,ch'acquifiato hai pur co'l f angue i
Et un ftr amerò herede il regno cerca*
Va dunque tu cofl beffato homai " • - <
A porti per ingrati a rei perigli) ‘ '
Va gitta aterra le T irrene fquadre, *
Etcuopri con la pace hor i Latini,
Quelle cofe la figlia di Saturno
Mi commandò, eh' io ti diccfsi, quando
He la notte profonda tu dormiri.
Ter la qual cofa leua, e ardito prendi
L'armi, CT la giouentufa s'armi anchord
Cacciando fuor del p or toque' Troiani,
Che ricini al bel fiume fon fermati.
Et loro abbrucia le dipinte nari.
v La gran fòrza de' Dei quefto commanda.
Accio, ch'ejfo Latin ( fé teco niega
Tarparcntado,etnonconfèjfaapieno
Mantener fua parola) fenti,cr proue
Al fin qucUo,cbt Turno in arme uaglia.
' S E T T I M O %x7
Quefto giouine aUbor la dea beffando,
ToftoyC'lxbhe finito-, a leirifoofe,
O meffiaggicra, come ijlimi forfè-,
N on fon fiato fin bor Unto ad udire.
Che fumo quelle naut al Thebro giunte ; .(
Che il tutto fio, nc a me tante paure
Non impor }che ben fola dea Giunone
Di noi non fi /cordare. ' , •*.
Ma di te madre, che da la uecchiaia . . . \ \
Vinta,?? dal uerofiei tutta lontana} 'fi 3
BUa giuoco fi piglia,?? fol ? adopra
In cofc nane,?? fa che uaciUando
De l’armi il gran mifticr,ch’a'Re $' affretta
Con f alfe larue altrui fiempre dimofiri.
Attendi a gouernare i fimulacri ,
Et i tempi dé’DeiJaficiando cura ,
Del guerreggiare agli huomini} a cui foto
Sìappartengonle'guerre,ancolepaci,
Alletto aUbor per tai parole dira ?
Subito s’infiammò ; di che un tremore -.-v.
Incontinente al /applicante Turno <; •
Ter le membra pafiò [correndo al core,
Siriuolfiero gli occhi, onde tErinne
Incominciò a fifichiar co’ fiacri fier pi}
Et mo8randofiinuifiohorrenda,eficura
T orceua i lumi disdegnofi , ?? fieri:
Indi cacciò dafie lui, che cercaua
Tarlar alquanto,?? inchinarli a lei}
Et da fiuoi crin togliendo due jlr penti
Gli die con efii due percoffe acerbe,
Toficia foggiunfè con iniqua uocc} t
FF ili
• • . • l t-
»
ì
\
Vedili or , s'io fon da li uecchiezzd umidi *
'Et quinto etti dal iter lontani fin
Et come anchor tra tarmi de' Re fieri • ' J
Beffata i refli con timor non uero .
Rifguardi a queflo, chor ucnuta fono J
Dà lift anzi infirmi de tolte fiere, ;
E in mano ho guerra, e morte.
P oi eh ella in quefio modo hebbe parlato *
Al giouinegittò una face ardente}
E in mezzo il petto due fumanti tede
Per lume ofeuro gli mrnt'o con mano .
Atthora il gran timor gli ruppe il fanno}
Et ilfudor per tutto il corpo jparfo ••
numide gli lafciò loffia, e le membra.
Onde quel pazzo folo armi , armi grida.
Et armifol nel letto ,c in cafa cerca.
In lui può molto il fiero amor del fèrro.
Et il firor iniquo de la guerra-,
Md preffi i quelli fe gli aggiunge lira, :
Si come fitol con firepito inalzarfl
Difterìe legna una pojfientc fiamma -
Sotto un uafo di rame, che fla al fioco, -
Et con empito botte, di che l'acqua
D entro ripofia rende un gran rumore,
Et per l'ardor s'inalza, er di fior monda
Vnfimo,erun uapor con alte finirne.
Ne l onda afiegno piu non può nel uafo
Refiar,ondefùrz'è, che fior fi uerfi.
Cofl ardendo Turno,aUhora, atthora
Ambafciaiori manda al Re Latino TJ
Oc la cittude igiouanctti primi yì
A farli intender, che !<t pace è rotta : :
Indi commanda ogrìuti metter/i ut armi .5 i
Per difènder V \talia ,& per cacciare
Da’ confin inimici: cr egli folo
Si dona uanto d’andar contrae opporfl • :
A le genti Troiane,®1 a Latini. : 3
Voi che dett’hcbbe in quejlo modo Turno 5
In aiuto chiamò gli Dei celefl i:
Onde i Rutuli a gara l’un de l’altro
S’apparecchia a la guerra, c 7 tarmi infici
Chi mojfo uien da la rcal prefenza,
EtdalagiouentùdelfuoReTurno}
Et chi uien jpinto da’fuoi re paffuti, > ‘
Et altri dal ualor di file degne opre.
Mentre, che Turno ifuoi Rutuli infiamma
Con animofo ardire uerfo i T roiam :
Coni' ali horrendefe ricuoia Allctto} . j
Et con nuoua arte riguardato il loco , . vi; '
L adoueilbelluloareti,eacorfò
Staua cacciando le paurofefire -, v ., •* a
Qui di Cocito la donzella fece v a 1
Difubit ’ ira,e sdegno arder 1 cani ; - v e' .
T al che al lornafoto fio andò t odore •/>
D’unuagoCeruo,che daqueitrouato
La pr incip al cagion fu d! ogni male,
E ala guerra infiammò gli omini agrcftù
Era quel Ceruo d'eccellente firma,
Et d’alte corna : il qual da le mammelle ■'«
Vicciolin tolto de la madre-, i figli
N odriuano di Tirrose il padre Tirro
Ogel eroiche gli armenti gouernaua
*■ .
(«LIBRO *
Del Re ,er infime hauea cura de'campù
Siluid di lui foreUd hdueud quello
Con ogni curd d fuoi uoler ufdto
Dimaniera,ch' ogrìhor liftaua intorno
Hor con ghirlanda d'oiordti fiori
Ornandogli le cornai hor al fole
Vettimndol fouentc,e in puri fonti
Eauandol benefreffo : & egli auczzo
Ad effer maneggiato fe neflaud
Del fuo padron a menfd,o‘ per lefelut
Errando giudi & poi la fera a cafa,
; Benché fòjfe di notte-, ritornaua.
Queflojche di lontdn fcrìgid pafeendo
Gly ingordi cani moffero d' lulo :
Perciò ch'dUhora lungo un fiume andati*
fuggendo il caldo, & ruminando t herbe:
O nd'anco Afcanio da V amore accefo
D’acquifiar lode eccelfa,un dardo prejh.
Et fopra Carco arditamente il pofe-.
Eie ala man deftra fu contrario il cicloi
perche uenendo lafaetta dritta
Con mpito ueloce,m mezzo il petto
Colfe il bel ceruo penetrando d fèrro:
Di che ferito C animai fuggendo
Si ritirò uerfo le cafe note ,
Et ne le fidile andò tutto fmguigno
Con duol gemendo, & con lamenti , & firidi
Empiendo itettijcoine proprio fuolc
Vn,che dimandi aiuto,e offefofìa.
Tra' figliuoli di T ino la foreUd
Stimala prima fu, che con le mani
/
»n
*1 s E T T I M O tv
Percuotendo il fuo petto aita chiefe ,
Chiamando ad alta noce i fieri agrefii,
A l'improuifo tutti ( Perche Cajpra
Pcfte [enfia nafeofta entro le Jclue )
Puron prefenti -, quefli amato (Cuna
Rugginofit cor azza', Z? quefli d’uno
Legno con duri nodi, eh' a lui feruc
In ucce di pungente acuto dardo,
MaT irro atthor , che fi trouaua a cafa
Con unajcur e urì alta quercia aprire
Corfoal rumor, quella tenendo in mano
Chiama le f quadre, e i rufiici raguna.
Onde la crudcl dea, tr ouato il tempo
Di poter operare ,er nuocer molto 3
Si ritirò [opra il fublime tetto
De lafiaUafiluejìre, er con un corno
Tutto ritorto con tartarea uoce
"Da il fegno pafìoralcon [nono borrendo v
La onde tremò tofio tutto il bofeo,
E t intonar 0 le profinde felue,
'Dilontano l'udìC Aucrno lagOi
E udiUo il fiume Nar bianco per l’acqua
Del [olfi,infiemc co ’ Vellìni finti,
Etftrinfiero le madri i figli Spetti.
Subito aUhora a quella bombii uocc
Con cui la fiera dea diede tal [egno-.
Gli agricoltori indomiti togliendo
' Ciò eh' in man gli capia,[eriuennero ini,
Medefinamentc i giouani Troiani
Si ritiraro in loco firte,e aperto
Per aiutar Afcaniosoue drizzerò
22}
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le loro /quadre : ne/i come fuol/ì
far ne' contrafìi agrefliinonfi gard
Con duri legnilo pertiche nodo fa
Ma col pungente fèrro fi combatte
Di forte j che la terra atra , er ofeurd
Si fpauenta ueggendo tante fpade,
Chepercoffe dal Sol rendeanfplcndore »
Et ne' nuuoli finfacean gran luce :
Si come P ondeggiar del marfarfuole ,
Quando da leggicr ucnto al primo tr atta
l’onde tranquille ejfcndo tocche fanno
Vna bianchezza CT P°i di mano in mano
Vengon piu forte adinalzarfì} tanto
Che fi leuan dal centro infino al cielo, _
A Imoiiych'era il maggior di tutti i figli
Di T irroygiouanetto ardito ,cr fiero
Il primo fùychc innanzi P altre fquadrc
Da una factta^che ftridcndo uame, >■ .
Rcftò pcrcojfojO' fu g ittato a terrai
Onde ferito entro la gola ffiarfe
llfangue con la noce ,er con la uita .
Prcjfo coflutfuro ancho a terrafiefl
Molti altri,CT morto fu il uecchio Galefo >,
Mentre, che framcttcndofi tra loro
Cercau a farli far la pace inficine ,
Qncfii fu un di quei tra tutti giufio.
Et ricchi fiimo auchor cf bufoni campi ;
Cinque greggi di pecore cglihauea.
Et altre tanti amenti in fuo potere}
Et cento aratri per fuo conto anebord
Solcauauo la terra. Cofi mentre
/•i Sfe T T I M O a,
Egualmente ne' campi fi combattei
Ad Aletto parendo Lpromefft
Uauer feruato-, poiché chiaro uide
Col [angue effcr la guerra incominciata ,
E t nel primo controllo efferjì uccifl ;
Lafciò l'Hefperia , ej uerfo il del uolando
Con altiero parlar diffe a Giunone „
Ecco, fecondo il tuo uoler-, homai
La difcordia compiuta in trifla guerra^
Hor di, che infieme piu facciano lega*
Et faccian piu tra loro accordo ,c paca
Che già tinto hò di [angue Aufonio i Teucri .
Et [e mi fio palefe il tuo uoler e-,
A quefìo aggiungerò, che le propinque
Città fi leueranno in armi,e riffa ,
Infiammando famor del pazzo Marte
Gli animi tutti a porger fogni lato
Aiuto, cj (porgerò l'arme ne' campi.
AUhorri/pofc Giuno . In abbondanza
V'è frode , er tema -, er la cagion di guerra
Sta in pronto affai , cr fi combatte a pieno i
Di nuouo [angue l'armi tinte fono,
Si come uoluto ha la prima forte}
Hor celebri tai nozze, CT H imenei
llfamofo di Venere figliuolo
I nfìcmc anchor con effo il Re Latino .
Ma perche il regnator de l'alto cielo
Effo padre non uuol,che tu trafeorrà
Con tanta libertà per laer nofìro -,
Da loco à quefte flanze-,che s' alcuni
Eolica rimarrà per tanta imprefi
«LIBRO» ‘ ' * ^
lo fleffa V oprerò .Cofida poi , ;
C'hebbe la figlia di Saturno dettoi
Moucndo Vale firepitofe Aletto
Ver li ferpcnti uerfo di Cocito
Si ritirò lafciando il ciel di foprd.
In mezzo de V Italia, è un degno loco
Sotto alti monti , affai famofo , *? chiaro ,
Et per molti paefi ricordato ,
Che la Valle d'Anfanto ogn'uno il chiama:
Dd Vuna,*? V altra parte quel è chiufo
Da fòglie dcnfe,che lo fanno ombrofoi
Et un torrente in mezzo lui difcorrc
Con girar torto, e? firepito difafii:
Di qui Ventrata fiera,*? l'ampia caua
Del crudo infèrno fi dimofirainfiemc
Con la grande ingordigia <f Acheronte,
Ch'apre l'horrende fauci,entro le quali
Stana Erinne nafcofta odiofa dea ,
A mortali,*? a dei celando il uifo.
In quefto mezzo la reina figlia
Di Saturno non men Vefirema mano
Ne la guerra difende : onde ciafcuno
De lafchiera,*?delnumer'depaftori
Va uerfo la città portando i morti,
Portano Almone il giou anetto, e infiemt
Galefo il uecchio con la faccia fozZA»
Et fol chiamano i dei,pregan Latino,
Che non fia inuendicato il damo loro *
Ini Turno è preferite,*? augumenta
La tema in mezzo del commeffo fallo.
Et de V occifione,e ardente (iiocoi \
<>
«SETTIMO»»
Dicendo -,cio s'auanza per chiamare
I Troiani entro i Regnile in quelli porre
Da frigia flirpc,cr noi cacciar di fari,
in queflo mentre le fmarrite madri
Giuan J aitando con gli habiti loro «
In mezzo i bofehi inhoffiti, e feluaggi
Sacrificando aBaccho (ne leggieri
De la Reina Amata era anco il nome )
Indi da ciafcun lato ognun raccolto
Simettein punto ,er affatica Marte ;
Etcontra ogni douere contra i fati
Celejli uoglion con iflrano nume ,
Che f inhonefla guerra sy apparecchi.
Confufamente uanno innanzi i tetti
Del Re Latiuo,cr d’ogri intorno fanno.
Ma effo come foglio in mezzo il mare
Immobile reflfle-3& proprio è quale
V na rupe nel marche combattuta
D* reo fùrordc’uenti, er da grani onde ,
Che $' allentano a lei con furiai irai
Ver la mondezza fua fe fteffa regge-,
E in uangli foglia gU frumoflfafli
De fremono dintorno ,cr l'alga in imo
Deuien leuata dal furor de ly acqua.
Ma ueggcndo3ch' alcun poter non riera.
Con cui mouer poteffè il reo configlio
Di quei ciechi al lor bene,CT che le cofe
Vaffauariqual uolea la Dea Giunone -,
Vofcia ch'il padre molto hebbe pregato,
E in tefìimon chiamato er ffirti ,er Deii
Diffèj Ahi che poftifìam' da' cicli in terra >
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& da fiera romita tr portati » •
O infilici, che colf Angue uojlro e
fatiretcje pene del peccato :
Dt atc Turno un federato, & reo
Supplita s’apparecchia, cr fiano tardi
juoti tuoi per honorarei Dei:
Ter ciò, eh' io fon uicino al mio ripofo.
Et p reffo il porto homai fon giunto a morti} X
Ma di filici cjpquie io fon fogliato. • . . n
Eie piu dijfe egli , ma ridotto ui capi
Altrui lafiiò il goucrno delle co fi.
D*H e foro ne f I talia era una ufanz&t
Daqualconriuerenzafùdapoi
Da le Albane citta fcruata,W bora
Roma tra tutte la maggior l'ojferua.
Che quando Marte a le battaglie prime
* xoglion drizzare V lagnmofa guerra
Contra G e tuli, H ircani. Arabi, er Indi
Apparecchiar e, c? gir ne l Oriente >
Et da Partlu rihauer l'infigne loro : .
De la guerra ui fon due porte, quali
Cefi fon dette, cr molto riucrit c
Si per religion , come per tema
Del fiero Martc,& cento ferrature
De tengono firmate ,chc di fèrro
Sodo le rcndon fiabih. eterne -,
Eie lontano ui fta per guardia Giano:
' Qucjle porte allhor, quando i Senatori
Hanno deliberato muoucr guerra }
E/Jo Confol uefiito de la uefie
fortificale, cr, de la toga ornato >
‘ìttm
rJuòi'lH
• IV *
J
•••
• •
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W S E T T I M O W
Apre3& ne leuai ruggino/l fèrri:
"Egli queUo è ,che chia.mj.jC annuncia. guerre,
Et V altra giouentu dietro lui fegue.
Onde le trombe con un roco fuono
S'odon per tutto . In queflo modo aUbora >
Era tenuto annunciar Latino
Guerra a Troiani , & quelle porte aprire • ;
Di toccarle s'aftennc il uccchio padre ,
Et per fuggir borrendo, empio coftumet >
Andò a celarfl in luoghi ofeuri, e fòfchi ; ) , '
Via la Kcina dcfipcrni dei . 1 , . . >
Dalcieldifieficonlepropriemani V. .
Spinfe le tarde porte,?? effa figlia
D/ Saturno fu quella,che foffopra . ;
L4 macchina finata in iena flefe * • ,0
S infiamma allhor V Aufonia per innanzi ; r
; Immobile,?? quietai parte a piedi '"j
S1 dppanecchia iringuena,altri acaudUo <
C ornati carrette, sfanno in terra polue , \
Et cerca con tnflanza arme ciafcuno.
Chileggier elmi truoua, altri unge, e netti I
Con graffia fiigneddlor dardi i fini,
Et altri danno il filo a le lor fiuri.
Affai piacciono altrui le infignein mano, 1
Et de le trombe udir gli acuti fiotti. q
Einhor cinque cittì grandi ardite
Einuoujn Vanni f opra i duri incudi * • t r£
A tina la poffente,?? il fiperbó ;
Tiuoh,Cruftumero,Ardca,cr Antcnnd yt y
Ditoni ornata . Qucfte tali fanno :>
Gli elmi (Vaffìcurare il capo, e mfierne V
4^ LIBRO ^
Le corteccie del falicc indurato v*\
Piegano appreffo per coprir le gambe 'l
Altre corazze, altre cofciali,er feudi
Panno d acciaio , er gli ornano d’argento» ■
Qui de la zappale l’aratro, e falce * ’
Cefo l’amor nel coltiuar la terra, t
E ogn’un rinoua le paterne ffade.
Suonan le trombe , er dan’fcgno di guerra }
Onde ciafcun fi moftra -, er quefli tolle
Con preftezza l’elmetto a i tetti appefa
Queiraltro sforza indomiti cauaUi
Sotto del giogo, er la corazzauefie
F abricata in tre lame, e apprejfo piglia rx -
V aurato feudo, & l’ altre armi iucenti -.:ù - 1
Cingendo al fianco la fua fida jfada
Hor apritemi M ufe l'Hclicona
Ch’io uoglio dir quei Re, eh’ in quefla guerra
Puro eccitati, er quali fquadre apprejfo
Empierai campi l’un l’altro feguendo .
Io dirò anchora quanto (offe in fiore • l
L’alma terra d’ Italia dhuomin’dcgni, ■ *
Et con quali arme ella infiammata fòffe» >
V oi fole dee ui ricordate quefio , I
Et fole ricordar ciò ui potete:
Perche apprejfo di noi nmafio è apena
D i tante cofe una leggiera fama. »: I
* Primo tra tuttoché conduca genti ♦
Etchealamofiraacomparirucniffc
Pu il reo Mezentio (prezzator de’ Dei,
Che dal Tofcan paefe in guerra uenne
Menando feco Laujò fuo figliuolo ;
(•i SETTIMO >#l ajj
Del quale alcun non fu più beUo,o ungo.
Eccetto il corpo del Laurente Turno •
Laufo che di cauaUi è domatore ,
Et cacciator di fiere, feco guida
MiUe folcati, che luifolfeguiro
•Data città Aglina-,?? ueramente
Egli flato farebbe affai piu degno
Tf mperio3chc Mezentio, e? molto meglio
Ford ubiditole non era il padre .
Dopo quefti, del bello Hercole figlio
il gentil' Auentitiuenia guidando
Lafamofa carretta umcitore
Co'fuoi uittoriofi,?? bei cauaUi ;
Et ne lo feudo per paterna infegna
Vortaua cento ferpi,e infìcme iHidrt 1
D'intorno cinta da' Jerpenti fieri :
Hela fèlua del bel monte Auentino ;
Da la uergine R hea furtivamente
F ii partorito ala fcrcnalucr.
Ver ciò che quella donna fi congiunfe
Co'l uincitor Thirinthio aUhora,ch'egli
( Eftinto Gerione ) i piedi pofe
Megli italici campi , e? nel Tirreno
Viume fice bagnar le uacche Hibere*
1 gu idati da lui portano in mano
Certe palle a la guerra , er tengon' anelo
Certi flagelli, che pcrccjfc danno
M olto crudeli, « fono in cima pofii
Alcunifirri a guifa di Sabini .
Effo Auentino apituenendo , tutto
Sen'fiaua involto ne la fiera pelle
Etui'diVcr. GG
f LIBRO
"Egli uccchto tenta C ciprea recane
Del feroce Leon di peli horrenda:
La qual ucniua con la tcjla a farli
Y na coperta al capo, onde, ch’i denti
Vela fiera crudel fi uedean bianchi .
In queftomodo ne'rcgali tetti
Molto guardato, il giouanctto entrano.
Perdura in giu fa d' H ercole ueflito.
Dietro coflui,le T iburtinc mura
Lafciaro due fratei, t’hauean cognome
Dal fratello Tiburto,uno de quali
Catillo era nomato ,CJ l'altro Cora,
Et erano amctiduc giouani Greci ,
Che ne la prima fquadra s’ offerirò
Tra piu certi pericoli, fi come \
Scendeano due Centauri generati
F «or da una nube da una acuta cimo
Di qualche monte , cr lafctano ilniuofo
Homolcno,er tiotiri,& con ucloce
Corfo nonno a riporfì in ampia feluo, . .
Onde gittano a terra ogni uirgulto ,
Ne mende la città di Palcflrina
Ccculo il fondator flette lontano:
il qual da ogn’ un’ tenuto fu figliuolo - -,
Da Volani generato, oUhora quando
Fn trouato flgnor depafchi agrefh,
E ’n le cane del fuoco ritirato .
Vnarozolegionfeguecoflui ,
C h’ occupa gran tcrren,pcrciocht tutti
Gli habitanti de l’alto,?? gran P rcnefle
Son fitto il fio fiendardo > cr fimi appreffo
i*l sbttiho!> *?4
QueUiycbcii Gimon Gitimi i ckmpi.
Et il freddo Amene, e i fafii Hcrmci
Da rufcetli irrigati habitat? ancho :
I quali tutti pajce tAnagnia
fatile, e ricca, er VAmafceno padre.
Tutti qycfìi non hanno arme, ne feudi ,
Ne fon guidati da ueloci carri.
Mala parte maggior tien certe ghiande
• F atte di piombo,e il rejìo hi in man due dardi ,
Hanno coperto il capo con capetti
D'hornde pelli di j fogliati lupi}
Ut hanno i piedi lorfìnijlri ignudi % l*
JM a di corteccia i dcflri fon ucflitu
Dietro Mefapo uicn di ogni defìriero ' -
Gran domatore, & de la Stirpe ufeito
Di N ettunno, lo qual da firro,o fuoco
, N on potè ejfcr offefo , er feco mena
Topoli,che gii molto u fati furo
Ne/ mifiicro de tarmile? fa di nuouo ,
Che maneggiano il fèrro , e in ordinanza
M ette lefquadre da la guerra tolte .
Habitat i quefli nel caflcl Yefccnio,
E t i giufìi Falifchi harìfotto loro *
F t ancho in lor poter hanno Sorato9
Con i campi F lauini, er di Cimino
Il lago, c limoliteli Caponi bofehi
Caminauan'pcr ordine egualmente
lngiuftafchiera del lor Re cantando ,
Si come i bianchi Cigni foglion fare
Ver taer chiaro ritornando injieme
Tutti pafeiuti, onde per bofdhcr colli
/IU I B R o
il fiume di lontano , cr C Afta apprejfo
Palude dalor tocca.
N« alcun farebbe ( effendo in lafuafquadxa)
Che mai gli giudicale fi robufti-,
Ma piu tofto direbbe , eh’ una nube
Eojfero di canori , er uaghi augelli.
Che per t aria [en'giffero cantando .
Eccoti po[cia,che uien dietro Claufo ,
Che fu del prifeo [angue de* Sabini
Seco guidando una gran fchiera , ar-effo
SÙ proprio in guifa (Cuna grande [quadra,
ha gente, & la Tribù de' Claudi fccfc
Da coftui foloy crperl Italia poi
Si fparfe, quando la città di R orna
fu data in parte ay popoli Sabini.
Vna gran compagnia coftui feguiud
De l’Amitemagentc,& de' Quirite
E i popoli d'Ereto,er di Mutifca
fertile per l'uliue,crfeco infieme
Veniuan quei, che la città N omento.
Et quciyctii rofei campi di Velino ,
Et che fhorride rupi di Tetricc
Con il ftuero monte, e 7 la, cittade
Cafycria co’/ Fornii habitano ancho:
V’erano quei, che fpengono lafete
Co' l fiume tìimeUa, Teucro, e Fabaro;
E infieme queUi,che u'hauea mandato
ha fredda Norcia , & inauigli tìortini,
E i popoli Latini, i quai diparte
t De l' Alia il nome federato, e borrendo
Quelli bagnando: e m tal numero ognuno
SETTIMO ìfot
Venne di lor, quii fono tonde molte»
• Libico mar giungono al lito$ .
AUbora quando V Orione wfiflo
Si nafeonde nel uerno entro de tacque^
, O uero come fon fólte leflighe
Vele biade al cocente, zrnuouo Sole
Ne campi (tHermo, o ne' terreni ricchi
Di Licia . Onde gli feudi d’ogni parte
Strepito fanno, er la percojfa terra
- le lor piante in ogni lato trema
I ndiHalefofighuol d' Agamenonne»
Inimico crudel del Troian nome
Mette i cauaUifotto la carretta,
E in aiuto di Turno uien con mille
Huomini fieri, che con loro zappe
Volgonle terre Mafiice abbondanti
Per molto uino, er u' erano ancho queUL
I quali i padri Aurunct a lui mandare
Da gli alti colli apprejfo ilSidicino
Mare&queicb'ancholafciano Calefo
^abitando nel fiume del Vul turno
Profondo tnficme co'l Saticulo a/bro.
^T^?ildcompd^kie^,°'fchi
Auezzi di lanciar rotondi dardi,
Mfl°rcoftmcé proprio tMacurti
Ad un lento flagello,^ da man delira
Potttto un feudo , e al fianco torte /bade»
Ketufenza hauer nome in noflri uerfi
Ce bai non onderai : lo qual fi dice
Generato ejfer flato da telone,
ZtSebetrideWrfaallhora quando
^ LIBRO W
Di ThcUbuoi : ma non contento il figlio
Del paterno terreno in fuo potere
Manetta tutti i popoli Sanafli,
\ Et quanti campi il fiume Sarno irriga.
Et queiychc tcngon Battolo con Rupi}
Et di Celenne le campaglieli prati.
Et quelli anchora,che mirando ftanno
piu baffo la citta di Mola piena
D’incanti a1 di malie [oliti in mano
Portar alcuni dardi come fanno
Proprio Tfdefcbi 5 e i loro capi fono
Coperti di corteccia d’arbor uerde.
Con gli feudi fplcndcnti, CT la lucente
Spada di fino,cr fino acciaio temprata*
E t te giouane ardito cTualorofo ,
Et d'armi ornato V finte la cittade
De la montofa N orfla a quefla guerra
In punto mcjfe : ne la cui dimora
H orrida gente, & molta altezza in cacete
Per entro i bofchi,chc con dure zappe
Efferata la terra :> er le diletta
Ritrouar fempre nuoucprede,e ognhora
Viuere di rapina. Apprejfo quefii
Vi uenne di Marubia il facerdote ,
Che l'elmo ornato hauca di bianca oliata,
Vmbrone detto,*? ualorofo in armi,
mandato dal Re A rchippo,crei foleua
Con uocex<cr co le mani incantar ferpi.
Et de le Tigri mitigare i fiati ,
Vire acquetare medicar i morfl}
ma del Troiano fino egli non potè
^SETTIMO
"Rimediar al colpo -, ne giouoìlt
Incanto a dar rimedio a le ferite ,
Etmen ncymonti Mar fi altr'hcrbe colte.
Te il bofeo Angitio pianfc, infieme piante
il bel F ucin per tonda chrifiaUina,
Et i liquidi laghi.
Andaua anchor d’Hippolito a la guerra
V irbio figliuol bcUifsimo, er gentile
Che fu mandato da VAritia madre
A dare a nutricare a Egeria ninfa,
Vicin d'tìimctia a'iitime e t altare
De la benigna, er fèrtile Diana,
bercio che molti dicono per fama
Ch'Hippolito dinuouo in luce uenne
Con fughi d'herbctcrfù tornato in uiU
Dt D iana mercè, pojcia che morto
Ter fròde fu de la madrigna ,er hebbe
Dato co'lfanguc le paterne pene.
Et che lacero fu darcicauaUi:
Onde [degnato il padre onnipotente .
Clk da V ombre infernali alcun mortale
A lofilcndor tornajfc de la uita;
Ejfo figliuol di Ubo, e? inuentore'
Di tale medicina, er di tal arte
fulminando mando giu a tonde fligi i
JVI a talma dea ne le ripojìc fedi
Segretamente Hippciito nafeofe, i
Et lo congiuvfe con l'Egeria ninfa
Entro in un bofeo rfouc ne le felue
D’tt alia filo, & fionofeiuto in lungo
M cnajfc la fiauiU: onde cangiato . .
Cantano dolcemente ,cr ne rifuona
llprimo nome, poifùvirbio detto. * v- t
per tjMdJ co fa fon cacciati anchor 4
I cdtwfli tempio eff Diana,
Et da le facre luci,cr la cagione .
E’, cfce fmarriti da’mami moflri
Dd la carretta il giouanc nel lito • '■*
Trafafii,& J}>in gittaro horridamentC .
llfigUuol di co/lui Virbio pur detto
Maneggiai non men pigro diluì
l feroci cauaUt,& ne la guerra
Mon men fiero del padre fi moflraud.
Ma ejfo Turno tra i’ogri altro il primo
D'eccellente bellezza fi raggira
Con tarmi in mono,®1 con la cima eccedi >
C idfcuno di flatura,e ornato hauea,
D'un elmo il capo : il cui cimier portato
Con tre mani di piume una chimera ,
Che da le fauci fuor foffìaua il fuoco : r
Et tanto piu quella fremeua, er era
Per le ree fiamme horrenda,quanto anchor 4
te battaglie diuentan piu crudeli
Perlo fangue, ch'èfparfo.Ma il leggiero
Suo feudo aurato hauea ritratto in mezzo
Io con le corna alzate, & <t altra pelle
Tutta ucflita, er diuentata bue
( Gr^nct argomento ) c T Argo per cuftodi
Era de la donzella -, e il padre inaco
/ per un'urna nafcofla fior mandaua.
Et il fiume ftargea . Dietro quel fegue
Vjm gran fchiera d’buomini pedcftri ,
4 <•£ SETTIMO
E t altra moltitudine di genti
Di feudi armata, che copria quei campb
V argina giouentk > le A uruncke [quadri
Eran fitto di lui ; i Rutuli ancho >
Et i Sicani antichi, er le Sacrate
Schiere, e i Labici da* dipinti feudi
Che fanno T ibcrin ne’ luoghi tuoi.
Arano del Numico il [acro lito ,
Et con r aratro effercitano i colli
R utuli,e anchor il gran monte Circeo : .
A quai terreni il giouanetto Gioue
E 'fouraftante con F eronia lieta
Ver lo fuo uerde bofeo , douc giace
' La torbida palude di Satura ,
Et per ualli profinde il fedo V finte
Va il [no uiaggio,zrfì nafeonde in mare ;
Dopo quefii ui giunfe ancho Camitla
Dr legenti de Volfci alta guerriera
Guidando fico cauallieri ,er altre
Squadre (Carmi lucenti . Ella le mani
Non hauca fimimli a la conocchia
Auezze,o a" lanifici di Minerua: .
Mala donzella ufata era patire
Dure battaglie} cr co’l ueloce corfo
be’ piedi fuoipajfato haurebbe i ttentù
E Ha uolato hauria f opra le cime
Di non toccate biade, finza offe fa
A le tenere /fiche punto fare
Collieue corfo,ouer per mezzo ilmart
Cantinata farebbe quando è quietOi
Et non haurebbe le ueloci piante
%
- ^
r •
Et la gouentìl (par fa per quei campi,
Et cU tetti la turba de le donne
l&ira con inarauiglifi pafiifuoi.
Et con animi ftupidi pon mente.
Come Umor reai cuopre con l'ofbro
Gli homeriticuiiO' come leghi d crine
Coy Inodo eforOjCT come anch'ella porte
Il Turcajfo di Liciti mirto in mano
Di lauor paftoral con punta acuta*
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• 258
L’OTTAVO LIBRO
DELUE NEI DE DI 1
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ARGOMENTO.
Vrno mifc fiord il figlio detta
guerra dallarocca di Laureato*
£T prefe in compagnia gli fiuti
di tuttofi Latio,er delle città ui*
cinc*Z!? mandò onchora Venula
inArpi atrouar Eicmcdexper
ijf ignerlo con la fiomiglianza del
pericolo a entrar fico inlegaift
quella guerra . Per lequai cofc rifentitofii Enea , fi come
quel che fi diffidaua del poco numero delle fue gcti>pe raui
fodi Tiberino >pafiò cotr' acquatiti queiluoghi3dcucfipoi
edificata Romper richicfic d'aiuto il Re E uandro3il qua-*
le cacciato d’ Arcadia s’haueua edificato una terra chiama
ta Fallante nel monte Palatino . Euandro intendendo la ca
pone della uenuta di lui>amorcuolmcntc raccolfe E tiea,c?
tjfendo egli intento a far fiacri fido a H ere ole Jo r uguagliò
detta cagione delle cerimonie diquclfiacrificio>ej bre*
tornente gli contò i piu nobili luoghi di quel paefe * Val*
<•
4
K L I B R O MP
fro di Enea co *1 foccorfo di quattrocento canotti , de quali
era capo Pattante figliuolo unico dEuandro, mando par *
te di quelle genti a fecoda giù per lo fiume in aiuto de'fuoi $
& cjfo co'l rimanente furiando atta uolta dAgitta fiori*
tifiima città de'Tirrheni,iquali portauano odio capitale a
iiezentio, etiefii per rifatto detta /ita intolerabitcrudel
tà haueuano cacciato del regno . In quefio mezzo Vulca%
no lufingato dalle carezze detta moglie, fabricò tarmi al
fuofigliajlrojequali Venere portò aEneafil quale dilet*
tondo fi molto detta bellezza d'effe con fuo gran piacere le
flaua conftderando tutte, er mafiimamente lo feudo , doue
erano dipinte tutte l'honorateproue, che haueuano a fare
ifuoi difendenti,
' , * N
O i che da Volta rocca di Laurento
fe de' corni fentir'il roco fuono ,
Spronò i cauai feroci l’arme fanfe.
Gli animi fi turbato , e'I Latio tutto
Trepidando a romor congiurò infieme ,
E i giouan fieri in piu furor faliro ,
, I primi capitan MeffapOyC V finte,
E'I faegiator de' Dei Mcjfcntio accoglie
Soldati, e faglia doratori i campi,
jAandaflambafciadore a Diomede
l Venulfi per aiuto, t che gli dica,
Che'Troian fono in Latio,e con tarmaté
Enea u' arreca 1 già uinti Penati,
E dice effer ddFati al regno eletto :
E come a lui s'accofian molte genti ,
E che’lfuo nome in Latio è di gran fama*
Turno feoperfe de la guerra il fegno9
v
Quelle in quefio principio uoglid,e quelle
(Se Fortuna il feconda) debba il fine
"Bjfer di quefia guerra,ajfai piu chiaro
A lui fidi che al Re Turno , e al Re Latino ;
• Quefli erano i trauagli dc'Latìni.
ìlchcucdcndo il faggio Enea,damolti
Venfier noiofi,e graui combattuto,
H or a quefio,hor a quell'animo uotge,
E dubbiofo parer cangia, e configlio,
E ciò ch'auuenir può tutto difeorre.
Qual d'acqua chiara il tremolante lume.
Che l Sol percuota, o i raggi de la Lune
Chy a lunghi fatti in ogni parte noia,
E s'erge al cielo, e'piu fublimi traui
F ere de gli ampi e Jfratìofi tetti
Bra già notte, e'I forno apprejfo hauti
Ogni animai terreftre,equeich'hdnVale}
Quando in ripa del fiume il padre Enea,
Sotto f aperto del po fio a giacere,
Diede a le membra al fin breue ripofo »
Et ecco il Dio del luogo il Tebro Jìejjo.
De gl' oppi fólti tra leffrejfe fronde
P arue ch'ufcijfe del tranquillo fiume
V eftito <f un' fottìi ceruleo uelo,
E di fiondo/a canna cinto iterine ,
E prefe a confolarlo in t ai par ole.
C difeefo da Dei, che Troia a noi
Del mezzo de'nemici porti,e rendi,
Eferui eterne lefamofe mura,
O da la dolce terra di Laurento
Affrettatole da bei campi Latini*
•ifc
5 f '
^ LIB RO H1
Otti ( non ti abbandonar ) è' l férmo fcggio
De la tua Stirpe, e de' tuo' Dei Penati.
Noti temer le minacce de la guerra .
P ercioche già i timori, e fieri f degni
Dc’D ci fono acquetati.
E perche ciò non /limi finto fogno ,
Giacere una tcrribtlfcrofa bianca
Vedrai /òtto quefi’clci in quefìeripe ,
Con trenta figli intorno anch’cfii bianchi.
QUiui de la città fia il luogo, c quella
ridde gli affanni tuoi certa quiete.
Trenta anni poi, eh' Afcanio baurd fondate
U murai f Alba di chiaro cognome.
Cofc ucre ti dico . H ora in qual modo
Kejti di quefta guerra uincitore #
Tofto ti mofireròfi attento afcoltu
Gli Arcadi, che dijcefl da Fallante,
Seguir d'Euandro le reali mfegtie.
Qui Selcifero itfuogo, efopra un monte
Pofcro una cittade,e la nomaro
DalbifauoPaUantePaUantco.
Quefti fanno ognhor guerra co* latini.
T eco gliaggiugm,efa con efii lega.
Io fteffo a dritto del mio fiume in riua
T icor.durrò,percke'l contrario corfo
Vinca de l'acqtie co ucloci remi .
Sufigliuol de la D ea,deflati h ornai.
Et al primo cader de V auree /Ielle
Con dritto cuor la gran Giunone adordi
Et fupplicando le minacce,e l'irc
Cerca di fuper or con burnii uotu
E uitito c'habbi d me ddrdi thonore y
Io fon quekche le ripe d corfo pieno
Vcrcuoto3efeco quejliuolticdmpi
Ceruleo Tebro,al cielgrddito fiume *
Quefio è il maggior, e pr incip al miofegg
Quantunque in cdpo uien dì dite cittddi •
D iffe, e tuffo fi giu de Jìdcque di fondo .
L d notte c7 forno dbbdndond.ro E ned*
nifi drizzò uolgendo a' chiarirai
De/ Sol ndfcentegli occhia di dmbe mani
Vrefe con puro cuor tacque del fiume
Spargendouerfo'l del quefle pdrole
O Ninfi diLaurenti, Ninfi >uoi.
Che trafitte V origine da' fiumi.
Tu T ebro padre co'l tuo fiume fiotto*
Vidccidui accoglier con benigna uoglid ,
E liberar' Enea ctogniperìglio.
In qudl tu flanzi di qucjle acque finte.
Vago fiume e pietofo de' mici danni,
D a qual parte del mondo fcendi eitafci.
Sempre da me lodato , er honorato
Sarai Cornuto Dio de tacque H efferie*
Guidami homai 3 prefimi iltuofauorc*
Cofidice,cr elegge de tarmata
Due uelocigalce,tamaefirnifce
Di buona ciurmatamele di fioldatL
•Ma ecco un'mofiro pien di marauiglid $
Vna candida fcrof a per la fielua
Co' bianchi figli , fi pofe a giacere
Sul uerde lito innanzi a gli occhi fiuoL
Qucfta il denoto Eneafirifce,e queft 4
'• ■ .0
1
^ L 1 B R O ^ \ *
Co! g«gge infierite coprd • ,
Confiacrdate,grandifiima Giunone.
il t ebro in quella notte placo il fiume.
Che gonfio giudee cheto fiotto l onde
Raffrenò il corfio myguifid,ch'humtlfidgno.
Et trdnquiUd palude , e largo piano
V acqua parea,ne contrdftdud di remo»
vmqueil prefio cdmnfieguonueloa
C oh profbero e fiodue mormorto;
Sdrucciola fu per Pondo l'unto legno.
Marauiglianfi l acque, c Ifiltc > of ,
JSonufidto dueder notar per l acque
l chiari ficudi,e le dipinte naui.
E fii remando giorno,e notte fiempre.
Valicano del fiume i lunghi giri >
Eaudricfiorti d'arbori coperti*
Bpajjan cheti inmezzo delle ficlue.
trdfdUio d mezzo cielo il Sola
Qucmio le murd,e Uroccd dd lungo
Videro, e de le cafiei rari tetti,
Ch'hora il ualor Romano al cielo agguag io.
Brano aJlhor del pouereUo Euandro.
Volgon toflo le prode, e danno a terra,
A cafio il Re <f Arcadia era quel giorno
Venuto dfare una fifid j bienne >
ìnhonordel figliuoli Anfitrione, .
In un bofehetto a la città dinanzi t
Secoilfigliuol Pollante, e ficco tutte
I gtoM<m primi, e’I pouero senato,
Vauano mcenfl,e'facrofianti altari
Si uedeuan fintar dì caldo /angue. ^
Mi
(•(OTTAVO^ 241
Cojior ueggendo quelle altiere naui
Tel bofco ombrofo andar con quieti remi)
A la fubita uifla /paucntati, ,
Si drizzar tutti per lafciar le menfe ,
Ma V audace P aliante il uietò loro , v '
Acciò non fi rompejjc il fagrifitio,
E prefa f arme a'Troian uola incontra
E (f un' collctto lor'da lunge diffe.
Giouani qual cagion u'hà fretti e mofii
A cercar quefle non ufate uie*
Doue andate* chi fete? onde ucmte - 1
Arrecateci uoi la pacchiarmi*
AUhor da Calta poppa il padre Enea
Moftrando un ramo di tranquilla oliua > )
UoiJiam'Troiani,c de' Latin' nemici.
Valor cacciati con fuperba guerra
Veniamo a Euandro^itegli, che /celti
Di Troia capitan uengono a lui ,
Tregando che con lori arme accompagni 9
Stupefatto Pollante a/l gran nome ,
Diffe j fccndi} chiunque tu ti ) la .
E meni} e parla con mio padre a boccat
Entra, e flcuro in cafa noflra alloggia .
E lo prefe per mano ,e menò fcco.
Ta/fan pel bofco innanzi e'I fiume lafcim .
AUhor a Enea con amorcuol detti
Cominciò con Euandro in quefta guifiù
O Rr miglior di tutti gli altri Greci
A cui uoluto ha la Fortuna ch'io
Supplice uenga, co’lano/ìrami.
Nc jfauentato m'ba>che duca fei
Enei, di Ver. HH
^OTTAVO » *4
Vaniino pronto,e lagiouentunofira
' E molto in le battaglie esercitata.
Qui tacque Enea 5 Et ci mentre e'parlaua
il uolto,gli occhi3e ad uno ad utile membra
Con l'occhio gli cercò dal capo al piede.
Voi così breuemente gli rìffofe.
C ualorofo piu (fogni Troiano 3
Come faccetto e uolcntier cono fio.
Come il uolto,la uoce,c le parole
Del tuo gran padre Anchife mi ricordo »
SouMiemmi già, eh’ andando a Salamina
Vriamo nel regno de la fuor a tìefione,
Vafiò d’ Arcadia ne' freddi confini .
V eftiami il uolto aihora il primo fiore*
Stupia mirando i capitan' Troiani,
StupU del figlio di L aomedcntc,
Mafour'ogrì altro Anchife altiero giua.
lo tutto ardea digiouanil difire ,
Di parlargli ,e di giugncr mano amano »
M'accòflai pure, e con ardente affètto
Di Etneo lo ccndufii entro le mura.
Egli al partir una faretra adorna,
E ben fornita di Liciefactte
~ DonommiiC? una ricca foprauefia,
D' oro intefsuta,e due bei fieni orati , •
C h'hor tiene e gode il mio figliuol Pollante,
Dunque raccordo, che uoletc meco ,
Conchiufofìa,e come primati Sole •
Doni un ritorna a illuminar la terra ,
Vi rimanderò liett,eamio potere
Vi fouiicrrò d'aiuto t uettouaglie .
J HH li
m UBRO fK
in tanto ( poi che qua «mite mici )
■ Vocdidef morir la nojtrate/ta,
Ch'obbligo balletti di celebrar ogn anno»
E qui compagni a menfa u’affedett
Cominciando aferuar le mitre ufanze.
poi ch'hebbe co/i dctto.e le muande
fece, eie tazze in tamia riporrei
Ejhglialtrifederfu la gramigna?
Ha innanzi a tutti Enea, che da leone
Haueua in doffo unafetofa pelle,
D'dcero fiopraunfieggio imita e chiama
AUhor g jouani eletti a quefio uffitio ,
A gara, e'I fidccrdotc de l'altare,
Norton de' tori l'arrofiite carni,
E de' doni di Cerere i caneftri
Caricano, e di Bacco empionle tazze*
Cibali Enea co'giouani Troiani
Ilei graffò cToffo cTuno intiero bue .
Cacciata uiala fame, e raffrenato
Il difio di mangiar, comincia Euandro*
Qucfiefolcnnijèfie, quefte menfe,
E quefio aitar di quefio tanto nume
Non fuperftition uana indotto n haue.
Ne t ignoranza de gli antichi Dei.
Via dai crudi periglia Troiano hojte ,
Scampato, ciò facemo, e ciafcuno anno
Gli rinouamo i meritati honort.
fùuolgi prima gli occhi a quejla ripa
Su quc'fafiifoMa>e ZudrcU c0™
per lungo fratiorouinatiimafib
niihabuato e'I monte, e qualificagli
OTTAVO **
? Con gran rouina profónderò a baffo .
L'h orrenda inaccefiibile fpelunca
Qut fu del mofiro Caco,c ricoperta
Vhaueafi,che del Sole i chiari raggi
N onpotean pene traruijera la terra
Di nuoue occifìon tiepida fempre,
Ufi ucdean fu la fuperba entrata
Le tefle affiffe di quegli infelici
Del triflo /angue lor macchiate^ tinte.
Di quctìo mofbo padre era Vulcano ,
Et ci per bocca uomitando il fuoco
Del padreyin guifa già dt un'alt a torre*
Vorfe il tempo a la fine a'defir nofbrt >
Aiuto , co7 uenir d’ungrande Dio ,
Vercioche il gran uendicator de' torti
ìl grande Alcide de le /foghe altiero
E morte del trigemino Gerione
Vincitor uenne,e menò tanti tori.
Che teneuan la uaUe,e'l fiume intorno •
M al fiero Caco, acciò non rimaneffe
• Di tentar con malitia,e con inganno
Tutte compir fue federate uoglie,
Gl'inuolò quattro tori i piu robufii,
E gioucnche bettifiime altre tante.
E acciài' orma de' pie' non fùffe inditio
Del furto, per la ceda in la ffclunca
Gli tr affé, fi chefegni de laftrada
No» potean guidar ut altri,egli nafeofe *
Ne la ffclunca, fiotto' l cieco faffo .
Cercando Alcide non trouaua alcuno
Segnoychea laftclunca loguidaffe .
HH ih
i
/
\
W:
Gii ttoleua egli i ben pafeiutt Armenti * >
Muouer da'uerdi pafchi>€ far partita.
Quando nel fuo partir muggendo i buoi,
E tutto' l luogo empiendo di querele,
E con gran noce abbandonando! colli,
Vno di queiyche ne f horribil grotta
Era nafeofo, muggendo rifrofe. '
E/c di Cacco la Jperanza nana,
H ercole aUbor di doglia e di furori
Tutto s'accefc>e tutto uennefèle, **-T*
Prende con fretta la nodofa mazza,
E corfe in cima a P alto , er erto monte .
Queflù fù'l. primo di,chc Caco apporne
Timido (tnoJlriyC trauagliato in uifo,
Toftofùgge egli a la fua [cura tomba
A piu poter,uic piu ueloce <f Euro:
Aggiunfegli il timore ali a le piante .
Chiufbfìquiui dcntro}c le catene ^
R ottCylafciò cader un'grauefaffo ,
Ch' ad un fèrroyche f arte di fuo padre ,
Tabricato gli hauea , flflaua appefò .
E con quel chiufe,efè fòrte l'entrata.
Giunge T irinthio infuriato yc tutto
llluogofcorre,equa elafiuolge ,
Battendo i denti con furor diuerfo.
Tre uolte tutto di rabbia infiammato ■
Cercò' l monte Attentinole la gran foglia
Tentò tre uolte indarno ye lofio fianco
Tre uolte ne la uaUe ritornofiù
Stana un acuto , e dirupato fcoglio,
D' ognintorno taghato,a la cauema
MI
;
«OTTAVO» ±44
In cima,cofa altiftima a uedere-.
Sicuro nido Rinfilici augelli.
Qiiefto dal lato deliro uolfe uerjò . 1
ìl mancoyche pendeua al fiume fard, I
E lo commojjc fin da le radici
Indi con fùria a piu poter lo fpinfe» :> • -J
D i quella (pinta , onde rifondi cielo T.
Kouinaron le ripe, e fp allentato :
Il fiume ritornò con tacque addietro . "
Hor lo Ipeco di Cacot e la fua horrenda ‘ *
Stanza reale>e la cauema ombrofa, l
S'aperfe efifii manififia e chiara . '
Come fe'n parte alcuna a uiua forza
S'apra la terra in fin nel baffo centro* ±
Scopra t infirmi figlio }e glinuidiati
Da' Dei pallidi regnimanijvfìe,
E'Lbarathro crudcl quindi fi [cerna ,
E tutto di timor fi reggia pieno
V Ìnfimo at apparir del nuouo lume.
Poi chc*l ladron da l'insperata luce *
Scoperto fù,nelcauo [affo eh info, /
D'infolito timor fòrte gemendo.
Di [opra Alcide lo percuote e preme,
Ver arme ufando ciò che a man gli uiene ,
Erami,c tronchile [afii grandi e grani <
Egli (poi che è la uia del fuggir chiufd)
Manda per bocca fuor ( miraeoi grande )
fumo infinitoye quella cruda flanza
Di caligine feur a inuoluecr empie.
Togliendo altrui la uifia,c [otto t antro
Da notte accrefce ogn'hor di fumo piena,
HH iiii . jr
I 1 i > *■ N ' ’
• S * • - , *
-J*. • *_ vi- .* ' .1 VJ- J
Con tenebre di fuoco fparfe e mìfle.
Non potè contenerli il fòrte Alcide, i
E fi gittò con rouìnofo folto
Ter mezzo il fuoco, oue pìu'lfùmo abbondi,
E l'altro nebbio il freco piu trauoglio.
Qui Cdco^he nel fumo il fuoco indarno
Vomito , prende , P abbrucio,*? annodi,
Ejlringe fi, che del capo gli coccio
Gli occhile foffoca l orf t3e ficca goti*
Aprefl a un tratto stolte uia le porte.
Lo [curo cafiy e fannofi polefl
Gtingiufii furti ye gl muoiati buoi,
TJl cadmierò brutto,efmifurato
E' de lo grotto fùor tratto pe' piedi
fjon potè alcun fatiarfl , rimirando
Gli bombili occhiai uolto.e lefctofe
Membra di quel filuaggio e fiero moftro,
E’/ fuoco ft>ento3ch'ei folca girare.
'D'aUhorlafiftaacilcbrarflprefc,
E quei che uenner poi con lieta fronte
H ebbero in offeruanza quefìo giorno*
Totitio innanzi agli altri fu l autore,
E Vinaria cuflode del bel tempio ,
Ch*a facrifitij dHercolefù dritto ,
ìl facro altare in qucflo bofeo pofe, '
Che gronde fio da noi detto maifemprt,
E che grande appo net farà mai femprc.
Giouani dunque uoi,per guiderdone
Di tante lodi3cingete le chiome
Vi fronde, e con le tazze in le man defbre.
Chiamando in fauor noflro il Dio commune.
*£ OTTAVO t+l
Di buona uoglia il utn porgete lieti -,
L>iffe,e'l bicolore oppio3chefarfuote
Ad Hercole ombrajor le chiome cinfè9 .
Al capo intorno con le fronde appefo9
E le defìre occupar le facre tazz*i
E tutti prefli con allegro uolto
Beono a menfa la bcuandafacra ,
Porgendo a' fanti D« denoti preghi •'
Hcfpero già s'auuicinaua affai
A I cieUche uerfo'l mar di Spagna inchini.
Già ifacer dotile Potitio primiero
Giuan ( come è coflume ) intorno cinti
Di pclliycon le faci in mano accefe,
E rimouan letauole,portando
I cibi ufati in le feconde menfe ,
& piatti pieni ammontati fu gli altari,
I Sali j atl'hora incominciaro i cantu
Saltando intorno a quelli altari accefl.
Di' rami (toppio cinti ambe le tempie.
Qui di giouani un choroyiui di uecchi
Cantan (Ctìcrcole i gefti, e le fue lodi
Spiegano in dotti c r honorati uerfl
Come dueferpiyda la ria matrigna
Mandatiyin cuna con maif nuda opprefjèì
Come per guerra le città famofe
T roiayCT E eh alia fece al fuolo eguali i
Come mille fatiche ye mille affanni
Sofjfèrfe fiotto Euri(leo3e cofi uoUc
'L'empia matrigna , l'iniqua Giunoni
fu Fo/ojCT Hileo de le nubi figli
Crudi centauri ; TudiCretaimofirU
EPhorribilleon di Hemed uccidi.
Di te gli fiigij UgbiiC'l portimelo
D'lnjvrno,chcnePantro fanguinofo
Giacca fu loffia mezze diuorate >
Tremò di tei M4 non mai faccia alcuna
A te fece ff>auento>non il grande
Ti/co drmdto potcfj>aucntdrtì.
Non di ragion potè priuarti il fiero
Serpe Lernco,di tdntc tefie drmdto.
Sdlue di Gioue uero figlio,dggiunto ;; .
Orndmento d gli Dipcf d noi uieni,
E dldtud fefid con felice piede .
Con quefte lodi al cielo alzano Alcide.
Aggiugnendo di Cdco laffra tombd »
E'lfidto,chcft>iraud fiamma ardente.
Dc'l firepito rifuond il bofeo tutto »
E y colli iui uicin rendono il fuono.
Fomitri fdcri uffìti fitutti infleme
T ornano dld cittade, innanzi giud
il uecchio Euandro j E ned dopo e PaUdnte.
Ragionalo tra uid di uariecofie,
; Per far lafirada piu fedita e brieue .
Enea fi mdrduiglid,c quindi e quinci
Gli occhi riuolge,e di queyuaghi luoghi
prende dentro nel cuor fommo diletto » ■ • J -1
E di tutto domanda, e lieto d/colta
llrdgiondrde le memorie antiche.
Cominciò in quefld guiCa aUhord E uandro*
De la Romana rocca fon datore.
H abitduano prima in quefii bofehi ‘
Satiri j Nm/*>er huomin d'altra forte
I
t» l o T T A V 0 ^ *4*
j? arbori ndti,c di r onere duro, M
Che nonhauean coftume,ne decoro* ,
^cdrarlaterra^edcquiftarriubezzc»
Ne rijptrmidr fiapeuan Vdcquiflate,
l\dfioflcntaudnlorfleluaggid uitd V- '
Di fdudtichifruttiy c cacciagioni*
Yrimo da Ulto del Saturno uenne,
fuggendo t armi del fuo figlio Gioue,
Che del regno f bdued /cacciatole priuo •
Egli U gente roza,e uagabonda _
Kdccolfes diegli certa leggere uoUe
Che que/la luogo Ldtiofl cbtamajjeà
Tercbeficuroquinaficofio flette.
Tu fiotto queflo Re (come fi dice ) \ ’ ;.i
il fiecol £oro,in fl tranquilla pace, a J .
in fi felice uitd il popol rejfie.
Succeffie ld peggiore^ /colorita
Etadc d qucfta,e de t armi la rabbid .
E l'ingordo diflo dipojfiedcre . \
AUbon gli Aufionij ucnncroeSicdni).
Cangiò nome la terra di Saturno ' ò ■!
Affai flouentej Re uennero Mar# •
Venne il crudele e fmifiurato Tebro,
Vd cui poficia dicemmo il fiume Tebro,
Verdette A Ibula il uero antico nome, '
Io la patriadificacciato e fìnto, *'
Ricercando del mar gli ultimi lidi &
in quefii luoghi fceflytomc piacque >
A Jd VortundyC a t inuincibil Fato .
Spinfiermi anchora gli ojferuanti detti
Di c or menta mia madre^c'l ftcjJoApouo».
(0 v
^ O T T A V O Mr ^
Gianicolfi 5 QKr/k Saturnia deità.
Itt queflo ragionarli fan mani
A Z burnii e afe del pouero Euandro.
• V'ggmmugghìar gli armenti* ne L piazza
Romana* ne le laute Carine, ?***&
Euandro, poi chefir giunti alpalazio w
Sm quejla foglia il uincitore Alcide
vajiò,qucj}o palagio lo riceuue
V°gUanchetudifrrczzarlericcbeZTe.
Vf&MffranqutJloeguuUaTDio, '
Et entra lieto inlepouere cefi-, '
• * guidò fitto quegli burnii tetti
J'^^fi'fopruimlcttoilpoìi J
Alto ii figlici il utllofe pelli tl
Vorfe nutrite int AfiiconafMia.
CfnModSUielU/curamtt', ‘
E ktenuccnUeoffifiuecmtf.
Venere m tonto affittuofi moire
Tenendo il minacciar de'Laurentini.
E mojfd da ['bombile tumulto,
VulconritrouomU (omero creta.
Entalguifi gli parla.eco'l parlare
A la nimica fiamma de/linate " '
^ Grecicombattute e oualU.
Vtjfino aiuto per quelli iafètici, ; '
Rtjftm ormai chiejì, ne ti uolk
Coroconfirte affaticar inuono.
tombe obligoto molto et figli m
t>ifnaM,tpiangeJlim doghe amara -
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Spellò fEnrt gli affami, e le fatiche.
Ho** per uclcr di Gìouc s ejiilildto
. ,> nelpaefediRutitU^tedunque
' i Supplice uengo.cromiofantonmt,
HiircpelfìgUdnmitidomtrio.
TtidiThctidc al pianto,* de lajpoja
Dì Tito» h picgajli a'icrdiflri.
Kifguardaquatiti popo/i,e ^ttaat
Inficine unite , con le porte chiuje»
P rcndan t aiuto, & arrotato ferro.
Ter ultima de miei rouina ,e mia*
Così dicendo, perche le parca
Ch'c'dubbiofoìardaflccon le braccia
Vie piu che ncue bianche e delicate
Teneramente Venere abbraccioUo,
Ei la folita fiamma immantinente
Kiceué, dinoto fioco in le midolle
Ter le disfatte, & arfeojfa ghfeorrc.
Come talThor dal del fòlgore fuok
Col tuono aprir le nubili chiaro lume
Sparger ùetocc lor dentro e dintorno.
Conobbelo la moglie, de gl inganni
Allegra,* dotta de lafua bellezza.
Vincano allhor d'amor e tema uinto ,
Che ti bifogna tanto alto principio.
\ ' Domc e la fide, eli in mcfuoUhaueret
sei tuo uolcr fi/fe allhor tale fiato,
Lecito i Teucri armar fora a noi fiato
He’/ [omino Gioucjit'l fato uietaud
Che Troiu'ficjle in piedi, e dieci altri am
j i ■ > > ’ (* _ i ! ‘ ' ! • < . xr
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4 ♦
*
Tritino uiueff e . Et horfc apparecchiata
Set di far guerra, e quefto è'I tuo penfiero.
Tutto quel che può darti l'arte mia ,
Quanto il liquido elettrodi fèrro puote*
Quanto è'I ualor de l'agitato fuoco :
Lafcia pregando dimofìrarche poca
H abbi in dijfor di me fède,e pojfanza*
Cofl dijfe,e gli amati abbracciamenti *
lieto li diedCyC nel fuo dolce grembo
Lafciò le membra in preda al quetofonno ♦
Voi che'l carro follato de la notte
' H ebbe compito del fuo corfo il mezzo ,
E7 ripofo hebbe dato al forno bando ,
Come la fèminella,che la uita
Softien filando,e di deboi guadagno >
V accolto ctntr,gli afeofì carboni
Defia,& a l'opra fua la notte aggiugne ,
Et in lungo filar tiene occupate
Le ferue, acciò che'l letto maritale
Conferuar poffa immaculato e cafto ,
E nutrir senza biafmoipiccol figli*
Non mcn ueloce dal morbido letto
llDio del fuoco ala fucina forge*
Tra Lipari, e Sicania una ifoletta
Diffidi s'erge di fumanti fafii.
Sotto quefta lo jfecoye gli antri Etnei
Da' camiti confumati di Ciclopi
Tuonano, e de' gran colpi in fu gtincudi
S'ode lunge il rimbombo, e le fcintiUe
Del fèrro firidan per quelle caueme*
E'I fuoco le fornaci tinte auuampa ,
m
^l'LIBRo H/
Quefld è la cafa di Vulcano, e quefla .
Dal nome fuoVulcanoncho fi nomo.
Scefe egli in quefld aUhor da l'alto ciclo.
Qui gUhorrcndi Ciclopi in Contro cono
Il fèrro houcano in man, Sterope, e Bronte ;
E P ir demone il nudo,efabricato
H duco in porte un fùlmine ,di quegli.
Che Gioue ftesfì dd del getto tn terra, >
Mononera però tutto fornito.
T re roggi aggiunti houeon di torto pioggia.
Tre di nuuoli dcquofl^e di fplendente
fuoco altretanti , e tre di ueloce Auflro. '
folgori horrendi anchorituoni , e
Mcfcolauano o Copro, e con Voluto
De lefcgudci fiomme,i fdegni,e Ciré.
SoUecitouon poi do Coltro parte
Di Morte il corro, e leucloci ruote,
O nd'ei gli huomin fotlicuo e le cittodi,
E C bombile feudo de C irato
Potlade a gora polìuan di [coglie
Diferpi,ecCoro3egliattrecciatiferpi,
E lo Gorgoneo teflo,che anche tronco
V olgeuo gli occhi in uiflo f curo e fiera %
Adattauono al petto de la Dina. y
Tofate,diffe, le cominciate opre
Ciclopi Etnei volgete qua la mente.
S’hanno a far Carmi a urìualorofo Duca$
La forza, la preflezza,il magiflero
Mettafi in opra, fu, piu non fi tarde.
Sol queflo diffe : Et efii in fretta tutti
Si diero a l'opra, e partir le fatiche*
fondefi
4
«OTTAVO» j
F ondefl il romene toro,e'l duro fèrro ,
Si liquefa ne f ardente fornace,
formano il grande feudo ,che ftar foto
T>ee contra tutte tarmi de’ Latini,
E'/ giro fuo di fette giri ingombrano.
Co' mantici altri il ucnto accoglie ,e rende ,
Altri il /indente fèrro in l'acqua tinge.
Per le percoffe incudi l'antro geme .
Efii tra lor le braccia con gran forza
Alzano con mifura.e con tenaci
forbici reggon t infocata mafia,
JM entre in Eolia il Dio di Lenno affretta %
Voprafidefta E uandro al nucuo albore ,
Et al cantar de mattutini augelli ,
Licuafiil uecchoycfiuejìe , e le piante
Di cinturate cinge a la Tofana,
E una fyada T egea fi cinfe al fianco
Damanmancale pelli alzando fufo,
Cb' erano di Pantera giù diftefe.
E da l'alto palagio duefergenti
, Per guardia fua gli uanno alquanto innanzi
E'can'fcguotio i pafii del padrone »
Vanne et fecretamentc al luogo , douc
KlbcrgaEnea,perocheflricorda
De le parole , c de le fae pronte ffe, ; »
Non meno Enea s'era leuato a l’alba ,
Que/h haucafeco il figlio, e quegli kebate,
Trouatifufiprendonpcrledeflre,
E ? affiggono in mezzo de la danza,
E cominciano infìeme a ragionare:
1/Re cominciò prima.
Enei di Ver, jj
0$. LIBRÒ
O gran Truca de* Teucri, il qual uiuendo.
Non dirò mai che Troia jia disfatta.
A noi per darti aiuto al gran bifogno
Son poche fòrze, di qual fiume ferra ,
D/ la premono ; Rutuli,t fouentc
Corrono armati intorno a qucfle mura.
M a io uo giugner teco un’popol grande,
Vn ricco regno, che per tua falutc
} l non penfato cafo ci apprefenta .
T u uicni chiamato dal uoler de F iti:
Voce [unge di qui s'un uccchio [affo
Àgiiìaficde, ui Li dij ut guerra fieri
G/.i fi firmar o, entro i paefi Tofebi ,
Qjtefla molti anni fionda l'impero \
Superbo,e Carmi federate zX empie
Di Mezcntio da poi tennero opprejja.
A che dirò Coccifion nefande i
ìi' fatti atroci del crudo tiranno *
Scr baile i Dei contr<ifo,c contri fuoi .
F.g i (o tomento inufi tato e crudo)
• I egaua infume i vani /morti corpi.
Mano a nu ; componendo , e bocca a bocca
Et (o mi feri amplefi ) a poco a poco
Ne/ putrefatto abhomineuol [angue
C on lunga morte gli [acca morire.
A / fine i cittadini fianchi per tante
nefande cruddtacialfuo palagio
Corrono armiti, e lo vi ajjcdiandcn'ro,
T an morte a fuot,g ritingi' in cafa i fuoco.
Et, tra li inora a'Ru tuli fuggito,
Con l< fòrze di Turno fi difende.
#*4. OTTAVO ^ 2$0
Syè dunque Hetrurid tutta a furor moffa,
Et al fhpplitio il Re con Carmi chiamano . •-
A cojlor ti darò per capo e duca.
£4 cl lito ficmon già le Jpcjfc nani.
Te Tinfegne /piegar ,ma gli ritiene
Quel, che lor dice un'lor uecchio indouino.
0 di Mcotiia [delta giouentude,
G loria,fplcndorc,c pregio de gli antichi ,
1 quai giufto dolor di giufio [degno
■ Accende contro il nimico Mezentio,
Mone conccfjo ad huom d'Italia tonta
G ente fc mmetter, cercate altri duci.
"Efiiallbor di tal dire /fiancatati,
U efferato firmavo in quefli campi.
T4 'conte a me la coronarlo feettro
Mandò del regno, e l'infegne pregando
' Ch'entri m campo, e dtìetruna il regno prenda.
Ma a me la tarda inutile uecchiczza
V imperio inuidid,e a generojì fatti
Sfnfo le fòrze mie deboli e lente.
Vi manderei Pallante,ma di patria t :i
i* T icn parte qui ,d’ ima Sabella nato.
T u cui per anni e [angue il fato cede.
Che da Dei fei chiamato entra a l'imprefk,
O di T roia,o d'Italia duca inuitto.
Et io Pollante, la mia cara fpeme.
Ter otti, acciò ne la tua difciplina ,
La guerra impare, e' gran fatti di Marte 9
E le fatiche a tolerar i'auuezze»
E i'oprc tue nfgiurdCyC da primi anni,
Hdbbu tc per cj] empio e marmgha.
il <i
<•£ l I B R O **
Dugento ualorofl caualieri
D'Arcadia eletti darogli,altretanti
De fe in fuo nome a te darà Fallante*
Co/i difi'egli,e'l uifo a terra chino
E g li occhi Enea teneua , e'I fido Achate,
Ne’/ cuore bauendo penfìer duri ctrifls •
Ha dal ciel Cithcrca diè chiaro fegnò .
Venne dal cielo un folgore improuifo ,
Vibrato con frac affo tacche parue
Che l mondo rouinajfe , eti aria udifii
DelcTirrhcnc trombe il fuono borrendo »
hieuano gli occhi al ciel,di nuouo s'ode
Vna er un'altra uolta il fiero tuono .
Vcggiono Farmi in mez zo <f una nube ,
P ofta'n parte del ciel chiara e [croia ,
i plendere al Solere pcrcojfe tonare.
Stupiron gli altri }mal Troiano H eroe
E'I fuonc,c de lamadre le promejfe
Conobbe ,e cominciò con tai parole.
Non cercar, non cercar che impor tin quefli
P rodigi,o Euandro,io fon da'l ciel chiamato,
Mandarmi un fegno tal dijfe mia madre.
Se guerra s'ordinajfe,c da Vulcano
Recarmi per aiuto tarmi.
O quante morti a'miferi Laurenti
Minacciar ueggio, o quanto grani pene
Turno mi pagherai ,o padre T ebro
Quanti feudi, quanti elmi, quanti corpi
Volgerai ualorofl [otto Fonde }
Chiedano F drmi,rompano gli accordò*
£ontal parlar <UF alto feggio [cefo, ■
0 ^
eri
tri Palate
debuto
SlfidoAik
i/lnAmtdk
t è eburofo «
yrtijnprwji,
hcktpsnc
,c'n
*< OTTAVO»* *fi
D’H ercole ne g li aitar pria defluii fuoco* r
E’ fuochi ftrani,e gli humili Penati
Lieto ritruoua,e due giouani agneUe
(Come è coftume ) uccide in ffacrifitioi
Cofl fa EuandrOje giouani Troiani
Quindi a le naui er a compagni toma,
E (Tefli fceglie i piu fòrti, chefeco
V adino a guerra,e glialtri a ciò meno atH
Calano giu pel fiume a la feconda ,
Ver portarne ad A fcanio certe nuoue.
tilfuouoM 1 càUàlU a que'Troian, che deano
'l,di rttioMJflà Gir con Enea uerffo i T irrheni campi,
il fiero tu» Et a lui ne danno un' tra gli altri eletto, '
zzo futuri*, Di pelle di leon tutto coperto,
hùrd fifa* Con funghi* ordt* chiaro^ njflendentt
r coffe towt- Vola per la citta tofto la fama,
TrtàMhW Cfet immantenente debbano i cauaHi
Gir a la uolta dc'Tirrheni Lidi
Le madri per timor doppiano i uoti,
Timor, che ffa'l periglio affai piu grane,
E fa Marte apparir piu furibondo,
m*"' Euandro il figlio lagrimando abbracciti
\ Ncfa (ficcarfi ,e tai parole muoue.
“ O rendefiuni Gioue i paffuti anni ,
Qual era quando teffcrcito prima
Roppi fotto Prenefle,e degli feudi
Vincitore arfl i monti,e ne l'infimo *
aerilo Re mandai con quefta deflra.
Cui la madre Yeronia a' Inaffcer diede
( Mirabil coffa a dir) tre alme , e uoUe
Che tre armi màueffe, e biffognaua
II ut
e le proni fi
nidi
keunporMf
fondili
mu
■i iturcnò
ijrttogr^fó
uirtTcM ,
fondu
Itogli 4tW
mfcffif
\y
i
<K L I B R O *¥
Venderlo tre nottue purfrogliotto
Di tre alme, e tre armi quefla mano. -
Non mai da tuo'foaui abbracciamenti
hungc figliuol farcirei uicin nojiro
Mczentio3minacciando d quefta ulta.
Tanti de'nojìri crudelmente ucciji
hdurcbbe,ne di tdnti cittddim
Spoglidto hdurebbe la no/ira cittade.
Mauoi,oDei,ctudcglialtriDei
Grdii padre Gioite, monete ui,pr lego,
A compafiiondel Rf et A rcadia,e date
Al pdtcrno pregar benigna udienza*
Se'Fati nino miferban Pattante,
S'io fon piu per uederlo cr abbracciarlo,
Vrcftdtemiui prego lunghi giorni, ;
Soflcrrò uolentieri ogni fatica.
Ma Je tempia Fortuna,auuerfl cali
Minaccia, poffa hor hor quefta crudeli
Vita finir, mentre' l penfiero e dubbio.
Mentre incerta è la freme del futuro.
Mentre caro figliuol,folo confòrto
D* miei ucccbi anni abbracciacelo nouélU
Meffa non uenga a ferirmi t orecchi
C ofi nel partir dijfe,< per t affanno
Gli uenne meno il cuore,efcrui prefo
A c afa nel portar foauemente.
Già la cauatteria fuor de le porte
Era ufcita,Enea prima e'I fido Achate, >
Dopo feguian gli altri baron Troiani,
Staua Pattante in mezzo de la fchiera
Con tarmi pirite, c con la fopraucfta jJ
<*ì OTTAVO
; C onte motk del UiarL ucifèrfuole.
Che V e nere ama ) opra ogn' altra ’ fella.
Al cielo ufcir,e difcacciar la notte.
Stati le timide madri in fu le mura ,
Con gli occhi intenti dietro a quella fatta
Ktibe di polue,e a lo ffilendor de tarmi»
E fi per balze , ou'è la uia piu corta
Armati uannoyi' alza il lieto grido*
E' cavai mofii in battaglia ordinata
Fan co'l pie rifonar la trita terra.
. P reffo al fiume di Ctre un bofeo fiate*
D'antica religione anch'hoggi fagro,
. Da caui colli cinto e neri abeti.
Credefi eh' a Situano i Greci antichi *
■ C'ha in tutela gli armenti, e'colti campi
Confacr afferò il bofcotc un certo giorno,
Que' Greci fùr, eh' in Latro uetmer primi
Quindi non l unge Tarchonte e'T irrhcni
T cneano il campo in ben fuuro luo co»
Già fi potea ueder de l'alto colle
Va gente tutta,che fi dijìcndeua
Nr larghi campami col padre Enea
La uaf orofa giouentude, fianca
Entra, e cura i cannili e poi fc fteffa.
'Ara già giunta V aure entro un nembo *
. Portando idonee come di lontano
Dal freddo fiume uide'l fuo figliuolo.
Scettro di gli altri in ma chiufa valle, .
Con quefh detti gli fi fece incontra.
Ecco che V arte t'k a del mio conforte
Compiti appieno i già promcf.i doni.
li t
K 1 I B R O W
No» temere hora ifuperbi Laurenti ,
O'I fiero Turno affrontare in battagli* <
Dijfe,CT abbracciò’ l figlio, e leftlcndenti
Armi a l’incontro in fu wra querciapofc.
Egli de’ doni, c di tanto honor lieto ,
Non può fatiarjlyC mira a parte a parte
E' armi, e fi marauiglia,e uolge e guarda
La crefta grande de t elmo, che pare
Che getti fuoco, e la fat atafyada,
Ea corazza di fèrro duro e fòrte*
Grande, fanguigna,qual cerula nube
Età’ filar raggi accefa,che dalunge
I campi g ettd,i politi fchinieri
r>’eUttro,e d’or piu d’una uolta cotto #
E’hafla j del feudo lanobilteflura.
Che non potria con miUe lingue dirfl
Quiuile guerre Italiche, e Romani
Trionfi il Dio del fuoco haucd /colpiti,
/ Dotto de’fati,e del futuro faggio.
quìuì tutta la Stirpe, che deuea
V fdr <SAfcdnio,e le guerre notate
Ver ordine u’hauea,che deuean farfl
Di Marte fi uedea nel antro uerde
Giacer la lupa,intomo a le cui poppe
Vendean fcherzando t pargoletti infanti.
Senza timor la madre lor leccando .
Ella riuolta con la tefla addietro >
Hor queftojior quel leccaua,e con la tingiti
Varca dar fórma a le tenere membra.
/ Non lunge quindi Romanie Sabine
Rapite afèrza in mezzo alagran turba »
0 »
>i Imiti,
■e infoltii
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uqucrcùftf.
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(•4L OTTAVO tu
Ne'giuocht fatti nel M afiimo cerchio
Al Dio Confo > ìndi fubitana guerra
Si uedea nafeer tra'RomaniyC’l uccchio
Tatio,e'fcueri Curi -, Q nitidi poi
Clt Refi Rc,depofta la battaglia ,
Armati innanzi al fagro aitar di Giouc
Star con le tazze in mamyCT uccidendo
La fcrof aumrfi con eterna pacei
No/i lungc Metio da ueloci carri
Squartato jì uedea (matudeueui
Albano mantener le tue promejjc)
E Tuffo firafeinar per una felua
Del mentitor facea le membra^ bronchi
Kojfeggiar jì uedean pel fparfo f angue*
Volca Porfenna Tarqumio facciata
Ridurre te l a atta di fretto ajfedio
Tencua opprcjfa}efucccjfor d'Enea 4
F erlalor liberta corre ano aVarmii ,
Veduto haurefti lui fdegnofo in uifia,
E minaccio fo, per che Code ofaua
Difènder mentre jì tr attaglia il ponte » ,< •'
E perche Clelia ingannate le guardie - r
Notando ardita ualicaua il fiume:
Dinanzi al tempio in la rocca Tarpeia
Staua a la guardia M atUo,e’l Capitogli 0
Alto teneayche nuoua flanza Regia
Mo&rdua la Romulea rouuidezzcu
Qui fi uedea ne'portichi dorati
Voca d'argento fuo gracchiar cantando
Che'n fu la porta crono giunti i Galli »
- 1 quaifu per le balze erano quafl
I
* .?
Alarocca,difefl dakfcure
Tenebre de la notte ile lor chiome
E ratto d’oro, d’oro era U ucftdi
Le foprauefie rijfilendean diflinte
Di porporine ucrghe,il bianco collo
Cinto era <foro-,c ciafcun d'efii in mano
T enea due Idncie alpine,c ricoperti
T encdno t corpi lor con lunghi feudi»
Quindiifaltanti Salij haueafcolpiti, ,
Egf ignudi bupercife le lano fe
Verghe ,c gli feudi giu dal del cadenti»
Le cajle madri in morbide carrette
lAenan per la città le [agre pompe »
Quindi lontana la T artarea fede
Aggiunge, e f inftrnal porta di Dit($
bcpcnedemaluagi,oCatilina
E te.fo/fiefo a urìrouinofofcoglio.
Che de le furie f affetto parenti,
E feparati i giufli,a quai da legge
il feuero e giuflifiimo Catone .
Qttiui pel gonfio e /fiat io fo Mare
b' imagi n d’oro gia,ma l'onda uerde
Bianca ) fiumi gettaua,e'ntorno in giro
Gli argentati Delfini il Mar tranquillo
Con te code uolgean,folcando l acque ,
Qui ni in mezzo <f armate e ricche naui
Di/cemer fi poteano l’ Attie guerre.
Vedrefii al campo de l'armate fchiere
Arder L eucate,e a loffilendorde l'oro
Va lungi folgorar l’onda marino.
Quinci A ugufto, che guida gl’ 1 1 aliaste ■.
OTTAVO 2J4
Armati in guerra, co' l fenato infleme.
Col popol, co' Penati^ grandi Dij ,
Star ft òpra un'alta poppale cui tempie
Ambe gettano fiammate al capo in cimi
Splendente s'apre la paterna fella
D'altra parte con uenti e Dij fecondi
Agrippa uicn con gente, di naualc
Corona ornato, a roflri lauorata ,
Di uettoria notule altiero fegno.
Quindi co'lfauor barbaro, e diuerft
Maniere d’armi Antonio uincitore
Vien di uerfo l aurora, e ropi lidi*
H a l'Egitto e le fòrze d'Oricntc
Seco,c gli ultimi hattri,e fico uiene
' VEgittia moglie , o uituperio immenfo .
Muoucfl ognuno impetuo fornente
Gii tutto è /punta il M or battuto e rotto
Da'prefii rcmi,e da' /Indenti rofiri.
Sorgono in alto, creder e fi fuel te
Le Cicladi notare, o gli alti monti
Cozzare infume, tanta era r altezza
De le torrite poppe,onde i feroci
Soldati gettan fioco, e lance , e dardi*
Tanncfì rofii di Nettunio i campi
P el nitouofangue,e la R cina ui mezzo
Chiama le fihiere fuc col patrio Sifiro,
Ne fi uede anche i due firpi a le frolle.
Gli Dij moflrofi,e'l latratore Anobi,
Contro N cttunno,e Venerea Minerò*
Prendono l'armi fùriofo muoue
Per mezzo la battaglia il fiero Marte,
#
i
«LIBRO W
E le furie maligne,*? infilici.
Allegra feorre con fdrufeitauefia
L d difeordia crudele, d cui uicn prego
B eUona,e’n mano hd lafmguignd sferza
ApoUine Atrio rìfgudrdando d quello ,
Dal del tendeuaVdrco,onde per temi
UEgitto,g? \ndi,gli Arabi,e’Sabct
Volge dn le frolle, e la Reina ftejfa
Vcdea/i dar le uele a'aenti in preda,
E già Idfciar le fimi in abbandono ,
hei tra le morti hauea fatta V ulcano
VdUida per la morte già uicina ,
D<t ldpigd,e da tonde cjfer portata.
Vcdeuajl a l’incontro il mefio Nilo
Aprire il feno,e nel fuo largo grembo
Chiamare i uinti, e ne’ripofli fiumi.
lAd ecfore di tre trionfi altiero ,
Condutto in Roma fu’l trionfai carrOi
A’Dei d’Italia per uoto immortale
Ver tutta la città in diuerfl luoghi .
Vacca drizzar trecento (agri tempi f.
Di letitiaÀi giuochi,e pldufo piene
E ran le firadcjn tutti i tempii i chori
De le matrone,e’n tutti tran gli altari »
E dinanzi gli altari in terra jlefì
Per fagrifitij fare eran giouenchù
Egli fedendo in fu la bianca foglia
Del tempio de l’ardente Vebo,i doni
Eiconofce dc'popoli,e gli adatta
A le fuperbe porte, in lunga fchierd
V affano amanti a lui le uinte genti.
« OTTAVO W
Varie dì lingue, di ucjlire,e farmi,
quìui i Nomadi, e gli Afri ignudi hauti
Vinti Vulcano, iui ilelegi, e'Cdri,
E fieri a filettar gli affiri Geloni .
Eufrate già correa queto e tranquillo»
Erano quiui gli ultimi M orini ,
V’era il bicorne R henOjtranui i Dact,
Che non uoleano il giogo, eraui Arafft
/ Sdegnofo di uedcrjl fopra il ponte.
T aicofe per lo feudo di Vulcano,
Don de la madre, con ftupor rifguarda. ?
E fenza alcun costrutto mira lieto
Le figure, ejilieua in fu le {falle
De difendenti fuoi la fama e' fati
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AL MOLTO MAGNI»
FICO E SVO HO/
DORANDO
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;M ♦ Benedetto Varchi ,
V H fono principalmete le cagioni cari fimo, e mol
to honordiido M. Benedetto mio dolciflimo,pcr le
r quali io ui mando il nono libro deff Eneide di Virgilio del
me in uerfi f ciotti netta lingua nojlra finalmente tradotto,
la prima delie quali è, che battendo io fuori della mia prò*
fifiione piu per diporto , che p altra cagione cominciato ,
gii fono tre anni , a tradurr c,non perciò con animo di uo*
lerlo d ogni modo firnito,‘Voi letto d pena la prima par *
te, non folo mi confòrtaftc a feguitareyma anchora , che to
douefli compimento dargli mi pregafte: la onde trouando*
mi io in Villa d quefii giorni paffuti folo , e pieno di molti,
e diucrfì faftidij,nel bello, e piaccuoliflimo monte di F tifo*
le, tanto da uoi non follmente amato, ma celebratogli die
di piu per compiacere d uoi, e fodisfare Sconfòrti, , c pre *
ghi ucjhrt,che per altro, l’ultima mano , che per me dare
feglipoteua : la feconda cagione è, che conofccndo io di rio
kaucrein molti luoghi con poche parole, c rozzamente
anchora non potuto quello jfirimcrc ne faputo,che daVir
gilio fu cofi breuemente fi-re fio, c cofl leggiadramente, c m
molti luoghi per lo contrario non battendo, o faputo, o po
tufo ne diffufamente anchora, ne buffamente quello, che
egli cofl di fief amente, e cofl altamente cantò, non ho uolu *
to,che Voi,o Altri per auuentura (fi mai alcuno per ritf*
furto tempo il leggera) fi faccffe a credere, che io ciò non
JKÌIONO w
conofcefli,ch< pur troppe inferni con molte oltre cof fot .
tt cefi il conofcO) epertjueflo fono fleto pui iuroote-bt-
dirwy e compiacerla , e piu lungo tempo > che attauttontà
uofha,c amiftà nofira non conueniua. R eflamthord apri
garui non che lo pigliate coji uoìentieri,come io,lo uimn
do, eh? di queflo Jòncertifimo amandomi quanto fate,
non mancherete,ma che lo pigliate come cofa non men no-
(Irdyche mia, aggiugnendo, e leuado , e filialmente in tutti
duci luoghi correggendo^ ammendando, t quali ut coire*
ZÌone ,e ammendazione giudicherete bifbgneuoh , e po*
quello ne fate, che À Voi paniche glifi comnga.
il Vefcouof Arezzo*
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to honorando M. Benedetto mio dolcifiimo,pcr le
'quali io ui mando il nono libro dell Eneide di Vergilo del
me in ucrfì feiotti netta lingua noftra finalmente tradotto,
la prima delle quali è , che hauendo io fuori della mia prò*
fifiione piu per diporto , che p altra cagione cominciato ,
già fono tre anni , a tradurre, non perciò con animo di uo*
lerlo a ogni modo firnito,Voi letto a pena la prima par *
te, non folo mi confòrtafìc a figuitare,ma anchora , che io
douefii compimento dargli mi pregafte: la onde trottando*
mi io in Villa d qucjìi giorni pajjati folo, e pieno di molti,
e diuerfi faflidij,nd bello , e piaccuolifiimo monte di E tifo*
le, t emto da uoi non folamente amato , ma celebratogli die
dì piu per compiacere d uoi, e fodisfare Sconfòrti, , c pre *
ghi ucjhi,che per altro, l'ultimamano , che per me dare
[egli potcua : la feconda cagione è , che conofccndo io di tio
battere in molti luoghi con poche parole, c rozzamente
anchora non potuto quello fprimcrc ne faputo,che da Vir
g ilio fu cofi breucmentcffrcffo,c cofi leggiadramente, c in
molti luoghi per lo contrario non hauendo, o faputo, o po
tutonediffufamente anchora, ne bajfamcnte quello, che
egli cofi dificf mente, e cofi altamente cantò, non ho uolu*
to,che Voi,o Altri per auuentura (fi mai alcuno per rie fi
fitto tempo d leggera) fi faccffe a credere, che io ciò non
\
Ì * J ■} ^ f . v*
IK^IONO MI lf*
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conofcefii,che pur troppo infime con motte altre co/l fai ,
te cofe il conofcoi e per quefìo fono fiato piu duro a ubbi*
diruiy e compiacerti, e piu lungo tempo , che aWauttoritk
uofìra9e amtfiànofira non conueniua. Refi ami hora apri
gami non che lo pigliate cofi uo'enticri,come ic,lo ti man
do, che? di quefìo fon certifiimo amandomi quanto fate ,
non manchercte,ma che lo pigliate come cofx non mai uo*
fra, che mia , aggiugtiendo, e leuàdo , e finalmente in tutti
quei luoghi correggcndo,c ammendando, i quali di correi
ZÌone ,e armnendazione giudicherete btfogneuoli , e poi
quello ne fate, eh e 4 Voi parràtchc glifi convenga,
' i'iil
tla
*
DEL LE NE IDA DI
P* VE RGILIO MA'/
RONE LIBRO NONO,
Tradotto dal molto Reuerendo
Mons* M* Bernardetto Minerà
betti Velcouo d* Arezzo,
A' M* Benedetto Varchi»
è
JW+
¥
A RG OMENTO,
i'Xìik'j
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Ìtrouandofì affente Etted,e occu*
patoaproueder gli aiuti inTo*
fcana , Turno auifato da Giunone
per In diche no fìhfciaffcufcir
dimanofìbtUa occ afone di far
bene i fatti fuoi]js'acccftò conte
fue genti animici. I quali non
uf ccndo fuor delle murale /«g*
gendo dì ucnir a battaglialo p leuar loro ogni ffcràza
dì fuga, fi sforzò ^abbruciar Tarmata . Era il legname di
quella armata tagliato dal bofeo di Cibele . La onde Gio *
ue moffo da preghi della madre, fatuo tutti inaiagli dal
fùocOyCTgli mutò in altrettante ninfe marine. Dopo que *
fio, ucnendo già notte. Tur no mi fé le guardie alla porta
della terra eont ra i nimiei , cr ne diede ilgouemo a M tfi
fapo . In queflo mezzo confutando i capitani de Troiani*
che
* *
jv
«NONO» . 2*7
che s'hautua da madore d E nea,a r uguagliarlo del perico
lodcfuoi , Nifo, ct Umido, flrcttifsima coppia d’amici,
uolontariamcte prefero quella imprefa [opra di loro,iqua
li ej fendo ufeiti della città, ?? trouaudo le fentincHc de ne *
micifepolte nel uino,?? nel fanno , smozzarono Rharn*
nefe con un gr annumero de Rutuli,?? s'ornarono delle
foglie loro . Ma uencndo già il giorno,?? cercando egli *
no difaluarfl,fcoperti da cauaUi di Volfcente, fi ritir aro*
no a un bofeo . Quiui Eurialo aggrauato dottarmi,?? ha
uendoJmarritaUuia,mciampò ne nemici,?? fu morto
da Volfcente, pregando indarno N ifo per lui . D oue Ni* p
fo anch’egli hauendo morto Volfcente , er ualorofamente
uendicato la morte di Eurialo, paffuto di molte ferite cad *
de fopra il corpo dell’amico. Le tejìc loro piantate futtba*
fle, furono portate ut campo , doue effendo uedute da Tro*
ioni dotte mura , leuarono un gran pianto nella città . In
queflo mezzo Turno con tutte le fòrze abbattè inimici:
?? dati una,?? Poltra parte fi fece grande uccisone. Qui*
ui Afcaniouccifc con una faetta N umano, ilqualc molto
brauaùa. Però Pandoro cr Rida pigliando ardire, aper
fero la porta,?? facendo fi innanzi t nimicigh ributtaro
no amazzando molti di loro. Perche Turno hauendo
hauuto queflanuoua, entrò nella terra per la porta aper
ta,?? mife in fuga i Troiani \ finalmente fopr afatto dal
numero de nimici,apoco apoco fi ritirò a quella parte del *
la terra, laquale è bagnata dal fiumei?? cofi armato come
egli era p affandolo ritornò faluo a’fuoi.
HO R, mentre, che tai cofe in ben rimota
Parte fi fanno,al fiero Turno, Giuno
Iri bella mand ò dall’ al te (ielle,
et. di Ver.
KK
• %
r »ir
*1 LIBRO
f * entro' Ibojco deli Auofuo Pilumno ’
I«/W4j uhd'luifk&at^ftaud:
A cui U figlia di T Mimante allhoru
Cojt parlo con le rofate labbia :
fZTUrW’ cW Tt<uoli"dogli ^
JK'T!' M ^'“Pporta quello,
htneffìm degli Dei promcjjb baurebbe.
fc 1Compugni,fAmuta, cU Clttade
p, rf T; Ewi i‘Elundr° «* »*»
^ Et all alta di lui n'e gito feda
Ne gli buffando ciò [in nelle cflrcmc
Cutadi di Conto ha penetrato ,
1* ' l!d'fchicr-‘ ormando in fretti.
CChief“'- ' b0ral 'mp0 ' Deftrtm,hori
etn‘>k*frn3* indugio damo
L yoTO/o confi, fo uccidi] e rem pi.
Z detto ftfrodncitholindo ufrefe,
» lgZ?àr‘?te6fi®tnd°Jn mezz*
a n‘ nkJ*f4'lc'l0Ume>elepalmc
tic, /ielle Iettando, con la uoce
/ Offerito, mentre foggia ;
?7 id cit/ Wfi ornamento, dime,
otPiflTt/'* ^ Rinterra!
° ! ‘O/l repente i
Ond e eh t0 Mgg,o’l cui nel mezzo aprirli t
s^if°°ót>pmr ^Sonti frette ! 9
St&tttarofi grandi A ugurij, e sii
uoij‘,ebe minuitt allarme.
E chur‘ocque miome,
ctUicZ ‘dt?^0ri° oljmnto bòbe
1 al Ctclos promettendo affai,
1
li
^.NONO^I
Et già btttprt farcito ftn giua
Ver f aperte campagne ,di cor firn
Ricco, e di uefle demente, e d'oro . .
antiguardia menò Meffapo altiero »
j_a retroguardia i figli di Tir reo.
Turno nel mezzo la battaglia guidi
beggiero,c dcjìro,e di tutta la tefìa
A' tutti gU Altri fta difopra armato .
Talcfcc il Gange, fe da i fette fiumi
fatto fuperbo le campagne inondi :
Talefce altiero il NiUfetalhor rompe
eli argini,e'ngraffa i campi, e poi ritorni
lJiino,c l'altro alfuo letto antico, e ucro.
GÙ ueggion quinci folta ofeura nube
Di negra polue i Troiani ire al Ciclo ,
Caico il primo grida : 0 Cittadini
Che negro poluerio , 'cnctr a al Ctelof
Air arme, alTanne, falite le mura,
liceo i Nemici : ond'i Troiani in fretti
Ritirandofì dentro empton le murai
Perche e oji partendo, haueua Enea
Sperto neW armi, comandato effrrejfo,
Chcfe nulla accadca,nou fiiffc Alcuno,
Che fufeir con le Genti 0 fajfefuorii
jAajleffcr dentro, difèndendo i muri *
Dunque, fe bene ira,e uergognaffringe
• Gli animi generofi à fatar fuor e.
Ver obbedir però,chiudon le porte ,
E bene armati alle torri, alle mura >
Affrettano i nemici arditamente.
Ecco Turno,cbe già notando manti,
Jv K-
■
. • *- A Sguardia Ufidoto.e U bituma,
che piu Urdù ueniua adictro un poco.
Con uentt elmi Caualicri oppreL
lmpromfofimoSlraalla Cittade
Sour un Turco definero,che di bidnco
* * mx“hl' 'w'tco'I nero infime.
Con un pennecchio roffo oltelmo m cimo
DoreUo tutto, e con gradone fiotto.
Cti^u di Voi,cbetroncmicimeeo
frmo, ■^i.o&ouwitlencùnto
v n i n do, lo mondo quafl ollefieSe,
Prmoficgnoc principio, e quofl guato
Ma battagliai co/i dentro dici.
' Altr‘!ir “tinto, c con fracajjb horrcnd
Seguono il Cepita'nonfcnu gronde
toerouigiodeicuor Troion.che tonto
Codardi ficn,ehc non etriifica fioro
Vare S campo aperto, e con eguolc
B «f 4 di uenir ficco olle mani,
Maflarfl cbtufl dalle muro,c quali
docquo,alucntoo mezza notte iticne
Tr«ow / Gregge rocchiufio,c gli Aznàetd
Sente hcllar flotto le Madri, ond’cglt
Afro tutto,, crudele, irato rugie,
ecTh&rafomemcruidfice,eficnc:
. ° o
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N O »
*19
Non altramente il Rùtolo, che uede
Vincftugnabil muro, e quei ripari ,
Che fuperar non può, di ir a, e di duolo
Si rode [eco, e ua penfando il modo
D’ entrar la cntro,o come pojfa fuori c
Dello (leccato, e de ripari trarre
I Troiani, e nel pian condurgli a fèrzi*
V Armata dunque ajfalta,che tufo fa
Staua,e congiunta co’l T roian riparo
D a fette argini cinta , e dalla nua
Ben difi/a del fiume, e Scompagni
Allegri chiede il fuoco, e già la mano
D’ardente Pino armata, À’iegni accofla :
M uoue di Turno la prefenza tanto.
Che quella giouentu qiufi in un punto
Tal fioco acce fe, che la negra pece
Mandò la fiamma^ lefauiìleal Ciclo*
Dite M ufe qual Dio della Troiana )
Armata coli tofio il fuoco eflinfe l 1
Vien dagli Antichi il grido,e creder dceft ,
Che uolendo falcar per l’ondefalfè
II gran Troiano , In I da andarne , e quitti
fabnear cominciò le belle N aui
Dicon,cbe la gran M adre degli Dei
A* Gioue cominciò con tai parole:
Alla tua cara Madre figlio porgi
p oi,c’hai domato il C tei, quefio contento ;
Vna felua di Pini antichi io banca,
UcW alta rocca c unfacrato hofeo \
Ver negre P cUi, e molte Aceri furo,
E ben cara mifù,ch’iui le Genti
• » •
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I
K LIBRO W
Mi por t <tuan diuote i facrifici.
Qncjla diedi io al Gioitine Troiano
A Ukor,che delle naui bauea mcjlicro:
H or gran paura og nhor mi preme, c/pinge»
Sciogli figlio iltimore,c à me tua Madre,
Che te ne prego burnir grazi* concedi.
Che ne delT onde, ne da i uenti rotte
Mai flan fommerfe qutjlt naut,e gioui
Loro ejjcr nate nc'micifacri monti.
A‘ cuirifpofeil gran Motor de Cieli:
M adre à che chiami i Fatile che dimandi i
Che cotcftc da man nani mortale
fatte, immortale babbian ragione l e certo
Per gl* incerti pericoli del Mare
Sen naia Enea là quale Dio, à quale
Permejfa fu giamoi tanta potcfla i
Quelle, che falue arriucranno in porto.
Quelle dicojc'hauranno il gran Troiano
Condotto àditi Italici, de po/ìa
La mortai forma ( sol per mio decreto )
immortali del Mar udranno iddees
E qual Cloto di N erto figliuola,
E come Galatea con bianco petto l
fenderanno del Mar lejpumofe onde •
CoJÌ difie egli, e giuramento prefe
Per lo fiume A cheronte del fratello *
Per le bollenti negre onde di S tige,
E con un cenno fio tremare il Ciclo • T
Era’/ promeffo di dunque uenuto, '* t
E la P arca haueal tempo già finito ,
Che ione a la gran Madre i fuochi ardenti
^ NONO HI X6 o
TiaRc fagrate Naui,c ItfaceUe
ìn un leuar e, e t ingiuria di Turno
A' ciò la/finge . Or qui primieramente
Nuoua luce rifulfe Àgli occhile un grande
Nembo fu uijìo da leuantc iti Ciclo
Scorrerete i Con ldci-,pofcia un borrendo
V oce per lana, e ucr.crabil molto
Cadde ,c l’un campo ,c l altro udita empio:
Non tanta fretta non , non difèndete
he N aui mie,nc in man prendete lamie
Troiani mici, non ne prendete cura.
Che prima fìa conceffo À Turno il M are
Arder ,cbe qucfli À me [aerati Pini.
Voi Dee del Mar, Voi fc iolte dico andate,
Cofl comanda la Madre di Giouc.
Ciafcuna Nane allbor rotti i legami
Calla ripa fi parte, e qual Delfino
ìn alto Mar fènua( mirabil moflro )
Vifle in un tratto fùr daciafchcduno
Tante Vergini belle andar peri onde,
■ Quante prode legate al Uto furo.
Stupir nel core i Kutoh, M cfapo
Steffo turbati ifuoi deflrieri allbor 4
Soprafe flette ffauentato alquanto,
E*/ T ebro al gran portento férmo lande,
SolT limo uia piu audace con parole
Alture inanimifee i fuoì foldati.
Ver gli Troiani fono, e non per Voi
Appariti tai moftri,c Gioue ba tolto
Loro' l fohto aiuto, non le Jfladc
Hoflrc,nc i fiochi affettano, e per mare
<• • /«libro
Non ifpcran poter faluarf ornai,
V altra delle due cafe a loro tolta ,
E là T crrd ò nelle man nofre, tante
Migliaia d'Italia» uefito han Carme
Di lor prodighe lor portenti poco,
E de i diuin rc/ponfi nulla curo.
B afli 4 Venere komai,a ifati balli,
ChciT roiani in Italia giunti fono ,
E toccati hanno i grulli Aufonij campi.
Contro loro ko bene io miei fati anchora,
E quefla federata gente in pezzi
T agliaro tutta, poi che la mia Donna
Cerca rapimi con uergogna , e danno ,
Che notigli Atridi fol tal doglia preme.
No M iccne dee sol per queflo amorfi .
Or, fé deue baflare una fol uolta,
Effer malcapitati anco deueua
Baflare una fol uolta h onere innanzi
Beccato tanto,efol non hauer tutte
Le Donno in odio, a Quei, che la fidanz4
"Dello [leccato, eh' è tra loro,e noi
E lo (patio dc'fèsf,che per poco
Gli diuide da morte, audaci rende
Non botino ei uifto le Troiane mura , •
Opra già di Nettiamo, in cenere ite {
Hor chi fora di V oi prodi guerrieri
Che uada innanzi à gli A ltri,e s'apparecchi
Colle feure à tagliar quello [leccato*
E meco il campo paurofò affronti {
Non r armi di Vulcan,non mille rtaui
E iati di me fiero à me contro i Troiani
riabbiano t Tofchi pur tutti in aiuto :
Non affettiti però, che, quajì Vliffc
T olga io di notte iì gran Palladio ,al buio
Le guardie uccife detta Rocca,cmai 3
Che nel uentre entriam Noi del gran Cauatto j
Al giorno, di chiaro io già fon rifoluto
Tutte le mura circondar co' fuochi,
farò fi, ch'Ei uedran,che qui la Greca S
Giouentù non farà,la quale Hettorre
fece indarno indugiar cinque, e cinque anni ,
Però, poi che del giorno il meglio è jfefo,
Qu,el,che flrcfta tutto ui godete.
Accingendoci lieti all alta imprefiu
quefio mezzo d'ajfediar le porte . . 1
CoUcucgghiantifentinetteèdato . I
Il penfiero à Mcjjapo,c d accerchiare ~
Le mura di gran fiochi-, e fan la guardia
Sette Rutoli jC fette al muro fempre, a
E (Cefi ogn’un cento Gioueni mena
Di roffe penne, e d'oro bene adorni.
Che uanf correndo, e fcambiandofi à' tempi >
H or qui ghiacer uedi per Cherba,e quiut
B euendo accender fiochi,e tutta notte
Vegghiar giucattdo . .O
Stanno i Troiani in alto,equefiecofe
Veggion dd’Baflioni,cr atte porte ?.
A' i ponti, à gli J leccati hanno gran cura,
JAnefteo, eH fier Serge flo,tutto guida %
Perche partendo Enea, la fcidto hauea, • ì
Chefe nulla accadejfe e Qucfli, e Quelli
fojfe infuo luogo,e comndaffe à mi
. «LIBRO»
Ciafcuna legion foura le mura
Compartito il periglio afcolta, e guarda*
E fcambiandofi i l tempi intenta ucgUa.
Guarda N ifo una porta accrbo,c fiero
AD'Hirtaco figlio, e dalla Cacciatrice ,
Ida mandato al gran Troiano, e f arco, . * .
H'I dardo lancia ìmcrauigliabcM.
E urtalo garzon di prima barba . {
D i bella guancia bianca, e colorita . <
E* coni pagno ì co/lui, ne fra i T roiani ,
N on fu piu bel, ne tal s’ armò fra efiij \
Vrì amor ,una fède, un sol penflcro
Giunti fempre gli guida in ogni imprcfai
E l'uno, e l'altro a quella porta allbora
faeton la guardia uigdando inficine, »
Dice N ifo : io non fo [egli alti Dei i
Dan qucflo ardire à'nojiri cori,o nero
S'egli è fiero Deflin,ch a ciò nc'nuita.
lobo nel cor gran pezzo alto pctifiero .
Di combatter Costoro ( e quegli addita )
Chef ozio non mi piace, e nella mente
O prar difegno qualche fatto egregio.
Vedi i Rj itoli la con rari fuochi
Con quanta/ìcurtàydcl uw,dcl formo
fatti preiajìflan ghiacendo in Terra
Sotto l'alto fìlenzio della notte-.
Afe o Ita il mio difegno, e quel, eh’ io uoglio .
Oprar, eh' il buio,e la notte ninuita :
Il Popol co’ piu ueccbi hanno penfato
Tofto . mandar chi Enea cbiami,cr uno
Mandar,ch' infetta torace portili ucro > *
!
*3. NONO
E pcrch'h me di tal fatto la fama
Mt bdjldyflafì tuo quel,che s'acquijìa,
E* mi dal cuor trouar la da quel colle
Via , che mi guidi à'muri di P dilanio.
E urialo ftupifce,e tutto amarnpa
Di trar di quefta imprefa honorem
E t alU amico tai parole dice :
Perche N ifo mi fuggi à tanta imprefaì
Non penfar,ctiio ti lafci ì rifeo tale
Soletto andar ,che'l mio buon Padre Ofilti
Vecchio nell ami non mi die cotale
Creanza nella guerra et llionne ,
Nc mentre > che feguito ho la Fortuna
Del buono Enea mi fon cotal dimojlro}
Che Tu debba lafci armi à fi grande uopo}
Vri animo è qui dentro ( el petto tocca >
Sprezzator detta Uita,chc con quella
Comprerrà quell honor3che tanto agogni^
Cofl mi renda il cor Gioue contento}
E ( N umiyche ciò ucggion giufti, e fanti
Di' qucfchc piu difìo,nJponde Nifi,
Come ben ti conofco?e come uago
D'bonorato fplendor
Ma fé Fortuna ria,fi diuin cenno
Mi leuafii di mezzo in tai perigli.
Vorrei , che Tu uiuefi,che piu dcgrté
Di ulta è tua fiorita,e uerdc ctade ,
Acciocbecofl morto àgli Inimici
Sia chi rapifea il corposo lo ricompre »
E poi di Terra lo ricopra, e quando
Ronpoffa quefofare, olmeti dinoto
i6n
>
*
ì HIT ^ * m(“° duo1 ci&‘ont
Adami fcrd Padre che Te fola
,mte m*k
rtr Te Ufc landò le mura dH Acede
*^C#o mie Quegli) muJri'truom.
gm,c hormatfon rifolutoteco
Vr,<*W,< t altra fentintUa,
^&P^7ic'Til,d''ponU
j2 Anm“l‘>o il Marc.o il Terra
^Y^^nflno.mprtiaalfom,
’godednfì una dolce quiete :
' primi Capitani, e una ferita
Venata Gtouentà, ina» ricetti,
c£u0^rTrtcnmt‘al Rr2'x> :
lh‘fiioutffcfart,Cch,iouJ
, ‘ fòrti /cuii,aIT alte picche fiatino
c "rrT‘i*mtmto>'W<> ^ .
Con^ft( “tffirc udito, che l iniimo
Potria caro co/lare. E luloil primo
c fj ' W'° «BSoi- •• Troiani udite
Co// gr ulta mente duci c'hnr ***
T/^^^pSzuT’
Vét'>'«no!lroiircJoYeZtL
sàoìtiRUt°Ur°n‘ mluin’n'l forno
i{poltt,e Noi uciuto bauemo un Imyt
(•i NONO ‘JW
Atto dJTinfidie,chcpcnfatc babbi amo }
A * quella portd,ch'efcc alla Marina
J-d douei fuochi variai fumo è grande»
Due [rade fon,dclle qualcuna al muro
Di P dlldr,to nc guidai ad Enea»
E ft Vimprefa nofira fauorite
T o fio di fpoglie carchi, e Varimi tinte
Dell inimico [angue ne uedrete,
E comparire Enea da Noi trouato
Velia Citta dcW antico Paliamo ;
VcfiMirem la flrada,che ueduto
Spejfo cacciando [otto uaUi ofeurc
De tia Cittadc i primi muri ,e tutto
P iu uoltc il fiume trapalato banano.
Il piu uccchioyc'l piu [auto A lite il primo :
O Dei, [otto la cui protezione
E' Troia ( dijfe ) non però uolete ,
Che i pouen T roian flati fpcnti affattOg
Poi , ch'animi fi alticr,cofi feroci
A‘ tai bi fogni, ne mandate innanzii
Co fi dicendo e le (palle, e le mani
D'Ambi tenendo,rigdua le guance
D lagrime3e dieta : Qual guiderdone
Comcnicntc a tanto ardir potrafii
Dami giamai * li Dei,e i uofiri fatti
Immortai ui faranno j Si pio Enee
Ingrato non ui fid,c'l Giouinctto
Afe amo bara nel cor tal mcrto fempre.
Dal ritorno d'Enea uicn miafalute
Soggiunfe Afcanio aUhord,anzi ti giuro
Vif ò per gfi penati, e per gli fagri^
fioi^Vì
HiLIBRO^
fe finti A Uar ditta canuta Vf fi a,
Ver la cafi <f Ajfiraco, ch'io pongo
T uita la mia Fortuna, e la mia fede
in Voi foli, l'Enea riconducete
C C he nulla mi fi a tnfto come io'l ueggia)
Sculti in baffo darcuui ambi d'argento
Vuoi bei uafl da bere,i quai mio Padre
Tre fé nel ficco ddT antica Arifba;
T due T ri podi, e <C or due gran Talenti ,
E una antica Tazza di Didone }
Ala fe dato cifra? Italia mai
Pigliare , t poffeder di lei lo feettro,
E la preda commettere alba forte ,
Q/ic/ defrier,che ucdefli k Turno, e quelle
Armi dorate, quello fcudo,c quelle
Piume roffe del? Elmo, quelle dico
Vetta forte fran tratte,c a te Nifi
Le dono in premio, e olirà ciò mio Padre
Votici fihiaue,c altrettanti fchiaui
Sceltifrimi dar atti, e l'armi loro ,
E ti piu quanto il Rei atin pofriede.
Ma te gentil fanciullo, la cui etade
Vt i piu prefjo la mia, con tutto il cuore
T i nccuo compagno in ogni imprcfi $
flcfenza Te gi amai lode, nc gloria
Cercarci faccia io guerra, od in tranquilli
Tace mi uiua.c delle tue paro’ e
laro maifempre,e de' tuoi fatti flimi.
A cui rifiatile P,urtalo : Non mai
Pia giorno, ch'io mi tridui manco ardito,
Su ìortuna feconda, o frani auucrfi.
«NONO» 2V4
Dia duna grazia fot non mi far niego ,
Che piu grata nu fia d'ogri altro dono ; i ,
Dell'antica progenie di Priamo >
E‘ la mia MadrCjC quefta mefchinelU • •
Ne’i Paefedi Troia,nelemura • T
D'Acefte ritener giamai poterò, * »
Che prima meco non partiffe,e poi
Non mifeguiffe in ogni acerbo cafoi -if
Hor fenza dir parola infantata
Da Ufcio,e me ne uo'n quefto periglio , »
Sf periglio è dou'bora andar difto
Per la tua deftra,e quefta notte giuro.
Chele materne lagrime [offrire
Non potrei forfc,e per queflo ti prego
Confola la mefehina abbandonata >
E ni bi fogni la [occorri fempre, '
Che fe di Te quefta fferanza porto.
In ogni cafo andrò piu audace affai
Dagnmaro i Troiani >c innanzi à tutti >
libello luloftdcuipreftofouuenne r
A' quel parlar dcUa pietà paterna , . >
Cofc,di tue fi grandi imprefe degne » • i
Prometto, perche lei terrò per madri r-
E mancherai di Crcufa foto
Il nome3e non gli effetti , e certo tale 4
Parto non dee feguir picciol riftoro
Qualuncbc forte il tuo fatto accompagni* Khgfr *
Per quefta tefta giuro , per la quale
Solca giurar mio Padre, che fia tuo
Dopo tanta rnttona quanto ho detto*
Atìbor parla cofi
w libro mi
E fc medefme cofc di tua Madre r\
In eterno far amo,e di tua fUrpc
Coli dice egli,e lacrimando ficiogUe
Ddlaffidlaunajfiada dal Cretcnfc
Licaonfatta,di molto oro ricca »
L'n guaina £ duorio con bell arte
Adottata dd luij e N ifo prende } )
L'integra pelle d'un Leone borrendo
Che gliele da Mncjìco,e'l fido Alcte
Gli [cambia la celata ,e cofi armati
Alla porta ne uaimo,e i Caporali
Gli fono apprcjfo,e dietro il popol tutto
L'accompagna co'uoti,el uago luto, i
C'ha in gioucnile età uecchio penfìero
Ambafciate gli imponyche porti,e dica
Al Padre fuo,le quai tutte ne nonno
Dal uent o rotte all' alte nubi indarno, »
Già fon fuor della porta, e le Trincice
Già [aitate hanno,e per l'ofcura notte
Vanno al campo nemico, u'preflo fieno
Cagione à molti di lor morte, e fc empio ,
Per tutto di uin picni,c £ alto fonilo
Per l herba i corpi flraniamenteflefl
Veggono, e i carri,e lcbriglie,e le ruote
Gb tacer con l'armi [conciamente in tcrr4
Mefcolatc col nino : e però Nifi)
Primo dice : bora è tempo alcuna cofit
Degna con mano oprar fra gli Nemici i
Non fon mai da lafciar loccafioni,
^ * di qua,chc à fare hduemo
fi,, T u l’occhio e da limgi,e da Prejfo,
Cb alcun di dietro no m'ofifindaj'io ebhdam
« NONO W
Col faro ti farò ben larga firada:
C ofi pian pidn ragionai cotta fpadd
R dmnctc affronta, che fuperbo (opra
1 tappeti gettato, un dolce forno
Dormi* ruffando,e di corond ornato,
E grato al R e,percb'egli a a indomo
per ciò feppe indouinar la morte ,
\ccifelui,etrefuoi fcrtiiapprcjfo
fra Varmi a caffo addormentat^cfiefii y
E*/ paggio, che portaua a Remo lami
Et auriga flefo in mezzo ffuoi
Cattagli uccidevi cotto ad ambi fega,
E tronco il lafcia,cbc uerfando ilfangut
E Calma mfiemc finghiozzando gettai
Onde la terra di uermiglio ofcuro,
E i letti intorno tepe fatti bagna
T amiro, e Lauto ammazza il giouinetto , *
E7 bel Serrano,che gran parte hauea
Di quella notte confumata 'a giuoco,
felice fe la notte, t'I giuoco infieme \ \
Senza punto dormir,fornito hauejfe. r
Qual Leon non pafciuto un pieno ouile >
Cacciato dalla fame empia, perturba,
Occide,mangia,/canna} e a Jlrazio mena „ »
V inférmo gregge in fua balia ridotto >
E con la bocca fangumofa rugge 5
Nonmcn crudele Eurialo, laffadd -4
Netta uil plebe infuriato caccia >
Tddo,er Ncbcfo,cr Abarino occidt
Vrcfl dal fotmoi poi lafpada ficca
Nel petto a Reto,chc dal fonilo f :iolto
Enei, di ver* LI»
<y
■
t*l L I B R O ÌV
Vedcua il tutto,* dietro un gran barile
Timido s'afcondeua, e fi rizzaua
Quando’ l fèrro crudel ben larga firada
Al [angue, al umorali' alma in fretta fece
Co) ì s’adopra di nafeofio, c uarme
Dritto a compagni di Mcjfapojcue
Ben legati i dejtrier pafeon ficuri.
Ma Nifo,chc s'accorge, che la uoglia
D'ammazzare i Nemici lo traporta,
E rcuemcntc gli dice : Horaiyai fine
facci am ,che la nemica luce uicnc 5
JM olti tChabbiam già morti,* larga piazza
Per gli Nemici fitta -, onde partendo
Armi di f aldo argento fabneate
hafcianOyC tazze inficme ,e bei tappeti:
Eurialo rapifcc i gucrnimcnti *
Dc'cauai di Ratine te, c una cinta ,
Che le borebiette d'oro hauca,la quale
Il ri echi fimo C edico diè in dono
Al Tiburtino Remulo, aHhor, quando !
Ajfìntcfì congiunte d’amicizia:
Qucfhdopo fua morte, elicila fùjjh
"Volle, data , al Nipote, I R utol poi j
Ammazzato colini, Ibi ut ano in preda,
Queflc rapifee dico,t'n Ju le [falle
lnuan gagliarde le fi ponc,c poi
La celata di Mcffapo, di piume
Bella fi mifc iiu<jh,cfùor del campo
Vfccndo fi riducono al ficurc . ( ’
Trecento Cauahcri in tanto ufeiti
Della Città latina al gran Re Turno
^ v*
*66
N O N O **
P ortan, manditi innanzi ,la rifrofldt
Mentre, che l'altra legione afretta
In ordinanza pofla,c tutti hauieno
Gli feudi al petto, e capitan V olfccntc» .
Già cran preffo al campo,c già nel muro
"Entrar potcan,cjuando uidcro al buio
Velia notte lulìrar quella celata,
Ch'E urlalo hauea tolta, e uidcr quegli
"Dal fitfiflro cammin torcer fuggendo
Ne ciò lor paruc à cafo,che V olfccntc
infra la fchier a grida : ò là, fermate
Donde uenite uoi ? ehi flètè armati i
Voue n'andate ! ed ci rifrondon nulla »
Mi confidati nella notte ofeura,
S'affrettauan fuggire entro Icfclue»
1 caualicr,che ben fanno ifcnticri.
Si riducono k'pafii, e gente armata A.
A' ogni tifata mandan con gran cura ».
Era la feluafòlta,e di pungenti , 7i
Spine per tutto piena ombro fa,tfòfca vt ;
Per gli alti lccci,e d'ogn intorno hauea
Sentieri occulti,e flranamcnte auuoltii
D'ombra de'rami,e la grauofa preda
Eurialo impcdifcc,e piul timore :‘i
Di fmarrirc il cammini N ifo la (brada
Seguitai già, non s'accorgendo, haucua • )
Trapalato i Nemici, c aljicuro
Ridotto s'cra,là,doue tenex
Non poche mandre il Re Latino ,e i luoghi 9 ;
Che fiiron poi dal nome d ' A Iba detti
1 Colà Albani : tìorquim giunto N ifo,
LL ti
'ilìl
L 1 B R O
Non/? uedendo appreffo il caro amico:
infelice Eurialo in qual luogo
T'ho io lafcuto ì e per donde feguirc
T i debbo i e cofì detto adictro tomi
Per l'intricata uia della fallace
Sciita, ojfcruando le medefìme orma
E mentre per le macchie ,e per gli dumi
Qucto s'aggira errando, od* i cavagli,
Ode'l romorcyode'l fuon della Tromba,
Ch' a feguitare, er à ferir gli tnuita ,
Nc pafiò molto, ch'un grido l' orecchie
Ghntruona , cr Eurialo prigione
Vide nel mezzo de' Nemici oppreffo *
Dalla notte , e dal luogo rio , cb'm nano - 1
Ogni dtjèfa per faluarji tenta.
Che farà dunque ? con qtiai fvrze,od armi
Ardirà di [campare il giouinctto l
Deue EiditantiyCtai Nemici folo
Gittarfì in mezzo,c colla ffada in mano
Procacciar^ morendo eterna uitai
T ojlo tirando il braccio adietro un dardo
Auuenta , e gli occhi att alto Cicl levati
ha bella Luna con tal ucce prega :
Tu Dea hor mi [occorri in tai fatiche.
Delle fi elle ornamento, e delle felue
Guardiana, fc mai Irtacco porfe
Per me fuo figlio, à' tuoi fagrati altari
Doni,o s'io pur giamai delle mie cacete
Alle trauifoflyeJi,o al [acro Tempio
A' Tc douuu doni, hor mi concedi.
Ch'io poffa perturbar queflo j quadrone,
il
'X
>?
TM
f
*C N O N O y*
E que/lc armi per Vdrid reggi, e g ubidì
E detto que/lo con tutte le fòrze
ì l dardo lanciale uoldndo puffo
Per f ombra ofeura dell a notte, e fìre
Hello feudo à Sulmon,cuifòra,e uiene
per quella firada a trapalargli il cuore ,
Ond'ci freddo diuien frargendo un fiume
Vi fangue,c l fianco finghiczzando,batte.
Guardonfi attomogi Altri,onÌei piu fiero
Vn altro dardo all' orecchia fi pone ,
fe con gran fòrza il tira,mentre fanno
Timidi à rimirare, ond'efea il fèrro,
Vien lhafìa,e a Tago l'una,c l'altra tempia
■pajfd, e'I Ceruci gl' intepidire, e
Volfcente atroce incrudelire, e poi.
Che non uede chi'l dardo lanciatóhabbii
Quefte diceua,cr altre cofe tali :
Tu (difie) col tuofangue pagar ai
V'Ambi la pena, e tratta fuor lafr
Ne ua'ncontra Burlalo : M a Nifo
Va timor, da furor percojfo, grida
Voltate il fèrro, o là, io fon c'ho fiat
Voccifione, a R utóh ogni fronde
Ho commejfo io, non ha colpa cofiui.
No/t hauria hauuto ardir, ne men pctu\
Tefiimon nefia'l Cui, leficUe, e Dio',
Tanto f Amico amò quell' infelice.
Che cofi diffc,e'n mezzo a Quei fi
jA,a la froda crudel con fòrza frintc
p afiò le cofie,e'l bianco petto ruppe ,
Cafca morto Eunalo,e la te fio
LL il
«UBRO»
Sopra le fratte C4ddc,e'lfangue nanne
le belle membra maculando in fretta.
Come purpureo fior dal duro aratro
T agitato impalltdifcc, e come il capo •
ìl tenero papaucr china , e piega
Per lafouerchia pioggia : Or Nifi in quella
in mezzo fino fi entrale Volfccntc
Cerca filo ferir, ma gli Nemici
R//? retti mjìeme impedimento fanno ,
Pilota ei la frada fulminando tanto ,
Ch'ingoia tutta al Rutol la nafeonde-.
Al e ture, ch'ei grida, la parola inmezzo
ClitagUa appunto : e quando pm non puotc
Da tanti oppreflò, /liofilo cadere
Al morto Amico 4 doffo,ma'l Nemico
Priuò di uita prima, c finalmente ,
Da cento lance trapalato il petto ,
Morte dolce guflò, fi conici uolft.
O fortunati, filmici ucrfì può tino
A leuna cofa e'non fa giorno, o tempo,
Chei chiari fatti uoflri afeonda, o celi ,
Mentre, eh' in Campidoglio il férmo fiaffo
Pia del fuigue T roiano albergo ,e cafia,
E mentre Roma fa del Mondo Donna,
I R titoli piangendo, della preda
Super bi,dcllcfroglie,il Capitano
Morto portano al campo, oue maggiore
Truouano il pianto,cbe già qiuuis'cra >
Panne tc morto ritrouato,c quella
Strage di tanti,cdc'primi,fra quali
Il bel Sor ano, e Numa,cgran c oncorfo
z6 8
!
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Sri
i ■■
«NONO»
S*fr4 4 iider ridotto e quello, e quello
Mezzo morto g hiacer nel uitt, nel [angue ,
E Ì4 terr4 3f lefvjje d’ogn’intorno
Macchiate , r offe intepidite tutte ,
Kiconofconfra lor leJf>oglie,c l'elmo
Lucente di Mc/fapo,e i guarmmenti
Con gran [udore 4 g/i N ernia tetti.
G14 /a f>cfl4 aurora, di T itone
Lafciatoil lettOydiueniua rancia,
E di nuouofplendor la terra empica,
.Già fuor dcli'Qnzontc il Sol [i moflrd.
Ha [coperto ogni cofa: E Turno armato.
Si rappre[cnta,c fa gridare aW arme ,
E cia[cun capitano alla bandiera
Raccoglie i[uoi,e co i detti,c co i fatti
Gli accende tutti alla battagliagli ira,
E con gran grida in cima di due picche
ficcante tejle ( ffcttacolo borrendo)
V’£uridlo,e di Nifo
Gli oflinati Troian dalla (ìnifird
Torte dclmuro,la battaglia armatd
O ppofero 4 co fior, per eh e la dcjlrd
E' dal fiume dififa, e le Trincee
Difèndono, e le Torri, e malcontenti
Stanno mirando le trafitte tejle
Da lor ben conofciute, e crudelmente
Di [angue lorde,e gocciolanti ancora,
Vola la [ama intanto, e empie tojlo
LdnonficurdTerra,e atl'orcccbic
Del la mifera madre infetta natine:
La quale udito il cafo borrendo, e fiero.
•t
3 *
k
«(LIBRO »
fredda diucnne come ghiaccio, o nette
E gittata la fittola, il fil,la tela
Scioglie le chiome, indi le jlraccia,e corre
Alto gridando alle mura, alle fcbiere,
Nc fi ricorda, che tra tanti entrare
Vita Donna non lice, e del periglio
Dell' armi non fouuienle,anzi gridando
Empie'lCiel tutto di querele tali:
Cotal ti ueggio hor figlio ! borfei tu Quegli,
C b'effcr datati a gli anni ultimi miei
Dolce ripofo ìtme crudel potefli
Sola lafciar i Ne pure ima parole
Mi fu lecito dirti, anziché ffmto
A' tanto rifchio mefcbineUo fùfti !
Ahi che preda ghiaccr ti uedo a i cani
Etagl'Augei di Latio in cofl frana
Terra, e tcffcquic non ti faccio, e gli occhi
Tur non ti chiufì,o lauai le ferite,
O con la uefla ti couerfi , ch'io
Con tanta fretta giorno, e notte andana
Teffcndo,e i miei pcnficr (porterà ueccbid)
La Tela fèa parer mcn greui,e duri :
Doue ti feguirò ! quale è la Terra
Chor ti riceuc dal fronte diuifoi
E7 lacer corpo tuo riceuc in grembo.
E‘ qucflo il guiderdon figlio, ch'io prendo!
Qucflo dunque per T erra,e per mar tanto
Seguitai (lajcia) in cotanti perigli!
J n me Rutoli,in me tutte quell' armi
'Voltatele pietadc in petto bautte,
E me prima col fèrro boggi occidetc : »
%
J
N O N O W
0 tu gran padre fulminando priud
' Qucfto corpo di uita,che la morte >
Troppo dolce mi fta,poi,ch‘ io non pojjo >
A Itr amente troncare i giorni mici. >r I
Da qucfto pianto ucnnc il comun pianto .»
De i Troian tattile quelle fòrze > quelle t
In ogni guerra inuittc, da dolore , >.l
E da pietade inficine , uinte furo j
Ma perche i fuoi lamenti i pianti Altrui . j
Venian ere fccndo, 1 Itone o il faggio ,
E luto piV/i di lagrime ordinavo
Ch> a braccia in cafa il buono ldco,e Attore
Riconduccffert infelice Vecchia.
Vborribil tromba all' arme in tanto fuona . .
Di lontdn fòrte, e i gridi uanno al Cielo,
Che rende indietro raddoppiato il grido *
1 Volfci la Tcftudinc alle (òffe
Spingono manzine d’ empierlo fan fòrze*
E fueglier lo ) leccato con gran fretta: •" •
Quefti cercan l'entrata, e Quei le f cale
Portano al muro per montami fopra >
Doue men gente appar,doue fi uede
Lamur agita recar poco difvfa.
- DaW altro lato i Troian d’ ogni forte
Gettan arme di fopra,e con lc picche ^ ••• ~ . ,
Gagliardamente gli (fingono indietro »
Che lunga guerra ha lor bene infegnato • /
A* difènder le mura,egrojfe pietre
Gettano a terra, per ueder fe puonno
Dd fólta fchiera far uenir piu rada *
Ancor che la T eftuiine e ft fòrte* : -
Ghepofficno affrettare ogni pcrcojjk. o
Ondci Troiani un gran pezzo di Torre
Giu roumanio gettandone fono
‘ 1 Rlitoli piuftretti,e defili fanno
Crudele (brago, che gli feudi, e r arme
Aizzate tuircftar.ncpuomo
Rcjijtcrc A coftor,nc uoghon fi otto > ; i
Combatterli Ttftudmc, maficrt
Circondano limato colle frccae, ■ . t
E co i dardi cacciargli ,
M altra banda ( cofa borrendo certo) i
Squotc Mcffbizio, il gioitane Tofcano j
V tu face di Pino accefa, e uienne x
Portando il facondi Nettunio il figho .{ .
Mcjfapo domatorficr dicauaUi 6
Tagliato lo (leccato un' alt a fiala ,
A'fuoifoldati chiede ,cr alle mura i
Ardito nanne e piu dogn'altro fòrte. •
Horuenga il uofiro aiuto a fi grand! uopo
fiacre Mufe,fi cantar qui deggio >
GThorrendi fatti mai non uifli alerone
<luantl ™rti al centro
ndaffir della Terrai per qual mano.
Pero di quefia guerra il fimgue,e l'arme
Aiutatemi dir Voi, clye potete
^cordamene benc,c raccontarle.
\n alto T orrione c bene armato
Ei larghi ponti,e ben munito, come
A tal bifiogno fi ncerca,hauca
GU italiani intorno, e defrugnarla
* Accano ogn' opra, ma i T rotati difipr*
•J*
» I
(«NONO)ll *70
Co i fafii la difindono,e per entro
Ec cane buche gettati dardi, c fixcce;
Vten primier Turno , e lancia unafacctU
All'un fianco di qucUa,oucra il legno
Arido }e [ecco tal, che' l Vento toflo
V acce fi tuttofo un momento l'arfe
1 Troiai! dentro uiflo il danno efrrcjfot
E7 periglio del fioco,e della torre
Che già minaccia di cadere , infime
Cominciano un uiluppo,e di fuggire
Cercano indarno,cbe la morte è prcjjo ,
E mentre, eh' im l'un bolero impedifce »
E cerca difaluarfi,douc il fioco
Offender nonio pofi a, l'alea mole
Con effo il pefo in Terra andoune,e'l Ciclo
Tutto tonò del granfiacaffo,e mezzi
Morti caggiono in Terra, e la ruina
Vien loro adioffo,c dalle ficjfe frode
Morti, e finti m molte parti , e molti
D a i duri legni trapalati, e guafii :
Soli £lcnoro,eLico fatui in Terra
TCner delle piante, de quai primi il
E lenor giouinetto di Licinnia
AnciUa figlio, e del gran Re M corno,
E da lui frinto alia Troiana guerra
Contro la legge, poi ch'era di ferua
Tdatoj difirto , Qviefli (dico)
Col brando nudo in mano,e con lo feudo
In tutto bianco, e fenzafegno alcuno
D'egregio fatto, come in mezzo
Migliati d'armatifol fi ucdc,c conte
^ ^ B R O MI
Quim,e quindi forarlo cFogn'intcrno
LMctc, e fpade latine, qual Cignale,
Ch'atomo uede i cacciatori in cerchio • '
farji di fi tedi un divietato affatto,
Ktuien contea efiifonofo , e pieno
Ei fruirla, e del morir ccnoK fi lancio*
E nelF acute punte aura d.' un falco:
No» altramente il giouinetto, certo
Della fua morte, rouinofo corre
Douc i Nemici fon piu fifa , doue
Piuftxffèr armi, e' l periglio, è maggiore; ,
5 a piu pi ijlo di gambe Lieo fogge
tra Farmi, fra Nemiche alle mura
Viene, e ^aggrappa, montafopra, e cerca
Arnuaru, doue poffa Scompagni
• P WKfo- la mano i Ma T unto empio,e fiero
Colle gambe lo figue, ecoUafiada, ****
E polche giunto F ha, contai parole
1 ngiuriofclo rampognai dice :
Dunque folle ffcrafh le mie mani
Vour^ni^ ìu4o
Vende dal muro,e difalir fa forza , ,
E con parte del muro indi lo fueUr.
Come talhorfuol col falcato artiglio
Kapirc un lepre, o qualche bianco Cigno,
E girne al Cielo il foro Augel di Gioue ,
O come brano Lupo uno Agnellino
Dalle flaHe fin porta, onde la madre
Conmo^belimuanloccrca, e piagne,
^ma parte,e Falera il romor crefie,
Qyefh nonno aHefojfi,e conia Terra . * J
s
• •
271
NONO
Riempier le prccdccUn : q ueflifaci
Gettano ardenti À'piu alti edifìci ;
Luccc zio, ch'alia porta entraua J otto
Col fuoco in man 'fu con un fafjb infrant
Dal faggio llioneo,e con un grande
Vezzo di muro : Ematiorida Ligro ,
Corinco da Afila in terra è mejfo ,
Qutjli col dardo , e quei colle quadrelli
Nocino molto alle Nemiche fchicre.
Ceneo ammazza Ortigio ,c Turno Cento
T umo I ti,e Clonio,c Diofìppo ancori
Vromulo,e Sagarino,etldapoit
il qual dinanzi all' alte torri Jlauo,
Capi ancide Priuerno , cui nel manco '
Lato T emiUa leggiermente houea
V trito £ una lancia : e quel u'hauea
La man pofla,e gittata ma lo feudo
Matto bor,che d'uopo gli eroiche lafreccU
Ne uien uolando,e conficca la mano
AlfiancOiCpajfa indi' l polmone ,et Almi
Dislega, e feioglie dal terreno incarto
Tra i piu faggi,e piu degni armato Arcentc
D'A rcente figlio in piè diritto flotti
V ago di uijo,e £ una fopraùejla
Ben ricamata , e di color ferrigno
Tinta in \ffagna,doue lbero corre:
Quefli hauea'l padre nefegreti bofehi
AUeuato di Marte intorno al fiume
Simeto,doue fono i grafi altari
Di Palieo a placarfì agcuol molto $
V ide coflui Mafenzo,e in una fiombi
(«LIBRO
Tcfto’l Piombo mortài tre uclte intorno
Al capo lo s' aggirai a' l fin lo [caglia.
Quel ttienc, e nelle tempie empio percuote
Si che jl sfaceli mcfchwetlo occifo
Quanto era lungo lo diflefe in terrà
li or qui (dicon) che primd le qttadrcUd
fieli human fangue [dettando ttnfe
yfato prima ffauentar le fiere
Tugaci,il bello AfcaniOyhaucndo uccifo
K umano il fòrte, che per fopranomc
R emulo fi chiajnaua,e la foretto
Minor di Turno kaiiea per moglie prefe,
Qucfìi dinanzi allo fquadron primiero '
Del mono regno insuperbito, quello*
Cb'erdyC quclyche non era, altero giud -ì
Gridando, c fì [acca per tutto udire: I
N on hauete uer gogna hauer di nuouo * I
Vajfcèo attorno, o già èie uoltc prefi - l
Troiani, e dentro flar de gli fi eccoti !
E difènder la ulta con un muro l
A hi che le noflre Donne hauer per fvrzd i-
D'anni cman per mogli, c quale Dio
In Italia ut ffjinfc,o qual pazzidt
f Non fon gli Atriè qua, ne' l falfo V liffe »
tiera ihrpe è la nojtrau nojlri figli
Toflo,ch'efcon del ucntre, al fiume dentro
Gli portiamo, e col ghiaccio i nerui,e l’ojfit
I nduriam loro, e come prima puotmo
1 fanciulli alle cacete entro le [due
fUuaniiOyC ificrcauatti in giro, in cor fo
, Spinghonoogrìhora,ogrìhor tiran con l' are 03
■a Ijy L
4ÌNONO?V 27*
I giouin poi col poco dimezzi, bor tanno
Co t duri raflrt X maneggiar le zolle
Piu dtti attafatica,hora atta gucrrd
B dtton le Terrea le nemiche murd , :\oi
Cofi tuttala uita in mezzo Carmi . .
Si confuma da Noi, che nuolgcndo
, Cdpo pie Chajla,percotiamo i Terghi
Dc'Giouenchi,c uecchiezzd X Noi non toglie
DeW animo le fòrzcyo'l uigor cangu.
I cdnuti capei con U celata
Andiam coprendo fempre,efempre nuonc
Prede X cafa con Noi portarne, e fempre )
Viuer di ratto ci dilettai piace .
Voi, a cui giotia in piu lafciui modi
Di porpora uejiir di giallo intorno " '
Ricamando le uctte,X i batti fempre
Sete, e aJC ozio intenti, Voi le uejìe *: 3
Cotte maniche hauete,Voilc mitre .1
Portate co'bcndon legate in giro . !
ite Femmine Frigie, ite per gli alti 1
Dindimi monti, IX, doue folcte \ r>
ìl "Piffero feguir fempre faltando : 1
Che non tìuomini,non fete,ma Donne,
E’/ Timpano ui chiama,e fufòletto i
Didurobojfolauoratom I da > V.
Alla gran Madre dedicato,efanto ,
Lafciate X Quei,chefono k uomini, Carme, :
E toglicteui giù dal portar fèrro .
V infoiente gridar di qucjlo altiero
Afcaniohomai piu fopportar non puotes
Ma pofia la factta entro la corda ,y
E I B R O Stf
T>tW arco ye'l braccio indietro alto tirando ,
zzando gl t occhi al gran Motor de' Cicli
io IT '," npngdiC tatt>arolc
alto Jìgnorfolcnm uoti
Porgere too: Or quelch' indice tento ■
talleri cuchebunt rU\.~L: —
fauonfct.cbe pmi.ch’un bianco Toro
Con [indorate eorni,edt grandezza
Mi fu madri cguj,cbc gii col corno
Cozziychc già co' pie t barena jbarga»
Vuotati dirò. Gioite benigno &
Cotai parole udiote dalla parte Cr
Serenisi del tonò jhujh-o tuono!
Scocci tino mortile, e uii li freccia
:
l Arrogante ifirirneWunitempu,
E Ptt^tra apparir fyigugm fiore. -
Vahora.efchermconfupcrbeuoci
liltrm uilore , 1 gii due unite prefl
f"^cff‘rM<i'MtoldiZ
<bf]c Ajcanio.ci gridi li Culo
.1 rl°'mnaiiiro,eiquoriinllemt
AlU (Ielle poggiar Utizjojèo .
^xinubeif.ifo, [biondo Ape,So e •
A fi trono del Cielo in mezzo, > r
Onde le [chine R utole uedeay >
E dc'Troiqn le circondate mura, .
Et indi algiouinctto uincitorc
l*daUe Me tai parole porge: • -
« ma
r
Mi N O N O. >* %1%
E di cui nafcerd più d'uno Dio ,
"Le guerre , che forali per f auuenire
M offe alla gente tua , per te fan polle
A l de fiato fine , e fi a ben degno.
Che te fi grande homai non cape Troia.
Co/i dtfie egli , e dal del cala in fretta ,
Uaer fèndendo ,c'lbcUo Afcaniotruoud ,
Tre fa di B ute la canuta imago .
Qucfli dtAnchife nella prima etade
Varme paggio portò , poi cameriere
Stette aUa porta fedelmente , allhora
Ver compagno , e per guida il Padre E nei
nato thaueua al giouinetto figlio.
jJi o firafi dunque il bello A pollo al V eccbio
AUa uoce , al colore , al bianco crine
Simile in tutto, e quale era egli armato »
E tal parale al Giouin’ caldo porge.
Balliti hauereò bel figliuoli Enea
CoUe tue mani il gran N umano occifo • ^
Senza periglio tuo , fenza alcun danno »
il grande A poUo quefla prima lode
Ti dona le che tu feco di par uada
CoW arco , non ti inuidia , ma per hard
Po n fine aUa battaglia , e cefi detto
Lafciò'l fcmbiante humano ,ele parole
Tagliate ili mezzo , e fubitoffiarì.
Conobbero i Troiani il grande \ddi09
Conobberlefaette , e la faretra ’ , . ^ .
Sentirón ri fonar mentre fòggia .
Ritengono il Garzon dunque , dapoi
Che F ebo lo comanda , e neUa mifchid
Enei, di Ver. MJI
K .1 I B R O »
Sottentrano e fi , e ne piu gran perigli •
Vongon i petti lor , pongon la ulta .
Spargefi il grido intanto dì ogni intorno
Ver tutte ledifefe delle mura ,
E lor feroci acute , e ffcffc fi cecie
Tiranfouente , e lancian dardi d mille 9
T al che di dardi efreccie in un momento
Tu coperta la Terra . H or quili feudi ,
Quiui i caui elmirifonar fi fanno .
E la battaglia crudelmente crefce ,
Con quel furor , che la pioggia perquote
ha Terra , atthor , che da Ponente uiene
Quando gli Agnei piouofi il fole ingombra
Con quel furor , che i tcmpeflofi Venti
La grandine dal Ciel ffingon nel mare
S' atta fredda fagioli P torrido Gioue
Vacr perturba , e le nubi atre rompe •
V andato , eBitiaeCAlanor Idea
Vigli , e del bofeo fior tratti di Gioue
Latta filuaggia fera , e di grandezza
A gli Abeti paterni , e d Monti eguali »
Quella porta , ch'd lor chwft fit data ,
D al Capitano in guardiafòrfe troppo
Confidati nell' arme , aprono » e dentro
lnuitano i Nemici atta battaglia»
Qyal ben fondate Torri l'uno , e Peltro
Carco é ferro appare , e tolta fronte '
Li roffe penne cinta , ardito moftra:
Cotaidel Po due querce altere al Cielo »
O delT A dice lungo il lito ameno
Volte chiome non tofe alzano 4 Cielo >
f 4 1 NONO^H 2. 74
Menando fpcfjo lafuperba fronte :
Non uiddcr prima i Rutoh la porta
A pcrta , che Centrar correndo in fretta
Quercente il primo , Equicolo il feconda
Di uago afretto , e di beffarmi adorno ,
Col fùnofo T maro , e'I brano H emoni y
Coll' alte fchiere tutte o dier le frolle, . a
O la uita lafciar dentro la froglia it \
Vero crcfce'ljjiror > f ira s’accende
Di qua , di la, fi che i Troiani in frotta ,
Corron tutti alla porta , cn un drappello
Riflretti ofan con Rutoli alle mani
Venire , e lunge pcrfcguirgli ancora
M entre in parte diuer fa pien d’orgoglio ?
Vefcrcito Troiano occide , e turba -j
Vien chi per cofa certa 4 Turno reca
V intrepido nemico hauer le porte
, Aperte , e far de fuoifeempio crudele, ,• v
D a cruda tra commoffo , quella imprtfa
Subito lafcia j e rumofo corre
Afta Troiana porta ,cidue fratelli
Via prima ( pcrclx primo innanzi ttettnt )
Antifate baflardo diTcbona
Madre , e dell'alto Sarpcdonte nato . g
Aneide con un dardo , che uolando a
' Va nel petto a ferirlo , e nel polmone \
Confitto un lago tiepido , e vermiglio
Ver larga piagafanguinando ucrfa s ; y
hrimanto dapoi , M crepe , A fidno j
A pprejjo 4 qucfli della ulta priua :
buia ammazza dipoi <f animo invitto :
D'occhi di bragia , e di feroce faccia HM ff
(•i LIBRO
Col fardo nò, che non s'haurialafciato ' .
Con un fcmphcc dardo tor la uita > I
Ma col poter , eli ogrì altra fòrza auanza
Gli duuctìtd und f dorica crudele :
C on quel furor che uiene una factta '
llqual furor duo gran terghi di Toro ,
E la corazzd per molto oro , e molte
Viafhre d'offò di pcfce , non foflemc ,
Tal eli il gran fìtflo giu rouina x contorno
fa la Terra tremare , e'I grande feudo
F a if ognintorno rifonar le uaUi .
Come al lido di 8 aia talhor cade
Rotonda pietra , che con fòrza, , e'ngegno
. fatta gettano in M ar , cotal ruina
Cadendo tragge , conficcata affatto
Net baffo findo arrouer fciata ghiace ,
Si che'l Mar turba » c /finge al Ciel V arena
Trema P r acida allhor , trema I narime
Graue incarco a, Tifvo da Giouc impofio «
Or qui Marte erudii fòrze À i Latini •
Crebbe e uigor , quanto a quegli altri tolfe ,
Che ferì andar tutti temendo in fuga
E )a tutte parti i Rutoli correndo - *
Si riflringono in un , poi c'hanno copia
Della Battaglia , e lo Dìo della guerra
E dentro i petti loro entrato .
T cflo , che'l fuo fratei Pandoro uede
Ghiacerein Terra pallido, & efangue ,
E fortuna crudele hauer le cofe
In mal termine pofte , quella porta
Con poco fenno aperta, a fòrza chiude,
' E chiude fuor de fuoimolti} e gli loffia
N O N O. 27f
A gli nemici in preda , e alla morte ,
Quella odio fa faccia , quelle membra
Si fniifurate riconobber tojlo ,
E fmarriti i Troian , Pandòro ollhora $
Che ucndicare il fuo fratti dcjìa ,
Salta pien d'ira innanzi , ecojì dicci
Non d' Amata fua jpcfa la dotale
Reggia , ne <f Arde a le paterne mura
Serran qui dentro raffrenando Turno ,
Quefte , che uedi fon le fquadre noftre
A te nemiche , onde partir non puoi :
Con lieta fronte , c con tranquillo petto
R ifljofe Turno forridendo ollhora:
Comincia pure , e s'hai ualor nejfuno
Meco Raffronta, eh' apriamo dire
Potrai , eh' anco tra noi trouafli A cchiUet
Ccjìpxrlatohaucai P andare un'haflc
Di dura feorza , nocchioluta , e grauc
Con quella forza , ch'ogni fòrza paffa
Lanciò , ma fòri l'ari ache Giunone
La forfè fi , che nella porta tutta
Ficco/?/ dentro : Ma non quefla ( dijfe
Turno ) ffada potrai fuggir , che uiene
Dalle mie mani , e quanto piu potea
Drittofi in alto il crudel brando meni
AW infelice in mezo'l capo , e taglia
il duro tefehio f e per la fronte fende
Giu per lo nafo , e le guance , ch'ancora
Eran fenza caluggini diuide .
Sonò la Terra dal gran pefo feoffa ,
C adder le membrafangumofe , e l’armi
Idei cernei tinte , e luna , e l'altra /falla M M if
vlV V* s*>
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cìiòIX
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LIBRO
Cborqua3horla coregge, e foftiettc.
La morte di coflui pefe i Troiani
in tal timor , eh' in fuga uditi diero
Le (palle 4 gft Nemici . A&i , che ben fori
<X&tfto l'etimo giorno al T roian nomc t
E della guerra gloriofo fine >
S'aluincitor troppo di f angue ingordo
D'aprir la porta fouueniua , e i fuoi
Vcìa nemica terra entro menare ,
Mai furor , c7 dijìo delP altrui [angui
Lo fpinfe fra t nemici .
F alari primo artiua , e primo occidé *
E Gtgc poi , cLc gl/ tagliò' l ginocchio •
A qucflo e quel rapifee l'armi ; e quelle
HeUefchiene conficca ( che Giunone
Le e7 cor gli dona 3 4 epe/ che figgono
Aggiugne Alì compagno , e con lo feudo
E egeo conficca , e poi non fi guardando
Su per lejnura 3 e combattendo fòrte
Aleandro 3 Ualio , Necmcne, e P ritanno *
E U'neo , c&e uer lui s'auuenta , e chiama
I compagni col brando ancide : A quefti
L'elmo 3 e'leapogittò dì un colpo a Terra $
1 quai lungi d cader n'andaro inficine
P ofeia Aiaìnico udirne , delle fiere
Guajlatore , e di cui non fi trouaua
Alcun che meglio imbeUettajfe Carmi a
O piu felice auuelenaffe il fèrro >
Voi Clitio figliuoli' Eolo , e Gratto-
Amico delle Ninfe , Gratto , ch'era
Delle Niufe compagno , alquale i uerfì
Sempre 9ele cetre erano à cuore » ilquali
*7Ì
V
<•£ N O N o >*>
Sempre i eguagli infuU lira , e femprt
Varrni cantaud , e battaglie fiere „
I caporali al fin ioccifìone
De i loro udita M ne fico , f Serefio
Si raimauajio inficine yeilor compagni
Spar fi ueggendo , e gli nemici dentro * .
De gli /leccati i cominciò Mnefìco z
Qual fuga poi f deue riandate i quali
Altri piu murilo quairiparihauetet
Vn huomo folo , e de' ripari in mezzo
Chiufo da uoi ò Cittadini andr arnie
Senza pagarne il fio , libero , e fciolto t
E tanti giouin ualorofi in Terra
H aura col brando pofii , e dati a Morte (
DelT infilice Patria , e de gli antichi
Dei , ne del grande Enea uoftre alme uili
nulla pietà , nulla uergogna prende i
Da tai parole acce fi fi firmaro j
E Jìretti infime in un drappello , à Turno
Si firo incontra } otiri egli à poco à poco \
Efce del mezzo , e di lafciar la pugna
Lento fa fegno , e ri accofiarfi al fiume %
Onde i Troiani inanimiti il grido
Alzar maggiore , e raddoppiare i colpii
Come quando la turba un fier Leone
Perquote , fegue cori gli ffiedi , ed egli
Spauentato con gliocchi offri , ed acerbi
Guardando indietro torna * e già non puott .
Che lira , e l ualor fuo noi f offre , in fuga
Girne , ne contro tanti huomini , er arme
Andar , che quefiofol , ma indarno agognai
Hon altramente *1 Tebro il firoRcge MM Hit
4*
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Mi, LIBRO.
Con lento puffo fi ritira , e dubbio
Sbuffa piai d’ira , e già fuor del periglio
T ornò due uolte in mezzo > e altrettante
Po/c in fuga i Troiani , e di lor molti
N'ancif : , e mo/fi ne lafciò feriti .
le Genti Troiane in un drappèllo
Da tutto il campo contra lui fin uatmo ,
Me può la figlia di Saturno fòrze
Somminifirargli , perche G/owe <t//hor4
In /ne/id </*/ C iel mandato hauea ,
Che minacciale la fior ella in nome
Di lui , fel Re non fi ritira , e fiori
Mon efee homai deWalte mura Turno .
Dunque non puote il giouine a cotanti
Colpi refijlcr collo feudo , c fianca
E' dt ferire ornai fua defira , td/e
Mcmho di dardi , e di faette il cuopre
Velino intorno le tempie per gli jfefii -
Saffi rifuona > e'I fine acciaio fi fènde
Cadder dal capo gli pennacchi , e a’ fieri
Colpi regger non può lo feudo : l'hafte
Raddoppiano ,ei Troiani , e'I grati t&ncflto
Allhor da tutto' l corpo un fudor giufo ■ \
Diftitlà, e per le membra un negro fiume
Anfando uerfa , ercjfiirar non puote .
E gli allhor finalmente armato tutto
Me/ Tebrofi lanciò dì un fallo , e'I Tcbro
Me/ biondo gorgo il nceuettc , e tonde
Molli il gettaro a proda . er à' compagni
Vo rimandar tutto purgato, e lieto ♦
m
VFT’, l
1 77
IL DECIMO LIBRO:
DELL'ENEIDE DI
VERGILI OV ‘
• .
T radotto per M. Lodouica -•
Domenichi*
' yu.'\
Alla 111» S. Lauinia Saniiitalc10 ;u/t“
Sforza. .r-a-v
Vf\
\’J li. tei oL li et ;CflR
ARGOMENTÒ.
r oue fatto chiamare il condir»
degli Ce/, gli confortò àcfftir.;
d'accordo infi cme . Quiui Vei
nere fi lamento, del pentolo <tp
Troiani , er. dell' opinato odia
di Giunone 3 & finalmente &ó»
manda alcun ripofo a tante mi*
ferie. D* altra patte Gjunonè
attribuitela cagione di tutti i mali a Troiani, come primi
auttoridcUa guerra , er a Venere . Effendofl 'dunque tch*
tato indarno ? accordo, G ione poi ch'egli non itede aleuti
fine alle lor conte fe, per non offendere 0 la moglie 0 la fi*
■ . g liuola , diffe di uolere far fi neutrale , er fecondò la gùà
ftitia rimette ogni cofa al defhtio. In cjucjlo mezzo i
tuli con tutte le fòrze loro ritornarono all affedio' ne co/i
minore animo gli affidimi s'apparecchiarono aUa àifcfu
*■ *
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' ■ ' .4
a
Urti# cfa qùcftécofcj ì faceudrio nel tdtió ; Ztted ejjcn*
dogli riufeiti bene i fuoi defldcrij in Thofcana,con f haucre
tttemìofoccorfò da molti popoli , ritornò a fuoi con una
armata di trenta naut. Quitti s'incontrò nelle N infè trasfor
mate poco dianzi' in quella firma , doue prima erano fue
liaui Mi? da loro fìt ragudgliato della perdita dell' armata,
CT del pericolo de fuoi. Doue [fingendo incontra i ritmici,
fbarcò te fue genti. ‘ I R ututi teuarono laffcdìo , e incon -
trandoliaUa riua ,jì sforzarono di non lafciàrc finora are i
t untici. Combattevi dalTuna e 7 f altra parte con gran dan
no. Qjiiui Paltdde, baùendo prima fatta grande uccifìone
de rimici , finalmente fu morto da Turno. Perche E nta
ntoffo a dolore di ciò, amazzò di motti Rutuh per uendet
ta dett amico. Afcanioancb'egliy ufeendo fuori , congiunfic
le fue genti col padre. Perche rifentitafl Giunone , cr te*
menda della ulta di Turno y con buona gratia di Gioue , lo
libero dal prefente pericolo 9 parandoli innanzi la f alfa
imagine dErtea 5 laqualcperfegucndo eglicht fùggiua ttt
una certa naue , rotti 1 cari da Giunone f fu portato dalla
feria della fortuna a liti uicinì £ Artica . I» queflo mezzo
Uiczentio per auifo di Gioue entrando in battaglia , ucci/è
un gran numero cofidi Troiani, come diThofcani-, fin
thè ferito da Enea 3 cr faluato da Laufo fuo figliuolo , a
gran fatica fìritiròfùordcUa battagliaper medicarli la
ferita. Doue Laufo sforzandoli diuolerefarla ucndetta
del padre , fu morto da Ette a. Onde Mezcntio hauendo
hauuta quefia nuoua, montò Àcauallo , centro in bota
tagfia i doue mentre che s'apparecchia di ucndicare la
morte del figliuolo , mon delia medefima mano , che 1
figliuolo .
iV.b
' V'
1 1 /il
mp
»
D E C ì M Ò, >fl 2 7 *
A Preftin tanto Umagion cele fie
Doue il gran padre & te Muorimi & Dei
Chiama ilconcilio su nel ciclo , ond'effo
C cerco Mi pcnfìcr guarda la terra ,
1/ campo de Troiani de Latini •
S tanfi gli Dei dinanzi a t ampie porte :
Quando egli incominciò , cofi dicendo .
O grandi & facti babitator del cieto»
Com'bauetc cofi uoglie , cr penfieri
Cangiato in un momento i er perche tonfa
Malignamente contendete infiemef
lo era ftrMó , che contro t Troica .
Vìtalia , muouer guerra non deueffe .
£ t qual difcordia dunque incontra quello i
Che lecito non è ì qual tenia , o quale
Soffietto , ha mojfo a un tempo , & quejli & quelli
A prend& tarmi , CT gareggiar col fèrro l
Ben uerrà ( non habbiaìs fretta ) ónchora, z
Il tempo giufio àmuouer guerra , quandi $
La tenibil Carthago a la minò
S'armerà de t Imperio alto di Roma j ,•
Aprendo taìpi per andargli addoffò .
Votrafii aìlhor ntoftrar gl'odij e gli fdegnii
Et gli flati rubar per forza d'armi .
Hor tiene fiate, & tutti lieti infieriti
Vi flabilite un ripofato accordo *
Voche parole fùr quefie di Gioue *
Ma non fu poco già , quel eh' a Vìncontrù
La bella Citherea riffiofe atlhora .
O padre , ò de gli Dei poffanza eterna +
Utdegfhuommionchor i però che dtt òtti
,£ LIBRO ì*
Volger non ci pofiam fuor eh a te foto )
Tu uedi , quanto i Rutuli brauando
Si fiatino , cr cowc uà T unto feroce ,
Rompendo col fauor di Marte ogniuno :
Mon fiatino piu fìcuri entro a le mura
Chiufe cr fornite i miferi Troiani ,
Ma fu le porte ,cr fin fulc trincee
Combattono , cr le /offe tmpion di f angue *
Stufi Enea fori , cr di ciò non fa nuUa .
; tafefirai tu leuar l'affedio mai f
Beco ale mura de lanuouaTroia
V efferato , e i m'mici un'altra uolta 3
E m*aUrd uolfa uicu contri i Trottili
. Tt'Arpi Diomede , e in uer le mie fomite
Credo , ch'io affretti anchora 5 cr io tua figlia
Ter’mand’huomo mortai porto periglio*
Se jenza il tuo uoler , /e confru tifato
Son uenuti in Italia i miei Troiani >
Vortinlapena de peccati loro >
Eie del tuo aiuto fiat degni giornali
Ma s'cfii tant' oracoli hanfeguito ,
E t de g’i Dei del Cielo , cr de l’infèrno
Chi puote hor fòrza fare a le tue uoglie t
Che dirò io de l'arfc armate loro
Mei lito di Sicilia , cr del Signore
De le tcmpefle , cr de rabbiosi uenti
T>'Eolia,mofi incontrai lor nauigli*
V,t£\riffrintain lor fin. dalle nubi i
Hor muoue ella anco ( cr ci mancaudfob
Queflo modo crudel di far uendetta )
V intimai fùrie y& ecco che repente _
DECIMO ** 27p
Allctto è cor fa a trauagliar il mondo
E a uolger fottofcpra Italia tutta . ’
Io non ragiono bor de llmperio nuUai
Qucflo potemmo noi frettar aUbora
Che la fortuna fi trouò dal noflro ì
V incan quei , cui tu uuoi 5 ebe firn difopra .
E /e non e' è paefe alcuno al mondo ,
Che la tuaftranamoglic a Troiandid i
Ver le fumanti ceneri io ti prego ,
P aire ,diT roia mia , eh' in terra giace ,
Cbe tu mi lafii Afeanio fono er faluo
Trar fuor de l'armi > olmeti uiua il nipote :
Sia pur balzato in mezzo' l mare Enea,
Et uada la doue fortuna il guida:
Vur ch'io poffa faluar quefio mio caro ,
Et trarlo di battaglia , er di periglio ,
lobo Amathunta , io ho Pafò , er Citbera,
Et lafianza d' Idalia , iui fua uita
E accia fenza armi, zrfenza alcun' honore*
Va tu pur poi , come ti piace , chabbia
Cartbagin fopra Italia imperio er fòrza l
Che quindi le città d' Africa alcuno
No» hauranlie pencol ne paura .
Che gli giouo dal furcrr de la guerra ‘
Campare, e? poi fuggito c(]cr per mezzo
1 fuochi Greci , er hauer corfo tanti
Pericoli dii Mare, er deUa Terra ,
Mentre i Troiani Italia uan cercando ,
Et di rifar unaltra uolta Troia ,
Perch'ella unalra uolta babbia à cadere ? '
No» era meglio ajfai,ftrmarfi fopra >
.m. LI BRO >n
Il ctner della patria , er fui terreno ,
VouefùTroiaiOpadreamifcrrendi,
Rendi ti prego , il Santo , c7 Simoenta :
fa che i T roianimici pojfan da capo, ,
A cdfi ritornar d'ìlio beala forte , .»
'jMor ) finta Giunon da gran furore, /
• perche mi sforzi tu rompere il mio
Silcntio fC’lduolycbeinme tenta coperto*
Con parole [coprir ? chi fu colui ,
Qd huomo o Dio , loqual sfèrzaffe 'Enea
A muouer guerra ? o farfl al Re Latino
inimico i egli in Italia eoi uolcre
De fati ondo , ponghìam piu tofto finto
Val furor , &conjlglio di Calandra *
Vbo conpgliai io forfè , che lafciaffe
il campo , per fidarfì in man de uenti i
Che commetteffe il fato de ta guerra
A un garzone tto , o che ei tentando andajje
La fède de Tofani , o gucWe ge/rf j ,
Chefìftaudnodtthoruiuendqinpacei
Qual Dio gl'ha fatto danno , o qual di noi >
Dura poffanza i or qui doue è Giunone ^
O lri giu mandata delle nubi 1
Giufio non è , chei popoli Latini
Ardan Troia nafeente , er non è honeflo : ,
Che Turno ftia ne la fua patria , Turno : .
Cha per duolo fuo Pilumno iUuftre ,
Et la piua Venilid per fua madre
• Ma che ti par de tuoi Troiani , iquali
fanno al popol Latin fòrza col fuoco ,
Sufurpan l'altrui terre , e? tifati prede* ..
«DECIMO^ a9o
I fuocertf eleggono , cr le donne
Altrui promcjfe giù tolgo» per mogli t j
Mojìran con una man di chieder pdce9 ^
Coni altrui legni lor forni feon d'arme t --r
Tu puoi leuar * Enea fartele mani 7
Greci > ( in cambio fio , pop nebbia cruenti $
Et puoi mutar tarmata in tante Ninfe $ *
Et <f à/tot p<*rfc y a me non fia concejfo , f *
A gJOM<tr* w co/d alcuna ; {
Enea fi trouaaffente,& non fi nulla;
Stiafi quanto gli piace à far ritorno. v
H abbiti P afo , e Idalio , babbi Cithcra;
Et perche dai tu noia a una cittade
E iena di guerre , e àgi animi fuperbii •'
forfè cerchio di rumare in fondo
Di frigia ildebil flato Uo dunque* o quegli ,
Che i miferi T roian die in preda a Greci (
Et qual fu la cagion di porre in ami
VEuropa , cr t Afta , cr con rapina & fitto
Romper la pace , che era in fra di loro !
Et io guidai t adultero Troiano ,
A pigliar Spartba i io gli diedi arme ? c fio
Mantenni con Cupidine le guerre *
T empo fi allbor , d’haucr cura de tuoi ,
Hor tardi: scontra ogni ragion tilagfii
Et meco indarno anchor prendi contefa .
T di firo le parole di Giunone : ]
Et era gran difeordia infra gli Dei ,
Che unfauoriua quejla , er t altro quella , i
Com'al primo foffiar , che nelle felue
Et tra le fonde lodali lontano
u
I
«a- «inno»
CldmriMriMors'accorzon lofio, ■
Cbc'lutnto è per kuarfì a fargli oltraggio.
. ìb^àM q^tmpenoUmmano .
vd mwM» ì“ ww* P“rKc‘f
StachetotutfMel,mtntrecfaueUai
t\^l, a terrai tari* tace.i unti cr t onde
Nt I nwr, fiflanno in placido npofo.
O VESTE parole mie dunque afcoltdtc.
Et tenetele à mente in fiempitcr no,
papoi che non fi può metter' accordo
frapopolid'ltalid&fraiTroiani,
Et la uofira dificordia non ha fine ; *
QMcHd fortuna <?hoggi>& qucUa/peme
ì£il Troiano ,e'l Latin; tratterò ancb io.
Et terrò fenza differenza alcuna.
& per lo buon deficit Italiani campo
Si troua hauer t affieno per ria forte >
Di Troia, & pcrfuò'oracolifinijtri,
Nc però affoluo i Rutoli , md uoglio,
C'habbia ciaficuh lafua Fortuna;?? Gioite r
fiaconl'una ,cr t altra parte,
jfiatitroueran la flrada loro, * *
Cofi giurò per la palude Stige, -
Et /è tremar con unfol cenno il ciao. lJ ' 1
. Qiùfi fine al fuo dir; allhorUuofit • ^
Giouedalaureofcggio;ondcgh Dei
Gli Jvccr compagnia fino a l albergo • * .
In tanto fono i Rutoli a le porte, - .
Et me fio quel uanno uccidendo ;& JU0&
t>*affatican di pur fiotto a k mura. ;
ila il campo de'Troianhlajfiedto ha intorno;
Etnom
l
“Et non ardifce ufcir de lo faccetto, "" *
Senza haucr di fuggire alcuna freme*
1 miferi fi ftan [opra le torri ,
E pochi fono a guardia de le mura*
Stan ne la prima fchicra Apio , T himete -
Vlmbraflo quei , (f H iceta figlio quefii * '
D ue Affami , er Cafiorcol uecchio T ibri* *
Con cofior uengon due fi atei amali
darò er H emon di Lieta ambi figliuoli
Di Sarpedone. Agraon L irnefio porta
Vngrandifiimofafjoin fu le fratte.
Che non picciola parte era <£un monte *
Non fu punto coftui , minor del padre
Clitio , ne del fiatelfuo Mcncfieo.
Qnefli co dardi , er quei co fafii in mono • f '
Si uomo apparecchiando a la dififa ,
E t fcaglian fùoco,& tranfreccie co larco *
Ecco ilfanciul Troian fcura ey penflero -■
De U betta Ciprigna , in mezzo a gP altri
Scopre il bel uifo leggiadretto honefto :
Qual gemma luce , che diuide or fino %
Ornamento del collo , ode la tefia :
O qual rifrlende in boffo , o in tcrebintho
Legato auorio da maejlra mano *
\ Brano i capei et or fui collo frarfl \r
Fin che neue non è ne latte bianco 9
D a un cerchio d!or leggiadramente affretti »
Vider te anchor le ualorofe genti ,
O \fmaroadcprar feerie eyucleno9
Qgenerofo di NLeonia atlieuo ,
Óouefon grafi t campi , er do.ue corre
Enei, di Ver* NN
^ ' ...
. LIBRO
Il PattoUc'ka le ricche arene (Toro ,
F uuiancho Mncftco, illudi fldauauantò
V’haucr già fpinto da le mura Turno :
E t Capi : onde poi Capua ha pressi nome .
Quelli hauean compartito infra di loro
1 duri uffici de la g uerra-, in tanto
Solcaua Enea da mezza notte il mare . -
Che comyeg f hebbe abandonat o Euandro,
Andò a trouar il KeT ar conte, t a lui
Contò chi eg l'era, il fuo legnaggio,c? parte
Quel che ei chiedea, quel che recatia,0' quotiti
Armene? genti Mczztntìo in punto haueO}
Et t informò del gran ualor di Turno:
Vauisò anchora» er ricordvlli quanto
Vane le cofe fìcn di qucfto mondo :
Et a le fue parole aggiunfe preghi .
“Perche fenza indugiar punto, T archontt
Seco fè lcga,cr le fue fòrze aggiunfe.
Sali la gente aUhor di Lidia [opra
h* armata come fu uoler de fati.
Va capitan flranier guidata CF retta.
J Fu la naue <f E nea la prima dfciorfl
f Val porto, cr fopràl becco hauea dipinti
J feroci Leon di Frigia,el monte
V’ldd,chefu gratifstmo i Troiani.
Qui fiede il grande Enea, fr afe penfando
1 u ari caft de la guerra, CT tiene
Val lato manco il buon Pollante, il quali
Sta guardando le felle, per ueicrc
Quanto uiaggio fati f- b abbia la notte ,
EtperUrroa&perMreipaftitora. t
Aprite horHclicona3o Mufie aprite,
B aitatemi adir col Uoftró coniò
ha gente Thofica,ch’ accompagna Enea,
Quanti legni arma,er come folca il Mare. '
Mafiico un Capitan fù,ckc imbarcofii
Con mille armati giouani da Cbiufi
Varte> er da Cofa,cb’eran tuttùarcicrL
Venne con ejfo loro il fiero Ab ante 3
Chauea una fchicraji tutte armi armata,
"Et fula nauc fua dipinto A pollo .
Coflui menò da P opu ’onia ficco
Seicento huomini braui3e in guerra ejperti:
Altri trecento poi l’ifiola d’Elba,
Ver le uene delfino lUuflrecf ricca»
ìl terzo Afila fù,ch’era indouino , '*
Et fiapea giudicar l’ interiora f
De le uittime uccifiefia cui le felle
Vbidificon del cicloide gl uccelli
Le lingue 3eifuocbi3c folgori prcfaghL
Guida coflui miU’huomini ualenti
Con armi in hafla,i cjuai uetiian da Vi fio.
Città Thofcana . Sicgue il bello Afture
Si gentil catialier , c r ben amato .
Seguono apprefifio a quefli altri trecento
Con un medefimo ardir d’ire a la guerra ,
Che ucngòn da Cerete,cr da Mignone,
Et da gl’ antichi Virgin da Grauifca.
Non paffierò te con filcntio,o Cigno, ■
Ve Liguri fortifiìmo campione, •• •.
Nere C upauo3in compagnia di pochi
C’hai lepennedi cigno per cimare
/•UIBRO }H ■ ,
Amor uoflro fdUire,& tefiimone < ..
De la beiti del padre . Onde fi dice.
Che gii Cigno piangendo Ufuo Fetonte
Tanto amato da lui , mentre tra pioppi
Cantaua a l'ombra de le fucforeUe j
Et cofi confolaua il meflo aborti
Venne canuto, e? uccchio, er fifii augello
Con bianche piume, ilqual morendo canti
Si dolce, che'l fuo canto ogn altro auknzi*
Il cui figliuolo accompagnò l'armati
l Con beUifiimafchiera di soldati
Sopra un nauiglio, ilqual dipinto Irauci
Vn gran Centauro, che fouràfia à fonde.
Et con un graue fajfo le minaccia -,
E'ntanto folcati mar pretto erueloce.
Venne Ocno anchor da le natie contradei
figliuol di Manto, CT del Thofcano fiume ,
Ch'edificò già Mantoua>C? le pofe
il nome de la madre : ondefichiama
Mantoua ricca er di lignaggio iUufirex
Ma non fon tutti d'un fol fangue,anzi etti
Ha fotto fc tre nationi jCT quattro
popoli : ond'cjfa è capone? le fuefirze .
Tutte egualmente fon di /angue T ofeo .
' Quindi contr a Mezentio anchor ne uanno
Cinquecento altri Jquali eran guidali
, D<t Mincio figlio di B enacojilquale
Di canna inghirlandato,in mare entriikU
Vcnneui il graue Aulete menò fico
Vna naue,cb' andana a cento remi.
Cojiuiflfia portar damfier Tritone»
«‘DECIMO » *3 )
Che con cerulea, conca il marffiaucnta.
Era huom dal mezzo in fu queflo animate ,
Dal mezzo in giufo , e'I uentre era Balenai
Et fènica Ionie col feroce petto .
Tanti braui baroni andauan dunqui
Con tratta naui in aiuto di Troia * v
Et lietamente il mar folcauan tutti ,
Cia s’ era il di partito ,er f alma Luna
Staua col carro fuo del ciclo in mezzo» .>
E neanche per ht «cr molti penfìcri
Non potea chiuder' occhierà al timoni «
Et parte ftaua 4 gouernar le ueU}
Quando ecco in mezzo' l mar gli fi prefenti
V n drappelle tto de le fue compagne:
Quefle eran Ninfe Jlhora,& del Mar Deci
Che Cibelel'haueafatteeffertali
Di naui che eran prima, cr di que'legpi.
Che fi trouar legate er forti in porto. *
E He tofloconobber di lontano
Il lorfignore,cr glifi- balli intorno:
Vofcia Cimodocea,Ci}'erafia loro
B eUt filma er gentil faucllatrice ,
Seguendo dietro à lui, con la man de firn
T enea la poppa, & mezza fior de l'acqui
Conlafimflrajojf'ingealanaue.
Aìlhorcofi parlò uerfod' Enea,
Che non la conofceua-, o de gli Dei
figliuolo Enea,fei tu per forte defiot • : v
D e fiati tojl o,crfa gonfiar le ucle. ■" \
Fini noi fiam del facro monte d'idi,
fiora Hmft del mar }gia tuoi nauiglt.
; : «LIBRO»
Toflo che t'empio Ruttilo col ferro, s
Et col fioco fi ntojfe in ucr di noi ,
Mal grado no/ìro i tuoi cauai rompemmo^
Et per lo mar di te cercando andammo. -
Et Cibcledi noi moffa a pietade ,
Ci diede quello uifo,z?ntft Dee,
Et notte ctihabitafìimo ne tende.
Mail fanciuUetto Afeanio hor fi ritrova
Cbiufo tramura,cr /òffe, in mezzo a lame*
E i feroci Latini ha tutti intorno . -
Già Id cavalleria d' Arcadi a ha prefo
lUuogo da te impofto,& s'accompagna
Co' udienti Tofani: er però Turno ,
Per non lafciargli unir, férmo è d'opporfi*
Et con le fchierefue,p affargli in mezzo.
Lena fu toflo, cr come ffnmta il giorno
Fa (teffer primo a porre in arme i tuoi »
Et piglia quello feudo, ornato d'oro , x '
Che già per fcampo tuo fece Vulcano.
Perche il giorno che uien/c tu mi credi*
E' per ueder de Kutoli,granflragc .
Cofi nel fin del fuo parlar partendo
Spinjfe con man la poppatone quella.
Che ben fapeua il modomfejfa corre
Piu ueloce che dardo affai per tonde ,
Et piu che ftrolejlqual pareggi il uentou
Affrettan poi gl'aùii nauigli il corfo, <’■ ->
Otidefìnutrauiglia il forte Enea ;
Pur con fi lieto augurio fi rincora .
Aìlbor guardando il del fa breuemente
Suoi preghi,?? dice} O madre degli Dei
Tm chai Dindimo a corcale cittadl
Tornite a torride al tuo carro i leoni ;
Siami tu bora a la battaglia guida}
Dammi tu lieto augurio, e a tuoi Troiani
Ditta porgi fauor .fòrza, er foccorfo.
Quifinì i preghi, er le parole, in tanto
Il giorno ne nenia ratto.er hauca
Cacciato già la notte -, dUhorch'Enca
■ Commandò afuoi.chefòffcro a linfcgne,
E apparccchiafjer gP animi,®- U mani.
Et lor medefmi a l'armi, e a la battaglio,
E t già fiondo egli in cima de la poppa
S'apprefcnta a la uifla de'Troiani ,
Et dclfuo campo ?aMhor con lafinijlra
Alza lo feudo, tal che alzaro ancb'cjti
Quei che erano a le mura, un grido tale.
Ch'andò ratto a ferir fino a le /Ielle.
Crebbe lo sdegno in lor con la Speranza,
Et cominciare a trar dardi, & /dette.
Si come don fotto l'ofcure nubi
he gru di Thracia ilfegno ,<& con romorc
Trattano Variai con horrcnde grida
Vanno figgendo dal fùror de'uentu
Tur quefte cofe affai di marauiglia
Cagione a Turno, c a' capitan Latini ,
F in che uidcr riuolte a la riuiera
Lenoni, crtutto'l mar d'armate pieno,
Ardeua un lampo in fu'l capo d'Enea,
Et la fiamma feorrea dentro il cimiera
Et lo feudo mettea fuoco, er fpauento .
Come rojfcggian ne l'ofcura notte
Le fanguigne comete 5 0 quando nafct
il jìrio ardor, quell empio Cane,il quale
Al mondo porta infèrmitadi,e fete *
E col fuo lume rio contrita il cielo*
Ma non per ciò ne V animo fo Turno
Punto feattò £ ardire, c T di coraggio * '
Che fi mife 1 pigliar la riua, affine
T)i non lafciar [montare i fuoi mmicL \J
Perche con le parok ,er piu con loprt ;
Crefce fòrze & tv ' or ne lefue genti ,
"Dicendo, quel che già tanto br mafie.
Ecco che e giuntopur : ciafcuno ha Marte
Nc le fue mani : hor fi ricordi ogtuuno
De la fua cara moglie, & de la capa
De fatti, cr de le proue de maggióri.
Andiamo ad incontrargli in fu la riua.
Mentre efii anchor fon sbigottiti, e ufcendó
No» pojfon ben fermare in terra 1 piedi :
Che la fortuna gl animo fi aita.
Cefi difi egli -, crpdrtefra fe fieffo, - 1 -
Penfa quei eie menar puote con fico,
Et quei- eh* anco lafciar debbe a laffediot i •
In tanto Enea fa porre in terra i ponti ,
Et ufeir fiora i fuoi $ molti de' quali
Afiettan Vacqua,chc ritorni indietro;
Per potere ifmontar con lieuc fatto:
Altri con remi anchor fendono in terrOU
Guardando dllhor T archon uerfo la riua *
Dowc non fiera hauer guado,o contralto
De V acqua che fi rompe entro gli fogli ,
Ma douc il mare ha fenzu alcuna offe fa ' ;
V «DECIMÒ» Z9f
ìtcrefcer,é?fcemar de Tonde fue.
Subito fa ùoltar le prode,?? prega
l Con qucjlé,o tot parole i fuoi compagni
Sii compagni,?? fratei,sù mano armi l
Sojpignctc U naui,?? con gli /front
| } Quefla terra nemica d noi rompete} /*"
Si che fi faccia la carena il folco . \ ■
- lo non mi curo punto a qitefto tempii
Romper la naue,pur ch'io fmonti in tcrrd*
Detto c'bcbbe Tarcon quefte parole >
Vofer mano i soldati a remi, ed fòrza ■-
Spitifer le naut in terra de L atini ,
Un che gli /proni fi ficcare in fecco* :
St fenza òffe fa fi firmar le naui-.
l utea 5 aperje,<o gì auvmin pvjz ut abitai
Che da remi impediti,?? da le panche
Apènaritròuarmodòafaluarfiy j
Varte che t acqua lor toglieua i piedi
'Sieri flette Turno anche egfi à p&der tempoi
Ma tofiòmoffe incontra dc'froiani
Le fuegenti,?? firmollc in su la ritid
Sonar le trombe -,él fòrte Ènea fu il primo «
Ad afialir le fchiere de uìUani : *.
Dt per augurio buon de la battaglia
Ruppe i Latini,?? aniazz° Thcronte , ’Ò
H uom grdndifiimo,e? fòrte di per fona »
Che fi moffe d uenir contra di lui :
E i con UJp aia gU pafiò lo feudo,
V
?
(K LIBRO W
Ed cor AZZA indorataci fianco apprefjo * ■
Veri poi Lica, ilqual morta fa madre
Veraufeito del corpo, CT nato al inondo^
Etera faccrdote atlbor d' A pollo: ■
Et fu per poco a non effer ferito .
Poco lungi a cofìui nuccife un paio, j
Il fier CijfroCl fòrte GÌa, li quali
Conia ma^za abbatteanV armi.ej le /chiari*
Non giotiar punto lor i*H creole l'amia
Non le lor mani ualorofc.z? manco
• JAelampo il padre loriche fu compagno
D*H ercole in fin che uiffe in queflo mondi*
Et ecco .mentre Faro indarno grida
Piantogli un dardo Enea dentro a la bocci*
Et tu Cidone mchor, mentre infelice
Stai uagheggiando il tuo noucllo amore
Clitio .cui il primo fior fpuntaua allhoret
Sopra le guancic, per le man d Enea
Morto farefli.de tuo' amor flcuro ,
Ch' erano fempre.cr non altro garzoni l
Se per uentura tua non incoittraua
ìn una fólta fchiera di fratelli
Tutti figli di F orco a nouer fette.
Che fette dardi giauentaro a un tempo $
Parte de qiiaìne l'elmo.zT ne lo feudo c.
Andarono à ferir fenza far colpo } k
' Et parte Citherea ne uolfe altrouc
Ch' a la per fona fua furono aggiunti* \
AUhora Enea parlò col fido Achate*
Dammi de' dardi Achate ( perche A uoto j
. none per girne alcun contro a' Latini) v i *
«DECIMO »*» 286
Di quei chefipidtitar nel corpo a'Grec't ,
Già ne campi di Troia . aUhor prefe egli
Vna grande hajla cr truffe -, ella notando
Vafiò lo feudo di Meo ne, e inficine
Gli ruppe a un tempo,crla corazzili e'I petto*
Entrogli fotto Alcanorc il fratello >
Et con la man cadendo lo fofì enne,
h’hafta fagliata da terribil braccio ;
F uggì qual ucnto,<&fanguinofa entrogli . .
Tra nevai de la falla, oue fèrmofiu ■
AUhor a Numitor trahendo il dardo
Fwor del corpo al fi atei lontra Fncamofjh ,
Ma non potè gufargli alcuno oltraggio 5
Tur rafentò la cofcia al grande Acbate. t
Giutife aUhor Claufo , ilquale era da Curi* i
Giouin di gran Udlorticr di lontano
Ubajla attentò ,che Driope firio • v : ; >
Si grauc fotto ilmento,chein un tempo :.l
ho fogliò de la uoce , e r de U uita ,
Tuffandogli la gola}ond’eypcrcoffe \
ha terra con la fronte,^ per la bocci
Gettò di molto fangue. uccife anchera
Ter nari cafi tre di T brada nati, . r
E altn.tr. e da ifmar a, figliuoli >
E’ Ida . incontrofii aUhora Ualefo,e AttruncA,
E'I gentitmialier figlio a Ncttunno »
Mejfapo . hor qucfìi,hor quei cercati cacciar^;
"Et cefi fi combatte m fu Ventrata
D’ Italia >comefdnno m aria i uenti.
Quando contrari fono, e? fan battagli# ?
Conforme eytali,^ animi fra loro, \ . i
Dura la pugna affai dubbiofiticrcfii
Tanno ogni sfòrzo per reflar difopra-
Non altrimenti le Troiane fchtere ,
E t le fichiere Latine urtano infìemr.
Vun piè fia sopra l'altro,^ gVhuomin fiatine
Siche non poffion pur muouer unpafjo.
Dal'altraparteycom'hebbeueduto
Fallante i fuoi dì Arcadia ufati poco
A combatter per terra,oue il torrente
Spinti haueamolti fafiiy&gl’arbufcetU
Schiantati date ripe, in figa por/l.
Et le ffadcuoltar tutti a, Latini ;
Da poi chc'l fito,e'l luogo gli sforzane *
A lafciar i cauai,ftandoft a piedi}
Quel rimedio che folo era al bifiogno,
TLorcon preghiere,hor con parole 4 cerbi
Tenta fuegliar in lor fòrza er udore .
Ah fratelli. Ah compagni oue fùggitef
P er uoi me de fini, zr per le uofirc pruoue,
Ter lo nome <£Euandro,& per le guerre
Vinte da uoi , per la fperanza mia,
‘Chor crcfcc a gara de ìhonor paterno.
Non ui uogliate confidar ne piedi:
Che con la ffiada in man dafiarui battete
hauia,doue inimici fon piu fólti:
Ter quella uoi col Capitan Palante
H auetc ne la patria a far ritorno .
None alcun Dio, che ui contrafli,e i noftri
Nimici,fion,fi come noi, mortali, >
Non efii infra di Icr luogo fi dormo ,
Non fi cedon le nubi,cr manco il mare *
(•I DECIMO^I *8 f
Voti ban piu (Cuna uita,zr di due mani .
Vngran golfi di mare babbiamo innanzi : -
Ve fi può piu fuggir per terrai dunque
Andremo forfè noi per mar a Troia i \
Cefi dtfie egli) e in mezzo decimici
Spinfie,doucfù il primo ad incontrarlo
Lago perfuafeiagurai il qual udendo
Vn grauifiimofiaffio a1 zar da terra,
E t con tfifio ferir Pattante, fùe
Con un dardo da lui trafitto cr morto ;
Ch' apunto gli pafiò fiotto le cofte,
Et fra la fi>ina,oùe firmo fii thafia .
MoJJelì atthora Hijbon}Jfier andò fare
ìlmcdefimo anelici giuoco a Pattante; '
Ma non gli uetme fatto perche mentre
Ver la morte crudel del fitto compagno V
Poco auedutamente innanzi ficorfie, ;
P ottante tamazzòd’unaftoccatd. y ’
P oiflriuolfe a He leno,cr leuottì
La uita,erfice à Stbcnelo altrettanto,
tra nato cofiui del f angue antito
V i R hcto,e ufiato bauea con la matrigna.
Morifte anchor uoine'Latini campi
Larida,0" T imbro,ch\rauate nati
Ambi ad un partOyCT perciò tanto infieriti
SimilyChe l'un da Poltro era a fatica
TLiconofciuto-, tal che grato errore
Spejfio il padre, cria madre in ciò bauean prefi)
Ma firana in uoifi diffcrcntia allbora
V aliante ,che recific il capo a Timbro ,
BdLaruUmoz^òladeftranmoi
Y diche gli fi cader la fpada in terrà*
Ct Arcadi da confòrti del lor duce
f atti animofi,eX parte anchor ueggendo
Lefue prime bonorate3hcbbcr ucrgognd
Inficine con dolore : onde Marinaro
C ontra i nimici di furore & [degno. <
P aliante aUhcrfirì R heteo, che [opri
Vna carretta fi fuggi* da lui :
Etfiui quefto /patio, ex tal diiHora
Afcampod'llothaucirfci dilontano
Centra di lui [cagliato un forte dardo ,
Che colfc Kheteo in mezzodì fai uolgetM
le j palle a T cuthro3e a Tire f 'uo fratello;
Tal cheti cadendo giù de la carretta
Rimafc mezzo morto in fu la terr a*
Come colà di fiate, aUhor chel ucnto
Si lcua> c T chel paftore ha ne le [due
Acccfo fioco in piu et un luogo , ilquale
Subito duuampayCT tanto ua crefccndo ,
Ch'à untratto tutta la campagna ingombri*
E i uincitor fi fia fedendo in parte,
Voueucdc le fiamme andare al cielo .
Non altrimenti fi riftringc infteme
Tutto il ualor de fuoi,per aiutare
' Vallante . ex quiui il ualorofo tìalefo
Ne tarmi fue fi ftringe,ex corre innanzi .
tadon,Tercto, ex D emodoco uccife
Coflui, pofeia * Strimon tagliò la mano ,
Conia ffrada, tirandogli a la gola.
Colfc d’un [affo anchor Thoante in uifo.
Et tutto il ruppe, e ufcir fi ce il cernilo*
D E C I M O ^ 4 88
H duca il padre indouin nafeofo H alefò
Ne bofchijilqual dapoi che uenne a morte, ,
' te parche gP aucntar le mani addoffo.
Ch'egli haueffe a morir d'arme £ Euandro,
lAojJe con tra di lui Pattante hauendo
fatto pria qucflì preghi . o padre Tcbro ,
Gratta mi fa, che qucjlc arme ch'io lancio ,
Vada dritto a ferir nel petto Halefo.
Ch'io prometto [aerare a la tua quercia •
Vanni ,c?leff oglie tue . raccolfe il Tebrè
I preghi1: er cofi mentre Halefo uotte
Ricoprir Imaomlafciòfc flc fio
Scoperto il petto al dardo di Pattante,
Uà non lafci'o però Laufo le fchiere
Stordite per la morte di tanto huomo,
Laufo gran parte de la guerra jìlquale
\ccife A bantCych era il nodo, e' l perno •
De la battaglia . Son gli Arcadi morti,
E t parimente fon morti i Thofcani:
Cofìi T r ciani a G reci non dan luogo .
S'affrontano le fchiere con eguali ,
Ltcdpi}er forze, er fon frette le [quadri
Da fezzi : ne la turba muouer lafcia
V armerie mani altrui, da una parte
Sptgne,&flrigne Pattante ,er £ altra Laufo 3
Amendue belli, er quafi d'un'ctade i
JAa la fortuna loro h aue a conte fo
il poter a la patria far ritornò .
Non uotte il Re del del , che s’affrontdfje
L'un contra P altro aUhor -, perche egli haueÀ
GiadefHmto a kuw3 er l'altro morti
• ** > *
t * À
.r , j v*
V r
Sotto maggior nimico in altro luogo .
In tanto laforeUa auifa Turno,
Ch'ir debba a dar aiuto a Laufojond'cgli
Spinge per mezzo il campo la carretta. - .
E tcom'e'uide ifuoi foldati , dific-, -,
fateui adietrOjZT piu non combattete ;
perciò ch'io fol mcnuo contra Pollante: .
Pattante ha da morir sol di mia mano :
Quanto hard caro hor qui tiederfuo padre9
Cofi difi egli# i fuoi fifiro adietro,
jAarauìgliofii affai Laufo3ucggendo
1 Rutuli ntrarji al dir di Turno, ' .
Et ftupì nel guardar la gran perfino^
Che /quadrò tutta quanta di lontano;
Btai parole usò contra diluu
© farò io de le tue spoglie opime
Hoggì lodato , o (Phonorata morte
Et l'uno,cr l'altro piacerò a mio pddrf.
Hon brauar piu . Cofi dicendo mofie
Contro il fierq nimico ; atthora ilfangue.
A gl’ Arcadi agghiacciò dintorno al core,
Turno [montò detta carretta o piedi ,
. Come Leon,cheuede di lontano
y}n Toro che uorria combatter [eco,
Tojlo gli corre incontra : cr talee Turno .
Come credette afidi d'efier uicitio
• a giugnerlo con l'haJla,<dlhor Pattanti
Corfcuer lui, s' alcuna forte mai
A fc> che potea manco, aiuto defie:
Et cofi uolfe al del parole e? preghi
Per Vhofiitio del padre#? per le metife,
v ^ DECI MO >»l *8?
Oue firanier gnmefli , Ucrcol ti prego ,
Che turni Aid fauorea tanta impnfa:
F a che finta cofiui Y&rme ffrogUarjì
Gid mezzo morto , e r pria che e'chiuggdgV cechi.
Vegga me umeitor f opra di lui .
Uefcàlèil prego udì di Laufo , er traffe
V tigrati foffrir } che infin dal cor gli uetme :
E t pianfe molto ancor , ma indarno 3 atthoret
Dijfe il padre al fighuol qucflc parole.
Ciófcuno ha il giorno fuo : breue , cr prefiffo
B an gli burniti tutti il tempo de la uita ;
1A a il uolerjì acquiftar fama con l’oprc
Qjlcflo opra è di mtu 3 tanti figliuoli
fai Dei mo riro a le mura di Troia :
Xionuui anchor Sar pedone mio figlio ;
E t cefi Turno affretta il fuo de fimo j
Et è homai giunto al tcrnin del fuo corfo .
Cofi dijfe egli , er uolfe gl occhi altrout .
Con molta fòrza: allbor lanciò Vallante
Vn'afta , c r traffe fuor la ffrada anchcra ,
haqual uolando andò a finre apunto ,
DpK<: 5’ affibbiati l’armi in fu la ffraUd a
Et fcefe poi per l'orlo de lo feudo.
Si Ihe alla fine anchor uenne toccando
Dei gran corpo di Turno alcuna sparto . /
Ed douc Turno poi c’hebbc un gran pezzo
Colto la mira con un dardo , il traffe
Contra Pollante , cr dijfe 3 hor puoi uedere ,
Se’l mio dardo ha del tuo punta migliore .
Detto che gl’hcbbc ciò ,/Croglt 4 un colpo
♦ E 0 feudo , ilqualc hauca doppia coperta
Enel di Ve r* O O
Di fèrro , CT rame > CT er<t oitr* di quefto
& una pelle di bue tutto fornito :
Talché la punta lo pafiò per mezzo >
Et ruppe a un tempo la corazza e'l petto .
E ì trajfe fuor de la ferita il dardo
Caldo , ma indarno 5 perche fuor gt u/ciro
Tfuna medcfma uta V anima , e'ifangue .
Cadde egli aUhor fu la finta , er l'armt
fecero un gran romore yCfei cadendo
il nimico terren difangue tinfe .
Turno fopra di lui fermato , difjc .
Non ui f cordate 0 Arcadi 1 miei detti >
Riferire ad E uandro , CT dirgli 5 ch'io
Gli rimando ilfigliuol > come c' lo merta 1
Et chio glidono , c rfò gratia , ch'e’ pojfa
Dare al corpo di lui degno fepolcro .
Vamicitid d'Enca caro gli cofla.
Et detto ciò , col piefiruftro prefe
il corpo >&lo jj’ogl/ò de la cintura >
Chauea / colpita uri ' empia hifloria dentro ;
Si come in una notte una granfchier a
Di giouani fu morta da le mogli :
Bello artificio , er fatto di rilieuo
Per man cCEurition con oro affai .
Di quefta /foglia Turno horfi rallegra.:
Non sa f hurnana mente il fuo de fino »
Né quel c'ha da uenir , peròfafifta
Troppo piu che non dee , ne le uenturc .
Ma uerrd tempo ancor , che comprerebbe
Turno gran prezzo hauer uiuo P aliante ,
Et baurà m odio quefte /foglie , c \l giorno.
5 . ' jì / } v vr » ^
. f
1
1^ D E C I M O; ^ 2}Q
I furi compagni con fcffiiri cr pianti
Riportano P aliante in fu lo fetido :
Dicendo , o quanta doglia , o quanto honore
T ornerà al padre tuo : qncfto di primo
Ti die ila guerra , er questo aneto ti tolfe9
Mòrti da te però molti Latini,
Ne piu la fama , ma la nuoua certa
Ratto di tanto mal cor fieadEneay .
Com'cran le fue genti in gran periglio ;
E t s'haucan d'aiutar tolto i Troiani .
Ciò che gli viene incontra adunque ti miete
Con la ffiada ,crfìfa flrada col fèrro ,
Cercando Turno 3 ilquale andaua altero ,
D 'haucr pur dianzi uccifo un tal nimico :
] Pattante , E uandro , c7 tutto ha innanzi à gliocchi,
Le menfc doue atthor gtunfe jlranicro ,
Et la fède fra lor 3 qutui prefe egli .
Quattro giouinuenuti da Sulmona. ■
Et altrettanti da Lofanto uiui , : ■
Iti Ter farne a lombre fiacrificio , er parte
Col (angue lor bagnar le fiamme , e'I rogo,
Trajfe dipoi d’ un afta di lontano
A MagOy che gl' entrò fiotto 3 di modo ,
C he l'arme gli pafiò fopra la tefta :
Poi gli abbracciò humi Imcnte le ginocchia ,
Dicendo a lui 3 per lalma di tuo padre 9
Per la jbeme d' A fcanio tuo figliuolo
Ti prego faluaqueftauita al figlio >
h E al padre : io tengo una gran enfia -, doue
f) D'argento lauorato ho già ficpolti *
Molti talenti , er di molto oro anchora
OO ij
<
- K LIBRO W
forte coniato tengo ,cr parte inmaffa,
hd vittoria di Troia quinci non pende % . . ;
Et la uitd Sun fol nulla rileua .
Co/ì ditegli , cr gli riftofe Enea j
Tanti talenti tuoi d’argento , e r d'oro
Serba a tuoi figli ; Turno r/Ì4to il prima
A levar quefte pratiche di guerra ,
Quando e’ tolfe la uitd al ntio.PaUante,
Valma del Padre mio quefto confinte 5
Et lo conferite Afcanio . A Uhorlo prefc
Con lafini&va man per la celata.
Et uolgcndolo ddietro gli nafeofe
Da ffiada infima l'clfix m la gola ,
Poco quindi era Emonide lontana ,
Sacerdote di Febo , c?dt Didna ,
Con una [aera benda intorno al capo
Tutto attillato , cr con beUifiitne arimi
Enea glimoffi incontra , cr jèlcadere ,
Poi di hi fice facrificio d lombra*
Truffigli l’arme aUhor Serefio , affine
Di rizzar <£ effe a Marte un bel trofèo,
tcccr tornar le fihiere ala battaglia
eccolo di Vuledn figlio, cr Ombrone ,
Che da monti uenia de Mar fi . E«C4
Da l’altra parte con gran furia muoue ,
Egli hauea già tagliato la man manca
D’ Anfore-, & rotto anchor tutto lo feudo.
Urna detto colui gran cof t ; cr certo
Crtdeachelfuoparlarhauejfi effetto »
Et come quei, che forfè incielo hauea
V animo, di venir fi prometteva
I #
«c DE CIMO MI lft
Vecchio , cr di uiuer per molti anni aneboraU
Vcnncgli incontra poi T arguito , ilquale
Tutto erabr ano con beffami indojfo*
figlino Idi Iranno , crdiDriopc Ninfa »
Venne dico a incontrar nel [ito furore * '
Onde lo coljc Enea ne la corazza > >
Et quella , er g& pafiò lo feudo infierite
Con IhaQa 5 & benché Umifero il pregaffe*
Et molto puii'apparecchiajjè a dirgli ,
Tutto fu indarno : perche Enea taglioUi
Conejjò un colpo ilcapo ^Itraffe interré.
Poi riuolgcndo il tronco caldo anebora ,
Cofi parlò fopra ilnirmco petto ♦
Staiti hor brauo codi projlefo , & morto
Che tua madre none per fepdirti , >
Et nel patrio fepolcro il corpo porrei ±
Ma di fere y&ffaugeicibo farai*
0 i pefeiti porrannel ucntre loro *
Tejlo perfegue anclror Lkd,ezr Antheo 9 ì
Che ne le prime fchkrceran di Turno ,
E’i fòrte Nma , cr poi Cmerte il bionda*
Giafigliuoldcl magnanimo Volfccnte ,
il piu ricco bum dì li alta , crfìr dlAmkU*
Qu4 dicon già , che fu Eg eone il grande »
Che cento br accia ,cr cento numi banca, ■ >
E per cinquanta bocche & altrettanti
Petti fuoco Jfiraua 3 aUhor che contra
1 fólgori di Gioue, oprò del pari . *,
Tanti altri feudi, cr tante jfadeftrinfe:
Cofi per tutto il campo Enea flracorfc
Vincitortofto ? e'nfanguinò la fyaia „
CO ttf
* ^
^i LIBRO
Et cccofjnnfe anchor contro. Nifco, ^
' E i camftducntò per ifciagura
Dela carretta , ond’ei tr afferò in terra
Il lor Signore , cr corfer ucrfo il mare •
'Lucago intanto , cr Ugm il fratello
i Con due bianchi cauaUi a lacarretta
Sifèro innanzi: Ligcri guidaua
J canai con la briglia ; CT d'altra parte
Aggirata il fratei la /bada intorno .
Non potè comportar tanta brauura
Buca, ma fife lor col br andò incontra*
Onde Ligcri a lui i qui non uedrai
] canai di Diomede , 0 la carretta
Achille , 0 i T roian campi 3 in queflo luogo
Sari il fin de la guerra , cr di tua aita .
C ofl brandita allbor Digerì il pazzo 5
Ma gianon flette a far parole Enea; .
perche un dardo lanciò contrai nimico ♦ /•
Spinfs intanto i canai L ucago innanzi >
Et mentre egli era difeoperto al dardo ,
Et col pie manco alla battaglia acconcio 9
Jj arme gf entrò f òtto lo feudo appuntò »
Et. lo fòri ne la fìniftra cofcia . •- •-
Cadde il mefebin de la carretta in terra ; .
Onde Enea gli parlò di queflo modo :
‘ L ucago i tuoi cauai non t'ban tradito »
Ne fi fon mefii in fuga per paura :
Ma tu medefmo lituo carro abandoni,
" - Detto c'bebbe cofi , prefe i cauaUi .
; Alzò le mani difarmate allbor a
V altro fratello , ejfendo ancb'ei caduto »
Ver te ti prego ,crper quel putire iUuftre ,
Che tal ti generò baron Troiano ,
Che tu mi faccia dono de la uita ,
Et glihumil preghi miei pictofo afcolte , ' ;
Parte che quel mefehin pregaua , Enea
Biffe: già non cojì dianzi diceuL
Muorti , er non abandona il tuo fratello 5
Cacciogh aUhorla ffada in mezzo i fianchi *
Cotai prouefaceua il Troia» D uce9
Infuriando aguifa di torrente .
V fièro intanto fior de lo /leccato
Afiamo 3 er glialtri giouani, che fico \
Erano finiti , er a ffediati indarno. r
Gioite a Giunon faueUa in queflo mezzo i
O dolcifiima mia fiorcUa , er moglie , . ; 1
Come credefli ben : Vener (ottiene • :
(Ne punto t'ingannò la tua credenza) < » O
Lo flato de Troiani 5 efii non fimo
Porti di man , net? animo feroce.
Ne meno auuezzi à fiopportar perigli» : 1
A cui Giunon , er perche noia dai ,
O beUifimomio fiate , er marito , ;
A nze , che temo fi le tue parole i
S'iopotefiibor, quel eh' io potei già teco.
Et ch'io deurei poter per ma (Cantore ,
Già non faprctti tu queflo negarmi ;
Anzi potrei leuar de la battaglia
Turno , er renderlo fatuo al p aire Datato .
Hor muoia pure , er col pio fangue paghi
La pena , che pagar debbo a Troiani , :
Egli operò dami di/cefi) ; e quarto
a - Mi LIBRO ■$#> ' •
J>^re Pilumno gii è ; eòe t’ò^t piu uoltC T
Cortefimentefacrificio fatto .
E’/ re <fcl ciel fi brevemente a lei i
Quando tu uoglia ii tempo de la morte
Qualche poco indugiare x Turno', ej ch'io
Tu r-u'acconfcnta 5 CT tu fuggir lo fai.
Et hcudlo di mano al fuo defililo :
E'n quello compiaciuto h inerti bafie *
yc /òtto i tuoi preghi altro domandi »
Et patii eòe mutar tutta fi pojf 1
■La guerra : tu per certo indarno fi> eri *
A cui Giunon piangendo , or perche quello 9
loqual t' aggrava fi darmi a parole ,
Non mi concedi con la mente : almeno
fa fi, che Turno in dono habbia la uitd*
H or dee fare il mtfchin pefiima fine j
0 io non fo quel eh' avvenir fi debba 1
Mao pur faifa fiala mia paura.
Si ch'io m’inganni , cr tu che puoi, riuolgj
1 tuoi firmi dtffegni in miglior forte .
Dette quelle paròle , incontanente
Scefe dal Ciel , nel campo de Troiani >
Et dotte era l'efercito Latino *
jiUhorla Dea con una ofeuranube
fece membra apparer , ma fenzafirZC*
Nc la firma dEnea ( mirabil cofa
Certo a uedere ) armandola de l'armi
Troiane , de lo feudo ,c r del cimiere ì
Dicdcleanchoruane parole, c'ifuono
Senza intelletto , e'I portamento , e i pqfiii
Sicome dopo morte firagiona.
«DECIMO^ *9}
Ch'ir foglion per lo del uane figure 9
O i fogni , eh’ ingannare ufan chi dovute*
Stana quella figura ne le prime -,
Schiere , sfidando Turno a la battagliai
Che fe le fict incontro i & di lontano
Le auuentò un dardo : ella uolt'o le frati**
Et però Turno , conte fi credette ■*
Che ueramente Enea da lui figgifie »
Et prefa hebbe di ciò uana freranza 3
Ti oue figgi tu Enea l perche abandoni
La moglie , che ti è già fiata promejfa $
Quefia man ti darà quel regno , c'hai
Ver mar cercato 3 allbor cofi dicendo
Lo fegue } & tiene in man la froda ignudai
Heucde ifuoi piacer portar fi i uenti .
Era una naue aHhor per auuentura
Legata > & hauea fior le fiale , e'I ponte *
Onde il Re Oflnio giunto era da Chiufi •
Qui fi cacciò timagine £ Enea 3
Moftrando difiggir da Turno , orde gli
No» punto men di lei pretto erueloce*
Le tenne dietro , er ratto pafiò il pùnte »
A pena tocco hauea la proda , & ecco
Giunon ruppe la fine , er tirò tofio
La naue in alto mare : in tanto Enea
Cerca di lui , per far ficco battaglia 3
Et tuttauia dimoiti buomini uccide* . >
No» tenta piu d'afeonierfi limago
"D'Enea 3 ma uolò uia dentro le nubi * - .
E intanto Turno già per altomare* 7-
Cbcnon fiapea la cofia , ep era ingrato*
. -*• . » *.
1 r
li
^LIBRO^
De la fatate fua : però gridando
Di' quefto modo , alzò le mani al cielo ♦
. Onnipotente Dio , dunque hai uoluto
F armi di tanto uitupcrio degno *
E t darmi oltra di ciò cotal caftigo *
Do«e uoio ? donde partij * che fuga
ha mia fi chiama * er chi farà, tornarmi ?
Vedrò io piu Laureato , e'I nojlro campo
Che farà di color , chenihanfeguito ,
Et io conto* ragion tutti ho lafciati
Uberamente a douer'effer morti*
Già mi par di uederli in rotta , e'I pianto
Odo di quei che fon di uita priui ,
Che faro io * qual terra è per aprirjl ,
Et inghiottirmi * o uoi uenti piu tofto ,
(Che fempre ui farò di ciò tenuto )
Deh rompete la nane a qualche foglio ,
O la fingete a l'empia Sirte , doue
Non mi feguano i Kutuli , o la fama .
Mentre ei quefto dicea >/r ce diuerjì
p cnfleri , cr fu tra due , o <f amazzarjl
per ta/ uergogna , o di gettar fi inmare »
Et notando cercar £ ir alla riua ,
Per ritornare anchor contra i T roiani .
Tentò tre uolte runa er l'altra uia ,
Et tre uolte Giunone ilgiouin tenne ,
Che non lo fi , mojfa a pietà di lui . ‘
Pre/è alto mar la naue , c r con fcùon uento
Giunfe del padre D auno a la cittade .
In quefto mezzo entrò ne la battaglia ,
Spintola Gioue il fier Mezcntio3 e affale-
«decimo »
I Troian lieti : er le Tofcane fchiere
Moffer con gl' odi , er piu con Varmi3 tutte
Contr a lui folo , er ei, fi come fcoglio ,
Che /punti in mar , feoperto d uenti e a l'ondea v
Regge a tutta la fùria , e ale minaccie
Del cielo , er mar ;fenza croUarfi putito ,
Hebro amazzò di Dolicao figliuolo >
Et Latago er di piu Palmo fugace:
A Latago , /pezzo d’un graue fajjo
il uifo : a Palmo poi tagliò una gamba $ r
Et l'arme a Laufofiuo diede ,cipennacchi*
„ T olfe la uita al Frigio Euante , e uccife
Mimante egual di Paride , er compagno $
Che in una ifiefja notte a nafeer uenttc
Di' T beano , er d' Amico. H ecuba Mora
Paride partorì : eh' a morte giunfe *" *
A Troia ,• e in terra de Latin Mimante ,
Et fi com' il cinghiai daglialti monti
Spinto da can t che Ve fulo ha molti anni
Enfifo , er la palude di Laurento , v
Et lungo tempo è uijfo ne le felue ,
Si firma > poi che è ne le reti giuntò ,
T uttofi ina/pra , er minacciofo fiifii:
Non ardifee tte/fimo andargli appreffo >
Ma da lontan con l'armi , er con le grida
Stan minacciando : in quella guifa fanno
Qtt ei che contr a M ezentio hanno ira ZTfdcgnOf
Noni' affronta nc/fiun con l'armi in mano , v
Ma con dardi , er co« gr/<& H lontano .
Eg/z animofo in ogni parte guarda ,
Stringendo i denti , ejfcuote da lo feudo •
. ^
I
^ LIB RO ^
I fardi. Era da Corifa uenuto
II Greco Acron , che le fut nozze anchord
fornite non haueai che conte il uide
Mezentio di lontdn romper lefchiere >
Con purpurei pennacchi in capo , cr l'oftro,
Ve la promeffa moglie : comcfuolc
famelico leon 3 che ficjjo aggira
Vaia fame cacciato àtdtcftallc*
Se ('abbatte a uedcrcaprio fugace* : ..
O paurofo ceruo arriccia i crini >
E [opra le fue tùfeere pafeendo ,
Si fa dal grifi giu colare ilfangue „
Cofi doue fon piu folti i nimici *
Corre ilfòrte Mezentio j e uccide Acromi
il n tiferò morendo in terra batte
Ve calci j cr tarmi lorda anchora intere • ,
Manondegnò gladi ferire Orode }
Che fi fuggiva , incontra lui fèrmofii :
j3on di furto miglior , ma fi de f armi .
Giacque atthor morto ilgrandc Oroiefopn
Va terra , ch'era huom fòrte & udorofo .
Di ciò fan fèfla , CT gridano ifoldati .
Et quei morendo dijfc , o uincitore ,
Qualtutifia, nonmolto tempo andrai
Vieto dthaucrmi uccifo -, eh' una iflcfid
Morte farai ,fu quejìi campi anchor a *
Eife Mezentio > cr mefcolò colrifo > . s .
“Coler a CT [degno , fjdifie , attendi pure
A morir 5 che di me fa ileutto iddio .
Quefto dicendo, gli cauò del corpo
V’ ernie y cr quei chiufc gl' occhi infilino (Urti*
"(K DECIMO MI 29f
Cedicoamazzo A Ichatoo, zrSacratorc
■ Hidafre; cr Rapo due n'ar.cidc anch’egli,
JJuti feiVarthcnio , cr l’altro Orfe il gagliardo $
Mejfapo abbatte Clonio , cr E ricatc
e Di Lùdoma 5 quegli era caduto
A terra del canai : queftì era a piede $
Mofio era Agi di Licia , e rda Valero
V adoro fo non men che i fuoi maggiori
fu morto : Atron da Salio , ei da N calce
Gran lanciatore 3 cr grande arderò anchora •
Va luna eri altra parte eran già morti
■ Gente infinita, c’I pianto iua del pari: '
E t parimente i vincitori , e 1 uinti
S pingeano innanzi : cr tornavano indietro :
fi eque/li piu di quegli erano in fuga .
S’eran gli Dei del ciel mofii a pietadc >
5: De lira uana damendue le parti , .
"Et di uederh far tante fatiche ,
V cner di qua 5 di la guarda Giunone : ,
Et Tififòne infuria in mezzo i campi :
Ala Mczentio fcotcndo una grand'haàa
Entra feroce , cr minaccio fo in campo ,
Comeilmagno Orion , quando camma
A piedi per lo regno di Nettuno .
Che con le frode, auanza fuor de tonde }
O quandi e’ porta gì u da gli alti monti
\rì omo antico , cr fiottio in fu la temt
N afeonde il capo infin dentro a le nubi ; : ;•*'
Tal Mczentio veder fi fece armato .
Atthora Enea ueggeniol ne le fchitre
1» S’ af parecchia Mandargli incontra ; & quegli
‘ II?. I I B R O ^
Coràggio fo fi férma , CT fenza punto
Muouerji ,fia affettando ilfier nimico .
Bt con gnocchi lo Jf atto mifur andò.
Quanto bafia a lanciare il dardo j difje .
H or la mia dcflra , chem'c proprio un Dio,
Mifauorifca il dardo , che io dimeno.
Ch'io ti prometto , o Laufo un bel trofeo
Vie V armi tolte a quel ladron d Enea,
Co fi dijfe egli , CT di lontan gli truffe
Vhaftd , che ne lo feudo andò a ferire > .
Ma non fi colpo in effo ; rX V* pMtcjii
Tra il lato e i fianchi a f honor ato Anthore ,
V'Hercol compagno , ilqual mandato d’Argo
: S 'era férmo in Italia appreffò Euandro .
Mori il mefehin <f altrui ferita , e l cielo
Guardando , de la patria fi ricorda .
AUhora Enea gl' amento un dardo 5 ilquale
paffo lo feudo , c'hauea tre coperte
Vi bronzo > tre di lino >Cftredi bue :
Etne la cofcia entrò, manonfofferje
he fòrze . Enea ueduto ilfangue -, allegro
Truffe tofto la ffrada , CX ffmfe contro
il nimico , c'hauea di lui paur a .
pianfe allhor grauemente , per amore .
haufo del caro padre , er per louifo ,
h agrime gli grondar calde, e infinite «
Io non fon per tacer , giouane lUuftre
ha morte tua , ne i tuoi honor ati fatti ,
Se mai ueccbiezza è per dar fide a tonta %
E f co/2 fjcSj , er/ì lodata mprtfi .
Qutifi tatui dietro , V delterrem
Vcrdcua , effendo inutile , e impedito j
Et ne lo feudo hauea'l nimico dardo ,
r raffi il giouane quiui , er mefcolofii
Kf /drmi'i W folti entro d' Enea la ftadd.
Ch'era già in aria , c rflaua per ferire -,
Et fir e ji, ch'il colpo fi ritenne,
Alzar le grida aUhora i fuoi compagni 5
Et perche il padre dal jìgliuol difefo
Si potejfe faluar , lanciar on dardi
Contra il nimico , er loftinfer difco&o . .
Infuria Enea , ma pur fi tini coperto ,
Si come quando uien grandine , er pioggia
Val del , chefùggon fùor de le campagne
Tutti i lauoratori e i contadini -,
E7 Mandante afeofofia in ficuro \
O ne le ripe d' alcun fiume , 0 fiotto
Edz<t y 0 burrone 5 infin che in terra pione ,
Ver poter poi , quandi è tornado il fole
Tornar anch'efii al lor lauoroufiato -
Et cofii Enea da l'armi ricoperto
Softientutta la fùria de la guerra , „• j
Vin che ella cefi 5 er tuttauia minaccia , •
Et mette quanto può, paura àLaufo.
Voucuai tu a morire ter perche tenti
Cofie maggior de le tue fòrze i certo
Ea tua pietà t'inganna , 0 poco accorto ».
Ne però men quel mifierelua innanzi-
Verciò crebbe in Enea l'ira , er lofidegno :
Et già le parche raccogliean l'eftremo ,
Stame di Laufio -, pereb ' Enea fofpinfe
Eaffada , incontra il giouinc, & ne fianchi
*4 L I B R O
ette le ficcò : pafiò lo feudo ancor ut
Va punta , e r A wn tratto del mfchino
Et una uefta ,chc gli hauca la madre
Trapunta d'oro ; allkor l'anima ufeio
Vel corpo , er ratta andò ne C altro mondo •
Or cerar Ettealhebbe guardato muifò %
Et uifto tutto pdHiàoeyfmarrito,
Pianfè , bauendo di lui molta pietadc ,
P oi nel dargli la man , gli uenne a menti
V’imagin dolce del paterno amore ;
Or che può darti , p nufero fanciullo ,
Enea , cfcc tante tue lode pareggi ?
Et che al grati mcrto tuo poco non fta ?
Riabbiti l'arme 5 che ti piacquer tanto :
Perche fe u'è ch'il curi ; a tuoi ti dono *
Che darti pofi a gloria, ejfcpoltura*
Pur con quello t ò infelice ti confola ,
Che morto fei per man del grand Enea ,
Sgridò i compagm , che indugiauan poi *
Et Calzò fu da terra , on’ct lordaua
Tutti nel [angue 1 fuoi biondi capegli *
In que/lo mezzo fi lauaua il padre
Elei Tebro le ferite , e'I corpo hauca
per ribauerjl , à un'albero appoggiato, *
Era attaccata la celata a rami ,
Et C armi [opra, il prato eran diflefe .
Stauangh intorno alcuni huonum eletti %
Ei grane, sfianco intantofi npofa ,
Et lunga barba infitto al petto hauea .
Domami affai di Laufo , er wamfa molti »
Sfa kfaaaa tornare 9 ejl'mbafciata
Gli portiti del fio padre Addolorato.
Ma sopra l'arme gli portauan Laufo
Morto di gran ferita ifioi compagni
Piangendo, ondelamente di lontano
Prefaga del fio mal,conobbc il pianto:
\ Perche i bianchi capei tutti si lorda
D i brutta polueje al cielo alzale numi :
Sopra il fuo corpo fermo ,cr cofi dice .
'Dunque diuiuer tanto hebbi defio ,
F iglio, ch'io comportai, che in cambio mio
Entr affé fitto a la nimica mano
Colui ch'io ingenerai ? dunque io tuo padre
Saluo farò pirquefie tue ferite.
Et per la morte tua refterò in uitaS
O finalmente à me mifero ejlglio:
O piaga, che iti è giunta infino al coret
Io fii, figliuol,chel tuó nome macchiai
Col miodclitto,aUhor che fior di feggio
Ver midia io fii fiinto,cr ficr del regno9
lo, che degno ne fii,douea morire
Di mille morti,per pagar la pena
A la mia patria, e al giufeo odio de miei
Hot uiuoje'l mondo anchor non abandono :
Ma ben lo lafiierò , Cofl dicendo
Si leua fui' anticojnfermo fianco:
Et benché la ferita il tardi affai.
Pur fi fece menar quiui il cauaUo: ...
Quefio il fuo honor, quefio era il fio conforto :
Con quefio ci fi partia uittoriofo
Da tutte le battaglie , in quefio modo
Drizzò, uerfo di lui le fue parole.
Enei, di Ver. pp
(•I LIBRO ^
Rhcbo (s' alcun* copta thuomo è lunga)
Lungo tempo uiffuti al mondo fiamo-, ^
Òycboggi uincitor lefanguinofc
Spoglie, e" l capo d" Enea mi porterai} -,
E t meco del dolor farai uendetta
Di Laufo-,0, fetwn apre alcuna forza
La uia,tu ne morrai con meco anchora*
Ch" ef fendo tu forti fimo, io non credo,
C he tu fìa per fcruir" altro Jìgnore.
Cojì diffc,<& [ali tojìo a cauallo, i: .
Empiendo ambe le man d'acuti dardi.
Et s'armò il capo di celataidonde
HaucaunacodadicauaUoappcfu
Mojfcuclocc poi contra inimici
in tanto in mezzo il cuor gli dan tratidglio
Quanto ucrgogna er duol,tanto furore.
Et da le fune amor /finto cruirtute. ,
Et qui chiamò tre mite ad alta uoct
Enea,che tojìo il riconobbe, & fece
Treghìi fi piaccia a Gioue,e al biondo Apollo,
Che tu uoglia ucnir meco a le mani .
Et fenzA altro piti dir gli mojfe incontra
Con l'hafta. allhor Mczentio -, er perche hauendó
Toltomi il fglio mioyccrchi impaurirmi $
Quefta fu fol la uia,che tu potefii
Tomi la uitaiCT certo eh" io non temo
La mortele paura ho d' alcun Dio .
Ccjfa:ck’to uengo per morir.ma prima
Ti porto questi doni:& tojìo un dardo
Lanciò contrai nimico, & pofeia apprcjfo
Vmfopra l’ al trovila il dorato feudo
«DECIMÒ» 2.
A tutti reffac? tutti glìfoflénnt.
Tre uoltc intorno gl' aggirò il dejlrìero,
lanciando dar di, & tré uoltc il T roiano
Portò fico la fil u a di qtie dardi
Ventro a lo feudo: pur poi che gl' increbbe
Tanto indugi are, cr tati? amitrarfuord ,
E t dìfùant aggio haucr de la battagliai .
Molti penile r ne P animo facendo ,
finalmente fi mojfi, e? ut le tempie
Con un dardo a ferir uenne ilcàuallo .
S'innalbcrò il deflricro^ cr truff e al uènto
Li molti calcile al fin gettò fizzopra
ìlfuo fignore, cr poi gli cadde aidojfo .
Alzahte gridai Troiani ,c i Latini .
Ma tofio f; nca gli corjcfopra,c? tratta
La [}'ada,doue hor Mezcntio,iijfc
Quel tuo brano ualor d'attimo ardentéi
E tei com'hcbbc al citi dritta la uifia ,
E t fu tornato in fi icrudel nimico ,
Perche irti braui,c? mi minacci morteS
Noi, i è}ncl mio morir perdita alcuna >
T eco il mio Ldufo.quefli patti fio. .<
Li quefio fol ti prego fi i nimtei
Vinti fon degni di perdono alcuno, 1
Che fipelir tu làfct il corpo mio :
So quanto odio da mici mi uien portato:
Ceffi ti prego tu , quefio furore '*f
Lafciami fottcrrar col mio figliuolo.
Cofidfi' e gì ferricene la fft&da,
Che gl' entrò ne la golene? fuor gPufeio
V ammali [angue traboccò fu l'arme.
Ut' ine. PP ii
d
wl'
LVNDECIMO LIBRO «i
DELL’ENEIDE DI l!*
4
VERGILIO}
»
Tradotto per M«Bernard;no
Daniello,
Al Magnifico M. Berjiardo
ZANE.
ARGOMENTO. ' *
K.
H
jfc
•il
ss
&
Orto che fu Mezentio E ned uìn
citore rizzò un trofèo a Mar*
tc . poicon grande apparato di
pompa rimandò il corpo di Pai
Unte morto alla città, dCEuan*
dro -, douefunceuuto con gran
dolor del padre , er di tutti i
fuci. in qucflo mezzo gli ora *
tori mandati da Latini impetrarono tregua per xiigior*
nii nel quale (patio di tempo luna>& Coltra parte nccr*
corono i lor corpi morti , cr gli Atterrarono con grande
honore. I nquelmedeflmo tempo anchora , Venuto , it*
quale al principio della guerra crollato mandato amba*
fciadorc da Latini a Diomede , ritornando a'fuoificeloro
a fapercycom'cgh non haueua potuto ottenere alcuno aiu *
te. Onde Latino mancandoci quella ftcranza, ratinatoli
ì
Li
(a
in
iitr
;
«8
pis
lisi/
^Kl
mr - ' - vV
} HtV N D E C I M O S#
3 c&nflglio confu Ito fopra Vimprefa della guerra fu d*
patere che fi mandaffero ambafeiadori a Enea delle condin
tioni della pace . Quiui Drance , er Turno per Podio an *
tico ch'era infra di loro , fi dijfcro l'un Valero molte mila*
nìc . In queflo me zzo Enea hauendo fatto due parti delle
fue genti, mandò iimanzi i canai leggieri alla uolta della
Città -, creffo col rimanente dcU'efercito s'auuiò per luoghi
impediti da felue e r monti alla piu rileuata parte della ter
ra. Perche giugnendo di ciolanuouaaLaurento, fu lice*
tiato il configlio,erficefi prouifione di quelle cofe,ch'cra*
no neceffarie alla dififa della città . Però Turno hauendo
dalle /pie intefo il difegno <VE neafice anchora egli due par
ti delle fue genti. De cauaRi diede il gouerno a Meffapo e a
Camilla, er gli mife contra a caualli de'nimici-, cr effo con
la fanteria per piu breue uia prefe i pafii , per onde Enea
neceffariamente haueua a ire alla città,et quiui fece una im
bofeata. In queflo mezzo flcefì una battaglia a cattallo, la
quale durò un gran pezzo fenza alcun uantaggio. Doue
Camilla , hauendo prima fatta grande ucciflone de nhnici ,
mette ch'ella poco auucdutamcte perfeguitaua Chloreo fa
cerdotc di Cibele,inuaglnta della bellezza delT ami di lui,
fu a tradimento uccifa da Arunte. ìlquale fu però affai to
flo punito della morte di quella fanciulla. Pcrcioche ancho
ra egli poco dopo fu morto con una freccia da Opimini *
Hr Ara di Diana. I Rutuli fi igottiti per la morte di Camilla ,
td fimi fero in fuga. E i Troiani fi mifero a uoler combatte*
( u n l* città. Onde hauendo Acca copagna di Camilla porta
y ta. quella nuoua a T urno , lafciato i pafli,ch'egli haueu pre
fl,corfe in aiuto de fuoi. Quiui gtunfi ancho Eneaicr per*
che uenendo già la notte non fi poteua far giornata, Vuna
C T. l'altra parte fi firmò innanzi aUa città.
PP iìjf
fi
p yrgendo in Unto la vermiglia Aurord
LdfcutodtcrgcV OceAnjì hauedy
Quani' Enea (benché dir penfaffc a [noi '
Morti compagni /epo!tura,efi<ffc
Ver la lor morte già tutto turbato)
Vincitore a gli Dei folucua i noti.
Troncati i rami a una gran querelale quella
piantata pofeia in cima un picciòl colle,
ycjìio de l'armi rilucenti, e de le
Superbe foglie di M ezentio fiero ,
A te trofèo, ò gran Dio de le guerre .
Atta il cimiero anchor [angue fhUaiite}
E i dardi tronchi, e la corazza, ch'era
Dodici uolte trapp affata e rotta.
Gli lega a la jìnijbra man lo feudo
Difino acciaio, e gli [offende al collo
Di bianco auorio la guarnita jpada.
pofeia i compagni (perche hi dintorno
Sparfo de Duci fuoi cignca loftuolo)
Cominciando cofì,lieto confòrt a.
Recata fin non picchi co fa babbi amo:
fugga da uoi lontano ogiu timore 5
Quefte le (foglie fon del Rcfupcrbo',
Giace M ezentio qui,per. qnejie mani .
jìor è da girne alci atinc mura
ha l brada aperta,hor oltre tutti dunque
Vi preparate a U futura guerra:
A ciò che quando poi gli Dei fuperni
Ci ammonir an,che debbienti le bandiere
S ucller di terra tede gli alloggi, mentì
Fuor de giouan condur tarmate [quadre*
Voi prima fatti antiveduti e accorti
Pigro timor'lionimpcdifia,o tardi. .
Sepelircmo intanto i morti corpi }
Clxqucfio fola konor ultimo loro
Ben degno è che fi faccia-, andate dunque
Quell' alme egregie che co'l fuigne propria
Ci hanno acqui fato qnefa patria, ornate
D'ultimi dom,c fa mandato prima
A la me fa città d' E u andrò il figlio.
Che <f allo valor colmo ofeuro giorno ,
Acerbo anchor,ci tolfe e diede a morte .
Cofi dice, e piagnendo il pajfo volge
La doue pofto di Pollante morto
Guardatiti corpo A cete uecchicrctio.
Che già flato fcudicr era d' Evandro:
Ma non già con ugual filicc forte '
Atihor dato feti già del caro figlio
Compagno fido -, ìui d'intorno fava
De famigliar la turba,c de Troiani}
L'Iliade mefte ( come hanno in co fumé)
Facean piagnendo al crin dannos' oltraggio:
Quando videro Enea dentr'a le porte
Sino alle felle alzavo horrende firida:
\ Forte battendo e lacerando i petti:
D'urli c di mefo pianto intorno s’ode
La regai tenda nfuonar , ei poi
Che del vago P aliante ti capo , c'I volto .
B dentro al delicato petto forge
Del ferro Italian l'acerba piaga -, \
Picn di lagrime gli occhi , cofi parla .
Dmquelrn quando dma lieta mofrarf . ,
. » * „ ▼
« L I B R O
Mifcr andò fanciullo fa me fortuna
Tiprefe in odio ? a ciò che nonkedefii
I regni mici,ne uincitor torturi
A la dolce regai paterna fede f
Qucjlenonfon quelle promeJfe,ch'io,
D/ te, partendo! padr'Euandro, feci •
Quando me, eh a uemr mi difroneua
& Italia al grand imperio, abbracciò fretto*
T emendo e ricor dandomi, ebaurei
Va far con afrr a e dura gente guerra*
Et ei forfè hor da uana freme prefo
Eauoti,c di doni empie ifteri altari-,
Voi mefl'il giouinctto accompagniamo
T>i uita priuo,cr a niun celcfle
Vio piu debito homai,con uanihonorL
Padre infelice, tu del caro figlio
Vedrai la cruda morte, hor quefli fono
I noflri a te ritorni, e gli afrettati
Tnomfi , & èia mia gran fede quefia »
JM4 no! uedrai di uergognofe piaghe
Kiuólto in fuga efjer pcrcoffo a tergo;
Ne tu padre, al figliuol tuo faluo,haurai ■
Cagiondi bramar morte. Oime quanto
Soccorfo Italia 3 e quanto, 0 figlio perdi.
Poiché taicofebebbe piangendo dette,
Leuar commanda il miferabil corpo,
E di tutte le fchiere eletti, mille
Huomtni manda, i quali accompagnarlo
Con gr andifiimo honor debbiano, e fieno
A le paterne lagrime prefenti:
Breue confòrto é gran piantoima quale
^VNDECIMO» 10t
"Erd conucnicnte al mefìo padre»
T ofio tcffon la bar a di graticci
Coti molte ucrgbc e uimini di quercia ,
Dentro e £ intorno il preparato letto .
Adombrando di Jrondijpongonquiut
In jìrame dgnftej giotunt regale.
Qud da uergine man colto un belfiore
O dimoia tcnerina e molle :
O languido Ucmtho,cui non manchi
Lo frlendor ancho.nefua fórma perdai
• Benché piu nó'lnudrifca f alma madre
Terrai come folca miniftri forze»
Allhor due ueflefi portarfi Enea ,
D 'offro tejfute e rigide d'or fino.
Quali a lui lieta già di fue fatiche
EffaDidone con le proprie mani
Pria fatte jC con grand'arte hauea dijtinto
Da la tela fottile,U leggier’oro.
D'una di quefte il morto gioumetto
per piu farli d'honor ucfiio,uelando
te chiome, eh' eran deftinate d fioco»
Aggiunge a queftì molti doni,C? uuolt
Chefia condotta con beU'ordm ancho
ta preda fatta ne Latini campi,
Cauatti,ZT armi 3 ondefrogliato hauea
Il fier nemico iC quattr'huomini,i quali
Dopo le fratte hauean te mani auinte ,
Ch'effer deuean facrificati a l'ombra
Del morto,efrargerdilor proprio fangftC
V ardenti fiamme de l'acccfo rogo .
Comanda poi c Vi duci portin fece
■4'
K L 1B RO » ^
I tronchi ornati d’ mimiche froglic, *.
fet hi fi legga,di cui foro, i nomi. xn
Condotto inficine c rinfilici Aceto,
Stanco per lunga cu, macchiando! hard
Co pugn'il petto , CT hor con f unghie il uifo:
Con tutto' l corpo e fi deflende d terrà,
E di R utulo [angue i carri foarfl.
j)cpofto ogni ornamento il gucrreggianti
CduaUo Eton ftrìud gemendo con là
V accia tutta di lagrim' irrigata:
Altri portan la lancia, altri le Imetto » t
Perc'baue Turno uincitor il refio:
Seguono i mcfti Teucri ,eiT ofehi duci.
Con le [quadre de gli Arcadi, trabendo
Per terra, dietro riuoltate l'arme.
Poi che la pompa fu paffuta auanti
C onbell' ordine tutta, il buonEnca r- ^
Piagnendo amaramente cofi diffe.
la fteffa forte de la cruda guerra ,
la quefte ad altre lagrime ne chiama} ? J'
Vattene dunque eternalmcntc in pace} - ;
Vattene eternalmcntc o gran P aliante .
He piu difi' altro ,eai muri alti fon giud
' volgendo il paffo in ucr gli alloggiamenti* •>
Già gli orator de la città Latina
quìuì eran giunti ornati de le fighe ■ x-
Dc larbor di Mincrua a domandare
Grafia alni che uoleffe render loro
, I corpi che giacean pc campi foarfi,
E permettere feppelirli,qtiando
Con quei che già fon umti,c de la lucci j>
** V N D E c I M O » 50S
Vi" itti y non è piu lecito far guerra, >
'Età gli albergator [ubi perdonaffe: v'
E d chi P banca perfuo gr nero eletto . • ^
I quali il buon Enea perche di cofc ?
tlonc-ìc , e dadoucr /prezzar non degne >
Loprcgduan>rdccol ebunianamcnte:y r < >
E ciò che dimandar concedco loro, o'.cioi» r/ •
Poi cctdlcofe ragionando aggiunfè: ;.o -
Quale y o Latini ubi , fortuna indegni f,
^ intrica m taiitd gucrra,cbc fuggiate . *>
Noiycb'cjfcruojlri defiamo amidi < v-
V oi ci chiedete per color la pace, oD
Che fono uccifi i io certamente a quelli
Conceder la uorrei,chc uiuon ancho, . ■;:-t
Qui fe tal luogo, e cotal fede ifati iz »
Non m bauejfcr conceffaao non farei '■■zv-Pl
GiamaiucnutOynecoiuioifo guerra, :V o;!
il ùojlro Re con Turno s*è congiunto >. j. \ *.,0?
Abbandonato me -, piu ne le fuc.
Che ne le noflrt fòrze confidando, \ h&oCI
Quanto piu degna cofa fiata fora \u j\t>
Ch" amorte tals'haueffec/fiojlo Turnoi'^ I
Se s' apparecchia di uoler la guerra vr o3
Eimrconlefuemani,efcacciarbramx >
EuorcP Italia i Troiani, eideuea meco ^ . n/ìVìI '
Combattere tc faria poi uijfo quegli " ^
Cw conceduto Dio la uita haueffe; i . to>T
O /d fua fòrte e uincitrice deftra. .'aqcì
Or oltre andate a fottopon-c a irnflri ' ■. « > j
Miferi cittadini ardenti fiamme,
Si èffe Enea.quci taciti ftupiroà x£ . 4,^ •
K L I B R O
W •
Gli occhi tenendo t un net altro fifii.
ptibora il uccchio D rance,che maifemprt
Algìouin Turno fu nemico injèfto.
Sempre incolpando, & odiando quello,
Sciolfe la lingua a dir in cotal guifa.
O grande infamia, e piu ne topre anchord,
Valorofò Troian,ne tarmi chiaro; ■
Con quai potrò mai lodi al ciclo alzarti^
JA erauiglicrom'io pria de la tua
Giuftitia t o de [offerti affanni in guerra f
T$oi grati a la cittì paterna, quejle
Coferefèriremo, e fe benigna ■ ùV |
fortuna il modo ci concede anchor a
farem che tcco fia Latin congiunto} ; 1
f S* decotti pofeia a cui gli piace, Turno »
Anzi ci gtoueri f òpra le fp alle
Proprie portar le pietre, onde le mura
Vela fatai città s'alzin di T roia.
Tanto ditegli, e tanto affermar gli altri
Vodici di tra lor fecero tregua >
Per gliajpri gioghi, e per tombrofefelue, h
ìnftememi/H e fenzafarfì oltraggio »,■ ì
Co Troiani i Latini errando andaro:
** ì.m.mITà ti a 1/t Parte I cura \
|
,
(•ÌTNBHCIHO^.joj
burnirò, il fuo paUpo,t Ucìttait
Empie dipi anto e doloro/è /Inda.
Con fretto lo/i pafii in uer le porte
CorrongU Arcadi, in man fùnebri faci
(Com e di lor antica ufanza) tolte
Rallungo ordirla uia di fiamme, jfilcnde '
Si, che diutde largamente i campi.
E) a l'altra parte il Phrigioftuol ùencndo '
Congiugne infime le piangenti fibiera
Lcquai poi che ueduto hebberle donne
Nel palagio regai entrar ,la mefia
* Cut* & ' # dte /irida empierò.
Ma nulla fòrza tener puote Euandro
Ch'einon ueniffe a quelle genti in mezzo: '
E la bara abbracciata ou’il figliuolo
Morto giacca, four'effo cadere quiui
Rimando e gemendo affjfofiafii.
E lafirafala uoce,cuCl dolore
Impedita teneua e chiufa a pena ,
Tur allargando al fin cofi ragiona. '
Qucfienonfon}nonfòn Vallante-, quelle ' v
Promefle chcfaccfli almefto padre.
Di uoler te piu cautamente c/porre
A l'afpra guerra. già fapeua io quanto
Huoua gloria ne tarmi,e defiir dolce •
Eiuero honor, ne primi affiti poffiu ‘
O primitie del giouan infili"-,
Eto de la propinqua acerba guerra
E) uri principi i ò uoti e prìcghi miei
& alcun giamai non efauditi Dio.
Q fitti fiima mia cor forte cara
b I B R ° ^
B cn puoi chiamarla tua, felice morte
Non nferuata a tanto e tal dolere .
Ow’a l'incontro io pur Uiuendo ho muto
he mie forti fatili,* ciò cuc padre
TLcftafiidopo'l figlio dìnato in iuta;
E lui clic feguitò l' amiche fchicre
De Teucri , fùffe da nemici ocafo. . >
x Si eftoft’io ftcjfo a tarme aduerfe hauefii
Quefi anima infelice ; e quefea pompa
M c,non Vallante, riportale ac afa. \
Ne uoi Troiati n' incolpo, 0 i patti, 0 quelle
Veftre che noi raccolti entro’ l mio albergo
(Segno dipurafe)giugticmmo in) teme.
Tal deuean forte bauer qucjl u,tun anni *
Ma fi ne l'ct'i fua piu uerdc, morte
Mei denta tor,che morto fia mi gioua
Conducendo i Troiani in Latto, e chabbii ;
De Volfci prima una g r an parte ffenta»
Anzi Vallante honorarte non uoglio
Di uia piu degne & bonoratc exequic ,
Che scabbia fatto il pio et Ancbife figho;
J gran Pfcrigi>e tefcrcito T bofeano
1 Grandi portan tropbei di quei cbya r arte
Diede la tua pojfintc dcfera-,anchora
Tu iiuifarcjli fi a queft' armi T ut no
Gran troncò,;' a te cgualiCetade fato *
V offe, e dì quel uigor eh' apportan gl'annu •
Ma perche, 0 lajfo,uoi T eucri dimoro ì
Gitcnc,ejduo(lro R eie cofe ch'io
Vi nano,rcfirir non ui fi [cordi;
Ch'iomcfta uitd a me odiofa, morto
VNDEClilfo^ ?ol4
, Vallante ancho intrattenga n'è cagione
Sud fòrte defìra, ch'ai figliuolo e al padre
E’ T timo debitrice 3 quefio a lui
"Luogo a far ch'io gli habbia obligo,e lo chimi
F ortunato , fol manca 3 ch'io non bramo
I11 quefia mta hauer allegro un giorno y »
- Ne lecit' ancho e che bramar lo deggta .
Ma la giu meco al figlio portar quefia,
"Del fuo crudo nemico allegra nuoucL
In quefio riportato hauea l'aurora
A 1 mifen mortai l'alma fua luce ,
E fico infume le fatiche e Voprr.
Ciafoura'l lido fabricato Enea,
E7 buon T arconte hauean di molte legna*
Molte catdftcycue ciafcun de fuoi
Vortar (come folcati gli antichi padri)
I corpi tutti di lor luce priui :
Cui poi chcfottopofto hanno i fiochi atri *
Nafconde'l fimo tenebro fo il cielo ,
"Velato di caligine profonda.
T re uolte d'arme rilucenti cinti,
N’ andar coprendo a i roghi acccfi intorno:
T re uolte le fùnebri e mefte fiamme
Circondar 0 a canali dieder tre uolte
V rii, lamcntii c dolor ofì pianti,
damare larghe lagrime la terra . . . .1
Spargefi tutta,e fpargonfi ancho farmi:
De gli huommi le gridale de le trombe
ìl fuonfalendo al del, le ftcUe fiere .
Quegli rapite da i Latini occifl . a:
Gcttan Icjfoghefourai fuochi ardenti: * >
*c L I B R O **
Gli e Imi e le ffade riccdmctite ornate »
Quett' altri iconofciuti doni loro, •
Gli feudi e f altre tutte infelici arme.
Molti a la morte fon buoi mortiidanfì
Le fetolute eie Uno fe gregge
Rapite e tolte in quefia parte e'n quelli
A la confumatrice fiamma in preda. . ■
Rifguardano i compagni , e i cari amici
Per tutto il lido ardenti , fcruarì altri
I già mezz'arfi corpi , ne fficcarfi
Vojfon da quelli , injìn che non riuolge
Vhumida notte il del di ftclle adorno .
Da V altra parte i miferi Latini
ìnfinif efii anchor fabrican pire :
Sotterranparte molti corpi , c parte
Me fimtimi campi portan,quindi
Li rimandano dentro a la cittadc •
Delrimancnte poi de la confùfa > •
Occifione x fatto un mucchio grande
Senz'honor far de , e fenz' alcuna pompe
ì larghi campi (C egri intorno a gara
Riffilendon da gli acce fi e ftefii fuochi.
Rimojfohauea dal del la terza luce j
La gelidi ombrateti ancho il cencr alto
i Stauan piangendo : e già le tepidi offa
Cadean(prcmcndolei)confùfe a terra.
Già del gran Re di Latio entro le cafe
S'ode maggior romor,uie piu gran pianto: ,
Q&iui le madri e rinfilici nuore, ; I
E i petti afflitti de le fuore care,
Quiuidc padri loro orbati , i figli
Beficmmùm
i
■prr* **■ * t /v ' * %
0K V N D E C I M O » $0*
B c&mmidn lafpietata e dura guerra »
’ E le di Turno nozze i incolpali foto
bui che ^Italia il regno , e i primi honorì .
Affetta e bramai di acqui/larfl quelli \
N on udda contra V inimico armato .
Aggr auaquefle co fe il crudo Dr ance t
Solo d battaglia Turno effer chiamato ,
‘Richiedo fol con giuramento afferma »
Moke di' incontro uarie opinioni
Sono infauor di Turno i e lo difènde i_
De larèina Amata il nome grande: ' V
Mok'il fofient' anchcr publica fama
Di fue uittorie , e menti trofèi . 7
Tra queflimoti , e'n mezzo i gran tumulti.
Ecco fopr'amuar mcjh i legati
Vaia citta di Diomede yi quali
Rapportano bauer ffcfo indarno i pafiiè
EUdC effer lor giouato i caldi preghi »
I donile f or Oiconuenirfì altronde
P roueder il foccorfo,e di far genti j
0 richieder di pace il Re Troiano .
Vicnmcn pel grane duol il Re Latino $
Vede il fatai Enea uenir incontro, ,
Damanifèfla deità portato, . -
Ciò gli fa nòto tira de gli Dei j
1 frefehi attchor fepolcri ha fcmpr'auantU
Dunque faradunar il gran conflglio9
E i primi di fua cortese di fuo flato
Nel gran palagio conucnire inftemt)
Veggonfl piene d'huomini le uie:
Concorron tutti entro la regai [alelf
Enei, dì Ver* ' Q.Q,
/
%
' (*i L I B R O
Nel mezzo a quali e per etdee grado
Gratto e maggior di tutti gli altri, fledc
jsfon già con fronte allegra il Re Latino*
quìhì comanda a gli orator tornati
Va mola cittAycbercfcrirc 1
Debbino quel,che Diomede loro
Wdfojlo baite a per ordine : aUbor tuttk
Tacquero,?? ubtdiendo a le parole
Del Re, Venuto a dircofl comincia.
Andammo intuglia, o cittadini, dotte
Gli alloggiamenti Argini e Diomede
Che uincitore,la citta Argirippa
DaluicoJlnomata,edificaua;
Vedemmoià quellaman,lieto ciporfe.
Onde V alta citta cadde di Troia ,
Toiche introdotti entro laregcd /lonze
Conceduta ci fit di parlar copia ,
Gli apprefentammo i doni , e fmmo nota
Da patria fi nome e quai n'han moffo guerra
Straniere g atti e qual rìhabbia cagione
Corretti a domandar a lui foccorfo .
p ofeia ch'eglihebbe qucjlccofeintefet
Cojì benigno rifondendo dijfe ,
O uer amente auenturofe genti.
Che pojjedete di Saturno i regni ,
Antichi Aufoni) qual fortuna indenta
Turba il uoflro ripofo , e prender tomi
Contro da uoi non conofciuti mai
Po poli cflemi ui confbringe e sforza $
Ciafcun di noi che uiolò confino
tempi iliaci (lafciobor quel da parta
X
S « V N;D E C I M Ó *9 90j
Che guerreggiando fono hlH mura
Si fi di Troia , e quant'd Simoi dentro " "
"Valile opto grande , corpi morti alberga )
jv;. De le fue opre federate e trifie
Hrf ritenuto anchcr domite pene.*
w . Del mondo arando in qtiefta c'n quella patte
x Chc Ariamo , non ch'altri, furiati pio „
Bcnfc'l fa l'aflro di Minerva iniquo}
Sanlo gli Euboici fcogli 3 e Caphareo
Vcndicator de l’aUru' ingiurie ,faUp>
[ ■ Hor di quella militia a lidi aduerfè
Sbattuti 3 Menelao di P roteo prima
A le colonne ( ai duro ejìglio ) errando
Ciunfc , uidde gli Etnei Ciclopi Vlijfe. '
| V idcbb' io riferir di Pirro i regni
C angìati e peruenuti a l'altrui mani $ y
O pur d'idomeneo le proprie cafe i
I O i Locri i lidi Libici habitanti ?
Hi %1P> gran condottier de grandi Argini
Cadde percojfo da la dijlra uile (
: | De la Jpictata e dislcal conforte , '
Del proprio albergo ne la prima entrata 5
Al regno d’ Afea , chauca uinta e doma »
' llfacerdote adultero fucceffe .
O che f imidia de gli Dei non uoHe » ~
Che ritornato al dolce pàtrio albergo 9
j Conlamia defìata e cara faofa
Veder potefei Calidona bella ?
Hor anco in uifla di faauento piena
,i (! Noifeguitando bombii monjlri ,uanno$
a. * Unititi compagni ai ùd k penne
O.OL*
- •* <
<)
^ LIBRO
Spiegar già diuenuti augelli 5 ('ritorno
lem fiumi andar ueggimuolando:
( ode gli mici miei fuppliti crudi > , v*»
E » [cogli empir di Ugrimofe noci ,
Ciò deueua ben io temer dà poi
Che co'l fèrro aflalir cclefli corpi > - ;
T,diVenerjirirardilamano.
Non uo , non «0 piu co Troiani guari »
Poi cb’é /a Jor citta dxflrutta & or fa ;
Ne de gli antichi oltraggi & uecchi mali
piu rimembrare , 0 rallegrar mi gioua*
Quei don, cb'a me, da le contrade uofol
p ortafte, indietro tornerete, e quelli
Mcdefimiad Enea darui conpiglio .
Piu uolte fon con lui flato a le mani ,
Credete a me, che ben prona? ho quanto 1
Vaglia ne l'armi , e come il feudo adopre.
Con che fòrza e deflrezza un'afta uibri *
Se duo fìntili alui la terra idea
Prodotto huomini haueffe arditi e fòrti »
Toran uenuti ad affalirne in Grecia ,
P tagnerebb'eUa i riuoltati fati .
Di tutto il tempo che perduto habbianto
Sotto le mura de la fòrte Troia ,
D’Enea la mano , e del famofo Hettorrt
Sta? è cagion , che la uittoria Greca
Han prolungata infin' al decim'anno 5
Ambo pari in ualore , ambo ne ? armi
lUuflri , quefh ha di pietade il uanto:
Che con lui pace habbiate io ui confìggo}
fuggite l'anm contrattare a tarmi*
w VNDECIMO^ ìOf
E qudififojfcr le rifrode infieme ,
Qual il parere in co fi atroce guerré
Ottimo Redi tuttii regi, udjfìi. i
Apcnahauean tdicofe gli oratori - J
Dette , eli un uario fremito s'udì ’•
Ter le turbdte bocche ir de Latini: :
Sf cowif aUbor ch'i piu rapidi corft
De fiumi foglion ritardar ifafii, * /
Cfcf mormorando in chiufo gorgo tonde
Fremon d'intorno le uicine riue »
Toflo chefurongli animi placati,
E7 romor racchettdto , il Re Latine
Inuocati gli dei da taltofeggio , /
Cotale al/uo parlar principio diede*
Udrei uoluto , e fora fiato il meglio ;
Che quel , eh* a confultar s'houca ,
A timport anti e fornme cofe intorno ,
Fatto s'haueffe molti giorni auanti ,
He fi jùffe indugiato a qticflo tempo
Kagunaril configlio , ch'il nemico *
De la città le mura affidiamone .
Di far hor guerra fuor è tempo panni
Con genti muitte c'hanno i fati amici ,
E che battaglia alcuna rnqua non fianca %
Nc pojfon uinti abbandonare il fino . d
Se pur ne l'armi de gli Etolimai f-
Con uoi congiunti , alcuna freme haucfie0
H or la lafciate , efua fr (ronza ponga
Infifieffo ciafcuno 3 e que fi' ancora -
Quanti è piccola e debole ogniunuede, -
Vdqud rum? altre cofe tutte ’• • • -v
\
Q.C l itf
Giacciati foattute a terra , il ut uedete > - r
Ch’ innanzi a gliocchi e tic le man ni fono *
Ne alcun incolpo , quei ualore e quella
Ch'effcr poffa in alcun maggior nirtute
Tutta fiuti uoij ha combattuto il regno
Con ogni efirema del fuo corpo fòrza *
Hcr quel parer ch'entro la dubbiamente .
Mi nafee , breuemente uo narrami :
Stiano ad udirmi i uoftri animi intenti ♦ . ;
Vicino al Tofco fiume un terren giace
Che lungo inuer Toccafo fi difende ,
E de Sieani oltre i cònfitu -, quefto
1 Kutuhegli Arunci coltiuaro ’ ’
Anticamente * er hor col uomer ancho
I duri colli affaticando uannoy
E pafeèndo di lorgli ajfiri diferti. <
Tutta tal regione e de Teccelfo
Monte carco di pini a i Teucri diamo ,
Già diuenutinoflri amici , c'nfieme
Congiunti fieno eguali eleggi e patti ,
Del nofiro regno e li chiamiam compagni j
Qui firmin la lor fede ,fe cotanto
Di firmarla defio gT ingombra e preme)'
Edifichino anebor cittadi er uiUe .
S* altri prender confiti* s'ad altre genti
Si difiongon pajfar *fe pojfon fiori -■
V feir del nofiro regno , dianfi loro
Venti di nuouo fabricate naui , •
E piu ,fe piu ribatti uopo 3 prejfo Tacqui
Di fabricarlc la materia è tutta *
Efii in che gufa a far s'babbian k natii
VNDECIHO
E quante ancor* in numero e/fer demo
Ordineranno 5 noi darern poi loro
Arfenal, ferramenti, e maeflranze*
Oltre a ciò che fi mandino ancho partiti
Cent' Oratori i primi e piu honorati
Che s'hobbia in tutta la nation Latina 9
A referir t ai cofe e confermare
I patti de la pace, in man portando :
I rami , ci ricchi don et duorio e (toro 9
La foggia , il regai manto e taltr’infegni
Di queflo regno . Confighateboruot ò
llcommunbcne, er a t afflitte e /lanche
Cofe, conforto homai date e ripofo .
A Uhora Drance , cui con /proni acuti
D 'amara inuidial cor pungeaìa chiara
Gloria di Turno , non men di parole
Ch'eififùjfi in haucrpoffcnteelargo ,
Pìk ne configli affai , ch'atto alla guerra:
Di nobil madre nato , e padre incerto »
L euofii in piede , e con parole tali
Vodio maggior rendendo e tira dijfe .
Co fa a nult huomo ofeura , e che bifogno
No/i ha <t altrui parer , buon Re coi figlia
T utti popoli tuoi confejfan chiaro
Conofcer ciò , che la fortuna porti B
Ma non t àfono a dire apertamente •
Conceda di parlar piena licentia
E giu diponga t alterezza , quegli 0 ,
Per dtfgratia del quale e rei costumi
(Lo dirò pur , benché ferite e morte
Mi minacci di dar) tanti e fi chiari
Q»Q.
*
mi 1 1 b ir. o V ,
Zumi de nojbri Duci tjlinti fono ,
E tutta la citta fepolta in pianto ,
lAentf egli confidato ne la fuga
. il campò di Troian prouoca e tenta:
E col grido e con l'arme' l etcì /ponenti
Xn dono anchora a qucfti tutti molti
Che tu mandi ad Enea , per mio configlió
Xn dono , o Re de gli altri ottimo , aggi ugni
Ueuinctfltuo uoler la forza altrui ,
Si chttu padre , tua figlia non dia
A cofi egregio genero per moglie ,
Onde la pace eternamente duri .
E fe tanto fpauento il cuor n' ingombra»
E jfo preghiamo, & impctrim da lui
Tal grada , eife ne uada,e lafua propri 4
iurifdidon'al Re lafci ,eala patria »
A che fin fi fouente , a cofi aperti , 3
Perigli , efponi e cittadini tuoi , l
O capo & o cagion di tanto male v. ; . ' 0.
Aladolente Italia1, ne Ih guerra
N on è falute alcuna , tutti noi
Pace ti domandiamo o Turno, e'nfiem ).
Xnditalpace folo e firmo pegno . h
lo primo , eh' a te fingi effer nemico ,
E t dT ejfcr non recufo y ecco chio uegno
Humilmente a pregarti , c'hauer deggia
Se non di mc,-detuoi, mifericordia y
Pon giu l'orgoglio cr ma [cacciato Udirne 9
Rotti c difperfi, affai ueduti habbtam
Corpi morti giacer four a la terra» .
& degli agricoltor ueioui i campi •
di VNDECIMO. ^ jo f
o fi [ama dhonor pur ti commoue
Se tanta forza nel tuo petto alberga >
E/è t'c tant'a cor la rcgal dote.
D’ir Contro babbi ondo ardire al tuo nemico*
Si perche Turno babbia la regia moglie ,
Noi turba uile > non fipolta , o pianta
Giacciam pe i campi occiji j anebor tu s'hai
! Punto d'ardire , 0 di ualor paterno ,
R ìfgvardalui, che già t' affetta e chiama » >
S* acce fe a cotal dir di [degno Turno ;
E gemendo mandò da la piu interna
Torte del petto cotai noci fiore ,
S empre hai tu di parlar gran copia Dr aneti
Aflhorcfrc tempo di menar le mani :
E ragunato infime ì padri tutti
Sei fempr'il primo , ma non fimpre defii
E mpier laregia di parole uane j :
Lequai tu faluo * uan uolando intorno ,
M entre che largin de le mura tiene
Uinimico difeoflo , e mentr'i fòfii
1 No» ueggiamo ondeggiar di [angue hunWìO «
Perciò col tuo cianciar [olito tuona j
E me riprendi di timor , perdbai . ì
Tanti nemici di tua mano occijjl , >
E i campi di trofèi cotanti ornati « .
Quel ch’ardente uirtu fi poffa , 0 Udgtié
Tuoi tu ftcrimcntar, poi che ci fono
GUnemici uicini > e a muri inìorno ♦ . ?
Andiam noi loro incontro ? a chefifiai t *
Jn cotefia tua urna e fòlle lingua, j
E ne piedi al figgir udoci e frefii t . v
r 0-i L I B R O. *-
5rmprc Tarare , c la bruttura bauraif
lo [cacciato ì or chi fia che degnamente . ,
Me [cacciato riprenda , huom trifio & uileì
Quei che uedute haura del Troian [angue
Crcjcsrfupcrbo il T ebro , e con la jìirpc
T utta d’Euandro ruitiar la ca[a : ' *
Vibro ami er uedràgli Arcadi ignudi.
Vonnibancofifferimcntatoanchora
Co'lgran Pandaro h itia s cr altri mille
Cirio cbiu[o entro le murale circondato
Va V argine, inimico , uincitore
Ho mandati in un di[olo a t infèrno. • t '
MuUafxlute è nella guerra , o fiolto
Soprai capo dEnea ,[opra te fieffo
Vi cotaì co[e , t non uoler le menti
Turbar conuan timor, le fòrze alzando
Ve la due uolte uinta gente al cieb -,
Sempre, e calcar? italico ualorc.
Ver f ami Phrigie i Mirmidom duci
J> attentali tutti , e con il buon Titidc
ìlg^and Achille j 41 fiume Aufido a dietro
Torna fuggendo del mar £ A dna tonde .
Se temer finge de le mie minaccie ,
Ofielerato artificio? inganno ,
Vie piu dggrauando co'l timor la colpi » ,
Anima tal non mai per quefte mani
perderai tu, non dubitar, fiia pure
Tecoj erinqueflo tuo uil petto alberghi. ,
Vor uolgendomi a te gran padre , e tuoi
Confiditi [c noti pitoni alcuna freme ••
tielenojk’armii cnclenoftrcfirzc*
:r
« V N D E C I M O NI £10
Se pur cotanto abbandonati fiamo,
Bt uoltc in fuga una uolta le [quadre,
Bel tutto occifl e rumati, tema . V
Che piu fortuna non ci ftdimofiri ;
Benigna,ilcor ri ingombra 3 èbenchenoì.i 1
Le noflrc dcflre difarmate alzando
Cheggiam la pace ( bendi 0 pur $' alquanto :
De l’ufata uirtu regnaffi in noi)
Ben fortunato Sogni fua fatica ,
Bfòur egri altro piu <f animo inuitto r
fu chi morio , pria che ueder tai cofe, , 1
Wiafe denari e gente h abbiamo anchori ’ . d
frefea cr intera, e le cittì Latine' . .
Me daran tutte aita 3 e/e del molto .•/;
Sangue [far fi di noi fi gloria er uanta . l
Lo ftuol nemico, anchor fatto di lui .0
Habbiam noifiratio , e fono eguali e danti % ", o
Berchefrit cominciar con tanto [corno 5\
Lafiiam l’imprcfa i e perche tremiam noi - ' >
Vria che fi finta de la tromba ilfuono t i
De tempi i uarii mouimenti, molte
Cofe refir migliori 3 e molti anchor a i\ Il
Schermo fortuna, e^hebbe agioco, tquety.
Vofiia ripofi nel primiero fiato , 1
No« cifoccorreran gli Et oli e gliArpi ) ■■il
Cifia Mcfapo, rii buon Tolimio, e quelli ,k
Che tante genti nem&ndaron duci;
Ne poca gloria è per figuri glieletti - ^
L? Italia tutta e de Laurcnti campi,
Ecci de la nation Volfia Camilla , . ■.&
Che le fiorite fquadtedeUgento
V
.
■JT'
y
<-:c LIBRO - . ,
trarrne conduce. Ma feti nimico >
Me filo ah battaglia afretta e chiama,
È filo al commuti utile rejìfto , r
Non figgo tanto la uittoria , quefle . >
o<fùndo , che per fi gran freme
Io recufi tentar alcuna cofa . r
ìo gU andrò incontro fi ben fiffi il grande »
Achille, e quelle fleffi armi uefliffe
Ver le monfabricate di Vulcano,
loTumo,adalcunmaidegliauimiei ' ;
moti fecondo in ualore 3 a noi qucfl'alma,
E fiocer mio Latin dedico e dono.
Enea fil chiama ,io che mi chiami* l prego : ■
Verchepiu tofio trance quefto errore
S'ira è del ciel, non paghi con la morte »
O s’è gloria er uirtu , non me la tolga.
Q&flc cofi tra lor dubbiofl e mefli
Siflauan confutando, aUhorch'Enea
Cia monca’ l campo, e f ordinate fchiere » \
Ecco un mejfi uenir correndo fòrte , [
Che hcafa regai di gran tumulto
E la cittade di fr attento empiendo >
R apporta i Teucri e le Tofane f quadri ;
Val fiume T ibertno in ordinanza
Scender uelocementeinuerlemuram
TOfto del uolgo sbigottito e meflo }
Vn gelido timor per f offa forre , ,
Va l'ira /limolata e dal furore
Arme la giouentude , arme , arme gridéL
St annofl mefli mormorando i uecchi ,
Q&UÌ dintorno ufi alto grido U cielo J
«VNDBCIMO >0
D; diuerjl parer nato percuote.
Si conti quando in un profondo bofio
S'afiembra un grani' efir cito d'augelli ^
O del pefeofo di Padufa fiume
Ter li loquaci J lagni i rauchi Cigni
Empion di uocC l del e le campagne}
Quinci r occajlon prendendo Turno 9
Radunar il configli 0 cittadini
Ade fio è' l tempo, e di lodar fedendo
Lapacc , mentre gli nemici armati
V engon con firia ai alfalirne , diflè *
Coji detto c difiefe Ulte fiale ,
A Volufio lefchiere armar de Volfiì
Con preftezza comanda j e r a M e flato
Quelle guidar de Kutuli a canotto $ ^
E Cora co' Ijr atei fender le genti
Ter larghi campi 3 enfio dar le porte
A qucjli , e / alte torri a quelli impone j
1/ rimanente conducendo fico .
Tofto a le mura intorno ogn'un/ifbargit
Abbandonati configlio irrefiluto *
Turbato il Re Latino t'I difirifie :
Molto fi incolpa che non bauea prima
Ver genero raccolto tncafaEnea.
Altri auanti ale porte cauan (òffe
Vrofinde 3 lande e dardi portati' altri:
Da di battaglia il fanguinofo fegno
ha rauca tromba , circondati le mura
he matrone e 1 fanciulli 3 aduna e chianti
Senz' altra fielta ognififio 3 ometadé
I Igwbifogno, elafaticaejkem ,
■ ^.XIB R O
Vdlaltra parte la R eina A mata *
$t ne ua uifltando ifdcri tempi»
Et d gli aitar portando di Minerud
I doni » c l'accompagna und gran turbi
Tn dome, appreso cui compagna [tede, r
(Di tanto mal cagion ) Lauinia bella,
Chinatidterruicdfti occhilucenti: .
Seguon le madri , e don l'inccnfo al tempio %
ne Paltò limitar largendo intorno
Vrli, lamenti , e dolorofi lai .
CfacrofantdVergineTritonid
Dea de le guerre , con la man pofjente - /
Del Phrigio predator tarmi/pezzando»
%o getta d terra [otto f alte porte .
E (fo con furia a la battaglia Turno
$ accinge, e gia.ueflit'kaldcor azza 9
E le piaflre difèrro, eie gambiere y
D’oro > e fcnz/elmo ahchor cinta la /paddi
E quinci e quindi njplendendo d'oro , t
Senua correndo per la rocca eccelfa i
E lieto armato l'inimico afpetta .
Come canai che rotto lacci e funi
Seri fugge ratto a i pafcoli , o ale mandre$
O uago di bagnarli al fiume ufato ,
Cb’ annitrendo altamente il capofeuote >
Et horfu'l cello , zrhorfouralcfpM
Ufi Mggì°n fiberzar gettati i crini*
A cui V egregia giouane Camilla
Va la [quadra de Volfci accompagnati 1
Si fece incontro O1 reuerente,a terra
D a cerni di[ nontata * il ebefiet mho
04, VsNDECIjuo
Tutta lafchier afra fot? effe porte 5
Cominciò adir cofi , Turno f mai
Alcun fidar nel fuoudor fi deue, '
A me da’l core , e ? imprometto certo
A Icfluol de Troiani oppormi fola%
Sola gir contr'a i caualier Tho fatti *
Temetti dunque , e fa contento ch'io
Vada prima affalir V amate fcbicre,
Tfoftcncr de la battaglia il pondo.
T « frma intorno a la muraglia ifantu
E folo attendi a cujlodir la terra.
Cui Turno (gli occhi intentamente fifrL
Ve la terribilgiouanc ) rifpofc,
O uergine > d Italia alto ornamento >
Con quai parole potrò io giamai
Renderti gratic a tuoi meriti eguali f
Va ( poi eh’ ogn' altra co fi uince il tuo
infinito ualor donna) dtfìo
Che le fatiche compartiamo infìeme *
Enea (come la fama fède acqui/la,
E le da me mandate afferman folte )
A uanti /finte de cauai leggieri
"Le [quadre , a perturbar il noflro campo 1
Tffo per gli alti e fohtari gioghi
Del monte , ala città con fretta fende •
lo fare una imbofcata mi difpongo
D'una granflua in un piegato calle a
Del monte ambe le foci ajfcdiondo .
Tu kcaudderiaT ho frana affronta
Teco il fòrte Mcfiapo, enficmc aggiunto •,
Tm de latin l'infegne , c de Tibmi,
t
r «LIBRO MI ‘ v
Cottimo condottier prendi la curi *
Cofi dice egli , e con parole tali '>
, Mcffapo e gli nitri a la battaglia eforti
poi la uia prende incontra l'inimico*
Siede unauaUe in un concauo luogo
Atta a l'inftdic , cui dijfeffi (roridi
Ofcuro fianco quinci e quindi preme ,
Quiui un fretto fentier conduce altrui *
Sopra laqual nel giogo alto del monte
Hon conofciuta una pianura giace»
E ficuri ricetti 3oucjì puote
Odala deftra t oda la mancamano >
Opporfi contra l'mimichefquadre ,
One la fommiù far rcfìflcnza ,
buffando giu cader gran fafii a piombai
Quiui fi puofe il giouane in agnato ,
tutoria in tanto da fupcrni chiofin ,
De le compagne uergini furate
Vnaafi chiama O pi uelocc detta , J
Cotai mandando mefìc uoci fuori .
A la guerra crudel feriua Camilla
Vergine , e'n damo le nofir'armi cinge »
A me uia piu che ciafcuri altra cara -,
Ne nuou o è quefto , c hor le porto amore $
O fubita dolcezza il cor mi muoue
Scacciato per inuidia delfuo regno »
E per la fòrza de nemici alteri
Va Ptperno città partendo antica,
h figgendo Metabo in mezzo a tanti
Remici ormati yfi nc portò fico
Vflfio efiUo compagna la fanciulla ,
«•
Che dal nome chiamata de la madre
CafmiUa, detta fi* (trattone fiora
Solo la terza lettera ) Camillo,
Ejfo portando il caro pegno infeno.
Piu temendo di lui che di fi fiejfo.
Per li deferti bofehi fi rì andana,
E piu ripojliy e lo premean finente
jjarme ttimichc, quinti e quindi fiar fi
Gli cran dintorno ognhor i crudi Volfch
Ecco in mczz'd la figa a un fiume an'm
Detto Amafenoyil qual tuttofiamo fi
E fuperbo feti già per le molt' acque,
Ch le nugole in quel uer fato hauti nò*
X,ui ctìa nuotar già fi accingeua tardo
Il grandi amor che a la fanciulla porta »
Temendo ogn'hor del caro amato pefo , ,
Pur poi che fiato fi fofiefo alquanto,
A mezzo Chafia di un gran dardo, il quale
J n mm portaua il buon guentir ardito,
D* un rovere nodofo al fimo fecco,
Chiufa e rauolta pria ne la corteccia
D'un j onero la figlia annoda e lega.
Qual poi con la grati man librando in alto ,
Gli occhi leuati al cicUcofi ragiona,
Almaucrgine Dca>hatoniafanta,
■ De le filue e de' monti habitatrice.
Io padre, quefla mifera fanciulla
Dono e colf acro a te mimftra e ferua*
ti * Ecco che fupplicheuolmenteil tuo
N cme chiamando 3e Carmi tue tenendo
Per Caria lìeue C inimico figge*
Enei, di Ver* RH
L I B
. t • “ R O ^
Ui.c'hor commetto ile non fluid Mrt
Tu come co fa tua riditi, o Dea. *
CIO dettoci braccio mimo a dietro,
i durdopru mimo in ulto Uncini
^/indente
Di U dui fiume rapido crutlocc
infelice CamiHafafjÙQoio;
^feflcjfo Metéo.uljiumc.ilquuU
w Ulema premia gun turba injrfla,
f^VeoddonfacrouDiana i
„ bu/U d un uerde herbofo celio fuelft
^nulmnctucocufu,oiittIim
Meno fa uitu u guifu épaflore
proletari ulpcflr, monti.
fffiSSSESfM*-
-A pena eh ella le uefeigia prime
cjpu fermar fiura la terra puote
Che le grano le man d'acuto dardo
7 k)0M<*zh homeriarto,e ferali-
n ucce di coprir i crin di rete
C orata,? d' una ricca lunga uefee
^^^P^udaTigrc
'^SSSBtSSl.
fi fa-aro hmrla nuora indarno.
0C VU D E CIMO
E Ha foto di me feguir contenta
De tarmi mic,difua uirgitutadc
Conferita cafia il dejìdcrio eterno.
Io uolenticri haurci uoluto eh ella
Non s’haueffe intricata in cotal guerra
E prouocati a la battaglia i Teucri ,
fora a me cara mia hor,de le mie
Compagne elette jhor poi che i erudi tati
L apwnon,uanne Kmphdichcue fendi . _
Val cielo,d uifitar di L atio in terra
I confininone con augurio trijlo
ha dolorofa pugna horfi commette,
P rendi quefia pharetrdjda la quale
Vendicatrice una faettacaua.
Con quella conuerrd che paghi inficme
Co’/ proprio f angue le douute pene ,
Chi firM fuo cafio e [acro corpo: ■>
O Teucro, o Italioti ch’egli Ji fio*
P ofeia io uelata una caua nube,
ìl corpo e tarmi noti fogliate anchorù
Ve la mìfcrd giouane,con meco
Riporterò alfepolcro e patrio adergo. -
ViffeiC quella dal del ratta dijceje
Per tauri lieiu,e die nel fccnder fimo.
Vi nero nembo ricoperta intorno,
intantoataltemuras'appropinqua <
Vefercito T roian, gli Hctrufa duci,
Etutt'inlìemelacauallcrid ,
■ i» ordinanza > la campagna s ode
Per t annitrir pc'l fremito che fanno
lcauai,tuttarifuoMr d’ intorno)
RR
> . - v»
,3,1 '
fyX
« *
II
+1 L I B R O >•>
Che /aitando cfcuotenio il capo al freno
Si sforzan ripugnar fruente indarno •
Splende la terra da le luci <T armi »
A l'incontro de quai da f altra parte ,,
Ne oien MeJfappo,ei ueloci Latini,
E Cor4 co’/ fratel,cui poi la [quadra
Seguita de la giouane Camita,
S'acconcian l'hafle in mansuibrano i dardi.
De gli huomini il gridar, de V armi ilfuona
S'inalza fi che'l del percuote e pere.
Già tanto /patio quanto é'I trar d'un dardo,
b'un'ejjcrcito a f altro era uicino ,
Quand'il romor leuato aprir uanfi
Gli animofi guerrier , frmpr'cjfrrtando
1 frementi defiricri a la battaglia :
Lanciati di qua di la gli acuti dardi
Spefiì a guifa di neue,o grandin onde
L'ombra uelando <f ognintorno quello.
Toglie a la de fora da mortali il cielo.
Topo Thirreno el fòrt' Aconteo'nfiem
Si corroda ferir con f bafie aduerfè »
E primi con grand! impeto e rouina
Kompon co l petto urtando de canotti
il petto, feoffr da lontano come
fulminerò tratto damaccbinafajfo
A contro cade , t'I fiato in aria fr orge ;
Tofto lefcbiere de i Latin turbate
Riuolgcndos'in fuga g ettandopo
Le /patte i fcudi,e quanto può ciafcuno
Ver fr le mura il fuo canaio /pronai
Cacciani i Teucri,? I capo loro Afilé*
E gias' auicinaua.no a le porte
Quando di nuouo alzatoci grido adietro
To man correndo : uoltano i Troiani
fuggendo a tutta briglia ì lor cauatti.
Come quando a uiccnda il mar turbato
Hor con ruma [corre a terra,? getta
Uondafyumofa foura gli alti [cogli.
Bagnando co'lfuo fen V arene extremt}
Hor ueloce fuggendo a dietro torna ,
E riforbendo i fottofopra uolti
Sàpida Vondejafcia il lito afeiutto.
Due uolte i Thofchi i R utuli sforzato
Volger le [falle, e gir uerfo le mura»
Due uolte ributtati a dietro furo.
lAa poi ch'il terzo afialto incommctofii^
E s'intricar lefquadre infume tutte
Vun con Poltro a combatter disfidando ì
Atthor di chi mona s'udiual pianto
Hel già fangu'alto , e ne Vocaftone
De gli buomin' infilici e de canotti
Mcfchiatifcmpre e fottofopra uolti
E corpi cr armi andar ueggonjl , [urge
Affira battaglia. Orfiloco il cauatto
( Perche difirir lui non hebbe ardire)
Di Remolo, tòrcendo thafta , fiere
ìn un' orecchiaci fèrro entro uilaffa:
Dal qual colpo percoffo il dc&rier s'alzi
Confina in aria ,e quello a terra fcuote*
Cattilo \oU,e pofeia Herminio occide
D'animo grondone di gran corpo,? d'armi:
Qu telino m me lunga e bionda chioma
H< L I B R Q Mfr
Ve&id la tejld , c nude hauea le fratte*
Ke lo fbaucntdn dir di o Idncie , tdnfó .
Auanzdfoprddi grandezza agli Ma r
A quefoi urì hdfld i larghi homenfora ,
stremando raddoppia aluila doglia*
Quinci e quindi difangutfl tmmfoarfo*
Ver Vafere e dure piaghe iguerrier forti - •-
Corrono d fccHd c gloriofd morte .
jnmezzo a tante occifoon Camilla
in guifd (PAntdZond pharetrataf
Con ld fomforafola intera mamma
jAoltc piegheuolt hdfìe uibr d c Idncid
Qua e la [aitando * hor non mdi {tanca, pretta
Con tdfua defora una tagliente feurr.
E le pendon da thomero fonanti
Varco doratole tarmi di Diana:
Vfi'ancho fé tathorfcaccidtd fogge*,' ,
"Drizzavano rìuolto , forai tielocL
Ufon dintorno lecompagne elette , :-l
Lama e TuUa ucrgim,c Tarpeia
La focure tacciai forte uibr ondo-,
Lcqudi di quante hauea t Italia bella.
Ver ornamento fuo Camilla eleffc
In pace c'n guerra a lei miniftrefidt .
Quali di Tracia lAmazonc quando \
Di T hcrmodonte uan lungo k ritte •
Con loro armi dipinte guerreggiando,
O et intorno ad H ippolita , 0 la forte
Vanthdfllea,dHhor che uincitrice
B.iede fui carro,etaccompagnan liete (
rt<V ^DECIMO)# }té
Tacendo có i lunati feudi ardite
Grida tumulto le fiminee febiere.
Oliai primo, o ucrgin cruddyO qual c fremo
^ Abbatti ? o pur di quanti morti for pi
"La terra fpargi f a Eumcnio pria di eliti»
Piglimi con lungo abete il petto pajfa :
Quei cade, e nel cader di fangaie utrfx
"Larghi riuiyC'l terrcnfanguigno morde,
E fi nel [angue fuo morendo inuolue.
"Dopo ejfo Linear E egafoyde quali
Vun mentre di racccr cerca la briglia ,
Del cadente caual rouinajt altro
Mentre qucfl'aitar fi sfirza>o'uuolc
Porger a lui la difarmata mano.
Cade egli parimente, a qucfli aggiugne
JD Hippot ade il figliuolo Amaflro ’fegttc
Con Vhafla di lontan Tereo ucloce.
Et tìarpalico,e "DemophontCyC dir orni.
Che piu i quant'clla il di lanciò faette,
T anti morti cader Troiani a terra* \ „
V edi da lungi ’ l cacciator Ornito
Portato da un cdUalPuglie/è,e>l corpo
E>i frane armi ha guernito, cui la pelle
"D'un brauo toro i larghi homeri cuopret
Ampia d'un lupo gola e le mafccUe '
Co bianchi denti ha per elmetto in capo > ; . ;
Di dardo in ucce gli arma ambe le mani
Huiudo fufo nodcrofo e torto:
Ejfo in mezzo ale [quadre hor quinci hor quindi
S'aggirà,e un palmo foura gli altri auanza.
Quefhuoko ucr lei, Camilla occide ,
* • •
LIBRO »
(Neh fu grati faticdytnfiigd uóltà • ;
Edfchicrd ) e fard l’inimico morti
Tui cofc dice . Tu thofean penfaui
fiere cacciar nele profonde felue i
Venuto e pur il di3che le pdrolt
Vojlre fiperbe confèminili drme
Riprende : d i pddri tuoi giu ne linfa ni
potrai; fenzd mentir 3narrar cbeJoJU
Val fatc.br ateio di Camilla occifo,
jZt ciò tifa di leue gloriamaL
Vófcid vrfiloeó eBute duo gran corpi
Trotini occidcj BUte oppojlo d lei f
É due tra t elmo e la cor azza il collo
Scoperto il cduatlier dintó/lra3e dout
pende dal fimflrhómero lo feudo.
Trappola tbdfld con V acuto farot
Orjiloco3 fuggir fingendo, ingdnni
Co'l raggirarli da f interna parte
Seguendo lui, che languidi di fa
poi che ridotto thebbe ou cUa il uouc}
teudtd in dito ld pojjente accetta
A duci eh" in don le richitdea ld uitd 4
Raddoppia’ lcolpo,e f armi3e l offafchtdcctit
E del caldo cernì gUftntirgt’luóUó.
I» lei fcontropl guerreggi ante figlio
V’Auno,de tApennino habitatore* <
fronde Liguri extremo,tnentr’difate
Otte/lo c quello ingannar gli concedtróé
Cojlui fmarrito ne la prima uiftd
Si flette alquanto, t poi ch’aperto ui<U
Di non poter {campar da, ti Keind
fuggendo, o tei uokdrfi altronde-, prefo
^ingannarla partito cojl diffe.
ChepruoUa excelfa,egloriòfo fatto.
Se in corficr fòrte,o fimind ti fidi ?
t )ifmònta à pièdi,e meco d pie t'affronti
Sui campo di ambi ugualjì ucdrai poi
Cui gtorid Udnd uerd lode apporti.
PUd noti fpdUcntdtdydnzi dd grdut
Ttolor trdfittd,e tutt'dccefd dirà
Sccfd, e'I cauallo a la compdgtid dato.
Sol con t ignuda ffada é conio feudo
Puri dhttè a piedi t inimicò dt tende.
Ma fuèi,gia ctbduer tei uintd credendo
Con frode, uid fenzd dimora figge,
P'iuetocecaudl ( uoltala briglia, )
Ouantò piu puote d ffron battuti cdccidU
tiguro fòlle indarno gonfiò, indarno
Varti paterne tubrice tentafli:
Uòn porterdn te fatuo al fatlacè Anno
Gl’ inganni in che ti fidie quello detto
taudlorófdgióUdnc,iUcloci
Pie moffe di corfoyétrdppdfio't cauottóg ,
E dato c'hcbbc al fren dipigho, affalo
ti cauallicr,che morto a terrà cade*
Con qUeWdgeUòlezzd che feguirt
Suol tal uolta ilfatcon manier da un faffo
Aitò con tati ttfe la colomba
Sótt'ejfe nubi,tprefa sfènder poi
Con t unghie acute, onde dal ciel fi forgi
Cdfcdr cotfangtie le {ficcate piume.
OU guardando qua giu Ui cofe , ilforHtttO
j>ddre,t g r<m Re de gli huomini,e de i D et
Dejla il Thirren T arconte a l'affra guerra
E con non molli ffren (limola d'ira.
Tra morti , c quei che già douan le (palle
Spingevi cauatlo , e con uarie parole
le [quadre infiiga , (limola , per nome
Ciafcun chiamando a la battaglia infiammò,
E fa indietro tornar chi fi (ùggia.
Ofempre a tollerar oltraggi e feomt
Thofcarti auezzi s ofempre uili , hor quote \
ìnuoi timer squal codardia ? allcttai
Vna (emina fol ui [caccia , e quefle
Schiere in fuga riuolge la che cingete
Indarno itjbro l che portate in mano
Que/le non utili arme l hor noi non fete
Ne le guerre et amor notturne tali:
0 pur quando di Bacco i chori adunò
la piffera piegata ad affettare
1 cibi e di buon uin le menfe carche.
Qucfi'è tamor , quefi'c lo jludìo uoftrfy
fin che'l proffero Aruffice u'annunti j
la fi(la>e che ne gli alti fiacri bofehi “ .
Vittima graffa a diuorar u' inulti. ‘ _
Ciò detto , in mezzo gli nìmiciffigne
Senza temer di morte il fuo cauoUo;
E con la defira man Venulo abbraccia :
Giunta a le fòrze è la dejlrezza tolto
Del fuo cauallo , a fe dauant'il pone. **
S'alza a le (Ielle il grido , i Latin tutti
Riuolfcr gli occhi: uola effo T arconte
fer U campagna , portandone [eco 4
t i
E tami e thuom',dc la cui hafta il fino
Spiccato cerca hor quefia parte fbor quetU
Del corpo ignuda , orici tigncr del [angue
Tutto lo pojja , e dar il mortai colpo .
Quegli alo'iKontro refiftendo, lungo
T icn da la gota t inimica mano, ... i
E quanto può di non perir fi sforza.
Cori Aquila talhor , ch'alto uolando j
Se ne porta [rapito ferpc ficco, '
Inuiluppato tra gli acuti artigli , , c
Qua ferito da lei sbrigarfi tenta , - ;
Volgendofclc ognihoi • co giri intorno*
Afipro per le drizzate fquame,e leua
Quanto piu puotc il capo alto fifchiandó)
Ella non mcti co’/ rofiro adunco'l preme ,
E tutto a un tempo il del con tali fiere ..
Non altrimenti de la [china tolta
De Tiburtì la predaci buon T arconte
Serìporta dUegro : ondti Thineni tutti
Ve/èmpio del lort duce feguitando,
E’/ profilerò [ucce fio de Latini}
Vrtan lefquadre.e in quelle impeto fanno »
Afl bora Aronte debitore a i fati.
Con arte molta^c con lo frale acuto»
Da ueloce CamiUa circondando
Tenta qual uia piu (taffaiirla è defirai
Ouunque in mezzo de f armate fchier$
La uergin fòrte con furor fi [caglia}
Egli la fegue,e le di lei uefiigia
, Quanto piu può tacitamente offertiti*
Vostro uolge mdtrice il piede}
\
E ì di nafcofto ilfren veloce torce:
Hor qucft’ adito, hor quel cere a e circondò.
Et mbra Vhafià non fallacelo uona.
Beco per forte a fe ned’ ir dàuanti
Cloreo già di Cibcle facerdote ,
Ch’ornato rifrlendea ne l'arme P Arigli»
Et agitava il corridor /fumante.
Cui pelle ricopri a di piume inguifa
Tefjuta ^oro e di ferrate lame :
Ejjò di peregrina por por' era
E <f oftro ornatole con la defrra i dardi
Vicij utbraua,e li fonaua dopo
le fratte il dorato arco,e’l capo d’oro
Copria celata, bella uefìe in doffo
Simile al g ruoco di colore hauea f
Cui d’oro un groppo i feni ondanti legi
E tonica e gambiere di riccamo.
Cofiui di tutte f altre [quadre foto
© per [offender tarme a i [acri tempi
Troiane -, o cacciatrice ornar fe flejfà
Del rapit'oro, perla fchiera tutta
Giua feguendo del dejìre accefa.
Del defio cieco efeminil c’hauea
Di quelle ricche e afe danno fefrogliu
Atthor che prefo il tempo al fuo defio
Commodori fin l'infidiofo dardo
lanciò, cofi gli Dei pregando, Aronte»
O fommo iddio de i D ei,cufìode Apollo
Del fanto monte di Sor atto, il quale
Brimi honortamo,a cui di Pini frcfjb
he cataftc aeceniim0,e mme& al fuoco *
^ V N D E c I M o ^
Accurati da la tua pittate
O Itr'icarboni ardenti andiam falcando*
tior mi concedi onnipotente padre,
Poter quefìa vergogna con quejl'armc
Spegner 3non già le foglie bramo 3o de U
Giovane in figa uolta alcun tropbco
Gli altri m'apportcr an miei fatti ledei
Pur che quella crudel pejle percoffa
P>alcolpo3c'bor le do cadaul ritorno
Sia, enza gloria al mio paterno nido.
t €fati<}l Phcl,0>Cr noi fi ch> una parte
t) eldefideriofuo forti)]} effetto,
altrafc ne portar uè loci e uentù
Che Camilla occideffè confentìo
Alpregatorima ch'eifaccffe pofeia
A la patria ritorno non conceffe.
Spar fero al vento le procelle i priegbL
^«e conte per Uria il fuons-u£o
ve l hafta tr atta da la fòrte manoj
Ktuol/cr tutti a la R eina i Volfii
Con gUammi turbati gli occhia effr
He dd farine de tarane del dardo
Cadente foura lei dal eie Inaccorte.
Infin che Chafta fitto lajbiccata
Mammella fiefa3del ucrgineo fanoue
Quanto le piacque 3 fitibonda bebbe.
Concorron prejte le compagnie care,
® la Rema da caual cadente
Sofkngon , figge sbigottito Arontc *
vicn di timor con allegrezza mìjlo ,
a la vergine opporfi ardir mbaue.
vi* .
LIBRO MI ' $
Come innanzi chefiafeguito da le ; v
Arme nemiche il Lupo uccifo hauendo •
O pajtor o g jouenco 3 det audace
fdttocommcflb confapeuol fotto
Il ucntre tratta la tremante coda, :
per gli alti monti fuor di ma fuggendo *
fiele piu folte felue fi nafeonde,
Cotal da gli occhi lor ratto ferì noia
Timido Aronte,c di fuggir contento f
Si mefchìa in mezzo de 1‘ armate fquairc.
£jft morendo di fua manoil dardo 1
Tenta trar fuor , ma' l fèrro entro a le cojtc
Giace ne l’offa con profonda piaga)
Exangue cade, et chiari ardenti lumi
O • fiuri e freddi acerba morte rende ,
B'I purpureo color , che già ueftiM x
Le bcUc guancie , al pallido , eh' in ucce
Di duelfurgea , cedendo l'abbandono.
Coft girando adAccafoloparlo,
Acca de f altre fue compagne fide
Ba piufecreta , c quella a cui fole uà
mmfèftar fue cure,crfuoi configli. }
Acca forcUainfino a qui fon uiffa)
H or quefl’ acerba piaga mi da morte *
Già ueggio'l mondo in tenebre fepolto,
fuggi, & quefle mie ultime parole »
Rapporta a Turno,chc ne la battagli <k\
Entri, e i Troiani da le murafcaccù
Rimontivi pace.e con tai detti inficine
Abbandonando del caualla briglia.
Contro fua voglia ettaro wdarfllafcU, $
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VuZfCnÌ;mng,UcUt,i*à ’
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CmiUd caduta la battaglia
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Q£<Jte uoci dolenti. Ai troppo crudd
oS£ts?Àte‘"-* ;
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J».
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purgherà, terrorfuo con degnò morto
pra fottuti mont'alto di Dcrccntio
Re di Laurento antico, un granfepolcro
Vi terra* chiufo e ricoperto d’una
f refe' Elee ombrofa-3oue I4 bella Dea
Si flette alquanto pur piando Muto*
Voi che lo uide ne fami lucenti >
Tutto tumido e gonfio & che ten'uai
Quinci lontan i qui drizzò' l pajfo dijfe9
Qui a morir uieni3a ciò che de la morte
Vi Camilla riporti degni premi :
Tu da i i bali ancho haurai di Diana morte f
Si dijfa e de l'aurata fua pharetra
Vuor trajfe un ftrcde3e tefe l'arco in guifi
Chef un con V altro capo fi congiunfe»
B con diftanza ugual la man fini firn
Toccò coH corno de lo frale dfirro$
B col neruol a deflra la mammella-.
A pena il fuono e loftridorfentio
De/ flrale Aronte,che gli fora il pdtoi
Bjfo che geme e fuor f anima jf ir a*
Vi lui dimenticati i fuoi compagni
Tafcian nel campo poluerofo c forano*
Fece Opi allegri l primo ciel ritorno ;
' prima dcValtre, la patrona uccifa ,
F ugge la licue [quadra di Camilla}
fuggon turbata R utuli,econ loro
}l fòrte AtindyC gli altri duci infierite 3
eli abbandonati alfier gettoni infegne9
Volgendo in uer le mura t lor caualli >
u'c chi uaglia a foflener con l'armi
^ 1
V impeto de T roian c'ha con lor morte ì
Ma figgendo riportano i Latini
Gli archi dijìejì a le languide falle :
Crolla cól corfo l'unghia de cauatli
il putrefatto campo , ondejìleua
Vi fólta polue un nembo in ucr la terra.
Vale fineflrc le matrone afflitte
Eattonjì l petto , al del le flrida alzando •
Quei che primi correndo entraron dentro
Calcando prone V inimica turba
Me folate le [quadre infìeme tutte .
M uoion miseramente in ejfa entrata
Vele paterne mura , e tra le cafe
Sccure : tentati quei chiuder le porte ,
Ne a i fupplicanti lor compagni fono
O li d'aprir la fi rada , er i medefmi
"Riceuer dentro de la terra: nafee
Afra e crudele occifìon tra quelli
Che diffendon Ventrata , e quei eh' in mezzo
Si lafcian trafflortar con furia a l'armi .
Parte di lor che fono efclufì3cade
"Entro le fiffe con rouina grande ,
Vauanti a i lagrimos' occhiai concetto
De nuferi angofeiofì fuoi parenti .
parte correndo a tutta brigliajn gufa
Vi machina con impeto e ruina
Percuote entro le cieche e dure porte.
Effe matrone a Volte mura in cima
(Quanto può de la patria il nero amore
Moftran bcn)poi che uiddtro Camilla 3
Laudando dar di3efafii?& imitando
rii
K l IB R O W
Con rouer'in cim'arfl , eflipC l ferro
Corrono ardite a gloriofa morte .
l n quefìo a T,urno ne le felue afcofeo,
Rcferifce Acca il gran tumulto , e come
Morta CamiUa lefuefchiere tutte
Difordinatc e rotte in fuga uanno -,
Premonti addofjo gli turnici infefii,
Chan Marte in lorfauore,e prefo il tutto ,
Piena efjer la citta d'alto ffaucnto.
Egli (perche cofì uogliono ifati )
Di furor carco , i colli ou'hauea prima
refe l'infidic , e i bofehiafari abbandono.
A pena indi partito ,eal pian difeefo
E rd,chc de le felue ufecito Enea ,
E fupcrato il giogo alto del monte.
Ambo ucloci , e con tutte le [quadre
Ver la cittade a piu poter fèti' uanno j
Ne l'un da l'altro è molti pafei lungi.
, Pofecia eh' Enea fumanti da la polue
I campi e le Laurenti fchiere uide
D a lungi , e'I fòrte Enea conobbe Turno,
E de cauJliH fuon de piedi udio ,
Coni' anitrir 3 fetida dimora baurietto
Cominciata tra loro afferà battaglia 5
SePhebo il fronte e il fen di rofeejfarjo
Già non haueffe i fuoi fianchi corjicri
Bagnati entro f itero ,edel di in uece
Che fòggia ratto : rapportato notte »
Fermano i campi auanti la cittade ,
Circondando le mura intorno intorno •
v m
>
t %ì
j
tfedET' *
ImM
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' DE LL’E NE IDE di
Tradotto per M, Paolo Mini,
A M. Pier Filippo Ridolfì*
le combattere in ifteccato con Enea : ercojì per un fuo
chiamato Idmone mandò a sfidare Enea . llqualc uolcn*
ticri accettò la disfida 5 er tal conucntione fida l'uno e r
t altro con folcnne giuramento conchiufa . In quefla rifa*
lutione per comandamento di Giunone interrotta da Giu*
tur na ninfa fioretta dì Tumo3mutata netta fialfiafiembìanzd
di Camerte : er primo di tutti Tolunio augure , promct *
tendo per un fai fio augurio lauittoria certa a fiuoi3pafiò
con ma arme in hafla un de figliuoli di Gilippo , Enea an *
ch’eglinonfiapendo àUrmntiUcagionc delfiubito tumut-
MA ..
VERG ILIO;
?
argomento/
ss *
mi b IBRO, >•>
io , mentre che fi sfòrzdua di far ritir Are i fuoi faldati , fa
ferito duna freccia, o1 non feppe da cui} però fa coflret *
io ufeir di battaglia . Laqudcofa intendendo Turno , CT
perciò parendoglihaucr beUifiitna occafione di far bene i
fatti fuoi , /ree grande uccisone di nimici . In quefìo mez
Zo Venere hauendo tolto del Dittamo fui monte lda di
Creta, medicò co effa il fuo figliuolo. Enea ha uedo riprefe
le fòrze, poich'egli hebbeco poche parole còfòrtato Afe a
n io col fuo efempio alla uirtu , corfea faccorrere t fuoi , c
sfidò Turno alla battaglia . Ma non comparendo T umo
< percioche Giuturna , laquale tratto giu Metifco carret-
tiere , gouernaua la carretta di lui , uggendolo fempre aU
troucynon gli lafciaua uenirc alle mani ) fi rifolfe di dar lo
affalto alla città , e accollato l'efercito alle mura , cacciò
fioco ne ripari & ne profiimi edifici}. Quiui Amata fti*
mando che Turno fòffe morto,? impiccò per dolore da fé
fleffa. Intendendo quefie cofe Turno , er ueggendo là cofa
ridotta a tale , che egli hauea in ogni modo a combattere,
Veglinoti uoleua comportare, ch'uni città d'amici fu gli
cechi fuoi ucniffe nelle mani de nimici , sfidò Enea in iftec*
tato. Done rimanendo Enea uincitore, quando egli era
già per piegar fi a compafiione da preghi del nimico uinto, 9
vedutogli la cintura di lui futta /falla, laqual Turno hauea
ìeuata a Pollante morto da lui , fubito f alito in colera > gli
tacciò Uff oda nel petto , er cofi l’uccife .
TVrno poi che i Latin già rnitti mira
In guerra uinti , bora fmarrirfi >egf alti
Chiedergli uanti : cr coi uolti er con gf occhi
Sol riuolgerfi à luì , piu che mai d'ira
Auampa , c T orgogliofo à nuouaffenc
. j
»•
«DVODBciMO)|
_ Erg' glammìgu caduti er uinti • * *
sF^ta ■;:
cST" Wo(r ™~
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Tiotoc purMoomat ne puonm Ìuilì
™&T*' porumudUz
p°*°<P«ft*mia Mtniy
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as-r»**. -
£^M¥&tS^T
Gioudtieinuitto fonalo nCn * 4 ‘ '. •
^^t7JÌ°Sf . i
'fwm> vbcnutggu vbfcarrt ■ *
I SS Uj
G? decidenti che puonno er le cagioni
Muoverti ì queflo ) ingoiar certame •
Se tu combatti per cittade ò impero
Tu l'impero pofiìcdi , cr la cittade
Di' Dauno padre tuo , oltrhfìa in molti
Terre prefeda te per fòrza d’arme.
Se tu combatti per argent ’ od oro ,
Hor non fai tu , ch’i ne pojfeggo affai
In tuo pi ò yfcnz'cftorti a no periglio f
JAa fe prender tu uuoi quefta alta imprcft
Per guadagnar Lauinia mia per moglie :
Molte limili À lei, molt’ altre fono
Vergini in Lazio da tor per conforti
Dentr’al dominio del mio.Laurenzo
Tn (angue ittuftre : rj per fcourirti’l uero
A fcolta intento quel ch’i ti palefo ,
( Benché noiofo affai) fenza ufar froi a
Non uoleua’l deftin (cofì parca
Ch’egual fòffe’l uoler d’huomini CTDcj)
Cb’i maritaffe l’unica mia figlia ,
A d alcun de fuo' primi amanti : e pure
Vinto da quel amor , ch’i porto al tua
Valore : er dalla paretUclla uinto »
Et dalle molte deUa mia conforte
Lagrime uinto , ruppi patti e leggi :
Et al genero ì cui l’hauea promeffa ,
La toljl : er empio poi gli mofii guerra :
r a mdi in qua : che mi jlcn cajl rei
Auuenuti , che guerre , e quanti affanni
Tul primiero foflcnga , intendi er uedis
Due uolte rotti m generai giornata
• »
A pena, hor dentro a quefle fòrti mura
D'Italia difvndtam V ultima freme
A tal pam giunti. I / T ebro ancor del {àngue
’NoflronoucUoj ha lefuetiepid'ondc,
Et (Coffa ancor biancheggia la campagna :
A che piu ritentar nuoua battaglia ?
Et qual mi fa cangiar penfìcro er uoglia
Follia ? s'ifon dopo la morte accinto
Del mio T umo a pigliar coftor nel regno
Per miei compagni: pcrch'or ch'egli cuiuo
Il fuoco nonfrcngh'io di tanta lite i
Ch'i R utuli dirani eh' Italia tutta
S i metto al rifchio di morir colui
C No7 confenta'l deflin ) che la mia figlia
E7 parentado mio cotanto brama *
Pon mente ben quant'il fucccffb uario
E'nccrtofìa del bellicoso Marte:
Babbia pietà del tuo padre , che uccchio
Et mal contento , hor a per molto oggetto
A rdea la patria tua da te dìfgiungc »
C off parlò Latino : e'I furor cieco
Non addolcio di Turno in parte alcuno: \
Fcrch'ei crefce uie più , uic più s'accende
Ch eipiù s ingegna £ ammorzarlo indarno •
Perciò j come poteo prima la lingua
Scioglier, cofì parlò : Deh pio fignorc
Quella che t'ange hor fi noiofa cura
Ter cagion della mia ulta : difgombra
Per l'honor (Ccjfa ancor dal reai petto :
Et porla a rifehio con onor er loda
Eafcimi ornai i che'lnoflro braccio ancora ,
SS uif
L I B R O
Hdfle dure , t pefanti romper fuole ,
Et fuol la tiofira deflra offri e pungenti ,
Dardi lanciare , impugnar brando nudo
Et [angue trar da f ampie fue ferite :
Non piu con f empio fio la D co fio madre
Chclfùggitiuo copra in nube uile ,
Et poife fteffa tra Udii ombre afionda :
Etfinio di parlar. Md- la Reina
Temendo i patti già firmati , c'l modo
; Dicombatter , piangeua : ^Rinfiammato
Et pel difio fouerchio in uifia ardente
Getter tcncua , fìntile nel uolto
A donna che per girfia tofio a morte .
E tenendol dicco: Turno per quefle
Inagrirne mie : per quella riuerenza t
( Se mai però rìhaucfte dUa tua Amata )
Che tu mi porti : tu Morfei lagene
D ella uccchiczza mia , chefeCl bafiont
Della mia uitd afflitta. T u dalquale
jjònor dipende e’/ Regno di Latino
Et della nofira cafa , ch>in te filo
Riguarda » ogni ffer anza , ognifalute •
Concedimi quefl’un : que&una fammi
Graziai non uolcr più co i T roian crudi
Venire in modo alcuno alla battaglia :
Verch'inejfaquei cafi auuerfierei
Che t'auucrran ( cofi ti giuro ò Turno )
Teco mificn communi , e tcco infìcmc
Chiuderò quefie luci odiate : e mai
Non fifterrò ueder , uincendo Enea ,
DyeJJer ferua , CT chyei gener mi diuegia.
QWf/?c détta fua pia dolente madre
Tavole udendo , con fonivi e pianti
Accompagnò L attinia: ambelcguancit
Roflc bagnando di lagrime , t'ifeno :
Acce fa dentro <f honcfla ucr gogna ♦
Ch' in un momento tra la ncue ufeio
Tal , che la Vcrgin fio nel uolto , quale
Diuicn d' india l'Auor , a' alcun mai d'ofiro
Gli fa macchia fanguigna : ò comy i gigli ,
Bianchi rojfcggidn ’ tra uermigtie rofe :
Pung'atlor Turno amore: & poiché gt occhi
Gira nella donzella amata , uicne
Piubramofo di pugna , onde riuolto
Ad Amata , dal cor quelle parole
Poche traendo cojl diffe : o madre
N on mi fate , deh non (nel prenderlo ^
D uelftperigliofo ) un coft trijlo
Augurio col timor uofiro , cf col pianto :
Perche piu'n libertà non é di Turno
Di poter piu tardar , tei morir deue. ' J
E t perciò idmon uà come Araldo , e quefta
Disfida porta , da piacer non molto
Al qui figgito di Frigia Tiranno i ;
Che tojlo che uermiglia ufeirà fiori ^
Doman V Aurora in bel carro di rofe.
Ne Kutolinonjf ingai fuoi Troiani:
Perch'i uoglto hor amai, che (Cambi Carni
Non s' infangami più , ma che noi foli,
A corpo à corpo diffiniam la lite :
Et che Lauinia in campo fi guadagli
C onC armi in man, chi lauorrà per moglie.
Detto ciò : co'l furor de lo importa
A enfi corre , e a [oliti [cruenti
C hied'i cnungli , CT poi che gtba ddUdnti
Gli miri CT gode di fenttr gli altieri
Anitrir fieramente . Perde dono
Sa chedOrizia fir, conforte amata - ,
DiBorealieue, che per coft rara
A’ Pilutmo ano [no gii amica, diede :
Verde la nieue di bianchezza , e uenti
Di gran lunga uinccan correndo aproua:
Stangli le guide lor dintorno in punto
Et bordi petto con la curua mano
Lor jlropiccianio uanno : CT hor del cotto
Pettinando i bei crin lunghi e cafcanti ,
Et egli i dcjlricr uifti a parte a parte
Si prona pofeia le fini arme d'oro
fregiate tutte , er di lucente ottone 9
E'I brando acconcia jiche facil poi
Altrar fuor fa , e'I luci# Elmo in tefd
Con un roffocimicr , s'adatta , e mira ,
Acconciai brando , quel eh' cifro iddio
Che del fico ha f impero , alla fucina
Suafabricato , aUhor cb'ei piu roncate
Era , cnficato , dcntr'aU onde brune
Tuffò difligc>c'n dono al padre diede ,
Indi con gran dcfirczza, facilmente
Da un'alta colonna ch'era apunto
Vici mezzo ritta della, cafa > fiacca
Vna greu'baftc d‘ Attore d' Arunca ,
eia fiogha , er poi la pon uibrando tn refià
Cofi dicendo, Hor òh afe che mai ,
Vonfific i colpi miei d'effetto uoti
H or hord el tempo : già del gran# Attorti
Et hór di Turno ld defira ti porta ;
ìr'd chi abbatta il corpo : er del ujberga
V affato rx di mia ntan rotto difarme
il mezo huomo Troiano , er con il firn
Rouent'i crini inanellati & unti
Di mirra j ancor tra ld polite fòtterri ;
Cefi di gran furor prefo fauclla
Turno er nel uolto del fuo ardor dimoftré
Le f amile palefl : er fuor He gnocchi
I rati y fol uiuo fòco tfauiUa.
Qual Toro irato , che nel primo affatto
fà anda fùor mughi pauentofì , o7 corno
Driza nel tronco di qualch'arborfolo
Per inuelenìr più , pofeia che gPurti
"Delle file coma alucntodarfìuedet ,'i
Ouer co i pie P arena raffaefparge
Ver incitarfi alla futura pugna,
fk men in qucfto tempo Enea [degnato
E'nuclcmto contr'a Turno , e'ntento
A deftart' entro al gencrofo petto ■■ I
II marzial fùror l'impeto cr l'ira > ■
Con Panne , ch'alia fua madre gii fio
Vulcano il crudo ; cr fi rallegra affai
Che t'habbia a terminar fi lunga gUtYfé
Co i patti offerti : e'ntrepidi e ficuri
R end'i Compagni col mofirarfi lieto i
Et [cacciando di Giulio ua'l timore *.
Col ricordargli Patte loruenturei
LtÀgPimbafciddoriindicmmmJUi N
Che ritornino indietro al Re Latino
Btlarifrofla chiaramente in fuo
Gli faccin nome, cr poi gli narrin tutti
D ek accordo i capitoli cr le leggù
faceua l'altro giorno à pena d'oro
Col fuo frlendor de monti l'alte cime
Mhor ch'il capo del profondo feno
Cauandel mare i cauagli del fole
Che per le nari aizzai cielo il lume
Spirano al mondo : quando fotto f alte
Muradettacitùiconlegniercorde
Affettando co i Kutoli i Troiani
Giuanoil campo quadro 3 oue'l duellò
Par fi douea , de due f amo fi proci :
Et perci'o'nmezo d'effo , il focolare
faceuarì altri, altri a communi Dei
jiizzauandiGramignaaltarcouertOt
; Et altri un fónte di frefe' acqua e chiara
Portauan lieti in man > col fuoco 3 tutti
Di bianco Un uefliti, e'I capo cinti
' E'nghirlandatt difacra V erbetta :
&opp'* quefiifeguiano àfchiera'afchiera
Per una porta delgia poflo campo
Armati quinci gl' Aufonij , cr quindi
Per Foppoflta porta , co 1 Troiani ,
Tutti i Tofcani entrando , armati d'arme
Varie , CT couerti di fèrro lucente > •
Come fi M arte gli chiamaffc in guerra:
Tra quefli ornati di Porpora cr d'oro
Córrcan hor quinci hor quindi i Colonnelli 9
Mnejieo. turi e d’Affaraco cr AfUa ;
lìaltr'c Mefapo di Nettunno figlio
fiero caualcator dì ogni cdUdUo ;
Ha poi eh' cl figlio diè la torta Tromba
Che tdccid ognun , eli ognuno il campojgombre
Cidfcuii s’accofta di de/hndto luogo
La lancia in terra ficca , c’w terra pone
bo feudo , per mirar piu queto , contento \
V alto certame : er dentro alla cittade
Lefconfolate madri , e r difiofe
Di ueder pugna fifamofa er fiera
Sparfe in piu luoghi , con t imbellì eruile
V olgo er co i uecchi tolte torri , c i tetti
DeUc cafc ingombrandoti altri affai
SuriueUin delle piu alte porte y
Della Città fol per ueder faliro .
Via Giunon rimirando da quel monte ,
C hor per Alban fi tien , il per eh' in quei
Monderà fenza nome honor er gloria i
Il campo contemplano , er ambe due
De Laurenzi er de Troian le fchiere
Et la R egdl Città del buon L atino .
Onde Dea fendo fubito riuolta r
Di Turno alla foreUa Iddea de laghi
Et de fiumi [onori ( ilqual onore
Ver la uerginità ch'ei già le tolfe
Gioue'n premio le diè ) cofii la lingua *
Sciols'à parlare . O Ninfa onor de fiumi
O à noi grata four'ogrì altra Ninfa
T ufai com'io tra tutte t altre Ninfe
Latine , che del mio liberal Gioue
Son entrate ncllctto ^tion con molto a
• •
D VODHCIMO ^
.Quefio non è } foUccita , e r fc modo
Alcun c'è , [campa il tuo fratcl da morte ;
Accendi la già fedita guerra , rompi
L’accordo fimo e ftabilito > ch'io
T i/drò (face , e crefccrò V ardire .
Cofì detto Giunon partio lafciando
Dubbia Giutuma, zr di ferita acerba
Il cor piagato , er turbata la mente .
Intanto il [acro Re ( quinci Latino
Portato four'un carro iHuftr'e d'oro
Va quatro bei destrieri , c'I capo ornato
Vi corona regai , fregiata in guifa
Velia facra del fol Auofuo lUufere
Vi dodi ci bei rai <f oro lucenti .
E T urno anc or con barbarica pompa
Va due fieri corfìer four’ altro carro
Tirato , er di due firt'bajle pe fanti
; V'aguto ferro ben guarnite in punta
La mano amato : er quindi il padre Enea
Padre della Romana inclita gente,
Vel lucid'Etmo , er dettame cclcfU
Tutto fendente con Afcanio'l figlio
V altra fecranza de l’eccelfa Roma ;
A piedi entrato in campo 3 c'I Sacerdote
In pura uefta , una porca noueUa
Et una Agtiella di due armi ancora
Non mai tofata più , portando four et
L aitar fagrato : apprefialfèco ardente
Po/è diuoto 3 allhora ambi riuolti
A chiari rai del Sol nafeente , Farro
A gl infernali Iddcifearfcro & Salti
* Hi IIBRO1^ '
Et (Càmbi gl animai fegnar le tempie - >-
Col fèrro dento , er eoti le fiere tazze
Sparferfoura V aitar poi uinfrumofo ,
ìndi il pietofo Eneariuolti gt occhi
pi mono al ciclo , CT la tagliente Jpaad
fortemente ftringendo , a pregar mojjc
Cefi la lingua ♦ O Sol ch’el tutto uedi
Sia testimonio , alle promcjfe ch’io
Sinceramente hor faccio : e tu chefet
Cagion che tante mie fatiche e tante
Potuto ho fofiener facrata tcrr a :
Altitonante Gioue , er tu Giunone ,
(Ornai propizia più , benigna ornai
Più fimi ò Dea) tu g enerofo Marte
Che col tuo nume a tuo uolergouerni
Tutte le guerre : er uoi finti , Cf uoi fiuttn
( Perch’io tutt’hor ui inuoco in tefimoni )
Con tutti glialtri fiacri e fanti I ddei
Cofi del ciel , come del mar profondo :
Se Turno umeitor refi’ oggi in campo
Sieno i uinti obrigati > alla cittade
fiitirarfi tfEudndro , er Giulio ancori
A ceder le ragion , eh’ ci del dominio
fim d’Italia : er mai per l’auucnirc
. Non pofiin ribellarli ò muouer guerr4
I foldati 4* Enea ajfue&o regno ;
Ifld fe Marte benigno la uittoria
Ci darà com’t /pero , er bramo e? P?eZ°
Che uoglino i benigni e fanti I ddei ;
Io ; che gritalian fogge tti fieno
A miei Troian non uoglio , ò chtggio Rfg«o :
Mabcn
• •
« -
«V
DVODECIMO M» $2$
jyi a ben che luna e r l altra muitta gente
Infume cori eguai leggi fi regga :
lo prò pura l’infcgnar i [acri
Riti , e le cirimonie : cr quali iddif
Guardar fi daino cr rÌKcr/r . L uftno
SMoccro mio det regno haurà 7 goucrno
E renderà ragion fempre imperando
Senza hauer fuccejforfin c haurà Ulta: *
I mie Troiani hauran foli l' incarco J->
D'edificarmi la cittadej cui
Vara Lacinia mcmorabil nome ♦ l ,
Co fi promeffo Enea prnnicr, Latino 7 »
Poppo feguiofif.o guardando' l cielo »
’B'nuer le ftcUc la fua dcjlra alzata j
Ter la medefma terra ( dijfe ) Enea
Prometee giuro anch io , cr per i figli
Di Latona , cr per Gian Dio di due fronti r
Per t infirmai potenza , cr per il facro
Santo Dite lodai miei giuri colui
Che col filmine fuo conferma tutte
he promejfe , ergi' accordi de mortali
( Perch'io tocco l' aitar giurando , e chiamo
Per tefhmon quefii facrati fiochi
E quanti haue la terra e'I Cielo Iddei)
Come tempo alcun mai non fa che rompa
Queft' accordo all' Italia , e quefti patti : ,
( Succeda il fatto come piace al cielo )
Che dall'intera lor giufla offeruanza
N on mi rimouerà Fortuna ò ucglia :
M onfela terra ben fl cangi in acqua
. Perdiluuio nouel : non fe nel cieco
Enei, dì Ver. TT — .
Ab iffo/ìtraiformiit chiaro cielo
Et come quefto mio fccttro regale
( Pereti egli a cafo in man lo fccttro hauti )
Eiu non germinerà rami noueUi
Di uer di ornati cgiouinctte fòglie . - .»
- Et piu co i rami fuoi non fari ombri - d
Send' egli flato una fiata fola
Da# e frema radice entro la fclud
Tronco , ond'ei manca del materno umore*
Et ha perdute le chiome cr le braccia
Mercè delfino : cr doue effo pur dianzi .
Er'arbofceìlo : hor dalla dotta mano
Dibuonmaftrocouertodifin'oro
E' dei Re de Latin fccttro honorato ,
Cofl non romperà giamai Latino -
Q uefli ch'ei giurat'ha patti er accordi •
Con quefli giuri e fimi? altri affai
F ermaron i due Re nanz'il co/petto
De lor Barom i capitoli e patti < ,;v
Del nato accordo pel duci famofo: y.
Vofcia le beftie già purgate , e pure
Scannar nel mezzo delle fiamme ardenti
Et le uifcerc lor uiuenti ancora
"Raccolte tutte : dì effe i uafi colmi
Roferfottra ? aitar puri e deuoti,
MadRutolià parer cominciai' era
Già molt' manzi quella pugna male
Bilanciata : er già tutti in uarij modi ' • *
Colmi hauen di timori petti e pregni:
Et hor uie piu , che miran piu dapreffo
Quanto fien difeguai f ambile terze ; :
mt
Oltr’icheque/lolortimoricvfce
Vt adorando poi con gl occhi b4‘ -
Mcbclordapiuditcmercuoto
Vel primo pelnonbencouero ancora
E'i pallido color ch’ai tutto 1"rP° .
cjafi ci paucnti eterni afa fa" Lane.
^éoLr.poichcGimrniUidc
%tipUcare,&cheUmawmpm ■
Comincimi a temer de uo g , •
Tnlefquadre (prendendo
ItcMc'hiUeidigT^tMr,
origine di fingue, e nomccburo
Vii paterno udore , <7 eri in arine
nmofo iffé , ilfii <raoctCJ „rmo
Tn lefquidrc entfi , ben mflrutt <«p etto
pel parer dcU'efcrcito,crromon ,
SemmiUirij.crpoicofifme^
Ko» «i prende ( oimc ) rojjiwrgogi
^olttirril^tilmiSmfM ■■
Ver cofe tilt e tante i hornonfumnol
Vari di fòrze, e di numero eguali .
A gli muerfirij noftri ì ecco qui “
I Troiani & gh Arcadi] : ecc g
Che di fati qui {corti e/fer II uan
Et la Tofca nailon nemicai Turno :
Hor nonuedete uo i , che de ll(m.‘c* . . ..
( scnoiuegniamconlorooggi agiornati)
Tocc’unmczzopcrunatutttnoi.
Egli per fami fii portato a«oi<> [
Triqrngndieiloim'mfmUdtin
Jffioffcrfhd per noi la ulta e Vaimi ,
E fempre in bocca fia di questo e quello :
No/ perduta la patria , al finconfiretti
Sarem pur a feruir gente fir anitra
Cboraoziofi fegghiamfuquefii campi •
A tai rampogne > i gtouani fupcrbi
Tutti d'ira > er di [degno s> infiammar o:
E t per le [quadre il mormorio s’ accrebbe »
Tal che quei che cbiedean già po[a e pace
A tanta guerra , hor la fatica e l'arme
Chieggon ardenti , e pregan firettamentc
Che l’accordo fi rómpa ancor che firmo »
Et bau pietà grandifiima di Turno *
Aggiunge appreffo à quefi'alti r amori
Cofa da muouer piu Calme già mojfe
Giuturna , e? fu nel del unfegno apparfo
Che da lei moftra à Rutoli con arte *
Gli turbò piu d'ognidtro augurio e fegno.
Queflofii che L’Vccel di Giouc, quafi
Di dorato color , per l’aria à uolo
“Poggiando dona à certi uccei pdufiri »
Che Jbidendo fùggian, la caccia » qu onda
Calai' alV onde , un bianchifiimo Cygno
Il fierrapi co fuoi rapaci artigli ♦
A Uor che tutte Indiche menti
Intente fi uoltaro : e'nun momento
Ecco gli uccei cb’eranin fuga uolti
[Cofa cerfa uederdi jlupor piena)
Stridendo fi uoltaro , er con le penne
"Loro ofeurar riuolte il chiaro cielo »
Et di lor fatto quafi un folto nembo
« D VODECIMO $0 j$|
A ferrar il nemico incominciaro
T anto ch'ai fin dal lor impeto uinto
Dalla fòrza , er dal pefo , in abbandono
Mcjfoy la preda de gli acuti artigli
Lafciò cader nel fiume, e a tutto uofa
A fuggir cominciò per f alto cielo.
Prendono aUhor quefl' Augurio lieti
I Rutoli 3 cr alzando al del i gridi
S'accingon alla pugna ardenti , c'I primo
T oluntiio V I ndouin : quell'era quello
Ch'i ho mai fempre difiato ( difje )
Et quefl ' è de gli I ddij la fiabil uoglia ,
Co/i la conofcio , per tal la prendo :
Prendete l'arme iZfme, me ornai feguiti '
Rutoli , che quell'empio fòrajliero
Come timidi augei fpauenta : e lidi
V ofbri mette per fòrza a fimo 3 e'n preda; •
Egli' n fòga fia me fio , er remi er uele
fuggendo adoprera falcando' l mare j
Dunque tutti d'accordo , unite inficine
Lefchicre uofire 3 e ben ferrati e fretti
Con leuoftr'armc , il uofiro Re jaluatc.
Co fi dific T olimmo , e dato dentro \ -
Lanciò contr'inemici il primo dardo :
Pifcbia il corgnuoluolando , & l'aria fènde '
Veloce per non gir# effetto uoto:
Onde fubito al cielo andar le /Irida 9
Si turbaron le J quadre , cr pel romorc
Leuato , 1 cuori e ifmguis' infiammare*
Gìunfe'l dardo lanciato a punto dou?
hran notte fategli lUu/tn e chiari
TT lij
*1 LIBRO W
Del Arcado Gilippo , e d'urta Tojca
Donna tutti figliuoiformofì e fòrti
E t Sefii uno il piu giouane cr piu betta
Armato di corazza , a punto in mezo
Doue noi logboriam fìtto' l bellico
Vefl'ò cintura , col/è in parte doue
Era la fibbia , e r uia tra cofia e r cojìa
P affato' l tutto , nella bigia arena
Quafi frenato agncl morto diftefc.
to che ucduto gl' altri frati ( fchiera
Animofa , cr pel duol nuouo infiammata
D'ira di fdegno ) chi la frada impugna
Et chi in man da fondare i dardi prende :
Et tutti Sira ciechi , cr di furore
impetuofi uan per far. uendetta :
Contr'i quai fi riuolgon quafi tutte
De Laurenzi > CT de Latin le fchierez
Onde i Troiani ancora cr gV Agilini
Con gli Arcadi, che uanno armati in guerra
D'arme fregtate in uarij modi furo
, Cofhettiaguifa dirapido fiume
per dar foccorfo loro , entrar di nuouo
Ncfld già cominciata afrra battaglia
Tanto brama ciafcun, tanto difìra
D'adoprar dardo acuto & froda CT lancia,
fur'à queft'afrro affatto e'mpetuofo
A facco me fi tutti ifacri altari *
Et per Varia uolar quafi airo nembo
Dardi infiniti , che piouero interra
poi come grojja e rouinofa pioggia :
A facco andato ancora i uaft tutti
dvodecimo nt
E i fòcolar del facrificio finto .
Fttggf il gran R e Lutino , & grida er mofbrd
Ch' offe fi fon tutti gl' iddei pel rotto
Accordo : al tri i cauai giungon a i loro
Carri ueloccmente , ò con un [alto
De tor fòrti deflrier montano in felli :
Et lafpada impugnata entrano allegri
N el cominciato affalt'e fùriofo .
Viefapo intanto il Re A ulcfle , d'arme * ■*
Re ali armato, cr di nazion Tirreno )
( Per far C accordo piu torbido e nano >
Vrtar uuol col canallo , cr ei lo sfugge ,
Et nel urto sfuggir mi fero cade
Supin foura un aitar eh' apunto a corchi
Gt era dietro le fratte: onde Mefapo
Inuclenito piu , ffing'il cauaUo '
Sour'ejp) , cr con la greue e dura lancia
Quafi antenna , il mefehin , chiedente indarno
Mercè , fèria di mortai piaga , cr pofeia
Goflpien di furor diffe cr difdegno ♦
Quefl'è già morto, cr c miglior affé
Oflia d'ognaltra , eh' agl' Iddei communi
Dianzi offrir fi douea fu nolbri altari :
Corron afualigiar quel morto ( ancor A
Cald'e /furante) di Tur no i faldati :
Quando Corineo prefo un de Tizzoni
Del facrificio pio, eh' ancor ardea
Ad Ebufo , che'ncontro gli ucnia
Per ferirlo , abbrucciò la faccia in guifk
Che la gran baroa fua fiamme lucenti
tettando , al tufo odor d'arflccio diede ,
' LIBRO
Et fatandogli foara , il mifer prtfe
- Con U fìmflra pc capegli , €T pofcid
batoli col ginocchio d’urto , cn terrà
Difhfol tutto gli cacao ne fianchi
Tutta la Spada. Podalir io intanto \
Alfo franco pafiore , e tra le prime
Squadre facente proue k merauigltd %
Stringala fi , che gìk foura la tefla
Glhauea per dipartirla il brando nudo
Quandi? il paftor la feure fua t agliente
Alzando quant' alzar fi puote'l braccio
il capo alfier nemico infino al mento
Tardo , tingendo l'arme fue lucenti
Di unto fangue , tal eh' un grate forno
Gli ferrò gf occhi , con ripofo amaro
Et hebberle fue luci eterna notte :
IAa'1 pietofo figliuol del uccchio Anchifè
Con la dcftra accennando hor queflo hor quello
Scnz'hauer elmo in tefla i fuoi foldati
Tentaua di firmar contai parole.
Ouc’l cieco furor ui feorge t guida ?
Et qual nata tra uoi difeordia CT lite ?
Deponete gli fdegni : ornai f accordo
Stabilito è tra noi , ondi a me folo
Combatter lice, kme dunque lafciate
Lamprefa, erdifgombrateilcor di tenta:
lo l'accordo ojferuarconqucfladeflrà
A. R utoli farò : ch'ornai la ulta
Di Turno i facri I ddei tutti mi danno
Teruiolati facrifizijinmano.
Tira quefìc uoci , in mezo a tai parole
Ecco uno /Irai che per Variti fifchiando
Verio fi pio /ignori ma da qual mano *
L andato fòjfe non s’intefeouida
• Et qual cafo qual forte ò qual iddio
D c/Jeà Rutoli attor cotant' onore
E1 incerto 5 onde la gloriali pregio tfluctntQ
Vicofi chiaro e memorabil fatto
R efiò fcpo'to )fi che di tal piaga
D'un tal Signor , non hcbbe alcuno il pregio*
Turno poi che lafciar le fchicre wde
Enea , co Duci fuoi tutti fmarriti ,
Di nuoua jfene accefo , arde e sfamila:
Chiede l'arme e i defirieri , e'nfuperbito
Salta fui carro , (Ceffo a tutta briglia
Caccia i cauagli * er quinci hora uolando
Et hora quindi , molti buomini fòrti
Vccife di fua mano , o'n terra abbatte
Ver morti , ò apre col fuo carro er rompo
Le fchiere , ouer le guadagnate l ancie |
Nel fangue de fuggenti imbratta e tigne
Qual il fanguigno cr furibondo M arte
Va 1 lidi rifonar del gelid’Ebro ,
Con lami fiere } attbor ch'irato tttuout
l fuoi defir ieri a mpetuofa guerra.
Che fùriofi per gli aperti campi
Vclatido , dì gran lunga i piu ueloci
Venti , uincon nelcorfo , cr rifonare
DcUoftrepito loro i lidi efiremi
Di Tracia fanno , erbati feroci fcco
ìrafdegno e furor compagni eletti
Del bcllicofo Iddio per quelle me; .
mi L I B R O >*>
Tdlifirtiicflricr l'audace Turno
fumanti pel fudor deue piu fólte
Sonic febiere nemiche (finge * or calci
(tAifcriae/lremay ancor quei che fon morti*
Schiza l'ugna rapace a torno k torno
Ou'eUa pcfta rugiada fanguigna,
E t per tutto prem' ella arena e 7 [angue
EtgikStelcno ,cr gik T amiro e Polo
' Ambi quejli da prejfo or quel da lungi* ,
Et da lungi ancor morto hauga due figli
Glauco e Ludo di ìambrafo , ilquale
Glhauea nodriti in Licia, e parimente
, Ammdcfìrati netmefìier de Parme , V. .
T alche fapean oprar uuoi ffadaò lancia*
O uuoi brauo dejlrier , quant' altri /offe •
DaUaltra parte Enea , dou ' è piu fretta
La battaglia entr' Eume de inclita prole
Eualorofadel antico e chiaro
Do Ione , rfTauo nel nome limile
Al padre inuitto d'animo , d'ardire:
Ch'andar douendo già, nel greco campo
A jfiar ben quant egli , o T qual' et fòjfe
In guidar don di ft greue periglio
D'Achille il carro ardir di chieder hebbei
Ma'l fighuol di T ideo , l'audace e firo
Diomede fdegnofo per fifiUe
Ardir gli diè per guiderdon la morte *
He per ciò mai s'ardio d'Achille il grandi
Chieder il carro , ò mojlrarfcne uago +
Quejli pofeia che Turno da lontano
Y idi' in battaglia , con un dardo acuto
dvodecimo ly
Terit'bauendo inanzi i cauai fimi*
X^cl carro [alta j cr lì gia'ti terra piani
£A.czzo morto caduto fopragiugne ,
. E pofiogli tun pie. fu1 1 collo , il brando
Con la dc&rafguditia , cr nella gola
Cacciandolo al mefehin di fanguc tini A
Rendeo la punta file lucida e netta ,
Etpoifoggitmfe ecco i douuti campi
Ecco Troian 1 Italia che pur dianzi
Ccrcaui guadagnar con t arme in mano 9
Et bor mifurifenza flirto e [angue ,
Queft i guadagni di color ch'arditi
Stati fon (CdjTalirmi armati e pregi
fieno cr coli fari lalorcittade
A quefìipofeia con un altra punta
Tener compagnia face interra aButi
Età Cblorea&isibciri e ad areta
Età Therfiloco t&ÀTbimetailduali
Era caduto del dcjlrier feroce
Et dimezzo a gittar buomini in terra
Et come allbor che fonar Borea tonde
Ufchicreuanno : timpeto il trafrorta.
Et del Cimier fan tremolar le penne
„ 1 incontro fpirano al fuo carro.
Uonjoffn tanto ardir ne tanto orgoglio
Di Tumocb'i Troiani irato ftrìgne ,
vei grand: Egeo da Edon ffcktando facu
Fuggon dauanti al fuo fùror à lidi -
L onde , cr dal del ogn'adra nube [gomita
Cofi douunque Turno il carro guida
Fuggon le [quadre , e sbaragliate e
/ ^ LIBRO IV
Md. gli foppofeVegeo ardito al carro
E t prefi de cattagli al correr pronti
I fien jpumofi , di fermargli tenta :
Et mentre dal furor che gli trafycrtd
Qttafì come appiccato al giogo pende
Et firafeinato è il miferfente al petto /
Difarmato difeudo , un graie colpo
Torgerfì d'tìafte di quadrato fèrro ,
Ch' attaccandoli al fir te usbergo, e fatto
Ti doppia piajlra , uial pafiò , ma tale
Che nel petto gli fi picciola piaga ,
Ei non per ciò punto fmarrito , il feudo
Ecrt'imbr acetato , er al nemico oppoflo
Ciua per uendicar col fino nudo
; La riceuuta piaga , e r fir dìfifa :
Quando del carro , le rouenti ruote
Datogli furto in tena il rouerfeiaro :
E Turno con la ffiada un fiero colpo
Dandogli apunto oue confina l'elmo
Col fòrte usbergo tra le /palle ’c'l mento
il capo gli troncò dal buflo altero
Dafciandól neW arena inutil tronco .
Ma'n quel che tanti e tanti morti mtend
Turno uittoriofo manda, il fido
Achate : er Mnefteo il fòrte , incompagnié
, D'Afcanió il figlio fuo dentro le tende
Guidar oEnea ( che. con fitte a eflremd
A paffo a paffo , & appoggiato giua
Al Tronco <F una lancia ) ou al fin giunto
Contro fc inaff>r\ er di trar fuor contenda
Della firitu da fi fiejfo tifin o - M
»
w *
!
« dvodecimo yy ^
Df / rotto dardo , ma poi eh' ci pur uede
V ano’ l fuo sfòrzo , a circofi ariti mofira
La uia fpcdita , da condurre alfine
Il fiuo di fegno , er è fiourir Vafiofia
Piaga fcarnando con rafoio tagliente
Intorno al tronco , ea ciò glifìrigne e ffiroitd
Per poter ritornar prefio in battaglia .
Et già ucnuto era alle tende I api
Di lafo figlio , e J caro al biondo Apollo,
Sour'ogri altro , a cui già et Amor fruente
Mente fendoneprefo il facro Iddio
Con lieta cera offerfe in premio ò l'arte
Del medicare , ouer la cetra ò l'arco ,
Ond'cifiolper poter del uecchio padre
Gl'citremi prolungar giorni uitali
Piu toftclcjfc di faper dell * erbe
T utte le uirtìt afeofie , cr l'ufo intero '
Della medkinal arte, uiuendo
Senza glorie e trionfi , che di hauere
' , Glorie e trionfi, per la cetra e l'arco
Stana appoggiato four'il lungo tronco
Enea premendo acerbamente ^l uolto
Nulla dimen non uariaua un quanco
Per il concorfo de giouan cheli torno
Gli facean cerchio , cr per le molte, e molti
Calde di Giulio lagrime cr querele
Quando'l pratico lapidi lunghi panni
Cmtifì dietro qual medico fole ,
H or con la man tremante , e dotta tenta
Hor con erbe fui note al facro A pollo
La piaga indarno , e'n uan cerca di trarre
mi. L I B ft o
Il foro d'cffdhor con mdtio,bor confòrti
Moiette cr i u fo agili e rare
Che ne P occaflon > ne la fortuna
Gl apron la /bada , o’I fuo maejbo Apollo
Gl è [corta fida , a/l diffidi cura:
C refee intanto adogtior nel Troia» campo
pitti timor freddo , cr gw piu s'auuicind
il male : cr già la polue ire alle flette
Si uede , ch'i canai fon già uicini }
Et le [cecie tirate in mezo i campi
Caggiono fpeffe , al del uolan dolenti
Strida , de giouan combattenti in terra
Caduti ou'è M arte piu ardente e fiero »
Xener allhor commoffa dalla pena - •
Che fuor d'ogni deucr [ente* l fuo figlio
Coll un ceflo di Dittamo t nel monte
Ideo di Creta , di [ugofe fòglie
Et di purpurei fior tutto ridente
(Erba ancor nota attefcluaggie capre
Quand’han ne fianchi lor gli /irai pungenti)
Seco lo porta la pictofa madre
Celata in picciol nube , cr dotte lobbia
C eletti y /par fa acqua diurna e pura
Temprane il fugo afeofamente > c'nfletttC
V i mefcola poi A mbrojìa e Panacea .
Conlaqual acqua lapi il faggio utcchio ' ?
Non fapcndo però qual cttafò/fe :
La finta lauando , ogni dolore
Scacciò dal corpo del pictofo Enea:
àijlagiiò'l fanguc y e fuor fubito ufcio
Senz'altro forza ufar, l’acuto fèrro *
4K DVODECIMO » }J$
Et al primo ualor tornar le forze*
V Arme prejlo portate al uoffro Duce t ■ i
A che tanto tardar t tapi allhora
Ciò uiflo grida : er è'I primo ch'accendi )
Contr'al nemico fier l’ardir già /pento .
Non uicti quejìoy non uicn da human aita
Ne è del arte mia quefl'opra raray
Ne t'ha guarito la mia dcftr'Enea , !
Ma potenza maggior maggior uirtute
Oprat'hau'hor in te , eh' a piu alt'imprefe
Ti chiama ornai yetifia duce e [corta.
Egli già'n gamba gli fchinier dorati
V olontcrofo hauca yftl Jpinge c /prona
Dijlo di ritornar alla battala :
Odia l'indugio , er perl'intenfa uoglta '•*
Brandi fee con la man la grcuc lancia :
Et poi che'l ricco feudo ha pofto al fianco
Et la corazza indàjfo : et ognintorno
Armato Afcanio il figlio abbraccia c /frigni
Et la uifiera alzata de Velmetto \ ' -
T ener amente poi lo bacia er dice ,
Impara figlio dal tuo padre il uero " 3
Valor y c a fofiener a le fatiche y\
Et d'altrui brama fortuna piu chiara ,
Bora la de/fra mia , da ogni guerra J
Ti difènderà certo , er alti pregi
T'acquifterà , tu quando fia più dura '
La tua tenera età , fa poi che fempre,
1' Ti fien fifii nel cor con falde /lampe, *
Que/li ricordi: er jfieffo ad una ad una v
Rimembrando da te t opere iHuffri
'» •
v ; • ^
:t ■> M. LIBRO
re gl' A ui tuoi nca tuo padre , e' l grande
E ttor tuo zio ,d generofe , c chiare
jmprefe , il nobil cor g ia defìo uolgi .
Ciò detto , al campo il coraggio duce
vfeio piu che mai fiero , un hofta greue
"Brandendo con la man , qual heue penna •
Dietro A cui ufeiro impctuofamente .
Meme in un drappel ferrati e fretti
Anteoe Mnefleo, e tutta Ultra gente»
Abbandonate le trincero aUhora
Vna folta leuando e cieca polite ,
jnfin aitici, fi mcfcolar le fquadrc,
“Et calcata da tanti e tanti piedi
V'huomini e di deflrier tremò la terra •
yedde Turno uenir quefto drappello
va P altra parte, pcrch'era aSJP incontro
V'effo in luogo alto , CT uiddero i Latina
Onde per Pojfa alhor un freddo gielo #
bor corfe , tal eh' innanzi a gl' altri tutti
Sentito'l gran romor , notole a pieno
Sbigottita fùggio Giutuma , altronde *
Enea ueloce intanto uola , efcco
Porta di polue un negro e folto nembo ,
V ouunquc ti uà per la campagna aperto*
Qual poi che fciolto in rouinofa pioggia,
fcj egro turbine uien del mare a terra
A mi feri coltor d*&r{fii campi > t
r reman nel pettffri otme prefaghi
Ve danni lor,&$$endo apertamente
Ch' egli c per isbarbargP alberi e'n terra
Le biade porre , e? ogni cofa infìerne
, Sterminar
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l. 4P.
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IK DVODECIMO » 337
Sterminar , cfccg/4 1 uenti a lidi il fimo
Vorton quai mcffaggier del fuo furore ;
T 4/ </ Dwcc Troian , contri nemici
Guida pien di furor , iZ fuo drappello : /
Onde ciafcuno atte fue propie fquadre
Si ritira crflftringe, T imbreo'l primo
Ecrifce con la fiua frada tagliente
Vannofo Ofiri , JM nc#eo Archezio uccide :
JVcdfc 4<i Bpulon dal buffo lieua
il capo , ancide Eufintc il fiero Gi d
Etfeco muor Tolunnio Vindouino
ChSlprimierfit , che dianzi il primo dardo
Contai Troian lanciando irato frinfe:
Onde per ciò ? alzar 0 al cìel lefiridd*
E dicr le fratte i Kutoliriuolti
Qual pria i Troiani in polucrofa fuga :
JAa'l genero fo Enea , ferir fi sdegna
Non fol quei che gli don uolti le fratte 1 *
Ma quei piu fòrti ancor eh* arditi fono
Di fargli a petto con lancia ò con brando ,
Sol per la fólta polue , hor quinci hor quindi
Turno ricerca co ' piedi e r con gl occhi ,
Et lui fol chiama a fingolar battagliai
Ver lo che di timor Giuturna colma , '
Non sbigottita già , Metifco guida
Del carro delfuo Turno , abbatte in terra
Dal T imon lungi molte braccia e molte
Et ella entrata nel fuo ‘\ J«o regge
Con le fue mani a fiuo > . riglie
Jn ogni cofa 4 Metifco filmile
Nella b oc * , ne l'arme e r nel ficmbiante :
Enei, di Ver, yy
K LIBRO M»
Qttdl Kondin negra hor quinci hor quindi UoU
Per le cafe de ricchi 3 alte e pompo fe
Minutimi grani , efea gradita
A figli fuoi , nel nido ancor j bidenti
Scegliendo in cibo , cr hor per l'altc loggic
Hor intorba gli fi agni humidi , il fuono
fa de fiuoi accenti udir notando , tale
Per mezzo V mimiche armate fchicrc
Portata da dcilricr licui Giuturna
ìl campo tutto cerca in un momento
Sour'il carro che pien d'impeto noia :
E t bora in quefto mojlra , cr ho ra, in quello,
L uog'il fuo fiate , a guifa di coloro
Che trionfanti uan con liete grida :
Ptnon [offrendo , ch'ei combatta , e uegnd
Atte man co i nemici , s'allontano.
Quant'cUa può da lor , per uie difiorte ,
D a l'altra parte Enea cercando Turno
Non men ua errando , e tra le rotte [quadri
Altamente lo chiama , cr quante uolte'
pitrouatol con gf occhi , a proua uermo
Di tentar s'ci petea giugncrcon lieue
Cors'i deflricr del fuo uelcce carro
Che parta ch'ai fuggir hauejfer l'ali 9
Tante Giuturna il carro altroue uolfe :
Che far piu dunque deggia ( oime ) dou'iri
Piu non fa egli , e'n uan fi rodere limo
E diuerfi difir , diuer fornente ,
Tra due uarij parer gli tengon f alma :
Quando Mefapo ilqual apunto hauti
Per ejjcr egli armato alla leggiero
*C DVODECIMO $38
fìeUd fìniftra man due danti , in punta
Guerniti d’ un acaar puro e lucente
Vibrandun ne lanciò contr'effo , tale ; 3
Che non dcUcjfc gir d' effetto uoto:
fermofii Enea , e dentro Tarme tutto j
Si r affettò , per ifchiuar il colpo r
Soura le gambe fuc piegate in arco ,
Ma'l dardo che uenia d: furor pieno
Dell’Elmo gli mando' l cimier in terra )
Et d'cjfo in terra fio cader le penne ;
Adir a fi egli alhor acerbamente
Et tuggendo affahrfì atT improuifo />
Et col carro i dejlrier di Turno uolti
■ In altra parte per fchiuarlo in fuga ,
C hiamat'in teftimon l'eterno Giouc » r
E’ de communi iddij del rotto accordo , • •
Gl aitar fagrati j al fin (ì caccia in mezo
De nemici empi , c furibondo face
S trage crudel, fenza pietade alcuna
Largand ' all’ira cr al fìtror il fieno ; ■ - . .
Qual mi porg'hor Iddio benigno aita ?
Qual mi muoue bora iddio la lingua t & uocc
Mi detta da poter , Tire e'I furore
Le ftragi uaric , er le fanguigne morti ' -
Cantar4e Capitani inuitti er chiari
C'hor Turno combattendo , er hora'l fòrte V
Duce Troian per tutto' l campo danno i
Com'acconfcntio mai l'eterna cura ,
Che con tanto furor , a tanta guerra
Vcmffcr quell' lUuflri ér chiare genti
Che douean goder poi fi lunga pace .
V V q
sssss^sSr ’
, stao gittdto , il fio fife Dioro
* * KOI fcrLo crui»
Sd ufitcìarro, iffcnic^ in] puf*
Verna» Tro£o/*W‘
Colpo tre udoroji Aufonij miaitt
Tolone , e Tatui )i°lfitr C<Wgo :
r: tmdi uofco un's’Omtc onere
SV>« rdiPc»dufigl»,
Cfctaiu/Ì del /ito mtlfilft prc/igo
St/C in «Olio , con Itn’tltrocolpo
Anciic : E Turno/Jm.tentc^ro
jnmw:©- Hcwtc Ar«n /
>
SfliM luftar lemoruideze , e doni
SSL, endvnod'MtmpUUe
Padre femmatorpofciach et corje
per mundi Turno a inetutabilmorte.
Et quel fioco P «M1
Accc/o , ètra le giornate punte
Ve undi Allori , o uer come , wrrtntt
Caggion con granromor de ga
EtZmompemlialmarinfem,
Saccheggiand’il cam min clic ciafamface.
rXiMuelcroji^chienDue,
Urne Troiano , e Tarn Aufonio uomo
Perla battaglia fanguinofa : borhord
Vira ne petti lor già dejla , m dubbi
Stadiuerfarfì ,<begtlMtti, ftn
La rouerfaan aperti , hor con fi
Lor fòrze afinr non tarmate Quadre
Abbatte Enea dalla faffofa cima
& un' alta ripa , tr abboccato in terra
li Re mran , Re della minor pane
Di Lazio , e'I nome del padre & del ai»
Come di coiai Re , nome onorato ,
Per dritta fuccefim , hauente ancora :
Caddegli a punto tra le brighe e l giogo
Velfuo carro , ondefoural mijcr dorfo
Gli paffaron le rote , efuoi dcjtrieri
jjcnZofcendopm'lfignoranttco
Co i duri pie lo calpeftar piuuolte-
Turno s’oppon da l'altra parte ad H do
• ìlqual correa per la battaglia ardente
Sgridando firte gl Aufonij • ©* *
/ r
(H, LIBRO HI
Cti pon col dardo alle dorate lave
Dctl'clmctto , la mira , cr nel ccrudlo ; -
ba crudcl balìe lafcia a f infelice :
Ne da tante fio-or da tanta r abbici
Di T urno ti poteo [campar , la tua %
D efira ò C retco ,four'ognaltro campione
Di Grecia ufeito fòrti fiimo e franco :
Come da Vimprcuifo cr fiero affalto
Del gran duce Troian,faluargtlddci
Suoi auuocati non poter Cupento :
Perche' l mifer parando al fèrro nudo
il petto , poi col feudo non putto
Tardar il mortai colpo , che non ualfi
Ch' e fvjfe tutto di rame coucrto :
Vedendolo ( oime ) giacer in terra
E t la terra amaccar con le tue /palle
Gelide morto i Laurenzi campi:
V eder te dico , cui le greche fchiert 9
E t lo fierminator d A fìa fuperba
AchiUe il crudo , non poterò ancifo
Veder g lumai, quantunque ardite e fòrti:
Qni della uita tua la meta eflrema ,
Vojl'bauea'l fato : il tuo natal itluflre
b'iUuftre tuo natal , fu dentro l'alma
Citta Lirncfìa [otto il colle ideo :
E7 tuo fepolcro el Laurenzo campo « J
tran le fchiere in modo X fronte , c tutte
lnuelcnitcfìy che tutti X gara
1 Latini e i T roian , M nefleo cr V altro
Sere/lo con neffapo ardito e dotto ‘ ' »
Domator dicauagfi, il fòrte Afila ^ ■ *
« DVODECIMO J4
Ld T ofihafchiera , e r del Arcadio E uandra
Tutte le /quadre armate alla leggiera ,
W et tono ad uno ad un pclpropio onore
Ter la falute , quant'efii hanno fòrze
"Et quanto efii han ualor , perche difoprs
W abbia à reflar lafua nazione , C ffenzé
Vilazion ufar , nel /èro ludo ,
Ciafehedun entra delfupcrbo Marte,
Quand'ad un tempo la fua bella madre
Cader al faggio Enea fio nel penfero ,
D ajfahr la Città , uolte dìe mura
Con preftezza le genti , e'n gran trauagtio
Torre i Latin con repentina firaget
Terche Turno cercando trale fquadre
Hor quinci hor quindi uoltiingiro gl'occbi
La città uifta fuor d ogni deuere
Senza punizion del rotto accordo ,
Tjfcr efente del bellico incarco , ■ j
Tojl os accefe , irato a maggior guerra :
Et perciò M neflco chiama , <7 ualorofo
Sergefto eT gran Sereflo ardito c fianco , ‘
Suoi capitani, cr con lor prende un colle i
lui tutta lafchicra m un momento
De Troian corre , inficine unita lanci*
Non abbandona ò feudo , ond'ei foblimc
Send'in mezzo di lor cofifaucìla :
Ronfia chi pigramente il uolcr mio . ;
Eseguendo , tardar uogha, che Gioite
E dal nofir o,ncfia chi con minore
Ardir prenda l'imprcfa , chi' impongo
Donanti hor , benché repentina fia .
vy itti
*£ L I B R O >•>
Uditici' è cagion di quefla guerra
E’I Regno di Latino oggi uogt io,
S’umil non cede , e rfifimmette al giogo
Che Ji /pianti , CT eh' (guai diungbin tutti
Alla terra i palagi alti erfuperbi :
O pur debbo ajpettar che Turno ugna
A' tal , chefojlener le noflre guerre
Viu non pojfa , ò che umto urìaltr a uolti
In campagna ufeir ojl armato fuori f
Qucfla o miei cittadini è'I capo : quefta
E' f importanza di qucjl' empia guerra ;
prendete adunque con prcflezza il fuoco
Et col fuoco chiedete il rotto accordo ♦
A pena haueua ei ciò detto, eh a gara
Vniti tutti, di lorfero un conio,
E tutti pofeia andar ferrati inflemi
A* ricono feer tolte e fòrti mura *
Compartiron le f cale in un momento
E' l fuoco ardcnt'al improuifo apporne :
Co non altri Me porte , & carne carne
Gridando i primi uccidan, che tra uia
D amo lor tra le mani -, altri alle mura
Pinzano i dardi , CT ne fan uelo al cielo «
Tra i primi Enea , fitto le mura alzando
ha dcflra al del , con alta boctaccufa
Latino ,erdi lui duo/lì , e fieri iddei
Chiama poi in tcflimon , com'ei ccflretto
Vicrì a nuoua battaglia : cr che due uolte
Nc mici ornai gtltahanfìfino
Ver lui feopcrti : poi che nuouamente
Rotto han l'accordo ctìefìi firmo hauieno»
4^ DVODECIMO M $41
N afce tra i cittadin timidi aUbora
Difcordia e lite , altri uoglion le porti
Darà Troiani , onde foura le mura
Conducono il lor Re , perdici dapreffo
Pojfa confiderar 3 (piani è 7 periglio :
Prcndon Parme altri coraggiofi * cT uatmù
Alla dififa de l'alta muraglia .
Qual poi che ritrouato in cauernofo
Tifi unofeiamo di pecchie' l p fiore j
Ptdat'halor fummo noiòfo er grane*
Corron le pauentofe entro le loro
Trincee di cera , priitc di conjìglio ,
E ts'aizan ronzando hor quinci hor quindi t
Talmente il fummo dentr' agl' alti tetti
S'aggira er uolue , er poi fuori efee all'aura
Si lieua un mormorio roco e dolente
Per la città , perche tal cafo e tanto
A miferi Latini accade allhora
Che fon per la fatica auuintt e Ufi:
Lo che fio per la terra alzar le Ibrida
Tal che parca che mifera cadefjè :
Pof ;ia che la Rema Amata uidde
V enir da tetti il fier nemico , e muri
Arder 3ele uoraci fiamme a tetti
Delle cafe auuentarfl : er che contr'effo
Non s'oppongon lufate armate fquadrt
Le Rutoli , er di Turno in parte alcuna»
Che'l giouitt jìa nella battaglia ardente
Stat' ammazzato V infelice crede :
Onde turbata grida 3 ch'ella è fola >
Colpa capo & cagion di tanti piali $
0
(•! L I B K O ^
infuriata dopo molte e molte
Co/è dette , pel duol morir uolcndo
ti ftr àccio* ndojfo le P orporee uefte.
Indi un Uccio adattato à un fòrte legni
finio col duol inferamente i giorni •
Qjicfta , pofeia chcntcfer le Latine
Dome infelici , mi fera nouclla ,
Stracciati i biondi fuoi crefpi capegti
E t fatta ingiuria a candidi ligufln ,
Lauinia bella fua dolente figlia,
prima, & poi tutte t altre donne intorno
Cominciar firiofe , un pianto tale
Che'l palazzo Regai di fuori il fuono
Ne mandò toflo, onde per tutto noti
Si fio la di pietà degna nouella :
Attonito ogmnrefla: e'I Re Latino
Stracciai Regai ammanto e moflra fiori
X ti amaro dolor , fmarrito er perfo9
Ve l cafo acerbo della moglie iUuftrc
E t della fua Città , periglio ejlremo *
1 a ueneranda fua chioma canuta
Tutta coprendo di negletta poluc
Et fé condanna affai , biafma CT riprendi
: Di non hauer dato ricetto il giorno
Primiero al gran Troiano , er pofeia come
E ffo chiedea , liberamente prefò
Ver marito dcU’ unica fua figlia :
In queflo mezzo nelle parti efireme
Velia battaglia Turno il gran guerriero
Certi feguia , che fenza ordine cr guida
Euggian , piu de lufato pigro , er meno
Che pria della fierezza , cr della lena
Lieto de fuoi dcftricr. Quando le ftrièU
Non cono fante ancor , di terror mifte ,
per l'aer puro penetrare udio :
E’/ mejlofuono , e'I mormorio dolenti
Leda citta già fottofopra uolta
Te/è battendo l orecchie , intente e quote
Comprefe bene : onde dal cor profondo
Quejli trahendo dolorofi accenti
Mifero ( diffe ) cr che uUol fi gran pianto
Significar ? ehi la città difiurba ?
Ut chi cagion le dà , che tante /Irida
S'odano in lei da tante e tante parti i
Co/i detto , tirando nicchi fieni
Si firmò quafi di fe fieffo fuori .
J,o che ueggendo la pia fiora , come
Di Mctifco tenea l'ufficio , e'iuolto
Et guidaua i definer , le briglie , e'I carro
Cojìgh diffe: feguimo i Troiani
Turno da qucfla parte , onde c'è porta
La prima occafion d'hauer uittoria -y
Ver eh' altri fon , ch'armati puon le cafi
Difènder dentro , alle Latine mura -t
Serra gl'italiani > /preme e firinge
E le fchiere conturba , Enea fdcgnofb,
Nei dunque ancor de mifcri Troiani
Cruda firagc facciavi con l'armi noftri
Ch'i t'accerto , figner mio che fi come
Tu nonfei infirior d'huomini cr d'arme
Non partirai da quefiafira pugna
mi L I-B R O ì*
Tttrro d quefto riffoft • » . . . v
O mia foretld i ti conobbi aUhord
Che con inganno , il giù fermato accordo
P rima rcmpeflc , c'n quefìi fieri ludi
Di Marte entrafte dianzi 3 erbora indarno
il tuo ucro fanbiante mi s'afcondc :•
W4 chi dal grande chiaro Olimpo interra »
-A [ottener tante fatiche e tante
T hù mandato oime * forfè t'hùfcorto
Q ui'l defhn rio , perche fendomi fuora
Veggia la morte mia i Mifcr che deggio
V iu far o donde haucr certa fperanza
Di fallite? Dinanzi a quefìi miei
Dolenti occhi Muran di cui piu caro
No/j m'è rimas' alcun , ueduto ho'n terra
Riccuuto mortai acerba piaga
2M onr > chiedendo in darnaf mio foccorfoi
JAort'è YfintcV infelice ,folo
Ver non ueder la mia ucrgogna uiuo:
Et han deffo i Troiani il corpo c T l'arme j
Soffrirò adunque ( perche qucft'un manca
Sola tanti miei danni) innanzi agt occhi
Di' ueder rouinar quefla cittade ?
Hementitorfarò Dr anco con quefìa
Mia dcflra t O ’ uolgcrc mifergiamai
A nemici le fratte i er quette mura ,
Votranno ueder mai Turno fuggente ?
E' però ’l morir tanto acerbo e duro 2
Siatemi uoi benigne ombre infernali
C chc del elei gVlddci mi fon nemici )
Ch'io me ne fccndcrò pur' ombra * e Jcarcé
D'ogni colpa di quello rotto accordo
Tra uoi fenz’haucr mai commcffo in uit4
Cofandcgna di me , della grandezza
Et de l'onor de miei auoli lUujlri .
A* pena hauea queflc parole eflreme
Dette il buon Turno , che ferito a morti
Ecco damicidialfaetta apunto
Nel mezo dell a fronte 3 il fiero Sago
Venne fiur'undcftrier tutto /fumante ,
Tra nemici correndo a tutta briglia :
E t giunto a pie del fuo flgnor , cadco
In terra del caual , Turno pregando
In quefra guifa : O Turno ornai l’efircmé
Dinoitutt'éripoflaintefalute:
Babbia dunque merce dette tue genti :
Sembra un fòlgor Enea ne l'arme , e gridi
Minacciando di porre a fico cr fèrro
Le fortezze maggiori , unica jfene
D'Italia tutta , e*n fino a fondamenti
Spiantarle pofcia : er già V ardenti fiamme
S'auucntano.d lor tetti : onde i Latini
Sol chiaman te 9fil hanno in te ffcranza 5
E%1 Rt Latino in firfe , cr non /aiuòle
Gener' elegga , o'n qual fi férmi lega :
O Itr'a ciò la Regina , unica e fida
* Tua protettrice , con la propia mano
S'è ancifa , cr ha fuggito il uital lume ,
Sbigottita 3 Mefapo e'I fòrte A timi ^
Soli , difèndon contr' a tante fquadrc
Le porte 9c?han non filo amate attorno
Infume tutte le nemiche genti ,
V
Md de noui [oliati ancor le [chine ,
Gli dati tcrror con f impugnate foda
E' tu guitti dejlrien hor quinci hor quindi
Tra la gramigna , da nemici lungi:
Attonito rcflò Turno aHautfo
Di tante rie nouclle , & flette alquanta ,
Soura di fefenza pur batter gl occhi „
Intanto dentro al genero [o petto
iideflan col furor ira ex ucrgognd
Amor da rabbia accompagnato , e aliente
V antico [uo ualor di uirtu foglio .
Onde poi che flarir le notturne ombre
Dalla [ua mente , eX li apparto la luce :
Voli in giro turbato gl occhi drdenti
Alle mura infilici , di fili carro
Contemplatici iua la città mefihina :
Quandi alcun tempo , impetuofo nodo
Di fummo al del uolando in largo giro
Tra palco ex palco dalle fiamme ingordo
Spint'era hor quinci hor quindi : ex di già arde*
Vna torre > laqual di traui ex legni
Bfihauea fatto edificare e [otto
Commetter ruote , e dentro [cale e ponti
Da potcrui falir per tutto a tempo .
Vincon i fati mici [or ella in queflo
Punto j ciòuifto l infelice diffe :
N on cercar piu di tardargli , matoflo
Andiam la doue iddio mi chiama e* l fato «
Ch'i [on in punto di ucnir ornai
Atte man con E ne a: eX ancor fono
p arato a [offerir qualuncheficmpiQ
+1 DVODECTMO >*344
Trottarli può morendo : cr giamai muo
Tiu non mi riucdrai priuo £ onore
Sorella cara : fi eh' innanzi ch'io
Entri nclmarzial furor permetti
Ch'i defii in mc'l fitror, furiando alquanto
Cofi ditegli : cr con un fatto in terra
Sccfc del carro prcftamentc , cr corre
Tra nemici , cr tra'l fèrro : m doglia eftrcnut
Laficiandola forclla , cr apre erompe
Col fùnofio f io correr , le fchiere :
Et come allhor che dalla cima a terra
D’wi alto monte, r orinando, cade
JJiaffo che fiuclfe impetuofo uento
O rouinofa pioggia a torno rofe ,
O pofe in libertà lunga uccchiczZA
Touin il crudo , col furor eh' ci ficco ’D-
Mena cadendo in precipizio , in guifit
Che gf atterra le fé lue , e tutti innanzi
Si caccia irato gl'huomìni cr gl' armenti
Tal fra le rotte cr sbaragliate fiquadre
Va furibondo Turno aVì alte murra
Oue di f àngue e già bagnato , e tinto
Quafi tutto' l terreno : e i dardi crudi
Tifichian per l'aria : lui poi giunto accentui
Con la man di uoler parlare : cr indi
Con alta boce grida : ornai giu l'arme
■ Tutoli mici ponete , cr noi Latini
Te fiate di tirar fiaette e frali 3
Verde ( fiegua che uuol ) V incarco c mio
Dz quefta pugna , e giuftamente debbo
Solo per tutti uoi del rotto accordo
• •
V •
i
'm :
«tIBKOW ^
Tdzdr la peni > cr prenderne in montarne:
A quello fuon ^afciandoinmczoun campo
Ampio >fl ritirar da tutti i lati
Tutte lefchiere , CT fi firmaro intente l ,
M<Cl padre Enea > g ridar fentcndo a tutti
J faldati , ecco Turno in campo Jafcid
Ve mura in abbandono ,CT Tolte torri.
jLomp'ogni indugio , cr lafcia ogn altra imprejé
feria gioiafaltando , cr s' apparecchio,
A far con Tarme un furibondo afjaltos
Temendo tal > quaTil monte Ato , e quale
fricejuolc , o‘l gran padre Apennino
Albor che lieto le neuofc chiome
Alzando fouratalte nubi fente .
Glannofì fulminar lecci CT le querele .
Già i tutoli e i Troiani a gara , e tutti
Gt Italiani > CT quei che T alte mura <
Vifindcuun non men , di quei che ritento
Ertilo a ftrui dentro tmpicfcncftre
. Co ferrati Monton le luci fife
Hauean ne duci lor , con noria /pene :
tt già dame s’hauean le fratte fcarche:
Stupido refia T alto Re Latino ,
girando duefignorfi grandi : * a fronti
Va due parti lontane , cr fi
Del Mondo eferuenutià far col ferro
Prona del lor ualor , tra tanti armati*
Et efii , pofaa che fu dato loro
Campo /fedito , con uelocecorfo
Vcncndofi affrontar , lanciati i dardi
V'un uer T altro da lungi un firo afalto
Cominciar
DVODECIMO
Cominciar preffo al fuon (Chimi e di feudi
Trema la terra ri fonando intorno
A* tal affatto , allhor efii co i brandi
Suonati à doppio foura i luciChlmi ,
Di «d/or pan ancor d’ardir di forte .
E t come allhor che foura’ l dorfo erbofo
Di Sila il grande , o del alto Taborno
' C orron&mici a j ingoiar battaglia
Vtm uer l’altro due Tori irati e fòrti ,
Per darfi d’urto , con la dura fronte
Da parte fi tirar , colmi di tema
T utt’i uergari : er lorfa cerchio intorni
Vinto per gran timor tutto Sarmento
E t moflrancol mughiar timido e fioco
Il dubbio e hanno le giouenchc amate
Di chi deggia imperar tutta la greggia *
E fi pien di furor ifcambieuolmente
Jn piu parti fi fanno acerbe piaghe
Con le rabbiofe er fòrti coma in guifa
Che’l fangue bagna lor le /falle e’I petto
Et ne rifuona intorno il bofeo ombrofo s
Non altrament’il caualicr Troiano
Et di Daun’ il figlio ardito e franco
Sifènfcon rabbiofi e feudo crElmo ,
Che’l fuon l’aria empie , e uà fin aUefleUe *
Cioue tenendo le fatai bilancie
Siche ciafcuna egual in aria pende
D’amb’i guerrier ui mette i fati dentro
Perch’apparifca quinci chi di loro
Vincer deggia la pugna , ò gir amorfe*
Quand’à man fatua credendofe Turno
Poter ferir Enea, leuato in alto
1/ brando , quantici può cón ambe dot
Le man , pofcia'l firio fui lucid'clmo*
GridanaUhor sbigottiti Troiani,
Stan fofrcfi t Latin da P altra parte
Al colpo orrendo , mal fallace brando
Si rompe , e lafcia del calar al rnezo
Dif srmat'al fignor di fc la mano
Et fe non figge de la wta in forfè:
ìli a fuggi Turno uie piu licue affai
E piu ucloce , che Garbino ò Grcco>
Poi che la man fluide difarmata
Del rotto brando , e riconobbe a guelfi
Ch' ci quel non era , che portar in guerra
Solca di falde , c rbtn fiate tempre ,
Perche ( fi dice ) che nel primo affatto
Della battaglia , che pel rotto accordo
Dianzi s'acccfe ,frettolofofoura
1/ fuo carro [aitando , ilbrando prefe
Di M etifeo fina guida, cr [corta in ucce
Del paterno: cr che qucjh mentre diero /
Le fratte al fuo furor uinti i Troiani
Sempre in man [aldo gli reffe ima pofciA .
Ch' e uenne a rincontrar l'arme fatate
Giada Vulcano a l'infèrnal fucina
Scudo mortai , non reffe al duro incontro
MÌft frezzò qual ghiaccio òfiagil uctro ,
Spargenti pezzi fuoi chiari e lucenti
Tra f arena e 7 la polue m fu la f abbia :
Sbigottito'lmefcbino adunque c fuori
Quafi di fe , perla campagna aperti
Cercò fuggendo piu uie per faluarfi
Aggirandofi indarno hot quinci ber quindi :
l DVODECI MO 34*
Vcrchci Troiani haucuan chiufo'l campo
Va una bocca , ben ferrati e fìrctti ,
L 'altra chiude a palude ampia er profonda: ■
"Et la terra eingean della cittadc
Le non faglieuol mura alte e fuperbcz
Scgucl'Enca non men veloce er licuc j
Vifla la figa , ben ch'cl colpo acerbo
Ch'ci pur dianzi hebbe , del pungente dardi
Gli renda fetto men licui er men fòrti
Le gambe al corfo , e'I pauido e tremante
Si ferra er flringc , che già (Cambi un' orna
Stcjfa fiampan i pie ucloct er Ucui :
Come flringc talhor uclocc Ceruo
Chiufo dall’ onde in fccca ifola , e pieni
Di timor ( uifie le porporce penne
Segno del cacciator) M aflin efferto
C he sbigottito da lafci , er dal alte
Ripe che cingoli , mille cr nude indarno
T cnta fentier , che f Vmbro cane ardito
vLo ferra difìofoi& già gli pare
D'baucrlo in bocca , onde f azzanna, e denti >
in damo flringc , c' nuoti C abbocca , e morder
Tal flringc Turno Enea , tal preme e giugni:
CndC un remor fi licua allhor , ch'ai ciclo
S'alza , er le riue , er la palude intorno
Da catti fuoi fa ri fonar fouente :
Fwgg’eg/i nondimeno , c'nlìeme garre
La tardezza de Rutcli , er cCognaltro
Soldato Italiani per proprio nome
Ciafcun notando , il brando ufato chiede:
G rida a Imcontro Enea, che darà morte 1 '
A’ chiunque ardirà , prcfcMtuojk . XX f
m UBRO
Mente di gir pel brando , ò dargli aita:
E mpaurifee miferi tremanti
Col minacciar di porre afidi fyada ,
T ut? abbruciando poi la lor cittade :
E Turno , ancor , ben che piagato , /ir igne t
Già cinque uoltc i guerner franchi in giro
Tuttol campo cacato hauean correndo
Et altre e tante poi tornanti indrieto
Ne fianchi fi uedean , ne pada lena >
Non fi giocando in flmil corfo cofa
'Legger mal f angue , e la uita di Turno •
Er’un feluaggio uliuo , al grand iddio
Tanno dedicato , a cafo in mezo
Stato del campo già molte molti anni,
Souril cui ceppo aa rima/io un tronco
Giariuaito dia Nocchieri affai
Onde campati dal onde , in onore
Di quel Iddio de Laurenzi > i boti
Loro appiccar folean colmi di zelo ,
Bile lor uefie ancor bagnate e molli .
Qucfl'hauien i Troian già molti innanzi
Tronco fenza faper che* /òffe [agro 9
Per baucr piu ffxdita la campagna >
A Uè fazzion lor crude, e [angui ffte :
In queflo luogo a punto era tiEnea
La lancia , cr quinci ti impeto eyl furore
Dianzi fitta tihauea , ma poco a dentro
Peretta picciola barba s* attenta :
Giuntola adunque il gran Troian, firmofii
Per iffiiccarla , e poi giugner con effa
Quel cttei raggiugner non potea col corfo »
Quando Turno difeuenuto in forfè.
34*
P*
4K DVODECIMO MI
Per la temenza > h abbia dì me pietade
Fauno diffe , c tu facrata terra
Ritieni il fèrro fuo , s'i uofiri N urrà
• Som da me fempre fiati in riuerenza
Tenuti , ou'i crudci Troiani er empi
Gtbanno fchemiti , er molati ognora :
Si diffe Turno : er non iffarfe in damo
Le preci fue: perche’ l guerrier Troiano
pibattutofl affai , non hcbbcalfine ' ì
Forza , di fuer da l’inutil radice : l
O u'era fijfa , la bramata lancia • . X \.
Mentre che’t fiero Enea , contendi in uano '
Dz fuer la lancia fua , lidie a già figlia
Dz Danno , prefa di nuouo la firma
Dz M etifeo , in aita al fratti corfa
ìl brando gli porgeo , bramato tanto t
Lo che ueggendo Venere , da fdegno
Moffd, c’haueffe una sfacciata Ninfa,
Flauto tal poter , anch’ella fucita
D alle barbe la lancia al figlio por/è ,
D’arm’ adunque fimiti ambi i guerrieri,
Riprefo ardir , quefti pel brando , er quegli.
Ver la lancia , piu fier fatto , & piu fòrte ,
Si uan di nuouo affrontar difìofì
Dz far che ’ n campo refie il nual morto •
Quando’l g?an Re del alto e chiaro Olimpo ' ;
Danna nube di color del oro ■
L’acerba pugna , rimirando , fciolfe
V olt’ a Giunon la lingua tn tai parole j
Che fin de haucr ornai conforte , er quando
Lo} degno tuoi chefir piu ornai ti reftaf
T h fu pur bene, & di faperl' affermi XXii)
%
• 1
i
;
\ HULIBRO^
Ch'Enea dcu'effcr d'huom mortale 1 detta
fot? immortale ,etrale pure [elle
p or tato ì nolo 3 che petifi ? a che tardi (
P art' ei però che fia flato deuere
C h'un immortai iddio fìnto a morte
$U flato ì c’I brando fido ( cr che potrebbi
Giutuma fenza te t ) rcnduto a T urno
Che Smarrir gl banca fattoi fio dcflino .
forz'accrcfcendo Jiquci, ch'crangia umti $
fon fin all ir e ornai , depon gli [degni
Et lafciati piegar , a i noftri preghi : ■
Nc confentir facendo, che' l dolore
Ti ftrugga : cr clìi ti ueggia ognor nel uolto
Et nelle dolci tue labbra depinti
M UT amari penfieri , cr mille doglie.
Venuto è al colmo ,de T roiani il fato
Tu fin a qui potuto hai dentro aH onde
Trauagliargli del mare 3 c n firma terra 3
Contr'efii accender poi picrr' empia , e lungi
Et macchiando famiglia lUujlre , in pianto
Volger potuto al fin hai nozze allegre:
p in o/ir’ adunque andar ne danni loro
Ti tutto bor io 3 fi detto il fommo Giout
CofiU figlia di Saturno , il uolto
Baffo tenendo burnii tutta riffofe 3
Io perche Cimmutabil tuo «o/crc
Veduto ho già piu giorni e ch'i lafciai
(Ben che mal uolentier ) quanto m'hai ìmpofio
E Tnrno cr il tcrren di L aurenzo >
Che fe non (òffe ciò quefl' alte fedi
j ìon mi uedrefte feder foficnendo
Quel che mi offènde : ma di fiamme cinta c
• •
*£ dvodecimo yp/
Starei tra le Latine [quadre , c'n guerra
M ortal di nuouo metterei i Troiani .
Io confètto d'haucr dato a Giuturna
Ccnjìglio , ch'ella [occorre f[e il frate :
Et oltr'a ciò cPhauerlc pcr[ua[o
Ch'ella ardij[e tentar ognalta impreft
Ver campargli la uita : ma non della
- Lojhral uer lui drizzar [accffr , cr Parco.
Voifrarcar in [uo danno : cr ciò ti giuro
Ver la fronte dijìigc , il cui gran N unto
Sol temon i [aerati cr [anti iddei:
Et ber affatto pongo in abbandono
] cafl [uoi , e [alhdita la[cio
Valte conte [e lor , Pajfre lor liti:
Ben ti chicggio una grazia : laqual certa
Mente [o io ch'ai infallibil legge
Ko« è [aggetta delfrto : pel mio
Lazio , cr pel grado c T per Ponor de tuoi
Et è 9 che po[cia che gl'hauran tra loro
Uor[u[atta con nozze alme cr filici
La pace ,c rd cffiflipulati e firmi
1 contratti c le leggi , tu non lafci
In modo alcun , ch’altro fìa poflo nome
Che quclch'cfii hanno del natio paefe
A Latini , cr non uoglich'ò da Trota
Sien diamati T roiani , ouer con altro
No me Teucri , o7 tuon della [allctta
Mutui cr canginle lor uefte u[ate>
Masij maifrmprc di qucflo pae[e
1/ nome Lazio ,ci Rr di mano in mano
Etemalmcnte dimandati Albani :
Cofi laflirpe Contanti (che deus t
mi L I B R O
duine1 il principio bducr ) chiara er poffienti
Sotto’ l udlor Italico diuegna ,
Troia è /piantata: bor che ella'l nome ancor A
p erda ( concedi) come ha perfo’l Regno.
A quello forridctido il gran Monarca
Saggio fattor de gl’huomini yedi tutte
Le cofc dijfie . Tu di Gioue fuor a
E t di Saturno fei fun de duoi figli
Et nondimeno ancor tant’ira e tanto
Sdegno e furor , nel petto attizi c ferbì ?
Deponlo horfu , dcponlo ornai , eh’ indarno
Età torto il prendere 5 perche uinto
Anch’io . udendo nondimcn , ti dono t
Lafciat’il primo mio dritto uolere
Tutto quel che tu chic fròdi de Latini ;
U antica lor [duella , eilorcofiumi
Manterranno gl’ Aufionij, e’ l patrio nomi
Et i Troiani hauron per priuilegio ,
D i mefcolarfi fol con efii , e fiotto
Il lor notile pajfiar : io t ojfieruanzc
Sacre , e le cirimonie alte er diuine
Parò lor ojfieruar d’ Afta in gran parte 4
Et ugualmente poi fiotto un fol nom
Gli farò tutti dimandar Latini ,
Deha cui miftion,quclJèmciUu/lre
Che nafeerà negl’ Italici regni
Di pictatCduanzar huomini cr Dee
Lieta uedrai : ne fia nazione alcuna
Che la Deità tua piu di lei onori.
A quefi’alte prome/fie aUor Giunone
Reftò contenta , zrferetiando’l uolto
Vofie ogn'odio ui oblio > pofie ogni /degno:
•<*>
ERRORI OCCORSI
• • « i / *> .•
nello stampare*
4 .rw.u
II.)
A carte il faccia feconda non càia , non oifW.
c^r. **/*<:. pri. i'ecccffoj t ccccl fi.
car. fac. pri. proni fecondo, ficcando*
car. 41 fac. pri. quadno, quando .
car. 4.6 f ac. fic. illecito il lecito,
car. 4.$ fac. pri. finfètatc, t inferiate,
car. 4.9 fac. pri. torno imbianco , in bianco*
car. 49 fac. fic. Tè largite. Tèi Ar gite,
far. 5 « /^c. pri. Ghtunno, Clitunno.
far. n fac. fic. Cauarnc monti fòjfi, Cauarnc'mon '•
ti /èffe..
car. 16 fac. pri. o'I farchier, farchicl. >
far 47 fac. pri. e interno , c intorno. »
c*r, 6 6 fac. fic. rmnuoua. , rimuoua. alla mede fimi.
cay < c ^ • . Pontando> portando*
car. 6? fac. pri. mangi , mungi.
car. 8 4. fac. fic. cadente prole, cadente mole*
co* -9o fac. pri. ti fimo tira, tifiimol'ira*
car. 1 o 1 fac. fic. D 'arbori, D * arbori . 1
far. 10 x fac. fic. ma i confini, e i confin. 1
car.104.fac. pri. quieti fi pofano , quieti pofano* *
car. ioi fac. pri. ecco chi uede,ecco quiuede*
car 108 fac. pri. Alccfle, A ce) le.
C4r,io^fac.fic, Partirfi,Partefi* ^
*
9
■ra
ERRORI**
car.X 21 fac. pri. s'odon gridi, s'cdon le gridi.
atta mcdcfma. 1 ra è grane, I ra e grane»
cdr.i}4 fdc. fec. e glidltri Dei , e glidlti Deu
cdr. 138 fac.fec. N e fono, He forno,
cnr.ifofdc. pri. Pdrtid trd noi, p drtUm tra noi»
car.xtf fac. pri. dalmonct, dal monte.
cdr.i76fdc. pri. Ajfcrfo folio, A forfè folio.
dUdmedcfimd fccon. Lapredainuerfo, L4
prodd inuerfo.
car. 177 fac. pri. Ld preda auonza, La proda
audnza.
cdr.x92fdc.fcc. ucrfo rocchi, uer fola rocchi.
cdr.194fdc.fec. Qual fa, Q ualfia. aUd mede*
jlmd. Eftreme nozze, E ferne nozze»
tir. 1 9$ fac. pri. ciò ho potuto, ciò potuto.
car^ófac.fec.Venfaua gara in, P enfauid
g drdin.
cdr. 199 fdc. fec. immenfd herbi, immenfd turbi*
car. 101 fic. fcc. oltre portdte , oltre portare,
car. 2 02 f oc. pri. Quindi tarme. Quindi t alme,
car. 2 05 fac.fec. Deifbo può ueder, Deifbo poi
uede.
Cdr.207 fac.fec. De le belle e auenturofe , D* U
bette, alme, e auenturofe.
car. 208 fac. pri. di laudi , di lauri. t
car. 2 40 fac.fec. inficmc copra, injìcme fopra.
car. 244 fac fec. E t altra, E taira.
car.249 fac fcc- Tu meni chiamato, Tu uictt
chiamato.
car. 2$o fac- fec, Defe, Da fé* • -,
■La
KERRORHH
car. 17^ fac. pri. Di Fatico, E i Valico, attdtncdefi*
ma, Mafenzo, Maffcnzio.
car.177fdc.fec. Quiui Pattade, Quitti Pattante,
car. 1S0 fac. fec. M d iledmpo de Troiani,dcTroidn+
car. 317 fac pri. manicr d'un faffo , mentre <T un faffo*
car.311fdc. fec. Afidin, affai
car. 3 17 fac. pri. il per eh' in quei , cr in quei tempi *
atta mede. fec. gli die le tre, gli dier le tre , atta me
defìma, cantra, cofa.
cor.^iSfac. pri. entrato, entrano
car. 330 fac. fec. fu, fu, attamed. atthor che, atto che
car. 331 fac. fec. nata tra, nat'ètra
car. 333 fac. pri. (Ceffo, er (Ceffo, atta med.uccife , uc*
e de, dtta med. fac.fec. dati altra parte Enea, dal*
la parte <C Enea.
car. 33 4. fac. fec. e I caro, er caro , dtta med. premetta
do, fremendo,
car. 336 fac. pri ale, alte
car. 33 8 fac. pri. uocc,uerfl
car. 3 3 3 fac. fec. nel primo, a queflo
car. 339 fac fec. uedert', ueddert'. atta med. ueder,uei
der, attamed. l'altro, l'altero,
car. 3 40 fac. fec. compar tiron, comparir on
car. 3 41 f ac. pri.t dimente, t dimentre,
car. 34.1 fac pri. penetrare, penetrate atta meijfreme ,
preme
car. 34.3 fac. fec. alcun, adun
car. 3 4 4. fac. pr 1 lui, iui
c. 344.fa.fe. tcmédoìfr(medo,attamed.ferrati,frrrati
car.346fac. pri. terra, terza, e ratta medcjimachc
V
<#£ £ R & O R I
cingoli, che' l cingotti „ - .
Cdrj+à fac.fcc.mif eri, i miferi
ctr.i4%fa.pri. fronte, fónte n —
càr.i 4S fa.fec. de', pe'
ctriwfa pri* dua, due
cor ."$49 fa.fcc. luce, lue
har.vifa.fcc.òdi,òdir
cor-w fa fa' <JU > r • .
Gii altriche non importano", fi
1 rimettono alla dilcretione
. ' del Lettore*
/
i
«
(K DV OD E C I M O 5# )
Et partita del del lafciò le nubi
O nd'clla Turno , el fio riual uedea l
fatto quello’ l fiat t or del human femt t
Seco nel fuo configlio eterno uclge
D’oprar , chcl frate fuo lafci GiutunUL
Dua mortai pefh fon , due moftri fieri
Chiamate fùrie , che l'orrenda notte
Produfi'a un parto fol con tempia e crudi
Megera , c7 capo ornò et affi mortali
D/ crut ’ in ucce inanellati e torti
ìl dorfo armando poi d’ali tremende:
Qucjl’ intorno al Regai trono e dauanti
Di Gioueil Re quando è uer noi di [degno
; Giufio adirato in punto fanno , e pronte
A metter dentro a i petti nojlri ognhora
Doglia , tema , e furor, guerra , e tormenti
Qual hor quel fiero Re de gl’ alti Iddci
Mofi'è da mille , e mille nofire colpe
A' mandar morti pauentofe in terra ,
E’nfèrmita maligne , ò t’ei minaccia
Di bellico furor cittade , o impero.
Di quefte una il gran Re dall alte fedi
Tofio manda a Giuturna le commanda
Che le fìa del fratei di morte fegno i
Et ella ad ubbidir prefla fen uola
Quaftn nodo di itcnto auolta in terra l
Qual licue flral cui fèrro acuto linfe
Di mortifèr uenen Parto crudele
parto ò Cidon , da te fa corda J finto
L’aria fifehiando tal ch’occhio non puoti
VcdcUo pajfa ,fi è ueloce , tale
Dell udrà notte , la tremenda figlia
Del del interra ut un momento fcefez ~;
* Douc poi ch'ella fila donde tutte V1,f>
Veder può ben delle Troiane fchiere
V arme lucenti, crT urno eie fuefquair^
Toflo cangiate le primiere lame
In quel noiofo ucci , chefrcffo fole
V Volando hor foura cimiteri antichi , ^
Hor foura gioiti tetti ermi , e feluaggj
importuno cantar flebili accenti
N el piu tremendo orror del adra notte
Intorno al uolto la noiofa luce
Di Turno a fuolazar battendo lah
Comincio'mpronta , e r con un fuon tremendo
A' percuotergli l arme hor quinci bor quindi :
lo che ueggendo Turno 1 infelice ,
Si fentio pel timor , d'un freddo gielo *
Tutt'aggkiacciar le membra , e'n un momento
Arricciarfi le chiome , cr nel palato
Morir la uocc , cr attaccar la lingua: ».
Coji poi chela mifera Giutuma
j ; Conobbe il fuon, della tremenda figlia
DcWadra notte , trilla fùria cr empia , , /
Il fuon orrendo delle fètide ali.
Stracciati i biondi fuoi frarfi capegk
Cuaftato'l fuo diuin candido uolto ; ;{ ;
Con Pugna cruda , pcrcotendo'l petto ,
Che piu far in tuofro Turno, che puote
F or hor la fuora tua i dijfe , cr che freme
Xaffa mi refla piu i come la luce
Prolungar ti pofi'io ? o con quai fvrze
O ppor mi lice a quefio moflro orrendo t ;
A Diofquaire infelici t ecco cb’io Ufcio
Dr i mifcr frate mio la pia iiffefa , '
A 'che dunque piu in uan fètidi uccegli
Spaurirmi s' io già fon tema c gelo i • •
Zen il tremendo fi itoti , che morte ha fcco %
. • Ben m'è dcir ali uoflre il batter conto ;
E ben fon chiara ancor che qucflo è tutto
Tatto per uolontà del mio corte fe
Giouc : cj che qucflo el pregio ch'io deut A
Per la uergituta chio già gli diedi
Sperar, mi fera me , pcrc’hebbi eterna
Vita? Perche! morir (lajfa) m'ctoltoi
lo puralmen finir quejli martiri
Graui potrei: cr gir compagna fida
De/ mifer fiate mio , tra l' ombre injèrne i
lo dunque immortai fono ■ io dunque uiuA
D cggio re tiare < cr perche lajft ? mai
Non mi fiafenza tc gioconda un bora:
O* qualfia terra , che la bocca aprendo
Viua mi prenda , cr nel piu baffo centro
Mi mande cofi iddea , tra quei che fono '
Del cicco abijfo giudici tremendi i
Cofi detto t iddea , ucrfando fère
Ve gl occhi fanti , un mar targo di pianto *
Nette fuc uefle di color del cielo
S'afcofe il capo , e dentro alla fila linfa
Si tuffo ’ tutta . In tanto il gran Troiano
Turno fitte flringcr.do , uibra , e 7 muou$
L a podcrofa lancia a firo affatto
Et piai d’ira cr furor cofi faueQai
A* che piu tardar kor * ò perche tanto
T urna febiuar di ucnir meco a fronte 1
Noi nonfiam qui per far guerra tra noi
nS
M.*L I BRO ^
Correndo, ma col fèrro : bor che non uolgjl
Ver me la fronte , e T poi tutto raccogli
Quanto tu puoi contro di me udore
' E t quoti? aftuzia ufarichefclc piume
Per uolar tu non metti in fra le JieUe , jt.
. O non t' (fiondi della terra in grembo
Tu non mi sfuggirai , ben che tu frigga .
Turno crollando a queflc agre rampogne
La tefta : i tuoi minacci , e le parole
Piene diraefùror , non metton dramma
Hel petto mio di tema , ò di pauento :
I\dGiouc irato, ergi' alti l ddei fon quegli
Che mi fan paventar , frro nemico ,
Pifrofc aUhor : e r fenza altra parola
F ormar piu , uolfe ad un gran j affo gnocchi:
Gl'occhi noi? ad un fajfo dnnofo , tlquale
Giacca del chiufo campo , a punto in mez 0
lui per termiti pollo , aciò che mai ^
Tra uicin nafeer non potcjfcr liti
De confi n de lor campi -, er era afiifo
Si , che fri fòrti a fretta huomini , a peni
Di quei ch'oggi produce er cria la terra
non Ihauricn moffo mai , non ch'mdi tolto ;
Ut egli toflo al del , qual licue incarco
Alzatolconlaman di terra dritto
Su'l frro buflo , er piu che pria corrente
Ad Enea Pauuentò , di rabbiapieno
Si chc'l mifer non fa s'ei corre ò pofa
ne s' in alto la mano alza s'accorge
O' s'ei muoue’lgran fajfo , e'ntanto ) otto
Glifi fìaccan le gambe , e tutto dentro
Utile uene al mejchin $' agghiaccia U fangutì
** D
E7 fajfo greue , per #
Non giunfi al fin dotici dritt'era , ci colpo
Eifch >ato non fio < m<t firio'n nano .
ne infogno y allhor che chiufl gnocchi
i Fadra notte c'ha forno tranquillo
t io tdlhor in uan ci sfòrza e ffirona
' ‘ , a' correr , per eh' in mezzo à punto et ogni
N ofiro sfòrzo' l poter manca cr la lena ,
N e può fciorfìci lingua ò darci aita
ha giàprouata in mille imprefe fòrza.
Ne pofiiam firmar uoce , ò di parole:
Cofì la fira lddea , quantunchemc.x
Vie proui Turno da trouarfl aita
Col fuopropr io ualoryd' effetto uote
#r utte le face , onde allhor dentro al petto
ì Ufi defluì petifier mille , e dtuerfi -,
Rutoliguard'hordy horlacittade :
E p Hmor frenando' l corfo , trema
Gia\ endofì foura il fèrro nudo
P etch\ r ,m uede uia da fargli febermo
Con fuga , ò con ualor , ne'n parte alcuna
Veder fa' l carro fuo , ueder la guida
Ecfuoi defhricr , la pia dolce forcUa •
Enea feroce intanto drizza , e muoue
Ver lui la greue lancia , e faggio prept
Voccafion della lenteza , in cui
Già Turno pel timor tutt'crainuolto
Con gi occhi feieglie un luogo y ou'U defimo
* Ma morte facea di Turno firada
ìui difegna un colpo , e poi con tutto
Il poter fuo u'auuenta il crudo fèrro :
He con tal furor maifajfo fijchiando
A-v.
I B R O
Ciò tirato Kb fionda , oucr dal ciclo*. ?
.w
. /vf.r» %
1
Contai fór: Tofana orrendi
■ 7
Wà >
i »* ■'
Coi^aiidqfalhorlafio-iofa lancia , iti r.;;V.
wU in guifa , eh un ucntofo cr tiene >>>
egre turbine [uol , portando ficco \ >
•t Un/ tr crudele: cria corazza, darmi T VV
LuaHH +r'u cutte e'I fòrte feudo *
* pulire ben guarnito, CTdmpì* / (
ììicnUfyfta in mezzo al jìaaeói
cafro ferito a morte - -
#t’*t Scura le c^ic gambe. Allbor a un pianto
Lenir fi grande i Rutdi ch'interno \ A *•
‘ Ne filone Imontc tutto , e la campagna
* -Bt (gli burnii uolgcr, do glocchi al grande » .
làtice f wianà Applicante tó^uifa v- .
.♦ ..r CÌÈtUfuirdcflrdpoifie>.fando,come ' . >
V .,. Chi uuol mcrcc'mpctrùr. Mcrto condegno
Certa mente al mio oprar è qucjìì : cr^p 1 *V
/v A pregati perw(dijfe) non ficio&
bora la lingua : uf 1 pur ben laforte&< . V
Aid ben ti prego (fie d'uno infelice
Padre alcuna pietà miìbucr giamo*
J 'alma tupuò (che ben deurebbe poi
Cbuut f 'Ancbifc , cr /1 di lui ti calfe )
Bdbbid'pieù , dk&t debil uecckiezza , . '
Li V.U.M padre mio , di lui t'incrcfica ,
^ Et me unto , o7 mi&corpo almen , /t pura
1 miei uc.dcr gradificiultimi giorni,
fa* Rend'a fioÙati miei : ch'affai ti deuc
Bjjerd'h duerni fupcratoc uìnto,
T u tal K/nfo , cr urduto hanno i Latini
Et gl A ufonij * e frio pai mto ,fcgpo >
O-,
*4
fe
m 1
1
5
m